RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 272 - Testo della trasmissione di giovedì 29  settembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI, ricevendo il presidente della Repubblica di Serbia, ha espresso l'augurio che una visita in Serbia “possa in futuro realizzarsi”

 

Il Pontefice riceve il quarto gruppo di vescovi messicani in visita ad Limina

 

Il Papa, in un messaggio, ringrazia i religiosi per la loro testimonianza di santità, offerta spesso nel silenzio e talvolta a prezzo della vita

 

Domani mattina il Papa si reca in visita all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma: ai nostri microfoni Massimo Spina

 

I media: rete di comunicazione e cooperazione”: è il tema scelto da Benedetto XVI per la 40.ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2006 che sarà celebrata il 28 maggio prossimo

 

Nuove disposizioni sui riti di Beatificazione e Canonizzazione

 

 Oggi  è la "Giornata marittima mondiale”: ce ne parla  l’arcivescovo Agostino Marchetto

 

Si è concluso nella serata di ieri alla  Gregoriana il Convegno internazionale “Nostra Aetate Oggi”

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Si apre oggi a Roma la plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa: intervista con mons. Aldo Giordano

 

Oggi l’Algeria al voto per il referendum della pace, nel tentativo di archiviare il dramma della recente guerra civile: con noi Antonella Tarquini e mons. Henri Teissier

 

Festa oggi alla Radio Vaticana in onore dell’Arcangelo Gabriele, patrono della nostra emittente: l’arcivescovo Lajolo presiede la Messa  e afferma: “Siete la bocca del Papa”

 

CHIESA E SOCIETA’:

Concluse a Grottaferrata le manifestazioni per i mille anni dell’abbazia di San Nilo

 

Bruciate a Kampala, in Uganda, 3 mila armi leggere

 

L’arcivescovo filippino Oscar Cruz chiede un maggior impegno nella lotta contro la corruzione

 

Approvato il testo di una Convenzione per contrastare il fenomeno dei desaparecidos

 

Creato in Thailandia per un sistema di allerta sul fenomeno dello Tsunami

 

Conferenza in Portogallo sul crimine economico promossa dal Consiglio d’Europa

 

24 ORE NEL MONDO:     

Veto dell’Austria per l’avvio dei negoziati di adesione all’Unione Europea

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

29 settembre 2005

 

BENEDETTO XVI HA  ESPRESSO L'AUGURIO

 CHE UNA VISITA IN SERBIA “POSSA IN FUTURO  REALIZZARSI”.

AD AFFERMARLO E’ IL PORTAVOCE VATICANO, JOAQUIN  NAVARRO-VALLS,

DOPO  L'UDIENZA CHE IL  PAPA HA CONCESSO OGGI A

 BORIS TADIC, PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA  DI SERBIA

 

Benedetto XVI ha  espresso l'augurio che una visita in Serbia “possa in futuro  realizzarsi”. E' quanto ha detto il direttore della Sala Stampa Vaticana, Joaquín Navarro-Valls, commentando in una dichiarazione l'udienza che il Papa ha concesso oggi a Boris Tadic, presidente della Repubblica  di Serbia. “Nel corso del cordiale incontro, che è durato 25 minuti,  il presidente Tadic ha illustrato al Papa la situazione attuale  della Repubblica serba. Il colloquio - ha detto Navarro-Valls - si è incentrato in particolare sulla necessità dell'educazione  dei giovani ai valori, soprattutto nell'ambito scolastico. Il presidente Tadic ha anche invitato il Santo Padre a  visitare la Repubblica di Serbia. Nel ringraziarlo per questo invito, Benedetto XVI ha espresso l'augurio che tale visita possa in futuro realizzarsi”, ha concluso Navarro-Valls.

 

POVERI, DONNE E GIOVANI AL CENTRO DEL DISCORSO DI BENEDETTO XVI

AI VESCOVI DELLE PROVINCE MESSICANE DI ACAPULCO, ANTEQUERA E YUCATAN,

 IN VISITA AD LIMINA. LA RACCOMANDAZIONE AI PASTORI: NON BASTA ALLEVIARE LE NECESSITA’ PIÙ GRAVI, OCCORRE ANDARE ALLE RADICI DI POVERTA’ E EMARGINAZIONE

 

I pastori della Chiesa in Messico devono prestare una speciale attenzione ai gruppi sociali meno protetti e ai poveri: è la raccomandazione di Benedetto XVI ai vescovi delle province messicane di Acapulco, Antequera e Yucatan, in visita ad Limina. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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In Messico le persone in difficoltà – ricorda il Papa – rappresentano una grande fetta della popolazione nazionale, “vittime di strutture insufficienti e inaccettabili”. Il Papa ricorda che la funzione episcopale consiste nel “trasmettere il Vangelo di Cristo con i suoi valori morali e religiosi, considerando le diverse realtà ed esigenze della società contemporanea che – aggiunge – i pastori devono ben conoscere”.  Sottolinea che è “importante fare un grande sforzo per spiegare adeguatamente i motivi delle posizioni della Chiesa sottolineando che non si tratta di imporre ai non credenti una prospettiva di fede ma di interpretare e difendere i valori radicati nella natura dell’essere umano”. E, detto tutto ciò, il Papa sottolinea che allo stesso tempo, i pastori della Chiesa in Messico, proprio in base al Vangelo, devono dare risposta adeguata alle necessità promuovendo solidarietà e pace che possono rendere possibile la giustizia.

 

La Chiesa – ribadisce – si impegna a collaborare efficacemente per sradicare qualunque forma di emarginazione, orientando i cristiani a praticare la giustizia e l’amore. E Benedetto XVI sostiene che “non basta alleviare le necessità più gravi, ma occorre andare alle radici,  intervenendo sulle strutture sociali, politiche e economiche perché assumano una configurazione più equa e solidale”. Così – spiega il Papa – la carità sarà a servizio della cultura, della politica, dell’economia e della famiglia, comportando un autentico sviluppo dell’uomo e della comunità. E Benedetto XVI cala in particolare questi principi di ordine generale nel modo di essere peculiare del popolo messicano, quando ricorda che si caratterizza per la sua ricchezza di cultura, storia, tradizioni e religiosità e per la sua allegria e profondo senso della festa. E, dunque, il Papa afferma che “spetta ai pastori orientare questa particolarità, così come spetta ai fedeli messicani avere una fede solida e matura, capace di modellare una condotta di vita coerente con quello che si professa con allegria”.

 

E ancora, l’attenzione del Papa si sofferma in particolare prima sulle donne e poi sui giovani. Ricorda che in Messico il genio femminile  si manifesta assicurando una fine sensibilità per l’essere umano nella famiglia, nelle comunità ecclesiali, nell’assistenza sociale, ma si ha poi il paradosso di un’esaltazione teorica che si accompagna poi con un disprezzo concreto e una discriminazione della donna stessa. Richiamando il rispetto e la delicatezza con cui Gesù ha trattato le donne, il Papa auspica che siano “trattate con pari dignità in tutti gli ambienti e che siano protette nell’insostituibile missione di madri e nell’educazione dei figli”. Parlando dei giovani, spiega che in molti esiste il falso concetto che impegnarsi per qualcosa e prendere decisioni definitive significhi perdere la libertà. Alle nuove generazioni il Papa ricorda che “l’uomo diventa libero quando si impegna incondizionatamente per la verità e il bene”.

 

Sottolineando l’importanza sempre e per tutti di camminare in uno spirito di comunione, il pensiero di Benedetto XVI va al Congresso Eucaristico Internazionale di Guadalajara tenutosi di recente in terra messicana.

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IL PAPA, IN UN MESSAGGIO, RINGRAZIA I RELIGIOSI

 PER LA LORO TESTIMONIANZA  DI SANTITA’,

OFFERTA SPESSO NEL SILENZIO E TALVOLTA A PREZZO DELLA VITA

 

La Chiesa è riconoscente per la testimonianza di santità offerta nel mondo da tanti religiosi che fanno del bene a tutti spesso nel silenzio e talvolta pagando con la vita la loro fedeltà a Cristo. E’ quanto ha detto il Papa nel Messaggio inviato alla Plenaria della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica che si è svolta nei giorni scorsi nel 40° anniversario della promulgazione del Decreto conciliare Perfectae caritatis sul rinnovamento della vita religiosa. Ce ne parla Sergio Centofanti:

 

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“Sono accanto ai giovani e alle loro famiglie, ai poveri, agli anziani, agli ammalati, alle persone sole. Non c'è ambito umano ed ecclesiale dove” i religiosi e le religiose “non siano presenti in modo spesso silenzioso, ma sempre fattivo e creativo, quasi una continuazione della presenza di Gesù che passò facendo del bene a tutti”. Il Papa esprime la riconoscenza della Chiesa “per la testimonianza di fedeltà e di santità data da tanti membri degli Istituti di vita consacrata … per la loro vita spesa a servizio del Popolo di Dio”.

 

“Oggi, nei monasteri e nei centri di spiritualità – ha detto Benedetto XVI -  monaci, religiosi e persone consacrate offrono ai fedeli oasi di contemplazione e scuole di preghiera, di educazione alla fede e di accompagnamento spirituale. Soprattutto, però, essi continuano la grande opera di evangelizzazione e di testimonianza in tutti i continenti, fino agli avamposti della fede, con generosità e spesso con sacrificio della vita fino al martirio. Molti di loro si dedicano interamente alla catechesi, all'educazione, all'insegnamento, alla promozione della cultura, al ministero della comunicazione”.

 

 “Non mancano certamente prove e difficoltà nella vita consacrata di oggi – ha aggiunto il Pontefice - così come negli altri settori della vita della Chiesa. “Il grande tesoro del dono di Dio” infatti – “è custodito in fragili vasi di creta e il mistero del male insidia anche coloro che dedicano a Dio tutta la loro vita”. Ma il Papa invita a non indulgere mai “al pessimismo e alla stanchezza” e a non cedere “alla tentazione del ripiegamento su se stessi”, adagiandosi sul già fatto. “Il fuoco dell'amore, che lo Spirito infonde nei cuori, spinge” invece  “a interrogarsi costantemente sui bisogni dell'umanità e su come rispondervi, sapendo bene che solo chi riconosce e vive il primato di Dio può realmente rispondere ai veri bisogni dell’uomo, immagine di Dio”.

 

Benedetto XVI tocca poi alcune tematiche al centro della plenaria: quella dell'esercizio dell'autorità e dell’osservanza della regola: la vera obbedienza - ha detto - non è mai “contraria alla libertà dei figli di Dio” ma anzi li rende conformi a “Cristo obbediente al Padre”. E ancora il tema del discernimento e dell'approvazione di nuove forme di vita consacrata e il tema del rilancio nel nuovo millennio dell’esperienza monastica, “di cui la Chiesa ha anche oggi bisogno, perché riconosce in essa la testimonianza eloquente del primato di Dio, costantemente lodato, adorato, servito, amato con tutta la mente, con tutta l’anima, con tutto il cuore”.

 

Benedetto XVI, raccogliendo quindi un’indicazione dei padri conciliari, ribadisce che la persona consacrata deve impegnarsi a “coltivare una sincera vita di comunione, non soltanto all'interno delle singole fraternità, ma con tutta la Chiesa, perché i carismi vanno custoditi, approfonditi e costantemente sviluppati in sintonia con il Corpo di Cristo in perenne crescita”. Infine il Pontefice sottolinea nel suo messaggio che “un’autentica ripresa della vita religiosa non si può avere se non cercando di condurre una esistenza pienamente evangelica, senza nulla anteporre all'unico Amore, ma trovando in Cristo e nella sua parola l'essenza più profonda di ogni carisma del Fondatore o della Fondatrice”.

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DOMANI IL PAPA IN VISITA ALL’OSPEDALE PEDIATRICO “BAMBINO GESU’” DI ROMA

- Intervista con Massimo Spina -

 

Dopo Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, anche Benedetto XVI visiterà l’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma. Domani mattina, intorno alle 11, il Santo Padre vedrà il Dipartimento Emergenze e Accettazione, i reparti di Neurotraumatologia e Cardiologia, la Cappella e il Castello dei Giochi, la Ludoteca che offre ai piccoli degenti uno spazio ricreativo. Nell’aula delle Conferenze il Papa terrà poi un discorso. Ma come si sta preparando l’Ospedale “Bambino Gesù” alla visita del Pontefice? Tiziana Campisi lo ha chiesto al direttore amministrativo Massimo Spina.

                                                                                                      

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R. – Dal momento in cui abbiamo appreso la notizia della visita del Santo Padre c’è stato da subito un clima di grande gioia e di grande attesa, sia nel personale dell’ospedale tutto, ma soprattutto nei nostri bambini e nelle famiglie dei bambini. Noi abbiamo un gruppo di persone che si occupano di dare sollievo ai bambini attraverso una ludoteca e abbiamo visto tra i bambini un fiorire di disegni e di piccole opere in loro, dedicate al Santo Padre.

 

D. – L’Ospedale Bambino Gesù è definito l’ospedale del Papa. Qual è il rapporto che sussiste tra l’ospedale e il Santo Padre?

 

R. – L’Ospedale “Bambino Gesù” è considerato l’ospedale del Santo Padre, perché è di fatto un ospedale di diretta emanazione e di proprietà della Santa Sede. Ma al di là di questo, anche per la sua collocazione fisica, noi abbiamo il privilegio di poter ammirare la cupola di San Pietro dalle stanze dei nostri reparti di degenza, c’è sempre stato tra l’ospedale e il Santo Padre, e in genere la Santa Sede, un rapporto speciale, un rapporto di grande vicinanza. Il Santo Padre ha sempre inteso anche avere un riguardo particolare nei confronti dell’ospedale e spesso anche con donazioni, sempre per favorire il miglioramento delle strutture e soprattutto per favorire le molte iniziative caritative che l’ospedale svolge all’estero, in collaborazione con le nunziature apostoliche o con le missioni cattoliche.

 

D. – Che ricordi conserva l’ospedale delle precedenti visite dei Pontefici?

 

R. – L’ultima visita che si è verificata in ospedale è stata ovviamente la visita di Sua Santità Giovanni Paolo II e di quella visita è ancora vivo il ricordo negli occhi dei nostri colleghi che hanno potuto avere questo privilegio, perché ricordano perfettamente il cammino che ha fatto Papa Giovanni Paolo II nel nostro ospedale, quali reparti ha visitato. Soprattutto devo dire che il ricordo è una testimonianza che abbiamo relativamente alla vicinanza e all’attenzione particolare che ogni Pontefice - e in questo anche il Santo Padre Benedetto XVI ce lo vuole confermare - che ogni Pontefice ha nei confronti del nostro ospedale.

 

D. – L’ospedale si impegna particolarmente ad operare secondo i principi e l’etica cattolica. In che modo, concretamente, fate questo?

 

R. – L’ospedale testimonia quotidianamente nelle sue attività di assistenza sanitaria quelli che sono i propri principi, seguendo in particolare il magistero della Chiesa.

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I MEDIA: RETE DI COMUNICAZIONE E COOPERAZIONE”:

TEMA SCELTO DA BENEDETTO XVI PER LA 40.MA GIORNATA MONDIALE

DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI 2006 CHE SARÀ CELEBRATA IL 28 MAGGIO PROSSIMO

 

I media: rete di comunicazione e cooperazione”, questo il tema scelto da Benedetto XVI per la 40.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali 2006 che sarà celebrata il 28 maggio prossimo. L’argomento scelto dal Papa - spiega l’arcivescovo Jonh P. Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali - “indica il suo apprezzamento per la capacità dei mass media non solo di far conoscere le informazioni necessarie, ma anche di promuovere una fruttuosa cooperazione”. La Giornata delle comunicazioni sociali, che nella maggior parte dei Paesi è fissata la domenica prima di Pentecoste, è l’unica delle celebrazioni mondiali stabilita dal Concilio Vaticano II. Il tema viene comunicato di consuetudine il 29 settembre, festa degli arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele.

 

 

LA  CANONIZZAZIONE  SARÀ PRESIEDUTA DAL SOMMO PONTEFICE,

 MENTRE LA BEATIFICAZIONE SARÀ CELEBRATA

DA UN RAPPRESENTANTE DEL SANTO PADRE:

E’ LA SINTESI DEL PRIMO PUNTO DELLE NUOVE DISPOSIZIONI

SUI RITI DI BEATIFICAZIONE E CANONIZZAZIONE

RESE NOTE DALLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

 

Nuove disposizioni sui riti di Beatificazione e Canonizzazione vengono rese pubbliche dalla Congregazione delle Cause dei Santi,  attese le conclusioni dello studio delle ragioni teologiche e delle esigenze pastorali approvate da Benedetto XVI. Innanzitutto si chiarisce  che la  Canonizzazione, che attribuisce al Beato il culto per tutta la Chiesa, sarà presieduta dal Sommo Pontefice, mentre la Beatificazione, che è sempre atto pontificio, sarà celebrata da un rappresentante del Santo Padre, che di norma sarà il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Per quanto riguarda il rito di Beatificazione, si svolgerà nella diocesi che ha promosso la Causa del nuovo beato o in un’altra località ritenuta idonea. Nel comunicato, a firma del cardinale José Saraiva si legge anche che su richiesta dei vescovi e degli attori della Causa, atteso il parere della Segreteria di Stato, il rito di Beatificazione potrà svolgersi in Roma. In ogni caso si svolgerà nella Celebrazione Eucaristica, a meno che particolari ragioni liturgiche suggeriscono che esso si tenga nel corso della celebrazione della Parola e della Liturgia delle Ore”.

 

 

"I TRASPORTI MARITTIMI INTERNAZIONALI - VETTORE DEL COMMERCIO MONDIALE"

 E’ IL TEMA DELL’ODIERNA "GIORNATA MARITTIMA MONDIALE”

- Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto -

 

Oggi è la "Giornata Marittima Mondiale”. Per capire il significato di una giornata dedicata alla realtà del mare e le relative problematiche, Giovanni Peduto ha intervistato l'arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, di cui l'Apostolato del Mare è un settore:

 

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R. - Ogni anno l'OMI (Organizzazione Marittima Internazionale) incoraggia le nazioni e le comunità marittime a celebrare, di solito durante l'ultima settimana di settembre, una Giornata dedicata alla considerazione dei problemi e delle realizzazioni marittimi. Essa intende così aiutare varie istanze a focalizzare meglio la loro attenzione, per esempio, sull'importanza del trasporto marittimo e della sicurezza in mare, sul rispetto dell'ambiente e sugli stessi marittimi. Il tema scelto quest'anno, "I Trasporti Marittimi Internazionali - Vettore del Commercio Mondiale", vorrebbe far conoscere l'importante contributo del settore marittimo e della pesca al commercio internazionale e all'economia mondiale.

 

D. – Ci dice qualcosa della realtà concreta?

 

R. - Ancora oggi oltre il 90 per cento del commercio internazionale avviene via mare. In quest'attività sono coinvolte, infatti, oltre 90.000 navi (di diversa stazza) e 1.250.000 marittimi. In contesto di globalizzazione forse questa è da considerare l'industria maggiormente globalizzata e internazionale. In ambiente economico, sempre più liberale e basato sul profitto, l'industria è portata, dunque, a economizzare a tutti i livelli, compreso quello umano. Orbene, farla funzionare richiede grande professionalità, coraggio e sacrifici da parte dei marittimi, che ritengono, però, che il loro contributo all'economia mondiale non sia sufficientemente riconosciuto, né adeguatamente retribuito. La Giornata intende considerare questa lacuna, riconoscendo cioè il grande contributo dei marittimi al nostro benessere e, in qualche modo, ringraziarli.

 

D. - Quali speranze vi sono di un miglior procedere?

R. -  Fa ben sperare il fatto che, da qualche anno ormai, l'industria marittima, incorag­giata dalle Agenzie internazionali (OMI, ILO, ecc.) e dalle associazioni ec­clesiali (penso all'Apostolato del Mare e all'ICMA ecumenico), è sempre più cosciente che per preservare i diritti umani e creare migliori condizioni di la­voro, ogni decisione o legislazione deve considerare come prioritario l'ele­mento umano. A questo riguardo, purtroppo, abbiamo anche notato, di re­cente, un aumento dei casi di criminalizzazione dei marittimi in seguito a inci­denti in mare. Pur nel rispetto che si deve alle legislazioni dei singoli Pa­esi, si chiede però che sia riservato ai marittimi un trattamento giusto e umano. Sosteniamo dunque l'iniziativa dell'ILO di consolidare 60 Convenzioni ma­rittime già esistenti, in un unico strumento. Tale progetto sarà di nuovo di­scusso durante la Conferenza Internazionale dell'ILO a Ginevra nel febbraio 2006, e speriamo con risultati questa volta positivi.

 

D. - E qual è il contributo della Chiesa?

 

R. - L'Apostolato del Mare, Organizzazione "ad hoc", attraverso la sua rete internazio­nale, è presente praticamente in tutti i maggiori porti del mondo, con un cappellano, o un centro di accoglienza, oppure con volontari laici. L'impegno pastorale si realizza soprattutto a livello di base e consiste nei contatti personali, nella celebrazione e amministrazione dei sacramenti, nelle visite a bordo delle navi, nella presenza nei porti, sulle piattaforme petrolifere, ecc. Ricordo, comun­que, che il Settore si occupa pure dei pescatori, dei passeggeri e degli equipaggi delle navi da crociera e di quanti praticano il piccolo cabotaggio. Si cerca poi, per il legame tra evangelizzazione e promozione umana, di influire, anche grazie all'opera dei Rappresentanti Pontifici  presso le agenzie delle Na­zioni Unite e in collaborazione con le altre Organizzazioni cristiane, sulla legisla­zione internazionale per far avanzare la causa dei più deboli.

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SI È CONCLUSO NELLA SERATA DI IERI

 ALLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ GREGORIANA

IL CONVEGNO INTERNAZIONALE “NOSTRA AETATE OGGI”,

 INIZIATO DOMENICA SCORSA, PER CELEBRARE I QUARANTA ANNI

DALLA DICHIARAZIONE CONCILIARE NOSTRA AETATE

- Servizio di Marco Cardinali -

 

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I numerosi esperti, teologi, e rappresentanti delle varie religioni sono unanimi nel considerare la Dichiarazione conciliare Nostra Aetate una pietra miliare nel cammino verso il dialogo, un dialogo che ha ancora bisogno di persone che lavorino sodo, con passione e sacrificio, come ha fatto Giovanni Paolo II e continua a fare il Papa Benedetto XVI. Le sfide odierne sono ancora tante ma due le principali: la prima è trovare un’impostazione teologica che veramente possa essere base di conoscenza reciproca; la seconda è quella di iniziare una prassi di dialogo, che non abbia, per nessuna delle religioni, lo scopo di convertire l’altro, ma di creare legami di solidarietà. La cultura e la conoscenza giocano un ruolo importante per un dialogo veramente proficuo, specie in quelle situazioni di convivenza pacifica che già a livello di base si vive in varie parti del mondo.

 

Le varie relazioni che si sono avvicendate nei giorni scorsi hanno in qualche modo suggerito l’idea portante del cammino da percorrere, che continua ancora ad essere “rispetto” a cui si aggiunge un altro imperativo, “non aver paura della diversità”, anzi essere pronti ad accogliere fino all’amare, insomma come a voler dire che nell’amare non c’è paura, che è, invece, conseguenza dell’ignoranza. Il dialogo interreligioso chiede una vera formazione e preparazione all’incontro dell’altro, per conoscerlo, accettarlo, rispettarlo e amarlo come fratello e compagno nella vita davanti a Dio e davanti alle numerose sfide per la pace e per il bene che l’umanità intera, nessuno escluso, deve affrontare in questo Terzo Millennio.

 

Marco Cardinali, Radio Vaticana.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Nel Vangelo la risposta adatta per attuare realmente la giustizia": il discorso del Santo Padre ai presuli della Conferenza episcopale del Messico in visita "ad Limina".


Sempre in prima un articolo di Giampaolo Mattei dal titolo "Benedetto XVI tra i piccoli che vivono l'esperienza del dolore": venerdì 30 la visita del Papa all'Ospedale pediatrico "Bambino Gesù".  

 

Servizio vaticano - Il messaggio del Santo Padre alla Plenaria della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica nel 40.mo del Decreto conciliare “Perfectae caritatis”.

 

Servizio estero - Medio Oriente: il presidente palestinese, Abu Mazen, chiede sostegno internazionale per fermare la spirale delle violenze.

 

Servizio culturale - Un articolo di Franco Patruno sulla Pop Art in Italia: legami e differenze con il movimento sviluppatosi negli Stati Uniti negli anni '60.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

29 settembre 2004

 

 

SI APRE OGGI A ROMA LA PLENARIA DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA: AL CENTRO DELL’INCONTRO IL TEMA DELL’IDENTITA’

DEL CONTINENTE EUROPEO E IL SUO RUOLO NEL MONDO

- Intervista con mons. Aldo Giordano -

 

Si apre oggi a Roma l’Assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa al quale prendono parte i presidenti di 34 Episcopati del continente. I presuli si soffermeranno sul tema del Concilio Vaticano II e l’Europa a 40 anni dalla conclusione dell’assise, ma affronteranno anche altri temi d’attualità legati alla vita, alla famiglia, alle migrazioni, alla scuola e ai mass media. Durante la plenaria, che si concluderà il 2 ottobre, si parlerà anche del processo di unificazione europea dopo la mancata approvazione del Trattato costituzionale da parte di Francia e Paesi Bassi. Da più parti  si registra  un clima d’incertezza e alcuni osservatori tornano a parlare più di un’Europa economica che politica. A questo proposito Luca Collodi ha intervistato il segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, mons. Aldo Giordano:

 

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R. – Anche noi registriamo un momento di incertezza, un momento di debolezza del cammino europeo. Possiamo condividere il fatto che l’economia è alla base di una casa, di una famiglia, di una città e quindi anche di un’Unione Europea. D’altra parte, però, non rinunceremo mai a dire che occorre una visione politica, perché ci sono dei temi e delle domande in Europa che solo a livello politico possono essere considerati e che non trovano una soluzione a livello meramente economico. Facciamo un esempio, il problema del senso della vita che sembra un problema non strettamente politico, ma che sappiamo però dalle statistiche che in Europa ogni anno muoiono 50 mila europei per suicidio: quindi in Europa c’è una domanda forte su questi aspetti esistenziali di fondo, che diventano poi questioni politiche. Noi non possiamo rinunciare a far sì che l’Europa sia anche uno spazio di senso, uno spazio di vita, uno spazio di solidarietà e uno spazio dove – ripeto – l’Europa si domanda quale sia la sua responsabilità per il mondo. Questo dà senso ad una vita, dà senso ad una costruzione.

 

D. – Mons. Giordano, nella vostra assemblea plenaria parlerete di temi molto pratici: del referendum italiano sulla fecondazione assistita, il dibattito sulla famiglia in Spagna e quello in Europa sull’eutanasia. Cosa vi preoccupa di più?

 

R. – Diciamo che sono problemi molto legati fra di loro. Noi vogliamo cercare cosa è successo in Italia, cosa succede in Spagna, cosa succede in altre nazioni riguardo all’Eutanasia e questo per capire qual è il ruolo della Chiesa nei vari Paesi. Noi ne parliamo anche per imparare gli uni dagli altri. Tutti si domandano, ad esempio, cosa stia succedendo in Spagna rispetto ai rapporti tra Chiesa e Stato, rispetto al governo di Zapatero; tutti si domandano come la dimensione europea influisce sulla Spagna e come la Spagna influisce sulla dimensione europea. Certamente il tema della vita è un tema che preoccupa molto le Chiese, perché proprio su questo si decide il futuro dell’umanità, si decide il futuro dell’uomo stesso. Siamo in un’epoca in cui noi possiamo, in qualche maniera, intervenire sulla creazione dell’uomo e quindi a questo riguardo dobbiamo essere di una serietà estrema e dobbiamo avere una luce estrema. Per questo vogliamo trattare, insieme, questi temi.

 

D. – La strada che voi indicate, mons. Giordano, è quella dell’evangelizzazione e quindi ritorna il tema della religione da vivere o come fatto privato o come fatto pubblico…

 

R. – Sì. Noi crediamo che nel cristianesimo ci sia un luce veramente importante a cui noi non possiamo rinunciare e ci dispiacerebbe se l’Europa vi rinunciasse. L’Europa vive un momento in cui si accorge che non è sufficiente la luce dei lumi, la luce dell’illuminismo, la luce di una certa cultura. Siamo impegnati in una nuova ricerca e si vede specialmente che i giovani europei stanno ricercando qualcosa di nuovo. Noi siamo convinti che nel cristianesimo ci sia il dono di una luce che ci guida e per questo noi vorremmo che l’Europa fosse uno spazio anche per questo dono.

 

D. – Il tema delle radici cristiane resta sul tavolo o per il momento si può accantonare?

 

R. – Rispetto alla presenza della parola “radici cristiane” nel trattato, in questo momento non vedo la possibilità di discuterne. Però il dibattito sulle radici cristiane è molto importante e quindi ciò che ci dice quel dibattito lo vogliamo portare avanti: da una parte, a casa nostra, ci fa domandare cosa si intende oggi in Europa per cristianesimo, cosa c’è dietro la parola Dio, cosa c’è dietro la religione; dall’altra parte, siccome in Europa sentiamo che c’è una nuova ricerca, una nuova attesa, noi vorremmo domandarci come Chiese come rispondere. La preoccupazione, quindi, è che in Europa i cristiani ci siano e che i cristiani siano competenti e siano una realtà. Se i cristiani ci sono, certamente daranno un grande contributo per l’Europa.

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OGGI L’ALGERIA AL VOTO PER IL REFERENDUM DELLA PACE,

NEL TENTATIVO DI ARCHIVIARE IL DRAMMA DELLA RECENTE GUERRA CIVILE

- Intervista con Antonella Tarquini e con mons. Henri Teissier -

 

L’Algeria tenta di voltare pagina sulla drammatica guerra civile, tra esercito e guerriglia islamica, che negli anni ’90 provocò circa 200 mila morti e 15 mila scomparsi. Questo è l’obiettivo del referendum sulla “Carta della pace” per il quale da stamani alle ore 8.00 stanno votando gli algerini. Circa 18 milioni e 300 mila sono gli elettori, di cui più di 900 mila all'estero. La legge prevede un’estesa amnistia per i crimini commessi durante il conflitto. Sui contenuti sentiamo Luciano Ardesi:

 

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La riconciliazione nazionale mette fine ad ogni azione giudiziaria nei confronti di chi abbandona il terrorismo, anche nei casi più gravi, come i massacri di massa e gli stupri vi saranno consistenti sconti di pena. Gli ex terroristi e le loro famiglie saranno aiutati a reinserirsi e lo Stato, senza assumersi la responsabilità diretta di alcune migliaia di scomparsi, si farà carico delle loro famiglie. Ma ai responsabili della campagna di terrore che in nome dell’Islam ha insanguinato il Paese negli anni Novanta, sarà invece proibito il ritorno alla vita politica. L’esito del referendum appare scontato. L’unico dato significativo sarà l’afflusso alle urne, perché i partiti d’opposizione ed alcune associazioni per i diritti umani hanno fatto campagna per il boicottaggio. Se il terrorismo appare sconfitto politicamente, nessuno si illude però che lo stillicidio delle azioni terroristiche possa cessare da un giorno all’altro.

 

Luciano Ardesi, per la Radio Vaticana.

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Ma come l’Algeria sta vivendo questa giornata che potrebbe significare una reale svolta di pace nella storia del Paese? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Antonella Tarquini, responsabile della sede Ansa di Algeri:

 

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R. – Ovviamente la parola pace fa da collante dopo tanti anni di terrorismo. Tutti desiderano la pace, desiderano iniziare una vita di sviluppo, anche economico. Quindi sicuramente tutto questo porterà, forse più del solito, la gente a votare. D’altra parte c’è poi tutta l’opposizione che protesta, perché questa Carta è stata adottata praticamente dall’alto, senza nessun tipo di dibattito pubblico, senza nessun tipo di contraddittorio e con una campagna che è durata pochissimo – è durata infatti solo un mese e mezzo – dove anche i media non hanno dato alcuno spazio direi all’opposizione.

 

D. – Sono molti gli osservatori che hanno qualche perplessità sul fatto che si possa definitivamente dimenticare il passato. Secondo te sarà una effettiva svolta a questo punto, questa legge?

 

R. – Intanto le leggi verranno fatte successivamente, nel senso che questa Carta dà semplicemente mandato al presidente Buteflika di prendere tutti i provvedimenti necessari per bloccare il terrorismo. Con questa legge, che concede il perdono a chi è uscito e ripresa la retta via, Buteflika spera di far deporre le armi a quel migliaio, forse di più, di integralisti che sono ancora attivi. Bisogna vedere ora cosa succederà. In pochi, in fondo, credono che poi deporranno le armi visto che hanno addirittura intensificato le loro attività, minacciando anche attentati contro la Francia. Questo sembra abbastanza improbabile. C’è tutta una parte della popolazione, soprattutto le famiglie degli scomparsi, le famiglie delle vittime del terrorismo che non accettano l’idea di dover fare una riconciliazione nazionale, l’idea di perdonare senza che, in effetti, venga fatta verità e giustizia, che si sia fatta luce su chi ha ucciso, di chi è responsabile di queste migliaia di persone scomparse, oltre 6 mila – o arrestate, per ammissione dello stesso governo, da elementi delle forze dell’ordine.

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I vescovi algerini hanno manifestato alcune riserve in merito al referendum proposto dal presidente Bouteflika, invitando a riflettere sul significato della riconciliazione e del perdono. Ascoltiamo, al riguardo, mons. Henri Teissier, arcivescovo di Algeri, intervistato dalla sezione francese della nostra emittente:

 

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ON ESSAIE DE FAIRE REFLECHIR ...

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Abbiamo cercato di far riflettere  sul significato del perdono. Bisogna, infatti, distinguere tra la posizione dello Stato, che auspica la riconciliazione, e l’atteggiamento della gente. In particolare abbiamo sottolineato il fatto che il perdono è un atto personale ed esigente, che richiede del tempo, e presuppone, per essere pienamente efficace, che gli aggressori riconoscano i propri errori ed accettino il perdono. Quindi è qualcosa che va oltre ciò che la legge può proporre. Nessuno può imporre il perdono ed il perdono, a sua volta, non può sostituirsi alla giustizia. Tuttavia, siamo consapevoli che il passo fatto dallo Stato, proponendo questo voto sulla riconciliazione, cerca di far nascere nuova speranza in una popolazione che ha sofferto tanti anni di violenze e che vuol uscire dall’insicurezza.

 

 

“SIETE LA BOCCA DEL PAPA!”: COSÌ L’ARCIVESCOVO LAJOLO ALLA RADIO VATICANA,

NEL GIORNO DELLA FESTA DI SAN GABRIELE ARCANGELO, PATRONO DELL’EMITTENTE

- Con noi, l’arcivescovo Giovanni Lajolo -

 

Che la Radio del Papa diffonda sempre il messaggio di grazia, di pace e di salvezza che l’Arcangelo Gabriele ha posto nel cuore di Maria, madre di Cristo: è quanto ha detto l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, che stamattina, nella festa di San Gabriele Arcangelo, patrono della Radio Vaticana, ha presieduto la Santa Messa nella Cappella dell’Annunciazione dell’emittente pontificia. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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L’omelia dell’arcivescovo Lajolo, nella solennità dei Santi Arcangeli, è dedicata alla figura di Gabriele, dichiarato da Pio XII patrono di tutti gli addetti alle telecomunicazioni. E’ lui che, “annunciatore di grazia”, “pone per primo nel cuore e sulle labbra di Maria il nome benedetto di Gesu”, e ne “annuncia la missione di pace”. “Ben a ragione – spiega il presule - è il grande protettore della Radio Vaticana”:

 

“Come Radio del Papa essa ha infatti quale suo scopo principale quello di diffondere ovunque quel prezioso messaggio di grazia e di pace, che Gabriele depose nel cuore purissimo di Maria, perché, da lei accolto, potesse poi giungere a noi ed essere trasmesso ad ogni creatura”.

 

E’ necessario, allora, stabilire una particolare unione con i Santi Angeli, anche “perché – sottolinea il segretario per i Rapporti con gli Stati – il loro canto di adorazione è posto al centro della celebrazione del Sacrificio Eucaristico”, “in cui si rende sacramentalmente presente il mistero della morte e risurrezione di Gesù”:

 

“Sì, perché lì è il termine del mistero dell’Incarnazione, iniziato con la risposta di Maria all’Arcangelo Gabriele:Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto’”.

 

“La risposta di Maria – conclude il presule – sia anche la nostra”. Nel momento conviviale, poi, seguito alla liturgia, i direttori delle diverse sezioni della Radio Vaticana hanno provveduto, come di consueto, a insignire dipendenti e programmi distintisi per la qualità del loro lavoro. Un appuntamento festoso, durante il quale l’arcivescovo Lajolo, facendo ricorso a un’immagine, ha definito l’emittente come “la bocca del Papa”. A ricevere quest’anno le onorificenze pontificie, l’ing. Costantino Pacifici, Antonino Guerrisi, Nicoletta Marini, Elide Valeri e Antonio Pinheiro. Ricordiamo inoltre la menzione di merito al Programma bielorusso, per il significativo “contributo ecumenico”, e al Radio giornale in lingua italiana delle ore 14:00, con il Bollettino scritto corrispondente, “via maestra” per un aggiornamento tempestivo sull’attività del Santo Padre e su altri principali eventi ecclesiali e internazionali.

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CHIESA E SOCIETA’

29 settembre 2005

 

 

CONCLUSE A GROTTAFERRATA, CON UNA SOLENNE MESSA NELLA CATTEDRALE,

LE MANIFESTAZIONI PER I MILLE ANNI DELL’ABBAZIA DI SAN NILO.

IN CHIUSURA UN CONVEGNO INTERNAZIONALE SU

“IL MONACHESIMO ORTODOSSO IN FINLANDIA E NEI PAESI BALTICI”

 

GROTTAFERRATA: = Con il Convegno internazionale "Il monachesimo ortodosso in Finlandia e nei Paesi Baltici" e la mostra "I tesori dell'abbazia greca di Grottaferrata", si sono concluse le manifestazioni per i mille anni dell’Abbazia di San Nilo. A suggellare l’evento lunedì sera si è celebrata nella Cattedrale una solenne liturgia presieduta dal metropolita di Benevento, Serafino Sprovieri. Al Convegno hanno preso parte vescovi, archimandriti, sacerdoti, monaci e superiori di Istituti e Congregazioni, di diversi Paesi, anche dell'Europa dell'Est e dell'area balcanica e greca, concentrando l'attenzione sulla presenza ortodossa in rapporto a quella luterana, che è nettamente maggioritaria nei Paesi Baltici, e a quella cattolica, numericamente piccola.  Interesse ha suscitato naturalmente la situazione della Finlandia, oggetto di studio particolare nel Convegno. Bene l'ha descritta l’archimandrita ortodosso Serghei, abate del monastero finlandese di Nuova Valamo.  "La Chiesa ortodossa in Finlandia – ha sintetizzato l’abate - ha vissuto diverse vicende, anche di dolore, dispersione e persecuzione, negli ultimi secoli, a seguito delle contese territoriali e politiche dovute ai due stati vicini di Svezia e Russia. Tali vicende- ha aggiunto -  hanno segnato ma non piegato le comunità ortodosse finlandesi, anzi  hanno favorito contatti fruttuosi con i fedeli luterani e cattolici. La comunità ortodossa finlandese si è particolarmente ricostituita negli anni più recenti, a seguito degli eventi dopo la caduta del Muro. Migliaia di immigrati sono infatti tornati in Finlandia dalla Russia e da altri Paesi dell'area dopo decenni di dispersione. Nel panorama culturale e spirituale di un Paese come la Finlandia – ha concluso l’archimandrita Serghei - i fedeli ortodossi possono quindi giocare un ruolo significativo e stimolante, al pari della comunità cattolica, anche minoritaria ma molto viva".

(A.M. - R.G.)

 

 

AL ROGO, A KAMPALA, IN UGANDA, 3 MILA ARMI LEGGERE:

 È IL PRIMO PASSO DELLA CAMPAGNA DELLE NAZIONI UNITE PER CONTRASTARE

IL PROLIFERARE DI ARMI ILLEGALI NEL PAESE AFRICANO

 

KAMPALA. = Circa 3 mila armi leggere gettate in una pira a Kampala, in Uganda: è il primo risultato di una campagna per il sequestro e distruzione di piccole armi da fuoco circolanti nel Paese, finanziata dalle Nazioni Unite. Durante la cerimonia, conclusasi con il rogo, il ministro dell’Interno, Ruhakana Rugunda, ha presentato il piano di azione triennale messo a punto per contrastare il proliferare di armi illegali. In Uganda sono due le regioni dove il problema è maggiore: nel nord, dove da 19 anni il gruppo ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (LRA) conduce una sanguinosa guerriglia ai danni soprattutto dei civili, e nella regione della Karamoja, a nord est, dove sono frequenti gli scontri armati tra gruppi di pastori nomadi per il controllo dei pozzi d’acqua e i furti di bestiame. Secondo fonti ufficiali, sarebbero 50 mila le armi illegali circolanti in Karamoja e altrettante, quelle diffuse nel resto del Paese. (R.M.)

 

 

FILIPPINE: L’ARCIVESCOVO OSCAR CRUZ CHIEDE UN MAGGIOR IMPEGNO

NELLA LOTTA CONTRO LA CORRUZIONE ED IL GIOCO D’AZZARDO,

TRA I MALI PEGGIORI CHE AVVILISCONO

IL PAESE ASIATICO ED AGGRAVANO LA POVERTA’

 

MANILA. = La corruzione nelle Filippine è uno dei mali peggiori che colpisce il Paese, ostacolandone lo sviluppo, la crescita economica e impedendo così la lotta contro la povertà. Da tempo mons. Oscar Cruz, arcivescovo di LingayenDagupan, lotta contro la corruzione, invitando il mondo politico, le associazioni, la Chiesa cattolica e tutti i cittadini a lavorare per la crescita morale del Paese. L’ultimo richiamo alla difesa dei valori etici arriva dopo lo scandalo che ha coinvolto la presidente in carica Gloria Arroyo. La Arroyo è uscita indenne dalle accuse di corruzione e di brogli elettorali. Alcuni membri della famiglia della presidente sembrerebbero legati ad uno scandalo di scommesse illegali e per questo motivo, l’arcivescovo teme il risorgere del gioco d’azzardo “jueteng”, molto popolare nelle Filippine. Secondo i dati diffusi da osservatori indipendenti, il jueteng è diffuso nel 95 per cento del territorio nazionale e alimenta un giro d’afffari del valore di un miliardo di pesos all’anno. Mons. Cruz accusa i cosiddetti “signori del jeuteng” di aver corrotto alcuni funzionari pubblici e questo sarebbe il motivo, a suo dire, dello scarso impegno nella lotta contro questo male sociale. Nel 2001, anche l’ex presidente Joseph Estrada era stato coinvolto in una vicenda di corruzione e gioco d’azzardo. (R.R)

 

 

PRONTO IL TESTO DI UNA CONVENZIONE INTERNAZIONALE PER CONTRASTARE

IL FENOMENO DEI ‘DESAPARECIDOS’:

IL NUOVO DOCUMENTO SARA’ ESAMINATO

DALLA COMMISSIONE ONU SUI DIRITI UMANI

E POI DALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA NAZIONI UNITE

 

GINEVRA. = Una Convenzione internazionale per contrastare il fenomeno dei ‘desaparecidos’, ovvero la scomparsa di persone: il progetto è stato approvato a Ginevra da un apposito gruppo delle Nazioni Unite. Il documento stabilisce che “nessuno sarà detenuto in segreto” e che “la pratica generalizzata o sistematica delle scomparse forzate costituisce un crimine contro l'umanità”. Ma per entrare in vigore il testo dovrà prima essere approvato dalla Commissione ONU sui diritti umani, che si riunirà in sessione annuale a Ginevra tra marzo-aprile, e quindi  dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Sarà infine necessaria la ratifica di almeno 20 Paesi. La Convenzione - secondo fonti diplomatiche - non dovrebbe   tuttavia incontrare grandi ostacoli nell'iter di approvazione: nel corso del processo di elaborazione - sotto la guida dell'ambasciatore francese a Ginevra Bernard Kessedjan, che ha presieduto il competente gruppo di lavoro dell'ONU – i governi centrali sono stati costantemente coinvolti. I 45 articoli della   Convenzione, di 26 pagine, sono ‘puliti’, vale a dire senza punti ancora da negoziare.  La Convenzione afferma l'obbligo dei Paesi firmatari a prevenire e punire il fenomeno dei 'desaparecidos' ed impegna gli Stati firmatari a ricercare le persone scomparse e ad indennizzare le vittime. E' prevista l'istituzione di un Comitato di dieci esperti per vigilare sull'applicazione del testo. (R.G.)

 

 

GRAZIE AD UN ACCORDO CON L’ONU, CREATO IN THAILANDIA UN FONDO DI 10 MILIONI DI DOLLARI PER UN SISTEMA DI ALLERTA SUL FENOMENO DELLO TSUNAMI

 

BANGKOK. = A nove mesi dal devastante maremoto nel Sud-Est asiatico, Thailandia e Nazioni Unite hanno firmato un accordo per creare un Fondo regionale di 10 milioni di dollari, per gestire sistemi d'allerta del fenomeno Tsunami. L'intesa è stata firmata dal ministro degli Affari Esteri thailandese Kantathi Suphamongkhon e da Kim Hak-Su, segretario esecutivo della Commissione economica e sociale dell'ONU per l'Asia-Pacifico.  Il maremoto del 26 dicembre 2004 si abbatté su una decina di Paesi asiatici, provocando circa 217.000 morti (R.G.)           

 

 

NELL’AMBITO DELLE ATTIVITA’ DEL CONSIGLIO D'EUROPA,

 CONFERENZA IN PORTOGALLO SUL CRIMINE ECONOMICO: 

RIUNITI, PER TRE GIORNI FINO A DOMANI,  A CASCAIS, NEI PRESSI DI LISBONA,

200 DELEGATI GOVERNATIVI, PARLAMENTARI ED ESPERTI

 

STRASBURGO. = Oltre 200 personalità tra delegati governativi, parlamentari ed  esperti provenienti da circa 50 Paesi, sono riuniti - per tre giorni fino a domani - a Cascais, vicino Lisbona in Portogallo, per rafforzare la lotta contro il crimine economico. La Conferenza è promossa dalla Presidenza  portoghese del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa. Riflettendo su casi concreti che hanno marcato la cronaca degli ultimi anni, i partecipanti faranno un bilancio su evoluzioni e tendenze in materia di criminalità economica, per elaborare quindi proposte concrete di azioni di contrasto. I lavori aperti ieri mattina sono guidati da Jaime José Matos de Gama, presidente del Parlamento portoghese. Tra gli interventi in programma quelli ministro della Giustizia portoghese, Alberto Costa, e del direttore generale degli Affari giuridici del Consiglio d'Europa, Guy de Vel. Attesa per domani una conferenza stampa conclusiva. (R.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

29 settembre 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

La Turchia e l’Europa sono più distanti: a Bruxelles non è stato trovato l’accordo sul mandato negoziale per l’inizio dei negoziati tra Unione Europea e Turchia. Le trattative per l’avvio dei negoziati di adesione di Ankara all’Unione Europea, previsto per il prossimo 3 ottobre, hanno incontrato infatti le resistenze dell’Austria, che ha avanzato per la Turchia l’ipotesi di un partenariato privilegiato e non quella di una piena adesione. Ma oltre al veto austriaco, restano anche altri nodi da sciogliere: ieri l’europarlamento ha approvato una risoluzione per chiedere al governo di Ankara di riconoscere Cipro e il genocidio degli armeni. Il premier turco, Erdogan, ha però respinto la risoluzione sostenendo che non è vincolante. Per cercare di trovare un’intesa, la presidenza di turno britannica ha deciso che domenica prossima si terrà una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri.

 

Cresce la tensione in Medio Oriente. L’esercito israeliano è penetrato, la scorsa notte, a Jenin e nel vicino villaggio di Burqin per compiere una nuova retata. Durante le operazioni, i soldati israeliani hanno ucciso due militanti della Jihad islamica ed un membro delle Brigate dei martiri di Al Aqsa. Subito dopo i raid, quest’ultimo gruppo fondamentalista palestinese ha annunciato di non voler più rispettare la tregua concordata con le varie formazioni integraliste. In questo clima di tensione, il premier israeliano Ariel Sharon ha escluso altri ritiri unilaterali dalla Cisgiordania e ha riaffermato la volontà di realizzare la Road Map, il piano di pace per il Medio Oriente voluto da Stati Uniti, Russia, ONU e Unione Europea. “La Road Map – ha detto Sharon – resta l’unico piano di pace per Israele”.

 

“Siamo all’offensiva finale e abbiamo un piano per vincere”. Con queste parole il presidente statunitense, George Bush, ha affrontato ieri la spinosa questione irachena, subito dopo aver ricevuto un rapporto sulla situazione militare in Iraq da parte del generale George Casey, comandante del contingente americano nel Paese arabo. Il nostro servizio:

 

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Il presidente Bush, è tornato ieri ad affrontare la spinosa questione irachena non nascondendo la propria fiducia nella vittoria.

 

“we have a plAin to win…”.

 

Le parole di Bush sono decise: il presidente americano sottolinea i successi militari nel nord ovest dell’Iraq, annuncia di avere un piano vincente, assicura l’impegno americano per impedire il flusso di integralisti dalla Siria e la volontà di mettere a punto una strategia tesa a salvare le province dove opera Al Qaeda.

        

Bush ha anche rimarcato l’importanza dell’uccisione martedì scorso, a Baghdad, del numero due di Al Qaeda in Iraq, un terrorista responsabile di numerosi attentati e assassinii. E proprio contro gli estremisti Bush è inflessibile.

 

“The terrorists will fail. See, the Iraqis want to be free…”.

 

“I terroristi – avverte - falliranno e gli iracheni saranno liberi”. Bush ha anche spiegato che in vista dei prossimi appuntamenti elettorali in Iraq c’è da aspettarsi una nuova ondata di violenza da parte della guerriglia. Intanto, la cronaca fa registrare nuovi episodi di violenza: almeno 4 iracheni sono rimasti uccisi in seguito a diverse sparatorie avvenute a Baghdad e un soldato statunitense è stato assassinato a Ramadi.

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In Afghanistan, un kamikaze ha attaccato ieri un centro di addestramento dell’esercito a Kabul, uccidendo 12 persone. L’attacco, rivendicato dai Talebani, è il primo dopo le elezioni politiche del 18 settembre ed il più sanguinoso dopo la caduta del regime talebano.

 

Un uomo sospettato di essere coinvolto negli attacchi del 23 luglio scorso a Sharm el Sheikh, è stato ucciso ieri dalla polizia egiziana nei pressi del monte Helal, nell’area del Sinai. Lo ha reso noto ieri sera il ministero degli Interni del Cairo. Moussa Mohamed Salem Badran, questo il nome dell’ucciso, ha rifiutato di arrendersi alla polizia ed ha perso la vita nello scontro a fuoco che ne è seguito. Ricordiamo che negli attentati a Sharm persero la vita oltre 70 persone.

 

In Germania è in corso una difficile trattativa per la formazione del nuovo governo, dopo le elezioni senza vincitori di due domeniche fa.  In un lungo incontro ieri a Berlino tra il cancelliere Gerhard Schroeder e la leader cristiano-democratica Angela Merkel, le parti si sono mostrate moderatamente ottimiste sulla possibilità di una grande coalizione per la formazione di un esecutivo stabile.

 

Il Belgio ha spiccato un mandato d’arresto internazionale nei confronti dell’ex presidente del Ciad Hissène Habré, in esilio in Senegal, per gravi “crimini contro l’umanità” commessi quando era alla guida del Paese africano. Il provvedimento è stato autorizzato da una legge, detta di “competenza universale”, che consente ad un tribunale belga di giudicare, in seguito a denunce specifiche, casi di violazioni gravi del diritto internazionale.

 

Almeno 4 persone sono morte, stamani, in territorio marocchino mentre tentavano di entrare clandestinamente a Ceuta, enclave spagnola in Marocco. Commentando questo drammatico episodio, il portavoce della Commissione europea, Francoise Le Bail, ha dichiarato che in Europa occorre far fronte al fenomeno dell’immigrazione con “una risposta comune, anche dal punto di vista finanziario”.

 

Si aggrava il bilancio del passaggio del tifone ‘Damrey’: sono almeno 50 le persone morte in Vietnam e 7 in Thailandia. Le vittime sono state travolte dalle inondazioni provocate dalle piogge torrenziali. La situazione più difficile è quella della provincia montuosa di Yen Bai, 200 km a nord-ovest di Hanoi, dove le inondazioni hanno ucciso 44 persone.

 

Il museo della libertà a Ground Zero non si farà: lo ha annunciato ieri il governatore dello Stato di New York, George Pataki. Il governatore ha spiegato che ci sono troppe opposizioni e troppe controversie. La priorità – ha spiegato - resta la costruzione di un memoriale, per ricordare le quasi tremila vittime degli attacchi contro le Torri Gemelle, l’11 settembre del 2001.

 

 

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