RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 33  - Testo della trasmissione di giovedì 2 febbraio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nel pomeriggio Benedetto XVI presiede la Messa nella Basilica vaticana nella festa della Presentazione del Signore e nella Giornata della vita consacrata: ai nostri microfoni l’arcivescovo Silvano Nesti

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Dalla riunione dell’AIEA a Vienna, l’ipotesi di una decisione sul possibile  deferimento di Teheran all’ONU nella prossima riunione di marzo: il commento di Bijan Zarmandili

 

Il dramma degli ex bambini soldato che anche dopo la fine dello sfruttamento sul campo devono affrontare la difficile prova di costruire un futuro: al centro dell’impegno della Fondazione Mago Sales in Uganda: intervista con don Silvio Mantelli

 

Numerose le iniziative di accoglienza spirituale in Piemonte in occasione degli ormai prossimi Giochi olimpici di Torino: con noi il cardinale Severino Poletto

 

L’impressionista italiano Federico Zandomeneghi in mostra al Chiostro del Bramante di Roma: ce ne parla Renato Miracco

 

CHIESA E SOCIETA’:

Difendere il valore della persona umana e dare la preferenza ai più poveri e agli esclusi: questa l’esortazione dei vescovi del Guatemala, al termine della loro assemblea plenaria annuale

 

Scomparsa il 31 gennaio, all’età di 78 anni, Coretta Scott King, la vedova di Martin Luther King

 

Il voto è un diritto prezioso”: questo l’appello lanciato ai cattolici dai vescovi sudafricani, in vista delle prossime elezioni nel Paese

 

Pedagogia della santità: si intitola così il secondo piano d’azione pastorale 2003-2009 esaminato ieri dall’assemblea della Conferenza episcopale regionale dell’Africa occidentale

 

L’Opera Romana Pellegrinaggi presenta domani il catalogo dei viaggi 2006 e festeggia i 50 anni di collaborazione con Alitalia e Trenitalia

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora proteste contro le caricature di Maometto apparse su quotidiani scandinavi. Circondato l’ufficio dell’Unione europea a Gaza

 

Abu Mazen si impegna a chiedere al partito che formerà il nuovo governo il rispetto di  tutti gli accordi che impegnano l’Autorità palestinese

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 febbraio 2006

 

 

OGGI POMERIGGIO BENEDETTO XVI PRESIEDE LA MESSA NELLA BASILICA VATICANA

 NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

E NELLA GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA

- Intervista con l’arcivescovo Silvano Nesti -

 

Oggi la Chiesa celebra la Festa della Presentazione del Signore e la Giornata della vita consacrata. Per questa duplice occasione Benedetto XVI presiede la Liturgia eucaristica alle 17.30 nella Basilica Vaticana. Alla celebrazione sono invitati in modo particolare i religiosi e le religiose. La Santa Messa sarà preceduta dalla benedizione delle candele e dalla processione. Dopo l’omelia, avrà luogo il ringraziamento a Dio per il dono della vita consacrata. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell’evento, con commento in italiano, a partire dalle 17.20, sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Nel mondo i religiosi sono oltre un milione: circa 200 mila gli uomini, oltre 800 mila le donne. Ma qual è attualmente la situazione della vita consacrata? Giovanni Peduto ha intervistato il segretario del Dicastero vaticano per la vita consacrata, l’arcivescovo Silvano Nesti:

 

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R. - Dipende da che punto di vista la guardiamo e come la guardiamo. In alcune nazioni è fiorente, in altre dà segni di sofferenza. Nel nostro ambiente europeo, direi che ci sono alcune situazioni preoccupanti per l’invecchiamento delle persone consacrate e per la mancanza di vocazioni, ma ci sono nuove forme di vita consacrata che stanno sorgendo e che attirano molti giovani. Questo è un motivo di speranza. Si nota tuttavia per alcuni Istituti un grande rischio: la secolarizzazione e la cultura consumistica, che sono entrate anche nelle comunità, nella mentalità dei singoli religiosi e religiose. E’ necessario  riconsiderare i valori dei consigli evangelici, della vita comunitaria, della preghiera e rivitalizzarli.

 

D. - Come possono portare Cristo al mondo, oggi, i consacrati?

 

R. - Soprattutto con la vita evangelica: testimoniare Cristo e il suo mistero con le parole e con la vita quotidiana concreta, con la fedeltà al proprio carisma.  Scelte e stile evangelico hanno ancora la capacità di parlare all’uomo moderno, spesso smarrito in tante realtà umane ma privo di punti fermi, capaci di orientarlo. Questo è il compito soprattutto  dei consacrati.

 

D. - Cosa direbbe a un giovane o una giovane che si sentono attratti dalla vita consacrata?

 

R. - Di non avere paura! Di non voltarsi indietro! Di lasciare tutto e seguire Cristo! Egli, Cristo stesso, dona in cambio cento volte tanto su questa terra e la vita eterna! Se un giovane avverte nel proprio cuore la voce di Cristo, la sua chiamata, risponda sì! Vale la pena seguire Cristo perchè solo Lui indica la strada giusta, solo Lui sa guidarci e soddisfare in pieno il cuore  dell’uomo, anche del giovane o della ragazza d’oggi!

 

D. - Povertà, obbedienza, castità: come descriverebbe in breve i tre voti dei religiosi?

 

R. - La vita consacrata, attraverso i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza,  pone al mondo le sfide fondamentali  che, in modo diverso, coinvolgono ogni persona nella propria vocazione. E' il triplice aspetto della liberazione dalla schiavitù delle passioni (castità); delle cose (povertà); dell'orgoglio (obbedienza). La scelta 'radicale' che la persona compie nella vita consacrata  per molti è incomprensibile. In realtà essa è dono dello Spirito Santo e non si può comprendere se si riduce tutto a scelta unicamente umana. L’uomo moderno infatti vuole essere ricco e avere ogni sorta di libertà. Vuole avere tutto subito, secondo la cultura consumistica. Invece i consigli evangelici  propongono valori eterni, guardano alle cose del mondo con distacco, pur apprezzando i doni di Dio. La Povertà in questo modo aiuta il distacco per dedicarsi in tutto a Cristo e a tutti gli uomini e donne bisognosi di aiuti spirituali e materiali. L’Obbedienza domanda l’ascolto assiduo della voce di Dio, per essere  volontariamente sottomessi alla legittima autorità della Chiesa; con il voto di obbedienza si decide in piena libertà di non essere liberi, ma di fare un sacrificio della propria libertà al Signore Gesù, che si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Quando la persona consacrata si impegna nella pratica gioiosa della castità perfetta, quale testimonianza della potenza dell'amore di Dio nella fragilità della condizione umana, risponde efficacemente alla provocazione di una cultura edonistica che svincola la sessualità da ogni norma morale e la rende schiava di una sorta di idolatria dell'istinto. Il motivo fondamentale della sua scelta però è la contemplazione dell'amore trinitario che Cristo ci rivela. In forza di questa esperienza si sente capace di un amore radicale e universale che le dà la padronanza di sé e della disciplina necessaria per non cadere nella schiavitù dei sensi e degli istinti. La castità consacrata appare così come esperienza di gioia e di libertà, che apre  il cuore  ai fratelli in un servizio animato dalla Carità. I consigli evangelici non sono difficili nemmeno per i giovani moderni, se si acquisisce la consapevolezza che è Dio a scegliere e a chiamare, se non si conta su  se stessi ma sulla sua grazia.

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UDIENZE E NOMINE

 

Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, sei presuli della Conferenza espicopale della Repubblica Democratica del Congo, in vista ad Limina, e l’Ambasciatore della Repubblica Araba di Siria, la Sig.na Siba Nasser, in visita di congedo.

 

In India, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Eparchia di Sagar dei Siro-Malabaresi, presentata da mons. Joseph Pastor Neelankavil, C.M.I., in conformità al can. 210 § 1 del CCEO. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. Anthony Chirayath, del clero dell’Eparchia di Sagar, attualmente capo ufficio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Mons. Chirayath, 65 anni, ha studiato filosofia e teologia presso il Seminario St. Charles di Nagpur e la spiritualità al Teresianum di Roma. E’ stato, tra l’altro, primo sacerdote diocesano di Sagar, viceparroco nella cattedrale locale, cappellano universitario e segretario del vescovo. Poliglotta, per oltre 35 anni mons. Chirayath ha lavorato nel Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

 

Sempre in India, il Pontefice ha nominato vescovo di Belgaum il sacerdote Peter Machado, parroco a Kone, che ha 52 anni. Il neo presule dopo il seminario minore ha proseguito gli studi ecclesiastici al Papal Seminary di Pune. Dopo l'ordinazione sacerdotale ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi di economo della Diocesi, vicario parrocchiale, parroco. Dal 1989 al ’93 Studi, ha studiato a Roma Diritto Canonico. La Diocesi di Belgaum, nata nel 1953, suffraganea di Bangalore, ha una superficie di 44.200 kmq, 12 milioni di abitanti, di cui circa 30 mila cattolici. Le parrocchie sono 56, 120 i sacerdoti, 361 le religiose e 20 i seminaristi maggiori.

 

Negli Stati Uniti, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Detroit presentata per raggiunti limiti di età da mons. Thomas J. Gumbleton.

 

Nelle Filippine, Benedetto XVI ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Cotabato il sacerdote mons. José Colin Mendoza Bagaforo, finora vicario generale. Il nuovo vescovo, 62 anni, ha studiato in patria e dal 1990 al 1991 ha conseguito una specializzazione in teologia alla Weston School of Theology di Cambridge, negli U.S.A. Successivamente, ha conseguito specializzazioni in campo pedagogico. E’ stato anche più volte parroco ed economo dell'arcidiocesi.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il Medio Oriente: scontri tra coloni ed agenti israeliani durante uno sgombero nell'insediamento di Amona.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Africa.  

 

Servizio estero - Nucleare: sul programma atomico di Teheran l'Aiea riferirà al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. George W. Bush: "Difenderemo Israele".  

 

Servizio culturale - Un articolo di Michele Piccirillo dal titolo "Un monastero di epoca bizantina in un palazzo dei Principi Ghassanidi": una scoperta che ha rivoluzionato le indagini archeologiche a Qasr al-Hallabat in Giordania.

 

Servizio italiano - Sempre in primo piano il tema della par condicio.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 febbraio 2006

 

A VIENNA RIUNIONE DELL’AIEA SUL DOSSIER IRANIANO

MA UNA DECISIONE SULL’EVENTUALE DEFERIMENTO DI TEHERAN ALL’ONU

SARA’ PRESA, NON PRIMA DI MARZO NELLA PROSSIMA RIUNIONE DELL’AGENZIA

DELLE NAZIONI UNITE

- Intervista con Bijan Zarmandili -

 

Non un “deferimento”, bensì un “rapporto”, cioè un’ultimissima chance data all'Iran prima del completo isolamento davanti alla comunità internazionale: è questo, in sintesi, il contenuto della bozza di risoluzione presentata a Vienna nell’odierna riunione straordinaria dell’Agenzia internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). I rappresentanti dei 35 Paesi del Consiglio voteranno il testo della risoluzione di domani. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

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La linea privilegiata sembra quella di riferire e non di deferire: nella bozza preliminare di Francia, Germania e Gran Bretagna, si chiede infatti al direttore generale dell’AIEA, El Baradei, di riferire al Consiglio di sicurezza dell’ONU sul programma nucleare iraniano. El Baradei dovrà anche presentare un rapporto alla riunione dell’AIEA prevista per il prossimo 6 marzo. Se entro questa data la Repubblica Islamica non si sarà messa in regola con i propri impegni internazionali legati al trattato di non proliferazione, il dossier di Teheran sarà deferito al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Alle attività diplomatiche si aggiungono, poi, gli avvertimenti della comunità internazionale: il presidente americano, George Bush, ha precisato ieri che gli Stati Uniti sono pronti a difendere militarmente, se necessario, Israele e ad intervenire contro l’Iran. La Repubblica islamica - ha aggiunto il premier britannico Tony Blair - deve rispettare i propri impegni internazionali. In Iran, intanto, si celebra la Rivoluzione islamica di 27 anni fa e radio e televisione continuano a trasmettere musiche patriottiche.

 

(Musica)

 

In questo clima, il presidente Ahmadinejad ribadisce il diritto di Teheran ad utilizzare l’atomo per scopi pacifici. Il capo dei negoziatori iraniani, Ali Larijani, minaccia ritorsioni.

 

(PAROLE DI LARIJANI…)

 

In caso di deferimento all’ONU – avverte Larijani – l’Iran darà avvio allo sviluppo industriale dell’arricchimento dell’uranio.

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Ma come interpretare l’ormai probabile decisione al termine della riunione dell’AIEA, che si concluderà domani, di concedere ulteriore tempo all’Iran per adempiere ai propri impegni legati al trattato di non proliferazione? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Bijan Zarmandili, editorialista del gruppo l’Espresso:

 

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R. – Un periodo di riflessione serve ad ambedue le parti. C’è un’altissima tensione attorno al dossier nucleare iraniano e il segnale più evidente, da questo punto di vista, è l’allineamento della Cina e della Russia sulle posizioni occidentali. Questa è una novità per gli iraniani, perché in realtà non si aspettavano un allineamento dei russi e dei cinesi. Finora, la durezza delle posizioni iraniane era legata anche alla sicurezza che nell’eventualità della presentazione del dossier al Consiglio di Sicurezza, Cina e Russia, avrebbero impedito con il voto la possibilità di sanzioni. Questa prospettiva sta sfumando. Quindi l’Iran appare, adesso, in un isolamento maggiore. Quando, comunque, il dossier arriverà al Consiglio di Sicurezza bisognerà vedere cosa succederà nel frattempo. Bisognerà capire, soprattutto, quali saranno i rapporti tra Mosca, Pechino e Teheran. Bisognerà vedere, poi, se tutto quello che sta avvenendo in queste ore e che accadrà nei prossimi giorni, servirà ad attenuare le tensioni in atto sulla questione iraniana.

 

D. – Cosa significherebbe il deferimento all’ONU per lo Stato e, soprattutto, per la nazione iraniana?

 

R. – Sarebbe un danno enorme per la sua economia, già in ginocchio per mancanza di rapporti, soprattutto con gli Stati Uniti. Credo che per l’Iran avrà una conseguenza di natura politica molto forte.  

 

D. – In un comizio del presidente Ahmadinejad di qualche giorno fa nella città meridionale di Bushehr, molti cittadini presenti hanno denunciato a gran voce seri problemi economici e sociali. Di fronte alla propaganda adesso comincia anche a farsi sentire il malcontento?

 

R. – C’è una novità negli ultimi tempi in Iran, una novità non di poco conto. Se la protesta sino a qualche tempo fa proveniva dagli ambienti intellettuali e universitari, da un po’ di tempo questa protesta si è spostata verso gli strati più poveri della società iraniana. E questo cosa significa? Significa che Ahmadinejad è arrivato al potere promettendo soprattutto una più equa distribuzione della ricchezza e un miglioramento della vita quotidiana della gente. Questo, in realtà, in sei mesi, non sta avvenendo. E tutti i toni della politica si stanno spostando sul problema nucleare. I temi essenziali, appunto quelli più vicini alle masse popolari, non sono invece problemi affrontati. In un certo senso sono elusi, quindi, dalla politica del governo.

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IL DRAMMA DEGLI EX BAMBINI SOLDATO CHE ANCHE DOPO LA FINE

DELLO SFRUTTAMENTO SUL CAMPO DEVONO AFFRONTARE LA DIFFICILE PROVA

DI TENTARE DI COSTRUIRE UN FUTURO:

AL CENTRO DELL’IMPEGNO DELLA Fondazione Mago Sales in Uganda

- Intervista con Don Silvio Mantelli -

 

Far tornare a sorridere gli ex bambini soldato. E’ questo l’obiettivo della Fondazione Mago Sales che ha messo a punto, in Uganda, un progetto di recupero dei piccoli arruolati a forza dalla guerriglia. Chi riesce a fuggire finisce, infatti, nella migliore delle ipotesi, nei campi profughi dell’Onu dove, dopo un momento iniziale di gioia per la fine di un incubo, inizia la tragedia di una vita senza futuro. Grazie al sostegno a distanza ai ragazzi, viene data la possibilità di studiare e imparare un lavoro. Sono già 500 i giovani seguiti dall’associazione. Antonella Villani ha intervistato Don Silvio Mantelli, responsabile del progetto:

 

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R. – I bambini vengono abituati ad essere cattivi, cioè ad odiare. C’è un’iniziazione tremenda. Gli si dice: Quello è un tuo amico? Ecco, questo è un bastone, spaccagli la testa”. La guerra può mantenere un ceto rispetto per la dignità. In questo caso, non ha proprio dignità.

 

D. – I bambini sono sfruttati, tra l’altro, su un doppio fronte, sia dall’esercito regolare che dai guerriglieri…

 

R. – Dai guerriglieri in modo particolare vengono rapiti. Nell’esercito regolare capita di trovare, come è capitato a me di vedere, dei bambini sotto i 15 anni. Il diritto internazionale vieta l’uso di ragazzi sotto i 15 anni per uso militare.

 

D. – Qual è il progetto che avete creato in Uganda per strappare questi bambini dal loro destino?

 

R. – Si contano circa 3mila ex bambini soldato presso i campi profughi che sono allestiti dall’ONU, al confine con il Sudan, nella parte nord del Paese. Quindi, questi bambini sono qui a far nulla. Non possono ritornare nei propri villaggi perché sono stati distrutti e i genitori ed i parenti sono stati massacrati, e loro lo sanno. Quindi, praticamente sono lì ad oziare. Il nostro intervento consiste nel dare una possibilità a questi ragazzi di frequentare un corso scolastico. Vengono messi in un college, dove hanno la possibilità di frequentare una scuola, dove hanno un letto per dormire, una refezione e quindi un’assistenza. Il nostro intervento dura almeno quattro o cinque anni, fino alla maturità, alla possibilità di praticare un lavoro.

 

D. – Tutto questo avviene attraverso l’adozione a distanza?

 

R. – Sì, noi lo chiamiamo sostegno a distanza. Abbiamo dei referenti lì. C’è un missionario comboniano molto, molto bravo che segue direttamente questi progetti ed una giornalista belga che ha dedicato la sua vita proprio al recupero dei bambini soldato.

 

D. – Come cambia la vita di questi bambini nei cinque anni in cui vivono presso la scuola?

 

R. – Cambia subito nei primi due mesi e si vede subito dal loro sguardo. Si apre un mondo e si apre una speranza.

 

D. – Una storia che l’ha segnata e che porterà sempre nel cuore?

 

R. – Un ragazzo di 15 anni che mi ha raccontato la sua vita. Me l’ha raccontata quando lo portavamo all’ospedale di Kampala. Era riuscito a scappare, ma purtroppo era stato colpito ad una gamba ed era rimasto nascosto per circa una settimana nella boscaglia, aspettando che i guerriglieri si spostassero e andassero altrove. Il piede però era andato in cancrena. E’ tremendo. Mi ha mandato proprio adesso una sua fotografia, mentre sta lavorando al computer. Il suo sogno è quello di diventare ingegnere.

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NUMEROSE LE INIZIATIVE DI ACCOGLIENZA SPIRITUALE IN PIEMONTE IN OCCASIONE

 DEGLI ORMAI PROSSIMI GIOCHI OLIMPICI DI TORINO

- Intervista con il cardinale Severino Poletto -

 

In occasione degli ormai prossimi Giochi Olimpici invernali di Torino, che saranno inaugurati il 10 febbraio, i vescovi piemontesi, la Chiesa Evangelica Valdese e la parrocchia torinese della Chiesa Ortodossa italiana consegneranno a ospiti, atleti, dirigenti, accompagnatori, ma anche a giornalisti e sportivi, un'edizione del Vangelo secondo Marco in segno di accoglienza, realizzata in collaborazione con la Società Biblica in Italia. Le tre diocesi piemontesi, Torino, Pinerolo e Susa, interessate alle gare sportive con atleti provenienti da tutto il mondo, hanno promosso in alcune tra le più belle chiese della zona momenti di riflessione spirituale, tra i quali l'Adorazione Eucaristica. Tra le iniziative in programma, segnaliamo l'ostensione virtuale della Sacra Sindone. Al microfono di Luca Collodi, ce ne parla il cardinale arcivescovo di Torino Severino Poletto:

 

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R. – E’ un’ostensione virtuale: ci fu chiesto se durante le Olimpiadi facevamo l’ostensione della Sindone e rispondemmo di no perché l’ostensione della Sindone è un evento strettissimamente spirituale. Richiede preparazione, richiede concentrazione sul mistero della Passione e morte di Gesù, richiede raccoglimento, preghiera, pellegrinaggio etc.. Non ci sembrava giusto durante le Olimpiadi, che sono un evento sportivo, bello, interessante e anche straordinario per Torino, per il Piemonte, ma che comunque concentra l’attenzione della gente sull’evento sportivo, porre quasi in concorrenza un evento di tipo spirituale. Per cui abbiamo detto assolutamente di no. Però, sapendo che alle Olimpiadi viene gente da tutto il mondo e chi viene sa che a Torino c’è la Sindone, e magari è incuriosito di sapere, di vedere dov’è, abbiamo detto: “Se ci sono persone interessate a conoscere qualche cosa della Sindone, allora noi diamo una risposta attraverso una presentazione virtuale, nel senso che ci sono proiezioni di immagini, c’è un sonoro, ci sono commenti, letture di brani del Vangelo …”.  Una presentazione virtuale di tutto ciò che è il mistero della Sindone.

 

D. – Lo sport, in qualche modo al centro di un’attività pastorale delle diocesi …

 

R. – Si, la Chiesa si interessa di sport perché il cristianesimo deve incarnarsi in tutta la vita di un uomo, di un uomo visto nella sua interezza, nella sua globalità, compresi quindi anche tutti gli aspetti che riguardano il suo corpo. In questa visione, l’uomo partecipa alla salvezza con Gesù-Dio, fattosi uomo con tutto il suo essere, anima e corpo. Ma lo sport può portare anche oltre: ad esempio, con la tensione verso una fratellanza universale, portatrice di una vera pace che dovrebbe essere il DNA di ogni evento olimpico. Lo dice anche il Santo Padre nel suo messaggio, in cui si augura e prega perchè l’evento olimpico sia veramente per i credenti un’opportunità per riflettere. Il Papa si augura anche che l’evento olimpico sia veramente un appello e un segno grande di fraternità e di pace, di comunione e di collaborazione tra i popoli.

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L’IMPRESSIONISTA ITALIANO FEDERICO ZANDOMENEGHI

IN MOSTRA AL CHIOSTRO DEL BRAMANTE DI ROMA

- Con noi, Renato Miracco -

 

Alla riscoperta di Federico Zandomeneghi, della sua eredità perduta,  nascosta nelle raccolte private e di famiglia. Nelle sale del Chiostro del Bramante, una grande retrospettiva dedicata all'impressionista veneziano che scelse Parigi come patria d'elezione. La mostra, che si conclude il prossimo 5 marzo, presenta circa 120 opere di  Zandomeneghi, affiancate da quelle degli artisti a lui  contemporanei, italiani e francesi. Alessandro Gisotti ha intervistato il curatore della mostra, Renato Miracco:

 

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(Musica)

 

R. – Sappiamo che alla sua morte il suo atelier fu completamente disperso e con questo le sue lettere, la sua documentazione. Era necessario dopo tanti studi validissimi fare un punto della situazione, per contestualizzarlo e per far capire quale sia la sua enorme valenza artistica. Stiamo riscoprendo un artista estremamente valido. In ogni sezione della mostra lo abbiamo affiancato ad un artista italiano o straniero che fosse un suo amico o un suo referente artistico in quel momento, come Degas, come Renoir, come Monet, come Fattori, collega con Signorini, che sono dei suoi punti focali.

 

D. – Quindi, un accostamento di opere di Macchiaioli e Impressionisti…

 

R. – Sì, diciamo un accostamento di Macchiaioli e Impressionisti. La mostra è divisa in sezioni. Quindi, io ho fatto una sezione sulla vocazione sociale di Zandomeneghi, poi successivamente una sui suoi riferimenti artistici, prima del suo arrivo a Parigi, poi l’arrivo a Parigi, quindi arte e moda. Non dimentichiamoci che per quanto non lo volesse far sapere, Zandomeneghi era un figurinista, un disegnatore di figurini. Questo lui non voleva farlo sapere: gli permetteva di campare ma era considerato un lavoro di livello basso e non era ben visto dall’intellighenzia francese artistica. Bisogna ricordare però che lui ha una profonda incidenza nel rapporto tra arte e moda. C’erano  113 riviste di moda solo a Parigi, all’epoca.

 

D. – Qual è l’eredità più significativa che lascia questo italiano a Parigi?

 

R. – Sicuramente, io credo, la sua cromia, che è una cromia veneziana, italiana, mischiata alla cromia francese. Lui, questa sua cromia, questi suoi colori azzardati, li difende fino alla fine. Una cromia che vediamo molto veneziana, molto italiana, mischiata alla cromia francese fatta di pastelli, di pastelli sintetici che a quell’epoca venivano venduti.

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CHIESA E SOCIETA’

2 febbraio 2006

 

DIFENDERE IL VALORE DELLA PERSONA UMANA E DARE LA PREFERENZA AI PIÙ POVERI

E AGLI ESCLUSI: QUESTA L’ESORTAZIONE DEI VESCOVI DEL GUATEMALA,

AL TERMINE DELLA LORO ASSEMBLEA PLENARIA ANNUALE.

“LA MANCANZA DI VALORI MORALI – SOTTOLINEANO I PRESULI – HA AVVOLTO

IL PAESE IN UN PROCESSO DI DISUMANIZZAZIONE PROGRESSIVA”

 

 

CITTÀ DEL GUATEMALA. = “Nel nome del Vangelo della pace difendiamo il valore della persona umana e facciamo l’opzione preferenziale per i più poveri ed esclusi”: è l’esortazione dei vescovi del Guatemala, in un comunicato dal titolo “Manteniamo viva la speranza”, pubblicato nei giorni scorsi, al termine della loro Assemblea plenaria annuale. I vescovi ricordano i grandi mali che affliggono il Guatemala, come la delinquenza e il crimine organizzato, la povertà lacerante, l’ingiustizia nella distribuzione delle risorse, l’inefficienza di chi ha in mano il potere politico, la mancanza di stima per la vita umana, il divario che esiste in molti cristiani tra la fede e la vita, insieme alla tendenza ad usare la religione per dividere ed entrare in conflitto. I presuli parlano di una “mancanza di valori morali, che ha avvolto il Paese in un processo di disumanizzazione progressiva che preoccupa e fa temere per il futuro”. Questa situazione critica – aggiungono – si deve a “un’opzione per la menzogna”, in quanto si parla e si agisce contro l’ordine divino iscritto nella realtà delle cose e nella coscienza umana. Nel messaggio si riafferma con forza il valore della vita umana, gravemente minacciata in Guatemala dall’approvazione della legge d’accesso ai servizi di pianificazione familiare. Servizi che – spiegano i vescovi – “aprono la porta a pratiche immorali nell’uso della sessualità”. Inoltre – aggiungono – “dopo tanti anni di conflitto armato che ha dissanguato la patria, la firma degli Accordi di Pace ha significato la speranza di tempi migliori. Tuttavia – constatano con amarezza – la realtà è un’altra”. Ecco allora l’appello a tutti i guatemaltechi ad “agire in tutti quei campi che devono portare ad una società più giusta ed equa, più libera ed umana”. I vescovi  hanno allora parole d’incoraggiamento, malgrado la situazione possa apparire desolante e difficile: “Anche quando sembra che l’orizzonte si chiuda – rassicurano – e pensiamo che il futuro possa essere una ripetizione del passato, il Signore Gesù ci ha promesso l’assistenza del suo Spirito e ci ha assicurato che sarà con noi tutti i giorni, fino al fine del mondo”. “In Lui – concludono – è la ragione della nostra speranza, affinché tutti, cristiani e non cristiani, uniscano gli sforzi per cambiare il nostro caro Guatemala”. (R.M.)

 

 

“UNA DONNA STRAORDINARIA, CHE HA VISSUTO UNA VITA STRAORDINARIA

IN UN PERIODO STRAORDINARIO”: COSÌ IL REVERENDO SAMUEL KOBIA,

SEGRETARIO GENERALE DEL CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE,

 DESCRIVE CORETTA SCOTT KING, LA VEDOVA DI MARTIN LUTHER KING,

SCOMPARSA IL 31 GENNAIO ALL’ETÁ DI 78 ANNI

 

NAIROBI. = “Coretta Scott King era una donna straordinaria, che ha vissuto una vita straoridinaria durante un periodo straordinario”. Con queste parole si apre la lettera che il Reverendo Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio Mondiale della Chiese e della Chiesa Metodista in Kenya, ha spedito nei giorni scorsi ai membri delle Chiese americane, per ricordare la vedova di Martin Luther King, scomparsa il 31 gennaio all’età di 78 anni. “Come moglie di Martin Luther King – scrive il Reverendo Kobia – l’abbiamo vista spesso marciare e manifestare a fianco del martio in tutta la nazione”. “Dopo la morte del dottor King – continua la lettera – la Signora King è diventata una leader del movimento per i cambiamenti sociali non violenti, lottando affinché l’eredità del marito non venisse dimenticata. Ha parlato in tutto il mondo del potere della non violenza nei confronti del razzismo e delle oppressioni. Ha parlato a favore delle donne e dei poveri non solo in America, ma in tutto il mondo. Ha lavorato instancabilmente per far proclamare come festa nazionale americana il compleanno del marito, insistendo perché non venisse visto come un giorno di vacanza, ma piuttosto come una giornata al servizio degli altri, per onorare un uomo che ha dedicato la sua vita al servizio degli altri”. Il segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, infine, ricorda la saggezza di Coretta King, ma soprattutto la sua devozione cristiana: “ha vissuto una vita di fede – scrive – per fare giustizia e camminare umilmente con Dio. Il mondo è un posto migliore perché Coretta Scott King ha vissuto e lo ha guidato. A tutti noi, lascia un’importante eredità e la sfida di lavorare per porre fine alla violenza e all’odio nel mondo”. (I.P.)

 

 

“IL VOTO È UN DIRITTO PREZIOSO”: QUESTO L’APPELLO LANCIATO AI CATTOLICI

DAI VESCOVI SUDAFRICANI, IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI NEL PAESE.

IERI, AL TERMINE DELLA LORO ASSEMBLEA PLENARIA, I PRESULI HANNO SOTTOLINEATO COME IL VOTO NON SIA UNA RICOMPENSA AL PARTITO CHE GOVERNA,

MA UNA PARTECIPAZIONE ATTIVA ALLA DEMOCRAZIA

 

JOHANNESBURG. = “Noi incoraggiamo tutti i cattolici a votare e ricordiamo a tutte le persone che il voto non è una ricompensa al partito che governa, ma una partecipazione personale alla democrazia. Il nostro voto è un diritto prezioso, conquistato con il sangue”. Inizia così la dichiarazione dei vescovi sudafricani, resa nota al termine dell’Assemblea Plenaria di ieri, in vista delle prossime elezioni nel Paese. “Il Sud Africa – continuano i presuli – si trova in un momento storico cruciale. Nonostante ci sia stato uno sviluppo notevole nel nostro Paese, dobbiamo però ammettere che la società non si è evoluta come pensavamo. Egoismo e corruzione hanno portato ad una grande frustrazione. La distribuzione dei servizi è stata scarsa o è crollata in alcune regioni. Molte province hanno i conti in rosso e alcuni candidati alle elezioni locali non sono certo esempio di una cittadinanza responsabile”. I vescovi sudafricani lanciano poi l’allarme a proposito dell’AIDS: “Come Paese – dicono – siamo in uno stato di totale rifiuto e silenzio sulla grande sfida che abbiamo davanti: la pandemia del virus HIV, che affligge 6 milioni di persone”. E aggiungono: “Dio non si è iscritto ad un partito politico, ma ha scelto di essere presente tra i poveri, i bisognosi e gli emarginati. A loro Gesù ha parlato e per loro è vissuto”. I presuli, quindi, ribadiscono che il ruolo dei Cristiani e di tutte le persone di buona volontà sia quello di creare una cittadinanza responsabile e leale, che ponga il bene comune della società prima del tornaconto personale. “La responsabilità è una scelta – concludono – e noi poniamo le elezioni sotto la protezione di Dio Onnipotente e preghiamo perché prevalga lo spirito di democrazia e partecipazione”. (I.P.)

 

 

PEDAGOGIA DELLA SANTITÁ: SI INTITOLA COSÌ IL SECONDO PIANO D’AZIONE PASTORALE 2003-2009 ESAMINATO IERI

DALL’ASSEMBLEA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE REGIONALE

DELL’AFRICA OCCIDENTALE. TRA I PUNTI SALIENTI DEL PROGRAMMA,

L’INSISTENZA SULLA FIGURA DI CRISTO SALVATORE

E LA COSTRUZIONE DELLA FAMIGLIA DI DIO

- A cura di Padre Joseph Ballong -

 

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ABIDJAN.= Prosegue ad Abidjan l’Assemblea della conferenza episcopale regionale dell’Africa occidentale francofona. Durante i lavori di ieri, le conferenze episcopali nazionali, insieme ad alcuni esperti, hanno esaminato il Secondo piano di azione pastorale 2003-2009, intitolato “Pedagogia della santità”, un vero e proprio programma di vita per ogni battezzato africano. Dopo l’ultima assemblea plenaria, tenutasi a Bamako, nel Mali, le Conferenze episcopali della regione hanno organizzato seminari di formazione per permettere ai vescovi stessi, ai loro collaboratori, sacerdoti e laici, di apprendere le metodologie di pianificazione e di elaborare un proprio piano operativo che tenga conto delle concrete situazioni locali. E proprio grazie a tali incontri, i vescovi della Costa d’Avorio hanno potuto stabilire un piano che riflette la situazione di crisi del Paese: un piano che insiste sulla persona di Cristo salvatore, fonte di autonomia e cammino di comunione, riconciliazione, pace e santità. Ma il documento insiste anche sulla famiglia di Dio da costruire perché luogo e sacramento di verità, di giustizia, di perdono, di riconciliazione e di solidarietà. Per un Paese come la Costa d’Avorio, martoriato da una grave crisi socio-politica, le nozioni di amore, di verità e di unità sono fortemente sottolineate e considerate come risultati-chiave dell’obiettivo strategico da raggiungere. Le Conferenze episcopali hanno anche condiviso, con le conferenze sorelle, gli avvenimenti di gioia e di sofferenza che hanno segnato, oppure continuano a segnare, la vita delle Chiese nei loro rispettivi Paesi. Oggi pomeriggio i vescovi incontreranno il capo dello Stato Laurent Gbagbo.

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L’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI PRESENTA DOMANI IL CATALOGO DEI VIAGGI 2006

E FESTEGGIA I 50 ANNI DI COLLABORAZIONE CON ALITALIA E TRENITALIA

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Domani venerdì 3 febbraio, l’Opera Romana Pellegrinaggi presenta la programmazione 2006 con l’uscita del catalogo “Nuovi Itinerari dello Spirito”. L’evento, che coincide con il 50° anniversario della collaborazione con Alitalia e Trenitalia, vedrà la partecipazione di mons. Liberio Andreatta, di Giancarlo Cimoli per Alitalia e Roberto Testore per Trenitalia. Per il turismo religioso in Italia il 2005 è stato un anno record: nonostante le innumerevoli difficoltà, l’incremento complessivo è stato del 5,5%, con picchi del 10% che hanno superato anche il livello raggiunto nel 2000 con l’evento dell’Anno Santo. Forte dei risultati ottenuti nell’anno appena chiuso, l’Opera Romana Pellegrinaggi presenta ufficialmente la programmazione 2006, e lo fa con le due aziende che da mezzo secolo garantiscono il trasporto dei pellegrini: Alitalia e Trenitalia. Accanto a mons. Liberio Andreatta, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, alla presentazione del catalogo 2006 “I Nuovi Itinerari dello Spirito”, alle ore 11.30 presso la sede dell’Opera Romana Pellegrinaggi, in via della Pigna 13/a Roma, interverranno infatti anche Giancarlo Cimoli, presidente e amministratore delegato di Alitalia e Roberto Testore, amministratore delegato di Trenitalia. A 50 anni dai primi treni speciali e voli charter per Lourdes, l’intesa tra Opera Romana, Alitalia e Trenitalia appare sempre più solida. Per mezzo secolo, infatti, le due aziende leader nei trasporti hanno garantito ai pellegrini dell’Opera Romana qualità e professionalità nei servizi offerti, tanto che la vitalità del segmento turistico religioso deve essere valutata anche in considerazione dell’apporto dei due vettori. L’offerta dell’ORP, grazie anche all’apporto di Alitalia e Ferrovie dello Stato, vede nella programmazione 2006 novità significative dal punto di vista dei contenuti spirituali, culturali e organizzativi: dalla proposta di un itinerario inedito di Roma Cristiana in “open bus”, alla riscoperta delle comuni radici cristiane dei “Cammini d’Europa”, all’attenzione pastorale per le persone della terza età e delle famiglie, passando per i nuovi Itinerari Biblici e Patristici: Terra Santa e Giordania; Terra Santa e Sinai; Siria, il percorso della storia sacra nella perla dell’Oriente.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 febbraio 2006

 

- A cura di Roberta Moretti -

 

Ancora agitazioni in Medio Oriente, dove stamani un gruppo di palestinesi armati, vicino alle Brigate Al Aqsa, ha circondato la sede dell’Unione Europea a Gaza, ottenendone la chiusura. L’azione, riferisce la tv araba, al-Jazeera, è collegata alla pubblicazione da parte della stampa scandinava di vignette che ritraggono caricature del profeta Maometto. E in seguito alle minacce di vari gruppi  islamici, la Norvegia ha deciso di chiudere al pubblico la sua rappresentanza in Cisgiordania. Intanto, Israele guarda con preoccupazione al futuro politico palestinese, dopo la vittoria di Hamas alle legislative della scorsa settimana, decidendo ieri di interrompere il pagamento dei dazi doganali destinati all’ANP. Da parte sua, il presidente palestinese, Abu Mazen, ha dichiarato che chiederà al partito che formerà il nuovo governo “di rispettare tutti gli accordi che impegnano l’Autorità palestinese”. Ma cosa si aspetta la popolazione, che ha dato in massa la sua fiducia ad Hamas, da questo partito estremista? E sarà in grado Hamas di guidare l’ANP? Fausta Speranza lo ha chiesto al prof. Giuseppe Bettoni, docente di Geopolitica all’università Tor Vergata di Roma:

 

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R. – La presa di potere di Hamas in Palestina, o meglio nei territori palestinesi, in Israele, sicuramente rappresenta un punto ancora maggiore di salita della tensione. Non bisogna per questo spaventarsi, nel senso che veramente neanche Hamas si aspettava di finire al governo o quanto meno di avere la maggioranza nel Parlamento palestinese, né questo vuol dire che domani ci sarà un’esplosione definitiva della guerra tra mondo islamico e mondo non islamico. Ci sono diversi fattori che vanno letti. Hamas – ricordiamocelo – in scala locale, è stato votato non perché gli si chiede di fare la guerra all’Occidente – questo lo vediamo noi occidentali – ma perché le popolazioni palestinesi non ne potevano più della corruzione di Al Fatah e di una situazione di vita insopportabile. Quello che chiedono i palestinesi ad Hamas non è di fare attentati terroristici ad Israele, ma maggiore sicurezza a casa loro, una possibilità di crescita, un futuro migliore per i loro figli, minor corruzione. Che poi Hamas abbia rivestito fino ad oggi un ruolo di terrorismo per Israele, questo è un altro paio di maniche, non indifferente, ma è un’altra cosa.

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In Iraq, è ripreso stamani a Baghdad il processo a Saddam Hussein, ma sia l’ex rais, sia il collegio di difesa non si sono presentati in aula. L’udienza è stata quindi rimandata al prossimo 13 febbraio. Nella capitale, intanto, è stata rapita nella mattinata la direttrice generale del ministero dell’Industria iracheno, Mary Abbud Hamza. E mentre sul piano politico proseguono le trattative tra sunniti e sciiti per la formazione del nuovo governo, non si ferma la violenza sul campo. Stamani la polizia irachena ha ritrovato a Baghdad i corpi senza vita di 14 persone con evidenti segni di tortura. Intanto, sempre nella capitale, almeno tre soldati americani sono morti a causa dell’esplosione di un ordigno collocato sulla strada. E nella notte, scontri tra soldati americani e miliziani sciiti seguaci di Moqtada al Sadr a Baghdad hanno provocato la morte di una donna e ferito altri cinque civili.

 

“L’America è drogata dal petrolio che viene importato da Paesi instabili”: con questa motivazione martedì il presidente Bush ha rilanciato le linee di politica energetica della sua amministrazione, invocando un maggiore sviluppo tecnologico al fine di rompere con la dipendenza petrolifera degli USA. L’argomento delle fonti energetiche alternative ha avuto un impatto positivo sull’opinione pubblica, ma allo stesso tempo sembra avere sottolineato le incongruenze della recente politica americana. Il tema del petrolio resta comunque prioritario per tutta la comunità internazionale, come spiega Franco Zollio, direttore del Global Watch dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI). L’intervista è di Stefano Leszczynski:

 

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R. – La dichiarazione di Bush va accolta, credo, nel contesto di un fallimento di una politica che questa amministrazione conduce ormai da alcuni anni, con il tentativo di riorientare l’offerta di prodotti energetici. Una delle tante motivazioni con cui la guerra in Iraq è stata presentata all’opinione pubblica è stata quella di creare un’alternativa a produttori instabili o addirittura ostili come l’Arabia Saudita, l’Iran, ma non è andata così. Oggi la produzione in Iraq è più bassa di quella precedente alla guerra, e il prezzo del petrolio è tre volte il prezzo precedente alla guerra in Iraq.

 

D. – Questo tentativo di indirizzare una contrazione della domanda, può assumere un qualche significato di monito, quantomeno, per i Paesi produttori di petrolio?

 

R. – Questo è un elemento che verrà preso in considerazione, perché è un segnale, all’apparenza, di una strategia statunitense diversa. Dal punto di vista generale, internazionale la domanda petrolifera, anche nel caso in cui si riducesse la domanda statunitense, sarà alimentata dalla domanda che cresce rapidamente altrove, cioè soprattutto in Cina e nei Paesi asiatici, in forte crescita. Quindi, rimarrebbe aperta la questione del prezzo del petrolio. Quello che sembra soprattutto necessario è una revisione dei rapporti con i Paesi produttori. Questo non significa assolutamente compiacenza verso i Paesi produttori, significa prendere in considerazione quelle che sono le loro richieste, che non necessariamente sono richieste conflittuali.

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Il movimento radicale sciita libanese, Hezbollah, ha promesso di “punire” gli uccisori di un giovane pastore libanese trovato morto questa mattina, all’indomani della sua scomparsa nel sud del Libano nel corso di una sparatoria israeliana. Israele ha riferito di scontri con un individuo rimasto sconosciuto che tentava di infiltrarsi nella contesa zona delle fattorie di Shebaa, che Hezbollah attacca sporadicamente per “liberarla dall’occupazione israeliana”. Intanto, nella notte a Beirut una bomba è  esplosa senza vittime vicino a una caserma nel quartiere di Ramlet al Baida.

 

Dieci miliardi e mezzo di dollari in aiuti a Kabul nei prossimi 5 anni. Con questo impegno della comunità internazionale, si è conclusa ieri a Londra la Conferenza Internazionale sull’Afghanistan, chiamata a rilanciare l’appoggio al Paese centro-asiatico in vista della sua completa stabilizzazione a quattro anni dal rovesciamento del regime talebano. Dalla capitale britannica, Sagida Syed:

 

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L’impegno all’aiuto economico all’Afghanistan arriverà non solo da America e Gran Bretagna, i maggiori finanziatori dell’Afghan Compact, il piano quinquennale approvato dalla Conferenza internazionale di Londra, ma anche da parte degli altri delegati, come la Svizzera che ha promesso una partnership fino al 2010 e 100 milioni di franchi. Anche la Cina ha     espresso il suo sostegno, visto tra l’altro che si tratta di due Paesi confinanti. Gli aiuti saranno diretti nel settore del commercio bilaterale e dell’educazione. “Importante è anche il sostegno dell’Italia”, lo ha riferito il sottosegretario per gli Affari Esteri, Margherita Boniver, che ha illustrato in conferenza stampa l’impegno dell’Italia nel Paese dell’Asia centrale, “ricostruzione dello Stato di diritto e della governance, e ripristino dell’economia”. Con i suoi 205 milioni di euro, erogati dalla Conferenza di Bonn nel 2001, fino ad oggi, l’Italia si pone ai primi posti per un aiuto finanziario e militare. La Boniver ha aggiunto che le truppe italiane, 2 mila uomini, non verranno aumentate e che l’erogazione di ulteriori fondi spetterà al nuovo esecutivo che sarà eletto ad aprile.

 

Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.

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E ieri in Afghanistan almeno tre soldati governativi sono morti e altrettanti sono rimasti feriti in un attacco suicida presso un checkpoint nella provincia sudorientale di Khost. Lo ha reso noto oggi la polizia locale, che ha affermato di ritenere che militanti taleban siano responsabili dell’azione. L’esplosione non ha provocato vittime tra i soldati americani che affiancavano i militari afghani nei controlli ai veicoli di passaggio.

 

Due persone sono morte per la bomba esplosa questa mattina in Thailandia, nel distretto di Narathiwat. L’ordigno, di fabbricazione artigianale, era stato piazzato sotto una vettura della polizia, forse in occasione di una riunione di circa 200 poliziotti municipali. Ieri sera, due persone erano state assassinate nella vicina provincia di Pattani, un anziano capo villaggio buddista e un commerciante musulmano. Dal gennaio 2004, le violenze attribuite ai ribelli separatisti musulmani e la repressione delle forze di sicurezza hanno fatto più di mille morti nelle province meridionali thailandesi, al confine con la Malaysia.

 

Ancora un caso sospetto di morte per influenza aviaria in Indonesia. I primi test effettuati sul corpo di un quindicenne, morto ieri, hanno rivelato che il giovane era stato colpito dal virus H5N1. I risultati devono essere però confermati da un laboratorio di Hong Kong accreditato dall'Organizzazione mondiale della sanità.

 

Nonostante le differenze ancora insuperabili, Kashmir, India e Pakistan procedono sulla strada del disgelo, anche se a piccoli passi. Ieri, i Paesi hanno deciso di avviare il 18 febbraio prossimo, dopo 40 anni, il collegamento ferroviario tra la regione indiana del Rajasthan e quella pakistana del Khokrapar. Da New Delhi: Maria Grazia Coggiola:

 

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Il treno che attraversa il deserto del Sahar avrà una cadenza settimanale e sarà gestito per sei mesi dalle ferrovie indiane e per il resto da quelle pakistane. Si tratta del secondo collegamento ferroviario tra i due Paesi e si va ad aggiungere al famoso bus della pace tra Delhi e Latore e agli altri due servizi di corriera che attraversano il confine conteso in Kashmir, introdotti all’indomani del terremoto. In diverse occasioni il presidente Pervez Musharraf aveva accusato il governo di New Delhi di scarso impegno e di insufficiente volontà negli sforzi per risolvere la questione kashmira. Ieri, in una delle sue rare conferenze stampa, il primo ministro indiano, Manmohan Sing, ha però usato toni concilianti, dicendo che l’India intende avviare con il Pakistan relazioni il più possibile amichevoli.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Ancora un incidente in una miniera di carbone nella provincia settentrionale cinese dello Shanxi. Ieri, un’esplosione di gas ha provocato la morte di almeno 23 minatori e il ferimento di altre 53 persone. Nel 2005 in Cina le vittime di incidenti di questo tipo sono state almeno 5.500. Il governo di Pechino ha lanciato una campagna per la chiusura delle miniere insicure ma, secondo la stampa cinese, in molti casi le autorità locali si rifiutano di applicare tali direttive.

 

Il commissario UE per l’allargamento, Olli Rehn, ha denunciato oggi a Bruxelles un “deterioramento” negli ultimi mesi nella cooperazione tra le autorità serbe e il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (TPI). Belgrado ha avviato lo scorso ottobre i negoziati per un Accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) con l’UE, primo passo formale nella lunga strada verso l’adesione, ma la cooperazione con il TPI, e in particolare la consegna dei super-ricercati, Ratko Mladic e Radovan Karadzic, restano condizioni necessarie per il progresso delle trattative.

 

Intanto, il consiglio della Difesa della Serbia-Montenegro ha ammesso che ufficiali serbi aiutarono il generale Radko Mladic, ex comandante militare dei serbo-bosniaci durante la guerra civile in Bosnia e super ricercato per genocidio dal Tribunale internazionale dell’Aja (TPI), a nascondersi in sedi dell’esercito fino alla metà del 2002 e poi a fuggire. Belgrado sta indagando per scoprire se vi siano ufficiali ancora in contatto con Mladic, accusato del massacro a Srebrenica, nel nord della Bosnia, di almeno 8 mila civili musulmani.

 

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