RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 2  - Testo della trasmissione di lunedì 2 gennaio 2006

 

 

Sommario

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nella verità, la pace: all’indomani della 39.ma Giornata Mondiale della Pace, il presidente  Ciampi invia un messaggio a Benedetto XVI, di cui elogia l’impegno per la convivenza tra i popoli: la riflessione dell’arcivescovo Tommaso Valentinetti

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La crisi del gas tra Russia ed Ucraina colpisce l’Europa: denunciati sensibili cali di forniture del gas in numerosi Paesi, tra cui Polonia, Italia e Francia. Ce ne parla Fulvio Scaglione

 

La Comunità di Taizè in pellegrinaggio a Sotto il Monte, Paese natale di Giovanni XXIII, per ricordare i vincoli che legavano Frère Roger al “Papa buono”: ai nostri microfoni frère John

 

Il mestiere del giornalista sempre più a rischio in un mondo dove la libertà di stampa viene contrastata anche nelle democrazie liberali: intervista con Stefano Marcelli

 

Dossier OGM: minaccia o speranza? Interviste con Giuseppe Politi, Federica Ferrario, Edoardo Ferri, Domenico Mariotti, don Paolo Tarchi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il governo di Tianjin, in Cina, ha promesso di riconoscere i diritti di proprietà della Chiesa per alcuni edifici della città

 

Hanno dato risultati negativi all'influenza aviaria gli accertamenti su cinque casi umani nella Turchia orientale, tra cui l'autopsia di un quattordicenne deceduto ieri

 

Decretato, in Kenya, lo stato di “disastro nazionale”, per la siccità e la carestia che stanno colpendo 2 milioni e mezzo di cittadini

 

Prevista, il 9 febbraio prossimo, l’inaugurazione del nuovo villaggio di Periavilai, nello Stato indiano del Tamil Nadu, pesantemente danneggiato dallo tsunami del 26 dicembre 2004

 

A causa della globalizzazione, delle 6 mila lingue parlate oggi nel mondo, entro il 2100 ne resteranno solo la metà

 

E’ scomparso ieri a Roma Vittorio Peri, storico della Chiesa e figura di spicco della cultura cattolica

 

24 ORE NEL MONDO:

Le forze di sicurezza dello Yemen hanno accerchiato i rapitori dei 5 turisti italiani: si punta ad una liberazione pacifica

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 gennaio 2006

 

NELLA VERITA’, LA PACE: ALL’INDOMANI DELLA 39.MA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE, IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, CIAMPI, ELOGIA L’IMPEGNO DI BENEDETTO XVI PER LA CONVIVENZA TRA I POPOLI. AI NOSTRI MICROFONI, LA RIFLESSIONE DELL’ARCIVESCOVO TOMMASO VALENTINETTI, PRESIDENTE DI PAX CHRISTI

 

“Quando l’uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità, intraprende quasi naturalmente il cammino della pace”. Le parole di Benedetto XVI, ieri alla Messa per la Giornata Mondiale della Pace, hanno destato ampia eco. Il Papa ha richiamato l’importanza di una pace che sia fondata sulla verità, ma ha anche esortato le Nazioni Unite a prendere rinnovata consapevolezza del suo ruolo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

***********

“E’ necessario un “sussulto” di coraggio e di fiducia in Dio e nell’uomo per scegliere di percorrere il cammino della pace!”:

 

E’ questo uno dei passaggi chiave dell’omelia del Papa. Un richiamo forte all’impegno, perché non basta volere la pace per ottenerla, come proprio Benedetto XVI ha sottolineato nel discorso agli ambasciatori di 11 Paesi lo scorso primo dicembre. Le parole del Papa, alla Messa per la 39.ma Giornata Mondiale della Pace vengono oggi elogiate dal presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che ha inviato un messaggio al Santo Padre. “Ho apprezzato – scrive Ciampi – l’esortazione, formulata fin dall’inizio del Suo Magistero apostolico, al dialogo e alla cooperazione fra i popoli, per superare conflitti e tensioni ed edificare la pace”. Il presidente italiano concorda con il Pontefice nel porre l’accento sul “ruolo indispensabile delle Nazioni Unite” affinché la comunità internazionale operi “con unità d’intenti a favore della convivenza pacifica tra popoli e nazioni”. Ciampi si dice infine certo che il messaggio per la pace di Benedetto XVI “aprirà una breccia nei cuori di tutti gli uomini e rafforzerà l'anelito ad una comunità internazionale maggiormente ancorata ai valori etici e spirituali, presupposto indispensabile di un futuro di pace”. Un sussulto di coraggio e fiducia ha chiesto, dunque, il Papa a tutti gli uomini di buona volontà. Proprio sulla necessità di questo supplemento di impegno, si sofferma ai nostri microfoni l’arcivescovo di Pescara, Tommaso Valentinetti, presidente di Pax Christi:

 

R. – Abbiamo bisogno certamente di un supplemento di impegno e di coraggio, perché il momento che viviamo non è facile. Dire questa grande verità della pace – il Papa lo sottolinea ben 10 volte nel messaggio – è il fatto più importante che stiamo vivendo in questo momento: avere il coraggio di dire che la pace è una grande verità, che si fonda sulla verità. Ora, l’unica verità è Gesù Cristo. Lui è la via, la verità e la vita, e quindi questa pace va fondata proprio sulla grazia del Signore e va fondata anche sull’ascolto attento della parola del Vangelo.

 

D. – “Quando l’uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità intraprende quasi naturalmente il cammino della pace”, ha detto il Papa riprendendo appunto il suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace. Ecco, come concretizzare questa esortazione, questa riflessione del Pontefice?

 

R. – Innanzitutto, facendo verità nel profondo del proprio intimo, della propria esistenza. Guardarsi dentro, avere il coraggio di fare verità su se stessi,  sulla propria vita e sulla propria esperienza. Una volta che c’è questa grande verità sulla propria vita, sulla propria intimità, sulla propria coscienza, certamente la verità prenderà corpo in una testimonianza di vita sempre più efficace, nelle scelte concrete, scelte di impegno nel quotidiano, sia da un punto di vista educativo e sia da un punto di vista di testimonianza. Questo poi porta a delle scelte ancora più coraggiose per quello che riguarda gli impegni nella vita sociale, nella richiesta di pace e di giustizia che sale dal cuore di tutta l’umanità.

 

D. – Il Papa ha anche richiamato le Nazioni Unite “a prendere rinnovata coscienza delle sue responsabilità nella promozione dei valori della giustizia e della solidarietà e della pace”. Quello del rispetto del diritto internazionale è un tema che trova in particolare sintonia Giovanni Paolo II e Benedetto XVI…

 

R. – Sì, sicuramente sono temi molto importanti, perché dal diritto internazionale poi nascono le capacità per questo grande organismo di rivedere innanzitutto la sua conformazione. Una volta che questo è accaduto, poi, avere il coraggio di proporre vie per il disarmo sempre in modo più efficace.

 

D. – Nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, Benedetto XVI sottolinea che sul disarmo si registra “una quasi generale indifferenza”. Quale pace sarà mai possibile, si chiede il Papa, se si continua ad investire nella produzione delle armi? Ecco, in questo caso un sussulto di coraggio è davvero necessario…

 

R. – Un sussulto di coraggio che riguarda i potenti della Terra, ma riguarda anche tutti noi che a gran voce possiamo chiedere questo impegno e, soprattutto, a gran voce dobbiamo chiedere queste decisioni, cominciando a disarmare prima di tutto i nostri pensieri, a disarmare i nostri cuori, cominciando a disarmare le nostre strutture. E’ una logica di non violenza che certamente deve predominare su qualsiasi altro tipo di atteggiamento o di scelta.

**********      

 

 

UDIENZE E NOMINE

 

Il Papa stamane ha ricevuto in successive udienze il cardinale Camillo Ruini, Suo Vicario Generale per la Diocesi di Roma e presidente della Conferenza Episcopale Italiana; il cardinale James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore; mons. Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Ordinariato Militare di Indonesia, presentata dal cardinale Julius Riyadi Darmaatmadja, della Compagnia di Gesù,  arcivescovo di Giacarta, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede, come Ordinario Militare di Indonesia, mons. Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Semarang.

 

 

======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Il titolo della prima pagina è "Nel 'cantiere' della pace": Benedetto XVI all'inizio del nuovo anno invita tutti gli uomini e le donne di buona volontà ad un "sussulto" di coraggio e di fiducia in Dio per diventare "fermento" di un'umanità rinnovata nell'amore.

 

Servizio vaticano - Nel solco di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI sottolinea che la crisi della famiglia costituisce un grave pregiudizio per la civiltà: nell'omelia di fine anno, il commosso ricordo dell'amato predecessore, le consegne alla comunità ecclesiale e civile di Roma, il pensiero alle persone più povere e in difficoltà.

 

Servizio estero - Russia-Ucraina: Mosca sospende la fornitura di gas a Kiev; forte apprensione in tutta Europa.

 

Servizio culturale - Un articolo di Mario Spinelli dal titolo "Lesene, statue, archi e decori per un vero e proprio 'capolavoro di oreficeria' ": un volume dedicato alla Casina Pio IV in Vaticano.

 

Servizio italiano - In primo piano il messaggio di fine anno del Capo dello Stato: appello all'unità del Paese e al dialogo.  

 

 

======ooo=======

 

OGGI IN PRIMO PIANO

2 gennaio 2006

 

 

LA CRISI DEL GAS TRA RUSSIA ED UCRAINA COLPISCE L’EUROPA:

DENUNCIATI SENSIBILI CALI DI FORNITURE DEL GAS IN NUMEROSI PAESI

TRA CUI L’ITALIA, LA FRANCIA E LA POLONIA

- Intervista con Fulvio Scaglione -

 

Prosegue la disputa sul prezzo del gas fra Russia e Ucraina, che continuano a scambiarsi pesanti accuse. Intanto le conseguenze della crisi cominciano a farsi sentire anche in Europa. In diversi Paesi, infatti, dall’Italia alla Polonia, dall’Austria all’Ungheria, ma anche in Francia, Slovenia, Croazia e Moldavia, si registra un sensibile calo della fornitura di gas che arriva dalla Russia. Ce ne Parla Eugenio Bonanata:

 

**********

In Ucraina i primi echi del disaccordo si sono avuti già ieri, con una riduzione del 25% della fornitura di gas da parte dell’ente energetico russo Gazprom. Ma oggi a temere è sempre di più l’Europa, che importa la maggior parte del gas da Mosca. Dopo Ungheria e Romania, oggi difficoltà vengono segnalate anche in Austria e in Italia, dove l’Eni ha parlato di un “sensibile calo di pressione”. Il ministro italiano delle Attivita' produttive, Scajola, dal canto suo ha deciso di anticipare a domani la riunione del Comitato di emergenza e monitoraggio del sistema del gas. Intanto fra Mosca e Kiev piovono accuse pesanti. Il ministro degli Esteri ucraino accusa Mosca di destabilizzare l’economia del Paese attraverso il taglio delle forniture di gas, mentre il presidente, Yushchenko invita il collega russo Putin a trattare ancora. Gazprom, in risposta, afferma che l’Ucraina ha sottratto circa 100 milioni di metri cubi di gas russo destinato ai Paesi europei. Su versante Kiev ha fatto sapere di non aver rubato gas, ma di essere pronta a farlo in caso di necessità. Dichiarazioni che rischiano di far ulteriormente alzare la tensione tra i due Paesi. Tensione scaturita dal rifiuto di Kiev ad aderire al nuovo prezzo del gas, che per  Gazprom deve essere adeguato a quello europeo, cioè intorno a 230 dollari per mille metri cubi. Yushchenko sostiene invece che al suo Paese debba essere applicato un prezzo reale, non virtuale, cioè intorno a 80 dollari a fronte dei 50 attuali. Tuttavia la posta in palio è ancora più alta, visto che la Russia, in collaborazione con la Germania, ha annunciato la realizzazione di nuovi gasdotti entro il 2010 che attraverso il Mar Baltico porteranno gas all’estero, scavalcando, dunque, l’Ucraina.

**********

 

Ma che cosa c’è dietro l’intransigenza di Putin verso Kiev? Roberto Piermarini lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana ed esperto di area ex-sovietica:

 

**********

R. – Putin ha speso finora gran parte delle sue energie per ristrutturare il settore energetico russo perché lo ha sempre considerato l’asset decisivo economico e politico in mano alla Russia. Adesso che quella ristrutturazione, in un modo o nell’altro, col randello nel caso Yukos, con l’astuzia in altri casi, è stata completata, secondo me Putin regola alcuni conti che aveva lasciato in sospeso e quello con l’Ucraina è un tipico conto che aveva in sospeso. Bisogna ricordarsi quello che successe con la rivoluzione arancione, quello che gli ucraini dissero a proposito della Russia. Un altro conto che Putin ha voluto regolare, sempre servendosi dell’arma energetica è quello con i Paesi baltici. Anche lì grandi polemiche con la Russia, manifestazioni, desiderio di allontanarsi dall’orbita di Mosca. Putin ha stipulato con la Germania un accordo per un gasdotto che taglia fuori sia la Polonia che i Paesi baltici.

 

D. – Ma la crisi tra Russia e Ucraina è economica o politica?

 

R. – La crisi è politica perché Putin sta cercando, direi anche con un certo successo, di recuperare pian piano tutta l’influenza sullo spazio ex sovietico che, negli anni turbolenti di Yeltsin, sia l’Unione Europea, sia la Nato, quindi in definitiva gli Stati Uniti, avevano appunto rosicchiato a Mosca.

 

D. – Perché Stati Uniti e Unione Europea sono così cauti con Mosca?

 

R. – Sono così cauti perché ne hanno bisogno. In più, oltre ad averne bisogno hanno scoperto adesso, con gravissimo ritardo  di aver sottovalutato la Russia, di aver pensato che la Russia fosse ormai fuori dai grandi giochi, che l’avanzata verso Est sia dell’Unione Europea, sia della Nato l’avessero stretta in un angolo, ahimé, mentre loro si cullavano in questa convinzione, distratti anche dall’idea che tutti i problemi del mondo si concentrassero nel confronto con l’estremismo islamico, mentre tutto questo avveniva a Stati Uniti e Unione Europea, Putin lavorava per ricostruire e ridare alla Russia un’arma di influenza apolitica, che adesso vediamo in azione.

**********

 

 

DOPO L’INCONTRO DI MILANO, LA COMUNITA’ DI TAIZE’ IN PELLEGRINAGGIO

A SOTTO IL MONTE, PAESE NATALE DI GIOVANNI XXIII, PER RICODARE

I VINCOLI CHE LEGAVANO FRÈRE ROGER AL “PAPA BUONO”

        

         Una visita con il valore di una tappa dello spirito. Hanno voluto onorare così la memoria di Frère Roger i membri della Comunità di Taizé, che stanno trascorrendo la giornata di oggi nella casa natale di Giovanni XXIII a Sotto il Monte, la località bergamasca che diede i natali a Papa Roncalli. Una giornata di preghiera e di incontro con mons. Loris Capovilla, che del “Papa buono” fu segretario, dopo il tradizionale raduno giovanile animato da Taizé, conclusosi ieri a Milano. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

**********

“Santità”, chiese una volta Frère Roger Schutz a Giovanni XXIII, “perché vi fidate così tanto di noi?”. E il “Papa buono” rispose: “Perché avete gli occhi innocenti dei bambini”. Con gli occhi dei propri ricordi, i fratelli di Taizé avranno visto rivivere oggi il loro fondatore – tragicamente scomparso l’agosto scorso - accanto ad un Pontefice che aveva fatto della schietta bonomia della sua terra bergamasca la cifra del suo ministero, fino al soglio di Pietro. Dopo l’incontro di fine anno con i giovani, nella metropoli milanese, oggi per i figli spirituali di Frère Roger Schutz è stato il giorno della riflessione a Sotto il Monte. Ecco un commento a caldo di uno dei presenti, Frère John:

 

R. - Penso che Papa Giovanni sia stato l’uomo che ha segnato la vita di Frère Roger probabilmente più di ogni altro e quindi il rapporto con lui è sempre stato forte. Frère Roger ne parlava sempre, anche negli ultimi mesi della sua vita, e allora, venendo a Milano, molto vicino a Sotto il Monte, abbiamo voluto fare un pellegrinaggio alle fonti, si può dire. E’ c’è stata la bella possibilità di incontrare mons. Capovilla che è un po’ il testimone vivo di questo rapporto. Mons. Capovilla ha parlato sia di Papa Giovanni sia di frère Roger definendoli come anziani-bambini, rimasti piccoli per l’innocenza e per la trasparenza degli occhi e del cuore, un carisma che avevano entrambi. E poi ha parlato molto dell’importanza dell’umiltà, del cammino ecumenico: un bel richiamo all’essenzialità della nostra vocazione.

 

D. – Voi venite da Milano dove avete celebrato l’incontro tradizionale di fine anno della comunità di Taizé con 50 mila giovani. Qual è stata l’atmosfera di questo primo raduno dalla morte di Frère Roger?

 

R. – Possiamo dire che siamo stati contenti al di là delle aspettative, perché l’accoglienza delle parrocchie e delle famiglie è stata stupenda, e poi soprattutto è stato un incontro molto più partecipato e molto più silenzioso, incentrato sull’essenziale, come se la morte di Frère Roger avesse dato questa profondità più ancora che in passato, anche se tutti gli incontri sono importanti. In quest’ultimo, però, si sentiva qualcosa di particolare. In questo senso, è stato un incontro più spirituale con il Signore e tra le persone che erano lì.

 

D. – E’ stato un po’ come un nuovo inizio?

 

R. – Sì, in un certo senso possiamo definirlo così: un piccolo nuovo inizio.

 

Polenta tutti i giorni e bollito di manzo nella festa, cascinali tra i campi e strade lastricate di ciottoli, terra da dissodare e povertà. Era questo il piccolo centro rurale di Sotto il Monte quando il 28 ottobre 1958 fu attraversato dal suono delle campane a festa. Angelo Roncalli, figlio di quella terra, era diventato Papa. Oggi, grazie a quell’avvenimento, Sotto il Monte è diventato il maggior centro di pellegrinaggio della Bergamasca, con i suoi 3 mila 300 abitanti e soprattutto l’eredità di un Pontefice e di un Beato del quale è ancora possibile vistare i luoghi dell’infanzia. La casa natale, gestita dai Missionari del PIME, è divenuta un piccolo museo, con la lunga teoria di vetri che racconta per immagini la vita di Giovanni XXIII. Ma la modernizzazione non ha intaccato la tranquillità di una zona naturale che chi ci vive e chi l’ha visitata preferisce chiamarla “un grande santuario all’aperto”.

**********

 

 

IL MESTIERE DEL GIORNALISTA SEMPRE PIU’ A RISCHIO IN UN MONDO

DOVE LA LIBERTA’ DI STAMPA VIENE CONTRASTATA ANCHE

NELLE DEMOCRAZIE LIBERALI. UN BILANCIO DI FINE ANNO 2005

CHE PONE INQUIETANTI INTERROGATIVI

- Intervista con Stefano Marcelli -

        

Tempo di bilanci per l’anno che è appena passato anche nel campo dell’informazione, della tutela della professione giornalistica, del diritto alla comunicazione. Anzitutto si ricordano i giornalisti morti a causa del loro lavoro: quanti sono stati nel 2005 e quali sono stati i Paesi più a rischio? Roberta Gisotti lo ha chiesto a Stefano Marcelli, presidente di Information Safety and Freedom, associazione a difesa della libertà di stampa e di espressione nel mondo:

 

**********

R. – Nel 2005 sono stati 69 ma vorrei subito dire che si sommano agli 89 del 2004, e ai 64 del 2003. 222 colleghi uccisi negli ultimi tre anni. Siamo dentro una escalation che non si arresta e che è cominciata una decina di anni fa. Fare il giornalista è un mestiere sempre più a rischio proprio per l’incolumità fisica. Naturalmente l’Iraq con la guerra ha dato il suo contributo con 76 giornalisti uccisi, ma vorrei anche segnalare 29 omicidi di giornalisti nelle Filippine dove c’è una situazione terribile, assolutamente dimenticata da tutti, o i 24 nella Colombia. E’ proprio un brutto periodo per la libertà di stampa.

 

D. – Oltre al tributo di sangue, ci sono poi giornalisti che hanno subito vessazioni e limiti comunque alla loro libertà e ce ne sono molti tutt’ora incarcerati in tanti Paesi…

 

R. – Purtroppo è un conto che supera le centinaia e va nelle migliaia. Un dato recente ha colpito molti osservatori perché gli Stati Uniti si collocano incredibilmente al sesto posto per i giornalisti arrestati. Va anche detto che è comunque una situazione diversa dall’Iran o dalla Cina dove vengono tenuti in celle di isolamento e torturati. Voglio qui ricordare anche l’iniziativa che abbiamo lanciato come associazione per liberare Akbar Ganji, scrittore, filosofo, giornalista iraniano che ormai da quasi cinque anni si trova in una cella di isolamento a Teheran, solo perché ha denunciato, tra l’altro, omicidi politici commessi per conto del regime degli Ayatollah. Akbar è malato gravemente di asma, non viene curato ed è sotto-alimentato ed  è stato recentemente di nuovo minacciato di morte. Migliaia di studenti dell’Università di Teheran continuano a manifestare chiedendo la sua liberazione insieme con Premi Nobel e a tutte le più importanti associazioni umanitarie nel mondo. Credo sia importante che tutti gli uomini di buona volontà si mobilitino per salvare un uomo che è anche il simbolo della voglia di libertà e di democrazia del popolo iraniano.

 

D. – Il tema della libertà di stampa è stato quest’anno oggetto di dibattito acceso anche in diversi Paesi occidentali, in particolare negli Stati Uniti ma anche in relazione all’Italia. E c’è chi accusa le democrazie occidentali di limitare il diritto all’informazione di fronte alle insicurezze che ha posto il terrorismo internazionale e di celarsi poi dietro questo alibi per imbavagliare la stampa per altri scopi … Qual è la sua opinione?

 

R. – Diciamo che, la tragicità, ma anche la brutalità della guerra in Iraq è evidenziata anche dalla morte di molti giornalisti. Metà sono stati uccisi dalla Coalizione occidentale, e l’altra metà sono stati sgozzati barbaramente da quello che si chiama terrorismo o resistenza. Nessuno vuole testimoni in questo mondo. Tutti i più importanti sociologici da Bauman a Zacarias, che guardano la situazione delle nostre democrazie, ci avvertono da anni che la democrazia liberale sta passando un periodo involutivo, con una svolta autoritaria. Politici e grande finanza controllano il mondo dell’informazione e vogliono propaganda, esattamente come coloro che gli si contrappongono. Per questo noi lanciamo l’allarme, l’abbiamo fatto anche assieme ai colleghi dell’Associazione Americana CPJ. C’è veramente un pericolo a livello globale, - usiamo questa parola - per la libertà d’informazione. Pare che di questi tempi nessuno voglia lasciare gli uomini liberi di sapere, di pensare, di esprimersi.

**********

 

 

DOSSIER OGM: MINACCIA O SPERANZA ?

- Intervista con Giuseppe Politi, Federica Ferrario, Edoardo Ferri,

Domenico Mariotti  e don Paolo Tarchi -

 

 

E’ uno dei temi caldi che da qualche anno sta dividendo il mondo scientifico: l’utilizzo degli OGM in agricoltura. Da una parte c’è chi teme che gli organismi geneticamente modificati produrranno conseguenze imprevedibili sulla salute umana e sull’ambiente, dall’altra c’è chi afferma che il biotech è semplicemente un’evoluzione delle pratiche agronomiche: perfettamente controllabile e assolutamente non dannoso. Variegato lo scenario attuale sulle  le normative e le teorie sulla manipolazione genetica vegetale. A fine 2005 la Svizzera ha deciso di sospendere la coltivazione di questo tipo di piante, per 5 anni. Ma gli OGM sono una speranza o una minaccia? Il servizio è di Massimiliano Menichetti.

 

**********

(Musica)

 

OGM, organismi geneticamente modificati. Per molti la loro applicazione in agricoltura risolverà il problema della fame nel mondo, per altri rappresentano un rischio per la salute umana e per l’ambiente. L’uomo, con la nascita dell’agricoltura, ha da sempre selezionato le piante. Nell’’800 Mendel diede avvio ai processi di ibridazione, oggi si manipola il DNA per avere piante più resistenti e più produttive. Secondo il Servizio internazionale per l’acquisizione delle applicazioni agrobiotecnologiche, nel 2004 la superficie mondiale coltivata con piante biotech ha raggiunto 81 milioni di ettari. In prima linea gli Stati Uniti, poi Argentina, Canada, Brasile e Cina. Tra gli altri si affacciano anche India, Sudafrica, Australia, in Europa la Spagna. La Svizzera con il referendum ha da poco bocciato le coltivazioni OGM per i prossimi 5 anni. L’Italia è aperta alla sperimentazione, ma non alla coltivazione. Giuseppe Politi, presidente della Confederazione italiana agricoltori:

 

R. – Gli OGM non servono all’agricoltura italiana. Questo non significa che bisogna chiudere le porte a tutto ciò che riguarda l’innovazione. Noi abbiamo tanti prodotti fortemente legati al territorio e questo tipo di diversificazione fa forte l’agricoltura italiana.

 

In Italia dal 2004 è obbligatorio indicare sulle etichette gli alimenti e i mangimi geneticamente modificati. Rimane il problema dei prodotti derivati da animali nutriti con OGM, che non sono indicati, come la carne, latte e uova. E molti continuano a sostenere la loro pericolosità. Federica Ferrario, responsabile Campagna OGM di Greenpeace Italia:

 

R. – Assolutamente, adesso la strada non è percorribile. Non abbiamo abbastanza informazioni, non siamo in grado di gestire e di conoscere a fondo un organismo geneticamente modificato. Con gli OGM parliamo di organismi viventi, quindi organismi che cercano di riprodursi, di adattarsi all’ambiente, di interagire con l’ambiente e adesso non siamo in grado di controllarli. Per quanto riguarda poi la situazione a livello europeo, la prima cosa da fare sarebbe quella di ristrutturare dalla base l’attuale sistema ‘autorizzativo’, perché non sta tutelando né i consumatori europei, né tanto meno l’ambiente.

 

In pratica si chiede che l’autorità europea per la sicurezza alimentare compia ricerche indipendenti per accertare la sicurezza dei prodotti transgenici, piuttosto che valutare come accade oggi i risultati forniti da chi propone il prodotto da approvare. Sotto tiro le grandi multinazionali, come la statunitense Monsanto, accusata di scarsi controlli. Edoardo Ferri, responsabile Relazioni istituzionali di Monsanto Italia:

 

R. – La Monsanto conduce dei test che sono indicati nelle singole normative approvate dai singoli Paesi o dalle confederazioni di Stati. Gli OGM sono chiaramente i prodotti alimentari più studiati al mondo, per cui le garanzie di sicurezza sono addirittura più alte rispetto ai cibi convenzionali. Questo è quello che ha detto anche la Commissione europea nel 2001, presentando studi condotti da 400 gruppi di ricerca indipendenti per 15 anni sugli OGM.

 

Paure sono espresse anche per la biodiversità, ovvero la possibilità che prodotti naturali siano contaminati da pollini OGM. Ma quindi gli OGM sono sicuri per l’uomo e per l’ambiente? Domenico Mariotti, direttore dell’Istituto di biologia e biotecnica agraria del Centro nazionale ricerche:

 

R. – Tutte le prove fatte non manifestano nessun tipo di pericolosità, né per l’uomo né per l’ambiente. Per quanto riguarda il possibile danno ambientale, sappiamo bene che il rischio di contaminazione di culture non transgeniche da parte di culture transgeniche è decisamente molto basso e comunque sempre controllabile con una buona pratica agronomica.

 

Anche la Chiesa si è interrogata e si interroga sugli OGM. Molti sono stati i convegni organizzati sul tema e la posizione è stata ribadita all’interno del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa. Don Paolo Tarchi, direttore dell’Ufficio nazionale della CEI per i problemi sociali e il lavoro:

 

R. – Anche il recente Compendio della Dottrina sociale della Chiesa ha inserito un capitolo molto puntuale che aiuta a fare discernimento in ordine ad una biotecnologia che non sia fine a se stessa, ma che abbia sempre nei parametri etici i suoi riferimenti, attraverso quello che si chiama il principio della precauzione. 

 

Il Compendio precisa che le biotecnologie devono seguire i criteri etici di giustizia, politica ed economica e di solidarietà, intesa anche nei confronti dei Paesi in via di sviluppo, cercando di favorire e non monopolizzando quindi i mezzi per il sostentamento e la crescita.

 

(Musica)

**********        

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

2 gennaio 2006

 


IL GOVERNO DI TIANJIN, IN CINA, HA PROMESSO DI RICONOSCERE I DIRITTI DI

PROPRIETÀ DELLA CHIESA PER ALCUNI EDIFICI DELLA CITTÀ

 

TAIYUAN. = Secondo quanto ha promesso il governo di Tianjin, in Cina, verranno riconosciuti alla Chiesa i diritti di proprietà per alcuni edifici della città. Nelle scorse settimane, un gruppo di sacerdoti, suore e laici delle diocesi di Taiyuan e Yuci avevano occupato uno degli edifici e avevano subito pestaggi violenti da parte di “teppisti” che volevano espellerli. Come riporta l’agenzia AsiaNews, padre Antonio Han Huide, procuratore della diocesi, ha dichiarato che il vicesindaco di Tianjin ha verificato la validità dei reclami presentati dai sacerdoti e ha promesso di risolvere la disputa seguendo le direttive sulla politica religiosa del governo centrale. Come segno di buona volontà, il vicesindaco ha anche consegnato ai sacerdoti la chiave dell’edificio, che si trova nella via Jinbu, vicino alla stazione ferroviaria di Tianjin. Il funzionario ha invitato i sacerdoti a usarla tutte le volte che giungono in città, ma ha chiesto loro di terminare l’occupazione e ritornare nello Shanxi, aspettando che il governo prepari i documenti per la cessione delle proprietà. I fedeli di Taiyuan e Yuci temono però che anche queste nuove promesse finiscano nel nulla. Negli anni scorsi, due petizioni inviate dalle diocesi per reclamare il diritto sulle proprietà erano rimaste inascoltate. (R.M.)

 

 

HANNO DATO RISULTATI NEGATIVI ALL'INFLUENZA AVIARIA GLI ACCERTAMENTI

SU CINQUE PERSONE NELLA TURCHIA ORIENTALE, TRA CUI L'AUTOPSIA DI

UN QUATTORDICENNE DECEDUTO IERI

 

VAN. = Hanno dato risultati negativi i test su cinque persone che si temeva avessero contratto l’influenza aviaria nella Turchia orientale. Lo ha reso noto questa mattina il Ministero turco della sanità. Un ragazzo di 14 anni colpito dalla malattia era morto ieri nell’ospedale di Van, vicino al confine con l’Iran. I test erano particolarmente importanti perché, se fossero risultati positivi, si sarebbe trattato dei primi casi di contagio umano e del primo decesso da influenza aviaria in Turchia. L’adolescente morto ieri, Mohammet Ali Kocyigit, originario della località di Dogubeyazit, vicino alla frontiera con l’Iran, era stato ricoverato insieme a tre suoi fratelli. “E’ morto nonostante tutti gli sforzi”, ha dichiarato ai giornalisti, senza fornire particolari, Huseyin Avni Sahin, primario del nosocomio. I volatili dell’allevamento da cui provenivano i polli che il ragazzo e i suoi fratelli avevano mangiato – ha precisato il dottor Sahin – sono stati abbattuti dopo aver manifestato i sintomi della malattia 15 giorni fa. Nell’ospedale erano poi ricoverate altre due persone con sintomi della malattia. (R.M.)

 

 

DECRETATO, IN KENYA, LO STATO DI “DISASTRO NAZIONALE”, PER LA SICCITÀ E

LA CARESTIA CHE STANNO COLPENDO 2 MILIONI E MEZZO DI CITTADINI

 

NAIROBI. = Accogliendo la richiesta di un gruppo di parlamentari appartenenti a differenti schieramenti politici, il presidente del Kenya, Mwai Kibaki, ha decretato “disastro nazionale” la siccità e la carestia che stanno colpendo circa 2 milioni e mezzo di cittadini, “per garantire che ci siano interventi adeguati sul terreno”. Nel suo discorso di inizio anno al Paese, Kibaki ha rinnovato “l’appello ai partner nazionali e internazionali ad unirsi al governo per dare una mano ai fratelli e alle sorelle che stanno sperimentando questa difficile situazione”, soprattutto nelle regioni nord-orientali e costiere del Paese, dove almeno 30 persone sono già decedute. Decretare lo stato di “disastro nazionale”, secondo il responsabile operativo della “Kenyan Red Cross Society” (KCRS), Farid Abdulkadir, “è una mossa giusta da parte del governo, che consentirà di utilizzare tutte le risorse disponibili”. Abdulkadir ha riferito che le operazioni di soccorso sono state intensificate anche con il dispiegamento dell’esercito, incaricato di distribuire i generi di prima necessità, e grazie alla solidarietà di un grande numero di privati. Nei distretti di Wajir, Mandera e Marsabit sono già arrivati circa 100 tonnellate di cibo e aiuti per 373 mila dollari da donatori internazionali. Anche nella vicina Tanzania lo scenario è preoccupante: il presidente, Jakaya Kikwete, ha avvertito che, a causa delle scarse piogge, “in molte aree del Paese già scarseggiano gli alimenti”. (R.M.)

 

 

PREVISTA, IL 9 FEBBRAIO PROSSIMO, L’INAUGURAZIONE DEL NUOVO VILLAGGIO DI

PERIAVILAI, NELLO STATO INDIANO DEL TAMIL NADU, PESANTEMENTE DANNEGGIATO DALLO TSUNAMI DEL 26 DICEMBRE 2004. L’OPERA È STATA PORTATA A TERMINE GRAZIE AI FONDI RACCOLTI DALL’ASSOCIAZIONE NAPOLETANA, MONDO AMICO (AMA)

 

NAPOLI. = Grazie all’impegno dell’Associazione napoletana Mondo Amico (AMA), il 9 febbraio prossimo sarà inaugurato in India, nello Stato del Tamil Nadu, il nuovo villaggio di Periavilai, pesantemente danneggiato dallo tsunami del 26 dicembre 2004. “Abbiamo raccolto 450 mila euro in sei mesi – spiega Luca Trapanese, responsabile dei volontari dell’associazione partenopea – e, a distanza di un anno, abbiamo ricostruito il villaggio con 450 case e 525 famiglie, dove prima dello tsunami vivevano prevalentemente pescatori”. L’AMA già operava in un’altra piccola città dello Stato del Tamil Nadu, Orikottai: “Abbiamo finanziato – racconta Trapanese - un piccolo asilo voluto da sister Lincy Cherian, dell’ordine Holy Cross, rivolto a bambini disabili. Suore dell’Holy Cross vivevano anche a Periavilai, così sister Lincy, informata delle drammatiche condizioni in cui versava il villaggio, ha chiesto il nostro aiuto”. Per finanziare il progetto, l’associazione ha mandato 500 salvadanai in giro per Napoli e  fuori città, mettendo insieme circa 90 mila euro. Altri fondi sono stati raccolti con una serata al Teatro Augusteo, cui hanno partecipato gratuitamente molti artisti napoletani, con un’asta organizzata da una galleria, con donazioni e libere offerte, non solo da Napoli e dal resto d’Italia, ma anche dall’estero. “Abbiamo anche ricevuto dal governo indiano una medaglia d’oro – ricorda Trapanese – come la migliore associazione che ha operato dopo lo tsunami, perché siamo i primi a consegnare un villaggio ricostruito nei tempi previsti. (R.M.)

 

A CAUSA DELLA GLOBALIZZAZIONE, DELLE 6 MILA LINGUE PARLATE OGGI NEL MONDO, ENTRO IL 2100 NE RESTERANNO SOLO LA METÀ: È L’ALLARME LANCIATO IERI A PARIGI DALL’UNESCO, L’ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE

CHE TUTELA LA CULTURA E LA SCIENZA

- A cura di Roberta Moretti -

**********

PARIGI. = Delle 6 mila lingue parlate oggi nel mondo, fra un secolo ne resteranno solo la metà: è l’allarme lanciato ieri a Parigi dall’UNESCO, l’organizzazione delle Nazioni Unite che tutela la cultura e la scienza. Attualmente, le lingue più parlate sono il cinese, l’inglese, lo spagnolo, il russo, il francese e l’hindi/urdu. Nel 2100, le maggioritarie saranno le lingue asiatiche, come il cinese e l’hindi, l’inglese, lo spagnolo e l’arabo. Il ritmo della scomparsa sarà regolato dai tempi sempre più stretti della globalizzazione economica, che porta con sé l’esodo dalle campagne e lo smarrimento degli indigeni nelle metropoli e negli Stati più industrializzati. Per questo, la perdita degli idiomi sarà forte soprattutto in Australia e negli Stati Uniti. Inoltre – spiega al quotidiano parigino Le Monde la linguista, Colette Grinevald – con la cancellazione delle lingue scompariranno anche numerose conoscenze, perché  proprio gli idiomi locali permettono di vedere il mondo in modo diverso e di mostrare le varie sfaccettature del genio umano”. “La scomparsa di una lingua – sottolinea ancora la studiosa – può creare inoltre dei problemi d’identità, perché il modo di parlare permette di radicarsi in una storia”: “Nell’America Latina, ad esempio, molti hanno dovuto rinunciare alla propria lingua a vantaggio dell’inglese o dello spagnolo, con il risultato di creare un’anomia, ovvero, un’assenza di regole, in cui nessuna delle due lingue è padroneggiata”. “Una situazione – aggiunge la Grinevald – che può diventare fonte di violenza fra popoli o di autodistruzione, come l’alcolismo o il suicidio”. Per questo, a febbraio dovrebbe essere presentato all’UNESCO il progetto del nuovo Museo della parola, un estremo tentativo di salvare le lingue in via di estinzione, lanciato all’ultima edizione del Festival della Scienza di Genova. (R.M.)

**********

 

 

E’ SCOMPARSO IERI A ROMA VITTORIO PERI, STORICO DELLA CHIESA E

FIGURA DI SPICCO DELLA CULTURA CATTOLICA. I FUNERALI, DOMANI ALLE 11

NELLA PARROCCHIA DI NOSTRA SIGNORA DI COMOROTO

 

ROMA. = Si svolgeranno domani alle 11, nella parrocchia romana di Nostra Signora di Comoroto, i funerali di Vittorio Peri, storico della Chiesa, figura di spicco della cultura cattolica e postulatore della Causa di Beatificazione di Giorgio La Pira. Peri, scomparso a Roma all’età di 73 anni, all’alba del primo gennaio, ha ricoperto incarichi presso la Biblioteca Apostolica Vaticana e presso la Commissione internazionale mista per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse. Tra gli incarichi ricoperti dallo studioso, anche quello di membro del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, organismo internazionale di cui fanno parte  storici provenienti da vari Paesi del mondo. Docente universitario di Storia della Chiesa, Peri è stato autore di decine di libri e pubblicazioni.

 

 

=======ooo=======

 

24 ORE NEL MONDO

2 gennaio 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

Sono ore di attesa per la sorte dei 5 turisti italiani rapiti ieri nello Yemen da esponenti di un gruppo tribale della provincia del Marib. Le autorità yemenite avrebbero raggiunto un accordo con i rapitori dei cinque italiani, la cui liberazione sarebbe dunque imminente. Lo riferiscono fonti italiane, citando alcuni media locali. Il presidente Ciampi, dal canto suo, ha assicurato che si stanno facendo tutti gli sforzi perché la crisi si risolva al più presto.

 

In Medio Oriente l’aviazione israeliana e' tornata a colpire durante la notte la Striscia di Gaza, in risposta al lancio di missili palestinesi in territorio ebraico. Il primo ministro israeliano, Sharon, sarà ricoverato giovedì prossimo per un lieve intervento al cuore. La salute di Sharon è al centro dell’attenzione politica locale e internazionale visto che l’anziano premier, alla guida del nuovo partito Kadima, è indicato dai sondaggi come il grande favorito delle elezioni che si terranno il 28 marzo.

 

Sul versante palestinese, dopo la liberazione del pacifista italiano ad opera delle forze di sicurezza, non si placa il malcontento della polizia palestinese per la situazione di anarchia nei Territori. Circa duecento poliziotti in borghese questa mattina hanno fatto irruzione in diverse sedi dell'amministrazione di Rafah, nella Striscia di Gaza, per denunciare l'inazione dell'Autorità Nazionale palestinese di fronte al caos che regna nella Striscia di Gaza. Intanto, decine di osservatori europei, partiti alla volta delle principali città della Cisgiordania e di Gaza, hanno dato il via ai preparativi in vista delle elezioni politiche del 25 gennaio.

 

Ancora violenze in Iraq, dove almeno cinque poliziotti governativi sono stati uccisi e altri cinque feriti da un’autobomba che è esplosa contro il loro pullman a Baquba, a nord di Baghdad. Gli agenti avrebbero dovuto prendere servizio in una città curda più a nord.

 

I ribelli maoisti, che dal 1996 combattono armi in pugno la monarchia del Nepal, hanno affermato oggi la fine del “cessate-il-fuoco” proclamato quattro mesi fa annunciando che sarà ripresa l'offensiva contro “il regime autocratico” di re Gyanendra. La sospensione delle ostilità aveva permesso tra l'altro una convergenza politica tra i maoisti e i sette principali partiti nepalesi con il fine di ristabilire la democrazia. Il 1 febbraio 2005 il re ha assunto i pieni poteri, licenziando il governo, a suo dire incapace e passivo davanti ai progressi militari maoisti. Lo scorso 13 agosto l'Unione Europea ha condannato i ribelli  per l'indottrinamento e l'impiego di bambini soldato nella guerra civile, che finora ha fatto oltre 12.500 morti.

 

In Afghanistan, un attentatore suicida ha lanciato oggi la sua automobile imbottita di tritolo contro un convoglio di soldati appartenenti alla forza multinazionale. Nessuna vittima fra i militari, mentre una passante è rimasta ferita. L’attacco, reso noto dal governatore regionale, Abdullah Khan, è avvenuto presso la città di Kandahar, nella parte meridionale del Paese. Non è stata specificata la nazionalità dei soldati feriti, tuttavia, nella zona operano soprattutto truppe americane.

 

La commissione delle Nazioni Unite che indaga sull'omicidio dell’ex premier libanese, Rafic Hariri, vuole interrogare il presidente siriano, Bashar Assad. Lo ha reso noto la portavoce della commissione. Oltre al presidente, gli inquirenti dell’ONU avrebbero chiesto di sentire anche il ministro degli Esteri di Damasco. Dal canto suo, il presidente libanese pro-siriano, Emile Lahoud, ha respinto tutte le accuse contro di lui mosse dall’ex vice presidente siriano, Khaddam. Secondo Khaddam, Lahoud avrebbe condotto delle campagne denigratorie contro il premier libanese Rafic Hariri, poi ucciso nel febbraio dello scorso anno.

 

In Indonesia, cresce il numero delle vittime provocate dall’esondazione di un fiume, avvenuta stamani a Panti, località nella parte centrale del Paese. Le autorità locali hanno fatto sapere che i morti sono almeno 34 e i feriti 30. Non si hanno notizie della sorte degli abitanti di due villaggi colpiti dall’inondazione. Centinaia di abitazioni e alcune scuole sono andate completamente distrutte. Intanto, nel quadro dell’inchiesta sull’attentato di sabato in un mercato della provincia di Sulawesi, la polizia indonesiana ha annunciato ieri il fermo di un uomo. Posto sotto interrogatorio, potrebbe essere uno degli autori dell’azione criminosa che ha causato 7 morti e una cinquantina di feriti.

 

Non accenna a fermarsi la locomotiva dell’economia cinese. Il prodotto interno lordo del Paese nel 2005 è cresciuto del 9,8%, quattro decimi di punto più del previsto. Lo ha reso noto Qu Xinquian, vice ministro dello Sviluppo nazionale e della commissione Riforme. “Questi dati - ha spiegato il vice ministro - sono stati rielaborati dopo gli aggiustamenti del PIL del 2004”, recentemente rivisto al rialzo al 16,8%.

 

Dodici uomini sono stati uccisi da militari nigeriani perchè sorpresi a prelevare petrolio greggio da un oleodotto nello Stato meridionale del Delta. Lo ha annunciato il capo della “Task Force” governativa, Isiaka Pachiko.

 

 

=======ooo=======