RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 8 - Testo della trasmissione di domenica 8
gennaio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In Tagikistan
morti 13 bambini in un incendio divampato in un asilo per disabili mentali
In Guatemala nasce il primo ufficio contro il razzismo, per
garantire i diritti dei popoli indigeni
In Israele restano stabili le condizioni del
premier Sharon, che domani sarà
risvegliato dal coma farmacologico
In Iraq liberato l’ingegnere francese rapito un
mese fa, mentre non si hanno notizie sulla sorte della giornalista americana
sequestrata ieri
8 gennaio 2006
PRIMI BATTESIMI CONFERITI STAMANE DA BENEDETTO XVI
A 10 BAMBINI NELLA
CAPPELLA
SISTINA. NELL’ODIERNA FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE, IL PAPA, HA
INVITATO
A DIRE SÌ A CRISTO E ALLA VITA E NO AL MALE E ALLA CULTURA DI MORTE AMPIAMENTE
DOMINANTE NEL NOSTRO TEMPO.
IL
VALORE ECUMENICO DEL SACRAMENTO DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA
SOTTOLINEATO
ALL’ANGELUS
Nel giorno della Festa del Battesimo di Gesù, che conclude il tempo di
Natale, Benedetto XVI ha conferito stamane nella
splendida cornice della Cappella Sistina il sacramento dell’iniziazione
cristiana a 10 bambini, rinnovando una tradizione cara a Giovanni Paolo II, che
soleva in questa solennità amministrare personalmente il Battesimo ad alcuni neonati
in questo luogo sacro. Una fredda ma assolata giornata ha poi accolto le migliaia
di fedeli radunati in piazza San Pietro per la recita
dell’Angelus. Il Papa li esortati “a comprendere
sempre più il valore” del Battesimo anche in senso ecumenico e “di testimoniarlo
con una degna condotta di vita”. Il servizio di Roberta Gisotti
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Sono risuonati ancora sotto le volte michelangiolesche
della Cappella Sistina i vagiti di dieci neonati battezzati da Benedetto XVI.
L’ultima volta era stato nel 2003, rito poi sospeso negli ultimi due anni a
causa della malattia di Papa Wojtyla. Si è rivolto il
Santo Padre con parole che sono andate dritte al cuore dei genitori, madrine e
padrini dei bimbi, svolgendo interamente a braccio la sua omelia, e tralasciando
il testo scritto già preparato. “Il Battesimo è un dono - ha spiegato – il dono
della vita eterna”, ma ''noi non siamo in grado di
dare questo dono per tutto l'arco del futuro sconosciuto - e perciò ci affidiamo
al Signore per ottenere questo dono da lui.
Con il battesimo
questo bambino va inserito in una compagnia di amici
che non lo abbandonerà mai nella vita e nella morte e questa compagnia di amici
è la famiglia di Dio, che porta in sé la promessa dell’eternità.
Una compagnia che lo accompagnerà sempre anche nel giorni della sofferenza, nella valle oscura della morte
e che gli dà consolazione, conforto e luce, gli indica la strada giusta gli da'
amicizia, gli dà vita. Questa compagnia assolutamente affidabile non scompare
mai.
“Nessuno di noi sa
che cosa succederà nel nostro Pianeta, nella nostra Europa nei prossimi 50, 60,
70 anni, ma su un punto siamo sicuri: che la famiglia di Dio sarà sempre
presente e chi appartiene a questa famiglia non è mai solo, ha sempre
l’amicizia sicura di Colui che è la vita”.
E per questo anche ai nostri giorni – ha ammonito
Benedetto XVI - si impone di dire sì a Cristo, alla
vita e ‘no’ al male, alla morte
“Possiamo dire che anche nel nostro tempo è necessario un ‘no’ ad una
cultura ampiamente dominante della morte, una anticultura che si mostra per
esempio nella fuga, nella droga. Fuga dal reale nell’illusorio, in una felicità
falsa che si mostra nella menzogna, nella truffa, nella ingiustizia,
nel disprezzo dell’altro, della solidarietà, della responsabilità per i poveri
e per i sofferenti; che si mostra in una
sessualità che diventa puro divertimento senza responsabilità, che diventa una
‘cosificazione’ – per così dire – dell’uomo che non è
più considerato come persona in un amore personale con fedeltà, ma diventa
merce, una cosa pura. A questa apparente promessa di
fedeltà, a questa pompa di una vita apparente che in realtà è solo strumento
della morte, a questa ‘anticultura’ diciamo no, per coltivare una cultura della
vita”.
Una cultura della vita che si esprime nel sì al dieci
comandamenti, “che non sono delle proibizioni ma sono una visione di vita”
“Sono un sì ad un
Dio che da' senso, nei primi comandamenti; sì alla famiglia, quarto comandamento; sì
alla vita, quinto comandamento; sì all'amore responsabile, sesto comandamento;
sì alla solidarietà' e alla responsabilità sociale e
alla giustizia, settimo comandamento; sì alla verità. Questa è la filosofia
della vita e la cultura della vita che diviene
concreta e praticabile e bella nella comunione con Cristo''.
“Il Battesimo - ha concluso
Benedetto XVI - è dono della vita e sfida di vivere la vita”, dicendo no
“all’attacco della morte che si presenta con la maschera della vita”.
Il tema del Battesimo è stato poi anche al centro
dell’Angelus. Il Papa ha ricordato che la fonte battesimale “rappresenta il ‘grembo’ della Chiesa, dalle cui acque benedette vengono
generati i figli di Dio”
“Il dono ricevuto dai neonati chiede di essere accolto da loro, una
volta fattisi adulti, in modo libero e responsabile: questo processo di
maturazione li porterà poi a ricevere il sacramento della Cresima o
Confermazione, che, appunto, confermerà il Battesimo e conferirà a ciascuno il
“sigillo” dello Spirito Santo”.
Battesimo che unisce tutti i seguaci di Cristo
“Il Battesimo, inoltre, unisce i cristiani di ogni confessione. In quanto battezzati, siamo tutti figli
di Dio in Cristo Gesù, nostro Maestro e Signore”.
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8 gennaio 2006
LA
TRAGICA SITUAZIONE DEL LIBANO DOVE ESISTE LIBERTA’ DI
STAMPA
MA SI
RISCHIA
PAESE:
LA DENUNCIA DEL PRESIDENTE DI “INFORMATION SAFETY AND
FREEEDOM”
-
Intervista con Stefano Marcelli -
Prosegue il lavoro della Commissione di inchiesta
dell’ONU sull’omicidio dell’ex premier libanese Hariri,
dopo la denuncia dell’ex vice presidente siriano Khaddam
di un coinvolgimento di Damasco nella vicenda. Anche
dopo il ritiro delle truppe siriane dal Libano, il cammino del Paese verso una
reale autonomia politica resta complesso. In questi giorni,
anche l’esortazione di un leader druso libanese agli Stati Uniti perché
proteggano il Paese dalle influenze siriane. D’altro canto sono diverse
le richieste israeliane affinché Beirut rafforzi la
sorveglianza alla frontiera con
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R. – La situazione del Libano è veramente tragica, fa
arrabbiare. Tutti ricordano a Beirut lo storico viaggio di Papa Wojtyla in quella terra, quando indicò proprio il Libano
come il Paese dove c’era la grande occasione di uno
sviluppo democratico all’interno di un Paese arabo. La democrazia in parte
esiste in Libano, ma c’è qualcuno, e molti dicono la Siria - le Nazioni Unite
con la loro Commissione d’inchiesta sull’omicidio dell’ex premier
Hariri, cercheranno di far luce su questo fatto – che
vuole bloccare, impedire a questo Paese di realizzare una piena indipendenza e
democrazia. I giornalisti sono in prima linea su questo fronte. Il Libano è
l’unico Paese del mondo arabo, dove esiste la libertà di stampa, ma si viene uccisi: Samir Kassir, giornalista libanese francese, ucciso a
giugno sulla sua auto che è esplosa; May Shidiec, giornalista della rete televisiva LBC si è salvata
sull’altra auto che è saltata in aria a settembre, ma ha perso un braccio ed
una gamba; Gebran Tueni,
direttore ed editore di An-Nahar, il più importante giornale libanese – quello su
cui scriveva Samir Kassir –
è stato ucciso con un’autobomba il 12 dicembre.
D. – Di questi misfatti, Marcelli,
si parla poco sulla stampa occidentale…
R. – Non si parla quasi per niente. E questo io lo trovo
criminale, perché è comunque sbagliato non guardare al
mondo, non relativizzare i nostri problemi, rispetto a quelli di Paesi senza
democrazia e senza libertà. Ma nel caso del Libano, come dicevo - e prima di me
lo diceva molto più autorevolmente quel grande uomo che è stato Papa Wojtyla, che guardava a livello planetario - il Libano può
essere veramente la chiave di svolta che può innescare la democrazia
all’interno della cultura araba, e non perché esportata dall’Occidente, più o meno con la forza, ma perché uomini liberi rischiano
la propria vita, mettono il loro entusiasmo per costruirla in proprio. Restare ciechi e sordi rispetto a questo dramma - che è un
dramma vorrei dire però positivo, perché nasce da una ricerca della libertà -
credo sia veramente un crimine che grava sulle nostre coscienze.
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IL 2006, ANNO INTERNAZIONALE DEI DESERTI E DELLA
DESERTIFICAZIONE
- Con
noi, il prof. Giampiero Maracchi -
“La desertificazione rappresenta uno dei processi più allarmanti di degrado ambientale, che minaccia la salute e
le condizioni di vita di oltre un miliardo di persone”: con queste parole, il
segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, comunicava nel maggio scorso la decisione
dell’Assemblea ONU di decretare il 2006 Anno internazionale dei deserti e della
desertificazione. Definito come processo di “degrado dei terreni coltivabili”,
il fenomeno oggi colpisce il 41 per cento della
superficie terrestre, provocando ogni anno la perdita di produzione agricola
per un valore di 42 miliardi di dollari. Ce ne parla, al microfono
di Roberta Moretti, il prof. Giampiero Maracchi,
direttore dell’Istituto di Biometerologia del CNR di
Firenze:
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R. – Quando si parla di desertificazione, automaticamente
il nostro pensiero va ai deserti. Ora, esistono deserti per ragioni di
carattere climatico, ma esistono forme, invece, di degrado del territorio in
cui il territorio non ha più capacità produttiva sia
in termini di produzione agraria, sia in termini di produzione forestale: anche
questa è una forma di deserto, e oggi forse è la forma più comune, perché è il
risultato di due fattori. Il fattore antropico, cioè
il cattivo uso che l’uomo ha fatto del territorio o addirittura l’abbandono del
territorio, e i mutamenti climatici che spesso aggravano questo cattivo uso.
D. – Quali sono le conseguenze economiche e sociali
innescate dalla desertificazione?
R. – Nel caso di Paesi industrializzati, e quindi mi
riferisco alle zone alte del globo, si ha una perdita nel valore dei terreni,
abbassamento nella capacità produttiva, un impoverimento che naturalmente può
essere anche definito in termini economici; spesso si accompagnano a questi
fenomeni altri fenomeni importanti come l’aumento dell’intensità delle
precipitazioni, quindi fenomeni di esondazione,
di erosione, che sono a loro volta un costo per la comunità nazionale. Nei Paesi,
invece, della fascia tropicale, si ha spesso una conseguenza in termini anche
sociali, non soltanto in termini economici: è la fame.
D. – Secondo lei, cosa si può fare concretamente per
combattere la desertificazione?
R. – Dovremmo modificare radicalmente l’approccio
all’ambiente, considerando l’ambiente come la nostra
casa. “Ecologia” deriva appunto dal greco: “eukos”, quindi casa; quindi, l’approccio deve essere
non solo econometrico, ma dev’essere
legato all’interazione che l’uomo deve avere con tutto il territorio e con gli
altri organismi. In fondo, importare l’uva dal Cile, quando poi l’uva sarebbe invece molto più vicina a noi, significa un
degrado ambientale, significa aumentare molto le emissioni, aumentare
l’inquinamento, quindi aumentare l’impatto dei cambiamenti climatici e quindi
contribuire al degrado e alla desertificazione. Quindi,
una visione un po’ meno antropocentrica di quella che è stata invece la visione
degli ultimi quattro secoli!
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ALLA
SCOPERTA DELLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA
FILOSOFIA
E TELOGIA NEL MEDIOEVO CRISTIANO
CON
NOI, L’ARCIVESCOVO DI CHIETI-VASTO, BRUNO FORTE
Con il
Medio Evo, i diritti della persona umana acquistano una forza sconosciuta nel
passato. Fondamentale è il contributo del pensiero cristiano,
così come straordinariamente fruttuoso fu il dialogo tra filosofia e
teologia. Questo aspetto dell’era medievale è al centro del quinto appuntamento
del nostro speciale sulle radici cristiane dell’Europa. Alessandro Gisotti ha intervistato il teologo Bruno Forte, arcivescovo
di Chieti-Vasto:
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D. - Papa Woytila, nel lontano 1981, affermò: “Il senso cristiano
dell’uomo, immagine di Dio, secondo la teologia greca, approfondita da Sant’Agostino, è la radice dei popoli dell’Europa”. Dunque,
è impossibile comprendere l’Europa senza il vescovo di Ippona, un africano…
R. – Con Agostino si celebra la nascita dell’io, cioè la presa di coscienza nuova del protagonismo della
soggettività umana come persona, come soggetto libero, consapevole e
responsabile delle proprie azioni. Sappiamo che il grande
contributo che il Cristianesimo, e in generale la tradizione ebraico cristiana
lascia alla cultura dell’Occidente e all’intera cultura umana, è la persona al
centro di tutto. Questo è ciò che, come Europei, siamo
chiamati a costruire.
D. – Il Medio Evo ci offre alcune figure straordinarie di
Santi filosofi, basta pensare a Sant’Anselmo, San Tommaso d’Aquino, e tanti
altri potrebbero essere citati. Dunque, fede e ragione
nel Medio Evo si alimentano a vicenda?
R. – Potremmo dire che tra fede e
ragione, nella grande tradizione cristiana, si stabiliscano 3 tipi di rapporti:
un primo rapporto è quello della “tensionalità”
dell’uno all’altro legata ad Agostino, dell’intelligo ut credam, credo ut intelligam. E’ come dire
che la ragione è protesa al suo superamento verso il mistero ma anche
l’intelligenza del mistero, la fede è protesa alla sua auto comprensione con lo
strumento della ragione. Un secondo tipo di rapporto, è quello del “et et” che viene in qualche modo sancito con la
rivoluzione culturale del XII secolo e con le grandi opere della scolastica
medioevale. Tommaso d’Aquino ne è
il portavoce geniale. Fede e ragione hanno entrambi
dei propri spazi, dei propri ambiti di competenza ma devono correlarsi l’uno
all’altro in una sorta di alleanza per la quale la ragione diventa lo stimolo
della fede ad interrogarsi e la fede lo stimolo della ragione a trascendersi.
Un terzo tipo di modello è quello che invece, in qualche modo segna, tra fede e
ragione, una sorta di “aut aut”. E’ un modello che ha
percorso in vari modi l’anima cristiana in tutto il suo sviluppo plurisecolare.
In questo modello, connesso con una sorta di disprezzo della
ragione, da una parte negli spiritualisti entusiasti ed esasperati, dall’altra invece,
connesso in una sorta di negazione della fede da parte dei tradizionalisti
assoluti. E’ un modello che in vario modo influenza ancora il nostro presente.
E’ proprio questo modello quello che ha agito anche nelle contrapposizioni
dell’ideologia moderna alla fede cristiana. Ma è un modello risultato alla fine
perdente perché quando la ragione viene “assolutizzata”
e non riconosce il suo limite, produce innumerevoli cumuli di violenza e quando
la fede non si serve della ragione, rischia facilmente il fondamentalismo,
con la rinuncia alla sua dignità di esperienza umana
integrale.
D. – Uno degli aspetti forse meno noti del Medio Evo,
descritto come epoca oscura e chiusa all’incontro con l’altro, è il dialogo tra
filosofi cristiani e arabi. C’è qualche lezione che possiamo trarre per l’oggi,
da questa esperienza?
R. – La lezione è fecondissima ed è quella di una
capacità, da parte del grande pensiero cristiano
medievale, di straordinaria apertura di orizzonti, di cogliere il positivo
dovunque esso si offra. Nello stesso tempo, di entrare in un dialogo fecondo
con l’altro anche quando, a prima vista, esso appare così diverso da noi.
Pensiamo all’uso che Tommaso d’Aquino fa della
mediazione araba, del grande pensiero aristotelico che
gli giunge, appunto, attraverso la traduzione latina dei testi arabi che
avevano riportato Aristotele. Un incontro singolare ma che ci dice, quando le
intelligenze libere e pensanti si aprono al mistero e si lasciano interrogare
da esso, che è sempre possibile un incontro al
servizio della verità.
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un libro di Paolo Gulisano e Andrea Monda approfondisce
gli aspetti
spirituali del romanzo di Clive Staples Lewis
da cui e’ tratto il film di successo “Le cronache di
Narnia”
-
Intervista con Andrea Monda -
Grande successo di pubblico anche in
Italia per il film “Le cronache di Narnia” che negli
Stati Uniti ha già sbancato i botteghini. La pellicola è tratta dall’omonimo
romanzo dello scrittore inglese Clive Staples Lewis. E in occasione
dell’uscita del film è stato pubblicato il libro di Paolo Gulisano
e Andrea Monda intitolato “Il mondo di Narnia” che sottolinea e approfondisce gli aspetti
spirituali del romanzo riproposti nella pellicola. Debora Donnini
ha intervistato Andrea Monda:
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R. – Siccome in Italia mancava una riflessione sullo
scrittore e su quest’opera, abbiamo voluto prepararla
mettendo in luce gli aspetti simbolici di quest’ opera, aspetti che sono riconducibili alla dimensione
religiosa e cristiana in particolare.
D.– Il leone Aslan
è chiaramente figura di Cristo. Questo emerge specialmente quando, pur essendo
innocente, offre la sua vita per uno dei bambini che in realtà è “colpevole”, nel senso che ha tradito i suoi fratelli…
R. – Aslan, che in turco vuol
dire leone, è una chiara figura cristologica. Il
sacrificio di Aslan non è
volto ad un’umanità vaga, indistinta, ma prima di tutto a un bambino in particolare,
a Edmund, “colpevole” di tradimento, di capriccio, di
egoismo ma che a causa di questo suo peccato porterà all’azione redentrice di Aslan che si sacrifica in una dinamica tipicamente cristologica.
D. - Riguardo la scena
dell’altare che si rompe dopo il sacrificio viene da pensare in qualche modo a
quello che ha scritto René Girard
a proposito del sacrificio di Cristo…
R. – Difficile pensare ad un influsso di Lewis nell’opera di René Girard, ma senza dubbio in tutta la sua opera, in
particolare nei saggi “La violenza e il sacro” e “Il capro espiatorio”, Girard affronta lo stesso tema. Cioè
la novità del cristianesimo è l’unicità della vittima, che è Cristo, che è Dio
stesso il quale, sostituendosi all’uomo, chiude la catena di sangue, di
espiazione e di sacrificio che tutte le altre religioni avevano. Con la vittima
sacrificale che è Cristo si rovescia il rapporto uomo-Dio, non è più Dio che
chiede il sangue dell’uomo, sacrifici - sacrifici umani addirittura
-, ma è Dio che si fa vittima. Sull’altare, spezzando la pietra, nasce
una nuova legge che non è quella scritta sulla pietra, ma nel cuore.
D. – I protagonisti delle cronache di Narnia
sono bambini. La scelta di mettere al centro dei piccoli ha a che fare, secondo
lei, con il Vangelo?
R. - Senza dubbio c’è una analogia
tra i piccoli, gli umili, gli ultimi del Vangelo e gli hobbit
di Tolkien da una parte e i bambini delle cronache di
Narnia. La fantasia, che per Lewis
vuol dire entrare nell’armadio e quindi accedere al
mondo di Narnia, non è un’evasione dalla realtà, ma è
una visione più profonda della realtà, però per vedere più profondamente la
realtà bisogna avere gli occhi trasparenti di un bambino.
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8 gennaio 2006
ISLAM: E’ COMINCIATO L'HAJJ, IL TRADIZIONALE PELLEGRINAGGIO
ALLA MECCA CHE OGNI MUSULMANO È TENUTO AD OSSERVARE ALMENO UNA VOLTA NELLA
VITA.
2 MILIONI E MEZZO I FEDELI IN MARCIA. IMPONENTI LE MISURE SICUREZZA
DOPO IL CROLLO DI UN
OSTELLO PER PELLEGRINI.
AGENTI E PERSONALE MEDICO PRONTI AD INTERVENIRE IN CASO DI NECESSITÀ
- A cura di Tiziana Campisi -
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MINA. =
Circa 2 milioni e mezzo di musulmani hanno cominciato oggi, nell’Arabia Saudita,
il loro annuale pellegrinaggio verso la Mecca, nella valle di Mina. Imponenti
le misure di sicurezza, dopo il crollo, tre giorni fa, nella città santa
dell’Islam, di un ostello per pellegrini che ha provocato
la morte di 76 persone. Meta del pellegrinaggio è la grande
moschea, all’interno della quale si trova la Ka'bah,
la struttura cubica dove è conservata la ‘Pietra nera’,
un blocco di minerale di origine sconosciuta che la tradizione vuole sia stata
portata sulla terra dal Paradiso terrestre dall’arcangelo Gabriele. Essa è
oggetto di venerazione ma non di adorazione. L’Hajj, il pellegrinaggio, è uno dei cinque precetti
dell’Islam ed ogni musulmano è tenuto ad osservarlo almeno una volta nella
vita. Per i fedeli il viaggio è un mezzo di purificazione, durante il cammino infatti ogni musulmano chiede perdono per i propri peccati.
Quest’anno, per consentire l’inizio della processione,
lungo i cinque chilometri percorsi dal profeta Maometto oltre 1.400 anni fa, è stato
necessario rimuovere le macerie dell’edificio crollato giovedì scorso. Uomini e
donne di tutte le età, etnie e nazionalità, vestiti di bianco e con ai piedi sandali, hanno cominciato ad avanzare in modo
compatto a piedi o in autobus verso Mina, trasformata in una distesa di tende.
I fedeli trascorreranno la giornata - detta Yawm-al-Tarwiya - in preghiera e raccoglimento prima
di recarsi domani all’alba verso il monte Arafat,
dove trovano il loro compimento i riti del pellegrinaggio. Sono circa 60 mila
gli agenti di sicurezza che vigilano sullo svolgimento della giornata, spesso,
in passato, funestata da gravi incidenti. Nel 1990, in una calca, sono morte
1.426 persone, nel 1997, in un incendio, hanno perso la vita 343 pellegrini,
nel 2004 in 251 invece sono stati schiacciati dalla pressione della folla.
Resta poi il timore di atti di terrorismo e quest’anno c’è pure l’ombra dell’influenza aviaria, dopo la
scoperta dei casi verificatisi in Turchia. Per avere il visto i fedeli che vogliono
affrontare il pellegrinaggio devono essere comunque
vaccinati contro le più comuni malattie infettive. Quest’anno
sono state predisposte 9.600 persone, tra medici e paramedici, oltre a
centinaia di ambulanze ed elicotteri.
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TAGIKISTAN: 13
BAMBINI SONO MORTI IN UN INCENDIO DIVAMPATO IN UN ASILO
PER DISABILI MENTALI. 60 QUELLI ATTUALMENTE
RICOVERATI PER USTIONI,
ALMENO 5 I DISPERSI
DUSHANBE. = Almeno
tredici bambini sono morti in nottata, in un incendio
divampato nell’istituto per disabili mentali “Chorbog”,
nella capitale del Tagikistan Dushanbe,
nell’Asia centrale. Altri quattro o cinque minori sono dati per dispersi. Nel
pensionato, un edificio di legno costruito nel 1934, e dove dormivano centinaia
di bambini, le fiamme sono divampate poco dopo la mezzanotte. I vigili del fuoco sono riusciti a trarre in salvo 79
bambini, 60 dei quali sono stati ricoverati in ospedale con ustioni di varia
gravità. Molti degli ospiti dell’asilo hanno problemi di
deambulazione, e non sono stati in grado di abbandonare l’edificio in fiamme
senza aiuto. I pochi riusciti a salvarsi da soli si sono trovati per strada nel
gelo della notte con gli indumenti che indossavano a letto. (T.C.)
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA CARLO AZEGLIO
CIAMPI HA ASSEGNATO
IERI LE ONORIFICENZE DELL’ORDINE DELLA “STELLA DELLA
SOLIDARIETÀ ITALIANA”.
TRA GLI INSIGNITI NOVE MISSIONARI
ROMA. = Il presidente della repubblica italiana Carlo
Azeglio Ciampi ha assegnato ieri le onorificenze
dell’Ordine della ‘Stella della solidarietà italiana’
a nove missionari. Il capo dello Stato, riferisce l’agenzia MISNA, ha nominato
‘Grande ufficiale’ suor
Rosita Milesi, della Suore Missionarie di San Carlo Borromeo (conosciute come Scalabriniane),
impegnata in Brasile a favore dei migranti. Tra i nuovi ‘cavalieri’: padre Silvio Bassi, francescano, attivo a Nigata, in Giappone, suor Maria
Bellini, che vive a Luanda, in Angola; suor Francesca Wanda Zanotti,
missionaria a Seto-shi, in Giappone, padre Valerio Farronato, direttore del mensile ‘Insieme’ a Berna, in
Svizzera; tre religiose attive in diversi progetti in Zambia: suor Gioconda Bazzan, impegnata a Ndola, suora
Esterina De Luca, nella capitale Lusaka e suora
Antonietta Redolfi a Chirindu.
Infine è stato nominato cavaliere anche il salesiano don Luigi Bellici, 90
anni, arrivato in India nel 1932, dove tra l’altro era stato internato, dagli
inglesi, durante la seconda guerra mondiale, nel campo di concentramento di Deoli e Dehradun. (T.C.)
POLEMICHE TRA STATI UNITI E MESSICO PER LA PROPOSTA DELLA
COSTRUZIONE DI UN MURO, SU AMPI TRATTI DELLA FRONTIERA, ALLO SCOPO DI PORRE UN
FRENO ALL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA. DOMANI,
IN MESSICO, INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI DEI PAESI INTERESSATI PER
DISCUTERE NUOVE POSSIBILI SOLUZIONI
ROMA. = Cresce la polemica per il controverso progetto di
costruire un muro su ampi tratti della frontiera tra Stati Uniti e Messico per
impedire l’immigrazione clandestina. Il 16 dicembre scorso, la Camera dei
rappresentati Usa ha approvato la misura proposta dal
deputato repubblicano James Sensenbrenner,
nell’ambito della nuova legge sull’immigrazione. Ora il provvedimento deve
passare al Senato, ma intanto la proposta del muro ha suscitato polemiche negli
Stati Uniti e preoccupazione in Messico e in altri Paesi latino-americani.
Domani, riferisce l’agenzia EFE, in Messico si incontreranno
i ministri degli Esteri di Messico, Centramerica e
Colombia, nel tentativo di trovare una posizione comune. Se negli Stati Uniti
il muro sembra dividere il fronte conservatore da quello
progressista - l'uno schierato a favore di un freno all’immigrazione
clandestina, l’altro che valorizza il contributo positivo degli immigrati,
anche quelli clandestini - nei Paesi dell’America Latina si sottolinea
soprattutto il dramma umano che sta dietro ai flussi migratori e la necessità
di trovare soluzioni alternative ad un fenomeno che provoca centinaia di morti
- 441, secondo cifre ufficiali Usa, inferiori a quelle fornite dai Paesi di partenza
- tra le centinaia di migliaia che affrontano il pericoloso viaggio nella
speranza di trovare una vita migliore. Dal Messico partono ogni anno circa
mezzo milione di persone per raggiungere gli Stati Uniti, dove già vivono circa
10 milioni di messicani, la metà dei quali clandestini. Nel 2005, le autorità statunitensi hanno
deportato oltre 18 mila immigrati clandestini honduregni,
505 sono deceduti nel tragitto che attraversa la frontiera tra Messico e Usa. I guatemaltechi rimpatriati dal Messico e dagli Stati
Uniti nel 2005 sono stati oltre 92 mila: il governo stima che siano circa 300 al giorno quelli che tentano di entrare negli Usa
clandestinamente. Il governo del Salvador, invece, ha
registrato lo scorso l'anno la morte di 17 suoi cittadini nel tentativo di
entrare negli Usa, 35.882 sono stati deportati dal Messico, 7.154 dagli
Stati Uniti.
(T.C.)
GUATEMALA:
PER GARANTIRE I DIRITTI DEI POPOLI INDIGENI, NASCE IL PRIMO UFFICIO CONTRO IL
RAZZISMO. LA SEDE NELLA CITTÀ DI QUETZALTENANGO
CITTÁ DEL GUATEMALA. = Il presidente della Repubblica del
Guatemala, Oscar Berger, ha personalmente annunciato
nella capitale Città del Guatemala la creazione del primo Ufficio della
Commissione presidenziale contro il razzismo e la discriminazione. La struttura,
scrive l’agenzia MISNA, è stata aperta nella città di Quetzaltenango,
a circa 200 chilometri circa dalla capitale. Il suo fine raccogliere le denunce
di eventuali casi di discriminazione per razzismo
degli abitanti Indios residenti nei dipartimenti di Quetzaltenango, San Marcos, Totonicapán e Sololá. In quest’ultima regione si concentra la maggior parte dei
nativi del Paese centroamericano che, divisi in 23 etnie, rappresentano il 60%
dei circa 12 milioni di guatemaltechi. Secondo il capo dello Stato, la
discriminazione razziale contro gli indigeni è uno dei problemi più gravi che
colpisce la società del Guatemala e l’iniziativa vuole contribuire a garantire
meglio i diritti degli indios. Il capo della Commissione,
l’intellettuale indio Ricardo Cajas, ha sottolineato che nei prossimi mesi saranno aperti altri
uffici anche in altre regioni del Paese. La ‘Comisión
Presidencial contra el Racismo y la
Discriminación’ è stata creata alla fine del 2004, a
compimento di quanto stabilito negli accordi di pace sottoscritti dal governo e
dall’antica guerriglia, che tra il 1960 e il 1996 ha dato vita a una sanguinosa
guerra civile costata la vita a circa 250.000 guatemaltechi. (T.C)
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8
gennaio 2006
- A cura di Eugenio
Bonanata -
Sono
sempre gravi ma stabili le condizioni di Sharon
che verrà mantenuto nello stato di coma farmacologico
ancora per un giorno. Lo hanno deciso i suoi medici, dopo la nuova tac eseguita stamane
che ha mostrato “lievi miglioramenti” del paziente. Intanto il vice primo
ministro, Olmert ha presieduto la seduta del
consiglio dei Ministri israeliano. Il nostro servizio:
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I medici potranno effettuare solo
domani una prima valutazione delle funzioni cerebrali di Sharon.
Secondo il direttore dell’Ospedale bisogna attendere il graduale risveglio dal
coma, nel quale Sharon si trova da mercoledì sera. Una
fase estremamente delicata, questa, definita anche
dalla stampa israeliana come la prova della verità per l’anziano leader. La tac
di oggi ha rilevato “lievi miglioramenti”: tutti i
valori sono nella norma. Nella notte non ci sono stati cambiamenti nella situazione
clinica del paziente, che dunque resta “critica ma stazionaria”. Gia ieri c’era
un certo ottimismo fra i professori che lo assistono.
Le sue possibilità di sopravvivenza rimangono buone – avevano detto - ma il problema principale è di capire quali capacità
intellettive e di controllo fisico gli rimarranno. Per uno dei chirurghi “Sharon non sarà in grado di essere
primo ministro ma forse sarà in grado di capire e di parlare". Intanto il premier ad interim Olmert, ha
presieduto l’odierna seduta del Consiglio dei ministri affermando la volontà di
realizzare “le intenzioni di Sharon”. E se oggi la poltrona di Sharon è rimasta
vuota, ieri Olmert ha ricevuto diverse telefonate da
parte di dirigenti stranieri. Dal segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, al presidente
egiziano Mubarak, fino al re Abdallah
di Giordania, tutti sono interessati a conoscere la linea di condotta del governo
israeliano in assenza di Sharon.
Un interesse che si lega con le prossime Elezioni del 28
marzo e, soprattuto, con le sorti del nuovo partito
di centro, Kadima, creato da Sharon.
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Pochi minuti fa si
è appreso che un elicottero americano con otto passeggeri e quattro membri di equipaggio si è schiantato nel nord dell’Iraq. Tutte le persone
a bordo sono morte. Lo rivelano fonti militari americane senza fornire ulteriori dettagli. Intanto, una buona notizia. Ieri sera a
30 chilometri da Bagdad è stato rilasciato l’ingegnere
francese, catturato il 5 dicembre scorso. Sembra che i rapitori lo abbiano
gettato fuori dall’auto sulla quale stavano cercando
di trasferirlo, quando si sono imbattuti in un posto di blocco. Dal canto suo,
il presidente francese, Chirac, ha ringraziato le
forze della Coalizione per il felice esito della vicenda.
Non ci sono novità, invece sulle sorti della giornalista americana sequestrata
ieri a Bagdad. Dopo le frammentarie notizie dei primi
momenti, è stata però precisata l’identità della donna. Si tratta di Jill Carroll, una freelance che
collabora per il quotidiano di Boston 'Christian Science Monitor'.
La situazione si fa
sempre più caotica ad Haiti dopo la misteriosa morte ieri
a Port-au-Prince, del generale brasiliano, Urano Teixeira da Matta Bacellar, a capo
della Missione internazionale delle Nazioni Unite (Minustah)
presente nel Paese. Secondo le prime ricostruzioni, si tratterebbe
di suicidio, tuttavia, per far luce sulla vicenda il presidente brasiliano Lula, ha annunciato l’apertura di un’inchiesta.
Intanto, dopo numerosi rinvii, è stato fissato al 7 febbraio prossimo il primo
turno delle Elezioni presidenziali e legislative del Paese. Secondo un nuovo
calendario elettorale, reso noto con decreto presidenziale, e dietro le forti
pressioni dell’ONU, il secondo turno è previsto per il 15 febbraio e il presidente
eletto dovrebbe entrare in carica il 29 marzo. Per
l’appuntamento elettorale sono in lizza 34 candidati, tra cui una donna, mentre
a contendersi i 130 seggi del Parlamento i candidati sono 1.300. Saranno le
prime Elezioni dopo la caduta nel febbraio 2004 dell’ex presidente Aristide, attualmente in esilio in Sudafrica.
In
Turchia altri tre pazienti, due bambini e un adulto, ricoverati nell'ospedale
di Ankara sono risultati positivi al virus dell'influenza aviaria. E' quanto ha
affermato il governatore di Ankara, Kemal Onal, non specificando però
se i tre abbiano contratto l'H5N1, il ceppo dell'influenza aviaria letale per
gli esseri umani. Questi nuovi casi confermano che il virus sta avanzando verso
l’Europa.
L’Iran potrebbe
riprendere già da questa sera le ricerche sul nucleare, annunciate nei giorni
scorsi nonostante l'opposizione dell'Unione Europea e degli Stati Uniti. Lo
afferma l'agenzia Irna, citando “una fonte ben
informata”. Solo ieri si era appreso che gli
ispettori dell'Agenzia Internazionale per l’energia atomica (AIEA) avrebbero
rimosso i sigilli dagli impianti interessati non prima di lunedì. Dalle indiscrezioni
sembra dunque che l’Iran abbia già fornito all'AIEA tutte
le informazioni necessarie e che l’avvio della attività avvenga in anticipo.
In Italia nuovi sbarchi
di clandestini. Un barcone con circa 180 immigrati, tra cui 9 donne e un
bambino, si è arenato stamane su una spiaggia davanti
al porto di Lampedusa. Un'altra carretta del mare, in difficoltà per le avverse
condizioni meteo, è stata invece soccorsa a 5 miglia a Sud dalla costa. A bordo
si trovavano circa 100 persone. Solo ieri altri 170
immigrati erano giunti, sempre a Lampedusa, intercettati dalla Guardia di
Finanza e dalla Guardia costiera. Tutti i clandestini si trovano ora nel centro
di prima accoglienza dell’isola.
Una
forte scossa sismica ha fatto tremare oggi per circa sette secondi il
centro di Atene. Il sisma è stato avvertito in altre parti della Grecia, sulle
coste dell'Egitto e su quelle italiane dello Ionio. Al momento non ci sono
notizie di vittime o danni. L’Istituto geofisico di Atene
ha registrato una serie di scosse tra i 6.4 e i 6.9 della scala Richter. L'epicentro
del sisma è stato individuato a 75 chilometri di profondità nel tratto di mare
tra l'isola di Creta e la costa sud del Peloponneso (Khitira),
circa 250 chilometri a Sud della capitale Atene.
Passiamo agli Stati
Uniti. Coinvolto in uno scandalo di corruzione e per uso illegale di fondi
elettorali, Tom Delay ha
annunciato ieri che rinuncerà alla carica di capogruppo dei repubblicani alla
Camera. Il deputato texano, molto vicino al presidente Bush,
ha sempre sostenuto di essere innocente.
Terremoto politico
in Gran Bretagna. Charles Kennedy,
il leader del partito Liberaldemocratico
britannico si è dimesso. La decisione è nata per lo scarso appoggio del suo gruppo
politico dopo l’ammissione di essere alcolista. Kennedy aveva portato la 'terza forza'
della politica britannica ad un grosso successo nelle ultime politiche.
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