RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 357 - Testo
della trasmissione di sabato 23 dicembre
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Scambio di auguri tra il
Papa e il presidente Giorgio Napolitano
Il
cardinale cileno Jorge Arturo Medina Estévez compie oggi 80 anni
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il commento di padre Marko Ivan Rupnik al Vangelo di
domani
CHIESA E SOCIETA’:
Nel pomeriggio, voto all’ONU sulla risoluzione che
prevede sanzioni contro l’Iran per la questione nucleare
23 dicembre 2006
PER IL
XXIX INCONTRO EUROPEO DELLA COMUNITA’ DI TAIZE’
DAL 28 AL 1° GENNAIO A ZAGABRIA, BENEDETTO XVI
PARLA DI UN SEGNO DI SPERANZA
PER L’UMANITA’. BARTOLOMEO I
AUGURA AI GIOVANI DI DIVENIRE ICONE VIVENTI DI CRISTO. ALESSIO II LI INVITA A
VEDERE LA VITA COME UN PELLEGRINAGGIO VERSO DIO. ROWAN WILLIAMS CHIEDE UNO
SGUARDO NUOVO
GLI UNI VERSO GLI ALTRI
“Un segno di speranza”: Benedetto XVI parla così del XXIX
Incontro europeo dei giovani animato dalla Comunità di
Taizé, nel messaggio inviato a firma del cardinale Segretario di Stato,
Tarcisio Bertone. L’incontro si svolgerà a Zagabria, in Croazia, dal 28 dicembre
al 1° gennaio prossimo. Il servizio di Fausta Speranza:
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Rivolgendosi ai ragazzi e alle ragazze, il Papa parla di
“pellegrinaggio sulla terra inaugurato dal caro Frère Roger” e li incoraggia a
prendere “sempre di più coscienza dell’importanza della fraternità fra gli
uomini e della necessaria apertura ad ogni persona”. E Benedetto XVI sottolinea
che “con un’attenzione rinnovata verso gli altri” i giovani contribuiscono a
“stabilire relazioni più fraterne, affinché su tutto il pianeta si realizzi
concretamente la famiglia umana, dove ciascuno è accolto e amato per se stesso,
riconosciuto e rispettato come figlio di Dio”. E il Papa sottolinea che, in
particolare in terra croata segnata nel corso degli anni passati da conflitti,
i giovani di Taizé sono un segno eloquente di speranza. “Dimostrate – dice
Benedetto XVI – che voi, i giovani, volete un’umanità nuova, fondata sul
riconoscimento di ogni persona, indipendentemente dalla nazionalità o dalla
religione”. “Segnati dall’unico Battesimo – aggiunge inoltre il Papa –
“possiate rendere presente il Cristo, che vi chiama ad amare e ad agire come
lui”.
Anche il Patriarca ecumenico, Bartolomeo I; il Patriarca
di Mosca e di tutta la Russia, Alessio II, e il Primate della Comunione
anglicana, arcivescovo di Canterbury, dottor Rowan
Williams, hanno inviato rispettivi messaggi. Bartolomeo I
esprime un significativo augurio: arricchiti spiritualmente – dice – diventate
come delle “icone viventi, delle immagini di Cristo, dei veri figli del Dio
Trinitario, benedetti, pieni di speranza ed amati”. Parla di una società
“talvolta lontana dal Signore” rinnovando l’invito ai giovani “a dirigersi verso il regno dei
Cieli, con la parola di Dio come guida capace di trasfigurarvi”. Tra le parole
di Alessio II, l’invito “a vedere la vita come un pellegrinaggio, compiuto
nella fiducia in Dio”. “E’ necessario ricordarci sempre – afferma – che il solo
orientamento verso il denaro, il successo, il benessere ed il piacere, tolgono
alla vita il suo senso”. “Dio solo – aggiunge – può dare la pienezza e la gioia
dell’esistenza”.
Da parte sua, l’arcivescovo Rowan
Williams sottolinea che “dappertutto sembra che il sospetto fra le comunità di
fede, di razze o nazioni, sia cresciuto, incoraggiato
da tutti coloro che vivono nella paura o che amano il potere”. “Nelle società
sviluppate – aggiunge – c’è molto cinismo verso tutte le autorità e tutti gli
ideali”. Per poi affermare che “abbiamo bisogno di fiducia, come abbiamo bisogno
dell’aria fresca. Il nostro mondo manca sempre di più di respiro e d’aria a
causa del sospetto, del dubbio, della disperazione”. “E’ dello Spirito di Dio,
del Soffio Santo di Dio, che abbiamo bisogno – sottolinea il dottor Rowan Williams - per considerarci gli uni gli altri con uno
sguardo nuovo e fiducioso”.
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LA
CHIESA SI APPRESTA A CELEBRARE IL NATALE:
IL PAPA INVITA AD ATTENDERE “L’UNICO VERO
RENDENTORE DELL’UOMO”
- Intervista con il cardinale Francis Arinze -
Il Natale è ormai alle porte. I cristiani si apprestano a
celebrare
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Il Papa ha invitato ad attendere “l’unico vero Redentore
dell’uomo”, senza lasciarsi fuorviare da quei “falsi profeti” che “continuano a
proporre una salvezza a basso prezzo, che finisce per generare cocenti
delusioni”. Benedetto XVI esorta al coraggio di una fede chiara nel Dio fatto
uomo, una fede che cerca “l’obbedienza alla verità” e non gli applausi della
piazza – ha sottolineato - “in obbedienza alla dittatura delle opinioni
comuni”. Il Verbo si è fatto carne e vuole salvare l’uomo, tutto l’uomo: nel
messaggio per
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Sul Mistero del Natale ascoltiamo la riflessione del
cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il culto divino e la
disciplina dei sacramenti, al microfono di Giovanni Peduto:
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R. – Dobbiamo, anzitutto, essere chiari sul Mistero che
celebriamo. Il Figlio di Dio, che è sempre Dio, prende la
natura umana per amore nostro e per la nostra salvezza; Gesù Cristo che, nel
seno della Vergine Maria, diventa uomo; Maria dà Gesù al mondo, a Betlemme:
questo è il mistero e l’inizio della Redenzione. Il Salvatore è arrivato
e
D. – Eminenza, in tanti luoghi cristiani si stanno
eliminando i segni del Natale per non urtare la suscettibilità di altre
religioni e credenze. Come giudica questi episodi?
R. – Sbagliati. Se io sono italiano, francese, tedesco od
irlandese, io guardo alla storia e alle tradizioni del mio Paese. Io vedo che
il cristianesimo è la matrice di quella cultura che noi ereditiamo oggi. Avere
allora a Natale i segni del Mistero, quindi il Presepio, i canti natalizi,
l’albero di Natale che ci porta un messaggio, le candele, tutte queste cose
hanno radici nella storia e negare ciò che fa parte della nostra storia non
rappresenta certo il modo migliore per dialogare con le persone di altre
religioni. Se per primi, noi distruggiamo la nostra identità, non rimane
nessuno ad incontrare l’altro; se ci riduciamo tutti all’anonimità di
fiammiferi e quindi senza alcuna differenza, questo non è altro che una
violenza all’uomo, alla storia e alla cultura. Io ho lavorato 18 anni
nell’ufficio della Santa Sede che si occupa specificatamente dell’incontro con
persone di altre religioni (il Pontificio Consiglio per il dialogo
interreligioso) ed ho sempre potuto notare che tutte le persone sincere rispettano
l’identità dell’altro. Nessuno ci chiede di distruggere la nostra identità cristiana
e se noi lo facessimo sarebbe un suicidio, un suicidio culturale ed anche
religioso. Il dialogo è tutta un’altra cosa.
D. – Come possiamo vivere con gioia il Natale senza farne
una festa solamente esteriore?
R. – Certo che la festa esteriore si fa, con il pranzo, il
panettone, il vino: tutto questo va bene. Ma il collegamento con Dio è più
importante: per un cattolico andare a confessarsi, ricevere il rafforzamento
della grazia di Dio, andare alla Messa, ricevere
D. – Eminenza, il suo augurio per questo Natale ai nostri
ascoltatori?
R. – Più attenzione a Dio, perché senza Dio la nostra vita
non ha significato, anche la nostra esistenza. Più attenzione ai nostri
familiari, cominciando proprio dalla nostra casa ad amare le persone di casa,
senza pretendere di amare le persone che sono a 5 mila chilometri di distanza,
questa è una finzione. Ci sono delle persone nelle nostre case che soffrono,
forse anche a causa nostra e quindi l’augurio è quello di cominciare ad amare
le persone della nostra casa, a perdonarle e a dimenticare le piccole cose. Ma
l’augurio è anche quello di avere un po’ più di tempo per il riposo, per la
preghiera, per l’ammirazione della natura che ci circonda, per leggere anche
argomenti religiosi che ci elevano la mente a Dio. Ecco questo è tutto quello
che auguro ai nostri ascoltatori ed ai nostri amici.
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SCAMBIO
DI AUGURI TRA IL PAPA E IL PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO
In
questi giorni sono tanti gli auguri natalizi che stanno giungendo al Papa da
tutto il mondo. Ieri anche il presidente della Repubblica italiana Giorgio
Napolitano ha rivolto, in una cordiale conversazione telefonica, i suoi più
fervidi auguri a Benedetto XVI. Da parte
sua, il Santo Padre ha ricambiato i più sinceri auguri al capo dello Stato e al
popolo italiano.
IL
PAPA NOMINA IL CARDINALE LOZANO BARRAGÁN SUO INVIATO SPECIALE
ALLE
CELEBRAZIONI DELLA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO A SEOUL
Il
Santo Padre ha nominato il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del
Pontificio Consiglio per
IL
CARDINALE CILENO JORGE ARTURO MEDINA ESTÉVEZ COMPIE OGGI 80
ANNI
Oggi il cardinale cileno Jorge
Arturo Medina Estévez compie 80 anni. A lui i più
cordiali auguri dalla Radio Vaticana. Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Un articolo di Alberto Migone dal titolo "Natale: un dono offerto alle nostre
mani vuote".
Servizio estero - Per la rubrica dell'
"Atlante geopolitico" un articolo di Giuseppe Maria Petrone dal titolo "Il 25 dicembre del 1991 veniva
ammainata la bandiera sovietica".
Servizio culturale - La pagina è dedicata a
riflessioni sul valore del Natale.
Servizio italiano - Governo; violenza su donne
e minori: pronto il Ddl. Pene severe; più assistenza
alle vittime.
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23 dicembre 2006
DEDICATA A GIOVANNI PAOLO II LA STAZIONE
TERMINI DI ROMA
- Interviste con il cardinale Tarcisio Bertone e
l’architetto Roberto Malfatto -
Dopo 140 anni, la Stazione
Termini di Roma, uno degli scali ferroviari più grandi d’Europa, cambia nome.
Durante una cerimonia, questa mattina, la Stazione è stata dedicata a Giovanni
Paolo II: una stele dell’architetto Roberto Malfatto è stata scoperta alla
presenza del sindaco di Roma, Walter Veltroni, dei
responsabili delle Ferrovie dello Stato italiano, del cardinale vicario,
Camillo Ruini, e del cardinale segretario di Stato,
Tarcisio Bertone, che ha portato gli auguri e la benedizione di Benedetto XVI.
La parola a Luca Collodi, che ha seguito in presa diretta l’avvenimento.
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Nella galleria centrale della
stazione Termini dove ogni giorno transitano 480 mila persone,
150 milioni l’anno, il sindaco di Roma, Walter Veltroni
ha ricordato Giovanni Paolo II, “uomo che ha legato a sé l’idea del dialogo,
della comprensione dei valori, in continuo ascolto di una società in
trasformazione”. “Tutto ciò – ha proseguito Veltroni
- ci ha portato, in stretta collaborazione con le Ferrovie dello Stato, a scegliere
la Stazione Termini per la dedicazione, che è luogo di incontro, di scambio,
dove molte persone iniziano un viaggio”. “Guarderanno la stele – ha continuato
il sindaco - tanti cittadini cattolici, ma anche musulmani che non potranno non
ricordare quando Giovanni Paolo II, nel settembre del
2001, chiamò i “musulmani fratelli”; passeranno cittadini ebrei, che
ricorderanno il giorno in cui Giovanni Paolo II, nella Sinagoga di Roma,
abbracciò il rabbino Toaff”; e, tutti noi romani
ricorderemo “un uomo che ha molto amato questa città”.
Il cardinale vicario Camillo Ruini si è unito al sindaco Veltroni,
sottolineando il grande amore del Papa per Roma. “Ogni giorno pregava per Roma,
per la gente di Roma, per la Chiesa in Roma e per le famiglie romane”. “Giovanni
Paolo II - ha sottolineato il cardinale vicario - è stato l’uomo dei viaggi e
la stazione Termini, luogo dove si parte e si arriva, è molto indicata per
ricordare la sua memoria che resta viva nel cuore di ciascuno di noi”.
Il cardinale segretario di Stato,
Tarcisio Bertone, che ha portato il saluto e la benedizione di Papa Benedetto,
ha ricordato il rapporto tra la Stazione Termini e la storia della Chiesa:
“Ricordo soprattutto un episodio: la prima volta che vennero
a Roma, nel 1962, per il Concilio Vaticano II, il cardinale Stefan
Wyszynsky mons. Karol Wojtyla: il cardinale Wyszynsky era appena stato liberato dalla prigionia
ed accompagnato a Roma da quel giovane vescovo per partecipare al Concilio.
Arrivarono qui alla Stazione Termini, dove c’era una
folla immensa. Tutti i ferrovieri erano fermi, tutti i treni erano fermi e
quando si fermò il treno che allora arrivava da Varsavia, il cardinale Wyszynsky si affacciò al
finestrino in una commozione generale. Ricordo che una signora porse al cardinale
un mazzo di rose rosse. Ecco, di che cosa è stata testimone nella storia questa
grande stazione, l’allora Stazione Termini. Porto al sindaco e alla Ferrovie
dello Stato, il saluto, l’augurio, il compiacimento e il ringraziamento di Papa
Benedetto. Ci siamo parlati questa mattina e mi ha detto di portarvi la sua
benedizione. Porgo a tutti, anche a nome del Santo
Padre, gli auguri più cordiali di Buon Natale e Buon Anno Nuovo”.
(applausi)
Le due steli inaugurate stamani e sulle quali spicca il nuovo nome della
stazione, “Stazione Termini-Giovanni Paolo II”, sono
alte 12 metri e posizionate nei punti più frequentati. Ne parliamo con
l’architetto, ideatore e progettista, Roberto Malfatto:
“L’ispirazione è nata dalla semplicità e dal rigore che Giovanni Paolo II
esprimeva, ma anche dall’innalzamento verso il cielo. Abbiamo, quindi, pensato
ad un oggetto che si innalzasse verso il cielo, che
avesse un coronamento particolarmente significativo e particolarmente ricco.
Una forma semicircolare, che in qualche modo evoca – secondo noi – delle
immagini legate anche all’iconografia ecclesiastica. Un’immagine, in quello che
è l’atrio della Stazione Termini, riconoscibile pur nella sua semplicità. Ci
sono naturalmente molti messaggi in questa stazione e volevamo diversificarci
completamente, facendo un’operazione che avesse una
sua forza, se possibile morale, attraverso l’immagine che abbiamo voluto darle.
Dalla “Stazione Termini-Giovanni Paolo II” di Roma,
Luca Collodi, Radio Vaticana.
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LA VITA, ANCHE SE SOFFERENTE, E’ SEMPRE UN VALORE
E UN’OPPORTUNITA’:
IL VALORE CRISTIANO DELLA VITA NELLE
PAROLE DI MONS. LUIGI MORETTI,
DOPO LA DECISIONE DEL VICARIATO DI ROMA
DI NON CONCEDERE I FUNERALI RELIGIOSI PER
PIERGIORGIO WELBY
- Intervista con il presule -
Sta suscitando reazioni di segno
opposto la decisione assunta ieri dal Vicariato di Roma di non concedere la
celebrazione delle esequie ecclesiastiche per Piergiorgio Welby,
il malato di distrofia muscolare progressiva morto mercoledì sera, dopo che un
medico ha staccato la spina del respiratore automatico che lo teneva in vita in
ossequio alla sua volontà. Nel suo comunicato, il Vicariato di Roma spiega che
“a differenza dai casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle
condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso”, la volontà “di porre
fine alla propria vita” del dott. Welby era “ripetutamente e pubblicamente affermata” e ciò, si
osserva nella nota, “contrasta con la dottrina cattolica”. Tuttavia, conclude
il comunicato, non vengono meno “la preghiera della Chiesa per l’eterna
salvezza del defunto e la partecipazione al dolore dei congiunti”. Su questa
vicenda dai complessi risvolti umani ed etici, Alessandro
De Carolis ha chiesto un commento all’arcivescovo Luigi Moretti, vicegerente della diocesi di Roma:
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R. - I motivi si inseriscono in
quella che è la tradizione costante della Chiesa, che non può approvare la
volontà di togliersi la vita. E questo proprio perché noi crediamo che la vita
sia un bene che ci viene donato. Nella prassi normale,
quando ci sono casi di persone che rifiutano la vita, in situazioni in cui non
sempre si riesce a comprendere quale sia lo stato di libertà, di
consapevolezza, i funerali poi si fanno affidando sempre tutto alla
misericordia di Dio, perché nessuno di noi è giudice. In questo caso, invece,
c’è un discorso diverso, legato non tanto al voler essere noi i giudici -
perché questo, lo ripeto, non spetta certo a noi - ma
al modo in cui è stata condotta la vicenda di questa sofferenza e di questa
morte, anche per prese di posizioni dello stesso malato, di coloro che sono
entrati in questa vicenda e dei familiari stessi. A questo punto, il segno che
la Chiesa poteva dare era semplicemente quello di riconoscere e prendere atto
di una volontà espressa che, come tutte le scelte, ovviamente va a collocarsi all’interno di una responsabilità che porta
con sé delle conseguenze. Non possiamo, quindi, dare dei segnali contraddittori
anche per le persone.
D. - Nonostante l’estrema
coerenza e fedeltà ai propri principi morali, la decisione di non concedere le
esequie religiose ha suscitato reazioni di critica anche in chi, per scelta
ideologica, è normalmente schierato contro la Chiesa cattolica…
R. - In questi casi, tutto serve
ad alimentare le polemiche. Io credo che meriterebbe più rispetto il mistero
della morte: non può diventare tutto oggetto di polemiche e di
strumentalizzazioni. Io credo che l’appartenenza alla fede, l’appartenenza alla
Chiesa non sia semplicemente un qualcosa di soggettivo. La scelta della fede è
una scelta di libertà e la scelta della coerenza nella fede è il minimo che si possa chiedere e che ci chiede il Signore.
D. - In che modo in queste
settimane la Chiesa, come afferma il comunicato del Vicariato, è stata vicina
al dolore dei familiari di Welby?
R. - E’ risaputo che i sacerdoti
della loro parrocchia sono stati e sono in costante rapporto con loro, portando
loro il conforto di una parola di speranza, di una parola cristiana. Questo può
continuare e continuerà. Certamente, come Chiesa ci facciamo carico delle
sofferenze delle persone.
D. - Cosa le ha lasciato dentro,
eccellenza, questa vicenda?
R. - Mi ha fatto ripensare molto
alla malattia e alla morte di Giovanni Paolo II. Anche lì si trattava di una
morte portata in pubblico, ma da essa veniva un grande
messaggio di speranza, di amore alla vita, di consapevolezza che la vita anche
in quelle situazioni è un grande valore, è una grande opportunità. Da questa
parte, invece, si è voluto mostrare che si trattava di una vita non all’altezza
di esser vissuta. E qui, credo, c’è la responsabilità di tutti nel creare le
condizioni affinché la vita possa essere sempre e comunque amata ed apprezzata.
Questa è l’esperienza più vera che mi rimane dentro. Oggi, purtroppo e sempre di
più, accade che la vita la si apprezzi solo se rientra
in certi canoni, in certe prospettive, in certe logiche. E credo che ciò sia
una forma di impoverimento della vita.
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DOPO 12 ANNI DI RESTAURO, APERTA LA GALLERIA
NAZIONALE DELL’UMBRIA, NELL’ANTICO PALAZZO DEI PRIORI DI
PERUGIA:
QUASI TUTTI I CAPOLAVORI SONO A TEMA RELIGIOSO
- Con noi Vittoria Garibaldi e Mauro Severi -
500 opere esposte in 40 sale
distribuite su due livelli: sono solo alcuni numeri della nuova Galleria
Nazionale dell’Umbria che nei giorni scorsi ha riaperto i battenti dopo 12 anni
di restauro. Ospitata nell’antico Palazzo dei Priori di Perugia, la Galleria
conserva quasi tutti capolavori a tema religioso. Ce ne parla Isabella Piro:
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(musica)
Un museo nel museo. Agli occhi
del visitatore, la nuova Galleria Nazionale dell’Umbria si presenta così: un
percorso articolato lungo le tante opere esposte, ma anche lungo le sale dalle
alte volte, gli scaloni segnati dallo spirito del tempo e gli scorci improvvisi
sui tetti della Perugia moderna offerti dal Palazzo dei Priori.
(musica)
I primi lavori di restauro sono
iniziati nel ’94: oggi le 40 sale di esposizione permanente, insieme alle 5
riservate alle mostre temporanee, conservano capolavori del Perugino, Pinturicchio e Piero della Francesca, quasi tutte di
committenza religiosa, provenienti da ordini monastici. Vittoria Garibaldi,
direttrice regionale dei Beni culturali:
R. – Abbiamo cercato di proseguire
con i criteri dei precedenti interventi, caratterizzando il percorso, non
rendendolo assolutamente monotono ma cercando di intervallarlo con sezioni
speciali dedicate alle oreficerie, dedicate ai tessuti, ai disegni e quindi
ampliando anche la possibilità dell’utente di poter vedere quello che vuole.
Liberato
dalle barriere architettoniche attraverso un sistema di appianamento dei
dislivelli e fornito di una sala informatica situata nell’antica torre
campanaria, il Palazzo dei Priori diventa così un monumento atemporale,
sospeso tra passato e presente. Mauro Severi, curatore
del Progetto architettonico:
R. – Abbiamo per esempio
adagiato alcune opere su tessuti bianchi per isolarle dalle murature in modo
che non sembri un arredamento. Visto che siamo in un ambiente antico il rischio poteva essere quello
di dare un’idea di allestimento d’epoca e questo lo volevamo evitare perché la
storia del palazzo è una cosa, le storie delle opere è un’altra. Poi abbiamo
usato materiali metallici con lamiere colorate o anche solo naturali per dare
una cornice nuova a queste opere.
(musica)
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IL VANGELO DI DOMANI
Domani, 24 dicembre, 4a domenica
di Avvento,
«L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio
salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva».
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko
Ivan Rupnik:
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I Padri della Chiesa hanno visto
in questo incontro tra Elisabetta e Maria l’incontro dei due Testamenti, un
incontro di compimento. Tutto l’Antico Testamento è una preparazione per
l’accoglienza della venuta del Figlio di Dio, Salvatore degli uomini.
Elisabetta, che porta nel suo grembo l’ultimo dei profeti, esprime nel suo
saluto quella totale accoglienza, quell’attesa così
fortemente concentrata sul Messia. Di fatti, Giovanni il Battista consumerà
tutta la sua identità nel radicale orientamento a Cristo, sarà il gesto che lo
indicherà. Dall’altro lato, Maria, che all’Annunciazione riceve dall’Angelo
come una specie di segno la notizia della gravidanza di Elisabetta,
nell’incontro con essa ammette con tutta umiltà
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23 dicembre 2006
In Cina la Corte del popolo di Xiaoshan ha condannato
gli 8 cristiani
protestanti, arrestati perché si opponevano alla
distruzione
della loro chiesa. A Pechino COMMINATI invece 3 anni
di carcere
ad un noto attivista per i diritti umani
- A
cura di Eugenio Bonanata -
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PECHINO. = La cronaca parla di un’udienza fiume, durata 12
ore consecutive, con un verdetto già scritto da molto tempo, secondo alcuni
osservatori. Gli 8 imputati sono stati arrestati il 29 luglio scorso perché si
opponevano alla demolizione della chiesa nel distretto di Xiaoshan.
Una chiesa che, per le autorità, sorgeva su suolo pubblico e non aveva ricevuto
alcuna approvazione. Di tutt’altro avviso la comunità cristiana locale, che
ritiene la struttura in regola perché costruita su un terreno privato, comprato
da una coppia di cristiani. Come riporta l’agenzia Asia News la diatriba è
lunga. Pur avendo le carte in regola, i fedeli avevano sottomesso per molto
tempo la richiesta di costruire la chiesa: il governo infatti
aveva sempre negato il permesso di procedere. In questo quadro, però, la
sentenza parla chiaro: i giudici hanno condannato i due pastori a 3 anni e
mezzo di carcere. Due anni di galera sono stati inflitti invece a due fedeli,
mentre per gli altri 4 imputati, per il momento, la pena è stata sospesa.
Intanto, dalle autorità giudiziarie di Pechino è arrivata un’altra condanna a
tre anni di prigione, questa volta ai danni di Gao Zhisheng, avvocato ed attivista per i diritti umani famoso in tutta la Cina. L’uomo è stato giudicato colpevole di
sovversione anti statale per aver firmato degli
articoli di denuncia e in particolare 3 lettere aperte ai vertici dello Stato,
in cui si chiedeva più libertà religiosa e meno corruzione.
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Cresce a Natale lo sforzo di solidarietà per i circa
200 mila sfollati, vittime dei quattro tifoni che hanno colpito in pochi mesi
le Filippine centrali. dai vescovi americani 500 mila dollari per cibo e generi
di prima necessita’
MANILA. = Il Natale 2006 sarà particolarmente difficile
per numerose famiglie che, nelle Filippine centrali, hanno perso tutto in
seguito a quattro violenti tifoni che, negli ultimi tre mesi, si sono abbattuti
sulle isole mettendo in ginocchio l’economia e la società locale. Tuttavia, un
esercito di volontari, religiosi, medici, operatori della Caritas e di organizzazioni
umanitarie, si sta adoperando per cercare di far vivere ai circa 200mila
sfollati un Natale dignitoso, compiendo un grande sforzo di solidarietà. Come
riporta l’agenzia Fides, i vescovi della Filippine hanno messo subito a
disposizione della Caritas una donazione di 500mila dollari
ricevuta dalla Chiesa americana, che ha inviato nell’area un’équipe del Catholic Relief Services (CRS), l’agenzia umanitaria ufficiale dei vescovi
degli Stati Uniti. Nel messaggio per il Natale 2006, mons. Angel
Lagdameo, presidente della Conferenza episcopale
delle Filippine, ha invitato tutti i fedeli a vivere il periodo natalizio
mostrando concreto amore e solidarietà verso le vittime dei tifoni. Secondo le
stime fornite dal governo di Manila serve almeno un miliardo di dollari per ricostruire
le infrastrutture nelle aree colpite e restituire alla popolazione un minimo
benessere e una vita dignitosa. Le vittime accertate sono circa 1400, mentre i
dispersi causati dai quattro tifoni - Xangsane, Cimaron, Durian e Utor - sono
ancora 1850. In questo quadro i meteorologi temono che una nuova tempesta
tropicale, Trami, possa toccare le coste filippine. Esperanza Cabral, ministro per lo Sviluppo Sociale e il Welfare ha espresso preoccupazione per la scarsità di
risorse disponibili. La scorsa settimana l’Ufficio delle Nazioni Unite per il
Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha lanciato un appello alla
comunità internazionale per raccogliere 46 milioni di dollari necessari ad
assistere centinaia di migliaia di persone che vivono nella precarietà e che
necessitano di cibo, tende, medicinali. Dal canto suo il Programma Alimentare
Mondiale dell’ONU (PAM) sta portando aiuti a circa 50mila profughi, mentre
l’UNICEF ha stimato che i disastri avranno gravi conseguenze anche su almeno
mezzo milione di studenti, dato che i tifoni hanno distrutto 9 scuole su 10. (E. B.)
AL VIA
NEI PROSSIMI MESI A CUBA I CENTRI DI ORIENTAMENTO FAMILIARE,
ISPIRATI
DALL’INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE DI VALENCIA
L’AVANA. = Offrire orientamento sulla convivenza
coniugale, sulla soluzione delle crisi e sull’educazione dei figli. Questo
l’obiettivo dei Centri di orientamento familiare che a breve sorgeranno a Cuba.
Le nuove strutture, che saranno collegate ai vescovadi delle undici diocesi
dell’isola, saranno formati da un’équipe di una decina di persone, tra cui
psicologi, lavoratori sociali, pedagoghi, insegnanti, medici e sacerdoti. Come
ha spiegato il sacerdote valenciano Blas Silvestre, missionario nel Paese caraibico
– ripreso dall’agenzia ZENIT - la creazione dei Centri è “decisamente
necessaria” per la “grande destrutturazione che soffre la famiglia a Cuba”,
dove – ha spiegato - “è frequente che un padre di famiglia viva con la sua
compagna e la sua ex moglie, tutti sotto lo stesso tetto”. Nella sua diocesi,
quella di Santa Clara, - ha precisato il religioso - l’attivazione di un Centro
di orientamento familiare è prevista per il prossimo anno. Seguendo ancora le
parole del sacerdote, la creazione dei Centri “era in fase di studio a Cuba da anni”, ma è stato decisivo il quinto Incontro Mondiale delle
Famiglie, tenutosi nel luglio scorso a Valencia. Le nuove strutture, infatti,
sono state ispirate dai messaggi di Papa Benedetto XVI in occasione dell’evento
spagnolo e dai contenuti dei vari Congressi che si sono svolti durante questo
evento. Alla fase di avvio dei nuovi Centri partecipano inoltre i cinquanta
pellegrini cubani che hanno assistito agli incontri di Valencia. (E. B.)
a napoli la polizia ha ritrovato il presepe rubato
nei giorni scorsi
nella centralissima chiesa di san nicola della carità
NAPOLI = Sono stati tutti recuperati
ieri dalla polizia i pastori del Presepe rubati lunedì scorso nella chiesa di
San Nicola alla Carità, in via Toledo, nel centro di
Napoli. Dopo una settimana di indagini e perquisizioni – hanno spiegato le
autorità – è probabile che i ladri abbiano sentito il ‘fiato
sul collo’, decidendo di abbandonare la refurtiva. Le
preziosissime statuette, tutte in buone condizioni, erano accuratamente
custodite in scatoloni di cartone. Il Presepe è già stato portato in chiesa ed
ora – promette il parroco, don Mario Rega, - “sarà di
nuovo visitabile dai napoletani e dai turisti”. (E.
B.)
No all’eutanasia attiva sui neonati con gravi
malformazioni. E’ la posizione dell’associazione medica cattolica matercare international, che interviene
così nel dibattito sull’argomento sviluppatosi in Gran Bretagna
LONDRA. = “La vita è un dono di Dio, l’unico a poterne
disporre: attribuire questo potere ad un medico è contrario alle nostre
convinzioni morali”. E quanto affermato da Matercare International - l’associazione internazionale di ostetrici e
ginecologi cattolici che si occupa di sostegno alla maternità - che in una nota
critica duramente le recenti prese di posizione di alcune organizzazioni
mediche e istituti di bioetica britannici sul trattamento dei bambini prematuri
e con malformazioni congenite. Il riferimento è in particolare al parere
espresso dall’istituto indipendente britannico Nuffield Council on Bioethics,
secondo il quale ai medici del Regno Unito dovrebbe essere imposto l’obbligo di
staccare la spina ai bambini nati prima della 22esima settimana di gestazione e
alle posizioni espresse dal Royal College of Obstetricians and Gynecologists
e da altre organizzazioni a favore dell’“eutanasia attiva” su neonati con gravi
malformazioni. Secondo Matercare International i progressi della
medicina devono sempre essere al servizio della vita e del miglioramento della
sua qualità, non aiutare ad eliminarla quando si ritenga
possa essere di scarsa qualità. “Nessuno – sottolinea la nota - può di fatto chiedere a un neonato con malformazioni se
preferirebbe la morte ad una vita disabile”, come nessuno può predire la futura
evoluzione delle sue condizioni di vita. (L.
Z.)
Impiegare i soldi che verrebbero
destinati ai soliti regali natalizi in gesti di solidarietà verso i bambini
disagiati del mondo. E’ l’iniziativa dell’organizzazione SAVE THE CHILDREN rivolta a singole persone e aziende
ROMA. = Acquistando biglietti d’auguri o calendari
natalizi si potrà contribuire al progetto di tutela dei diritti dei bambini che
vivono condizioni di disagio. E’ solo una delle importanti iniziative di
solidarietà promosse dall’organizzazione Save the Children in occasione del Natale. “L'invito
che rivolgiamo sia alle singole persone sia alle aziende è di dare un valore
diverso al Natale”, ha dichiarato Filippo Ungaro,
responsabile della comunicazione Save the Children Italia. Alle aziende e alle imprese grandi e piccole, invece,
l’organizzazione propone di devolvere all’organizzazione parte o l’intero
budget utilizzato, di solito, per i tradizionali omaggi natalizi. “La
nostra proposta è semplice - ha aggiunto Ungano - decidere di impiegare i soldi
che verrebbero destinati ai soliti regali, in favore
dei progetti di Save the Children.
Così facendo, un gesto di solidarietà si trasformerà in concreti miglioramenti
per la vita di tanti bambini nel mondo”. Le aziende - ha spiegato ancora il portavoce -
possono e devono avere un ruolo fondamentale nei cambiamenti sociali e nel
sostegno alle sue numerose attività in favore dell'infanzia. Per questo,
l'auspicio è che la Campagna Natale 2006 rappresenti un'ulteriore opportunità
per nuove collaborazioni e per consolidare quelle esistenti”. Il ricavato
dell’iniziativa servirà a finanziare interventi per la lotta contro la
diffusione dell’AIDS e contro lo sfruttamento e l’abuso dei minori in oltre 100
Paesi. Il guadagno servirà inoltre a portare avanti la campagna Internazionale
“Riscriviamo il Futuro” che ha l’obiettivo di garantire, entro il 2010, una educazione di qualità a 8 milioni di bambini che vivono
in Paesi di conflitto o reduci da guerre. Con soli 15 euro è possibile
acquistare due capre da latte per una mamma con bambini piccoli in Mozambico o una stufa per
l’inverno ad una classe di 35 alunni in Afghanistan. Con 30 euro in Perù si può
contribuire all’acquisto di un kit per due famiglie di tre persone, con
vestiti, coperte, sapone oppure due banchi per 4 bambini del Sudan.(A.D.F.)
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23 dicembre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
È atteso, nel tardo pomeriggio, il
voto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla risoluzione che
chiede l’adozione di sanzioni all’Iran per le sue attività nucleari. Sono previste
misure finanziarie e commerciali tese a scoraggiare lo sviluppo tecnologico e
balistico in campo atomico. La comunità internazionale teme che il governo di Teheran voglia dotarsi di armi nucleari. L’Iran sostiene,
invece, che il proprio programma nucleare abbia fini esclusivamente civili.
Ed è sempre più intricata anche la
questione nucleare nordcoreana: il negoziatore americano,
Christopher Hill, si è
detto deluso per il fallimento dei negoziati tenutesi a Pechino sul programma
atomico della Corea del Nord. Le parti non sono
riuscite, infatti, nell’intento di convincere il governo di Pyongyang
a rinunciare al suo arsenale nucleare. I colloqui si sono conclusi ieri con un
nulla di fatto e non è stata neanche fissata una data per la ripresa delle
trattative.
Trasferiamoci in Afghanistan, dove
le forze della coalizione internazionale hanno riferito che un importante capo
dei taleban è morto in seguito ad un’operazione
militare. Si tratta di Aktar Mohammad
Osmani, rimasto ucciso in un raid nella turbolenta
provincia di Helmand. Secondo diversi analisti, ha
avuto un ruolo centrale nel pianificare azioni terroristiche nel Paese.
In Iraq, cinque agenti di polizia
e un civile sono stati uccisi in scontri con la milizia sciita a Samawa, nel sud del Paese. Intanto, un gruppo terrorista,
legato ad al Qaeda, ha promesso agli Stati Uniti, in
un messaggio diffuso su internet, un ritiro in sicurezza dall’Iraq entro un
mese, a condizione che le armi pesanti siano lasciate sul terreno. I terroristi hanno
dato all’amministrazione di Washington due settimane di tempo per rispondere.
Nel messaggio si precisa, poi, che “gli Stati Uniti hanno tentato un negoziato,
subito rifiutato, con Al Qaeda attraverso mediatori
sauditi”.
In Medio Oriente, il cosiddetto
Quartetto per il processo di pace tra israeliani e palestinesi composto da Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite, ha
deciso di riaprire, per almeno tre mesi, il rubinetto degli aiuti finanziari
alla popolazione palestinese. Il Dipartimento di Stato americano precisa, in
una nota, che il Quartetto valuterà se prolungare o revocare il provvedimento
alla scadenza dei tre mesi. Sul terreno, intanto, tre palestinesi sono rimasti
feriti a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.
L’attacco non è stato ancora rivendicato ma sembra si
tratti di un nuovo scontro tra sostenitori del gruppo radicale Hamas e del
partito moderato al Fatah.
Il segretario generale della Lega
Araba, Amr Moussa, ha
ribadito il suo invito ai dirigenti libanesi di tornare a riprendere la strada
dei negoziati per far uscire il Libano dalla crisi politica. I colloqui
tra le fazioni rivali, la maggioranza antisiriana e l’opposizione sostenuta dai
governi di Damasco e Teheran, sono rimandati alla
prossima settimana. Non si sblocca dunque la fase di stallo dopo
la richiesta di dimissioni del premier, Fuad Siniora, avanzata
dal partito sciita Hezbollah, che nelle scorse settimane ha portato in piazza
centinaia di migliaia di persone.
In Spagna non ha fatto registrare
passi avanti l’incontro di ieri tra il premier José Luís
Rodriguez Zapatero e il leader dell’opposizione Mariano Rajoy.
Obiettivi dei colloqui erano: un miglioramento dei rapporti fra il governo e
l’opposizione, caratterizzati finora da una forte tensione, e la ricerca di un
consenso per una politica comune nell’affrontare la questione ‘ETA’. Il servizio di Ignacio
Arregui:
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L’incontro non è andato bene e
sembra che le posizioni rimangano così distanti come prima, anche se il fatto
dell’incontro stesso costituisce un fatto positivo. Il capo dell’opposizione,
Mariano Rajoy, si era mostrato inflessibile con
alcune condizioni che, secondo lui, andavano rispettate. Tra queste condizioni
quelle principali sono: non permettere a Batasuna, il
braccio politico dell’ETA, la partecipazione alle prossime elezioni amministrative;
evitare che il procuratore generale continui a mostrarsi debole o accondiscende
con i violenti; evitare che finché non finirà la violenza, Batasuna
sia legalizzata. All’uscita dell’incontro, nella residenza del capo del
governo, Mariano Rajoy ha affermato che dal colloquio
è uscito senza aver ricevuto alcuna certezza sulle questioni da lui proposte;
ha anche aggiunto che non ha avuto risposte chiare sulle voci secondo cui c’è
già stato un primo incontro non ufficiale di esplorazione tra delegati dell’ETA
e del governo. Da parte sua, la vice presidentessa del governo ha dichiarato
che non manca la certezza sullo stato attuale del negoziato e che alcune delle
condizioni di Mariano Rajoy non erano necessarie.
Per la Radio Vaticana, Ignacio Arregui
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I terroristi, e non le forze
speciali, sono responsabili dell'esplosione avvenuta nella scuola di Beslan, nella Repubblica autonoma russa dell’Ossezia del Nord, che ha causato la strage di decine e
decine di persone tra cui molti bambini. E’ quanto ha stabilito il rapporto
conclusivo della commissione parlamentare di inchiesta russa, guidata da Alexander Torshin, incaricata di
far luce sulla drammatica presa d'ostaggi avvenuta nel settembre del 2004. Le
conclusioni della ‘commissione Torshin’ sono basate su diverse perizie e testimonianze. I parenti
delle 332 vittime, tra cui 186 bambini, avevano accusato le autorità di aver
“insabbiato la verità” sull’uso di armi pesanti e sul lancio di granate
incendiarie contro l'edificio.
Continuano sporadici gli scontri in Somalia tra forze
regolari e combattenti islamici, che oggi hanno annunciato di aver conquistato
la città di Idale, a sud-ovest di Baidoa,
dove ha sede il governo di transizione somalo. Gli islamici, che controllano il
centro e il sud del Paese, hanno dichiarato di voler imporre la legge coranica.
Gli islamici hanno anche dichiarato, a più riprese, guerra all’Etiopia, che
accusano di aver invaso
Il governo sudanese ha accettato
il piano di pace proposto dalle Nazioni Unite, che prevede l’invio di una forza
internazionale congiunta nella martoriata regione sudanese del Darfur. La
missione sarà guidata dall’Unione Africana, alla quale sarà garantito
l’appoggio dei caschi blu. L’esecutivo di Karthoum potrebbe inoltre decretare,
già nelle prossime ore, una tregua generalizzata nella regione, lacerata da
violenze interne. Ottimista, il segretario generale dell’ONU Kofi Annan, che ieri ha
incontrato il presidente Omar al Bashir. Si tratta –
ha detto Annan – dell’ultima opportunità per evitare
una catastrofe umanitaria.
In
Nigeria, il Mend, il gruppo armato nigeriano che ha
rapito i 4 impiegati dell’Agip nel delta del Niger,
non è disposto a trattare fino a quando il governo
nigeriano non libererà i militanti detenuti nelle carceri di Lagos. Il Mend smentisce
poi, con un comunicato, di avere in corso trattative
direttamente con l’Agip. I quattro, tre italiani e un
libanese, sono stati catturati il 7 dicembre nella sede dell’Agip a Brass, nello Stato
meridionale di Bayelsa.
In Madagascar, il capo di Stato
uscente, Marc Ravalomana, è
stato proclamato vincitore nelle elezioni presidenziali svoltesi lo scorso 3
dicembre.
Tragedia in Italia: due persone sono morte per
una forte esplosione in una palazzina di San Benedetto del Querceto, in
provincia di Bologna. Prima della tragedia sono giunti sul posto i vigili del
fuoco, chiamati dagli abitanti della palazzina che avevano avvertito un forte
odore di gas. Le vittime sono un vigile del fuoco e il titolare di una casa di
riposo. Al momento, i soccorritori sono all’opera per cercare eventuali persone
rimaste intrappolate tra le macerie. Dai primi rilievi
effettuati, la causa del crollo sarebbe dovuta ad una
fuga di gas.
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