RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 346 - Testo
della trasmissione di martedì 12
dicembre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Kofi Annan
accusa gli USA di aver sacrificato i principi democratici nella lotta al
terrorismo
Oggi,
475.mo anniversario delle
apparizioni a Città del Messico di Nostra Signora di Guadalupe
Secondo l’UNICEF
è scesa a quasi 12 anni l’età media dei bambini-soldato in
Colombia
Almeno 70
morti in Iraq per un duplice attacco suicida a Baghdad
12 dicembre 2006
PRESENTATO
STAMANI NELLA SALA STAMPA VATICANA IL MESSAGGIO DEL PAPA
PER
“
“La persona umana, cuore
della pace”: è il titolo del Messaggio del Papa per
************
Il Papa spiega di aver scelto il
tema del messaggio pensando in particolare ai bambini “il cui futuro
è compromesso dallo sfruttamento e dalla cattiveria degli adulti senza
scrupoli”: solo “rispettando la persona – scrive - si promuove la
pace”. Ricorda che la dignità dell’uomo deriva dal fatto di
essere stato creato a immagine e somiglianza di Dio: l’uomo, dunque, “non
è soltanto qualche cosa, ma qualcuno”.
“La pace – precisa - è dono di Dio”, ma è anche
“un compito” dell’uomo, “un impegno che non conosce
sosta”. La pace infatti “si manifesta sia nella creazione
di un universo ordinato e armonioso come anche nella redenzione
dell’umanità bisognosa di essere recuperata dal disordine del
peccato”. C’è dunque un ordine nel mondo che non è
“irrazionale o privo di senso”, perché
“all’origine c’è il Verbo eterno,
“La pace – prosegue il Pontefice - ha bisogno
che si stabilisca” con chiarezza “quel patrimonio di valori che
è proprio dell’uomo in quanto tale”. “E’ infatti sul rispetto dei diritti di tutti che si fonda la
pace”:
Sul fronte della libertà
religiosa – sottolinea - molti credenti incontrano difficoltà “nel
professare pubblicamente e liberamente le proprie convinzioni”. Il
Pontefice rileva “con dolore” le persecuzioni contro i cristiani,
ricordando recenti
“tragici episodi di efferata violenza”. “Vi sono –
scrive – regimi a carattere confessionale che impongono a tutti un’unica religione, mentre regimi indifferenti
alimentano non una persecuzione violenta, ma un sistematico dileggio culturale
nei confronti delle credenze religiose. In ogni caso, non viene
rispettato un diritto umano fondamentale, con gravi ripercussioni sulla
convivenza pacifica”.
Minaccia costante alla pace sono
anche “le tante ingiuste disuguaglianze ancora tragicamente presenti nel
mondo”, soprattutto “nell’accesso a beni essenziali come il
cibo, l’acqua, la casa, la salute”. Ingiustizie che colpiscono in
particolare l’Africa. E minaccia alla pace sono “le persistenti
disuguaglianze tra uomo e donna nell’esercizio dei diritti umani fondamentali”:
il Papa denuncia lo sfruttamento delle donne e le “visioni antropologiche
persistenti in alcune culture, che riservano alla donna una collocazione fortemente sottomessa all’arbitrio
dell’uomo”.
Nel cammino verso la
pace – afferma Benedetto XVI - c’è una stretta connessione
tra ecologia della natura ed ecologia umana, cioè tra rispetto
dell’ambiente e rispetto della struttura naturale e morale
dell’uomo. In questo contesto si inserisce il problema dei rifornimenti
energetici: oggi – nota - si assiste ad una corsa alle
risorse disponibili senza precedenti nella storia che provoca ingiustizie,
antagonismi, nuove povertà ed esclusioni. “La distruzione
dell’ambiente – leggiamo nel messaggio pontificio - un suo uso
improprio o egoistico e l’accaparramento violento delle risorse della terra
generano lacerazioni, conflitti e guerre, proprio perché sono frutto di
un concetto disumano di sviluppo”.
Per
il Papa occorre superare le “visioni riduttive dell’uomo”, i
“pregiudizi ideologici e culturali”, gli “interessi politici
ed economici” e quelle “inaccettabili” concezioni di Dio che
incitano all’odio e alla violenza. Il Pontefice ribadisce “con
chiarezza: una guerra in nome di Dio non è mai accettabile!”.
Ma la
pace è messa in questione “anche dall’indifferenza per
ciò che costituisce la vera natura dell’uomo”. Molti
contemporanei negano infatti l’esistenza
di una specifica natura umana e rendono così possibili le più
stravaganti interpretazioni” di ciò che è l’essere
umano. “Anche qui – afferma il Papa – è necessaria la
chiarezza: una visione debole della persona, che lasci spazio ad ogni anche
eccentrica concezione, solo apparentemente favorisce la pace. In realtà
impedisce il dialogo autentico ed apre la strada all’intervento di
imposizioni autoritarie”. Ad una visione debole della persona
corrispondono diritti umani “indeboliti”. Il Papa indica la
contraddizione interna al pensiero relativistico: “i
diritti vengono proposti come assoluti, ma il fondamento che per essi si adduce è solo relativo”. E dunque quando quei
diritti ad alcuni paiono scomodi possono essere anche accantonati. “Solo
facendo chiarezza” sul fatto che i diritti sono “radicati in
oggettive istanze della natura” quei diritti “possono essere
adeguatamente difesi” ed essere “validi sempre, dovunque e per
chiunque”. Peraltro va da sé
– aggiunge Benedetto XVI, citando il mahatma Gandhi,
che i diritti dell'uomo implicano a suo carico dei doveri: “Il Gange dei
diritti discende dall'Himalaia dei doveri”.
Il
Papa parla poi del “diritto internazionale umanitario” che
“purtroppo non ha trovato coerente attuazione”: è il caso
della recente guerra del Libano del Sud “dove l’obbligo di
proteggere e aiutare le vittime innocenti e di non coinvolgere la
popolazione civile è stato in gran parte disatteso”.
Denuncia ancora una volta “la piaga del terrorismo” e nello stesso
tempo sottolinea la necessità che la comunità internazionale si
dia “delle regole più chiare, capaci di contrastare
efficacemente la drammatica deriva a cui stiamo
assistendo. La guerra rappresenta sempre un insuccesso per la comunità
internazionale ed una grave perdita di umanità”.
Del
resto “ombre minacciose continuano ad addensarsi
all’orizzonte dell’umanità”: suscita infatti
“grande inquietudine” – scrive Benedetto XVI - la
volontà di alcuni Stati di dotarsi di armi nucleari: ciò fa
crescere la “paura per una possibile catastrofe atomica”. Il Papa
auspica che si proceda verso una diminuzione delle armi nucleari sino al
“loro definitivo smantellamento”. Obiettivi – precisa –
da conseguire “con la trattativa”.
“Ogni
cristiano – conclude il Papa – si senta impegnato ad essere
infaticabile operatore di pace e strenuo difensore della dignità della
persona umana e dei suoi inalienabili diritti” testimoniando, secondo
quanto ha rivelato Gesù, “che Dio è amore e che la vocazione
più grande di ogni persona è l’amore”.
**********
I diversi ambiti nei quali
Benedetto XVI ha declinato il valore della pace nel suo Messaggio per il 2007
hanno suscitato molte domande da parte dei giornalisti oggi presenti nella Sala
Stampa vaticana, per la presentazione del documento pontificio. Nel servizio di
Alessandro De Carolis, ecco una carrellata delle varie questioni poste
all’attenzione dei due relatori:
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Pace si traduce in rispetto della
fede che si professa, nell’equanime possibilità di accedere alle
risorse della terra o ad una ridistribuzione che
tenga conto dei bisogni dei Paesi più poveri. Pace vuol dire cancellare
dall’orizzonte dell’umanità la minaccia della guerra
nucleare o predisporre nuovi strumenti giuridici che mettano
al sicuro gli innocenti dall’orrore del terrorismo. Il Messaggio per la Giornata della pace 2007 ha suscitato come sempre molto
interesse, domande e richieste di chiarimenti nei giornalisti. Tra le prime
questioni poste all’attenzione del cardinale Reanto Raffaele
Martino e del vescovo Giampaolo Crepaldi hanno
riguardato la libertà di culto. Esistono oggi “regimi indifferenti
che alimentano un sistematico dileggio culturale nei confronti delle credenze
religiose”, recita un brano del Messaggio. Il presidente di Giustizia e
Pace ha rimarcato con queste parole la portata di tale denuncia:
“Quegli stessi regimi che si
fanno paladini della libertà di espressione, della libertà di
pensiero, di cultura, negano spazio al fatto religioso. E dico ancora che questi
regimi si mettono sullo stesso piano dei fondamentalisti, perché i
fondamentalisti dicono: la mia religione è quella vera e nessun altro ha
diritto di esprimere un’altra religione”.
Molto dibattuta la parte centrale
del Messaggio del Papa che si sofferma sul concetto di “ecologia della
pace”. Il cardinale Martino ha ricordato, tra l’altro, come la
Santa Sede sia tra i fondatori dell’Agenzia Internazionale per
l’Energia Atomica (AIEA), che afferma nel suo statuto il principio
dell’uso pacifico del nucleare. Parlando della decisione di Russia e
Stati Uniti di smantellare rispettivamente 20 mila e 8 mila testate nucleari,
il cardinale Martino ha ipotizzato uno scenario di riutilizzo positivo di tale
risorsa:
“Una volta smantellate
queste testate nucleari, resta l’energia che potrebbe essere usata nelle
centrali nucleari. Ci sono delle organizzazioni che suggeriscono che questa
energia sia venduta a beneficio dei Paesi poveri, o con la costruzione di
centrali basate sul nucleare, vendute o destinando il ricavato della vendita
alla crescita dei Paesi in via di sviluppo”.
Il rovescio della medaglia
è rappresentato da chi ancora basa la forza di un Paese sulla potenza
dei suoi arsenali nucleari. Ma “la deterrenza
non può continuare all’infinito”, ha ripetuto il cardinale
Martino. E mons. Crepaldi ha spiegato quale sia l’attuale posizione in merito della Santa Sede:
“La preoccupazione della
Santa Sede è soprattutto legata al fallimento della Conferenza che
c’è stata nel 2005, quella di riesame del Trattato di non
proliferazione nucleare, che si è conclusa senza un documento comune. La
Santa Sede è preoccupata soprattutto per due questioni: una, perché non è stato ben chiarita la relazione
tra uso ostile e uso pacifico dell’energia nucleare. L’altra
perché non è ancora stata sciolta la questione della
legalità dell’uso o della minaccia di uso delle armi nucleari,
secondo il diritto internazionale: si tratta di una questione tecnica, ma che
ha dietro di sé implicazioni di carattere politico e di carattere morale,
che certamente fanno parte del bagaglio di preoccupazioni della Santa Sede su
questa questione specifica”.
Parlando di terrorismo, Benedetto
XVI invita nel suo Messaggio la comunità internazionale a riflettere sui
limiti che oggi sconta il diritto internazionale rispetto ad un fenomeno che,
ha detto il cardinale Martino, “ha cambiato la natura della
guerra”. Un fenomeno, secondo il porporato, che ora chiede di essere
combattuto con strumenti diversi:
“Non so se ricordate che io
dissi che oggi noi siamo nella ‘quarta guerra mondiale’,
perché dopo le due guerre mondiali c’è stata la Guerra
fredda, la terza, e adesso, col terrorismo, siamo alla quarta. Ma la quarta non
ha parametri assimilabili alla guerra così come l’abbiamo vista
nella storia, e quindi questo dovrebbe spingere i Paesi ad elaborare delle
regole, delle intese, che possano servire in questo
frangente”.
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IL
PAPA CONVOCA
LATINO-AMERICANO
CHE SI TERRA’ IN BRASILE NEL MAGGIO 2007
Il Santo Padre, accogliendo il
desiderio espresso dal CELAM, ha convocato
NOMINE
Il Santo Padre ha nominato
amministratore apostolico di Prizren, in Kosovo,
mons. Dodë Gjergji,
trasferendolo dalla diocesi di Sapë, in Albania.
Mons. Dodë Gjergji è nato a Stublla, in Kosovo, il 16 gennaio
Il Papa ha quindi nominato vescovo
di Sapë mons. Lucjan Augustini, finora vicario generale dell’arcidiocesi
metropolitana di Shkodrë-Pult (Albania). Mons. Lucjan Augustini
è nato a Ferizaj, in Kosovo, il 28 agosto
1963. E’ stato ordinato sacerdote il 15 agosto 1989 per la diocesi di Skopje-Prizren. Nella diocesi d’origine ha prestato
il suo servizio come segretario del vescovo ausiliare, mons. Niko Prela, e, dal
L’OLOCAUSTO
RESTA UN MONITO PER LE COSCIENZE,
CHE
NON PUO’ LASCIARE
INDIFFERENTI:
IN UN COMUNICATO, LA SALA STAMPA VATICANA
RIBADISCE LA POSIZIONE
DELLA SANTA SEDE SULLA SHOAH, IN
RELAZIONE ALLA CONFERENZA
IN
CORSO A TEHERAN
- A
cura di Alessandro De Carolis -
“La Shoah
è stata un’immane tragedia, dinanzi alla quale non si può
restare indifferenti” e “la Chiesa si accosta con profondo rispetto
e con grande compassione all’esperienza del popolo ebraico durante la
Seconda Guerra Mondiale”. Con queste parole la Santa Sede ha preso
posizione nei confronti della Conferenza in corso a Teheran,
intenzionata a mettere in discussione l’orrore dell’Olocausto.
“Il secolo scorso - si legge in un comunicato della Sala Stampa vaticana
– è stato testimone del tentativo di sterminare il popolo ebraico,
con la conseguente uccisione di milioni di ebrei, di tutte le età e le
categorie sociali, per il solo fatto di appartenere a tale popolo”.
“Il ricordo di quei
terribili fatti - prosegue il comunicato - deve rimanere un monito per le
coscienze, al fine di eliminare i conflitti, rispettare i legittimi diritti di
tutti i popoli, esortare alla pace, nella verità e nella giustizia”.
La Sala Stampa della Santa Sede ricorda che la posizione
della Chiesa sull’Olocausto è contenuta in un documento della
Commissione per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo, dal titolo:
“Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah”.
Lo stesso Giovanni Paolo II, conclude il comunicato, riaffermò questo
pensiero il 23 marzo del 2000 quando si recò in
visita al Memoriale dello Yad Vashem di Gerusalemme. E lo stesso Benedetto XVI lo ha
ribadito il 28 marzo di quest’anno, durante il suo pellegrinaggio ad Auschwitz.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE
ROMANO”
Servizio
vaticano – “La persona umana, cuore della
pace”: messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della
pace, che sarà celebrata il 1° gennaio 2007.
Servizio
estero - In evidenza l'Iraq: Baghdad segnata da un'altra carneficina.
Servizio
culturale - Un articolo di Andrea Fagioli dal titolo “Il grande
'polittico dorato' di Giovanni Pisano”: il
restauro della facciata del Duomo di Siena.
Per l' "Osservatore libri" un articolo di Franco Lanza dal titolo “Il ‘maledettismo’
di un'ispirazione improntata all’autocompatimento”:
“Liriche e poemi” di Michail Lermontov, pubblicate dalla Biblioteca Adelphi.
Servizio
italiano - In primo piano il tema del fisco.
In
rilievo il tema dell'immigrazione.
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12 dicembre 2006
GLI STATI UNITI CHIEDONO NUOVAMENTE SANZIONI CONTRO L’IRAN.
NELLA REPUBBLICA ISLAMICA, INTANTO, NUOVE CRITICHE AL REGIME
DOPO LE PROTESTE DI IERI DEGLI STUDENTI CONTRO IL PRESIDENTE
- Intervista con Alberto Zanconato -
Crescono le
preoccupazioni della Comunità internazionale, ed in particolare di Stati
Uniti ed Israele, sulle ambizioni atomiche dell’Iran. Il segretario di
Stato americano, Condoleezza Rice,
si è detta comunque ottimista sull’adozione, da parte
dell’ONU, di una risoluzione che imponga
sanzioni alla Repubblica islamica. Il premier dello Stato ebraico, Ehud Olmert, ha detto
inoltre che “se non si ferma il governo di Teheran,
si rischia un nuovo Olocausto”. In Iran, intanto, “serie critiche
al governo” sono state espresse dall’Associazione islamica degli
studenti dell’Università dopo le prime, dure proteste di ieri
contro il presidente Ahmadinejad. Ma quali sono le
cause di queste proteste? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al corrispondente dell’Ansa a Teheran,
Alberto Zanconato:
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R. – Le cause sembrano
essere quelle che hanno indicato oggi diversi giornali ed esponenti politici
riformisti che, pur condannando la forma delle proteste e gli insulti ad Ahmadinejad, hanno però sottolineato come si tratti di un fatto che doveva essere previsto. Doveva essere
previsto perché nell’ultimo anno e mezzo, cioè da quando Ahmadinejad è diventato presidente, sono state
gradualmente chiuse tutte le possibilità di espressione per studenti,
intellettuali e giornalisti. Quindi, prima o poi, doveva succedere un episodio
come quello di ieri, che, per il momento, sembra uno sfogo ed un caso isolato.
Sembra comunque essere il segnale di un malcontento diffuso.
D. – Da quando è
stato eletto Ahmadinejad come presidente, come si
vive dal punto di vista sociale, politico ed economico
in Iran?
R. – Ahmadinejad,
che pure rappresenta la fazione ultra conservatrice del regime, non ha portato
cambiamenti dal punto di vista del costume e della società. Sotto il
profilo politico, però, c’è stato un gito di vite nei
confronti dei dissidenti, degli esponenti riformisti di punta, dei giornali,
delle università. E, infine, c’è un malcontento dovuto
all’aspetto economico. I prezzi continuano a salire e l’economia
risente anche del duro confronto con l’Occidente sul nucleare, con il
rallentamento degli investimenti stranieri. Quindi, anche da questo punto di
vista c’è un malcontento.
D. – Perchè Ahmadinejad sta spingendo su tesi che confutano
l’Olocausto?
R. – Ahmadinejad
è tornato a parlarne apertamente e ripetutamente nell’ultimo anno
e questo fa pensare ad una strategia ben meditata da parte della dirigenza
iraniana. Questa oligarchia si è resa conto che Ahmadinejad,
propugnando queste tesi radicali su Israele e rimanendo fermo, incrollabile
sulla questione nucleare, è diventato un personaggio molto popolare
nella regione mediorientale. Quindi, da questo punto di vista, le posizioni
radicali di Ahmadinejad hanno rafforzato la posizione
iraniana nella regione.
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“LA
CARITÀ INTELLETTUALE, VIA PER UNA NUOVA COOPERAZIONE EUROPA-ASIA”:
È IL TEMA SCELTO DAL VICARIATO DI
ROMA PER LA V CONVENTION
DEGLI
STUDENTI UNIVERSITARI
- Con
noi, padre Ludovico Tedeschi e Anna Lakubiak -
Erasmus, il programma di cooperazione
internazionale universitaria, apre anche agli studenti iraniani e iracheni con
110 borse di studio: lo ha annunciato
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Sono oltre 13 mila gli studenti
europei che arrivano in Italia per seguire il Programma Erasmus,
e la maggior parte di loro arriva dalla Germania,
dalla Francia e dall’Inghilterra. Questi sono gli ultimi dati forniti
dalla Commissione Europea riguardo ad un fenomeno sempre più diffuso tra
i giovani. E proprio a loro è dedicata la V Convention degli Studenti Universitari che quest’anno guarda
però oltre l’Europa, cercando vie di cooperazione anche con le
università asiatiche. Ma in che modo è possibile trovare strade
da percorrere insieme? Padre Ludovico Tedeschi,
cappellano della Link Campus University of Malta:
“Io penso che bisogna
partire dal mondo della fede, da quello che abbiamo in comune. Se parliamo con
i non cristiani, quello che è comune è il mondo di Dio. Siamo
esseri umani, chiamati ad amarci gli uni gli altri. Unito a questo è il
rispetto di credere che l’altro può dare qualcosa a me, e io posso
imparare dall’altro, io ho bisogno anche dell’altro e per questo mi
apro alla diversità”.
E la carità intellettuale
è il tema principale di questa Convention.
Ma in che modo i ragazzi cercano di portare la Parola
di Dio all’interno degli atenei? Ascoltiamo Anna Lakubiak,
studentessa Erasmus, proveniente
dall’università di Lodz, in Polonia:
“Con il mio comportamento e
la mia vita cerco di dare testimonianza all’università. Ma non
è facile per niente, perché all’università si
incontrano persone diverse, giovani diversi che spesso non vogliono ascoltare
il messaggio di Dio. Secondo me è molto
importante sapere che Dio è capace di unire davvero tutti. Ognuno
può offrire il suo dono. Per me, Gesù è la roccia su cui
posso edificare tutta la mia vita!”.
Quindi, oltre alla loro cultura
questi ragazzi portano nel mondo il dono prezioso della loro fede. Ma
ascoltiamo ancora Anna Lakubiak:
“Noi abbiamo ottenuto questa
grazia di Dio, cioè questa vera gioia di essere cristiani.
Ma davanti a noi c’è una sfida e noi dobbiamo dire a tutti il messaggio di Cristo”.
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E rimanendo in ambito accademico,
l’Orchestra del Conservatorio di Santa Cecilia e del Coro
Interuniversitario di Roma, insieme ai cori dei conservatori e delle
università del Lazio, diretti da mons. Valentín
Miserachs Grau, eseguiranno
questa sera alle 20.30, nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore,
l’Oratorio “Il Natale del Redentore”, di Lorenzo Perosi. Il concerto verrà
trasmesso in diretta dalla nostra emittente sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz.
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12 dicembre 2006
DISCORSO
D’ADDIO ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE DEL SEGRETARIO GENERALE
DELL'ONU,
KOFI ANNAN, CHE HA ACCUSATO GLI STATI UNITI DI AVER SACRIFICATO I PRINCIPI
DEMOCRATICI SULL’ALTARE DELLA LOTTA AL TERRORISMO
- A
cura di Roberta Gisotti -
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NEW YORK. = Una reggenza, quella
di Annan al Palazzo di Vetro, contrassegnata negli
ultimi quattro anni da relazioni conflittuali con
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OGGI, 475.MO
ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI A CITTA’ DEL MESSICO DI NOSTRA
SIGNORA DI GUADALUPE, REGINA DEL CONTINENTE AMERICANO E DELLE FILIPPINE
- A cura di Roberta Moretti -
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CITTA’
DEL MESSICO. = Gratitudine verso Colei che riuscì a unire fraternamente
in un’unica Patria due popoli con culture lontane: quella spagnola e
quella indigena. Con questo spirito, la Chiesa messicana celebra oggi i 475
anni dalle apparizioni di Nostra Signora di Guadalupe,
regina del continente americano e delle Filippine, al povero indio Juan Diego, proclamato Santo da Giovanni Paolo II nel 2002.
Il volto nobile, di colore bruno, le mani giunte, il manto azzurro mare trapuntato
di stelle dorate, alle spalle il sole che splende con i suoi cento raggi: la
celebre immagine della Madonna di Guadalupe, venerata
da milioni di fedeli nella Cattedrale di Città del Messico, rimase
impressa sul mantello di Juan Diego il 12 dicembre
del 1531. Qualche giorno prima, la Vergine, detta “Morenita”,
era apparsa al povero indio sulla collina del Tepeyac,
chiedendogli di recarsi dal vescovo locale perché le venisse
eretto un tempio ai piedi del colle. Il vescovo non gli
credette e gli chiese un segno, ma l’indomani Juan Diego non poté recarsi all’appuntamento
con la Signora, perché suo zio si era ammalato gravemente. Fu la Vergine
allora ad andargli incontro, rassicurandolo sulla guarigione dello zio e
invitandolo a cogliere dei “fiori di Castiglia” sulla cima del Tepeyac, nonostante fossero fuori stagione. Ma quando Juan Diego presentò al vescovo i fiori custoditi nel
mantello, come prova delle apparizioni, all’istante sulla tilma si impresse l’immagine della Vergine. La
figura, che rappresenta una donna incinta, non è né una pittura,
né un disegno, e non è fatta da mani umane. Un vero rompicapo per
gli studiosi, che con sofisticate apparecchiature hanno scoperto 13 persone
riflesse nelle pupille della Madonna: sarebbero lo stesso Juan
Diego, con il vescovo e altri ignoti personaggi, presenti quel giorno di
dicembre di 475 anni fa al prodigioso evento.
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STAMANE
NEL PARLAMENTO DI STRASBURGO
AD
ALEXANDER MILINKEVICH, LEADER DELL’OPPOSIZIONE A LUKASHENKO
IN
BIELORUSSIA. IL RICONOSCIMENTO, ISTITUITO NEL 1988, INTITOLATO
AL
PIÙ FAMOSO DEI DISSIDENTI SOVIETICI, VA A CHI SI È DISTINTO PER
LA DIFESA
DEI
DIRITTI UMANI, IN PARTICOLARE DELLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE
- A
cura di Fausta Speranza -
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STRASBURGO. = “Questo premio
non va solo a me, ma a quanti sono nelle prigioni, a quanti sono stati espulsi
dalle università o dai posti di lavoro, a quanti sono scesi in piazza”:
è quanto ha detto Alexander Milinkevich, annunciando che consegnerà i 50 mila
euro di premio ai perseguitati politici e alle loro famiglie. Ha parlato ai
giornalisti stamani, dopo la solenne cerimonia nell’emiciclo, durante la
quale ha ricevuto un lunghissimo applauso. Tra tanti, ha citato Alexander Kasulin, in prigione e
in pericolo di vita dopo aver perso 40 kg. Questo riconoscimento, ha affermato Milinkevich, è il segno della presa di coscienza in
Europa della situazione in Bielorussia, che ha
sintetizzato affermando che sopravvivono le più significative tradizioni
del sistema sovietico. Ha affermato di non chiedere all’Europa sanzioni
economiche, perché le pagherebbe il popolo, ma di giudicare invece
positivamente l’interdizione dell’ingresso in Europa decisa mesi fa
dall’Unione, per chi partecipa a misure repressive. Borrell,
da parte sua, ha sottolineato che i rappresentanti di 27 Paesi d’Europa
hanno reso omaggio all’impegno di Milinkevich
per un futuro democratico nel suo Paese, dicendo che questa è la
speranza dell’Unione Europea di fronte all’ultima dittatura in
Europa. Il leader dell’opposizione, che era visibilmente commosso e che
ha detto di essere più libero di altri solo perché molto
conosciuto all’estero, lo scorso aprile è stato condannato a 15
giorni di prigione per aver preso parte a manifestazioni di protesta, peraltro
senza precedenti in Bielorussia, per la vittoria alle
presidenziali di marzo, di Lukashenko, alla guida del
Paese dal 1994: un voto giudicato dall’Occidente “non
regolare”. E a chi ha chiesto a Milinkevich
delle prossime elezioni locali di gennaio, ha risposto di non poterle chiamare
“elezioni”. Resta da dire che è la seconda volta che il
Premio Sacharov va ad una personalità Bielorussa: nel 2004 era stata premiata Zanna Litvina, presidente dell’Associazione dei giornalisti
bielorussi.
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ANCORA
POLEMICHE IN EGITTO SUL VELO ISLAMICO: GLI ULEMA DELL’UNIVERSITA’
DI
AL-AZHAR AL CAIRO CHIEDONO L’IMPOSIZIONE PER LEGGE
DI
QUESTO TRADIZIONALE ACCESSORIO FEMMINILE
IL CAIRO. = Il velo islamico
continua ad accendere polemiche in Egitto, dopo le recenti dichiarazioni del
ministro della Cultura, Faruk Hosni,
contrario all’imposi-zione per legge di questo accessorio tradizionale di
abbigliamento femminile. In risposta gli ulema, studiosi di scienze religiose,
dell’Università di Al-Azhar, al Cairo,
principale centro religioso sannita, hanno emesso una fatwa,
ovvero una sentenza di condanna contro le donne che si rifiutano di indossare
lo hijab,
ovvero il foulard che copre i
capelli. Il provvedimento, che è stato ratificato dall’imam di Al-Azhar, Mohamed Al-Tantawi, potrebbe
presto trasformarsi in Legge dello Stato egiziano, violando i diritti
fondamentali della persona sanciti dalle Carte dell’ONU. (R.G.)
E’
SCESA A QUASI 12 ANNI L’ETA’ MEDIA DEI BAMBINI-SOLDATO IN COLOMBIA.
LO HA
RIVELATO L’ULTIMO RAPPORTO EFFETTUATO
DALL’ORGANIZZAZIONE
“DEFENSORÌA DEL PUEBLO” E DALL’UNICEF
BOGOTA’. = Si è abbassata da 13 anni e 8 mesi a 12 anni e
8 mesi l’età media dei bambini-soldato in Colombia; è
quanto si legge nel rapporto stilato congiuntamente dall’organizzazione
colombiana “Defensorìa del Pueblo”
e dall’UNICEF. Lo studio, relativo al periodo che va dal 2001 al 2005, si
basa sulle dichiarazioni di 329 minori, ex-combattenti. Le interviste
effettuate dalle due Organizzazioni hanno rilevato che il 39% dei bambini
è stato costretto ad uccidere, il 19% di loro a mutilare, il 16% a
torturare. Ben il 55% delle bambine, invece, ha subìto
violenze sessuali. Le stime parlano di circa 14.000 bambini-soldato ancora presenti
all’interno dei gruppi armati e forzati ad una vita sanguinaria fatta di
sequestri ed eccidi. (A.D.F.)
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- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq, un duplice attentato suicida compiuto a Baghdad da ribelli ha
provocato la morte di almeno 70 persone. Secondo le prime ricostruzioni, un kamikaze a bordo di un
camion bomba si è fatto esplodere in mezzo ad una folla di disoccupati
in cerca di lavoro. Successivamente, è esploso un secondo ordigno. Le
vittime di questo doppio, drammatico attacco sono in
maggioranza sciiti.
Nei Territori Palestinesi, dopo l’uccisione ieri dei tre
figli di un ufficiale dei servizi di intelligence, il presidente Abu Mazen ha dato ordine di
schierare le forze di sicurezza in tutta
***********
R. – Io credo che la maggior
parte del popolo palestinese sia consapevole che la guerra civile danneggia la
nostra causa, soprattutto dopo tutta la sofferenza del popolo palestinese, dopo
i tantissimi morti dell’occupazione. Sicuramente dobbiamo cercare di
evitare questo pericolo.
D. – Anche dal punto di
vista politico, ovviamente ci sono delle difficoltà. Il presidente Abu Mazen ha annunciato
l’intenzione di indire elezioni per uscire da questa fase di stallo. Si
potrà giungere nel giro di poco tempo ad un governo di unità
nazionale, così come auspicato in precedenza?
R. – La priorità del
presidente è stata sempre quella di un governo di unità nazionale
sulla base di un programma che può mettere fine alla sanzione
dell’isolamento. Noi siamo riusciti a convincere Hamas ad accettare
questo programma. E’ rimasta ora l’alternativa di tornare al
popolo, perché nel momento in cui ci sono due programmi – uno del
presidente e l’altro del governo – è l’unica via per
evitare uno scontro, una guerra civile, quella di tornare nuovamente al popolo.
D. – Non c’è il
rischio che in questo contesto possano prendere piede
anche i gruppi estremisti, legati – per esempio – ad al Qaeda?
R. – Sicuramente se
rimangono i disordini, c’è il rischio che possano
crescere diversi gruppi legati ad al Qaeda ed altri tipi di criminalità.
Per evitare questo abbiamo bisogno di un governo con un programma chiaro, che risolva finalmente questo conflitto israelo-palestinese.
Se non faremo tutto questo io credo che non solo in Palestina, ma in tutto il
Medio Oriente, c’è il pericolo di un deterioramento della situazione.
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Trasferiamoci in Cile, dove si
terranno nel pomeriggio i funerali dell’ex presidente, Augusto Pinochet, deceduto domenica scorsa all’età di
91 anni per una crisi cardiaca. Le esequie saranno celebrate con gli onori
militari ma senza il rituale di Stato. Oltre 13 mila persone hanno già
sfilato davanti al feretro e le spoglie dell’ex generale saranno trasferite
in una località segreta. Il bilancio degli scontri avvenuti nelle strade
di Santiago, subito dopo l’annuncio della sua morte, è di almeno
43 agenti feriti. Il regime di Pinochet è tristemente
noto per la scomparsa di oltre 2 mila persone e più di 27 mila
torturati.
Il premier turco, Recep Tayyip Erdogan,
ha definito “ingiusta” la decisione, presa ieri dall’Unione
Europea, di sospendere i negoziati per l’adesione della Turchia ed ha aggiunto
che sulla questione cipriota “serve un intervento dell’ONU”.
I Paesi membri dell’Unione Europea hanno anche raggiunto un’intesa
per porre fine all’isolamento commerciale di Cipro. Il servizio di
Giovanni Del Re:
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I 25 sono riusciti a trovare
l’unanimità sul congelamento dei negoziati con la Turchia, accordandosi
proprio sulla raccomandazione pubblicata lo scorso 29 novembre dalla Commissione
Europea. Come sanzione per il rifiuto di Ankara di aprire porti ed aeroporti
alle merci greco-cipriote, come invece imposto
dall’Unione doganale fra UE e Turchia, saranno 8 su 35 i capitoli
negoziali congelati proprio come aveva chiesto
l’esecutivo comunitario. Un’intesa su questo punto non è
stata certo una passeggiata: all’inizio c’era, infatti, un vero
muro contro muro fra chi - anzitutto Grecia, Cipro, Olanda ed Austria – volevano
congelare più capitoli e chi, invece, come Italia, Gran Bretagna,
Svezia, Spagna e Repubbliche Baltiche, volevano invece congelarne di meno. Non
è inoltre passata l’ipotesi di un ultimatum, richiesto sempre dai
Paesi più rigidi, e c’è una cosiddetta clausola di revisione:
entro 18 mesi si dovrà verificare se la Turchia avrà ottemperato o meno ai suoi obblighi. Nessun ultimatum – ha
spiegato il commissario all’Allargamento, Olli Rehn – ma la Commissione dovrà
semplicemente prestare particolare attenzione alle relazioni fra Ankara e Cipro
nei suoi regolari rapporti sulla Turchia nel 2007, nel 2008 e nel 2009. Infine,
a gennaio, sarà approvata una Dichiarazione in cui si ribadisce la
promessa del dicembre 2004 dell’Unione Europea di alleviare
l’isolamento commerciale di Cipro Nord e, dunque, la parte turca
dell’isola. E’ una soluzione molto equilibrata – ha detto il
commissario Rehn, riguardo alla decisione presa dai
ministri – perché, da una parte, si segnala alla Turchia che la
violazione dei Trattati non resta senza conseguenze, ma al tempo stesso si
dà un indirizzo chiaro ai negoziati”.
Da Bruxelles, per la Radio
Vaticana, Giovanni Del Re, AKI.
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Il Parlamento europeo
ha dato oggi, con un’ampia maggioranza, via libera alla nomina dei due
nuovi commissari che, dal 1° gennaio, rappresenteranno la Bulgaria e la
Romania dell’eurogoverno. La bulgara Meglena Kuneva è stata
designata commissario alla protezione dei consumatori ed il romeno Leonard Orban a commissario del multilinguismo.
In Italia l’ex numero due del SISMI, Marco Mancini, è stato arrestato
nell’ambito dell’inchiesta
sulle intercettazioni illegali Telecom.
L’accusa è di associazione a delinquere e
corruzione. Mancini era già stato arrestato la scorsa estate con
l’accusa di concorso in sequestro di persona nell’indagine sul
rapimento dell'ex imam di Milano, Abu
Omar. Per questa prima indagine, conclusa da pochi giorni, i procuratori hanno
chiesto di processare Mancini insieme con altri funzionari
del SISMI.
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