RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 57 - Testo della trasmissione di domenica 26 febbraio 2006

 

 

Sommario

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All’Angelus, Benedetto XVI condanna con forza gli atti di violenza in nome della religione ed esorta i fedeli a vivere il tempo quaresimale con spirito nuovo

 

Un invito ad affidarsi alla Madonna e a guardare all’esempio di santità di don Andrea Santoro. Così, ieri, il Papa agli studenti del Seminario Romano Maggiore

 

Al via domani, in Vaticano, un Congresso internazionale della Pontificia accademia per la vita sull’embrione umano nella fase del preimpianto Intervista con il vescovo Elio Sgreccia

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Stasera a Torino la cerimonia di chiusura delle XX Olimpiadi invernali. Ai nostri microfoni mons. Carlo Mazza

 

I Paesi del Mediterraneo insieme, per uno sviluppo condiviso dei siti archeologici: è l’obiettivo al centro di un Congresso tenutosi a Modica, in Sicilia - Con noi Giuseppe Drago e Gaballah Ali Gaballah

 

L’Organizzazione umanitaria Oxfam lancia l’allarme siccità in Africa Orientale. Con noi, Sergio Marelli

 

Le nuove frontiere della telemedicina al servizio dei malati. Ce ne parla Raffaele Bernardini -

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il virus dell’influenza aviaria continua a diffondersi in Germania e Francia

 

In Pakistan un cantante cristiano picchiato per costringerlo a convertirsi all’Islam

 

Italia e Portogallo in prima linea negli aiuti per i rifugiati Saharawi, in Algeria

Si è conclusa in Brasile la IX Assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese

Iniziata in Camerun la campagna 2006 per le offerte al clero

 

Sugli schermi cinematografici italiani dal prossimo 3 marzo il film “All the invisibile children” dedicato ai milioni di bambini sofferenti nel mondo  

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora violenze in Iraq: esplosione presso una moschea di Bassora

 

Appello congiunto di Kofi Annan e Lega Araba per stemperare la tensione innescata dalle vignette su Maometto

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 febbraio 2006

 

 

DIO CHIEDERA’ CONTO A CHI SPARGE IN SUO NOME IL SANGUE DEL FRATELLO: ALL’ANGELUS, BENEDETTO XVI CONDANNA GLI ATTI DI VIOLENZA IN NOME DELLA

RELIGIONE. E NELLA DOMENICA CHE PRECEDE L’INIZIO

DELLA QUARESIMA, IL PAPA ESORTA I FEDELI A VIVERE

QUESTO TEMPO FORTE CON SPIRITO NUOVO

 

I fedeli affrontino il tempo quaresimale con lo spirito nuovo di chi ha trovato in Gesù il senso della vita: è l’esortazione di Benedetto XVI all’Angelus domenicale, ascoltato da migliaia di fedeli, che hanno riempito una piazza San Pietro riscaldata da un tiepido sole. Ma il Papa ha anche levato un vibrante appello per la riconciliazione e la pace, in particolare in Iraq e Nigeria, ribadendo con forza che mai il nome di Dio può essere usato per giustificare la violenza. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Mai più guerre in nome di Dio: nella domenica che precede, con il Mercoledì delle Ceneri, l’inizio del periodo quaresimale, Benedetto XVI ha levato una vibrante invocazione per la pace nel mondo. Il Papa ha ricordato le violenze in Iraq e gli attacchi alle moschee. Azioni, ha affermato, che “seminano lutti, alimentano l’odio ed ostacolano gravemente la già difficile opera di ricostruzione del Paese”. Non ha mancato poi di rivolgere il pensiero alla Nigeria, scossa dagli scontri tra cristiani e musulmani, con molte vittime e distruzione di chiese e moschee. Quindi, ha ribadito che mai va usata la religione per giustificare la violenza:

 

I frutti della fede in Dio non sono devastanti antagonismi, ma spirito di fraternità e di collaborazione per il bene comune. Dio, Creatore e Padre di tutti, chiederà conto ancor più severamente a chi sparge in suo nome il sangue del fratello. Che tutti, per intercessione della Vergine Santa, si ritrovino in Lui, che è la vera pace!       

 

Il Papa ha espresso “ferma condanna per la violazione dei luoghi di culto”, affidando al Signore i defunti e coloro che li piangono. Ha poi invitato “tutti a più intensa preghiera e penitenza, nel sacro tempo di Quaresima, affinché il Signore allontani” la minaccia dei conflitti. Proprio al significato del periodo quaresimale per i cristiani, il Papa ha dedicato la maggior parte delle sue riflessioni prima della recita dell’Angelus. Prendendo spunto dall’odierno brano evangelico sul tema del digiuno, ha sottolineato come la Quaresima costituisca “un grande memoriale della passione del Signore”. Ha così indicato ai fedeli lo spirito con il quale si debba vivere questo tempo forte, che ci prepara alla Pasqua di Risurrezione:

 

Il tempo di Quaresima non va affrontato con spirito “vecchio”, quasi fosse un’incombenza pesante e fastidiosa, ma con lo spirito nuovo di chi ha trovato in Gesù e nel suo mistero pasquale il senso della vita, e avverte che tutto ormai deve riferirsi a Lui.

 

Era questo, ha proseguito, “l’atteggiamento dell’apostolo Paolo, che affermava di essersi lasciato tutto alle spalle per poter conoscere Cristo” Nell’itinerario quaresimale, è stata infine l’invocazione del Papa, “ci sia guida e maestra Maria Santissima” che “quando Gesù si diresse decisamente verso Gerusalemme per subirvi la Passione, lo seguì con fede totale”. Dopo l’Angelus, il Papa ha salutato “con particolare affetto” la comunità giovanile del Seminario vescovile di Treviso. “Seguendo l’esempio di san Pio X, che fu Padre spirituale nel vostro Seminario – ha detto il Pontefice – vi incoraggio a donare con gioia la vostra vita a Gesù e ai fratelli”

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UN INVITO AD AFFIDARSI ALLA MADONNA E A GUARDARE ALL’ESEMPIO DI SANTITÀ DI DON ANDREA SANTORO. COSI’ IERI POMERIGGIO IL PAPA AGLI STUDENTI

DEL SEMINARIO ROMANO MAGGIORE VISITATO NELLA FESTA

 DELLA PATRONA, LA MADONNA DELLA FIDUCIA

 

Un invito ad affidarsi alla Madonna e a San Giuseppe nel cammino verso il sacerdozio. Lo ha rivolto Benedetto XVI ai seminaristi del Pontificio Seminario Romano Maggiore incontrati ieri pomeriggio. Il Papa ha voluto ricordare don Andrea Santoro, che è stato studente al Laterano, perché possa essere d’esempio la sua santità. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

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(Musica)

 

L’affetto per i 120 giovani che studiano nel Pontificio Seminario Romano Maggiore, la preghiera per loro e per la missione che si preparano a compiere nella Chiesa, un caro ricordo per don Andrea Santoro, anche lui seminarista al Laterano. Benedetto XVI ha voluto esprime questi sentimenti nel suo discorso tenuto nella cappella del Seminario Maggiore. Al suo arrivo, a rivolgergli il saluto il rettore mons. Giovanni Tani che ha manifestato le aspirazioni della comunità del seminario:

 

“Vorremmo essere sempre più consapevoli della responsabilità legata alla nostra vita. Sappiamo che la nostra vocazione porta con sé esigenze molto alte e questo pensiero ci fa guardare intensamente a Maria, Madre della Fiducia, che ci indica la strada della confidenza in Dio da percorrere con coraggio e fortezza. Sì, fiducia non significa ripiegare in atteggiamenti rassicuranti, ma guardare con chiarezza il compito che ci attende confidando nell’aiuto di Dio”.

 

Nella festa della patrona del seminario, la Madonna della Fiducia, il Papa ha ricordato che quanti si preparano al sacerdozio compiono il loro cammino di risposta a Cristo grazie all’aiuto della Vergine.

 

“E’ con il suo aiuto che voi, cari seminaristi, vi potete preparare oggi alla vostra missione di presbiteri al servizio della Chiesa”.

 

Poi il pensiero a quanti sono passati nel Seminario Romano:

 

“… penso, tra gli altri, a don Andrea Santoro, ucciso recentemente in Turchia mentre pregava. E così ho invocato la Madre del Redentore perché ottenga anche a voi il dono della santità”.

 

(Musica)

 

Il Pontefice ha quindi proposto una riflessione su San Giuseppe, sulla cui figura mon. Marco Frisina ha composto l’oratorio di quest’anno proprio per la visita del Santo Padre al seminario:

 

“… l’esempio di San Giuseppe, “uomo giusto”, pienamente responsabile di fronte a Dio e di fronte a Maria, costituisca per tutti un incoraggiamento nel cammino verso il sacerdozio”.

 

Uomo sempre attento alla voce del Signore, che guida gli avvenimenti della storia e pronto a seguirne le indicazioni; sempre fedele, generoso e distaccato nel servizio; ha detto il Papa di San Giuseppe, maestro efficace di preghiera e di lavoro nel nascondimento di Nazaret. Chi ne chiede il sostegno quotidianamente,  ha suggerito Benedetto XVI, potrà sperimentare tanti frutti spirituali. Infine l’invito ai giovani seminaristi ad invocare la Madonna con le parole “Mater mea, fiducia mea”.

 

“Prego perché queste parole si imprimano nel cuore di ciascuno di voi, e vi accompagnino sempre durante la vostra vita e il vostro ministero sacerdotale”.

 

(Musica)

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AL VIA DOMANI, IN VATICANO, UN CONGRESSO INTERNAZIONALE DELLA PONTIFICIA

ACCADEMIA PER LA VITA SULL’EMBRIONE UMANO NELLA FASE DEL PREIMPIANTO

- Intervista con il vescovo Elio Sgreccia -

 

         Si tiene domani e martedì in Vaticano il Congresso internazionale della Pontificia Accademia per la Vita su “L’embrione umano nella fase del preimpianto: aspetti scientifici e considerazioni bioetiche”. L’evento si svolge contestualmente alla XII Assemblea Generale dell’Accademia, che si svolgerà il giorno dopo, mercoledì primo marzo. I lavori si terranno nell’Aula Nuova del Sinodo. In apertura, il vescovo Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia, rivolgerà un indirizzo di saluto agli accademici ed esperti invitati; interverrà quindi il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del pontificio consiglio per la Salute, che svolgerà la prolusione sul tema “La cultura della morte contro la cultura della vita nell’insegnamento della Evangelium vitae”. I partecipanti raggiungeranno quindi il Palazzo Apostolico per l’udienza con il Santo Padre prevista, alle 12, in Sala Clementina. Le tre sessioni del congresso porranno a fuoco questioni quali lo sviluppo dell’embrione preimpiantatorio, la diagnosi prenatale e preimpiantatoria, lo statuto bio-antropologico dell’embrione pre-impiantatorio. Al microfono di Giovanni Peduto, il vescovo Elio Sgreccia spiega gli obiettivi del congresso:

 

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R. – Si sa che l’embrione preimpiantatorio è al centro oggi di un interesse particolare degli scienziati ed è anche al centro di divergenze circa la sua identità e il suo valore. Faccio un’esemplificazione: l’embrione preimpiantatorio è quello che sta nei laboratori della fecondazione artificiale. Prima di essere impiantato, da alcune correnti di pensiero, specialmente con il rapporto Warnock, in Inghilterra, dagli anni ’80 a questa parte, lo si è definito un pre-embrione. Lo si congela, lo si usa per sperimentazione. Abbiamo poi, più vicino a noi, la diffusione dell’impiego della pillola del giorno dopo. Questa agisce prima dell’impianto, come si sa. Nel mentre che l’embrione inizia la fecondazione, l’embrione transita dentro le tube e, prima che si impianti, la pillola del giorno dopo ne impedisce l’impianto e quindi ne provoca la dispersione. Questo tipo di embrione è sempre interessato dalla clonazione, perché nella clonazione si costruisce un embrione anche senza l’impiego dei gameti paterni e materni. E’ poi da lì che vengono prese le cellule staminali. Tutto questo pone il problema: è un essere umano con piena dignità o è un gruppo di cellule di cui si può fare quello che la scienza o l’utilità immediata suggerisce? Si sa che i pronunciamenti finora avuti dai documenti della Chiesa definiscono che, dal momento della fecondazione, l’embrione umano possiede la dignità umana tutta. E’ un individuo umano che è destinato alla nascita, ha diritto alla vita e ha la dignità della persona umana. Così dice la Donum Vitae. Lo studio, allora, che si farà in questi giorni è di vedere l’aspetto biologico: che cosa manifesta l’embrione dal momento dalla fecondazione in poi; quali sono le sue caratteristiche biologiche e la sua attività; e se merita o non merita il nome di bambino, di figlio; se ha o non ha questa dignità.

 

D. – L’Accademia si occuperà proprio di questo tema: “L’embrione nella sua fase del preimpianto”. Eccellenza, che cos’è il preimpianto? 

 

R. – E’ quel tempo che va dalla fecondazione dell’embrione fino all’impianto. Nella via naturale comprende i primi sei, nove giorni di vita. Quando l’embrione è appena fecondato, nel tratto alto delle tube, comincia a scendere pian piano e arriva all’utero, dove, se trova le condizioni adatte, si impianta. Questo tratto di vita è preso in considerazione, alla luce di questa domanda: “Merita o non merita tutta la stima e tutta la dignità di creatura umana, di figlio di un padre e di una madre, che ha diritto di vita”?

 

D. – E di conseguenza quali sono gli aspetti scientifici e le considerazioni bioetiche da fare?

 

R. – Gli aspetti scientifici: vedere se c’è continuità tra il momento iniziale e tutti gli sviluppi successivi; se la biologia indica un essere umano che ha una sua attività, una sua fisionomia, una sua individualità, o no. E qui si pone sia l’aspetto antropologico, cioè è una creatura umana di piena dignità, e l’aspetto etico, come difenderlo da qualsiasi aggressione, strumentalizzazione, sperimentazione distruttiva.

 

D. – Quando si parla di rispetto della vita non entra in gioco la fede, ma i diritti umani. Quali sono le ragioni della Chiesa per dire che l’embrione è persona?

 

R. – Le ragioni vengono dedotte dalla realtà. Questo essere umano possiede in sé, sia sotto l’aspetto biologico, sia sotto l’aspetto antropologico, tutte le caratteristiche che lo qualificano come un individuo della specie umana. E come tale, anche nei suoi primi giorni di vita, possiede i diritti e la dignità di uomo, della persona umana. Merita lo stesso rispetto. Naturalmente questi diritti non è in grado di difenderli da solo e allora proprio lì interviene un obbligo maggiore da parte della società, dei genitori prima di tutto, e poi di tutta la società.

 

D. – Perché oggi la società fa così difficoltà ad accettare la cultura della vita?

 

R. – Una società che è stata educata, nella sua più palese spinta, alla ricerca dell’utilità, dell’efficienza, della produttività, e magari anche del piacere materiale, trova difficoltà a prendere su di sé degli impegni, dei sacrifici. La maternità è un impegno, è una responsabilità. Portare a termine un figlio per una famiglia è un insieme di sacrifici, che se fatti per amore sono amore essi stessi. Nella società di oggi, però, la donazione di sé per la vita di nuove creature contrasta con l’educazione all’edonismo che è piuttosto diffusa.

 

D. – Senza questo rispetto per la vita la nostra società dove va a finire?

 

R. – Senza il rispetto della vita, valore fondamentale, la società si inclina verso l’autodistruzione. Come del resto si vede lì dove le nascite sono calate e dove c’è il rischio dell’autogenocidio, che attualmente in alcuni Paesi europei e nelle società occidentali è mascherato dalla mobilità e dall’emigrazione delle popolazioni. I sociologi e i demografi hanno fatto il calcolo che entro qualche decina di anni, non molto in là, potrebbero scomparire intere popolazioni, perché le nascite e i concepimenti sono calati.

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 febbraio 2006

 

STASERA A TORINO, LA CERIMONIA DI CHIUSURA

DELLE XX OLIMPIADI INVERNALI

- Con noi, mons. Carlo Mazza -

 

Cerimonia di chiusura, stasera a Torino, delle XX Olimpiadi Invernali 2006. I Giochi hanno assegnato in queste ore gli ultimi allori: straordinaria la prova dell’italiano Giorgio Di Centa, che ha conquistato la medaglia d'oro nella 50 km di fondo. Nel pomeriggio, l’ultima medaglia in palio con la finale di Hockey su ghiaccio tra Finlandia e Svezia. Per 15 giorni, dunque, sui Giochi di Torino è stata puntata l’attenzione di tutto il mondo. Ormai non solo evento meramente sportivo, ma anche mediatico e politico, le Olimpiadi rappresentano un importante sfida per il Paese ospitante. Giancarlo La Vella ha chiesto un bilancio di questa edizione a mons. Carlo Mazza, responsabile dell’Ufficio Sport e tempo Libero della conferenza episcopale italiana, assistente spirituale della Nazionale olimpica italiana:

 

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R. – Siamo giunti felicemente alla fine, io credo che sia anche questo un dato bello da dire, perché con tutte le paure che c’erano prima, il giudizio è molto positivo sia per l’accoglienza, sia anche per quello che si è potuto fare in ordine alla testimonianza, all’essere in qualche modo vicino ai ragazzi, vicino anche agli accompagnatori. Quindi un’esperienza piena, un’esperienza molto bella, un’esperienza che rimane nel segno del ricordo così ma anche nel cuore, nello spirito. E’ stata incisiva anche sotto questi aspetti.

 

D. – Papa Benedetto XVI aveva auspicato che questo evento fosse anche l’occasione per approfondire certi valori dal punto di vista spirituale. Questo è stato realizzato in qualche modo?

 

R. – Direi proprio di sì. Il Santo Padre con parole molto incisive, molto chiare, aveva aperto delle strade, dei percorsi possibili. Io ho visto qui al villaggio e anche in altre parti dei siti olimpici che lo spirito prevalente era quello dell’accoglienza, della fraternità, del costruire la pace nel nostro piccolo. Il modello in cui si è vissuto, credo sia rispondente a quelli che erano gli auspici e i desideri del Santo Padre.  Non si dimentichi che qui sono presenti ottanta nazioni, anche di provenienza islamica, e questa presenza di nature così diverse sia dal punto di vista della nazionalità e della cultura, ma anche della religione, ha permesso un dialogo profondo, amicale. Questa è stata una cosa che ho costatato personalmente e devo dire che è stato molto bello e, sotto alcuni profili, commovente, perchè tutti sanno cosa ci sia fuori da questo villaggio e pur sapendolo si è costruito un minimo di convivenza e un massimo di fratellanza. Poi gli aspetti più ambigui, negativi, certamente ci sono. Anche qua si vedono. Certo questa sorta di eccesso di investimenti, di affari, questo eccesso di spettacolarizzazione oggi è fatale. Non si può fare a meno di dire che onestamente lo sport è un’altra cosa. Vivendolo così occorre arginare quelli che sono gli aspetti negativi e far emergere e prevalere gli aspetti positivi che credo non manchino, e che anzi sono stati vissuti e testimoniati.

 

D. – Alla fine possiamo dire che lo sport ha vinto…

 

R. – Credo proprio che possiamo terminare così: lo sport ha vinto! Possiamo dire, come il nostro presidente Ciampi:Viva le Olimpiadi’, nel senso dei grandi valori che qui si sono vissuti, testimoniati e praticati.

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Tanti paesi del mediterraneo insieme, per uno sviluppo condiviso

dei siti archeologici: per due giorni a modica, in Sicilia,

un’iniziativa culturale e’ stata  occasione di dialogo e

 di impegno sottoscritto da paesi che vivono conflitti o serie tensioni

- Con noi Giuseppe Drago e Gaballah Ali Gaballah -

 

Tanti Paesi del Mediterraneo, anche quelli in cui si vivono conflitti o serie tensioni, si sono ritrovati insieme per parlare di sviluppo condiviso di siti archeologici e dunque di valori culturali: è accaduto a Modica, in Sicilia, questa settimana. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Dall’Algeria alla Giordania, dal Marocco alla Siria: non è mancato praticamente nessun Paese del Mediterraneo. E, soprattutto, lo stesso tavolo ha visto seduti insieme i rappresentanti di Israele e dell’Autorità Nazionale Palestinese, di Libano e di Siria, di Cipro e della Turchia. E poi, ospiti su territorio italiano, Marocco, Malta, Grecia, Francia, Spagna, ma anche Libia. La cosiddetta “carta di Modica” è l’impegno scritto che hanno firmato: un impegno alla piena collaborazione. Un impegno al dialogo, che va oltre l’arte, secondo quanto sottolinea il sottosegretario agli Esteri italiano , Giuseppe Drago:

 

R. – Questa iniziativa è un’iniziativa di politica estera, che ha come obiettivo fondamentale il dialogo tra i Paesi del Mediterraneo. Nel rispetto della propria identità si dialoga per garantire una migliore convivenza civile e prevenire i conflitti, facendo in modo che da questo ragionamento culturale e turistico nasca un coordinamento complessivo che consenta di dialogare sempre tra questi Paesi.

 

Per quanto riguarda l’esperienza concreta di questi giorni, Giuseppe Drago racconta:

 

R. – Credo che il lavoro sia stato straordinario, così come straordinaria sia stata l’atmosfera. Allo stesso tavolo erano seduti i rappresentanti della Palestina e i rappresentanti di Israele, che parlavano e discutevano di queste problematiche, superando qualunque pregiudizio legato purtroppo agli scontri, al clima politico attuale. Italiani, francesi – i francesi come osservatori – che parlavano con gli altri Paesi del Mediterraneo, ciascuno non volendo affermare la propria supremazia, ma rispettando la diversità dell’altro e cercando di capire anche quali siano le ragioni degli altri, non solo da un punto di vista culturale, ma anche dal punto di vista delle proprie abitudini, del proprio modo di vivere, del proprio modo di amministrare, di governare. C’è stata una disponibilità all’ascolto da parte di tutti, nei confronti di tutti.

 

         Ma ecco la testimonianza uno dei protagonisti della conferenza internazionale di Modica, il rappresentante del governo egiziano, Gaballah Ali Gaballah, che è consigliere archeologico del Cairo:

 

R. - WE HAVE A COMMON HERITAGE THAT GOES BACK FOR THOUSANDS OF YEARS …

Abbiamo un patrimonio comune, che peraltro risale a migliaia di anni fa. Le difficoltà a capirsi, in realtà, sono in superficie mentre è profondo il senso di unità. Il fatto che tutte queste genti appartengono ad una medesima cultura, che condividono le stesse preoccupazioni per la tutela del loro patrimonio li riporta insieme ed è proprio così che ci scopriamo capaci di comunicare tra di noi. Così tutti insieme è un’esperienza nuova: la speranza per il futuro. Le persone che parlano di scontro tra civiltà non sanno di cosa stanno parlando. Se vogliono imparare, devono ascoltare. Esiste un dialogo tra le civiltà, non uno scontro. Dovrebbero venire nei Paesi del Mediterraneo e allora potrebbero comprendere che noi, la gente del Mediterraneo, siamo quelli che “creano” la civiltà e che noi la proteggeremo. La gente che fa affermazioni del genere, non ha civiltà, non ha radici. Noi abbiamo radici e il nostro impegno per proteggere cultura e civiltà è altissimo!

 

D. – Lei collabora ad un progetto culturale. Pensa che la cultura abbia qualcosa di importante da insegnare alla politica?

 

R. – OF COURSE! CULTURE IS THE GLUE THAT HOLDS PEOPLE TOGETHER! …

Assolutamente sì! La cultura è esattamente la ‘colla’ che tiene unite le genti. Possiamo essere diversi in tante cose, ma mai saremo diversi nel proteggere il nostro patrimonio culturale. Ecco perché affermo che la cultura ci “lega”, ci unisce, certamente non ci divide. Ecco perché la cultura dovrebbe sempre occupare un posto preminente nella strategia delle genti e delle nazioni del Mediterraneo, se vogliamo fare del bene comune alle nostre genti.

 

D. – Spesso si sente dire: è difficile il dialogo tra i popoli; c’è uno scontro tra civiltà e via dicendo … A parte questi grandi appuntamenti come conferenze  o  eventi particolari, nel mondo della cultura il dialogo è possibile?

 

R. – YOU SEE, THAT’S WHAT I AM SAYING. I DO NOT AGREE WITH THE FEAR OVER …

E’ quello che vado affermando. Io non condivido la paura dello scontro tra civiltà. Per noi, popoli del Mediterraneo, è in realtà un’idea ‘strana’. Chi parla di ‘scontro tra civiltà’ è gente che non sa cosa significhi ‘cultura’, che non conosce le radici della cultura nel Mediterraneo. Questo è un concetto che non riesco assolutamente ad accettare. L’unica cosa che posso condividere è che la cultura esiste per promuovere il dialogo, non lo scontro. E anche se a volte sembra o suona difficile, personalmente non ho mai trovato difficoltà: mai ho avuto problemi in alcun Paese del Mediterraneo, sia esso stato l’Italia, la Grecia, la Francia. E sempre troveremo qualcosa di comune!

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L’ORGANIZZAZIONE UMANITARIA OXFAM LANCIA

 L’ALLARME SICCITA’ IN AFRICA ORIENTALE

- Con noi, Sergio Marelli -

 

         In Africa Orientale tarda l’erogazione dei fondi promessi dalla comunità internazionale per fronteggiare una spaventosa siccità. Al momento, dei 542 milioni di euro richiesti, solo il 30% è giunto a destinazione in Kenya, Somalia ed Etiopia. Questi dati sono stati diffusi, nei giorni scorsi a Nairobi, dall’organizzazione umanitaria britannica Oxfam, una delle ONG più impegnate nella regione, che ha lanciato un appello ai donatori internazionali affinché intervengano tempestivamente. Intanto la siccità ha provocato centinaia di vittime e la decimazione di molti allevamenti. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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         Il pericolo è che gli aiuti arrivino troppo tardi per scongiurare la tragedia. La situazione, secondo i dati di Oxfam, è particolarmente grave in Kenya dove 3 milioni di persone sono ridotte allo stremo. Qui la denutrizione colpisce il 30% della popolazione. Ma sono oltre 10 milioni le persone che rischiano di morire di fame. Questa situazione, come altre, dimostra che non sempre il diritto all’alimentazione occupa il primo posto dell’agenda politica dei governi. Proprio questo tema è stato al centro di un convegno che nei giorni scorsi a Roma ha riunito diversi rappresentanti della società civile e di organismi internazionali, come la FAO, il Programma Alimentare Mondiale (PAM) e il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Qui è stato ribadito che serve un maggiore coordinamento di tutti gli attori per definire concrete politiche di aiuto. Ma concretamente su cosa bisogna fare pressione per ricordare alle istituzioni che sono obbligate a garantire l’alimentazione ai popoli? Lo abbiamo chiesto a Sergio Marelli, presidente della FOCSIV:

 

R. – Direi sicuramente sul fatto che gli impegni ratificati a livello internazionale non sono i capricci di un momento, quanto piuttosto obiettivi che certamente devono essere rispettati per i due miliardi di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà nel mondo, ma anche e sempre più degli obiettivi da mantenere per garantire sicurezza, prosperità e benessere anche all’interno dei Paesi ricchi.

 

D. – Uno studio finanziato dalla Banca Mondiale e dell’Università di Oslo avverte che un evento climatico come il “Niño” potrebbe mettere a repentaglio i raccolti di mais e quindi l’alimentazione per 20 milioni di africani. Come prevenire questo scenario, che, come l’attuale carestia in Africa, è ampiamente previsto?

 

R. – Direi anzitutto che bisogna passare da una logica di andare a riparare i danni creati dalle grandi catastrofi naturali all’applicazione di politiche di cooperazione a medio e lungo termine, tese proprio a prevenire e a rimuovere le cause che ingenerano queste grandi sciagure. E’ ormai ampiamente comprovato che il degrado ambientale e la non attenzione alla sostenibilità e agli interventi eco-compatibili, siano una delle maggiori cause che poi provocano disastri come quello del “Niño” che si abbattono sciaguratamente sulle popolazioni già prostrate da economie in grande difficoltà.

 

D. – Secondo lei dove sta fallendo il commercio internazionale?

 

R. – Sta fallendo fondamentalmente nel considerare che anche gli interessi dei Paesi ricchi – che sono legittimi – si devono però misurare anche con gli interessi della stragrande maggioranza dei Paesi esclusi dai processi decisionali di questa organizzazione. L’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) deve arrendersi all’evidenza che le decisioni per la comunità internazionale vanno assunte con il consenso – anche – dei Paesi in via di sviluppo. Non è un caso che il WTO sia l’unica organizzazione internazionale a non avere assunto come propri gli Obiettivi del Millennio.

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LE NUOVE FRONTIERE DELLA TELEMEDICINA A SERVIZIO DEI MALATI

E LE POSSIBILI APPLICAZIONI FUTURE ANCHE NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

- Intervista con Raffaele Bernardini -

        

         Nuove frontiere per la cura del malato si aprono con la telemedicina, le cui applicazioni sono ancora poco note ai cittadini, sebbene questa tecnologia medica sia già operativa in diversi Paesi e sarà inserita anche in Italia dopo la fase sperimentale nel Piano sanitario nazionale 2006-8. Ma cos’è la telemedicina? Roberta Gisotti ha girato la domanda al dott. Raffaele Bernardini, direttore di “Telemeditalia”, giornale on line specializzato sulle tecnologie sanitarie:

 

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R.- La telemedicina è il rilevamento e la trasmissione a distanza di dati di interesse sanitario, per mezzo di strumenti telematici, ossia che si avvalgono della telecomunicazione e dell’informatica, e utilizzano quindi la rete telefonica, la radio-televisione o le reti informatiche. In particolare, un’area importante di applicazione della telemedicina è la tele-cardiologia per il monitoraggio dei paziente cardiopatici.

 

D. – Ci sono anche altri malati che potranno usufruire della telemedicina?

 

R. – Ci sono sviluppi importanti anche per la tele-dialisi e la tele-chirurgia e la telemetria medica, che è la misurazione a distanza di parametri medici, che è molto sfruttata nello sport e nell’astronautica, per rilevare dati durante le prestazioni sportive e le missioni spaziali.

 

D. – Quali vantaggi ci saranno per i pazienti?

R. – La telemedicina ha due aspetti: un aspetto clinico, ed è quello del monitoraggio di parametri clinici dei pazienti, e uno assistenziale. Per esempio col cardio-telefono, che è un dispositivo applicabilissimo a casa, non c’è bisogno per il paziente di spostarsi, di accedere agli ambulatori, di fare file, prenotazioni, etc e quindi favorisce la semplificazione di procedure sanitarie ed ha un positivo risultato di tipo anche psicologico. Oltre a questo c’è la ricaduta sui costi: la spesa sanitaria si abbatte, perchè diminuiscono i ricoveri ospedalieri, dato che il paziente si può controllare al proprio domicilio.

 

D. – Quali sono i principali ostacoli da superare per diffondere la telemedicina? Sono di tipo economico, per applicare questa tecnologia nella casa dei pazienti o negli studi dei medici di base, o piuttosto sono di tipo organizzativo, o anche culturale?

 

R. – In effetti, un primo elemento di turbamento è che qui in Italia manca una vera e propria cultura di questa tecnologia. La tecnologia perfeziona la tutela della salute e questo bisogna che i medici lo capiranno.

 

D. - Ci sono delle applicazioni della telemedicina che riguardano anche i medici?

 

R. – Sicuramente un elemento importante dello sviluppo della telemedicina è la formazione e l’aggiornamento continuo a distanza dei medici.

 

D. – Quali sono invece i Paesi più avanzati per la telemedicina?

 

R. - L’Italia è uno dei Paesi più indietro purtroppo nella telemedicina. Abbiamo un Paese qui vicino a noi, la Grecia, che è molto più avanzato dell’Italia. Per non parlare degli Stati Uniti, del Giappone, dell’Australia. Paesi avanzatissimi.

 

D. – La telemedicina apre nuove e più grandi possibilità, anche di esportare conoscenze mediche nei Paesi poveri?

 

R. – Non c’è dubbio. Gli orizzonti della telemedicina si dovranno aprire anche nei Paesi in via di sviluppo. Ma è tutto un sistema che va elaborato, perché queste tecnologie possano approdare nei tempi consentiti in quei Paesi.

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CHIESA E SOCIETA’

26 febbraio 2006

 

INFLUENZA AVIARIA: IL VIRUS H5N1 CONTINUA A DIFFONDERSI IN GERMANIA E FRANCIA. REGISTRATI I PRIMI CASI ANCHE IN SVIZZERA,

MENTRE LA CINA ANNUNCIA DUE NUOVI CONTAGI UMANI

- A cura di Isabella Piro -

 

STOCCARDA.= L’influenza aviaria continua la sua corsa: in Germania, due anatre selvatiche contagiate sono state scoperte sulle rive del Lago di Costanza, al confine con la Svizzera, mentre altri 3 volatili infetti sono stati trovati nel land di Mecklenburg-Pomerania occidentale. Registrati anche i primi casi su alcuni uccelli selvatici in Svizzera, nella regione di Ginevra e nel cantone di Sciaffusa. Un altro cigno è stato colpito dalla patologia a Trogir, in Croazia e tutti i volatili presenti nella stessa zona sono stati abbattuti. Allarme anche in Romania, dove un nuovo focolaio del virus, il 34esimo scoperto finora, è stato riscontrato nella zona sud-est, vicino Topalu. Se i test confermeranno la presenza del virus H5N1, i 17mila volatili presenti nella regione saranno abbattuti. Ed è emergenza in Francia, dopo la conferma che l’influenza aviaria ha raggiunto un allevamento di tacchini vicino Versailleux. Per precauzione, la Prefettura di zona ha vietato l’accesso a meno di 100 metri dalla palude di Dombes. Intanto, per tranquillizzare la popolazione e far risalire i consumi di carni bianche, crollati del 25-30% in tre mesi, con perdite pari a 130 milioni di euro, il presidente francese Jacques Chirac ha invitato il Paese alla calma e ieri, durante l’inaugurazione del 43esimo Salone internazionale dell’Agricoltura, ha mangiato pollo pubblicamente. E mentre le autorità del Giappone e di Hong Kong hanno comunque deciso di sospendere tutte le importazioni di prodotti avicoli dalla Francia, la Cina annuncia due nuovi contagi umani: si tratta di una donna di 26 anni e una bambina di 9 anni, colpite dal virus H5N1 nelle province di Zhejiang e Anhui. Entrambe le pazienti avevano avuto contatti con pollame malato. Sono risultati negativi, invece, i test effettuati su un immigrato afgano ricoverato a causa di forti febbri sull’isola greca di Lesbo. Notizie tranquillizzanti, infine, arrivano dall’Italia: gli 11 polli trovati morti a Torre a Mare, vicino Bari, non erano malati di influenza aviaria, ma sono stati uccisi con un colpo alla testa, modalità consueta di soppressione per il pollame. (I.P.)

 

 

IN PAKISTAN, UN CANTANTE CRISTIANO PICCHIATO PER COSTRINGERLO A CONVERTIRSI ALL’ISLAM. LA COMMISSIONE NAZIONALE GIUSTIZIA E PACE LANCIA UN APPELLO, AFFINCHÉ LA POPOLAZIONE SI EDUCHI AL RISPETTO RELIGIOSO

 

LAHORE.= Da semplice rapina a tentativo di conversione forzata all’Islam: questa la disavventura capitata nei giorni scorsi ad un famoso cantante cristiano a Lahore, in Pakistan. L’agenzia AsiaNews riferisce che l’episodio è avvenuto di notte, mentre l’artista, A. Nayyar, stava tornando a casa. Circondato da sei uomini che volevano rapinarlo, il cantante è stato immediatamente riconosciuto dai criminali che hanno iniziato a picchiarlo ed offenderlo, chiedendogli di recitare il Salama-Tayyaba, la professione di fede islamica. Dopo l’aggressione, i rapinatori sono fuggiti lasciando Nayyar a terra. L’artista cristiano è stato poi soccorso da alcuni abitanti della zona. Al momento, i responsabili della violenza non sono stati identificati, ma l’artista – come rende noto la Commissione nazionale Giustizia e Pace (Ncjp) – non avrebbe intenzione di intraprendere azioni legali. Intanto, la Ncjp ha scritto una lettera al ministro per gli Affari religiosi e le minoranze, affinché affronti questi episodi e provi ad educare la popolazione al rispetto religioso. (I.P.)

 

 

         ITALIA E PORTOGALLO IN PRIMA LINEA NEGLI AIUTI PER I RIFUGIATI SAHRAWI

IN ALGERIA, COLPITI DALLE GRAVI INONDAZIONI DEI GIORNI SCORSI

 

ALGERI.= Sono oltre 440 le tende trasportate dagli aerei cargo italiani e portoghesi nella regione di Tindouf, in Algeria occidentale. Destinatari degli aiuti gli oltre 50mila rifugiati sahrawi, rimasti senza casa dopo le piogge torrenziali e le inondazioni che hanno devastato la zona nei giorni scorsi. Come riferisce l’agenzia Fides, oltre la metà delle abitazioni nei campi di Awserd, Smara e Laayoune è stata distrutta dalle alluvioni e un altro 25% è stato gravemente danneggiato. Al momento, nessun ambulatorio medico è utilizzabile e i depositi di farmaci hanno subito molti danni. Nei campi, sono andate distrutte anche le scuole. L’Ufficio della Commissione Europea per l’Assistenza Umanitaria sta fornendo 500mila euro per contribuire all’invio di tende, coperte e altri aiuti, mentre, secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, occorreranno più di 25 voli aerei per trasportare altre duemila tende, decine di coperte e materassi, teloni di plastica e taniche per l’acqua. (I.P.)

 

 

LA SALVAGUARDIA DEL CREATO, LA VIOLENZA NEL MONDO, IL DIALOGO

INTERRELIGIOSO: QUESTI I TEMI ANALIZZATI DALLA NONA ASSEMBLEA

DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE CONCLUSASI IN BRASILE

 

PORTO ALEGRE.= Proteggere il Creato, porre fine alla violenza nel mondo, favorire il dialogo tra i cristiani e tra le diverse religioni: sono stati questi i temi principali trattati dalla nona assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese che si è concluso a Porto Alegre, in Brasile, giovedì scorso. Titolo dell’incontro, che per la prima volta si è svolto in un Paese dell’America Latina: “Trasforma il mondo, o Dio, nella tua grazia”. E così, nella parte finale del messaggio diffuso al termine dell’assemblea, i delegati delle 348 Chiese che compongono il Consiglio Ecumenico hanno voluto pregare il Signore per diventare “collaboratori di Dio, ricercando l’unità completa e visibile dell’unica Chiesa di Gesù Cristo”. (I.P.)

 

 

CAMERUN: AL VIA LA CAMPAGNA 2006 PER LE OFFERTE AL CLERO.

I FONDI RACCOLTI ANDRANNO A SOSTENERE LE PARROCCHIE,

LE SCUOLE CATTOLICHE E I CENTRI SANITARI

 

YAOUNDÉ.= “Mi assumo la mia responsabilità di fedele, verso liberamente il mio contributo al fondo per il clero per sostenere la mia Chiesa nelle sue azioni e nei suoi progetti”. Così l’arcivescovo di Yaoundè, mons. Victor Tony Bakot, ha lanciato la campagna 2006 per le offerte al clero. La campagna prenderà il via insieme alla Quaresima e – come ha ricordato il presule – servirà a sostenere le iniziative dell’arcidiocesi. In particolare, i fondi raccolti saranno destinati alle scuole cattoliche, alle parrocchie e ai centri sanitari. Per pubblicizzare la campagna, lo stesso arcivescovo indirizzerà a tutte le famiglie dei fedeli una lettera particolare, mentre saranno stampate inserzioni e opuscoli informativi. Imminente, inoltre, l’attivazione di un “call center” per ottenere informazioni e notizie sull’attività dell’arcidiocesi di Yaoundè. (A.M./I.P.)

 

 

“ALL THE INVISIBLE CHILDREN”: SI INTITOLA COSÌ IL FILM DEDICATO AI MILIONI DI BAMBINI NEL  MONDO CHE PATISCONO LA FAME, LA VIOLENZA, LO SFRUTTAMENTO.

 REALIZZATA DA OTTO GRANDI REGISTI, LA PELLICOLA SARÁ NEI CINEMA ITALIANI

DA VENERDÌ PROSSIMO

 

ROMA.= Bambini e adolescenti affamati, sfruttati, privati dei loro diritti fondamentali, come l’istruzione, a causa di guerre e violenze. A tutti loro è dedicato il film “All the Invisibile Children”, che uscirà nelle sale italiane il 3 marzo, dopo l’anteprima in programma, per il 28 febbraio, all’Auditorium di via della Conciliazione di Roma. Alla serata, sarà presente anche il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Sostenuta dalla Cooperazione Italiana alla Sviluppo del ministero degli Affari Esteri, la pellicola è stata realizzata da otto grandi registi, tra cui Emir Kusturica, Spike Lee, Ridley Scott e John Woo. Ognuno di loro ha raccontato una storia diversa sulla situazione dei bambini in varie parti del mondo, in particolare sui minori che ogni giorno devono lottare per vincere la fame, la povertà, lo sfruttamento del lavoro, la guerra e le malattie. Ma il film vuole essere anche un’occasione concreta di aiuto all’infanzia, per combattere soprattutto la malnutrizione dei bambini africani: “All the Invisibile Children”, infatti, è anche un fondo, istituito dal PAM e dall’UNICEF, in cui confluiranno i proventi della pellicola e delle iniziative ad essa collegate, come mostre, video e cd musicali. (I.P.)

 

 

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 febbraio 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata-

 

La Duma, la Camera bassa del parlamento russo, ha approvato una proposta di legge sulla lotta antiterrorismo, che autorizza l'esercito ad abbattere un aereo di linea dirottato o a colpire obiettivi terroristici all’estero. La proposta, approvata da 423 deputati, deve essere ancora esaminata dalla Camera alta del parlamento che generalmente conferma il voto della Duma. Il provvedimento introduce un regime speciale di “minaccia terroristica” che autorizza una restrizione dei diritti dei cittadini. Via libera dunque alle intercettazioni telefoniche, alla sorveglianza della posta, compresa quella elettronica, e al rafforzamento dei controlli di identità. La legge stabilisce, inoltre, che la Russia si riserva il diritto di fare ricorso alla forza per colpire obiettivi terroristici fuori dal suo territorio. Una decisione questa che spetta al presidente. Una delle norme più contestate del testo, che prevedeva la restrizione del lavoro dei media durante operazioni di antiterrorismo, è stata cancellata nella seconda lettura del testo.

 

 Ancora una giornata di sangue in Iraq. Diversi attentati hanno provocato la morte di almeno 8 persone. Sul piano politico si registrano segnali di apertura. Il premier  Jaafari e gli altri leader hanno raggiunto un accordo per placare la tensione e gli scontri in atto nel Paese. Un’esortazione al dialogo è giunta anche dal leader radicale sciita, Moqtada Al Sadr. Il nostro servizio:

 

 

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L’unico nemico del Paese è il terrorismo. E’ uno dei punti centrali dell’accordo raggiunto ieri sera dai leader politici iracheni. E’ stato il premier Jaafari ad annunciare questo risultato. Condannando la violenza interconfessionale, le forze politiche hanno chiesto agli imam che si adoperino per rafforzare lo spirito di unità degli iracheni. Fra le altre misure, l’intesa prevede il rilascio di tutti gli iracheni arrestati, la protezione dei luoghi di culto e il risarcimento dei danni subiti dalla popolazione in questi giorni. Intanto stamani a Bassora anche il leader sciita Moquata Al Sadr, il cui movimento è accusato di essere a capo di recenti violenze, ha esortato sciiti e sunniti ad interrompere le vendette incrociate. Fra le sue richieste anche una manifestazione comune per ribadire il ritiro delle forze americane. Poco dopo il suo discorso una violentissima esplosione, avvenuta nei pressi di una moschea, ha ferito due persone. Intanto per il terzo giorno consecutivo, Bagdad è una città dalle strade vuote, in seguito al blocco della circolazione decretato fino a domani per motivi di sicurezza. Anche questa misura, però, non è servita ad evitare un attentato contro un veicolo militare statunitense che ha provocato la morte di due soldati. Nella cittadina di Hilla, a sud della capitale, altre 5 persone sono rimaste uccise per lo scoppio di un autobomba avvenuta nell’affollata stazione degli autobus.

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 In centinaia si sono riuniti oggi a Teheran davanti all’ambasciata britannica per protestare contro l'attentato alla moschea sciita di Samarra, in Iraq, che è all’origine dell’ondata di violenze nel Paese arabo. L’ambasciata era protetta da un centinaio di agenti delle unità anti-sommossa e i manifestanti si sono limitati a bruciare bandiere britanniche, intonando slogan ostili a Londra e all'occidente, ritenuti responsabili di quanto accaduto alla moschea.

 

 Un appello congiunto alla moderazione e al dialogo per calmare la tensione esplosa nel mondo islamico per le vignette su Maometto è giunto ieri da una riunione a Doha, nel Qatar, fra il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, i membri della Lega Araba e l'Organizzazione per la Conferenza Islamica (OCI). Intanto non si placano le proteste. Circa 70 persone sono state arrestate a Lahore, in Pakistan, poco prima di una manifestazione non autorizzata dal governo. Nel centro di Hong Kong, invece, si è svolto pacificamente il raduno di un migliaio di musulmani.

 

 E’ alta la tensione tra Italia e Francia sul tema delle aggregazioni in campo energetico. Il primo ministro francese de Villepin ieri ha annunciato con soddisfazione la fusione tra la società Gaz de France e quella franco-belga Suez-Electrabel. L’obiettivo dell’operazione è di contrastare una possibile offerta pubblica di acquisto dell’italiana ENEL su Suez. Il meccanismo di protezione francese non è piaciuto al ministro italiano dell’Economia Tremonti, che ha osservato: “le barriere dei singoli Stati potrebbero portare ad un'implosione del mercato europeo”. Dal canto suo, il ministro delle Attività Produttive, Scajola, ha annullato il vertice francese con il collega Loos, previsto per domani.

 

 In Italia, in attesa dei faccia a faccia televisivi, continua e si fa sempre più aspro il confronto a distanza tra i candidati premier dei due schieramenti. Ieri alla kermesse romana in cui l’Unione ha presentato il suo programma, Romano Prodi ha promesso di liberare l’Italia da Berlusconi. Da parte sua il premier è tornato ad attaccare l’intreccio tra magistratura, sinistra e cooperative rosse. Il servizio di Giampiero Guadagni.

 

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I sondaggi continuano a dare l’Unione in vantaggio e la Casa delle Libertà in leggero ma costante recupero. Situazione classica per alzare, se ce ne fosse stato bisogno, il tono dello scontro. E così nel ring elettorale, il centrosinistra tiene alta la guardia, mentre il centrodestra prova ad affondare i colpi. Il round di ieri ha visto Romano Prodi presentare il suo programma elettorale e attaccare quello del Polo. “La serietà paga”, ha affermato il professore, “il tempo dell’illusionismo è finito”. Appuntamento allora al 10 aprile, quando – assicura Prodi -  “finirà l’inverno dell’Italia durato cinque anni”. Il leader dell’Unione ha poi risposto a Berlusconi, che ha criticato la magistratura per avere bloccato, con quella che il premier ha definito ingerenza indebita, la scalata della Banca Popolare Italiana ad Antonveneta, poi finita in mani straniere. Lo stato in cui si trova l’Italia, ha osservato Prodi, non è certo colpa dei magistrati. Ma ieri Berlusconi ha insistito. E aprendo la campagna elettorale di Forza Italia,  ha attaccato il sistema di intreccio di potere tra giunte rosse, cooperative rosse, magistratura rossa e i DS, partito – ha detto il premier – che “cambia nome ma è sempre lo stesso, cioè comunista”. Su questo fronte, il premier incassa il sostanziale appoggio dei suoi alleati, anche se Fini e Casini usano toni diversi. E soprattutto non rinunciano all’idea di candidarsi a Palazzo Chigi, mentre Berlusconi ribadisce di essere d’ora in poi l’unico leader della coalizione. Ma l’attesa è tutta concentrata sul doppio confronto televisivo tra Berlusconi e Prodi. Che la RAI ha fissato per il 13 marzo e il 3 aprile. Prodi ha fatto sapere che non se ne farà nulla se non saranno fissate regole comuni. Il premier è convinto che il professore semplicemente abbia paura del faccia e faccia. E agli sfidanti, il presidente della RAI, Petruccioli, fa sapere: aspetto una risposta definitiva entro una settimana.

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Iran e Russia sono pervenuti ad un accordo preliminare sul nucleare. Lo ha affermato il capo dell’organizzazione iraniana dell’energia atomica, Aghazadeh, senza tuttavia aggiungere altri dettagli. La Russia ha proposto una moratoria per l'arricchimento di uranio da parte dell'Iran e un trasferimento di questo programma in territorio russo. Una simile iniziativa potrebbe fugare i timori sulla possibilità che il governo di Teheran usi il materiale nucleare arricchito per produrre la bomba nucleare. L'Iran insiste sul suo diritto all'arricchimento e non sembra ci siano progressi sulla proposta russa.

 

 “Se Israele darà ai palestinesi uno Stato e gli restituirà i suoi diritti, allora siamo pronti a riconoscerli". E’ quanto afferma il premier designato palestinese, Haniyeh, esponente del movimento radicale islamico di Hamas, in un’intervista rilasciata al "Washington Post". Per Haniyeh, Hamas è "pronta a riconoscere Israele" se questo darà ai palestinesi pieni diritti e uno Stato nei territori occupati nel 1967,compresi la Cisgiordania e Gerusalemme Est. Tuttavia, il capo della lista parlamentare di Hamas nel consiglio legislativo palestinese, Bardawil, ha affermato che diversi passaggi dell’intervista sono inesatti. Secondo esponenti del governo israeliano queste parole sono una trappola.

 

 In Afghanistan, almeno 30 persone sono rimaste ferite in seguito ad una rivolta in un carcere di Kabul dove sono detenuti anche molti esponenti taleban. Lo hanno riferito fonti ufficiali precisando che i disordini si sono verificati ieri sera quando, durante protesta nata sulle regole di cambio dell'uniforme, i detenuti hanno preso in ostaggio due guardie carcerarie donne. Il ministero della Giustizia afgano ha confermato gli incidenti, ma non ha fornito un bilancio preciso dei feriti.

 

 Nel nord del Messico, sono tutti morti i 65 minatori rimasti intrappolati domenica scorsa in una miniera di carbone a San Juan de Sabinas. I soccorsi, che per tutta la settimana hanno cercato di raggiungerli, non sono riusciti a salvarli. I dirigenti della miniera hanno comunicato alle famiglie dei minatori che non vi sono più speranze.

 

 

 Al via i primi provvedimenti del governo di Manila dopo il tentativo di golpe e la dichiarazione dello stato d'emergenza da parte del presidente, Arroyo. Il generale Renato Miranda, comandante il corpo dei marine delle Filippine, è stato sollevato dall'incarico. I marine filippini, secondo diverse voci, erano fra le unità militari coinvolte nel tentativo di colpo di stato. Al posto di Miranda è subentrato il suo vice, il generale di brigata Nelson Aliaga.

 

 A Kampala, capitale dell’Uganda, la situazione appare calma dopo il conteggio elettorale che ha assegnato a Museveni la vittoria alle elezioni presidenziali. Il suo principale antagonista, Besigye, non riconosce ufficialmente i risultati delle urne perche' “illegali” e frutto di brogli.

 

 Dopo le voci sull'arresto di Ratko Mladic, poi smentite dal Tribunale del'Aia, ora sembra che le autorità serbe stiano negoziando la resa del generale serbo bosniaco accusato di crimini di guerra nell'ex Jugoslavia. E’ quanto fa sapere il ministro degli Esteri olandese, Ben Bot, riferendo in Parlamento. L’ex capo dell’esercito serbo bosniaco era stato localizzato, secondo quanto riportavano i media serbi, nella zona di Tuzla, in Bosnia, non lontano dal confine con la Serbia.

 

 Ieri, migliaia di persone sono scese in piazza a Madrid per manifestare contro la politica di dialogo nei confronti dell’Eta, inaugurata dal governo del premier Zapatero. Alla protesta, organizzata dall'Associazione vittime del terrorismo (AVT), si sono aggiunti i popolari di Mariano Rajoy e dell’ex premier Aznar.

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