RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 348 - Testo della trasmissione di giovedì 14 dicembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Storico incontro oggi in Vaticano tra Benedetto XVI e l’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Christodoulos: con noi il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo

 

Pace e giustizia per il mondo intero: l’ha invocata il Papa ricevendo oggi sei nuovi ambasciatori presso la Santa Sede

 

Intervista col vescovo di Locri-Gerace mons. Bregantini ricevuto dal Papa per la visita ad Limina

 

Oggi pomeriggio, nella Basilica di San Pietro, il tradizionale incontro natalizio degli studenti universitari con Benedetto XVI

 

Mons. Celestino Migliore all’ONU: la Santa Sede non firma la Convenzione sui diritti delle persone disabili perché prevede l’aborto

 

Alla sessione del Consiglio per i diritti umani a Ginevra, l’intervento di mons. Silvano Tomasi sul Darfur. Con noi il presule

 

Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone apre il Convegno a conclusione delle manifestazioni per i 500 anni dei Musei Vaticani. Ai nostri microfoni il porporato

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’incontro di ieri in Vaticano tra Benedetto XVI ed il premier israeliano Olmert: interviste con il cardinale Bertone e padre David Maria Jaeger

 

Dono di Benedetto XVI per un nuovo Centro pastorale a Nazareth

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Chiesa celebra oggi la memoria di San Giovanni della Croce

 

Bielorussia: preoccupa il rifiuto del visto a 12 sacerdoti e religiose polacche

 

L’Assemblea plenaria dei vescovi australiani

 

La Chiesa indiana invita ad un impegno più forte per tutelare la donna

 

24 ORE NEL MONDO:

Il vice presidente iracheno, Mehdi, scampato a un agguato a Baghdad

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 dicembre 2006

 

 

STORICO INCONTRO OGGI IN VATICANO TRA BENEDETTO XVI E L’ARCIVESCOVO

DI ATENE E DI TUTTA LA GRECIA CHRISTODOULOS

- Intervista con il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo -

 

Storico incontro, stamane in Vaticano, tra Benedetto XVI e l’arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia, per la prima volta in visita ufficiale al Papa e alla Chiesa di Roma. In una Dichiarazione comune il Pontefice e l’arcivescovo Christodoulos hanno sottoscritto la necessità di perseverare nel cammino di un dialogo teologico costruttivo per ristabilire la piena unità dei cristiani. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

**********

Con “gioia profonda” Benedetto XVI ha accolto a Roma, primo Papa nella storia, l’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, a ravvivare “la grande tradizione cristiana” sorta e sviluppatasi in quel glorioso Paese. Gli ha fatto eco Sua Beatitudine Christodoulos, grato di scambiare con il Santo Padre “il bacio fraterno della carità” e di segnare “una nuova tappa sul cammino comune” “per affrontare i problemi del mondo attuale”, che sono molti e complessi. Si sono scambiati un abbraccio e si sono stretti a lungo la mano, Benedetto XVI e l’arcivescovo Christodoulus, prima di entrare nella sala della Biblioteca del Palazzo apostolico per il colloquio. 

 

“Aujourd’hui, nos relations reprennent lentement …”

        

“Oggi le nostre relazioni riprendono lentamente, ma in profondità con una sollecitudine per l’autenticità”, ha detto il Papa, ricordando “la memorabile visita” di Giovanni Paolo II ad Atene, nel suo pellegrinaggio sulle orme di San Paolo nel maggio del 2001, segnando “una tappa fondamentale” per la progressiva collaborazione “culturale e pastorale”.

        

Benedetto XVI ha quindi richiamato con vigore “cattolici e ortodossi” “ad offrire il loro contributo culturale e soprattutto spirituale” per difendere le radici cristiane dell’Europa:

        

Ils ont en effet le devoir de défendre les racines chrétiennes …”

 

Radici che hanno forgiato l’Europa nel corso dei secoli permettendo alla tradizione cristiana di operare in difesa della persona umana, del rispetto delle minoranze, evitando un’omologazione culturale che rischierebbe di portare alla perdita di immense ricchezze della civiltà. L’Europa “non può essere una realtà esclusivamente economica”, ha ammonito il Papa. I cristiani in ogni Paese dell’Unione Europea devono insieme “affrontare i nuovi pericoli”: “ovvero la secolarizzazione crescente, il relativismo e il nichilismo, che aprono la strada a comportamenti e persino a leggi che minacciano la dignità inalienabile delle persone e che mettono in discussione istituzioni fondamentali come il matrimonio”.

 

Fortemente preoccupato anche l’arcivescovo Christodoulos da “tutto ciò che minaccia i valori e le strutture della civilizzazione europea profondamente impregnata dalla fede cristiana”:

 

“Le courant prônant la déchristianisation progressive de l’Europe, …”

 

In particolare - ha detto - “la corrente che propugna la progressiva scristianizzazione del Continente europeo, e mira all’esclusione della Chiesa dalla vita pubblica e la sua marginalizzazione sociale”.

 

Dopo i due discorsi il momento emozionante che ha visto Benedetto XVI e l’arcivescovo Christodoulos apporre le loro firme su una Dichiarazione comune che impegna “a superare nell’amore” “le tante difficoltà e le esperienze dolorose del passato”, consapevoli del “compito comune” di percorrere insieme il cammino arduo del dialogo nella verità in vista di ristabilire la piena comunione dei cristiani. Da qui la necessità sottoscritta di “perseverare nel cammino di un dialogo teologico costruttivo” e la responsabilità pure “di rafforzare il dialogo interreligioso”. Nei 12 punti della Dichiarazione anche le urgenze per rispondere alle sfide dei tempi: anzitutto le sfide etiche poste dal progresso delle scienze, occorre rispettare il carattere sacro della persona umana e la sua integrità in tutte le tappe dell’esistenza, dal concepimento alla morte naturale. Quindi il richiamo ad una maggiore tutela dei diritti fondamentali in Europa e nel mondo e agli obblighi di solidarietà verso i più poveri e ad affermare la pace.

 

Benedetto XVI e l’arcivescovo Christodoulos esprimono infine il desiderio di collaborare per lo sviluppo delle società, a servizio dell’uomo e dei popoli, offrendo testimonianza di fede e di speranza.

**********

 

L’arcivescovo Christodoulos ha posto stamani una lampada votiva sulla Tomba di Giovanni Paolo II nelle Grotte Vaticane, soffermandosi in preghiera anche su quella di Paolo VI e quella di Giovanni XXIII, situata nella basilica Vaticana. Nel pomeriggio, parteciperà ad una solenne celebrazione nella Basilica di San Paolo fuori le Mura per la consegna alla Chiesa di Grecia di due anelli della preziosa Catena della prigionia di San Paolo, lì conservata. Il dono che era stato preparato per volontà di Giovanni Paolo II, per la visita a Roma, poi non effettuata, dell’arcivescovo Christodoulos. Luca Collodi ha chiesto al cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, quale sia il significato di questo dono:

 

**********

R. – Il significato è evidentemente quello di una fraternità fra cristiani, in una prospettiva ecumenica. Anni fa l’arcivescovo di Atene aveva chiesto al Papa di poter avere una reliquia di San Paolo. La diocesi ortodossa di Atene si ritiene, secondo gli Atti degli Apostoli, fondata da San Paolo. Quindi, avevano il desiderio di avere qualcosa di appartenuto a San Paolo. Il sarcofago di San Paolo tenuto qui da 20 secoli non è mai stato aperto. Quindi, le reliquie del corpo non si potevano dare e il Papa ha pensato di fare dono alla Chiesa ortodossa di Atene di due anelli della Catena, che la tradizione ha sempre detto essere quella che aveva incatenato San Paolo. L’abate ha tagliato questi due anelli e sono stati messi in una teca speciale. Allora il Papa ha pensato di fare questa consegna ufficiale e mi ha incaricato di consegnare all’arcivescovo Christodoulos questa teca particolare con questi due anelli.

**********

 

 

 PACE E GIUSTIZIA PER IL MONDO INTERO: L’HA INVOCATA IL PAPA RICEVENDO OGGI

SEI NUOVI AMBASCIATORI PRESSO LA SANTA SEDE

 

Un nuovo appello di pace alla fine di un anno insanguinato da tante guerre. Lo ha lanciato il Papa ricevendo oggi i nuovi ambasciatori di Siria, Danimarca, Kirghizistan, Mozambico, Uganda e Lesotho, per la presentazione delle Lettere Credenziali. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

**********

Il Papa invoca pace e giustizia per il mondo intero. Anche quest’anno – sottolinea - “numerosi conflitti” hanno sconvolto i vari continenti mentre “i focolai di tensione … non cessano di svilupparsi a detrimento delle popolazioni locali causando un gran numero di vittime innocenti”. E’ una situazione – afferma Benedetto XVI – “che rischia di mettere in pericolo la sopravvivenza di alcune popolazioni e fa pesare sui più poveri il fardello della sofferenza e della mancanza dei beni più essenziali”. Il Papa invita i responsabili delle nazioni a “mettersi sempre più in ascolto dei loro popoli”, a porre al centro della loro azione il servizio al bene comune, seguendo politiche di solidarietà, di equa distribuzione delle ricchezze e di lotta alla corruzione. Le ingiustizie – infatti – causano conflitti e violenze. Il Pontefice esorta i responsabili alla “indispensabile virtù” del “coraggio” per “non lasciarsi guidare da ideologie faziose, né da gruppi di pressione, e nemmeno dal desiderio di potere”.

 

Rivolgendosi in particolare all’ambasciatore siriano, Makram Obeid, ha ricordato i suoi ripetuti appelli “per una cessazione delle violenze in Libano, Terra Santa e Iraq” che minacciano “la pace e la stabilità dell’intero Medio Oriente”.  Benedetto XVI, insieme a tutta la comunità mondiale, guarda “con grande tristezza al ciclo di morte e distruzione” che coinvolge tanti innocenti, vittime di assassinii e rapimenti e ribadisce che una soluzione è possibile solo “nel quadro del diritto internazionale attraverso l’attuazione delle risoluzioni ONU”. E a questo proposito ha riaffermato che “le varie nazioni mediorientali dovrebbero essere sostenute nelle loro aspirazioni a vivere in pace entro confini sicuri internazionalmente riconosciuti”. La guerra – ha quindi aggiunto – non è un mezzo per risolvere i contrasti internazionali, anzi “conduce a nuovi e ancora più complessi conflitti”, come appunto insegnano il Medio Oriente e “la piaga del terrorismo” che ha fatto crescere “la paura e l’insicurezza” in molte regioni del mondo.

 

Il Papa esorta anche al dialogo interreligioso, in particolare tra musulmani e cristiani, dialogo che in Siria è molto sviluppato. Benedetto XVI ha espresso quindi il suo apprezzamento per il riconoscimento dello stato giuridico delle Chiese cattoliche presenti in Siria, “in accordo con le norme del diritto canonico”, e ha auspicato che la questione delle proprietà della Chiesa assorbite dallo Stato possa essere discussa “con apertura, onestà e reciproco rispetto”.

 

L’impegno a promuovere la pace nel mondo è ritornato nel discorso al nuovo ambasciatore danese, Lars Møller: il Papa ha lodato il contributo della Danimarca alla diffusione della giustizia e della riconciliazione nei vari continenti. Nello stesso tempo ha auspicato che la società danese possa costruire il proprio futuro a partire dalle proprie radici cristiane. “Una sana democrazia – ha sottolineato il Pontefice – richiede una solida base etica e il rispetto per la struttura morale della libertà”: e a questo proposito ha ribadito “il ruolo fondamentale e la missione della famiglia fondata sul matrimonio, l’educazione dei figli, il rispetto per il dono di Dio della vita dal concepimento fino alla morte naturale e alla cura responsabile dell’ambiente”.

 

All’ambasciatore del Kirghizistan, Maratbek Bakiev, il Papa ha quindi rivolto il proprio apprezzamento per i passi compiuti in questo Paese “verso la protezione dei diritti fondamentali dei cittadini e la promozione dei metodi democratici” e ha auspicato che “questo processo non si fermi ma sia piuttosto rafforzato”. “Il popolo del Kirghizistan – ha sottolineato il Pontefice – conosce bene l’importanza della libertà religiosa e comprende che se la dimensione spirituale della persona è repressa o perfino negata, l’anima di una nazione è schiacciata”. Infine il Papa ha ricordato che la piccolissima minoranza cattolica in questo Paese a maggioranza musulmana testimonia la sua fede operando in modo concreto a favore dei più poveri.

**********

        

La presenza di tre nuovi ambasciatori di Stati africani ha permesso a Benedetto XVI di soffermarsi su alcune delle emergenze del continente – povertà, mancanza di istruzione, dilagare dell’AIDS - ma anche sul cammino intrapreso da queste nazioni per gettare le basi per un futuro migliore. Sentiamo Alessandro De Carolis.

 

**********

Uganda, Lesotho, Mozambico: tre Paesi per due distinte aree geografiche - dalla regione centrale dei Grandi Laghi al sud dell’Africa - ma anche un quadro di drammi e di speranze condivise, di fronte ai quali le singole Chiese locali combattono e si spendono con grande impegno. L’Uganda, che la cronaca politica delle ultime settimane ricorda impegnata nei negoziati per sedare il conflitto interno, è una nazione che, secondo Benedetto XVI, può progredire “verso uno sviluppo integrale autentico restando fedele alle proprie radici” e tuttavia sforzandosi di creare “una miscela equilibrata tra vecchio e nuovo”, fra i valori del rispetto alla famiglia, della ricerca del progresso materiale e dell’arricchimento culturale, insieme alla tutela delle libertà individuali e alla solidarietà interna. Tra i fattori positivi per un avvenire di maggior sicurezza dell’area – basato “sul dialogo e sulla cooperazione”- Benedetto XVI ha fatto esplicito riferimento al secondo summit della Conferenza internazionale sulla regione dei Grandi laghi, oggi al via. “Auspico - ha aggiunto il Papa rivolgendosi alla principessa, Elizabeth Bagaya, neo rappresentante diplomatica ugandese - che le autorità facciano tutto ciò che è in loro potere per accertarsi che la Chiesa rimanga un partner importante”, attribuendo ad essa quelle “garanzie giuridiche che ne riconoscono la libertà per svolgere la missione divina che le è affidata”. Questo, anche in considerazione dei “molti benefici” che la collaborazione fra Chiesa e istituzioni nazionali ha fin qui portato all’Uganda in settori delicati come la formazione culturale e umana e la lotta contro l’AIDS.

 

Analoga attenzione a questa piaga Benedetto XVI ha garantito da parte della Chiesa del Lesotho, piccolo regno incastonato all’interno del Sudafrica, che ha da poco celebrato i 40 anni di indipendenza. Il Papa ha riconosciuto la “gravità delle sfide poste dalla povertà e dalla scarsità di cibo”, oltre che dalla larga diffusione del virus dell’HIV che - ha detto rivolgendosi al 54.enne ambasciatore, Makase Nyaphisi - ha “causato indicibili sofferenze alla gente del vostro Paese”. “La Santa Sede – ha ricordato Benedetto XVI - è impegnata a sostenere gli sforzi della comunità internazionale nel realizzare gli Obiettivi di sviluppo del Millennio, e tutte le iniziative hanno puntato in modo simile su una distribuzione più giusta delle risorse e delle occasioni per lo sviluppo economico”. Il Pontefice ha però richiamato alla “responsabilità, all’onestà e all’impegno” da parte dei governanti affinché gli aiuti internazionali, siano effettivamente usati “per avvantaggiare quelli che ne hanno più bisogno”.

 

Se la piaga dell’AIDS richiama, come mezzo di tutela, al valore della fedeltà nel matrimonio e alla continenza, la famiglia in senso ampio va comunque difesa dalle nuove tendenze che, ha stigmatizzato il Papa, “mirano a svuotare il matrimonio del suo contenuto” anche in un continente che lo ha sempre posto a base della propria cultura. E’ questo un richiamo contenuto nel discorso rivolto da Benedetto XVI a Carlos Dos Santos, il 45.enne nuovo ambasciatore del Mozambico presso la Santa Sede. Questo Stato, ha notato il Papa, è teatro da qualche tempo di una forte crescita economica, accompagnata da stabilità politica e da una riduzione della povertà, frutto della pace seguita alle devastazioni della guerra civile. Per consolidare questo stato di cose vanno combattute la corruzione e la discriminazione. Altrimenti, senza un governo “responsabile e trasparente”, “un sistema giuridico imparziale” e una “stampa realmente indipendente”, ha concluso il Papa, tale speranza di progresso “resta illusoria”.

**********

 

 

LA REALTA’ DELLA CALABRIA AL CENTRO DELLE VISITE AD LIMINA DI QUESTO PERIODO: IL COMMENTO DI MONS. GIANCARLO BREGANTINI

- A cura di Fabio Colagrande -

 

L’intensa mattinata di udienze di Benedetto XVI ha visto anche l’incontro tra il Pontefice e mons. Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri-Gerace, nell’ambito della visita ad Limina dei presuli della Calabria. Fabio Colagrande lo ha sentito e gli ha domandato con quali sentimenti stia vivendo questo momento di confronto fra la realtà della Chiesa locale e il Soglio di Pietro:

 

**********

R. - C’è la gioia di incontrarsi tra di noi e di porre alla Santa Sede domande che nascono dal vissuto pastorale, in un confronto leale, schietto, tra le realtà periferiche e la realtà centrale. Loro stessi sentono, tra le nostre domande, l’accentuazione di alcuni problemi e quindi è una dimensione che lega i grandi problemi del mondo con i problemi locali e viceversa. Tutti impariamo reciprocamente, anzi: la cosa più bella è sentirci sostenuti di fronte ai problemi comuni, come può essere la malavita, la realtà delle situazioni sociali, la realtà dei preti, i drammi quotidiani di ogni ragazzo. Ecco, si sente il cuore di una Chiesa che dice: “Vi siamo vicini”.

 

D. - In questo momento, quali sono, secondo lei, le urgenze? Quali sono le sfide più difficili che lei come vescovo, ma tutta la Chiesa della Locride deve affrontare?

 

R. - In Calabria, viviamo un momento delicatissimo per una situazione politica complessa e a tratti contraddittoria, per cui la prima cosa è che la nostra parola di vescovi sia sostenuta l’uno dall’altro, sia intrecciata di comune speranza. Proprio perché la realtà politico-sociale è frammentata, occorre che la Chiesa sia più intensa. E la prima preoccupazione che abbiamo è proprio questa, soprattutto il fatto che a causa delle frammentazioni non si riesce a raccogliere il grido di dolore che nasce dai giovani. E la seconda è il fatto che tante promesse, pur nella buona volontà di molti - del governo centrale, delle realtà amministrative e dei sindaci - è sempre più difficile mantenerle. E’ complessa la vita di oggi, non basta più dire “faremo”, perché poi nascono mille coincidenze, talvolta complicazioni, difficoltà reali, per cui si spera sempre di meno e questo produce un sognare di meno, e sognare di meno significa anche rassegnarsi di più. Per cui bisogna riuscire ad affrontare la speranza con due modalità che appaiono sempre più chiare: una, tempi più lunghi, quindi pazienti, e l’altro, modalità più intelligenti, strategiche. Ciò non significa non sperare, ma significa sperare con tempi e ritmi e modi adatti a questi nostri tempi.

 

D. - Rispetto a problemi sociali come quelli legati ai giovani – e dunque, la mancanza di lavoro e anche di strutture educative appropriate - quale dev’essere il ruolo della Chiesa? A volte si ha la sensazione di una Chiesa che si sostituisce alle istituzioni, fa un lavoro suppletivo...

 

R. - Talvolta lo fa. Però, in genere, oggi, si tende ad essere spinta ma non sostituzione: spinta, sì, bisogna essere profezia. La Chiesa ha sempre avuto, nella storia, un passo più avanti, ma non può fare ciò che devono fare gli altri. Deve spingere e insieme accompagnare, ridare speranza dall’interno, coscientizzare, per cui è importantissimo puntare sui valori positivi, vincere il male con il bene. Contemporaneamente, però, è necessario dare dei segni: talvolta è necessario non sostituirsi ma porre dei segni che siano anticipatori e insieme dicano concretamente che sperare non è una parola, ma è una storia realizzata.

 

D. – Nell’ottica di questa rinascita della speranza, una parola forte, profetica, fu quella offerta dal cardinale Pappalardo, morto domenica scorsa, durante i funerali del generale Dalla Chiesa e della moglie, quando si rivolse, con una citazione latina, anche al mondo politico. Cosa pensa di quelle parole forti del cardinale Pappalardo?

 

R. - Per noi è sempre stata, la sua parola, la sua azione, il suo stile, carico di due grandi doni: il primo è il dono della chiarezza, il secondo della vicinanza alla gente. E’ sempre stato un profeta che ha parlato con cuore cordiale, una persona che ha stimolato, che ha spinto. Credo che sia un esempio per tutti sul cosa voglia dire essere Chiesa oggi, nel Sud. Ebbene, credo che da lui abbiamo tantissime cose da imparare.

**********

 

 

OGGI POMERIGGIO, NELLA BASILICA DI SAN PIETRO, IL TRADIZIONALE

INCONTRO NATALIZIO DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI CON BENEDETTO XVI

 

Saranno circa 10 mila gli universitari che oggi pomeriggio incontreranno Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro, al termine della celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale vicario Camillo Ruini. Il tradizionale incontro natalizio con il Papa conclude la “V Convention europea” degli studenti universitari, sul tema “ La carità intellettuale, via per una nuova cooperazione tra Europa e Asia”, cui hanno partecipato, oltre alle delegazioni europee, anche quelle di Cina, India e Filippine. L’avvenimento verrà trasmesso in radiocronaca diretta dalla nostra emittente a partire dalle ore 16.50, con commento in italiano, sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105.0 MHz.

 

 

L’OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE, MONS. MIGLIORE, RIBADITI DIRITTI

E DIGNITA’ DELLE PERSONE DISABILI, HA SPIEGATO IERI ALL’ONU

PERCHE’ LA SANTA SEDE NON HA FIRMATO LA CONVENZIONE SUI DIRITTI

 DELLE PERSONE DISABILI: IL RIFERIMENTO ALLA “SALUTE SESSUALE E RIPRODUTTIVA” IN MOLTI PAESI SIGNIFICA ABORTO

 

I diritti, la dignità, il valore delle persone disabili sono stati ribaditi da mons. Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede all’ONU, nel suo intervento di ieri alla 61esima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ha spiegato, però, perché la Santa Sede non ha firmato la Convenzione sui diritti delle persone disabili adottata ieri dall’Assemblea. Il servizio di Fausta Speranza:

 

**********

E’ l’articolo 25 sulla salute, in particolare il riferimento alla “salute sessuale e riproduttiva”, che impedisce alla Santa Sede di sottoscrivere una Convenzione di cui condivide, ovviamente, l’obiettivo di assicurare completa integrazione alle persone disabili nella società. Lo ha affermato l’arcivescovo Migliore, spiegando che la Santa Sede “si oppone all’inclusione di questa espressione perché in molti Paesi i servizi per la salute riproduttiva comprendono l’aborto, negando dunque il diritto alla vita di ogni essere umano”. “E’ tragico – ha detto mons. Migliore – che mentre un difetto del feto è una condizione per autorizzare l’aborto, la Convenzione creata per proteggere le persone con disabilità da ogni discriminazione nell’esercizio dei loro diritti può essere usata per negare il basilare diritto alla vita di persone disabili non nate”. L’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU ha chiarito tutto ciò sottolineando di aver pur compreso che l’articolo 25 viene interpretato da molti semplicemente come punto fermo per assicurare che la disabilità di una persona non sia usata come fondamento per negare a quella persona servizi di assistenza sanitaria”. Resta, però, che “nonostante gli utili articoli che la Convenzione contiene, la Santa Sede non è in grado di firmarla”.

 

Ricordiamo che la Convenzione che l’Assemblea generale dell’ONU ha adottato ieri all’unanimità entrerà in vigore 30 giorni dopo la ratifica di almeno 20 Stati, un obiettivo che si presume raggiungibile tra il 2008 e il 2009. La Convenzione obbliga i Paesi firmatari ad adottare leggi che proibiscano la discriminazione per qualsiasi forma di disabilità e ad eliminare quelle normative che già arrechino loro un danno. I governi dovranno inoltre combattere stereotipi e pregiudizi e promuovere la piena partecipazione delle persone disabili alla vita sociale, “riaffermando – si legge nel testo – che ogni essere umano ha diritto alla vita”.  

**********

 

 

“L’AZIONE PER PORRE FINE AI MASSACRI DEVE PREVALERE

SU ACCORDI POLITICI E INTERESSI COMMERCIALI”:

COSI’ L’ARCIVESCOVO SILVANO M. TOMASI, ALLA SESSIONE

DEL ‘CONSIGLIO PER I DIRITTI UMANI’ DEDICATA AL DARFUR

- Con noi l’arcivescovo -

 

In tema di Darfur, “l’azione per porre fine ai massacri deve prevalere sugli accordi politici e sugli interessi commerciali”: è quanto ha affermato l’arcivescovo Silvano Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio ONU di Ginevra, nel suo intervento, in questi giorni, alla IV Sessione del Consiglio per i Diritti Umani dedicata alla drammatica situazione nella regione sudanese del Darfur. Mons. Tomasi ha ricordato le terrificanti violazioni dei diritti umani: uccisioni di bambini, abusi sessuali e stupri di donne e ragazze, sradicamenti forzati della popolazione, incendi di villaggi, attacchi ai campi di sfollati, assalti a civili innocenti. E ha sottolineato che “le vittime del Darfur non sono mere statistiche, ma sono persone reali”. Ma ascoltiamo mons. Tomasi nell’intervista di Fausta Speranza:

 

**********

R. – La priorità deve essere data alle vittime di questa tragedia, che sono moltissime. Le statistiche dicono che ci sono state più di 200 mila persone uccise e più di 2 milioni sono le persone sradicate dai loro villaggi e forzate a scappare in un altro territorio. Parliamo quindi di una tragedia immensa. Spesso si parla dell’aspetto politico, della necessità di trovare un equilibrio di interessi, di avere una risposta umanitaria adeguata, dobbiamo invece focalizzare l’attenzione sulle vittime.

 

D. – Mons. Tomasi, che cosa si può fare, che cosa può fare in particolare il Consiglio per i diritti umani dell’ONU?

 

R. – Il Consiglio ha preso una decisione importante - anche se forse poteva essere più forte - quando ha votato per consenso una risoluzione che impegna la comunità internazionale ad affrontare questa crisi, che riconosce come gravissima, a mandare una missione di alto livello per valutare le violazioni dei diritti umani - la situazione umanitaria sul posto - fare un rapporto formale allo stesso Consiglio tra un paio di mesi e continuare a monitorare la situazione, in modo che davanti all’opinione internazionale e soprattutto nel contesto degli organi ufficiali delle Nazioni Unite, che sono preposti alla pace e al rispetto dei diritti umani, questa immane tragedia possa continuamente essere visibile e quindi si possano forzare in qualche modo le parti coinvolte - milizie, governo, ribelli - a trovare una maniera di frenare la violenza.

 

D. – Intanto, c’è la tragedia che si consuma, ma ci sono anche rischi concreti che si espanda il conflitto nelle aree limitrofe?

 

R. – Il fatto che centinaia di migliaia di persone del Darfur siano state costrette a passare le frontiere per il Ciad e per la Repubblica Centrafricana, creando decine di campi profughi, diventa l’occasione per dei gruppi ribelli locali per sfruttare la situazione di emergenza per interessi locali, per interessi propri. La violenza si allarga a macchia d’olio. Parte dell’urgenza della situazione è appunto quella di bloccare questo processo di destabilizzazione che rischia di imporsi nella regione. Come qualcuno ha osservato c’è il rischio di avere un altro Congo, dove interessi tribali, lotte etniche, interessi economici, interessi commerciali, possibilità di sfruttamento di petrolio nella regione possono creare una rete di conflitti che non si può controllare, che non si può immediatamente maneggiare in maniera ragionevole. Bisogna, quindi, andare al di là degli interessi di tutti e frenare la violenza, far rispettare i diritti umani e introdurre come metodo di soluzione di questi problemi presenti a livello locale, in rapporto con il governo centrale, tramite un dialogo ragionevole, trasparente, sostenuto e aiutato anche dalla solidarietà, che sia in denaro, in mezzi tecnici, in assistenza di competenze, della comunità internazionale.

**********  

 

 

I 500 ANNI DEI MUSEI VATICANI RIVELANO L’UNIVERSALITÀ DELLA CHIESA. LO HA DETTO IL CARDINALE TARCISIO BERTONE SOTTOLINEANDO CHE LA RICCHEZZA DEI MUSEI FA CONOSCERE L’UOMO NELLA DIVERSITÀ DELLE CULTURE E DELLE RELIGIONI

- Ai nostri microfoni il porporato -

 

Cinque secoli di storia che consentono di meditare sull’uomo nella sua più alta essenza creativa e spirituale: sono quelli che quest’anno celebrano i Musei Vaticani. Lo ha sottolineato ieri pomeriggio il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone all’apertura a Roma del Convegno internazionale che chiude le manifestazioni per il quinto centenario dei Musei sul tema: “L’idea del museo: identità, ruoli, prospettive”. Stamattina a presiedere nell’Aula Nuova del Sinodo la sezione dedicata alle riflessioni su “storia e società” è stato il cardinale Jean-Louis Tauran, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

**********

Il restauro dei dipinti murali del Pinturicchio nella Sala dei Misteri dell’Appartamento Borgia, l’inaugurazione del Museo cristiano di Benedetto XIV, la riapertura delle sezioni dedicate alla Cina, al Giappone, alla Corea, al Tibet e alla Mongolia del Museo missionario etnologico: sono solo alcuni degli eventi attraverso i quali nel corso dell’anno si è voluto celebrare il quinto centenario della nascita dei Musei Vaticani. Cinquecento anni che per il cardinale Tarcisio Bertone aprono una prospettiva privilegiata che pone l’uomo al centro e che consente di fermarsi a meditare il significato profondo, di ciò che offre un museo sul piano culturale, etico e antropologico. “Il futuro di istituzioni alle quali da secoli abbiamo affidato la custodia dell’eccellenza dell’ingegno umano, la memoria storica e l’identità dei popoli, l’archivio e la conoscenza nel nostro passato – ha detto il presidente del Governatorato dello Stato Città del Vaticano mons. Giovanni Lajolo – non appaiono teorici, ma piuttosto questioni che rivestono un urgente carattere di attualità e di praticità”. Il cardinale Bertone ha sottolineato che i Musei Vaticani mostrano anche lo stretto legame intessutosi nel tempo fra Chiesa e arte e che nella sezione missionaria etnologica fanno conoscere l’uomo nella diversità delle culture e delle religioni. Un volto, quest’ultimo, che lascia emergere l’universalità della Chiesa, il suo essere cattolica. Abbiamo chiesto al cardinale Bertone cosa vogliono ancora offrire in questo senso i Musei Vaticani:

 

“Si è partiti da un nucleo classico, il Gruppo del Laocoonte; si è passati, poi, al Museo Cristiano, perché si voleva mettere in rilievo la documentazione straordinaria delle radici cristiane, non solo della nuova Roma ma dell’Europa e anche del mondo; e poi, si è passati al Museo Etnologico-Missionario, cioè si è aperti alle culture, alle religioni, alle tradizioni di tutti i popoli: in questo senso la Chiesa si rivela veramente universale, in quanto vuole dialogare con tutte le culture, con tutte le tradizioni e portare il suo contributo e ricevere, come dice il Concilio: è un dare e ricevere”.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - La visita a Benedetto XVI di S.B. Christodoulos, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia.

Nel discorso ad alcuni Ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, il Papa ha sottolineato che nella vita pubblica il coraggio è una virtù indispensabile per non lasciarsi guidare da ideologie di parte o dal desiderio di potere".

Nel Messaggio per la XV Giornata mondiale del malato il Santo Padre ricorda che la Chiesa è sempre accanto ai sofferenti e ai morenti, preservando la loro dignità.

 

Servizio estero - Per la rubrica dell' "Atlante geopolitico" un articolo di Giuseppe M. Petrone dal titolo " Nucleare: negoziati a sei per il disarmo nordcoreano".

 

Servizio culturale - Un articolo di Angelo Marchesi dal titolo "Filosofi a confronto sul tema: 'Verità e responsabilità' "; una raccolta di saggi in onore di Aniceto Molinaro.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

 

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

14 dicembre 2006

 

 

“LA VISITA IN TERRA SANTA E’ NEL CUORE DEL PAPA MA E’ POSSIBILE SOLO

IN CONDIZIONI DI PACE”. LO AFFERMA IL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO

BERTONE DOPO L’INCONTRO DI IERI IN VATICANO

TRA BENEDETTO XVI ED IL PREMIER ISRAELIANO OLMERT

- Interviste con il cardinale Tarcisio Bertone e padre David Maria Jaeger -

 

Il tema della pace in Medio Oriente ha fatto da sfondo al cordiale incontro ieri in Vaticano tra Benedetto XVI ed il premier israeliano Ehud Olmert. Una visita che lo stesso Olmert ha definito “commovente e molto toccante nella quale il Papa – ha detto – ha dimostrato di essere una persona preparata fin nei minimi dettagli in un ampio ventaglio di temi”. Tra i temi toccati – come riferisce la nota della Sala Stampa vaticana – le questioni riguardanti la situazione della comunità cattolica in Israele, anche in relazione alle prossime celebrazioni natalizie. Connesso alla questione della pace l’invito che Olmert ha rivolto al Papa a visitare la Terra Santa. “Un evento – ha detto – sulla cui data non c’è al momento alcuna ipotesi ma a cui il Papa ha dato la sua disponibilità di principio”. Sul viaggio ma anche sui toni ed i contenuti dell’incontro tra Olmert e il Papa, ieri sera è intervenuto il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone in margine al convegno sui 500 anni dei Musei Vaticani. La sua dichiarazione è stata raccolta da Tiziana Campisi:

 

**********

L’incontro è stato molto cordiale, direi sostanzioso come prospettive di impegno, di ragionevolezza per la costruzione di rapporti di pace in quel terribile scacchiere del Medio Oriente, e quindi con l’impegno anche di attenzione alle comunità cristiane che, come sappiamo, si trovano in grande difficoltà e, come ha detto il comunicato, anche l’invito ad una particolare considerazione per le festività del Natale, quindi per i lasciapassare verso Betlemme e da Betlemme, perché questo è anche un punto speciale che nella tradizione della Chiesa in questo anniversario storico della nascita del Salvatore, la Chiesa vuole ri-meditare e ri-approfondire. L’incontro è stato molto positivo. Per quanto riguarda il viaggio del Papa in Terra Santa: è nel cuore del Papa però, come sappiamo, può essere reso possibile solo in condizioni di pace, in condizioni – almeno – di tregua stabile e sicura.

**********

 

E proprio mentre in Vaticano si svolgeva l’atteso incontro tra il premier israeliano Olmert e Benedetto XVI, a Gerusalemme si è riunita ieri, dopo un lungo periodo di stallo, la Commissione di lavoro bilaterale Santa Sede-Israele. Al termine della riunione, svoltasi in un clima di grande cordialità, le delegazioni hanno approvato un comunicato congiunto in cui parlano di progresso nei colloqui ed esprimono un impegno comune per velocizzare i negoziati e fissano il prossimo incontro per il 29 gennaio 2007. Ma sentiamo, al microfono di Stefano Leszczynski, il commento di padre David Maria Jaeger, esperto dei rapporti Stato - Chiesa in Terra Santa:

 

**********

R. – Gli argomenti all’ordine del giorno tra la Chiesa e lo Stato riguardano principalmente la necessaria riconferma delle storiche esenzioni fiscali della Chiesa che, nella pratica, permettono alla Chiesa cattolica di svolgere in territorio israeliano la sua opera religiosa e caritativa e poi, le stesse trattative, dovrebbero anche mettere in salvo la proprietà dei Luoghi sacri della Chiesa in territorio israeliano, quindi soprattutto ottenere l’assicurazione che la Chiesa possa sempre difendere le sue proprietà a carattere sacro davanti ai tribunali giudiziari israeliani, una garanzia che da 80 anni legalmente non esiste.

 

D. – Quindi, è un po’ sulla natura giuridica di questo accordo che bisogna trovare un compromesso?

 

R. – Certamente, qualora fosse concluso il terzo trattato internazionale tra Santa Sede e Stato d’Israele. Il primo è stato l’Accordo Fondamentale del 1993, il secondo l’Accordo sul riconoscimento civile degli Enti canonici, del 1997, entrambi ancora in attesa di essere trasferiti in legge israeliana.

 

D. – Qual è la situazione, quindi, per quanto riguarda invece i cristiani di Terra Santa: sono toccati direttamente da questo Accordo?

 

R. – I cristiani sono toccati nel senso che sono membri della Chiesa e che gli accordi riguardano la Chiesa. Direttamente, però, gli accordi – vista la loro natura istituzionale – riguardano le istituzioni ecclesiastiche. I cristiani come cittadini devono essere vigili e adoperarsi per le vie politiche e civiche a tutela dei propri diritti civili e umani.

**********

 

 

DONO DI BENEDETTO XVI PER UN NUOVO CENTRO PASTORALE A NAZARETH OFFERTO DALLE DIOCESI TEDESCHE

 

Per testimoniare la vicinanza spirituale del Santo Padre alle comunità cristiane in Terra Santa, saranno donati a nome del Papa al Custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa, un milione di euro raccolti dai fedeli delle diocesi di Monaco, Regensburg e Passau durante la visita di Benedetto XVI in Germania lo scorso settembre. Serviranno per la costruzione di un nuovo Centro pastorale a Nazareth, vicino alla Basilica dell’Annunciazione. Questo lo scopo del viaggio del presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum mons, Paul Cordes, che da ieri è in Terra Santa dove rimarrà fino al 19 dicembre. Il servizio di Roberto Piermarini.

 

**********

La struttura - collocata in un’area di oltre 30 mila metri quadrati – prevede ampi spazi per i giovani e per le famiglie, oltre ad alloggi, sale per incontri e per la catechesi, aule scolastiche ed un campo sportivo. Secondo il comunicato diffuso oggi da “Cor Unum”, si tratta di un vero e proprio Centro di vita e di attività per i cristiani ed un punto di riferimento per i pellegrini. Il Papa, tramite mons. Paul Cordes, invia ai cristiani di Nazareth, l’augurio di “poter sentire in questo modo, insieme ai cristiani della Terra Santa, la vicinanza e l’incoraggiamento di tutto il popolo di Dio, a mantenere la loro presenza nella terra di Gesù ed a costruire la civiltà dell’amore, anche di fronte a difficoltà e ad avversità”. Nel corso della visita, mons. Cordes incontrerà i padri benedettini della Dormition Abbey, il Patriarca latino di Gerusalemme mons. Michel Sabbah ed il nunzio apostolico mons. Antonio Franco. A Betlemme il presule visiterà il Seminario di Bet-Jala mentre sabato prossimo avverrà la consegna ufficiale del dono del Papa al Custode di Terra Santa padre Pizzaballa. Lunedì il presidente di “Cor Unum” incontrerà l’arcivescovo greco-melkita, mons. Elias Chacour, al quale consegnerà un dono di 50 mila dollari destinati alla costruzione di una scuola nel villaggio di Mughar, frutto della colletta recentemente svoltasi in Vaticano in occasione dell’anteprima del film “Nativity”. La scuola – situata nei luoghi dove hanno vissuto i genitori di Gesù - ospiterà non solo bambini cristiani, ma anche drusi e musulmani.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

14 dicembre 2006

 

 

LA CHIESA CELEBRA OGGI LA MEMORIA DI SAN GIOVANNI DELLA CROCE.

LA SUA ESPERIENZA INSEGNA CHE, ATTRAVERSANDO LE DIFFICOLTÀ DELLA VITA

E STACCANDOSI DA ESSE, È POSSIBILE GIUNGERE AL SUBLIME INCONTRO CON DIO

 

ROMA. = Le difficoltà e le sofferenze vissute gli fecero scoprire il mistero della croce e gli consentirono di avanzare sulla strada della più alta contemplazione e della vita mistica. San Giovanni della Croce, figura che la Chiesa ricorda oggi, insegna che per arrivare al tutto, che è Dio, occorre che l’uomo dia tutto di sé, non con spirito di schiavitù, ma di amore. Giovanni nasce nel 1542, a Fontiveros presso Avila, da un nobile commerciante di seta e da una tessitrice di umili origini. A soli due anni perde il padre e la madre, si trasferisce da un paese all’altro in cerca d’aiuto. Sono anni di angosce e umiliazioni. Poco più che adolescente Giovanni si guadagna da vivere come inserviente in un ospedale, ma ama lo studio e la preghiera. È un travagliato periodo di discernimento: “A che serve – scriverà più tardi – che tu dia al Signore una cosa quando te ne chiede un’altra? Medita su quello che Dio vuole e compilo”. A 21 anni entra nell’Ordine carmelitano, ma trova una vita religiosa rilassata che non appaga la sua ardente sete di Dio perché è convinto che “nella vita spirituale non progredire vuol dire arretrare” e che “chi opera con tiepidezza è pronto a cadere”. Decisivo l’incontro con Santa Teresa d’Avila che lo convince ad attuare con lei la riforma dell’Ordine fondando i Carmelitani Scalzi sulla base di un alto ideale contemplativo e missionario. Inizia, con pochi amici passando il giorno a pregare, a far penitenza, a predicare e confessare tra i poveri contadini delle borgate, privi di qualsiasi assistenza religiosa. È un’opera che suscita gelosie e persecuzioni, tanto che Giovanni viene poi rapito e imprigionato in un convento dai suoi stessi ex confratelli. Trascorre 9 mesi di prigionia che gli offrono l’opportunità di comporre quelle che saranno poi definite le sue più importanti poesie mistiche: “La salita al Monte Carmelo”, “Il Cantico spirituale”, “La fiamma viva d’amore”, la celebre “Notte oscura”, il viaggio dell’anima dalla propria sede corporea verso l’unione con Dio e che rappresenta le avversità e gli ostacoli che si incontrano nello staccarsi dal mondo sensibile per raggiungere la luce dell’unione con il Creatore. Fuggito dalla prigione il religioso porta a compimento la sua opera riformatrice. Stremato dalla fatica muore, nella notte fra il 13 e il 14 dicembre, a soli 49 anni baciando il Crocifisso. (T.C.)

 

 

BIELORUSSIA: PREOCCUPA IL RIFIUTO DEL VISTO A 12 SACERDOTI E RELIGIOSE

POLACCHE. MONS. ALEKSANDER KASZKIEWICZ TEME UNA RIPRESA

DELLE RESTRIZIONI ALLA CHIESA

 

VARSAVIA. = Per il presidente della Conferenza episcopale bielorussa, mons. Aleksander Kaszkiewicz, vescovo di Grodno, il governo bielorusso viola la libertà religiosa. Dopo il recente rifiuto delle autorità di rinnovare il visto a una dozzina di sacerdoti e religiose polacche, il presule ha scritto una lettera, diffusa lunedì dall’agenzia cattolica polacca Kai, in cui afferma che “l’ingerenza in materie che sono di competenza di un vescovo è contro la legge ed è un’usurpazione della libertà della Chiesa”. Mons. Kaszkiewicz ha invitato i fedeli a partecipare in questi giorni ad una settimana di preghiera in cattedrale e a sottoscrivere una protesta contro la decisione del governo. Il timore è che questa possa presagire a una nuova ondata di restrizioni alle attività Chiesa cattolica, che non tengano conto dell’accordo firmato nel 2005 con il presidente Aleksander Lukashenko. Episodi di questo genere non sono infatti nuovi in Bielorussia, dove dal 2003 è in vigore una legge sui culti che è una delle più restrittive in materia di libertà religiosa nei Paesi dell’ex dell’Unione Sovietica. Come in altre ex-Repubbliche sovietiche, una parte significativa del personale religioso della Chiesa cattolica bielorussa è di origine polacca. Circa la metà dei 354 sacerdoti cattolici presenti oggi nel Paese provengono dalla Polonia. (L.Z. – T.C.)

 

 

PASTORALE FAMILIARE, DIALOGO INTERRELIGIOSO, GIUSTIZIA E PACE:

SONO ALCUNI DEGLI ARGOMENTI AFFRONTATI DAI VESCOVI AUSTRALIANI

NELL’ULTIMA ASSEMBLEA PLENARIA

 

SYDNEY. = Hanno discusso di pastorale familiare i vescovi australiani nell’ultima assemblea plenaria che si è svolta nei giorni scorsi a Sydney. Nel corso dei lavori i presuli, scrive l’agenzia Fides, hanno approvato la pubblicazione di un opuscolo intitolato “Divorzio e Chiesa cattolica - le domande più frequenti”. “Si tratta di un tentativo per spiegare alcuni principi sottolineando l’approccio della Chiesa sui temi del divorzio, dei risposati e dell’Eucarestia”, si legge nell’introduzione. “Si spera che possa incoraggiare e guidare tutti coloro che sono alle prese con l’idea di divorziare e, in particolare, con le implicazioni per la loro vita in quanto membra del Corpo di Cristo, che è la Chiesa”. Fra gli altri punti discussi dall’episcopato anche un itinerario di pellegrinaggio per la Croce della Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Sydney nel 2008. Altri temi affrontati sono stati quelli della pace e della giustizia, specialmente in Terrasanta. Sull’argomento, nel maggio del prossimo anno, in Australia si svolgerà un grande congresso sul tema “Pace in Medio Oriente”, in collaborazione con le maggiori istituzioni politiche e accademiche. L’incontro intende essere un momento significativo anche per i rapporti interreligiosi in Australia, prevedendo la partecipazione di rappresentanti delle tre religioni monoteistiche. Nel corso dell’assemblea plenaria ai vescovi sono stati consegnati i risultati di una recente indagine condotta tra i fedeli riguardo alla frequenza con cui si recano a Messa. La ricerca, nei prossimi mesi, sarà analizzata dai presuli che indicheranno strategie e soluzioni per tenere viva la partecipazione del popolo di Dio all’Eucarestia. Nel campo dei mass-media si è deciso che, a partire al 1° gennaio 2007, la Catholic Church Television Australia si fonderà con l’Australian Catholic Film Office e con la National Catholic Television Library, dando vita ad un nuovo organismo che sarà denominato “Australian Catholic Office for Film and Broadcasting” e che sarà affidato alla guida del padre gesuita Richard Leonard. (T.C.)

 

 

LA CHIESA INDIANA INVITA AD UN IMPEGNO PIÙ FORTE PER TUTELARE LA DONNA

CHE IN DIVERSI PAESI RISULTA DISCRIMINATA DALLA TENERA ETÀ

 

NEW DELHI. = “Nell’India rurale occorre una speciale attenzione per le bambine, perché le discriminazioni cominciano sin dalla nascita e diventano poi tragiche”: lo ha detto mons. Stanislaus Fernandes, segretario generale della Conferenza episcopale indiana in una dichiarazione rilasciata ad AsiaNews. I vescovi indiani si stanno impegnando per la tutela della donna richiamando ad un’azione contro le discriminazioni, mentre emerge un aumento degli aborti “selettivi” dei feti femminili. In questa situazione “la Chiesa cattolica, tramite la sua opera sociale, ha contribuito e contribuisce a rendere le persone coscienti che ogni bambino è importante per la società”, ha detto mons. Fernandes. L’aiuto della Chiesa, a tal proposito, è concreto e affronta problemi come l’assistenza sanitaria e la carenza d’istruzione. Mons. Fernandes ricorda che “un aiuto sanitario raggiunge le donne incinte e le madri anche tra le popolazioni più povere in aree remote, tramite dispensari e cliniche mobili”. “La Chiesa - ha continuato il vescovo -  si è sempre occupata della famiglia, anche attraverso i nostri gruppi di donne. Con varie attività, ha evidenziato che la comunità e la società hanno la responsabilità di promuovere la crescita e lo sviluppo dell’essere umano e debbono riconoscere la giusta importanza per le bambine … È stato fatto molto … ma molto c’è ancora da fare”. L’invito risulta ancora più attuale alla luce degli ultimi dati diffusi in un rapporto del 12 dicembre del Fondo per i bambini delle Nazioni Unite (UNICEF). Il documento rivela che in India, ogni giorno, nascono 71 mila neonati e solo 31 mila sono femmine. Si ritiene che questo minor numero di bambine sia conseguenza dei diffusi aborti compiuti dai genitori contro i feti femminili. Nonostante sia punito dalla legge, il feticidio è diffuso in India, per la maggior importanza attribuita ai maschi. Ma anche dopo la nascita la discriminazione contro le bambine è notevole: per loro c’è minore cura sanitaria, istruzione e persino cibo. Solo il 67,7 per cento delle ragazze tra i 15 e i 24 anni riceve un’istruzione, rispetto all’84,2 per cento dei maschi. Circa il 45 per cento delle donne sono poi costrette a sposarsi prima dei 18 anni, in violazione della legge. Ed è alta la mortalità collegata alla gravidanza: muore una donna indiana ogni 7 minuti, anche in conseguenza della maternità di ragazze con meno di 15 anni. (T.C.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

14 dicembre 2006

 

 

- A cura di Roberta Moretti -

        

Il sollievo ha sostituito la paura in Iraq per la sorte del vice presidente, Adel Abdul Mehdi, a bordo di un convoglio attaccato a Baghdad ovest da un commando di uomini armati. Si riaccende intanto la tensione nel Paese sul fronte dei sequestri. Il nostro servizio:

 

**********

Secondo il ministero dell’Interno, il commando avrebbe aperto il fuoco contro il convoglio, circondandolo. Tuttavia Medhi non è stato ferito, grazie anche all’intervento militare americano, accorso in seguito alla richiesta urgente del luogotenente del vicepresidente. Nella capitale, intanto, due uomini delle forze di sicurezza sono morti nel tentativo di disinnescare un'autobomba nel sobborgo sciita di Sadr City, roccaforte dei seguaci di Moqtada al-Sadr. Una seconda esplosione ha colpito il distretto sunnita di al-Gam'aa, provocando la morte di due civili e il ferimento di altre nove persone, mentre una terza autobomba ha fatto due morti ad Al Shorta. E sempre nella capitale, tra i 50 e i 70 iracheni sono stati sequestrati da uomini in mimetica a bordo di fuoristrada della polizia, nell’affollato mercato per i pezzi di ricambio d’auto di Sinak. Il 14 novembre scorso,  in modo analogo, erano state rapite un centinaio di persone in una sede del ministero dell’Università. Gran parte erano state poi rilasciate. E mentre il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, auspica il coinvolgimento di Siria e Iran per risolvere la crisi irachena, una delegazione del Congresso USA a Baghdad invita a dispiegare 15-30 mila militari americani in più nel Paese del Golfo. Intanto, in Gran Bretagna, il ministro per le Relazioni con il Parlamento, Jack Straw, annuncia per la fine di gennaio un dibattito alla camera dei Comuni sulla politica del governo britannico in Iraq.

**********

 

Andiamo in Afghanistan, dove la NATO ha annunciato di aver fatto “un certo numero di vittime fra i comandanti taleban”, in un raid aereo del distretto di Panjwai, nella provincia meridionale di Kandahar. Ed è di almeno 5 civili morti il bilancio di un attentato suicida a Qulat, capoluogo della provincia di Zabul, subito dopo il passaggio di un convoglio di guardie presidenziali che rientravano a Kabul dopo una visita di Hamid Karzai nel sud del Paese. Non ha fatto vittime, invece l’esplosione di un ordigno, la notte scorsa, al passaggio di una pattuglia di militari italiani alla periferia della capitale.

 

Medio Oriente. Un palestinese di 27 anni è stato ucciso in Cisgiordania, in uno scontro con soldati israeliani vicino all'insediamento di Ariel. Intanto, una fonte dei Comitati di Resistenza popolare, comprendenti gruppi filoislamici, ha annunciato il rapimento di un maggiore dei servizi di sicurezza legati al presidente palestinese, Abu Mazen. Il sequestro è in reazione all’arresto, stamani, di un membro dei Comitati, sospettato di essere implicato nell’uccisione, all’inizio della settimana, di tre bambini palestinesi, figli di un ufficiale dei servizi di sicurezza. Nella sparatoria che si è registrata durante l’arresto sono rimasti feriti un agente della sicurezza e un civile. Sul fronte politico, intanto, la Corte suprema israeliana ha giudicato che le operazioni di esecuzioni mirate condotte da anni contro i palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza sono legali, a seconda dei casi. La Corte ha però sottolineato che eventuali nuove operazioni di esecuzioni mirate dovranno essere condotte tenendo contro dell’esigenza di evitare danni ai civili.

 

Sarebbe stato raggiunto un accordo tra i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU più la Germania  per l’applicazione di sanzioni all’Iran visto il suo rifiuto di sospendere il programma di arricchimento dell’uranio. L’intesa sarà probabilmente siglata entro la fine dell’anno.

 

E nel suo blog personale, il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, si è detto “felicissimo” di essere stato “insultato” lunedì scorso da un gruppo di studenti all’università Amir Kabir di Teheran. “Io mi sono ricordato allora dei miei anni da studente, quando sotto il regime laico (dello scià), sostenuto dall’Occidente, non potevamo neanche respirare”, ha affermato Ahmadinejad nel suo scritto, intitolato “Libertà”.

 

Il vertice dei capi di Stato e di Governo europei, che prende il via oggi pomeriggio a Bruxelles, approverà “una dichiarazione sul Medio Oriente che riprenderà gli elementi essenziali dell’iniziativa presentata da Spagna, Francia e Italia” lo scorso novembre. E’ quanto afferma un comunicato della presidenza del Consiglio spagnola. Al centro dei lavori, che termineranno domani, anche i temi dell’immigrazione e dell’allargamento, dopo l’accordo di lunedì tra i ministri degli Esteri sul congelamento parziale del negoziato di adesione della Turchia.

 

Cordoglio della Commissione Europea per la morte, ieri a Madrid, per un male incurabile, di Loyola de Palacio, 56 anni, che nell’esecutivo guidato da Romano Prodi aveva ricoperto la delega di commissario ai Trasporti e all’Energia. Dal 1996 e al 1999, la de Palacio era stata anche ministro spagnolo dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione nel primo governo Aznar.

 

In una dichiarazione governativa davanti al Bundestag a Berlino, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha ribadito la necessità che l’Unione Europea arrivi a darsi una costituzione entro le elezioni del 2009 ed ha inoltre invitato l’Unione ad una maggiore compattezza in politica interna ed estera. “Un’Europa divisa mette in pericolo la forza dell’Unione Europea”, ha detto la Merkel.

 

Si terranno il 9 marzo del 2008 le elezioni presidenziali in Russia: lo ha annunciato oggi all'agenzia Interfax il presidente della commissione elettorale russa, Aleksandr Vieshnekov. La campagna elettorale comincerà all'inizio del dicembre 2007, in coincidenza peraltro con lo svolgimento delle elezioni per il rinnovo della Duma, la Camera Bassa del Parlamento russo, che si terranno il 2 dicembre 2007. Alle presidenziali del 2008 non potrà presentarsi Vladimir Putin, che è al suo secondo mandato consecutivo: se vorrà riproporsi per la prima poltrona del Cremlino, dovrà attendere il 2012.

 

La Serbia, la Bosnia-Erzegovina e il Montenegro sono entrate oggi formalmente, come previsto, nel programma di Partenariato per la pace della NATO, primo passo verso l’adesione all’Alleanza Atlantica. La decisione di avviare il dialogo istituzionale con i tre Stati era stata presa alla fine di novembre dai Paesi membri, durante il vertice dell'Alleanza tenuto a Riga, in Lettonia. E subito erano seguite le critiche, concentrate su Serbia e Bosnia-Erzegovina.

 

Fallite nella Repubblica Ceca le consultazioni in vista della creazione di una ‘grande coalizione’, dopo che il primo ministro, Mirek Topolanek, del Partito civico democratico di centro destra, ha dichiarato conclusi senza successo i suoi incontri con i partiti rivali di sinistra. Sono ormai sei mesi che il Paese è senza un governo stabile. Nelle elezioni generali di giugno ciascuna delle due coalizioni, quella di destra e quella di sinistra, ha ottenuto cento seggi, sui 200 del Parlamento.

 

“Per l’Italia, si stima che il risanamento strutturale del 2006-2007 sarà sufficiente a riportare il disavanzo al di sotto del 3% del PIL nel 2007, coerentemente con gli impegni presi dal Paese". Lo si legge nel bollettino mensile di dicembre della Banca centrale europea (BCE). L’Istituto di Francoforte sottolinea inoltre che le misure contenute in Finanziaria, insieme alle politiche di risanamento tedesche, potrebbero avere riflessi positivi in tutta l'Eurozona. La BCE seguiterà inoltre a vigilare “per intervenire sulla stabilità dei prezzi”. Vede crescere l'economia “a ritmi sostenuti” e ritiene che le prospettive “di medio periodo rimangono positive”.

 

Rimaniamo in Italia. Continua a far discutere il caso Welby, il malato terminale di distrofia muscolare che ha chiesto l’interruzione delle terapie. I radicali hanno detto di essere pronti ad un gesto di “disobbedienza civile” al di là delle decisioni del Tribunale di Roma e del Consiglio superiore della Sanità. Intanto, la rivista ufficiale dell’Università Cattolica sottolinea come non esista “il diritto a morire” e che i medici hanno l’obbligo di salvare la vita.

 

Cerimonie di commemorazione in tutta la Polonia ieri per ricordare la triste notte del 13 dicembre del 1981, quando il generale Wojciech Jaruzelski introdusse nel Paese la legge marziale. Oggi Jaruzelski, all’età di 83 anni, è ricoverato in ospedale in gravi condizioni di salute, ma è stato ugualmente raggiunto da un formale atto di accusa fortemente voluto dal presidente della Repubblica, Lech Kaczynski.

               

Al vaglio di Gran Bretagna e Stati Uniti l’imposizione di un’area d’interdizione al volo nel Darfur, martoriata regione del Sudan. La decisione potrebbe scattare se Khartum continuerà ancora  ad opporsi all'invio dei caschi blu nella zona. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha deciso di mandare oltre 20 mila soldati, non graditi però al Sudan, più propenso ad accettare una forza dell’Unione Africana (UA).

 

I Paesi africani dovrebbero dar vita ad una missione di pace in Somalia, per difenderne il Governo di Transizione Federale Nazionale (TFG) dall’espansione islamica. E’ quanto ha dichiarato oggi a Nairobi, in Kenya, nel corso del Vertice sui Grandi Laghi, il presidente della Commissione dell’Unione Africana (UA), Alfa Omar Komare. L’UA e l’IGAD – che raggruppa i Paesi dell’Est Africa – avevano approvato tale missione, senza però avviarla. La scorsa settimana anche l'ONU – sotto la spinta di Washington – ha dato il suo via libera. Secondo molti osservatori, però, tale operazione potrebbe comportare una guerra totale in Somalia, con probabili effetti domino regionali.

 

La polizia egiziana ha fatto irruzione nei dormitori  dell’Università di al Azhar, alla periferia de Il Cairo, arrestando 180 studenti membri dei Fratelli musulmani, dopo che essi avevano organizzato domenica  una  dimostrazione con esibizioni di karate, definendosi “milizie” della Confraternita. L’organizzazione dei Fratelli musulmani, illegale ma tollerata in Egitto, ha rinunciato pubblicamente all’uso di metodi non pacifici. Dopo le ultime elezioni legislative, nel dicembre dello scorso anno, detiene quasi il 25 per cento dei seggi nel Parlamento.

 

A partire da febbraio, l’Organizzazione del Paesi esportatori di petrolio (OPEC) taglierà le quote alla produzione di greggio di 500 mila barili al giorno: lo ha annunciato il ministro del Petrolio algerino, Chakib Khelil, all’apertura del meeting nigeriano di Abuja. Intanto, mentre l’Angola ha presentato la sua candidatura ufficiale per l’adesione all’OPEC, si attende per oggi la nomina del nuovo segretario generale dell’organizzazione.

 

 Destituito dal Parlamento il presidente della Polinesia Francese, Oscar Temaru, con un voto di censura che prelude a nuove elezioni, in programma il 21 dicembre. La decisione segue una serie di manifestazioni di piazza contro il governo e la sua politica economica. Temaru era inizialmente sostenuto dalla maggioranza dei deputati, che aderivano al partito pre-indipendenza, ma poi alcuni di essi, criticando quelle che hanno definito “tentazioni razziste in chiave antifrancese degli indipendentisti”, sono passati all’opposizione, che è divenuta maggioritaria.

 

 

=======ooo=======