RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 33 - Testo della
trasmissione di giovedì 2 febbraio 2006
IL
PAPA E
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Scomparsa il 31 gennaio,
all’età di 78 anni, Coretta Scott
King, la vedova di Martin Luther King
Ancora proteste contro le caricature di Maometto apparse su
quotidiani scandinavi. Circondato l’ufficio dell’Unione europea a Gaza
Abu
Mazen si impegna a chiedere al partito che formerà il
nuovo governo il rispetto di
tutti gli accordi che impegnano l’Autorità palestinese
2 febbraio 2006
OGGI POMERIGGIO
BENEDETTO XVI PRESIEDE LA MESSA NELLA BASILICA VATICANA
NELLA FESTA
DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
E NELLA GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA
- Intervista con l’arcivescovo Silvano Nesti -
Oggi la Chiesa celebra la Festa
della Presentazione del Signore e la Giornata della vita consacrata. Per questa
duplice occasione Benedetto XVI presiede la Liturgia eucaristica alle 17.30
nella Basilica Vaticana. Alla celebrazione sono invitati in modo particolare i
religiosi e le religiose. La Santa Messa sarà preceduta dalla benedizione delle
candele e dalla processione. Dopo l’omelia, avrà luogo il ringraziamento a Dio
per il dono della vita consacrata. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca
dell’evento, con commento in italiano, a partire dalle 17.20, sull’onda media
di 585 kHz e sulla
modulazione di frequenza di 105 MHz. Nel mondo i
religiosi sono oltre un milione: circa 200 mila gli uomini, oltre 800 mila le
donne. Ma qual è attualmente la situazione della vita consacrata? Giovanni Peduto
ha intervistato il segretario del Dicastero vaticano per la vita consacrata,
l’arcivescovo Silvano Nesti:
**********
R. - Dipende da che punto di
vista la guardiamo e come la guardiamo. In alcune nazioni è fiorente, in altre
dà segni di sofferenza. Nel nostro ambiente europeo, direi che ci sono alcune
situazioni preoccupanti per l’invecchiamento delle persone consacrate e per la
mancanza di vocazioni, ma ci sono nuove forme di vita consacrata che stanno
sorgendo e che attirano molti giovani. Questo è un motivo di speranza. Si nota
tuttavia per alcuni Istituti un grande rischio: la secolarizzazione e la
cultura consumistica, che sono entrate anche nelle comunità, nella mentalità
dei singoli religiosi e religiose. E’ necessario riconsiderare i valori dei consigli
evangelici, della vita comunitaria, della preghiera e rivitalizzarli.
D. - Come possono portare Cristo
al mondo, oggi, i consacrati?
R. - Soprattutto con la vita
evangelica: testimoniare Cristo e il suo mistero con le parole e con la vita
quotidiana concreta, con la fedeltà al proprio carisma. Scelte e stile evangelico
hanno ancora la capacità di parlare all’uomo moderno, spesso smarrito in tante
realtà umane ma privo di punti fermi, capaci di orientarlo. Questo è il compito
soprattutto dei
consacrati.
D. - Cosa direbbe a un giovane o
una giovane che si sentono attratti dalla vita consacrata?
R. - Di non avere paura! Di non
voltarsi indietro! Di lasciare tutto e seguire Cristo! Egli, Cristo stesso,
dona in cambio cento volte tanto su questa terra e la vita eterna! Se un
giovane avverte nel proprio cuore la voce di Cristo, la sua chiamata, risponda
sì! Vale la pena seguire Cristo perchè solo Lui indica la strada giusta, solo
Lui sa guidarci e soddisfare in pieno il cuore dell’uomo, anche del giovane o della
ragazza d’oggi!
D. - Povertà, obbedienza,
castità: come descriverebbe in breve i tre voti dei religiosi?
R. - La vita consacrata, attraverso i consigli
evangelici di castità, povertà e obbedienza, pone al mondo le sfide
fondamentali che, in modo diverso,
coinvolgono ogni persona nella propria vocazione. E' il
triplice aspetto della liberazione dalla schiavitù delle passioni (castità);
delle cose (povertà); dell'orgoglio (obbedienza). La scelta 'radicale'
che la persona compie nella vita consacrata per molti è incomprensibile. In realtà
essa è dono dello Spirito Santo e non si può comprendere se si riduce tutto a
scelta unicamente umana. L’uomo moderno infatti
vuole essere ricco e avere ogni sorta di libertà. Vuole avere tutto subito,
secondo la cultura consumistica. Invece i consigli evangelici propongono valori eterni, guardano
alle cose del mondo con distacco, pur apprezzando i doni di Dio. La Povertà in questo modo aiuta il distacco
per dedicarsi in tutto a Cristo e a tutti gli uomini e donne bisognosi di aiuti
spirituali e materiali. L’Obbedienza
domanda l’ascolto assiduo della voce di Dio, per essere volontariamente sottomessi alla
legittima autorità della Chiesa; con il voto di obbedienza si decide in piena
libertà di non essere liberi, ma di fare un sacrificio della propria libertà al
Signore Gesù, che si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Quando la persona consacrata si impegna nella pratica gioiosa della castità
perfetta, quale testimonianza della potenza dell'amore di Dio nella
fragilità della condizione umana, risponde efficacemente alla provocazione di una cultura edonistica che
svincola la sessualità da ogni norma morale e la rende schiava di una sorta di
idolatria dell'istinto. Il motivo fondamentale della sua scelta però è la
contemplazione dell'amore trinitario che Cristo ci rivela. In forza di questa
esperienza si sente capace di un amore radicale e universale che le dà la
padronanza di sé e della disciplina necessaria per non cadere nella schiavitù
dei sensi e degli istinti. La castità consacrata appare così come esperienza di
gioia e di libertà, che apre
il cuore ai fratelli in un
servizio animato dalla Carità. I consigli
evangelici non sono difficili nemmeno per i giovani moderni, se si
acquisisce la consapevolezza che è Dio a scegliere e a chiamare, se non si
conta su se
stessi ma sulla sua grazia.
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UDIENZE E NOMINE
Benedetto
XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, sei presuli
della Conferenza espicopale della Repubblica Democratica
del Congo, in vista ad Limina, e l’Ambasciatore della
Repubblica Araba di Siria,
la Sig.na Siba Nasser, in visita
di congedo.
In India, il Papa ha accettato
la rinuncia al governo pastorale dell’Eparchia di Sagar dei Siro-Malabaresi,
presentata da mons. Joseph Pastor
Neelankavil, C.M.I., in conformità al can. 210 § 1 del CCEO. Al suo posto, il
Pontefice ha nominato mons. Anthony Chirayath, del clero dell’Eparchia
di Sagar, attualmente capo ufficio del Pontificio
Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Mons.
Chirayath, 65 anni, ha studiato filosofia e teologia
presso il Seminario St. Charles
di Nagpur e la spiritualità al Teresianum
di Roma. E’ stato, tra l’altro, primo sacerdote diocesano di Sagar, viceparroco nella cattedrale locale, cappellano
universitario e segretario del vescovo. Poliglotta, per oltre 35 anni mons. Chirayath ha lavorato nel Pontificio Consiglio della
Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.
Sempre in India, il Pontefice ha
nominato vescovo di Belgaum il sacerdote Peter Machado, parroco a Kone, che ha 52 anni. Il neo presule dopo il seminario
minore ha proseguito gli studi ecclesiastici al Papal Seminary di Pune.
Dopo l'ordinazione sacerdotale ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi di
economo della Diocesi, vicario parrocchiale, parroco. Dal 1989 al ’93 Studi, ha studiato a Roma Diritto Canonico. La Diocesi di Belgaum,
nata nel 1953, suffraganea di Bangalore,
ha una superficie di 44.200 kmq, 12 milioni di abitanti, di cui circa 30 mila
cattolici. Le parrocchie sono 56, 120 i sacerdoti, 361 le religiose e 20 i seminaristi
maggiori.
Negli Stati Uniti, il Papa ha
accettato la rinuncia all’ufficio di
ausiliare dell’arcidiocesi di Detroit presentata per raggiunti limiti di
età da mons. Thomas J. Gumbleton.
Nelle Filippine, Benedetto XVI
ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Cotabato il
sacerdote mons. José Colin Mendoza
Bagaforo, finora vicario generale. Il nuovo vescovo,
62 anni, ha studiato in patria e dal 1990 al 1991 ha conseguito una
specializzazione in teologia alla Weston School of Theology di
Cambridge, negli U.S.A. Successivamente, ha conseguito specializzazioni in
campo pedagogico. E’ stato anche più volte parroco ed economo
dell'arcidiocesi.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il Medio Oriente: scontri tra coloni ed agenti israeliani durante
uno sgombero nell'insediamento di Amona.
Servizio
vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Africa.
Servizio
estero - Nucleare: sul programma atomico di Teheran
l'Aiea riferirà al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. George W. Bush:
"Difenderemo Israele".
Servizio
culturale - Un articolo di Michele Piccirillo dal
titolo "Un monastero di epoca bizantina in un palazzo dei Principi Ghassanidi": una scoperta che ha rivoluzionato le indagini
archeologiche a Qasr al-Hallabat
in Giordania.
Servizio
italiano - Sempre in primo piano il tema della par condicio.
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2
febbraio 2006
A VIENNA RIUNIONE DELL’AIEA SUL DOSSIER IRANIANO
MA UNA DECISIONE SULL’EVENTUALE DEFERIMENTO DI
TEHERAN ALL’ONU
SARA’ PRESA, NON PRIMA DI MARZO NELLA PROSSIMA
RIUNIONE DELL’AGENZIA
DELLE NAZIONI UNITE
- Intervista con Bijan Zarmandili -
Non un “deferimento”, bensì
un “rapporto”, cioè un’ultimissima chance data all'Iran prima del
completo isolamento davanti alla comunità internazionale: è questo, in sintesi,
il contenuto della bozza di risoluzione presentata a Vienna nell’odierna
riunione straordinaria dell’Agenzia internazionale per l’Energia Atomica
(AIEA). I rappresentanti dei 35 Paesi del Consiglio voteranno il testo della risoluzione
di domani. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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La linea privilegiata sembra quella di riferire e non di
deferire: nella bozza preliminare di Francia, Germania e Gran Bretagna, si
chiede infatti al direttore generale dell’AIEA, El Baradei, di riferire al
Consiglio di sicurezza dell’ONU sul programma nucleare iraniano. El Baradei dovrà anche presentare
un rapporto alla riunione dell’AIEA prevista per il prossimo 6 marzo. Se entro
questa data la Repubblica Islamica non si sarà messa in regola con i propri
impegni internazionali legati al trattato di non proliferazione, il dossier di Teheran sarà deferito al Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite. Alle attività diplomatiche si aggiungono, poi, gli avvertimenti
della comunità internazionale: il
presidente americano, George Bush, ha precisato ieri che gli Stati Uniti sono
pronti a difendere militarmente, se necessario, Israele e ad intervenire contro
l’Iran. La Repubblica islamica - ha aggiunto il premier britannico Tony Blair - deve rispettare i propri impegni internazionali. In
Iran, intanto, si celebra la Rivoluzione islamica di 27 anni fa e radio e
televisione continuano a trasmettere musiche patriottiche.
(Musica)
In questo clima, il presidente Ahmadinejad ribadisce il diritto di Teheran
ad utilizzare l’atomo per scopi pacifici. Il capo dei negoziatori iraniani, Ali
Larijani, minaccia ritorsioni.
(PAROLE DI LARIJANI…)
In caso di
deferimento all’ONU – avverte Larijani – l’Iran darà
avvio allo sviluppo industriale dell’arricchimento dell’uranio.
**********
Ma come interpretare l’ormai
probabile decisione al termine della riunione dell’AIEA, che si concluderà
domani, di concedere ulteriore tempo all’Iran per adempiere
ai propri impegni legati al trattato di non proliferazione? Amedeo
Lomonaco lo ha chiesto a Bijan Zarmandili,
editorialista del gruppo l’Espresso:
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R. – Un periodo di riflessione serve ad ambedue le parti.
C’è un’altissima tensione attorno al dossier nucleare iraniano e il segnale più
evidente, da questo punto di vista, è l’allineamento della
Cina e della Russia sulle posizioni occidentali. Questa è una novità per
gli iraniani, perché in realtà non si aspettavano un allineamento dei russi e
dei cinesi. Finora, la durezza delle posizioni iraniane era legata anche alla
sicurezza che nell’eventualità della presentazione del dossier al
Consiglio di Sicurezza, Cina e Russia, avrebbero impedito con il voto la
possibilità di sanzioni. Questa prospettiva sta sfumando. Quindi l’Iran appare,
adesso, in un isolamento maggiore. Quando, comunque, il dossier arriverà al
Consiglio di Sicurezza bisognerà vedere cosa succederà nel frattempo. Bisognerà
capire, soprattutto, quali saranno i rapporti tra Mosca, Pechino e Teheran. Bisognerà vedere, poi, se tutto quello che sta
avvenendo in queste ore e che accadrà nei prossimi giorni, servirà ad attenuare
le tensioni in atto sulla questione iraniana.
D. – Cosa significherebbe il
deferimento all’ONU per lo Stato e, soprattutto, per la nazione iraniana?
R. – Sarebbe un danno enorme per
la sua economia, già in ginocchio per mancanza di rapporti, soprattutto con gli
Stati Uniti. Credo che per l’Iran avrà una conseguenza di natura politica molto
forte.
D. – In un comizio del
presidente Ahmadinejad di qualche giorno fa nella città meridionale di Bushehr, molti cittadini presenti hanno denunciato a gran
voce seri problemi economici e sociali. Di fronte alla propaganda adesso
comincia anche a farsi sentire il malcontento?
R. – C’è una novità negli ultimi
tempi in Iran, una novità non di poco conto. Se la protesta sino a qualche
tempo fa proveniva dagli ambienti intellettuali e universitari, da un po’ di
tempo questa protesta si è spostata verso gli strati più poveri della società
iraniana. E questo cosa significa? Significa che
Ahmadinejad è arrivato al potere promettendo soprattutto una più equa
distribuzione della ricchezza e un miglioramento della vita quotidiana della
gente. Questo, in realtà, in sei mesi, non sta avvenendo. E tutti i toni della
politica si stanno spostando sul problema nucleare. I temi essenziali, appunto
quelli più vicini alle masse popolari, non sono invece problemi affrontati. In
un certo senso sono elusi, quindi, dalla politica del governo.
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IL DRAMMA DEGLI EX BAMBINI SOLDATO
CHE ANCHE DOPO LA FINE
DELLO SFRUTTAMENTO SUL CAMPO DEVONO AFFRONTARE LA DIFFICILE
PROVA
DI TENTARE DI COSTRUIRE UN FUTURO:
AL CENTRO DELL’IMPEGNO DELLA Fondazione Mago Sales in
Uganda
- Intervista
con Don Silvio Mantelli -
Far tornare a sorridere gli ex bambini soldato. E’ questo
l’obiettivo della Fondazione Mago Sales che ha messo
a punto, in Uganda, un progetto di recupero dei piccoli arruolati a forza dalla
guerriglia. Chi riesce a fuggire finisce, infatti, nella migliore delle ipotesi,
nei campi profughi dell’Onu dove, dopo un momento
iniziale di gioia per la fine di un incubo, inizia la tragedia di una vita
senza futuro. Grazie al sostegno a distanza ai ragazzi, viene
data la possibilità di studiare e imparare un lavoro. Sono già 500 i giovani
seguiti dall’associazione. Antonella Villani ha
intervistato Don Silvio Mantelli, responsabile del progetto:
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R. – I bambini vengono abituati ad essere cattivi, cioè ad odiare. C’è
un’iniziazione tremenda. Gli si dice: Quello è un tuo amico? Ecco, questo è un
bastone, spaccagli la testa”. La guerra può mantenere un ceto rispetto per la
dignità. In questo caso, non ha proprio dignità.
D. – I bambini sono sfruttati,
tra l’altro, su un doppio fronte, sia dall’esercito regolare che dai
guerriglieri…
R. – Dai guerriglieri in modo
particolare vengono rapiti. Nell’esercito regolare capita
di trovare, come è capitato a me di vedere, dei bambini sotto i 15 anni. Il
diritto internazionale vieta l’uso di ragazzi sotto i 15 anni per uso militare.
D. – Qual è il progetto che
avete creato in Uganda per strappare questi bambini dal loro destino?
R. – Si contano circa 3mila ex
bambini soldato presso i campi profughi che sono allestiti dall’ONU, al confine
con il Sudan, nella parte nord del Paese. Quindi, questi bambini sono qui a far
nulla. Non possono ritornare nei propri villaggi perché sono stati distrutti e
i genitori ed i parenti sono stati massacrati, e loro lo sanno. Quindi,
praticamente sono lì ad oziare. Il nostro intervento consiste nel dare una possibilità
a questi ragazzi di frequentare un corso scolastico. Vengono
messi in un college, dove hanno la possibilità di frequentare una scuola, dove
hanno un letto per dormire, una refezione e quindi un’assistenza. Il nostro
intervento dura almeno quattro o cinque anni, fino alla maturità, alla
possibilità di praticare un lavoro.
D. – Tutto questo avviene
attraverso l’adozione a distanza?
R. – Sì, noi lo chiamiamo
sostegno a distanza. Abbiamo dei referenti lì. C’è un missionario comboniano molto, molto bravo che segue direttamente questi
progetti ed una giornalista belga che ha dedicato la sua vita proprio al
recupero dei bambini soldato.
D. – Come cambia la vita di
questi bambini nei cinque anni in cui vivono presso la scuola?
R. – Cambia subito nei primi due
mesi e si vede subito dal loro sguardo. Si apre un mondo e si apre una
speranza.
D. – Una storia che l’ha segnata
e che porterà sempre nel cuore?
R. – Un ragazzo di 15 anni che
mi ha raccontato la sua vita. Me l’ha raccontata quando
lo portavamo all’ospedale di Kampala. Era riuscito a scappare, ma purtroppo era
stato colpito ad una gamba ed era rimasto nascosto per circa una settimana
nella boscaglia, aspettando che i guerriglieri si spostassero e andassero
altrove. Il piede però era andato in cancrena. E’ tremendo. Mi ha mandato
proprio adesso una sua fotografia, mentre sta lavorando al computer. Il suo
sogno è quello di diventare ingegnere.
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NUMEROSE LE INIZIATIVE DI ACCOGLIENZA SPIRITUALE
IN PIEMONTE IN OCCASIONE
DEGLI ORMAI
PROSSIMI GIOCHI OLIMPICI DI TORINO
- Intervista con il cardinale Severino Poletto -
In occasione degli ormai
prossimi Giochi Olimpici invernali di Torino, che saranno inaugurati il 10
febbraio, i vescovi piemontesi, la Chiesa Evangelica Valdese e la parrocchia
torinese della Chiesa Ortodossa italiana consegneranno a ospiti, atleti,
dirigenti, accompagnatori, ma anche a giornalisti e sportivi, un'edizione del
Vangelo secondo Marco in segno di accoglienza, realizzata in collaborazione con
la Società Biblica in Italia. Le tre diocesi piemontesi, Torino, Pinerolo e Susa, interessate alle
gare sportive con atleti provenienti da tutto il mondo, hanno promosso in
alcune tra le più belle chiese della zona momenti di riflessione spirituale,
tra i quali l'Adorazione Eucaristica. Tra le iniziative in programma,
segnaliamo l'ostensione virtuale della Sacra Sindone. Al microfono di Luca Collodi,
ce ne parla il cardinale arcivescovo di Torino Severino Poletto:
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R. – E’ un’ostensione virtuale:
ci fu chiesto se durante le Olimpiadi facevamo l’ostensione della Sindone e
rispondemmo di no perché l’ostensione della Sindone è un evento strettissimamente spirituale.
Richiede preparazione, richiede concentrazione sul mistero della Passione e
morte di Gesù, richiede raccoglimento, preghiera, pellegrinaggio etc.. Non ci sembrava giusto
durante le Olimpiadi, che sono un evento sportivo, bello, interessante e anche
straordinario per Torino, per il Piemonte, ma che comunque concentra
l’attenzione della gente sull’evento sportivo, porre quasi in concorrenza un
evento di tipo spirituale. Per cui abbiamo detto assolutamente di no. Però, sapendo che alle Olimpiadi viene gente da tutto
il mondo e chi viene sa che a Torino c’è la Sindone, e magari è incuriosito di
sapere, di vedere dov’è, abbiamo detto: “Se ci sono persone interessate a
conoscere qualche cosa della Sindone, allora noi diamo una risposta attraverso
una presentazione virtuale, nel senso che ci sono proiezioni di immagini, c’è
un sonoro, ci sono commenti, letture di brani del Vangelo …”. Una presentazione virtuale di tutto ciò che è
il mistero della Sindone.
D. – Lo sport, in qualche modo
al centro di un’attività pastorale delle diocesi …
R. – Si, la Chiesa si interessa
di sport perché il cristianesimo deve incarnarsi in tutta la vita di un uomo,
di un uomo visto nella sua interezza, nella sua globalità, compresi quindi
anche tutti gli aspetti che riguardano il suo corpo. In questa visione, l’uomo
partecipa alla salvezza con Gesù-Dio, fattosi uomo
con tutto il suo essere, anima e corpo. Ma lo sport può portare anche oltre: ad
esempio, con la tensione verso una fratellanza universale, portatrice di una
vera pace che dovrebbe essere il DNA di ogni evento olimpico. Lo dice anche il
Santo Padre nel suo messaggio, in cui si augura e prega perchè l’evento
olimpico sia veramente per i credenti un’opportunità per riflettere. Il Papa si
augura anche che l’evento olimpico sia veramente un appello e un segno grande
di fraternità e di pace, di comunione e di collaborazione tra i popoli.
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L’IMPRESSIONISTA ITALIANO FEDERICO ZANDOMENEGHI
IN MOSTRA AL CHIOSTRO DEL BRAMANTE DI ROMA
- Con noi, Renato Miracco
-
Alla riscoperta di Federico Zandomeneghi,
della sua eredità perduta,
nascosta nelle raccolte private e di famiglia. Nelle sale del
Chiostro del Bramante, una grande retrospettiva dedicata all'impressionista
veneziano che scelse Parigi come patria d'elezione. La mostra, che si conclude
il prossimo 5 marzo, presenta circa 120 opere di Zandomeneghi,
affiancate da quelle degli artisti a lui
contemporanei, italiani e francesi. Alessandro Gisotti ha intervistato
il curatore della mostra, Renato Miracco:
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(Musica)
R. – Sappiamo che alla sua morte il suo atelier fu
completamente disperso e con questo le sue lettere, la sua documentazione. Era
necessario dopo tanti studi validissimi fare un punto della situazione, per contestualizzarlo e per far capire quale sia
la sua enorme valenza artistica. Stiamo riscoprendo un artista estremamente
valido. In ogni sezione della mostra lo abbiamo affiancato ad un artista
italiano o straniero che fosse un suo amico o un suo
referente artistico in quel momento, come Degas, come
Renoir, come Monet, come
Fattori, collega con Signorini, che sono dei suoi punti focali.
D. – Quindi, un accostamento di opere di Macchiaioli e
Impressionisti…
R. – Sì, diciamo un accostamento di Macchiaioli e
Impressionisti. La mostra è divisa in sezioni. Quindi, io ho fatto una sezione
sulla vocazione sociale di Zandomeneghi, poi successivamente
una sui suoi riferimenti artistici, prima del suo arrivo a Parigi, poi l’arrivo
a Parigi, quindi arte e moda. Non dimentichiamoci che per quanto non lo volesse far sapere, Zandomeneghi
era un figurinista, un disegnatore di figurini. Questo lui non voleva farlo sapere:
gli permetteva di campare ma era considerato un lavoro
di livello basso e non era ben visto dall’intellighenzia francese artistica.
Bisogna ricordare però che lui ha una profonda incidenza nel rapporto tra arte
e moda. C’erano 113
riviste di moda solo a Parigi, all’epoca.
D. – Qual è l’eredità più significativa che lascia questo
italiano a Parigi?
R. – Sicuramente, io credo, la sua cromia, che è una cromia
veneziana, italiana, mischiata alla cromia francese. Lui, questa sua cromia,
questi suoi colori azzardati, li difende fino alla fine. Una cromia che vediamo
molto veneziana, molto italiana, mischiata alla cromia
francese fatta di pastelli, di pastelli sintetici che a quell’epoca venivano
venduti.
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2 febbraio 2006
DIFENDERE
IL VALORE DELLA PERSONA UMANA E DARE LA PREFERENZA AI PIÙ POVERI
E AGLI
ESCLUSI: QUESTA L’ESORTAZIONE DEI VESCOVI DEL GUATEMALA,
AL
TERMINE DELLA LORO ASSEMBLEA PLENARIA ANNUALE.
“LA
MANCANZA DI VALORI MORALI – SOTTOLINEANO I PRESULI – HA AVVOLTO
IL
PAESE IN UN PROCESSO DI DISUMANIZZAZIONE PROGRESSIVA”
CITTÀ DEL GUATEMALA. = “Nel nome del Vangelo della pace
difendiamo il valore della persona umana e facciamo l’opzione preferenziale per
i più poveri ed esclusi”: è l’esortazione dei vescovi del Guatemala, in un
comunicato dal titolo “Manteniamo viva la speranza”, pubblicato nei giorni
scorsi, al termine della loro Assemblea plenaria annuale. I vescovi ricordano i
grandi mali che affliggono il Guatemala, come la delinquenza e il crimine
organizzato, la povertà lacerante, l’ingiustizia nella distribuzione delle
risorse, l’inefficienza di chi ha in mano il potere politico, la mancanza di
stima per la vita umana, il divario che esiste in molti cristiani tra la fede e
la vita, insieme alla tendenza ad usare la religione per dividere ed entrare in
conflitto. I presuli parlano di una “mancanza di valori morali, che ha avvolto
il Paese in un processo di disumanizzazione
progressiva che preoccupa e fa temere per il futuro”. Questa situazione critica
– aggiungono – si deve a “un’opzione per la menzogna”, in quanto si parla e si
agisce contro l’ordine divino iscritto nella realtà delle cose e nella
coscienza umana. Nel messaggio si riafferma con forza il valore della vita
umana, gravemente minacciata in Guatemala dall’approvazione della legge
d’accesso ai servizi di pianificazione familiare. Servizi che – spiegano i
vescovi – “aprono la porta a pratiche immorali nell’uso della sessualità”.
Inoltre – aggiungono – “dopo tanti anni di conflitto armato che ha dissanguato
la patria, la firma degli Accordi di Pace ha significato la speranza di tempi
migliori. Tuttavia – constatano con amarezza – la realtà è un’altra”. Ecco
allora l’appello a tutti i guatemaltechi ad “agire in tutti quei campi che
devono portare ad una società più giusta ed equa, più libera ed umana”. I
vescovi hanno
allora parole d’incoraggiamento, malgrado la situazione possa apparire
desolante e difficile: “Anche quando sembra che l’orizzonte si chiuda –
rassicurano – e pensiamo che il futuro possa essere una ripetizione del
passato, il Signore Gesù ci ha promesso l’assistenza del suo Spirito e ci ha
assicurato che sarà con noi tutti i giorni, fino al fine del mondo”. “In Lui –
concludono – è la ragione della nostra speranza, affinché tutti, cristiani e
non cristiani, uniscano gli sforzi per cambiare il nostro caro Guatemala”.
(R.M.)
“UNA
DONNA STRAORDINARIA, CHE HA VISSUTO UNA VITA STRAORDINARIA
IN UN
PERIODO STRAORDINARIO”: COSÌ IL REVERENDO SAMUEL KOBIA,
SEGRETARIO
GENERALE DEL CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE,
DESCRIVE CORETTA SCOTT KING,
SCOMPARSA
IL 31 GENNAIO ALL’ETÁ DI 78 ANNI
NAIROBI. = “Coretta Scott King
era una donna straordinaria, che ha vissuto una vita straoridinaria
durante un periodo straordinario”. Con queste parole si apre la lettera che il
Reverendo Samuel Kobia, segretario generale del
Consiglio Mondiale della Chiese e della Chiesa
Metodista in Kenya, ha spedito nei giorni scorsi ai membri delle Chiese
americane, per ricordare la vedova di Martin Luther King, scomparsa il 31
gennaio all’età di 78 anni. “Come moglie di Martin Luther King – scrive il Reverendo
Kobia – l’abbiamo vista spesso marciare e manifestare
a fianco del martio in tutta la nazione”. “Dopo la
morte del dottor King – continua la lettera –
“IL
VOTO È UN DIRITTO PREZIOSO”: QUESTO L’APPELLO LANCIATO AI CATTOLICI
DAI
VESCOVI SUDAFRICANI, IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI NEL PAESE.
IERI,
AL TERMINE DELLA LORO ASSEMBLEA PLENARIA, I PRESULI HANNO SOTTOLINEATO COME IL
VOTO NON SIA UNA RICOMPENSA AL PARTITO CHE GOVERNA,
MA UNA
PARTECIPAZIONE ATTIVA ALLA DEMOCRAZIA
JOHANNESBURG. =
“Noi incoraggiamo tutti i cattolici a votare e ricordiamo a tutte le persone
che il voto non è una ricompensa al partito che governa, ma una partecipazione
personale alla democrazia. Il nostro voto è un diritto prezioso, conquistato
con il sangue”. Inizia così la dichiarazione dei vescovi sudafricani, resa nota
al termine dell’Assemblea Plenaria di ieri, in vista delle prossime elezioni
nel Paese. “Il Sud Africa – continuano i presuli – si trova in un momento
storico cruciale. Nonostante ci sia stato uno sviluppo notevole nel nostro
Paese, dobbiamo però ammettere che la società non si è
evoluta come pensavamo. Egoismo e corruzione hanno portato ad una grande
frustrazione. La distribuzione dei servizi è stata scarsa o è crollata in
alcune regioni. Molte province hanno i conti in rosso e alcuni candidati alle
elezioni locali non sono certo esempio di una cittadinanza responsabile”. I vescovi sudafricani lanciano poi l’allarme a proposito dell’AIDS:
“Come Paese – dicono – siamo in uno stato di totale rifiuto e silenzio sulla
grande sfida che abbiamo davanti: la pandemia del virus HIV, che affligge 6
milioni di persone”. E aggiungono: “Dio non si è iscritto ad un partito
politico, ma ha scelto di essere presente tra i poveri, i bisognosi e gli
emarginati. A loro Gesù ha parlato e per loro è vissuto”. I presuli, quindi, ribadiscono
che il ruolo dei Cristiani e di tutte le persone di buona volontà sia quello di creare una cittadinanza responsabile e leale,
che ponga il bene comune della società prima del tornaconto personale. “La
responsabilità è una scelta – concludono – e noi poniamo le elezioni sotto la
protezione di Dio Onnipotente e preghiamo perché prevalga lo spirito di democrazia
e partecipazione”. (I.P.)
PEDAGOGIA
DELLA SANTITÁ: SI INTITOLA COSÌ IL SECONDO PIANO D’AZIONE PASTORALE
2003-2009 ESAMINATO IERI
DALL’ASSEMBLEA
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE REGIONALE
DELL’AFRICA
OCCIDENTALE. TRA I PUNTI SALIENTI DEL PROGRAMMA,
L’INSISTENZA
SULLA FIGURA DI CRISTO SALVATORE
E
- A
cura di Padre Joseph Ballong
-
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ABIDJAN.= Prosegue ad Abidjan l’Assemblea della conferenza
episcopale regionale dell’Africa occidentale francofona. Durante i lavori di
ieri, le conferenze episcopali nazionali, insieme ad
alcuni esperti, hanno esaminato il Secondo piano di azione pastorale 2003-2009,
intitolato “Pedagogia della santità”, un vero e proprio programma di vita per
ogni battezzato africano. Dopo l’ultima assemblea plenaria, tenutasi a Bamako, nel Mali, le Conferenze episcopali della regione
hanno organizzato seminari di formazione per permettere ai vescovi stessi, ai
loro collaboratori, sacerdoti e laici, di apprendere le metodologie di
pianificazione e di elaborare un proprio piano operativo che tenga
conto delle concrete situazioni locali. E proprio grazie a tali incontri, i
vescovi della Costa d’Avorio hanno potuto stabilire un piano che riflette la
situazione di crisi del Paese: un piano che insiste sulla persona di Cristo
salvatore, fonte di autonomia e cammino di comunione, riconciliazione, pace e
santità. Ma il documento insiste anche sulla famiglia di Dio da costruire
perché luogo e sacramento di verità, di giustizia, di perdono, di riconciliazione
e di solidarietà. Per un Paese come
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L’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI PRESENTA DOMANI IL
CATALOGO DEI VIAGGI 2006
E
FESTEGGIA I 50 ANNI DI COLLABORAZIONE CON ALITALIA E TRENITALIA
- A
cura di Giovanni Peduto -
ROMA. = Domani venerdì 3 febbraio, l’Opera Romana
Pellegrinaggi presenta la programmazione 2006 con l’uscita del catalogo “Nuovi
Itinerari dello Spirito”. L’evento, che coincide con il 50° anniversario della
collaborazione con Alitalia e Trenitalia,
vedrà la partecipazione di mons. Liberio Andreatta, di Giancarlo Cimoli per Alitalia e Roberto Testore per Trenitalia. Per il turismo
religioso in Italia il 2005 è stato un anno record: nonostante le innumerevoli
difficoltà, l’incremento complessivo è stato del 5,5%, con picchi del 10% che
hanno superato anche il livello raggiunto nel 2000 con l’evento dell’Anno
Santo. Forte dei risultati ottenuti nell’anno appena chiuso, l’Opera Romana
Pellegrinaggi presenta ufficialmente la programmazione 2006, e lo fa con le due
aziende che da mezzo secolo garantiscono il trasporto dei pellegrini: Alitalia e Trenitalia. Accanto a mons. Liberio Andreatta, amministratore delegato
dell’Opera Romana Pellegrinaggi, alla presentazione del catalogo 2006 “I Nuovi
Itinerari dello Spirito”, alle ore 11.30 presso la sede dell’Opera Romana
Pellegrinaggi, in via della Pigna 13/a Roma, interverranno
infatti anche Giancarlo Cimoli, presidente e amministratore delegato di Alitalia e Roberto Testore,
amministratore delegato di Trenitalia. A 50 anni dai
primi treni speciali e voli charter per Lourdes, l’intesa tra Opera Romana, Alitalia e Trenitalia appare
sempre più solida. Per mezzo secolo, infatti, le due aziende leader nei trasporti
hanno garantito ai pellegrini dell’Opera Romana qualità e professionalità nei
servizi offerti, tanto che la vitalità del segmento turistico religioso deve
essere valutata anche in considerazione dell’apporto dei due vettori. L’offerta dell’ORP, grazie anche all’apporto di Alitalia
e Ferrovie dello Stato, vede nella programmazione 2006 novità significative dal
punto di vista dei contenuti spirituali, culturali e organizzativi: dalla
proposta di un itinerario inedito di Roma Cristiana in “open bus”, alla
riscoperta delle comuni radici cristiane dei “Cammini d’Europa”, all’attenzione
pastorale per le persone della terza età e delle famiglie, passando per i nuovi
Itinerari Biblici e Patristici: Terra Santa e Giordania; Terra Santa e Sinai;
Siria, il percorso della storia sacra nella perla dell’Oriente.
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2 febbraio 2006
- A cura di Roberta Moretti -
Ancora agitazioni in Medio Oriente, dove stamani un gruppo di
palestinesi armati, vicino alle Brigate Al Aqsa, ha
circondato la sede dell’Unione Europea a Gaza, ottenendone la chiusura.
L’azione, riferisce la tv araba, al-Jazeera, è collegata
alla pubblicazione da parte della stampa scandinava di vignette che ritraggono caricature
del profeta Maometto. E in seguito alle minacce di vari gruppi islamici, la
Norvegia ha deciso di chiudere al pubblico la sua rappresentanza in Cisgiordania.
Intanto, Israele guarda con preoccupazione al futuro politico palestinese, dopo la
vittoria di Hamas alle legislative della scorsa settimana,
decidendo ieri di interrompere il pagamento dei dazi doganali destinati
all’ANP. Da parte sua, il presidente palestinese, Abu
Mazen, ha dichiarato che chiederà al partito che
formerà il nuovo governo “di rispettare tutti gli accordi che impegnano l’Autorità
palestinese”. Ma cosa si aspetta la popolazione, che ha dato in massa la sua fiducia
ad Hamas, da questo partito
estremista? E sarà in grado Hamas di guidare l’ANP?
Fausta Speranza lo ha chiesto al prof. Giuseppe Bettoni,
docente di Geopolitica all’università Tor Vergata di
Roma:
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R. – La
presa di potere di Hamas in Palestina, o meglio nei
territori palestinesi, in Israele, sicuramente rappresenta un punto ancora
maggiore di salita della tensione. Non bisogna per questo spaventarsi, nel
senso che veramente neanche Hamas si aspettava di
finire al governo o quanto meno di avere la maggioranza nel Parlamento palestinese,
né questo vuol dire che domani ci sarà un’esplosione definitiva della guerra
tra mondo islamico e mondo non islamico. Ci sono diversi fattori che vanno
letti. Hamas – ricordiamocelo – in scala locale, è
stato votato non perché gli si chiede di fare la guerra all’Occidente – questo
lo vediamo noi occidentali – ma perché le popolazioni palestinesi non ne
potevano più della corruzione di Al Fatah e di una situazione di vita insopportabile. Quello
che chiedono i palestinesi ad Hamas
non è di fare attentati terroristici ad Israele, ma maggiore sicurezza a casa
loro, una possibilità di crescita, un futuro migliore per i loro figli, minor
corruzione. Che poi Hamas abbia rivestito fino ad
oggi un ruolo di terrorismo per Israele, questo è un altro paio di maniche, non
indifferente, ma è un’altra cosa.
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In
Iraq, è ripreso stamani a Baghdad il processo a Saddam Hussein, ma sia l’ex
rais, sia il collegio di difesa non si sono presentati in aula. L’udienza è stata quindi rimandata
al prossimo 13 febbraio. Nella capitale, intanto, è stata rapita nella mattinata
la direttrice generale del ministero dell’Industria iracheno, Mary Abbud Hamza. E mentre sul piano
politico proseguono le trattative tra sunniti e sciiti per la formazione del
nuovo governo, non si ferma la violenza sul campo. Stamani la polizia irachena
ha ritrovato a Baghdad i corpi senza vita di 14 persone con evidenti segni di
tortura. Intanto, sempre nella capitale, almeno tre soldati americani sono
morti a causa dell’esplosione di un ordigno collocato sulla strada. E nella
notte, scontri tra soldati americani e miliziani sciiti seguaci di Moqtada al Sadr a Baghdad hanno
provocato la morte di una donna e ferito altri cinque civili.
“L’America
è drogata dal petrolio che viene importato da Paesi instabili”:
con questa motivazione martedì il presidente Bush ha
rilanciato le linee di politica energetica della sua amministrazione, invocando
un maggiore sviluppo tecnologico al fine di rompere con la dipendenza petrolifera
degli USA. L’argomento delle fonti energetiche alternative ha avuto un impatto
positivo sull’opinione pubblica, ma allo stesso tempo sembra avere sottolineato
le incongruenze della recente politica americana. Il tema del petrolio resta
comunque prioritario per tutta la comunità internazionale, come spiega Franco Zollio, direttore del Global Watch dell’Istituto per gli studi di politica
internazionale (ISPI). L’intervista è di Stefano Leszczynski:
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R. – La
dichiarazione di Bush va accolta, credo, nel contesto
di un fallimento di una politica che questa amministrazione conduce ormai da
alcuni anni, con il tentativo di riorientare
l’offerta di prodotti energetici. Una delle tante motivazioni con cui la guerra
in Iraq è stata presentata all’opinione pubblica è stata quella di creare
un’alternativa a produttori instabili o addirittura ostili come l’Arabia
Saudita, l’Iran, ma non è andata così. Oggi la produzione in Iraq è più bassa
di quella precedente alla guerra, e il prezzo del petrolio è tre volte il
prezzo precedente alla guerra in Iraq.
D. – Questo
tentativo di indirizzare una contrazione della domanda, può assumere un qualche
significato di monito, quantomeno, per i Paesi produttori di petrolio?
R. – Questo è un elemento che verrà
preso in considerazione, perché è un segnale, all’apparenza, di una strategia
statunitense diversa. Dal punto di vista generale, internazionale la domanda
petrolifera, anche nel caso in cui si riducesse la
domanda statunitense, sarà alimentata dalla domanda che cresce rapidamente
altrove, cioè soprattutto in Cina e nei Paesi asiatici, in forte crescita.
Quindi, rimarrebbe aperta la questione del prezzo del petrolio. Quello che
sembra soprattutto necessario è una revisione dei rapporti con i Paesi
produttori. Questo non significa assolutamente compiacenza verso i Paesi
produttori, significa prendere in considerazione quelle che sono le loro
richieste, che non necessariamente sono richieste conflittuali.
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Il movimento radicale sciita libanese, Hezbollah,
ha promesso di “punire” gli uccisori di un giovane pastore libanese trovato
morto questa mattina, all’indomani della sua scomparsa nel sud del Libano nel
corso di una sparatoria israeliana. Israele ha riferito di scontri con un
individuo rimasto sconosciuto che tentava di infiltrarsi nella contesa zona
delle fattorie di Shebaa, che Hezbollah
attacca sporadicamente per “liberarla dall’occupazione israeliana”. Intanto,
nella notte a Beirut una bomba è esplosa senza vittime vicino a una
caserma nel quartiere di Ramlet al Baida.
Dieci miliardi e mezzo di dollari in aiuti a Kabul nei prossimi 5
anni. Con questo impegno della comunità internazionale, si è conclusa ieri a
Londra la Conferenza Internazionale sull’Afghanistan, chiamata a rilanciare l’appoggio al Paese centro-asiatico in vista della sua completa stabilizzazione a quattro
anni dal rovesciamento del regime talebano. Dalla capitale
britannica, Sagida Syed:
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L’impegno all’aiuto economico
all’Afghanistan arriverà non solo da America e Gran Bretagna, i maggiori finanziatori
dell’Afghan Compact, il piano quinquennale approvato
dalla Conferenza internazionale di Londra, ma anche da parte degli altri
delegati, come la Svizzera che ha promesso una partnership fino al 2010 e 100
milioni di franchi. Anche la Cina ha espresso il suo sostegno, visto tra l’altro
che si tratta di due Paesi confinanti. Gli aiuti saranno diretti nel settore
del commercio bilaterale e dell’educazione. “Importante è anche il sostegno
dell’Italia”, lo ha riferito il sottosegretario per gli Affari Esteri, Margherita
Boniver, che ha illustrato in conferenza stampa
l’impegno dell’Italia nel Paese dell’Asia centrale, “ricostruzione dello Stato
di diritto e della governance, e ripristino
dell’economia”. Con i suoi 205 milioni di euro, erogati dalla Conferenza di
Bonn nel 2001, fino ad oggi, l’Italia si pone ai primi posti per un aiuto finanziario
e militare. La Boniver ha aggiunto che le truppe
italiane, 2 mila uomini, non verranno aumentate e che
l’erogazione di ulteriori fondi spetterà al nuovo esecutivo che sarà eletto ad
aprile.
Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.
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E ieri in Afghanistan almeno tre soldati governativi sono
morti e altrettanti sono rimasti feriti in un attacco suicida presso un checkpoint nella
provincia sudorientale di Khost.
Lo ha reso noto oggi la polizia locale, che ha affermato di ritenere che militanti
taleban siano responsabili dell’azione. L’esplosione
non ha provocato vittime tra i soldati americani che affiancavano i militari
afghani nei controlli ai veicoli di passaggio.
Due persone sono
morte per la bomba esplosa questa mattina in Thailandia, nel distretto di Narathiwat. L’ordigno, di fabbricazione
artigianale, era stato piazzato sotto una vettura della polizia, forse in
occasione di una riunione di circa 200 poliziotti municipali. Ieri sera,
due persone erano state assassinate nella vicina provincia di Pattani, un anziano capo villaggio buddista e un commerciante
musulmano. Dal gennaio 2004, le violenze attribuite ai ribelli separatisti musulmani
e la repressione delle forze di sicurezza hanno fatto più di mille morti nelle
province meridionali thailandesi, al confine con la Malaysia.
Ancora un caso sospetto di
morte per influenza aviaria in Indonesia. I primi
test effettuati sul corpo di un quindicenne, morto ieri, hanno rivelato che il
giovane era stato colpito dal virus H5N1. I risultati devono essere però
confermati da un laboratorio di Hong Kong accreditato dall'Organizzazione
mondiale della sanità.
Nonostante le differenze ancora
insuperabili, Kashmir, India e Pakistan procedono sulla strada del disgelo,
anche se a piccoli passi. Ieri, i Paesi hanno deciso di avviare il 18 febbraio
prossimo, dopo 40 anni, il collegamento ferroviario tra la regione indiana del Rajasthan e quella pakistana del Khokrapar.
Da New Delhi: Maria Grazia Coggiola:
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Il treno che
attraversa il deserto del Sahar avrà una cadenza settimanale
e sarà gestito per sei mesi dalle ferrovie indiane e per il resto da quelle pakistane.
Si tratta del secondo collegamento ferroviario tra i due Paesi e si va ad
aggiungere al famoso bus della pace tra Delhi e Latore e agli altri due servizi
di corriera che attraversano il confine conteso in Kashmir, introdotti
all’indomani del terremoto. In diverse occasioni il presidente Pervez Musharraf aveva accusato
il governo di New Delhi di scarso impegno e di insufficiente volontà negli
sforzi per risolvere la questione kashmira. Ieri, in
una delle sue rare conferenze stampa, il primo ministro indiano, Manmohan Sing, ha però usato toni concilianti, dicendo che l’India
intende avviare con il Pakistan relazioni il più possibile
amichevoli.
Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Ancora un incidente in una miniera di carbone nella provincia
settentrionale cinese dello Shanxi. Ieri, un’esplosione
di gas ha provocato la morte di almeno 23 minatori e il ferimento di altre 53
persone. Nel 2005 in Cina le vittime di incidenti di questo tipo sono state
almeno 5.500. Il governo di Pechino ha lanciato una campagna per la chiusura
delle miniere insicure ma, secondo la stampa cinese,
in molti casi le autorità locali si rifiutano di applicare tali direttive.
Il commissario UE per l’allargamento,
Olli Rehn, ha denunciato
oggi a Bruxelles un “deterioramento” negli ultimi mesi nella cooperazione tra
le autorità serbe e il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (TPI).
Belgrado ha avviato lo scorso ottobre i negoziati per un Accordo di
stabilizzazione e associazione (ASA) con l’UE, primo passo formale nella lunga
strada verso l’adesione, ma la cooperazione con il TPI, e in particolare la consegna
dei super-ricercati, Ratko Mladic e Radovan Karadzic, restano condizioni necessarie per il progresso
delle trattative.
Intanto, il
consiglio della Difesa della Serbia-Montenegro ha ammesso
che ufficiali serbi aiutarono il generale Radko Mladic, ex comandante
militare dei serbo-bosniaci durante la guerra civile in Bosnia e super ricercato
per genocidio dal Tribunale internazionale dell’Aja
(TPI), a nascondersi in sedi dell’esercito fino alla metà del 2002 e poi a fuggire.
Belgrado sta indagando per scoprire se vi siano ufficiali
ancora in contatto con Mladic, accusato del massacro a
Srebrenica, nel nord della Bosnia, di almeno 8 mila
civili musulmani.
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