RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 351 - Testo della trasmissione di domenica 17  dicembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All’Angelus, il Papa invita chi è nella prova ad affidarsi al Signore che viene a salvarci. Appello alla solidarietà per i profughi iracheni. Al termine della preghiera mariana, la tradizionale benedizione dei “Bambinelli” del Presepe: intervista con mons. Diego Coletti

 

Si è svolta in questi giorni a Roma la riunione dei Direttori nazionali della pastorale per gli zingari: ce ne parla mons. Pietro Gabella

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly, promuove due giorni di digiuno e di preghiera per invocare da Dio il bene della pace in Iraq: con noi, mons. Philip Najim

 

Ancora scontri nei Territori palestinesi tra i radicali di Hamas e i moderati del presidente Abu Mazen dopo l’annuncio di elezioni anticipate. L’analisi di padre Pierbattista Pizzaballa

 

L’Africa al centro dell’incontro organizzato a Roma dalla “Tavola della Pace” in vista del Forum sociale mondiale di Nairobi: ai nostri microfoni, Flavio Lotti e padre Venanzio Milani

 

E’ morto oggi a Macao il padre gesuita Eugenio Matis, già direttore tecnico della Radio Vaticana. Aveva 80 anni. Il ricordo di padre Pasquale Borgomeo

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha presieduto ieri nella Basilica Vaticana la Messa per l’ordinazione episcopale di don Raffaele Farina, padre Gianfranco Girotti e mons. Antoni Stankiewicz

 

Ennesima tragedia del mare al largo delle coste del Marocco. Dispersi oltre cento senegalesi che tentavano di raggiungere le Canarie a bordo di una piccola imbarcazione

 

Soddisfazione dei vescovi dell’Africa orientale per la Conferenza internazionale sui Grandi Laghi, conclusasi a Nairobi con un accordo per la stabilità e lo sviluppo nella regione

 

Grande partecipazione, stamani a Manila, alla manifestazione promossa dai vescovi filippini in difesa della Costituzione del Paese

 

Raccolti record in Niger, che lo scorso anno era stato colpito da una gravissima crisi alimentare

 

24 ORE NEL MONDO:

Elezioni amministrative in Iran: in vantaggio i moderati. Perde consensi la coalizione degli ultraconservatori del presidente Ahmadinejad

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

17 dicembre 2006

 

NELLA DOMENICA DELLA GIOIA, IL PAPA INVITA CHI E’ NELLA PROVA, QUANTI VIVONO

IL DRAMMA DELLA GUERRA E I MALATI CHE SI SENTONO ABBANDONATI,

AD AFFIDARSI AL SIGNORE CHE CONOSCE E AMA OGNUNO DI NOI.

APPELLO ALLA SOLIDARIETA’ PER I PROFUGHI IRACHENI. AL TERMINE DELL’ANGELUS,

LA TRADIZIONALE BENEDIZIONE DEI “BAMBINELLI” DEL PRESEPE

- Intervista con mons. Diego Coletti -

 

Riscoprire “il segreto autentico del Natale” significa accogliere la promessa del Cristo che viene a portarci la “vera gioia”. E’ quanto in sintesi ha detto oggi il Papa all’Angelus in una Piazza San Pietro affollata di pellegrini nonostante la giornata piovosa. Benedetto XVI si è rivolto in particolare a quanti sono nella prova, a coloro che vivono il dramma della guerra, specialmente in Medio Oriente e in Africa, e a tutti i malati che si sentono abbandonati, invitandoli ad affidarsi “con coraggio e umiltà” al Signore che “è vicino”. Quindi lancia un appello alla solidarietà per le centinaia di migliaia di profughi iracheni costretti a lasciare il proprio Paese sconvolto dalle violenze. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il Natale è ormai alle porte. Il Papa ripete l’esortazione di San Paolo che risuona nella terza Domenica di Avvento: “Rallegratevi nel Signore sempre … il Signore è vicino”. “E’ Lui che ci porta salvezza … conosce e ama ognuno di noi”. E’ un invito alla gioia – sottolinea Benedetto XVI – che non è riservato solo ai cristiani: “E’ un annuncio profetico destinato all’umanità intera, in modo particolare ai più poveri, in questo caso ai più poveri di gioia!”:

 

“Pensiamo ai nostri fratelli e sorelle che, specialmente in Medio Oriente, in alcune zone dell’Africa ed in altre parti del mondo vivono il dramma della guerra: quale gioia possono vivere? Come sarà il loro Natale? Pensiamo a tanti ammalati e persone sole che, oltre ad essere provati nel fisico, lo sono anche nell’animo, perché non di rado si sentono abbandonati: come condividere con loro la gioia senza mancare di rispetto alla loro sofferenza?”

 

Il Pontefice rivolge il suo pensiero anche “alle centinaia di migliaia di profughi irakeni in Siria, costretti a lasciare il loro Paese a causa della drammatica situazione che vi si sta vivendo”:

 

“In loro favore si sta già impegnando a fondo la Caritas della Siria; mi rivolgo tuttavia alla sensibilità dei privati, delle Organizzazioni internazionali e dei Governi, perché si facciano ulteriori sforzi per venire incontro ai loro più urgenti bisogni. Elevo al Signore la mia preghiera, perché dia conforto a questi fratelli e sorelle e muova a generosità il cuore di tanti”.

 

Il Papa pensa poi “a coloro – specialmente ai giovani – che hanno smarrito il senso della vera gioia, e la cercano invano là dove è impossibile trovarla: nell’esasperata corsa verso l’autoaffermazione e il successo, nei falsi divertimenti, nel consumismo, nei momenti di ebbrezza, nei paradisi artificiali della droga e di ogni forma di alienazione. Non possiamo non mettere a confronto la liturgia di oggi e il suo ‘Rallegratevi!’ – rileva il Pontefice - con queste drammatiche realtà”:

 

 “E’ proprio a chi è nella prova, ai ‘feriti della vita ed orfani della gioia’ che si rivolge in modo privilegiato la Parola del Signore. L’invito alla gioia non è un messaggio alienante, né uno sterile palliativo, ma, al contrario, é profezia di salvezza, appello ad un riscatto che parte dal rinnovamento interiore”.

 

“Per trasformare il mondo – ha proseguito il Papa – Dio ha scelto un’umile fanciulla di un villaggio della Galilea, Maria di Nazareth, e l’ha interpellata con questo saluto:Rallégrati, piena di grazia, il Signore è con te’”:

 

“In quelle parole sta il segreto dell’autentico Natale. Dio le ripete alla Chiesa, a ciascuno di noi: Rallegratevi, il Signore è vicino! Con l’aiuto di Maria, offriamo noi stessi, con umiltà e coraggio, perché il mondo accolga Cristo, che è la sorgente della vera gioia”.

 

Al termine dell’Angelus il Papa ha salutato tra gli altri i lavoratori delle aziende del Gruppo Telecom Italia, la società “Pallacanestro Cantù” che ricorda i 70 anni di attività, il corteo storico-folcloristico organizzato dall’Accademia “Nuova Ellade Italia” e l’associazione culturale “Per una speranza in più”, di Verona. Quindi ha benedetto le statuette di Gesù Bambino portate in Piazza San Pietro da tanti ragazzi e dalle loro famiglie e che poi verranno poste nel presepe la Notte di Natale:

 

“Cari ragazzi, davanti al presepe, pregate Gesù anche per le intenzioni del Papa! Vi ringrazio e vi auguro un buon Natale!”

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Oggi il presepe e in genere i tanti segni che ci richiamano alla gioia del Natale sono talvolta messi in discussione proprio nelle società tradizionalmente cristiane. Ma come riscoprire il valore del presepe e di questi segni? Luca Collodi lo ha chiesto a mons. Diego Coletti, vescovo di Livorno e presidente della Commissione della Conferenza episcopale italiana per l’educazione cattolica, la scuola e l’università:

 

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R. – Io credo che il valore del presepe, come gesto di descrizione simbolica di un evento come quello dell’Incarnazione del Figlio di Dio, sia un’occasione da non perdere sia a livello pubblico – nelle chiese, nelle parrocchie e, non ci vedrei niente di male, anche nelle scuole – sia a livello a familiare. Ricordo una famiglia che aveva inventato di costruire il presepe un pezzetto per sera durante tutta la novena di preparazione del Natale: ogni sera c’era qualcosa di bello, qualcosa di nuovo. E’ come una forma di grande catechesi.

 

D. – Mons. Coletti, ci sono stati alcuni episodi di cronaca e la decisione di alcuni grandi centri commerciali italiani di non mettere in vendita le statuine del presepe. E si è aperta la polemica: alcune grandi catene hanno detto che era una decisione solo commerciale, perché le statuine non si vendevano; altri rispondevano invece che era per paura di offendere gli islamici …

 

R. – Io credo che se i motivi sono commerciali, mi domando allora come mai su questo tipo di prodotti ci si arrende, mentre su altri tipi di prodotti - quando si vogliono promuovere - si riesce invece benissimo a promuoverli. Non sono così sicuro che la motivazione puramente commerciale sia quella valida. Se io devo invitare un amico giapponese a pranzo e magari insieme a lui viene anche un suo collega tunisino ed un altro dell’Alaska, io cosa devo fare? Siccome appartengono a culture diverse, do a tutti gallette e cose assolutamente neutre? Non sarà, forse, bello per loro, venendo a casa mia, che si trovino davanti un menù che è quello tipico della mia cultura, con tutto il suo significato positivo, di accoglienza, di dono, di apertura? Questa è la cosa che a me sembra venga a mancare ad una cultura cristiana che, anche nella letteratura e nell’arte, ha donato e continua a donare delle cose fantastiche, bellissime per la qualità della vita dell’uomo, nei confronti della quale si dice “no” è meglio censurarsi!

 

D. – Il presepe può essere anche elemento di dialogo con le altre religioni?

 

R. – Basta riflettere sul significato della parola dialogo. La parola dialogo vuol dire uno scambio verbale tra due soggetti. Ma se i due soggetti per poter dialogare devono rinunciare ciascuno alla propria identità – e qui siamo addirittura al paradosso che ci rinunciamo solo noi – il dialogo sparisce. Non saremo più accoglienti e più capaci di dialogo, quanto meno saremo cristiani. Ma al contrario: più siamo cristiani, più siamo anche sanamente appassionati della verità che abbiamo incontrato nel Vangelo e nella persona di Gesù, tanto più saremo aperti al dialogo, all’accoglienza, al confronto ed anche all’umiltà di imparare dall’incontro con altre culture e con altre persone.

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PASSARE DA UN ASSISTENZIALISMO DEI BISOGNI AD UNA PASTORALE

CHE PUNTI ALL’INCONTRO CON LA PERSONA: È QUANTO EMERSO DURANTE LA RIUNIONE DEI DIRETTORI NAZIONALI DELLA PASTORALE PER GLI ZINGARI,

SVOLTASI IN QUESTI GIORNI A ROMA

- Intervista con mons. Pietro Gabella -

 

Curare i rapporti con le popolazioni nomadi e promuovere una pastorale che non sfoci soltanto in un semplice assistenzialismo: sono gli obiettivi che i direttori nazionali della pastorale per gli Zingari si propongono al fine di favorire l’integrazione delle minoranze. Di questi argomenti si è discusso nei giorni scorsi a Roma all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Un’occasione che ha consentito pure di approfondire lo studio del documento “Orientamenti per una pastorale degli Zingari”. Giovanni Peduto ha chiesto a mons. Pietro Gabella, direttore dell’Ufficio nazionale della Conferenza episcopale italiana per la pastorale dei Rom e dei Sinti, qual è la realtà, oggi, degli Zingari:

 

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R. – È una minoranza che, oltre a non essere capita, ha una storia di sofferenza enorme, che viene un po’ misconosciuta. Se non si parte da una presa di coscienza di queste sofferenze che ci sono state, e che continuano da quando queste persone sono in mezzo a noi, non si possono nemmeno capire tutte le loro condizioni, il loro modo di vivere e quelle cose che a noi sembrano gravi, certi loro sbagli. Nel corso dell’incontro si è chiarito un come il “sopravvivere” ha delle regole differenti dal “vivere”: il “vivere” segue un determinato tipo di regole, mentre il “sopravvivere” fa emergere di più la furbizia. Ma non è colpa di chi sopravvive, se per sopravvivere deve usare la furbizia. Riuscendo a capire questo, la Chiesa può anche trovare le strade per superare le difficoltà che sussistono nel rapportarsi con queste persone e quindi impegnarsi, a lunga scadenza, per creare con queste minoranze dei rapporti nuovi. Bisogna imparare a dare fiducia alle persone: se abbiamo di fronte delle persone che ci danno fiducia, anche quando sbagliamo, siamo pronti a riprendere il cammino e a ricominciare finché non ci perfezioniamo; se abbiamo, invece, di fronte delle persone che costantemente ci condannano, i nostri errori diventano – per noi – delle virtù. E’ quindi importante questo tentare di dare fiducia e di avere la pazienza, che è poi la pazienza di Dio.

 

D. – Lei, come direttore nazionale della pastorale per gli zingari in Italia, avrà ben presente il quadro della situazione, appunto, italiana. Ce la può descrivere?

 

R. – Siamo abbastanza pochi noi che ci dedichiamo a questo tipo di pastorale. L’impegno della Chiesa italiana è più sul campo dell’assistenza. Noi veniamo colpiti più dai bisogni che non dalle persone. Ma non è bello fermarci sui bisogni, bisogna incontrare le persone, perché proprio incontrandole scopriamo che hanno anche dei bisogni; come del resto noi riveliamo i nostri bisogni quando gli altri ci incontrano. Se uno viene incontro a me, non per i miei limiti, non per i miei peccati, non per i miei bisogni, ma perché io sono una persona, allora con questa persona posso colloquiare, posso anche confidare i miei limiti e possiamo aiutarci anche a portarli insieme. Ecco, questa è la filosofia di fondo che stiamo tentando di raccomandare a tutte le diocesi quando devono affrontare le problematiche che riguardano gli Zingari.

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OGGI IN PRIMO PIANO

17 dicembre 2006

 

 

A BAGHDAD RAPITE 20 PERSONE NELLA SEDE DELLA MEZZALUNA ROSSA.

INTANTO, IL PATRIARCA DI BABILONIA DEI CALDEI, EMMANUEL III DELLY,

HA CHIESTO DI OSSERVARE DUE GIORNI DI DIGIUNO E DI PREGHIERA

PER CHIEDERE AL SIGNORE IL BENE DELLA PACE IN IRAQ

- Intervista con mons. Philip Najim -

 

In Iraq, un commando di uomini armati ha fatto irruzione, a Baghdad, negli uffici della Mezzaluna Rossa, sequestrando almeno venti persone, funzionari e semplici visitatori. Nella capitale irachena è arrivato intanto il premier britannico, Tony Blair, per sostenere il governo iracheno. Sempre a Baghdad si chiude oggi la Conferenza di riconciliazione nazionale, aperta ieri dal premier Nouri al Maliki, con l’obiettivo di arginare la violenza nel Paese. Il patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly, ha chiesto poi a tutti i cristiani di osservare domani e dopodomani un digiuno per la pace, la sicurezza e la stabilità in Iraq. Sul significato di questo invito al raccoglimento e al sacrificio per il martoriato Paese del Golfo, Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di mons. Philip Najim, procuratore apostolico per i caldei in Italia:

 

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R. – Questa è una cosa che noi ripetiamo ogni anno secondo il calendario liturgico. Quest’anno sua Beatitudine, il patriarca Delly, ha preso questa iniziativa di invitare tutti i cristiani, specialmente quelli che sono di rito caldeo, in tutto il mondo, a dedicare questi giorni di digiuno e di preghiera all’Iraq e a tutto il popolo iracheno, musulmani, cristiani e altre denominazioni, per poter costruire la pace, per poter difendere i diritti umani in Iraq. Chiediamo a Dio Onnipotente, attraverso questa preghiera e questo digiuno, di darci la grazia di poter realizzare la pace.

 

D. – La Chiesa caldea è particolarmente vicina alla gente irachena in questi momenti di estrema difficoltà. Qual è la situazione dei civili?

 

R. – E’ una situazione molto difficile, soffrono ogni giorno perché manca la sicurezza per tutta la popolazione irachena. Il governo iracheno non ha la possibilità di proteggere i cittadini, perciò la Chiesa caldea partecipa a questa sofferenza, come tutti gli altri soffre ogni giorno e attraverso questa sofferenza condivide, proprio con gli altri, questo sangue, che sprizza dagli iracheni.

 

D. – Come sarà il Natale dei cristiani iracheni?

 

R. – Sarà un Natale molto semplice, non sarà un Natale libero, non sarà un Natale che avrà segni di festa, di luce, di fiori e di colori ma sarà un Natale veramente di preghiera, di attesa del Salvatore di cui, specialmente in questi momenti difficili in Iraq, abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di questa salvezza, abbiamo bisogno del nostro Signore Gesù Cristo che viene a salvarci. Perciò tutti i cristiani in Iraq celebreranno questo Natale in modo particolare, in un modo molto significativo, con un cuore sincero e aperto per poter ricevere il suo Salvatore e vivere e mettere in pratica il significato vero della salvezza.

 

D. – Digiuno e preghiera sono anche un modo per richiamare i cristiani di tutto il mondo per un Natale più sobrio, più attento alle esigenze di chi soffre...

 

R. – Certamente, noi come cristiani ci associamo con tutti i cristiani del mondo perché abbiamo questo legame, tutti apparteniamo alla Chiesa cattolica e attraverso questa Chiesa noi dobbiamo unirci con le nostre preghiere per prepararci a ricevere il nostro Salvatore e realizzare il significato vero e autentico della salvezza del mondo e della salvezza dei principi che proteggono l’uomo.

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ANCORA SCONTRI NEI TERRITORI PALESTINESI DOPO L’ANNUNCIO, IERI,

DI ELEZIONI ANTICIPATE DA PARTE DEL PRESIDENTE PALESTINESE:

NELLA STRISCIA DI GAZA, UCCISA UNA GUARDIA PRESIDENZIALE

- Intervista con padre Pierbattista Pizzaballa

 

Nei Territori Palestinesi cresce la tensione tra Hamas e al Fatah: all’indomani dell’annuncio del presidente palestinese Abu Mazen di elezioni anticipate, un commando di uomini armati ha ucciso, nella Striscia di Gaza, una guardia presidenziale. Secondo fonti locali, sarebbero coinvolti nell’omicidio uomini di Hamas. Ma il gruppo radicale nega ogni responsabilità e continua a stigmatizzare l’ipotesi di una votazione anticipata nei Territori, dove la situazione è incandescente. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Il premier palestinese, Ismail Haniyeh, ha parlato di consultazioni “incostituzionali” e Hamas ha definito “un colpo di Stato” e “un viatico per la guerra civile” la proposta di elezioni parlamentari anticipate lanciate da Abu Mazen. Il rischio è purtroppo reale: questa mattina, quasi in contemporanea con l’assassinio di una guardia presidenziale, sono stati attaccati la sede del ministero dell’Agricoltura e il convoglio del ministro degli Esteri. E’ stato anche aperto il fuoco, poco fa, contro la residenza di Abu Mazen. Centinaia di agenti delle forze di sicurezza, fedeli ad al Fatah, hanno poi invaso il centro di Gaza bloccandone i punti strategici. Sul versante politico, è saltata la seduta del Consiglio legislativo che avrebbe dovuto decidere sull’ipotesi di elezioni. Il discorso di ieri del presidente palestinese ha raccolto, intanto, i consensi di diversi rappresentanti della comunità internazionale, tra cui il capo di Stato egiziano, Hosni Mubarak, il premier britannico, Tony Blair, ed il primo ministro israeliano, Ehud Olmert. Resta ora da verificare se le parole di Abu Mazen potranno far parte di un concreto iter politico.

 

A questo punto i possibili scenari, secondo gli analisti, sono 5: in caso di elezioni e di vittoria di al Fatah, sarà probabilmente riaperto il rubinetto degli aiuti finanziari e verrà riavviato il processo per la formazione di uno Stato palestinese. In caso di vittoria di Hamas, invece, un candidato del gruppo radicale, forse l’attuale premier Ismail Haniyeh, ricoprirà il ruolo di presidente e il futuro dei Territori Palestinesi sarà sempre più incerto. Altre possibilità, piene di incognite, sono quelle di una nuova coabitazione tra Hamas e al Fatah o della formazione, senza elezioni, di un governo di unità nazionale. Il quinto ed ultimo scenario, secondo gli analisti, è quello tragico della guerra civile che potrebbe portare ad una spaccatura tra Striscia di Gaza, feudo di Hamas, e Cisgiordania, dove invece è forte al Fatah. Ma qual è adesso la situazione nei Territori Palestinesi? Ascoltiamo il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa:

 

R. – La situazione è molto tesa, molto difficile, pesante, soprattutto nella Striscia di Gaza; è un po’ meno pesante in Cisgiordania. Siamo in un momento molto critico, senza chiare prospettive. E’ molto difficile, in questo momento, dire se si riuscirà a calmare la situazione. Tutti sperano e dicono: “Ma no, sicuramente non peggiorerà, sicuramente si troverà una soluzione”. Ma l’atmosfera è veramente molto, molto pesante; si è molto deteriorata. E’ certo un momento incerto, di grande apprensione…

 

D. – Qual è l’incognita principale? Cosa va risolto per cercare di sperare in una soluzione della crisi?

 

R. – Ci sono tantissime cose da risolvere! Io credo che, prima di tutto, i leader dovrebbero avere più influenza, più coraggio e calmare la popolazione e cercare di arrivare ad un accordo: credo che questo punto sia molto difficile!

 

D. – E poi c’è da dire che Israele appoggia Abu Mazen; ma il presidente palestinese è in grado di risolvere questa crisi?

 

R. – Chiunque – sia il presidente, sia Hamas – da soli non potranno superare questa crisi. Ci vorrà il tentativo di accordo, almeno tra i due, almeno per tergiversare un po’; è necessaria una forte pressione della comunità internazionale, soprattutto uno sblocco della catastrofica situazione economica.

 

D. – Parliamo adesso di una recente buona notizia: il Papa ha donato un milione di euro, ricevuti dai fedeli tedeschi, per un nuovo centro pastorale a Nazareth. Che significato ha questo dono per la locale comunità cristiana?

 

R. – E’ un dono molto importante, soprattutto per la comunità cristiana di Nazareth che è la comunità più numerosa: è la più grande ed anche la più attiva; era ancora sprovvista di un centro dove i giovani si potessero incontrare, di un centro per la catechesi, per l’incontro delle famiglie ... E questo dono così importante ha sbloccato un progetto che era fermo da molti decenni e che adesso può finalmente vedere la luce e può dare un punto di riferimento importante per i cristiani di Nazareth e della Galilea in generale.

 

D. – Dunque, un dono che unisce in una terra purtroppo ricca di divisioni. Il muro, per esempio, tra Israele e i Territori palestinesi non solo separa israeliani da palestinesi ma sembra imprigionare anche la speranza di una vita migliore per gli abitanti della Cisgiordania ...

 

R. – In effetti, il muro è un grande ostacolo per la vita di tutti, dei cristiani, dei musulmani ... insomma, di tutti. Ma dobbiamo credere sempre al meglio, altrimenti veramente saremmo un po’ dei disfattisti, che oggi sembrano prevalere ...

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L’AFRICA, TRA SETE DI GIUSTIZIA, POTENZIALITA’ E POSITIVITA’,

AL CENTRO DELL’INCONTRO ORGANIZZATO DALLA TAVOLA DELLA PACE IN VISTA

DEL FORUM SOCIALE MONDIALE DI NAIROBI, A FINE GENNAIO

- Con noi Flavio Lotti e padre Venanzio Milani -

 

Dare voce all’Africa e alla sua sete di giustizia: con questo obiettivo si è svolto in questi giorni a Roma un incontro con i responsabili dell’informazione organizzato dalla Tavola della Pace. Un modo per puntare i riflettori sul Forum sociale mondiale di Nairobi, in programma a fine gennaio, e per far sì che l’Africa non venga trascurata dai mass media. Il servizio di Isabella Piro:

 

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Lottare contro la miseria e le ingiustizie, affrontare la tragedia delle guerre dimenticate, tutelare il diritto internazionale e riflettere sul dramma delle migrazioni: il Forum sociale mondiale di Nairobi, in programma dal 20 al 25 gennaio, vuole analizzare questi temi per andare incontro alla società civile africana. In vista di questo appuntamento, la Tavola della Pace ha chiamato a raccolta gli organi di informazione per dare voce all’Africa in tutte le sue forme, anche quelle meno note. Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace, spiega il senso di questo appello:

 

“Innanzitutto, vuol dire aprire gli occhi su questo grandissimo continente, su oltre 900 milioni di persone che oggi vivono ai margini della storia, ma che sono anch’essi portatori di una ricchezza culturale straordinaria. Non dobbiamo dimenticare, peraltro, che l’Africa è il continente dal quale prendiamo la grandissima parte delle risorse naturali, che ci consentono di vivere e, purtroppo, in cambio diamo ancora troppo poco”.

 

In concomitanza con il Forum di Nairobi, la Tavola della Pace propone di lanciare una settimana per l’Africa, in cui ciascuna testata giornalistica dedichi una finestra alle priorità dell’Antico Continente. Padre Venanzio Milani, presidente dell’agenzia Misna:

 

“Le priorità di questo continente sono una maggiore libertà, che si traduce in capacità di dialogo, in valorizzazione della società civile, delle sue risorse materiali e soprattutto delle sue risorse umane. Purtroppo l’Africa è presentata come un qualcosa di negativo, quando invece ha molta positività, ha molte cose da insegnare a livello di umanità agli altri popoli: per esempio, il senso dell’accoglienza, del dialogo, del rispetto della natura”.

 

Il mondo occidentale ha sempre avuto una enorme responsabilità nei confronti dell’Africa, spiega Francesco Cavalli, vicepresidente del Coordinamento nazionale degli Enti locali per la pace e i diritti umani. A partire dall’epoca coloniale l’Occidente non ha mai mancato di far sentire la sua ingerenza al mondo africano, soprattutto nel settore economico. Favorire lo sviluppo dell’Africa con l’Africa stessa, dunque, diventa lo strumento principale per far crescere un intero continente e dare spazio soprattutto alla democrazia partecipativa. Senza dimenticare il settore femminile. Patrizia Sentinelli, vice ministro italiano degli Affari Esteri:

 

“Il ruolo delle donne nell’economia, il microcredito, la microfinanza, sono strumenti di emancipazione e di liberazione, perchè è la comunità locale che se ne avvantaggia”.

 

Da ricordare, infine, il sito www.nairobi2007.org: da pochi giorni on line, è consultabile da tutti coloro che vogliono accendere i riflettori sull’Africa.

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E’ MORTO OGGI A MACAO, IN CINA, IL PADRE GESUITA EUGENIO MATIS,

GIA’ DIRETTORE TECNICO DELLA RADIO VATICANA. AVEVA 80 ANNI

 

E’ morto oggi a Macao, in Cina, in seguito ad una forte emorragia cerebrale, il padre gesuita Eugenio Matis, già direttore tecnico della Radio Vaticana. Aveva 80 anni.  Padre Matis, nato a Ferrara il 21 febbraio 1926, era entrato nella Compagnia di Gesù a 21 anni ed era stato ordinato sacerdote a 33 anni.  Dopo aver compiuto gli studi di Filosofia e Teologia alla Pontificia Università Gregoriana si era anche laureato in Matematica e Fisica presso l’Università di Roma e nel 1966 aveva conseguito il Master of Science in Mechanical Engineering presso l’University of Santa Clara, in California.  Negli anni ‘60 è a Taiwan dove perfeziona la conoscenza della lingua cinese. Tra il 1966 e il 1973 è docente di Ingegneria alla Tsing Hua University di Taiwan; dal 1973 al 1978 è superiore e direttore della St. Aloysius Technical School di Taiwan. Dal 1984 è di nuovo a Roma come vice-direttore tecnico della Radio Vaticana: l’anno seguente diventa direttore tecnico, incarico che ricoprirà fino al 2000, quando riparte per Taiwan come superiore della Casa di Esercizi Spirituali. Per un ricordo di padre Matis, Sergio Centofanti ha sentito padre Pasquale Borgomeo, per tanti anni direttore generale della nostra emittente:

 

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R. – Io l’ho avuto come superiore della comunità di San Pietro Canisio e anche come direttore tecnico della Radio Vaticana per vari anni. Lo ricordo come una persona molto lineare, limpida, trasparente, generosa; una persona leale con un grandissimo senso della giustizia. Aveva una spiritualità molto solida, molto profonda, senza fronzoli. Una grande austerità di vita e, nello stesso tempo, una predisposizione al sorriso. Io me lo ricordo sempre sorridente. Poi, devo ricordare la sua nostalgia della Cina. Me lo ricordo quando conversava con padre Quercetti (direttore dei Programmi della Radio Vaticana), che è morto nel ’91: parlavano in cinese tutti e due, non solo per esercizio ma, in un certo senso, per partecipare, per condividere, la stessa nostalgia della Cina. E in Cina è ritornato dopo il suo servizio alla Radio Vaticana. E’ morto in età avanzata, però io continuo a ricordarlo nella sua semplicità di fanciullo, con quello sguardo sempre giovane, fresco e accogliente.

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CHIESA E SOCIETA’

17 dicembre 2006

 

“VESCOVI, SEGNO DI VERITÀ E PERDONO”: COSÌ, IL SEGRETARIO DI STATO,

CARDINALE TARCISIO BERTONE, CHE IERI NELLA BASILICA VATICANA HA PRESIEDUTO

LA MESSA PER L’ORDINAZIONE EPISCOPALE DI DON RAFFAELE FARINA,

PADRE GIANFRANCO GIROTTI E MONS. ANTONI STANKIEWICZ

 

CITTA’ DEL VATICANO. = Verità e perdono: questi, i temi di fondo dell’omelia del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, che ieri nella Basilica Vaticana ha presieduto la Messa per la consacrazione episcopale di don Raffaele Farina, salesiano, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, padre Gianfranco Girotti, francescano conventuale, reggente della Penitenzieria Apostolica, e mons. Antoni Stankiewicz, decano dei prelati uditori presso il Tribunale della Rota Romana. Il porporato ha inserito l’ordinazione nel “clima di gioia” che caratterizza la liturgia della terza domenica d’Avvento, per ricordare “che il Signore è vicino”. “La gioia cristiana”, ha spiegato, “scaturisce dalla certezza dell’amore di Dio” e “non è quel rumoroso e superficiale sentimento che si confonde con i momentanei piaceri della vita”. Parlando poi di don Farina, il cardinale Bertone ha sottolineato “l’intensa attività di ricercatore”, come prefetto della Biblioteca Apostolica, ma anche come docente e rettore dell’Università Salesiana, “sulla frontiera del dialogo tra fede e cultura” e “per sostenere il pensiero forte ispirato dalla Rivelazione”. Di padre Girotti, già capoufficio e sottosegretario alla Congregazione per la Dottrina della Fede, ha messo in luce l’impegno come reggente della Penitenzieria Apostolica, in un nodo vitale della Curia Romana, che ha il compito di “manifestare la paternità e la misericordia del Signore”, imponendo sanzioni quando occorre, ma anche dispense e perdono. Un ruolo importante di fronte a una società, ha precisato, “così pronta a giudicare le colpe e stigmatizzarle, ma non così facile a perdonare”. Infine, di mons. Stankiewicz ha evidenziato il delicato compito, alla Rota Romana, di tutelare il Sacramento del matrimonio, oggi minacciato, unendo a esso il rispetto delle persone, per far brillare quella “verità” sul Sacramento stesso, “rivelata dal Signore e insegnata dalla Chiesa”. Sul ministero del vescovo nella Chiesa, poi, il porporato ha invitato i presuli, con S. Agostino, a essere “fermento di comunità”. “Il male da evitare – ha concluso – è cercare i propri interessi invece di quelli di Cristo”. Ci si riesce “stando uniti al Divin Maestro” e, dunque, “senza temere incomprensioni”.

 

 

ENNESIMA TRAGEDIA DEL MARE AL LARGO DELLE COSTE DEL MAROCCO.

DISPERSI OLTRE CENTO SENEGALESI CHE TENTAVANO DI RAGGIUNGERE LE CANARIE

A BORDO DI UNA PICCOLA IMBARCAZIONE

 

DAKAR. = Ancora un viaggio della speranza finito in tragedia. Più di cento senegalesi che tentavano di raggiungere clandestinamente le isole Canarie a bordo di una piccola imbarcazione sono scomparsi in mare, al largo del Marocco. Solo 25 delle 127 persone che si erano imbarcate il 3 dicembre in una località della Casamance, sono state salvate ieri sera da alcuni pescatori. I superstiti, duramente provati da 12 giorni trascorsi in mare, hanno raccontato che tutti gli altri erano stati ingoiati dalle onde. Ai medici dell’ospedale della città di Saint Louis, nel nord del Senegal, dove sono stati trasportati, hanno riferito di essere stati investiti da una tempesta. Prima di partire si erano ben organizzati, dotandosi di un navigatore satellitare GPS, viveri e acqua potabile, ma anziché raggiungere in breve tempo le Canarie, come speravano, sono stati ostacolati dalle condizioni del mare, rimanendo senza viveri né acqua. “Siamo stati costretti a bere acqua di mare”, hanno raccontato dei supersiti, che hanno anche parlato di diverbi scoppiati a bordo e di persone “cadute in mare”, o “gettate in acqua”. Si calcola che nell’ultimo anno siano stati circa 25 mila i clandestini provenienti da Senegal, Gambia, Guinea Bissau, Capo Verde, Mauritania e Marocco sbarcati sulle coste delle Canarie. Nello stesso periodo, circa 5 mila senegalesi sono stati rimpatriati. (R.M.)

 

 

SODDISFAZIONE DEI VESCOVI DELL’AFRICA ORIENTALE (AMECEA) PER LA SECONDA

CONFERENZA INTERNAZIONALE SUI GRANDI LAGHI, CONCLUSASI VENERDI’ A NAIROBI,

IN KENYA, CON UN ACCORDO PER LA SICUREZZA,

LA STABILITÀ E LO SVILUPPO NELLA REGIONE

NAIROBI. = Ora “si può iniziare a guarire le ferite delle guerre e a guardare al futuro”: con queste parole, l’Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale (AMECEA) esprime soddisfazione, in una nota, per la seconda Conferenza internazionale sui Grandi Laghi, conclusasi venerdì a Nairobi, in Kenya, con la firma di un accordo per promuovere la sicurezza, la stabilità e lo sviluppo nella regione. Come riferisce l’agenzia Fides, l’intesa prevede la rinuncia da parte dei contraenti a interferire nelle vicende dei propri vicini; la lotta allo sfruttamento illegale delle risorse della regione; e il disarmo delle formazioni irregolari ancora presenti nell’area. È prevista infine la creazione di un fondo speciale per promuovere lo sviluppo dei Paesi contraenti. “A causa della violenza che ha prodotto la perdita di vite umane – si legge nella nota – diverse popolazioni sono state lasciate divise e senza speranza. Quindi – prosegue – l’iniziativa dei nostri capi di Stato e di governo offre la possibilità di iniziare il processo di guarigione, che la Chiesa appoggia in pieno, impegnandosi a guidare le nostre genti al perdono e alla riconciliazione, nell’interesse della pacifica coesistenza, attuale e futura”. I vescovi chiedono ai leader della regione di “assicurare un’equa distribuzione delle risorse e prevedere e prevenire le situazioni negative future”. (R.M.)

 

 

GRANDE PARTECIPAZIONE, STAMANI A MANILA, ALLA MANIFESTAZIONE

PROMOSSA DAI VESCOVI FILIPPINI IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE DEL PAESE

 

MANILA. = Circa 150 mila persone hanno partecipato stamani a Manila alla grande manifestazione promossa dalla Conferenza dei vescovi cattolici delle Filippine (CBCP) per esprimere il loro dissenso rispetto ai tentativi del governo di modificare la Costituzione del Paese. L’incontro è stato presieduto dall’arcivescovo della capitale, mons. Gaudencio B. Rosales, che ha precisato che la Chiesa non si oppone ad un cambiamento costituzionale, purché esso avvenga nel rispetto della legge e dopo le elezioni legislative del prossimo maggio. La manifestazione era stata decisa lo scorso 6 dicembre, mentre la Camera Bassa del Parlamento discuteva della convocazione di un’Assemblea Costituente per modificare la Magna Charta del 1987, misura che è stata approvata il giorno seguente. In seguito, però, a causa delle accese polemiche, il presidente del Congresso dei deputati delle Filippine, José de Venecia, ha annunciato il ritiro della risoluzione. Tuttavia, la manifestazione non è stata cancellata. L’opposizione accusa la presidente filippina, Gloria Macapagal Arroyo, al centro di uno scandalo per brogli durante le elezioni del maggio 2004, di voler modificare la Costituzione per prolungare il suo mandato. (R.M.)

 

 

RACCOLTI RECORD IN NIGER, CHE LO SCORSO ANNO ERA STATO COLPITO

DA UNA GRAVISSIMA CRISI ALIMENTARE A CAUSA DELLA SICCITÀ E DELLE LOCUSTE

 

NIAMEY. = Buone notizie sul fronte agricolo in Africa. Il Niger, che lo scorso anno era stato colpito da una gravissima crisi alimentare, ha registrato nel 2006 un raccolto record che ha permesso di ottenere un’eccedenza agricola di 457.237 tonnellate. Secondo le autorità locali, l’eccellente risultato è attribuibile alle abbondanti piogge e alla scarsa incidenza dei parassiti, come le locuste. Come riferisce l’agenzia Fides, nel 2005, a fronte di un’eccedenza agricola di 21 mila tonnellate di cereali, circa 2 milioni di persone si trovarono ad affrontare una gravissima penuria alimentare a causa della siccità e delle locuste che avevano colpito diverse zone del Paese, alcune delle quali scarsamente collegate e difficilmente raggiungibili. Per soccorrere le popolazioni in difficoltà, il governo, le istituzioni umanitarie internazionali e le ONG avevano organizzato la distribuzione di aiuti alimentari sufficienti a sfamare almeno 3 milioni d persone. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

17 dicembre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

In Iran, i primi risultati parziali delle elezioni di venerdì scorso per i consigli comunali e per l’Assemblea degli esperti danno in vantaggio i moderati rispetto agli ultraconservatori. L’esito del voto appare ancora incerto e i moderati hanno protestato per la lentezza dello scrutinio. Il presidente Ahmadinejad ha subito respinto le critiche dei candidati riformisti e ha commentato i dati sull’affluenza: “per noi – ha detto Ahmadinejad - la partecipazione alle urne di oltre 28 milioni di elettori, pari al 60 per cento,  dimostra la solidarietà nazionale ed è il miglior carburante per i nostri programmi futuri”. In Iran, intanto, il quotidiano “Etemad Melli” ha riferito che almeno 34 persone sono rimaste ferite venerdì nel sud ovest del Paese in seguito a scontri tra sostenitori di candidati moderati e ultraconservatori.

 

Il giudice spagnolo Garzon ha deciso la liberazione di 4 delle 11 persone fermate a Ceuta perchè sospettate di essere vicine ad Al Qaeda. Gli altre sette restano in carcere per essere sottoposti a nuovi interrogatori. Il ministero dell’Interno spagnolo aveva definito gli undici arrestati membri di una ‘cellula salafista’.

 

Caso ‘Litvinenko’: la vedova dell’ex agente russo, morto a Londra lo scorso 23 novembre per avvelenamento, è tornata a puntare il dito contro il Cremlino: in un’intervista rilasciata alNew York Times, la signora Litvinenko riferisce che il marito temeva per l’incolumità degli esuli russi dopo l’approvazione questa estate, da parte del Parlamento russo, della legge che autorizza interventi oltre confine in nome della sicurezza nazionale. Intanto le indagini, in corso a Londra, Amburgo e Mosca, non hanno ancora portato, almeno stando agli elementi finora pubblicati, ad elementi certi su motivazioni, metodi e possibili identikit dell’assassino.

 

Seggi aperti a Cipro per le elezioni amministrative nella parte meridionale dell’isola, quella greco - cipriota. Alla consultazione possono partecipare, per la prima volta, anche i cittadini europei non greco-ciprioti, ma residenti. Sono mezzo milione le persone chiamate alle urne per eleggere 34 sindaci e centinaia di consiglieri comunali. I cittadini europei iscritti alle liste elettorali sono 3.728, metà dei quali britannici. Il voto è un test, secondo diversi osservatori, per le elezioni presidenziali previste per il 2008.

 

Diversi feriti, uno dei quali in gravi condizioni, e più di 300 persone arrestate. E’ il pesante bilancio di violenti scontri tra polizia e giovani divampati ieri in un quartiere periferico di Copenaghen, in Danimarca. A scatenare la guerriglia urbana è stata la decisione dell’imminente chiusura di una Casa dei giovani, un edificio occupato da quasi 25 anni. I poliziotti, dispiegati in gran numero, hanno cercato di disperdere la manifestazione non autorizzata con manganelli e gas lacrimogeni. Dopo l’assalto delle forze dell'ordine i manifestanti, appartenenti a gruppi di sinistra, si sono diretti verso il centro dove hanno infranto molte vetrine di negozi.

 

In Nigeria è stato scelto il candidato del Partito democratico del popolo, attualmente al potere, per le prossime elezioni presidenziali. Si tratta di Umaru Yar'dua, 55 anni, governatore dello Stato di Katsina, candidato quindi alla successione di Olusegun Obasanjo, cui la Costituzione non permette di correre per un terzo mandato. Il Partito democratico del popolo ha vinto le elezioni generali del 1999, quando i militari hanno ceduto il potere ai civili dopo quasi tre decenni.

 

Tragedia in Pakistan: un incendio è divampato durante una festa di nozze, provocando la morte di oltre 20 persone, tra cui la sposa. Un corto circuito sarebbe all’origine del rogo. Tra le vittime ci sono anche molte donne e bambini. Diverse persone sono state travolte dalla calca della gente in fuga dalle fiamme. Tra i feriti, molti sono in gravi condizioni.

 

 

 

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