RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
273 - Testo della trasmissione di venerdì 30 settembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
I vescovi
spagnoli esprimono la loro preoccupazione riguardo la nuova legge
sull’educazione
11
morti in Polonia in un incidente che ha coinvolto studenti in pellegrinaggio a
Jasna Gora
Ricco
di appuntamenti a Pompei il mese di ottobre dedicato alla Madonna del Rosario
Ad
Addis Abeba sarà costruita una Università cattolica internazionale
Strage infinita in Iraq: in poche ore quasi 100 morti in diversi
attentati
30 settembre 2005
ASSICURARE
AI PICCOLI CHE SOFFRONO LE CURE PIU’ ECCELLENTI,
AFFIANCANDO ALLA PROFESSIONALITA’ MEDICA UN’UMANITA’ SOLIDALE
ISPIRATA DAL VANGELO:
LO HA
DETTO BENEDETTO XVI, IN VISITA ALL’OSPEDELE PEDIATRICO “BAMBINO GESU’”
-
Intervista con Marco Magheri
-
“Un luogo dove si respiri speranza e serenità anche nei
momenti di più acuta apprensione”, che abbia la Chiesa come “cuore”
dell’attività - da assicurare su livelli di eccellenza professionale e di
grande umanità - e dove lo stesso lavoro dei medici e dei paramedici sia un
esempio di “testimonianza concreta ed efficace del Vangelo a contatto con l’umanità
sofferente”. E’ l’identikit che Benedetto XVI ha tracciato questa mattina
dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, dove si è recato per un visita
commovente e insieme festosa. La cronaca dell’avvenimento, nel servizio del
nostro inviato, Alessandro De Carolis:
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Sguardi intimiditi da bambino davanti a un adulto, occhi
incuriositi dalla novità di quel “nonno” vestito di bianco e occhi fissi,
inespressivi, che un male più forte della vitalità dei bambini ha reso incapaci
di reagire a qualsiasi stimolo. Sono le istantanee della visita di Benedetto
XVI al Bambino Gesù, struttura pediatrica di assoluta avanguardia sia in ambito
italiano che internazionale. La visita di Benedetto XVI si è inserita nel solco
di una tradizione iniziata a Natale del 1958 da Giovanni XXIII, anch’egli
eletto Papa da pochi mesi, proseguita nel 1968 da Paolo VI, e ripresa da
Giovanni Paolo II, che nel ’79 e nell’82 volle incontrare per due volte la
realtà drammatica della sofferenza infantile ospitata dall’Ospedale pediatrico.
Una realtà che ha visto e toccato con mano questa mattina
anche Benedetto XVI, accompagnato nel suo giro dal cardinale segretario di
Stato, Angelo Sodano, e dal cardinale vicario Camillo Ruini, oltre che dalle
autorità del nosocomio. In particolare, nel Reparto Neurotraumatologia e in
quello di Cardiologia, il Papa ha potuto salutare alcuni piccoli pazienti, ha
scambiato quando possibile qualche parola con loro, li ha benedetti insieme ai
loro genitori. Una visita a contatto con la malattia e i suoi segni visibili -
tanto più commoventi quanto più fragile era il fisico costretto a sopportarli -
e insieme una visita nel segno di una gioia affettuosa, quella mostrata a più
riprese con applausi e acclamazioni da tutti i presenti – degenti, famiglie,
personale sanitario – assiepati lungo i numerosi corridoi che il Pontefice ha
attraversato tra le 10.45 – ora d’inizio della visita – e le 12, quando
Benedetto XVI ha tenuto il suo discorso davanti al presidente del Bambino Gesù,
il dott. Francesco Silvano, e alle massime autorità della struttura sanitaria,
affiancate da quelle civili di Roma.
Nel salutare i presenti, Il Papa ha subito chiarito il
primo motivo della sua presenza nell’Ospedale: il desiderio di essere alla
sequela di Gesù che, ha detto, aveva “una speciale predilezione per
l’infanzia”. Ed ha aggiunto quindi il secondo motivo che lo ha spinto a questa
visita:
“Per testimoniare
anch’io l’amore di Gesù per i bambini, un amore che si effonde spontaneo dal
cuore e che lo spirito cristiano accresce e rafforza. Il Signore ha detto:
‘Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me’.
In ogni persona sofferente, ancor più se piccola e indifesa, è Gesù che ci
accoglie e attende il nostro amore”.
Ai medici e al personale che a vari livelli presta
servizio al Bambino Gesù, il Papa ha mostrato grande apprezzamento e
gratitudine per quell’insieme di “attenzione, spirito di sacrificio, pazienza e
amore disinteressato per far sì – ha affermato – che le mamme e i papà possano
trovare qui un luogo dove si respiri speranza e serenità anche nei momenti di
più acuta apprensione:
“Qui è vostra
preoccupazione assicurare un trattamento eccellente non solo sotto il profilo
sanitario, ma anche sotto l’aspetto umano. Voi cercate di dare una famiglia ai
degenti e ai loro accompagnatori, e questo richiede il contributo di tutti
(...) Questo stile, che vale per ogni casa di cura, deve contraddistinguere in
modo speciale quelle che si ispirano ai principi evangelici. Per i bambini,
poi, non va lesinata alcuna risorsa. Al centro di ogni progetto e programma ci
sia pertanto sempre il bene del malato, il bene del bambino ammalato”.
Un’“opera di alto valore umano”, dunque, ha proseguito
Benedetto XVI che ha voluto “leggere” anche a un altro livello, più squisitamente
pastorale – “da vescovo di Roma”, ha spiegato - il senso del lavoro che da
decenni svolge con merito la struttura pediatrica vaticana:
“L’Ospedale ‘Bambino
Gesù’, oltre ad essere una immediata e concreta opera di aiuto della Santa Sede
verso i bambini ammalati, rappresenta un avamposto dell’azione evangelizzatrice
della comunità cristiana nella nostra città. Qui si può offrire una testimonianza
concreta ed efficace del Vangelo a contatto con l’umanità sofferente; qui si
proclama con i fatti la potenza di Cristo che con il suo spirito guarisce e
trasforma l’umana esistenza”.
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Per la visita del Papa i bambini hanno preparato tanti
disegni e preghierine: sono state esposte nella ludoteca dell’Ospedale.
Ce ne parla Sergio Centofanti.
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C’è un disegno con un grande sole e tanti cuori con il
Papa che gioca con i bambini. C’è un piccolo foglietto con una croce colorata:
un bambino la vuole regalare al Pontefice. C’è Davide che prega la Madonna: “Mi
fai compagnia? Mi mandi all’asilo?” Andrea scrive invece a Benedetto XVI: “Ciao Papa, prego Gesù e la
Madonna perchè il mio rene vada bene e
così torno a casa e mamma e papà non piangono più per me”. Fabiana scrive alla
Madre di Gesù: “Voglio ricamminare al più presto comunque ti ringrazio tanto
tanto di avermi fatto fare tanti progressi”. Veronica chiede al Papa: “fa’ che
questa sia l’ultima terapia. Ti voglio molto bene”. E Fabiola: “Caro Papa,
prega per me la Madonna perché io non debba fare più la trasfusione. Fammi
camminare così vado alle giostre con Simone e poi anche a scuola”. Un altro
bambino fa una richiesta particolare al Papa: “che tu abbia sempre la pazienza
di affacciarti dalla finestra di San Pietro per salutarci e benedirci”. Infine
una bimba di 9 anni è preoccupata più per i genitori che per se stessa e chiede
al Papa di spiegare alla mamma: “Gesù e la Madonna mi vogliono tanto bene così
come sono e io sono felice”.
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L’Ospedale pediatrico “Bambino Gesù”, fondato nel 1869 dai
duchi Salviati fu affidato alle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli
che tuttora svolgono nell’Istituto la loro missione. Dal 1924 l’Ospedale è proprietà della Santa Sede. Oggi vi
lavorano 476 medici, quasi 1000 infermieri, circa 700 tra addetti tecnici e
amministrativi. Nel 2004 sono stati
effettuati quasi 34 mila ricoveri, 18 mila interventi chirurgici, 93 mila
accessi in “day ospital”, oltre 800 mila visite ambulatoriali e 55 mila
prestazioni di “pronto soccorso”. All’Ospedale accorrono piccoli malati da
tutta Italia. Sui motivi di questo successo Eliana Astorri ha intervistato
Marco Maghèri, responsabile delle relazioni esterne del “Bambino Gesù”:
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R. – Con la dedizione di chi opera al suo interno,
accogliendo i bambini con amorevole carità cristiana e con una professionalità
sempre attenta all’aggiornamento del personale.
D. – In cosa è specializzato maggiormente il vostro
ospedale?
R. – L’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” assicura la
possibilità di curare praticamente a 360 gradi tutte le patologie pediatriche.
L’Ospedale punta cioè ad affrontare quelli che sono i casi che in altre realtà
italiane e in molti casi straniere non riescono ad essere affrontati.
D. – Per quanto riguarda le attività scientifiche?
R. – C’è una significativa azione di ricerca e di collaborazione
internazionale con i centri più importanti, sempre relativi alla pediatria, sia
in Europa che negli Stati Uniti.
D. – C’è un’assistenza ed un’accoglienza per i genitori
che accompagnano i loro bambini per interventi chirurgici, per un soggiorno
presso l’Ospedale pediatrico “Bambino Gesù”?
R. – Parte integrante dell’assistenza riguarda ovviamente
l’accoglienza nei confronti della famiglia in quanto tale. Non ci può essere
salute se non c’è un generale stato di benessere psicofisico ed affettivo e
sociale. Anche con l’aiuto del mondo del volontariato, l’Ospedale è impegnato
nell’assicurare la presenza più decorosa possibile dei genitori accanto al
bambino.
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UDIENZE
Oggi alle 18.00 il Papa riceverà
mons. William
Joseph Levada, arcivescovo
emerito di San Francisco, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con il
segretario del medesimo dicastero, l’arcivescovo Angelo
Amato.
RINUNCIA
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Dundee, in Sud Africa, presentata da mons. Michael
Vincent Paschal Rowland, dell’Ordine dei frati Minori, per raggiunti limiti di
età.
IL
CONCILIO VATICANO II E IL RUOLO DELLA CHIESA IN EUROPA
AL
CENTRO DEL MESSGGIO DEL PAPA RIVOLTO
AI
PARTECIPANTI DELL’ASSEMBLEA PLENARIA DEL CONSIGLIO
DELLE
CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA, APERTASI IERI A ROMA
-
Intervista con mons. Amédée
Grab -
Il 40.mo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano
II, che ricorre quest’anno, e l’imminenza dell’apertura del Sinodo dei vescovi,
il prossimo 2 ottobre, hanno fatto da sfondo all’Assemblea plenaria del
Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, iniziata ieri a Roma. Proprio
sul valore del Concilio Vaticano II si è soffermato il Papa nel messaggio a
firma del segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, rivolto ai presidenti
dei 34 episcopati europei. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Nel messaggio, Benedetto XVI riprende i temi al centro
dell’incontro: la lezione conciliare per la Chiesa oggi e per la società in
Europa 40 anni dopo la conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II; il
ruolo dell’evangelizzazione in un’epoca in cui la caduta della cortina di ferro
ha stimolato l’assunzione di responsabilità nei riguardi delle popolazioni
dell’Est; il binomio tra evangelizzazione e dialogo tenendo presenti le
opportunità offerte dalla catechesi, dalla formazione e dai mezzi di
comunicazione sociale. Benedetto XVI sottolinea come in Europa, dove è
aumentato il pluralismo religioso e dove è forte la crescita della presenza di
musulmani, sia ancora più importante ed urgente per i cristiani “prendere
coscienza del fatto che il Vangelo non può essere tenuto per sé”. “Vi è poi –
aggiunge il Papa – la responsabilità dell’Europa per l’evangelizzazione del mondo”.
Dopo la lettura del messaggio, sono stati ricordati eventi fondamentali degli
ultimi mesi quali la morte di Giovanni Paolo II, l’elezione di Benedetto XVI,
gli attentati terroristici a Londra e i drammi provocati dal passaggio dell’uragano Katrina negli Stati
Uniti. Per quanto riguarda l’Europa, è stato sottolineato come l’esito negativo
del referendum sulla Costituzione in Francia e nei Paesi Bassi debba stimolare
un dibattito più ricco sull’Unione Europea. Nella successiva prolusione del
presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, mons. Amédée
Grab, il presule ha preso in esame, in
particolare, il ruolo della Chiesa oggi e in Europa. Su cosa deve essere e su
cosa deve fare la Chiesa in Europa, ascoltiamo proprio mons. Grab:
R. - La Chiesa deve testimoniare, perché la Chiesa non si
deve sempre reinventare. La Chiesa deve scoprire le necessità del momento
presente e quindi rispondere. Deve dare le risposte di sempre, in un
linguaggio che però corrisponda alle odierne necessità. Non soltanto nella
formulazione, ma anche nel saper ravvisare quali siano gli obiettivi e le
priorità della pastorale. Penso che tanti europei, che ignorano l’esistenza del
Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa anche se più della metà degli
europei sono cattolici, aspettano che venga dato un segno di luce e di vera
chiarezza.
D. - Eccellenza,
nella prolusione ha indicato alcune sfide da affrontare quali la confusione
spirituale e la negatività, il male…
R. - Sono due cose
correlate fra di loro. La confusione spirituale porta alla ricerca di infinite
e nuove vie, ma è una risposta alla consapevolezza del nulla. Effettivamente,
il nichilismo è una delle tentazioni più forti del mondo di oggi. Si cercano
quindi delle risposte, ma ognuno di noi ne trova diverse e si fabbrica così una
sua ideologia, che chiama fede.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo "Vorrei farvi sentire
il conforto e la benedizione di Dio": Benedetto XVI visita l'Ospedale pediatrico
"Bambino Gesù" e consegna ai bambini, alle famiglie, ai medici e ai
paramedici un messaggio di fiducia e di speranza.
Sempre in prima l'Iraq, dove non conoscono tregua
attentati ed agguati. L'ONU apre un centro per la ricerca delle persone scomparse.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della
Chiesa in Italia.
Servizio estero - L'intervento della Santa Sede, a New
York, sulla riforma dell'ONU “Il riferimento ai doveri nella Dichiarazione
universale dei diritti dell'uomo ci ricorda che ogni diritto comporta una
responsabilità e che l'uomo non è un isolato portatore di diritti, ma un membro
solidale dell'unica famiglia umana”.
L'intervento della Santa Sede, a New York, alla IV
Conferenza per facilitare l'entrata in vigore del Trattato sull'interdizione
globale degli esperimenti nucleari: "La comunità internazionale deve
mostrare coraggio e un alto senso di responsabilità per promuovere la cultura
della pace".
Servizio culturale - Per la rubrica "Incontri",
l'editore Giuseppe Sciascia intervistato da Giuseppe Costa.
Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.
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30
settembre 2004
FUGA DELLA DISPERAZIONE
DALL’AFRICA VERSO L’OCCIDENTE:
CINQUE I MORTI
NELL’ASSALTO DI 600 CLANDESTINI
IERI A CEUTA, ENCLAVE SPAGNOLA
IN MAROCCO
- Intervista con Domininquez Inigo -
Cinque clandestini sono morti e
oltre 160 sono riusciti a entrare ieri a Ceuta, 'enclave' spagnola
in territorio marocchino. Ad assaltare il muro sono state 600 persone dell’Africa
subsahariana. Ed è notizia di queste ore che la polizia marocchina sta
effettuando una massiccia retata tra quanti sono accampati nei boschi presso
Ceuta. Il Marocco ha annunciato di avere inviato 1600 uomini delle sue forze di
sicurezza, in parte a Ceuta e in parte all’altra enclave, Melilla, per tentare
di evitare le valanghe di clandestini. La notizia è stata data dal ministro
dell'interno marocchino al vertice bilaterale che si è svolto ieri a Siviglia
con la partecipazione dei capi di governo dei due Paesi. La Spagna, da parte
sua, ha inviato 480 soldati a rafforzare gli effettivi della Guardia Civil che
pattugliano il 'muro' delle due enclaves in territorio marocchino. Il
premier spagnolo Jose Luis Rodriguez Zapatero ha annunciato di avere concordato
col suo collega marocchino Driss Jetu una “indagine immediata” sugli incidenti
a Ceuta, mentre fonti inquirenti hanno indicato che due dei cinque morti sono
stati colpiti da proiettili provenienti dal Marocco. Il fenomeno
dell’immigrazione clandestina è sempre in primo piano in Spagna: molti infatti
i tentativi di raggiungere il territorio in particolare attraverso lo Stretto
di Gibilterra. E sono anche ripetuti i tentativi di penetrazione nelle enclave
in territorio marocchino, ma che cosa può aver determinato il massiccio assalto
di questi giorni? Fausta Speranza lo ha chiesto al giornalista di El Correo,
Domininquez Inigo:
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R. – E’
un’unione di diversi fattori, soprattutto il fatto che nei prossimi mesi si eleverà
l’altezza del filo spinato che c’è al confine e quindi sarà molto difficile
salire, scalare. Adesso l’altezza è di tre metri ed è già alta comunque. A
febbraio finiscono i lavori e arriverà a 6 metri. Quindi, sarà molto difficile.
Queste persone, che arrivano da tutta l’Africa subsahariana, dalla Costa
d’Avorio, dal Ghana, dal Mali, dal Camerun, dal Senegal, cioè da tutti i Paesi
più impoveriti, attraversano il deserto verso il Marocco. Sono partiti magari
un anno prima e arrivano lì vivendo nei boschi, nelle foreste vicino al confine,
per molti mesi, aspettando un’opportunità. Mangiano di quello che gli offrono i
vicini, della carità. Sopravvivono come possono. Un giorno, costruiscono le
scale con gli alberi, con i rami degli alberi, e tentano questo salto.
D. – Ad
indagare sarà una commissione mista ispano-marrocchina. C’è anche il fatto che
alcuni proiettili che hanno colpito le vittime non sarebbero in dotazione delle
forze spagnole. Si ipotizza, dunque, una responsabilità delle forze di
sicurezza marocchine. A questo proposito, qual è il rapporto in relazione
all’‘enclave’ tra il Marocco e la Spagna?
R. – E’
sempre stato storicamente un rapporto delicato, perché è una questione
ovviamente ereditata dai secoli di presenza spagnola nel nord Africa. Queste
sono le ultime proprietà rimaste. Diciamo che è una situazione accettata e
stabilita ormai da secoli. Per caso, ieri, c’è stato un vertice bilaterale tra
Marocco e Spagna a Siviglia con il presidente Zapatero. Hanno subito fatto una
conferenza stampa e hanno detto che si farà un’inchiesta interna. E’ vero però
che c’è un incrocio di accuse nel chiarire i fatti. I marocchini dicono che
hanno sparato gli spagnoli e gli spagnoli che hanno sparato i marocchini.
Questo sarà chiarito. C’è anche un rapporto di Medici senza Frontiere, che cura
questi immigrati ai confini da anni, e che spesso ha denunciato la violenza
durante questi salti nel tentativo di superare il confine. Ci sono spesso
blitz, quasi giornalieri in questi boschi, da parte della polizia marocchina,
pronta a catturare gli immigrati. Spesso fanno uso di una violenza sproporzionata.
C’è tutto un rapporto di Medici senza Frontiere che parla di questo.
D. –
Parliamo di quelle oltre 160 persone, che in questo assalto sono riuscite ad
entrare a Ceuta. Che ne sarà di loro?
R. –
Non è che si trovino in Europa o in un campo aperto. Stanno in una piccola cittadina
intrappolata, incastrata, sul mare. E’ solo un piccolo porto con otto km di
confine intorno al Marocco. Da una parte sta il mare e dall’altra sta il
Marocco. Questa cittadina è molto piccola insomma, non è un grande porto.
Stanno lì intrappolati e tentato di passare in Spagna con questi traghetti che
percorrono i 10 km dello Stretto fino al sud della Spagna, ma poi lì al
controllo della dogana vengono beccati. Quindi, non è che passando il confine
sia fatta, non è fatta per niente.
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SI APRE NEL POMERIGGIO A LUCCA UN
CONVEGNO INTERNAZIONALE PROMOSSO
DAL RINNOVAMENTO NELLO
SPIRITO SANTO: IL PAPA AUSPICA CHE SI DIFFONDA
SEMPRE DI PIÙ LA CULTURA
DELLA PENTECOSTE
- Intervista con Salvatore Martinez -
Leggere
nel XX secolo l’azione dello Spirito Santo. Questo l’obiettivo del convegno
promosso dal Rinnovamento nello Spirito, il Movimento dei Focolari e la
Comunità di Sant’Egidio che si apre a Lucca questo pomeriggio. Mercoledì
scorso, all’udienza generale, Benedetto XVI salutando gli organizzatori ha
detto che il secolo trascorso, costellato da tristi pagine di storia, è al
contempo permeato da meravigliose testimonianze di risveglio spirituale e
carismatico in ogni ambito del vivere e dell’agire umano. Ha auspicato per
questo che lo Spirito Santo possa trovare sempre più feconda accoglienza nel
cuore dei credenti e che si diffonda sempre più la cultura della Pentecoste. Ma
come deve leggere il cristiano la storia? Tiziana Campisi lo ha chiesto al
coordinatore del Rinnovamento nello Spirito Santo Salvatore Martinez:
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R. – C’è necessità in questo
tempo di recuperare questi due verbi: vedere e sentire. Vedere e sentire con
libertà, con una nuova umiltà, con una nuova disponibilità i segni veri che
questo nostro tempo sta seminando, che sono bagaglio e deposito di ciò che il
secolo appena trascorso ci ha consegnato. Si può leggere la storia in molti
modi, non sempre la stampa e la cultura dominante ci aiutano a cogliere questi
segni che sono poi caratteristici della cultura della Pentecoste. E’ la cultura
dei piccoli, è la cultura dei poveri, è la cultura dei deboli, è la cultura di
coloro che difficilmente hanno voce per gridare come si è capaci di conservare
la speranza, davanti ad ogni forma di disperazione, di resistere davanti al
male più grande. Questa è già cultura. Paolo VI diceva che questi testimoni
fanno la cultura, ancor più che i Maestri.
D. – In che modo oggi ci si deve
aprire ai disegni di Dio?
R. – L’esperienza di Maria è
certamente una delle più significative. Non fece calcoli, non pose neanche
confini in questa azione sovrabbondante di Dio nella sua vita. Seppe dire di sì
e sì significa fidarsi, confidare. L’umiltà è forse un dato importante in questo
nostro tempo. Abbiamo bisogno di maggiore pacatezza nei toni, di maggiore disponibilità
all’ascolto, di maggiore silenzio.
D. – Quali esempi concreti ci
mostra il XX secolo come frutti dell’azione dello Spirito?
R. – Intanto i martiri. Oltre il
50 per cento dei martiri dell’intero cristianesimo sono da ascriversi nel
Novecento, più di 60 milioni. Il maggior numero di Beati e di Santi che la
cristianità abbia dato si concentra proporzionalmente nel Novecento. Poi c’è la
nascita dei nuovi carismi, dei nuovi movimenti, delle nuove comunità.
D. – L’azione dello Spirito dove
sta conducendo l’umanità?
R. – Lo spirito permea di
giusto, di bello, di vero, di autentico la storia. L’uomo ha bisogno di
riscoprire tutto questo, altrimenti è destinato alla menzogna. C’è bisogno di
verità in questo tempo. Lo spirito è verità, libertà, carità. Va verso queste
vie nelle quali l’uomo trova il compimento della propria dignità e il
soddisfacimento del proprio destino, già sulla terra.
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OGGI LA CHIESA RICORDA
SAN GIROLAMO: L’IGNORANZA DELLE SACRE SCRITTURE
– DICEVA IL GRANDE STUDIOSO DELLA BIBBIA
- È IGNORANZA DI CRISTO
- Intervista con padre Mario Cimosa -
A lui si deve,
tra il IV e V secolo, la revisione dei testi in latino del Nuovo Testamento e
la traduzione dall’ebraico di alcuni libri dell’Antico Testamento. San
Girolamo, che la Chiesa oggi ricorda, uomo colto e brillante, fu segretario di
Papa Dàmaso. Morì a Betlemme, dove si era ritirato a vita monastica e per
perfezionare la conoscenza della lingua ebraica, il 30 settembre del 420. Ma
quali aspetti della personalità di questo dottore della Chiesa sono meno noti?
Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Mario Cimosa, ordinario di Scienze
Bibliche della Pontificia Università Salesiana.
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R. – Tra le intuizioni e i
meriti di Girolamo forse è meno rilevato il suo impegno per l’educazione e la
formazione in modo particolare delle donne. Ha curato soprattutto la formazione
delle fanciulle, quelle dedite ad una vita ascetica,ma anche impegnate, diremmo
noi oggi, nel laicato, riconoscendo il diritto di avere una completa
informazione in tutti, ponendo così le
basi per una maggiore promozione umana ed una più elevata spiritualità delle donne.
D. –Quali sono gli aspetti
fondamentali nell’educazione della donna per Girolamo?
R. – Innanzitutto la centralità
della Bibbia nella formazione culturale, spirituale, poi la proposta di modelli
di santità, di figure di persone che hanno incarnato gli ideali del
Cristianesimo. Poi un’educazione integrale non solo della donna, ma della
persona umana in genere, i cui aspetti più rilevanti potrebbero essere la
preghiera, incessante e continua, lo studio – la fanciulla deve imparare il
latino il greco, utilizzare la Bibbia come testo fondamentale. Poi vari
tipi,varie forme di lavoro.
D. – Benedetto XVI nel discorso
ai partecipanti al Congresso internazionale per il 40.mo anniversario della Dei
Verbum ha ricordato che per Girolamo l’ignoranza delle Scritture è
ignoranza di Cristo …
R. – E’ una citazione di
Girolamo tratta dal suo commento al Libro di Isaia che appunto la Dei Verbum
ha ripreso. Leggere la Bibbia è fondamentale per conoscere Dio. Non consiste
solo in un lavoro, in una attività esegetica, cioè di interpretazione e di
comprensione del messaggio biblico, ma leggere la Bibbia significa, come
Girolamo stesso dice in una sua lettera, conversare con Dio.
D.- E’ proprio lo studio della
Sacra Scrittura che è valso a Girolamo il titolo di dottore della Chiesa…
E. – E’ stato anche definito un “vir
trilinguis”, cioè un uomo dalle tre lingue, latino, greco, ebraico. La
prima attività è stata quella di unificare, revisionare i quattro Vangeli, le
varie traduzioni latine che esistevano ai suoi tempi.Di questo fu incaricato da
Papa Damaso, poi a Betlemme. Molti libri lui li ha tradotti, naturalmente
dell’Antico Testamento, direttamente dall’ebraico in latino.
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30
settembre 2005
VESCOVI SPAGNOLI PREOCCUPATI DELLA NUOVA LEGGE SULL'EDUCAZIONE:
NON TIENE CONTO DELLE SCELTE DEI
GENITORI PER I FIGLI
E NON RISPETTA LA LIBERTÀ D’INSEGNAMENTO
MADRID.
= I vescovi spagnoli hanno espresso “grande preoccupazione” per la bozza della
Legge organica dell’educazione (Loe); a loro parere non tiene conto delle
scelte dei genitori nell’educazione dei figli. E’ quanto riferisce l’agenzia
Sir. “Si attribuisce alle Amministrazioni Pubbliche un potere tale che mira a
far diventare lo Stato unico educatore”, scrive in una nota il Consiglio
permanente della Conferenza episcopale spagnola, che ha chiuso ieri a Madrid la
sua riunione. I vescovi sono contrari al progetto di legge perché “non rispetta
la libertà di insegnamento” né la libertà dei genitori di scegliere la formazione
religiosa e morale dei figli. Chiedono quindi, per i genitori, “più capacità
decisionale, più pluralismo educativo e più potere”. Ricordano inoltre che
“l’80 per cento dei genitori sono
favorevoli all’insegnamento della religione cattolica per i loro figli” e
ritengono che “sia una materia fondamentale, offerta obbligatoriamente da tutti
gli istituti e facoltativa per gli studenti”. I prelati si sono anche detti
preoccupati per la nuova materia che l’attuale governo intende inserire, ossia
“l’educazione alla cittadinanza”, perché potrebbe andare a discapito della
“libertà ideologica e religiosa”. C’è inquietudine anche per la posizione degli
insegnanti di religione: se la legge verrà approvata saranno “impiegati della
Chiesa”, una realtà cui la Chiesa si oppone perché ritiene che sia lo Stato a
doverne sostenere i costi. La Conferenza episcopale spagnola è disponibile a
dialogare con il governo su tali questioni ma constata che “purtroppo non c’è
stata risposta all’offerta reiterata di dialogo”. (T.C.)
POLONIA: SCONTRO TRA UN AUTOBUS
CON A BORDO STUDENTI DI UNA SCUOLA
IN PELLEGRINAGGIO ED UN CAMION. ALMENO UNDICI I MORTI
VARSAVIA. = Undici morti in
Polonia in un incidente che ha coinvolto un autobus sul quale viaggiavano
alunni di una scuola secondaria di Bialystok, e un camion di grossa cilindrata.
Lo scontro lungo il percorso tra la città di Bialystok e Varsavia. Gli studenti
si stavano recando in pellegrinaggio al santuario mariano di Jasna Gora.
L’ispettore di polizia Jacek Dobrzanezi ha detto che i morti potrebbero
aumentare per l’elevato numero di feriti gravi. Sconosciute le cause
dell’impatto, si suppone che uno dei due conducenti abbia perso il controllo
del proprio mezzo per un colpo di sonno. (T.C.)
UN UMANESIMO INTEGRALE E
SOLIDALE BASATO SULLA DOTTRINA SOCIALE
DELLA CHIESA. È QUANTO AUSPICA IL CARDINALE
MARTINO IN UN VOLUME
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E
DELLA PACE PRESENTATO
NELLA SEDE DELLA CONFAGRlCOLTURA
-
A cura di Paolo Scappucci -
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ROMA. = La disponibilità degli agricoltori italiani
a confrontarsi, in tempi tanto complessi e difficili, con le istanze
provenienti dall'etica sociale cristiana è stata con soddisfazione sottolineata
dal presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale
Renato Raffaele Martino. La dichiarazione nella sede della Confagricoltura a
Roma, dove ieri il porporato ha presentato insieme al presidente della
Confederazione, Federico Vecchioni, e al ministro dell'Ambiente, Altero
Matteoli, il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, recentemente
pubblicato dal Dicastero vaticano. Nell'attuale contesto della globalizzazione,
secondo Martino, il Compendio tratteggia per la famiglia umana un umanesimo integrale
e solidale, alla cui realizzazione tutti - credenti e non credenti - possono e
debbono contribuire, investendo sulla parte migliore della persona e dei
popoli, sulle energie positive della storia. A questo scopo, per il cardinale
Martino, bisogna anzitutto riscoprire il concetto di bene comune come bene di
tutto l'uomo e di tutti gli uomini, in controtendenza con l'agenda della vita
economica e politica attuale, che sembra invece orientata più verso il
benessere in termini individualistici. Il presidente del Pontificio Consiglio
ha insistito sulla necessità della regolazione del mercato secondo i principi di
trasparenza e di democrazia, ma anche secondo la cultura e la tradizione dei
popoli, compresa la religione, ed inoltre secondo la legittima conflittualità
delle parti sociali. Il cardinale Martino non ha mancato di esprimere - secondo
le chiare indicazioni del Compendio - riserve e perplessità verso certe forme
di idolatria della natura, che confluiscono oggi in un ecologismo radicale.
L'agire umano nei confronti della natura deve essere eticamente orientato, giacché
- ha ammonito il porporato – “quando l'uomo vuole porsi al posto di Dio, perde
di vista anche se stesso e la sua responsabilità di governo della natura".
Dal canto suo, il presidente della Confagricoltura, Federico Vecchioni, dopo
aver definito il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa “un'opera
ambiziosa e di alta qualità morale", si è soffermato sul capitolo
specifico dedicato al ruolo sociale, culturale ed economico del mondo agricolo
e all'importanza crescente che ha nella salvaguardia dell'ambiente naturale.
Toccando poi il delicato e complesso problema delle biotecnologie e della
possibile applicazione al settore agricolo, Vecchioni ha affermato che, a tal
riguardo, il Compendio mette bene in luce tutta la capacità della Chiesa di
guardare lontano e di fornire indicazioni che sfuggono alla logica degli
interessi di parte. Ponendo in rilievo anche le parti del volume relative alla
globalizzazione e alla liberalizzazione dei commerci, il Presidente della
Confagricoltura ha evidenziato la giusta necessità di aprire nuovi spazi alle
merci prodotte nei Paesi in via di sviluppo. Il ministro dell’Ambiente, Altero
Matteoli, ha rilevato invece che "nell'orchestrare lo sviluppo economico è
imprescindibile rispettare le risorse naturali, spesso limitate e non
rinnovabili, andando così incontro ad un’attività economica che concilia le esigenze
dello sviluppo con quelle della protezione ambientale".
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RICCO DI APPUNTAMENTI A POMPEI IL MESE DI OTTOBRE
DEDICATO
ALLA MADONNA DEL ROSARIO
- A cura di Giovanni Peduto -
POMPEI. = Il mese di ottobre,
dedicato alla devozione al santo Rosario, è vissuto a Pompei, la città del
famoso santuario mariano, con particolare intensità. I fedeli della Vergine del
Rosario hanno già cominciato, nei giorni scorsi, la Novena d’Impetrazione alla
Vergine. Tutto il mese sarà scandito da momenti forti di preghiera, di festa e
di riflessione: il “Buongiorno a Maria”, alle 6.30 dei giorni feriali rinnoverà
la gioia del mattino; il Santo Rosario con fiaccolata per la Pace Universale,
tutte le domeniche alle 21.00, nel piazzale Beato Giovanni XXIII, concluderà in
preghiera e riflessione il giorno del Signore. Domani, alle 18.00, inizierà la
veglia mariana. Domenica mattina sarà il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio
Consiglio della Giustizia e della Pace, a presiedere la solenne concelebrazione
eucaristica e la recita della Supplica
a mezzogiorno. Mercoledì 5, festa
liturgica del beato Bartolo Longo, fondatore del santuario e delle opere
di carità annesse, processione dell’urna con le spoglie del beato per le vie
della città. Da sabato 8 ottobre e per tutti i sabati del mese la Radio
Vaticana trasmetterà, alle 20.40, il Rosario in diretta dal Santuario di Pompei.
Domenica 9 ottobre, arriveranno
a Pompei le reliquie di Santa Margherita Maria Alacoque, che a Paray-le-Monial
ebbe le rivelazioni del Sacro Cuore. Fu in seguito ad un miracolo avvenuto
proprio a Pompei, che la suora francese fu canonizzata nel 1920. Alle 19.00 di
lunedì 10 il cardinale Michele Giordano,
arcivescovo di Napoli, presiederà una solenne Concelebrazione Eucaristica in
onore della Santa, alla quale prenderanno parte i vescovi della Campania.
Mercoledì 26, 25° anniversario della
Beatificazione di Bartolo Longo. Le sue reliquie saranno traslate al
Centro Educativo “Bartolo Longo”. Alle 18.00 una solenne processione verso il
santuario e a conclusione la concelebrazione eucaristica, presieduta dal
prelato di Pompei mons. Carlo Liberati.
ADDIS ABEBA: FIRMATO UN PROTOCOLLO DAI MINISTRI
DEGLI ESTERI E DELL’EDUCAZIONE E
DALL’ARCIVESCOVO DELLA CAPITALE ETIOPE PER LA COSTRUZIONE DI UNA
UNIVERSITÀ CATTOLICA INTERNAZIONALE
ADDIS ABEBA. = Una nuova
università cattolica internazionale sarà costruita ad Addis Abeba, capitale
dell’Etiopia. Il 13 settembre scorso - si legge in un comunicato dell’Agenzia
Fides - è stato siglato un protocollo che ufficializza la realizzazione
dell’ateneo. Il documento è stato firmato dai ministri degli Esteri e
dell’Educazione, dall’arcivescovo di Addis Abeba, mons. Berhaneyesus Demerew
Souraphiel, e dal nunzio apostolico Ramiro Moliner Inglés. Il segretariato
cattolico etiope, in una nota diffusa dall’ENA, Ethiopian News Agency, ha detto
che l’università cattolica nella capitale è “un progetto al quale i vescovi
cattolici dell’Etiopia stavano lavorando da tempo. L’accordo tra il governo e
la Chiesa – si legge nella nota – è un riconoscimento del notevole contributo
della Chiesa al sistema educativo del Paese”. L’arcivescovo di Addis Abeba ha
voluto sottolineare l’importanza di questa università che apparterrà a tutti
gli etiopi. Alla sede centrale, nella capitale etiope, verranno affiancate
delle strutture nate dal potenziamento di alcuni Istituti superiori già
operanti, tra cui anche l’Istituto Teologico di Addis Abeba. (R.R.)
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30 settembre 2005
- A cura di Fausta Speranza e Amedeo
Lomonaco -
Cento
morti in diversi attentati con autobombe in Iraq: 90 persone hanno perso la
vita ieri a Balad, città sciita a nord della capitale, colpita da tre
esplosioni, e questa mattina 10 persone sono morte in un mercato molto
frequentato di Hilla, a sud di Baghdad. Nel primo caso i feriti sono oltre 100,
nel secondo 12. L’organizzazione di Al Qaeda in Iraq, guidata dal terrorista
giordano al Zarqawi, aveva annunciato
lo scorso 14 settembre “guerra totale” alla comunità sciita.
Ennesimo
dramma in Medio Oriente: nel nord della Cisgiordania un bambino palestinese è
morto in seguito ad un’operazione militare condotta da soldati israeliani.
Intanto, il partito del presidente palestinese Abu Mazen, Al Fatah, ha vinto le
elezioni amministrative svoltesi ieri in 104 comuni della Cisgiordania
ottenendo il 60 per cento delle preferenze. Il gruppo
radicale Hamas, presente per la prima volta con il proprio simbolo, ha conquistato
il trenta per cento dei voti, risultando la seconda forza politica palestinese.
L’affluenza è stata alta: si è recato alle urne l’81 per cento dei votanti. Subito dopo aver appreso l’esito della consultazione, il
governo israeliano non ha nascosto i propri timori su Hamas che sembra
destinato ad ottenere un buon risultato anche nelle politiche di gennaio.
Il presidente Abu Mazen ha sottolineato, invece, che
la partecipazione elettorale di Hamas costituisce una grande opportunità per
condurre il movimento fondamentalista sui binari della democrazia.
Sempre in Cisgiordania, due attivisti sono stati uccisi ieri in seguito a nuovi
raid israeliani. Dopo questi ennesimi episodi di violenza, è salito a 4840 il
numero di persone uccise dall’inizio dell’Intifada nel settembre del 2000. Le
vittime sono in gran parte palestinesi.
Schiacciante
vittoria dei “sì” al referendum sulla “Carta della pace” svoltosi ieri in Algeria.
Oltre il 97 per cento degli aventi diritto si è espresso a favore della legge
che consentirà al presidente Bouteflika di amnistiare i crimini commessi
durante la sanguinosa guerra civile degli anni ’90. Il conflitto ha provocato
200 mila morti e 18 mila scomparsi. Alta l’affluenza al voto: più dell’80 per
cento dei 18 milioni di aventi diritto sono andati alle urne. Il servizio da
Algeri Amina Belkassem:
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Con il
97,43 per cento di sì l’Algeria approva massicciamente il progetto della Carta
per la pace e la riconciliazione nazionale. Lo ha appena annunciato il ministro
degli Interni che, sottolineando la forte
affluenza nelle regioni maggiormente colpite dal terrorismo di matrice islamica
degli anni ‘90, ha seccamente respinto qualsiasi illazione sulla veridicità dei
risultati. Il 79,76 per cento dei 18 milioni di iscritti al voto si è recato
ieri alle urne e anche la capitale, Algeri, con un’affluenza del 71,87 per
cento, ha risposto come non faceva dal voto sull’autodeterminazione del 1962
alla campagna martellante portata avanti in tutto il Paese dal presidente Bouteflika.
Mentre dall’opposizione già si levano proteste sull’ampiezza della
partecipazione, il ministro degli Interni ha risposto alle riserve formulate
dal dipartimento di Stato americano sul fatto che il referendum non sia stato
preceduto da un dibattito nazionale, affermando che i problemi dell’Algeria
vanno risolti dagli algerini.
Da Algeri, Amina Belkassem, per la Radio Vaticana.
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Si complica il percorso del negoziato per l’adesione della
Turchia all'Unione Europea, il cui inizio è previsto per lunedì 3 ottobre in
Lussemburgo. Ieri a Bruxelles infatti è stata rinviata l’approvazione del
''documento-cornice'' per le trattative, a causa dell'insistenza austriaca
affinché nel testo si menzioni la possibilità del partenariato speciale per
Ankara, da alternare alla piena adesione. Il Parlamento europeo di Strasburgo
ha inoltre sollecitato le autorità turche a riconoscere la Repubblica di Cipro
e il genocidio degli armeni del 1915-16. Domenica, comunque, si terrà un nuovo
incontro dei 25 ministri degli esteri europei. Ma quali sono gli ostacoli
all’apertura di questi negoziati? Giada Aquilino lo ha chiesto a Federiga
Bindi, titolare della cattedra europea Jean
Monnet all’università Roma Tor Vergata:
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R.
- Innanzitutto sembra esserci una forte
resistenza della popolazione europea. D’altra parte ci sono alcune elezioni in
corso, dalle regionali in Austria all’Italia che andrà al voto in primavera e
poi c’è la Germania, dove non è ancora chiaro se i tedeschi torneranno a
votare. Mi sembra che pochi vogliano sbilanciarsi a favore della Turchia. Ci
sono inoltre degli ostacoli tecnici e cioè il fatto di menzionare o no la
possibilità di partenariato speciale, nel caso non si arrivi all’adesione. E’
una richiesta dell’Austria, ma anche di altri Paesi. Infine, ci sono i grossi
scogli del riconoscimento del genocidio degli armeni e di Cipro, che la Turchia
vuol rimandare a dopo l’ingresso. Del genocidio degli armeni, dopo ormai quasi
un secolo, si comincia finalmente a parlare, perché è stato un genocidio con
oltre un milione di vittime, completamente dimenticato dalla storia. Per quanto
riguarda il riconoscimento di Cipro, come può pensare la Turchia di fare un
negoziato con i 25 membri se non ne riconosce il 25.mo?
D. –
Rimane quindi valida l’opzione alternativa. Però sul partenariato speciale la
Turchia non è d’accordo…
R. –
Non dimenticando ciò che è successo con il Trattato costituzionale, ipotizziamo
che si faccia un negoziato per l’adesione pura e semplice: ebbene, essendo
questioni di diritto internazionale, ci saranno sicuramente in alcuni Paesi dei
referendum. Quindi una volta che la Turchia avesse negoziato l’adesione con
l’Unione Europea – che comunque richiederebbe 10 anni – e fosse stata firmata e
ratificata dal Parlamento europeo, la procedura prevederebbe una ratifica da parte
degli Stati membri secondo le procedure tipiche degli stessi Stati. Per cui,
magari in Italia ci sarà una ratifica semplicemente a livello di Parlamento, in
altri ci saranno dei referendum. Quindi il rischio è che si faccia un negoziato
che poi venga bocciato. Il rischio per la Turchia è dunque quello di doversi
accontentare all’ultimo momento di un partenariato speciale, come è successo
per esempio nel caso della Norvegia.
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In
Italia la maggioranza ha chiuso l’accordo sulla Finanziaria, una manovra da 20
miliardi varata ieri dal Consiglio dei
ministri. Rinviati invece all’esame
parlamentare i nodi, tra cui i condoni, su cui non è stata raggiunta l’intesa. Una manovra da 20 miliardi, che rinvia
la definizione del pacchetto famiglia, sulla quale verrà chiesta la fiducia in Parlamento. Per il premier Berlusconi e il ministro Giulio
Tremonti si tratta di una finanziaria “assolutamente responsabile” e “non elettorale”. Non prevede tagli - sottolinea il premier - ma “sacrifici di spesa” sì. Al di là delle
voci certe per assicurare la correzione
dei conti concordata con l’Unione Europea, e alcune altre poste più o meno obbligate, tutto il resto (dal bonus bebè a quello per gli anziani disagiati, dai
distretti produttivi agli aiuti per i
libri scolastici) sarà affrontato nel
percorso parlamentare. Varata anche la
relazione previsionale 2006: aumento
dell’1,5 per cento del PIL e deficit al 3,8 per cento. Da parte sua,
l’opposizione ha bocciato la
Finanziaria, bollata come “elettorale”. Prodi afferma che è una legge
volta a colpire la parte più debole del
Paese. C‘è poi l’annuncio del capo dello Stato Ciampi che ha deciso una
riduzione degli stanziamenti per la
presidenza. Il ministro Calderoni
approva una riduzione del 10 per
cento dello stipendio di tutti i ‘politici’.
Il governatore della Banca d'Italia Antonio
Fazio è indagato dai primi giorni di
agosto dalla procura di Roma per abuso d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta su
Antonveneta. L’iscrizione di Fazio nel
registro degli indagati era stata tenuta segreta per evitare speculazioni.
Intanto, il Consiglio superiore di Bankitalia ha ribadito ieri la propria fiducia a Fazio.
E’
stata liberata la giornalista del New York Times, Judith Miller, arrestata lo
scorso 6 luglio per aver rifiutato di rivelare la fonte anonima che gli aveva
reso nota l’identità di un’agente della CIA, Valerie Plame. L’agente è la
moglie di un ex diplomatico che contestò le affermazioni dell’amministrazione
americana sulla presenza di armi di distruzione di massa in Iraq. L’uomo,
Joseph Wilson, era stato inviato in Niger nel 2003 per indagare su un presunto
accordo per l’acquisto di materiale nucleare da parte dell’ex presidente iracheno
Saddam Hussein. Secondo il quotidiano ‘New York Times’, la fonte della giornalista
sarebbe stato Lewis Libby, il capo di gabinetto del vicepresidente Cheney. La
vicenda costituisce un ulteriore colpo per l’immagine del presidente Bush,
criticato da molti americani per la guerra in Iraq e per la gestione della
crisi umanitaria provocata dall’uragano Katrina.
La pioggia, il vento, le inondazioni: il Sud-Est asiatico è alle
prese con una nuova emergenza maltempo che ha già provocato decine di vittime.
Dopo aver attraversato parte della Cina e delle Filippine, il tifone Damrey è
arrivato in Vietnam e in Thailandia. In Vietnam, in particolare, sono almeno 54
i morti nella provincia montagnosa di Yen Bai, a 200 chilometri a nord-ovest di
Hanoi.
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