RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
272 - Testo della trasmissione di giovedì 29 settembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Pontefice riceve il quarto gruppo
di vescovi messicani in visita ad Limina
Nuove disposizioni sui
riti di Beatificazione e Canonizzazione
Oggi è la "Giornata
marittima mondiale”: ce ne parla
l’arcivescovo Agostino Marchetto
Si è concluso nella serata di
ieri alla Gregoriana il Convegno
internazionale “Nostra Aetate Oggi”
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Concluse a Grottaferrata le
manifestazioni per i mille anni dell’abbazia di San Nilo
Bruciate a Kampala, in Uganda, 3 mila armi leggere
L’arcivescovo
filippino Oscar Cruz chiede un maggior impegno nella
lotta contro la corruzione
Approvato il testo di una Convenzione per contrastare il fenomeno
dei desaparecidos
Creato
in Thailandia per un sistema di allerta sul fenomeno dello Tsunami
Conferenza in Portogallo sul crimine economico
promossa dal Consiglio d’Europa
Veto dell’Austria per l’avvio dei negoziati di adesione all’Unione Europea
29 settembre 2005
BENEDETTO
XVI HA ESPRESSO
L'AUGURIO
CHE UNA VISITA IN SERBIA “POSSA
IN FUTURO REALIZZARSI”.
AD
AFFERMARLO E’ IL PORTAVOCE VATICANO, JOAQUIN NAVARRO-VALLS,
DOPO L'UDIENZA CHE
IL PAPA HA CONCESSO OGGI A
BORIS TADIC, PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI SERBIA
Benedetto XVI ha espresso l'augurio che una visita in
Serbia “possa in futuro realizzarsi”. E'
quanto ha detto il direttore della Sala Stampa Vaticana, Joaquín Navarro-Valls,
commentando in una dichiarazione l'udienza che il Papa ha concesso oggi a Boris
Tadic, presidente della Repubblica di Serbia. “Nel corso del cordiale
incontro, che è durato 25 minuti, il presidente Tadic
ha illustrato al Papa la situazione attuale
della Repubblica serba. Il colloquio - ha detto Navarro-Valls - si è
incentrato in particolare sulla necessità dell'educazione dei giovani ai valori, soprattutto
nell'ambito scolastico. Il presidente Tadic ha anche invitato
il Santo Padre a visitare
la Repubblica di Serbia. Nel ringraziarlo per questo invito,
Benedetto XVI ha espresso l'augurio che tale visita possa in futuro realizzarsi”,
ha concluso Navarro-Valls.
POVERI,
DONNE E GIOVANI AL CENTRO DEL DISCORSO DI
BENEDETTO XVI
AI
VESCOVI DELLE PROVINCE MESSICANE DI ACAPULCO, ANTEQUERA E YUCATAN,
IN VISITA AD LIMINA. LA RACCOMANDAZIONE AI
PASTORI: NON BASTA ALLEVIARE LE NECESSITA’ PIÙ GRAVI, OCCORRE ANDARE ALLE
RADICI DI POVERTA’ E EMARGINAZIONE
I pastori della Chiesa in Messico devono prestare una
speciale attenzione ai gruppi sociali meno protetti e ai poveri: è la
raccomandazione di Benedetto XVI ai vescovi delle province messicane di Acapulco, Antequera e Yucatan,
in visita ad Limina. Il servizio di Fausta Speranza:
**********
In Messico le persone in difficoltà – ricorda
il Papa – rappresentano una grande fetta della popolazione nazionale, “vittime
di strutture insufficienti e inaccettabili”. Il Papa ricorda che la funzione
episcopale consiste nel “trasmettere il Vangelo di Cristo con i suoi valori
morali e religiosi, considerando le diverse realtà ed esigenze della società
contemporanea che – aggiunge – i pastori devono ben conoscere”. Sottolinea che è
“importante fare un grande sforzo per spiegare adeguatamente i motivi delle
posizioni della Chiesa sottolineando che non si tratta di imporre ai non
credenti una prospettiva di fede ma di interpretare e difendere i valori
radicati nella natura dell’essere umano”. E, detto tutto ciò, il Papa sottolinea che allo stesso tempo, i pastori della Chiesa in
Messico, proprio in base al Vangelo, devono dare risposta adeguata alle
necessità promuovendo solidarietà e pace che possono rendere possibile la
giustizia.
La Chiesa – ribadisce – si
impegna a collaborare efficacemente per sradicare qualunque forma di
emarginazione, orientando i cristiani a praticare la giustizia e l’amore. E Benedetto
XVI sostiene che “non basta alleviare le necessità più gravi, ma occorre andare
alle radici, intervenendo
sulle strutture sociali, politiche e economiche perché assumano una
configurazione più equa e solidale”. Così – spiega il Papa –
la carità sarà a servizio della cultura, della politica, dell’economia e
della famiglia, comportando un autentico sviluppo dell’uomo e della comunità. E
Benedetto XVI cala in particolare questi principi di ordine
generale nel modo di essere peculiare del popolo messicano, quando ricorda che
si caratterizza per la sua ricchezza di cultura, storia, tradizioni e
religiosità e per la sua allegria e profondo senso della festa. E, dunque, il Papa afferma che “spetta ai pastori orientare
questa particolarità, così come spetta ai fedeli messicani avere una fede
solida e matura, capace di modellare una condotta di vita coerente con quello
che si professa con allegria”.
E ancora, l’attenzione del Papa si sofferma in particolare prima sulle donne e poi sui giovani. Ricorda
che in Messico il genio femminile si manifesta assicurando una fine
sensibilità per l’essere umano nella famiglia, nelle comunità ecclesiali,
nell’assistenza sociale, ma si ha poi il paradosso di un’esaltazione teorica
che si accompagna poi con un disprezzo concreto e una discriminazione della
donna stessa. Richiamando il rispetto e la delicatezza con cui Gesù ha trattato le donne, il Papa auspica che siano “trattate
con pari dignità in tutti gli ambienti e che siano protette nell’insostituibile
missione di madri e nell’educazione dei figli”. Parlando dei giovani, spiega
che in molti esiste il falso concetto che impegnarsi per qualcosa e prendere
decisioni definitive significhi perdere la libertà. Alle nuove generazioni il
Papa ricorda che “l’uomo diventa libero quando si
impegna incondizionatamente per la verità e il bene”.
Sottolineando l’importanza sempre e per tutti
di camminare in uno spirito di comunione, il pensiero di Benedetto XVI va al
Congresso Eucaristico Internazionale di Guadalajara
tenutosi di recente in terra messicana.
**********
IL
PAPA, IN UN MESSAGGIO, RINGRAZIA I RELIGIOSI
PER LA LORO TESTIMONIANZA DI SANTITA’,
OFFERTA
SPESSO NEL SILENZIO E TALVOLTA A PREZZO DELLA VITA
La Chiesa è riconoscente per la testimonianza di santità
offerta nel mondo da tanti religiosi che fanno del bene a tutti spesso nel
silenzio e talvolta pagando con la vita la loro fedeltà a Cristo. E’ quanto ha
detto il Papa nel Messaggio inviato alla Plenaria della Congregazione per gli
Istituti di vita consacrata e le Società di vita
apostolica che si è svolta nei giorni scorsi nel 40° anniversario della
promulgazione del Decreto conciliare Perfectae caritatis sul rinnovamento della vita religiosa. Ce ne
parla Sergio Centofanti:
**********
“Sono accanto ai giovani e alle loro famiglie, ai poveri,
agli anziani, agli ammalati, alle persone sole. Non c'è ambito umano ed
ecclesiale dove” i religiosi e le religiose “non siano
presenti in modo spesso silenzioso, ma sempre fattivo e creativo, quasi una
continuazione della presenza di Gesù che passò facendo del bene a tutti”. Il
Papa esprime la riconoscenza della Chiesa “per la testimonianza di fedeltà e di
santità data da tanti membri degli Istituti di vita consacrata … per la loro vita spesa a servizio del Popolo di Dio”.
“Oggi, nei monasteri e nei centri di spiritualità – ha
detto Benedetto XVI - monaci,
religiosi e persone consacrate offrono ai fedeli oasi di contemplazione e
scuole di preghiera, di educazione alla fede e di accompagnamento spirituale.
Soprattutto, però, essi continuano la grande opera di
evangelizzazione e di testimonianza in tutti i continenti, fino agli avamposti
della fede, con generosità e spesso con sacrificio della vita fino al martirio.
Molti di loro si dedicano interamente alla catechesi, all'educazione,
all'insegnamento, alla promozione della cultura, al
ministero della comunicazione”.
“Non mancano
certamente prove e difficoltà nella vita consacrata di oggi
– ha aggiunto il Pontefice - così come negli altri settori della vita della
Chiesa. “Il grande tesoro del dono di Dio” infatti –
“è custodito in fragili vasi di creta e il mistero del male insidia anche coloro
che dedicano a Dio tutta la loro vita”. Ma il Papa
invita a non indulgere mai “al pessimismo e alla stanchezza” e a non cedere
“alla tentazione del ripiegamento su se stessi”, adagiandosi sul già fatto. “Il
fuoco dell'amore, che lo Spirito infonde nei cuori, spinge” invece “a interrogarsi
costantemente sui bisogni dell'umanità e su come rispondervi, sapendo bene che
solo chi riconosce e vive il primato di Dio può realmente rispondere ai veri
bisogni dell’uomo, immagine di Dio”.
Benedetto XVI tocca poi alcune tematiche
al centro della plenaria: quella dell'esercizio dell'autorità e dell’osservanza
della regola: la vera obbedienza - ha detto - non è mai “contraria alla libertà
dei figli di Dio” ma anzi li rende conformi a “Cristo obbediente al Padre”. E
ancora il tema del discernimento e dell'approvazione di nuove forme di vita
consacrata e il tema del rilancio nel nuovo millennio dell’esperienza
monastica, “di cui
Benedetto XVI, raccogliendo quindi un’indicazione dei
padri conciliari, ribadisce che la persona consacrata
deve impegnarsi a “coltivare una sincera vita di comunione, non soltanto
all'interno delle singole fraternità, ma con tutta
***********
DOMANI
IL PAPA IN VISITA ALL’OSPEDALE PEDIATRICO “BAMBINO GESU’” DI ROMA
-
Intervista con Massimo Spina -
Dopo Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, anche
Benedetto XVI visiterà l’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma. Domani
mattina, intorno alle 11, il Santo Padre vedrà il Dipartimento Emergenze e
Accettazione, i reparti di Neurotraumatologia e
Cardiologia, la Cappella e il Castello dei Giochi, la Ludoteca che offre ai
piccoli degenti uno spazio ricreativo. Nell’aula delle Conferenze il Papa terrà
poi un discorso. Ma come si sta preparando l’Ospedale
“Bambino Gesù” alla visita del Pontefice? Tiziana Campisi
lo ha chiesto al direttore amministrativo Massimo Spina.
**********
R. –
Dal momento in cui abbiamo appreso la notizia della visita del Santo Padre c’è stato da subito un clima di grande gioia e di
grande attesa, sia nel personale dell’ospedale tutto, ma soprattutto nei nostri
bambini e nelle famiglie dei bambini. Noi abbiamo un gruppo di persone che si
occupano di dare sollievo ai bambini attraverso una ludoteca e abbiamo visto
tra i bambini un fiorire di disegni e di piccole opere in loro, dedicate al
Santo Padre.
D. – L’Ospedale Bambino Gesù è definito l’ospedale del Papa. Qual è il rapporto che sussiste tra
l’ospedale e il Santo Padre?
R. – L’Ospedale “Bambino Gesù” è considerato l’ospedale
del Santo Padre, perché è di fatto un ospedale di
diretta emanazione e di proprietà della Santa Sede. Ma al di
là di questo, anche per la sua collocazione fisica, noi abbiamo il
privilegio di poter ammirare la cupola di San Pietro dalle stanze dei nostri
reparti di degenza, c’è sempre stato tra l’ospedale e il Santo Padre, e in
genere la Santa Sede, un rapporto speciale, un rapporto di grande vicinanza. Il
Santo Padre ha sempre inteso anche avere un riguardo particolare nei confronti
dell’ospedale e spesso anche con donazioni, sempre per favorire il miglioramento
delle strutture e soprattutto per favorire le molte iniziative caritative che
l’ospedale svolge all’estero, in collaborazione con le nunziature apostoliche o
con le missioni cattoliche.
D. – Che ricordi conserva
l’ospedale delle precedenti visite dei Pontefici?
R. – L’ultima visita che si è verificata in ospedale è
stata ovviamente la visita di Sua Santità Giovanni Paolo II e di quella visita
è ancora vivo il ricordo negli occhi dei nostri colleghi che hanno potuto avere
questo privilegio, perché ricordano perfettamente il cammino che ha fatto Papa
Giovanni Paolo II nel nostro ospedale, quali reparti ha
visitato. Soprattutto devo dire che il ricordo è una
testimonianza che abbiamo relativamente alla vicinanza e all’attenzione
particolare che ogni Pontefice - e in questo anche il Santo Padre Benedetto XVI
ce lo vuole confermare - che ogni Pontefice ha nei confronti del nostro ospedale.
D. – L’ospedale si impegna
particolarmente ad operare secondo i principi e l’etica cattolica. In che modo,
concretamente, fate questo?
R. – L’ospedale testimonia quotidianamente nelle sue
attività di assistenza sanitaria quelli che sono i
propri principi, seguendo in particolare il magistero della Chiesa.
**********
“I MEDIA: RETE DI COMUNICAZIONE E COOPERAZIONE”:
TEMA
SCELTO DA BENEDETTO XVI PER LA 40.MA GIORNATA MONDIALE
DELLE
COMUNICAZIONI SOCIALI 2006 CHE SARÀ CELEBRATA IL 28 MAGGIO PROSSIMO
“I media: rete di comunicazione e
cooperazione”, questo il tema scelto da Benedetto XVI per la 40.ma Giornata mondiale delle
Comunicazioni Sociali 2006 che sarà celebrata il 28 maggio prossimo.
L’argomento scelto dal Papa - spiega l’arcivescovo Jonh
P. Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle
comunicazioni sociali - “indica il suo apprezzamento per la capacità dei mass media non solo di far conoscere le informazioni necessarie,
ma anche di promuovere una fruttuosa cooperazione”. La Giornata delle
comunicazioni sociali, che nella maggior parte dei Paesi è fissata la domenica
prima di Pentecoste, è l’unica delle celebrazioni mondiali stabilita dal
Concilio Vaticano II. Il tema viene comunicato di
consuetudine il 29 settembre, festa degli arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele.
LA CANONIZZAZIONE SARÀ
PRESIEDUTA DAL SOMMO PONTEFICE,
MENTRE LA
BEATIFICAZIONE SARÀ CELEBRATA
DA UN
RAPPRESENTANTE DEL SANTO PADRE:
E’ LA
SINTESI DEL PRIMO PUNTO DELLE NUOVE DISPOSIZIONI
SUI
RITI DI BEATIFICAZIONE E CANONIZZAZIONE
RESE
NOTE DALLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI
Nuove disposizioni sui riti di Beatificazione e
Canonizzazione vengono rese pubbliche dalla
Congregazione delle Cause dei Santi,
attese le conclusioni dello studio delle ragioni teologiche e delle
esigenze pastorali approvate da Benedetto XVI. Innanzitutto
si chiarisce che la Canonizzazione, che attribuisce al Beato il
culto per tutta
"I
TRASPORTI MARITTIMI INTERNAZIONALI - VETTORE DEL
COMMERCIO MONDIALE"
E’ IL TEMA DELL’ODIERNA "GIORNATA
MARITTIMA MONDIALE”
-
Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto -
Oggi è la "Giornata Marittima Mondiale”. Per capire
il significato di una giornata dedicata alla realtà del mare e le relative
problematiche, Giovanni Peduto ha intervistato l'arcivescovo Agostino
Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, di cui
l'Apostolato del Mare è un settore:
**********
R. - Ogni anno l'OMI (Organizzazione Marittima
Internazionale) incoraggia le nazioni e le comunità marittime a celebrare, di
solito durante l'ultima settimana di settembre, una Giornata dedicata alla
considerazione dei problemi e delle realizzazioni
marittimi. Essa intende così aiutare varie istanze a
focalizzare meglio la loro attenzione, per esempio, sull'importanza del
trasporto marittimo e della sicurezza in mare, sul rispetto dell'ambiente e
sugli stessi marittimi. Il tema scelto quest'anno, "I Trasporti Marittimi
Internazionali - Vettore del Commercio Mondiale", vorrebbe far conoscere
l'importante contributo del settore marittimo e della pesca al commercio
internazionale e all'economia mondiale.
D. – Ci dice qualcosa della realtà concreta?
R. - Ancora oggi oltre il 90 per
cento del commercio internazionale avviene via mare. In quest'attività sono
coinvolte, infatti, oltre 90.000 navi (di diversa stazza) e 1.250.000
marittimi. In contesto di globalizzazione
forse questa è da considerare l'industria maggiormente globalizzata
e internazionale. In ambiente economico, sempre più liberale e basato sul
profitto, l'industria è portata, dunque, a economizzare
a tutti i livelli, compreso quello umano. Orbene, farla funzionare richiede grande professionalità, coraggio e sacrifici da parte dei
marittimi, che ritengono, però, che il loro contributo all'economia mondiale
non sia sufficientemente riconosciuto, né adeguatamente retribuito. La Giornata
intende considerare questa lacuna, riconoscendo cioè
il grande contributo dei marittimi al nostro benessere e, in qualche modo, ringraziarli.
D. - Quali speranze vi sono di un miglior procedere?
R. -
Fa ben sperare il fatto che, da qualche anno ormai, l'industria
marittima, incoraggiata dalle Agenzie internazionali (OMI, ILO, ecc.) e dalle
associazioni ecclesiali (penso all'Apostolato del Mare e all'ICMA ecumenico),
è sempre più cosciente che per preservare i diritti umani e creare migliori
condizioni di lavoro, ogni decisione o legislazione deve considerare come
prioritario l'elemento umano. A questo riguardo, purtroppo, abbiamo anche
notato, di recente, un aumento dei casi di criminalizzazione dei marittimi in
seguito a incidenti in mare. Pur nel rispetto che si
deve alle legislazioni dei singoli Paesi, si chiede però che sia riservato ai
marittimi un trattamento giusto e umano. Sosteniamo dunque l'iniziativa
dell'ILO di consolidare 60 Convenzioni marittime già esistenti, in un unico
strumento. Tale progetto sarà di nuovo discusso durante la Conferenza
Internazionale dell'ILO a Ginevra nel febbraio 2006, e speriamo con risultati
questa volta positivi.
D. - E qual è il contributo della
Chiesa?
R. - L'Apostolato del Mare, Organizzazione "ad hoc", attraverso la sua rete internazionale, è
presente praticamente in tutti i maggiori porti del mondo, con un cappellano, o
un centro di accoglienza, oppure con volontari laici. L'impegno pastorale si
realizza soprattutto a livello di base e consiste nei contatti personali, nella
celebrazione e amministrazione dei sacramenti, nelle visite a bordo delle navi,
nella presenza nei porti, sulle piattaforme petrolifere, ecc. Ricordo, comunque,
che il Settore si occupa pure dei pescatori, dei passeggeri e degli equipaggi
delle navi da crociera e di quanti praticano il piccolo cabotaggio. Si cerca
poi, per il legame tra evangelizzazione e promozione umana, di influire, anche
grazie all'opera dei Rappresentanti Pontifici presso le agenzie delle Nazioni Unite
e in collaborazione con le altre Organizzazioni cristiane, sulla legislazione
internazionale per far avanzare la causa dei più deboli.
**********
SI È CONCLUSO
NELLA SERATA DI IERI
ALLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ GREGORIANA
IL CONVEGNO INTERNAZIONALE “NOSTRA AETATE OGGI”,
INIZIATO DOMENICA SCORSA, PER CELEBRARE I
QUARANTA ANNI
DALLA DICHIARAZIONE CONCILIARE NOSTRA AETATE
**********
I numerosi esperti, teologi, e
rappresentanti delle varie religioni sono unanimi nel considerare la
Dichiarazione conciliare Nostra Aetate una
pietra miliare nel cammino verso il dialogo, un dialogo
che ha ancora bisogno di persone che lavorino sodo, con passione e sacrificio,
come ha fatto Giovanni Paolo II e continua a fare il Papa Benedetto XVI. Le sfide
odierne sono ancora tante ma due le principali: la prima è trovare
un’impostazione teologica che veramente possa essere base di conoscenza
reciproca; la seconda è quella di iniziare una prassi di dialogo, che non
abbia, per nessuna delle religioni, lo scopo di convertire l’altro, ma di
creare legami di solidarietà. La cultura e la conoscenza giocano un ruolo
importante per un dialogo veramente proficuo, specie in quelle situazioni di
convivenza pacifica che già a livello di base si vive in varie parti del mondo.
Le varie relazioni che si sono
avvicendate nei giorni scorsi hanno in qualche modo
suggerito l’idea portante del cammino da percorrere, che continua ancora ad
essere “rispetto” a cui si aggiunge un altro imperativo, “non aver paura della
diversità”, anzi essere pronti ad accogliere fino all’amare, insomma
come a voler dire che nell’amare non c’è paura, che è, invece, conseguenza
dell’ignoranza. Il dialogo interreligioso chiede una vera formazione
e preparazione all’incontro dell’altro, per conoscerlo, accettarlo, rispettarlo
e amarlo come fratello e compagno nella vita davanti a Dio e davanti alle
numerose sfide per la pace e per il bene che l’umanità intera, nessuno escluso,
deve affrontare in questo Terzo Millennio.
Marco
Cardinali, Radio Vaticana.
**********
=======ooo========
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il
titolo "Nel Vangelo la risposta adatta per attuare realmente la giustizia":
il discorso del Santo Padre ai presuli della Conferenza episcopale del Messico
in visita "ad Limina".
Sempre in prima un articolo di Giampaolo Mattei dal
titolo "Benedetto XVI tra i piccoli che vivono l'esperienza del
dolore": venerdì 30 la visita del Papa all'Ospedale pediatrico
"Bambino Gesù".
Servizio vaticano - Il
messaggio del Santo Padre alla Plenaria della Congregazione per gli Istituti di
vita consacrata e le Società di vita apostolica nel 40.mo del Decreto conciliare “Perfectae caritatis”.
Servizio estero - Medio
Oriente: il presidente palestinese, Abu Mazen, chiede sostegno internazionale per fermare la
spirale delle violenze.
Servizio culturale - Un
articolo di Franco Patruno sulla Pop Art in Italia:
legami e differenze con il movimento sviluppatosi negli Stati Uniti negli anni '60.
Servizio italiano - In
rilievo il tema della finanziaria.
=======ooo========
29
settembre 2004
SI
APRE OGGI A ROMA LA PLENARIA DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI
D’EUROPA: AL CENTRO DELL’INCONTRO IL TEMA
DELL’IDENTITA’
DEL
CONTINENTE EUROPEO E IL SUO RUOLO NEL MONDO
- Intervista con mons. Aldo Giordano -
Si apre oggi a Roma l’Assemblea
plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa al quale prendono
parte i presidenti di 34 Episcopati del continente. I presuli si soffermeranno
sul tema del Concilio Vaticano II e l’Europa a 40 anni dalla conclusione dell’assise, ma affronteranno anche altri temi d’attualità
legati alla vita, alla famiglia, alle migrazioni, alla scuola e ai mass media.
Durante la plenaria, che si concluderà il 2 ottobre,
si parlerà anche del processo di unificazione europea dopo la mancata approvazione
del Trattato costituzionale da parte di Francia e Paesi Bassi. Da più parti si registra un clima d’incertezza e alcuni osservatori
tornano a parlare più di un’Europa economica che politica. A questo proposito
Luca Collodi ha intervistato il segretario generale
del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, mons. Aldo Giordano:
**********
R. –
Anche noi registriamo un momento di incertezza, un
momento di debolezza del cammino europeo. Possiamo condividere
il fatto che l’economia è alla base di una casa, di una famiglia, di una
città e quindi anche di un’Unione Europea. D’altra parte, però, non rinunceremo
mai a dire che occorre una visione politica, perché ci
sono dei temi e delle domande in Europa che solo a livello politico possono
essere considerati e che non trovano una soluzione a livello meramente
economico. Facciamo un esempio, il problema del senso della vita che sembra un
problema non strettamente politico, ma che sappiamo però
dalle statistiche che in Europa ogni anno muoiono 50 mila europei per suicidio:
quindi in Europa c’è una domanda forte su questi aspetti esistenziali di fondo,
che diventano poi questioni politiche. Noi non possiamo rinunciare a far sì che
l’Europa sia anche uno spazio di senso, uno spazio di
vita, uno spazio di solidarietà e uno spazio dove – ripeto – l’Europa si domanda
quale sia la sua responsabilità per il mondo. Questo dà senso
ad una vita, dà senso ad una costruzione.
D. – Mons.
Giordano, nella vostra assemblea plenaria parlerete di temi molto pratici: del
referendum italiano sulla fecondazione assistita, il dibattito sulla famiglia
in Spagna e quello in Europa sull’eutanasia. Cosa vi
preoccupa di più?
R. – Diciamo
che sono problemi molto legati fra di loro. Noi vogliamo cercare cosa è
successo in Italia, cosa succede in Spagna, cosa
succede in altre nazioni riguardo all’Eutanasia e questo per capire qual è il
ruolo della Chiesa nei vari Paesi. Noi ne parliamo anche per imparare gli uni
dagli altri. Tutti si domandano, ad esempio, cosa stia succedendo in Spagna
rispetto ai rapporti tra Chiesa e Stato, rispetto al governo di Zapatero; tutti
si domandano come la dimensione europea influisce sulla Spagna e come la Spagna
influisce sulla dimensione europea. Certamente il tema della vita è un tema che preoccupa molto le Chiese, perché proprio su questo
si decide il futuro dell’umanità, si decide il futuro dell’uomo stesso. Siamo
in un’epoca in cui noi possiamo, in qualche maniera, intervenire sulla
creazione dell’uomo e quindi a questo riguardo dobbiamo essere di una serietà estrema
e dobbiamo avere una luce estrema. Per questo vogliamo
trattare, insieme, questi temi.
D. – La strada che voi indicate,
mons. Giordano, è quella dell’evangelizzazione e
quindi ritorna il tema della religione da vivere o come fatto privato o come
fatto pubblico…
R. – Sì. Noi crediamo che nel
cristianesimo ci sia un luce veramente importante a
cui noi non possiamo rinunciare e ci dispiacerebbe se l’Europa vi rinunciasse.
L’Europa vive un momento in cui si accorge che non è sufficiente la luce dei
lumi, la luce dell’illuminismo, la luce di una certa
cultura. Siamo impegnati in una nuova ricerca e si vede specialmente che i
giovani europei stanno ricercando qualcosa di nuovo. Noi siamo convinti che nel
cristianesimo ci sia il dono di una luce che ci guida e per questo noi vorremmo
che l’Europa fosse uno spazio anche per questo dono.
D. – Il tema delle radici
cristiane resta sul tavolo o per il momento si può accantonare?
R. – Rispetto alla presenza
della parola “radici cristiane” nel trattato, in questo momento non vedo la
possibilità di discuterne. Però il dibattito sulle radici cristiane è molto
importante e quindi ciò che ci dice quel dibattito lo vogliamo portare avanti:
da una parte, a casa nostra, ci fa domandare cosa si intende
oggi in Europa per cristianesimo, cosa c’è dietro la parola Dio, cosa c’è
dietro la religione; dall’altra parte, siccome in Europa sentiamo che c’è una
nuova ricerca, una nuova attesa, noi vorremmo domandarci come Chiese come
rispondere. La preoccupazione, quindi, è che in Europa i cristiani ci siano e
che i cristiani siano competenti e siano una realtà.
Se i cristiani ci sono, certamente daranno un grande
contributo per l’Europa.
**********
OGGI L’ALGERIA AL VOTO PER IL REFERENDUM DELLA
PACE,
NEL TENTATIVO DI ARCHIVIARE IL DRAMMA DELLA
RECENTE GUERRA CIVILE
- Intervista con Antonella Tarquini
e con mons. Henri Teissier
-
L’Algeria tenta di voltare pagina sulla
drammatica guerra civile, tra esercito e guerriglia islamica, che negli anni
’90 provocò circa 200 mila morti e 15 mila scomparsi.
Questo è l’obiettivo del referendum sulla “Carta della pace” per il quale da
stamani alle ore 8.00 stanno votando gli algerini. Circa 18 milioni e 300 mila
sono gli elettori, di cui più di 900 mila all'estero. La legge prevede
un’estesa amnistia per i crimini commessi durante il conflitto. Sui contenuti sentiamo Luciano Ardesi:
**********
La riconciliazione nazionale
mette fine ad ogni azione giudiziaria nei confronti di chi abbandona il
terrorismo, anche nei casi più gravi, come i massacri di massa e gli stupri vi
saranno consistenti sconti di pena. Gli ex terroristi e le loro famiglie
saranno aiutati a reinserirsi e lo Stato, senza assumersi la responsabilità
diretta di alcune migliaia di scomparsi, si farà
carico delle loro famiglie. Ma ai responsabili della
campagna di terrore che in nome dell’Islam ha insanguinato il Paese negli anni
Novanta, sarà invece proibito il ritorno alla vita politica. L’esito del
referendum appare scontato. L’unico dato significativo
sarà l’afflusso alle urne, perché i partiti d’opposizione ed alcune
associazioni per i diritti umani hanno fatto campagna per il boicottaggio. Se
il terrorismo appare sconfitto politicamente, nessuno si illude
però che lo stillicidio delle azioni terroristiche possa cessare da un giorno
all’altro.
Luciano Ardesi, per la Radio
Vaticana.
**********
Ma come
l’Algeria sta vivendo questa giornata che potrebbe significare una reale svolta
di pace nella storia del Paese? Giancarlo La Vella lo
ha chiesto ad Antonella Tarquini, responsabile della
sede Ansa di Algeri:
**********
R. – Ovviamente la parola pace
fa da collante dopo tanti anni di terrorismo. Tutti desiderano
la pace, desiderano iniziare una vita di sviluppo, anche economico. Quindi sicuramente tutto questo porterà, forse più del
solito, la gente a votare. D’altra parte c’è poi tutta l’opposizione che protesta,
perché questa Carta è stata adottata praticamente
dall’alto, senza nessun tipo di dibattito pubblico, senza nessun tipo di contraddittorio
e con una campagna che è durata pochissimo – è durata infatti solo un mese e
mezzo – dove anche i media non hanno dato alcuno spazio direi all’opposizione.
D. – Sono molti gli osservatori
che hanno qualche perplessità sul fatto che si possa definitivamente
dimenticare il passato. Secondo te sarà una effettiva
svolta a questo punto, questa legge?
R. – Intanto le leggi verranno fatte successivamente, nel senso che questa Carta
dà semplicemente mandato al presidente Buteflika di
prendere tutti i provvedimenti necessari per bloccare il terrorismo. Con questa
legge, che concede il perdono a chi è uscito e ripresa la retta via, Buteflika spera di far deporre le armi a quel migliaio,
forse di più, di integralisti che sono ancora attivi.
Bisogna vedere ora cosa succederà. In pochi, in fondo, credono che poi
deporranno le armi visto che hanno addirittura intensificato le loro attività,
minacciando anche attentati contro la Francia. Questo
sembra abbastanza improbabile. C’è tutta una parte della popolazione, soprattutto
le famiglie degli scomparsi, le famiglie delle vittime del terrorismo che non
accettano l’idea di dover fare una riconciliazione nazionale, l’idea di
perdonare senza che, in effetti, venga fatta verità e
giustizia, che si sia fatta luce su chi ha ucciso, di chi è responsabile di
queste migliaia di persone scomparse, oltre 6 mila – o arrestate, per
ammissione dello stesso governo, da elementi delle forze dell’ordine.
*********
I vescovi algerini hanno
manifestato alcune riserve in merito al referendum proposto dal presidente Bouteflika, invitando a riflettere sul significato della
riconciliazione e del perdono. Ascoltiamo, al riguardo, mons. Henri Teissier, arcivescovo di Algeri, intervistato dalla sezione francese della nostra
emittente:
*******
ON
ESSAIE DE FAIRE REFLECHIR ...
*******
Abbiamo cercato di far
riflettere sul significato del perdono. Bisogna, infatti, distinguere
tra la posizione dello Stato, che auspica la riconciliazione, e l’atteggiamento
della gente. In particolare abbiamo sottolineato il
fatto che il perdono è un atto personale ed esigente, che richiede del tempo, e
presuppone, per essere pienamente efficace, che gli aggressori riconoscano i
propri errori ed accettino il perdono. Quindi è qualcosa che va oltre ciò che la legge può proporre. Nessuno può imporre il perdono ed il perdono, a sua volta, non può
sostituirsi alla giustizia. Tuttavia, siamo consapevoli che il passo fatto
dallo Stato, proponendo questo voto sulla
riconciliazione, cerca di far nascere nuova speranza in una popolazione che ha
sofferto tanti anni di violenze e che vuol uscire dall’insicurezza.
“SIETE LA BOCCA DEL PAPA!”: COSÌ L’ARCIVESCOVO
LAJOLO ALLA RADIO VATICANA,
NEL
GIORNO DELLA FESTA DI SAN GABRIELE ARCANGELO, PATRONO DELL’EMITTENTE
- Con
noi, l’arcivescovo Giovanni Lajolo -
Che la Radio del Papa diffonda sempre il messaggio di
grazia, di pace e di salvezza che l’Arcangelo Gabriele ha posto nel cuore di
Maria, madre di Cristo: è quanto ha detto l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, che
stamattina, nella festa di San Gabriele Arcangelo, patrono della Radio
Vaticana, ha presieduto la Santa Messa nella Cappella dell’Annunciazione
dell’emittente pontificia. Il servizio di Roberta Moretti:
**********
L’omelia
dell’arcivescovo Lajolo, nella solennità dei Santi
Arcangeli, è dedicata alla figura di Gabriele, dichiarato da Pio XII patrono di
tutti gli addetti alle telecomunicazioni. E’ lui che, “annunciatore di grazia”,
“pone per primo nel cuore e sulle labbra di Maria il nome benedetto di Gesu”, e ne “annuncia la missione
di pace”. “Ben a ragione – spiega il presule - è il grande
protettore della Radio Vaticana”:
“Come
Radio del Papa essa ha infatti quale suo scopo
principale quello di diffondere ovunque quel prezioso messaggio di grazia e di
pace, che Gabriele depose nel cuore purissimo di Maria, perché, da lei accolto,
potesse poi giungere a noi ed essere trasmesso ad ogni creatura”.
E’
necessario, allora, stabilire una particolare unione con i Santi Angeli, anche
“perché – sottolinea il segretario per i Rapporti con
gli Stati – il loro canto di adorazione è posto al centro della celebrazione
del Sacrificio Eucaristico”, “in cui si rende sacramentalmente presente il
mistero della morte e risurrezione di Gesù”:
“Sì,
perché lì è il termine del mistero dell’Incarnazione, iniziato con la risposta
di Maria all’Arcangelo Gabriele: ‘Eccomi, sono la
serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto’”.
“La
risposta di Maria – conclude il presule – sia anche la
nostra”. Nel momento conviviale, poi, seguito alla liturgia, i direttori delle
diverse sezioni della Radio Vaticana hanno provveduto, come di consueto, a insignire dipendenti e programmi distintisi per la qualità
del loro lavoro. Un appuntamento festoso, durante il quale l’arcivescovo Lajolo, facendo ricorso a
un’immagine, ha definito l’emittente come “la bocca del Papa”. A ricevere
quest’anno le onorificenze pontificie, l’ing. Costantino
Pacifici, Antonino Guerrisi, Nicoletta Marini,
Elide Valeri e Antonio Pinheiro.
Ricordiamo inoltre la menzione di merito al Programma bielorusso,
per il significativo “contributo ecumenico”, e al
Radio giornale in lingua italiana delle ore 14:00, con il Bollettino scritto
corrispondente, “via maestra” per un aggiornamento tempestivo sull’attività del
Santo Padre e su altri principali eventi ecclesiali e internazionali.
**********
=======ooo=======
29 settembre 2005
GROTTAFERRATA: = Con il
Convegno internazionale "Il monachesimo ortodosso in Finlandia e nei Paesi
Baltici" e la mostra "I tesori dell'abbazia greca di Grottaferrata", si sono concluse
le manifestazioni per i mille anni dell’Abbazia di San Nilo. A suggellare
l’evento lunedì sera si è celebrata nella Cattedrale una solenne liturgia presieduta
dal metropolita di Benevento, Serafino Sprovieri. Al
Convegno hanno preso parte vescovi, archimandriti, sacerdoti, monaci e
superiori di Istituti e Congregazioni, di diversi
Paesi, anche dell'Europa dell'Est e dell'area balcanica
e greca, concentrando l'attenzione sulla presenza ortodossa in rapporto a
quella luterana, che è nettamente maggioritaria nei Paesi Baltici, e a quella
cattolica, numericamente piccola.
Interesse ha suscitato naturalmente la situazione della Finlandia,
oggetto di studio particolare nel Convegno. Bene l'ha descritta l’archimandrita
ortodosso Serghei, abate del monastero finlandese di
Nuova Valamo.
"La Chiesa ortodossa in Finlandia – ha
sintetizzato l’abate - ha vissuto diverse vicende, anche di dolore,
dispersione e persecuzione, negli ultimi secoli, a seguito delle contese territoriali
e politiche dovute ai due stati vicini di Svezia e Russia. Tali vicende- ha aggiunto - hanno
segnato ma non piegato le comunità ortodosse finlandesi, anzi hanno favorito contatti fruttuosi con i
fedeli luterani e cattolici. La comunità ortodossa finlandese si è
particolarmente ricostituita negli anni più recenti, a seguito degli eventi
dopo la caduta del Muro. Migliaia di immigrati sono
infatti tornati in Finlandia dalla Russia e da altri Paesi dell'area dopo
decenni di dispersione. Nel panorama culturale e spirituale di un Paese come la
Finlandia – ha concluso l’archimandrita Serghei - i fedeli ortodossi possono quindi giocare un
ruolo significativo e stimolante, al pari della comunità cattolica, anche minoritaria
ma molto viva".
(A.M. - R.G.)
AL
ROGO, A KAMPALA, IN UGANDA, 3 MILA ARMI LEGGERE:
È IL PRIMO PASSO DELLA CAMPAGNA DELLE NAZIONI
UNITE PER CONTRASTARE
IL
PROLIFERARE DI ARMI ILLEGALI NEL PAESE AFRICANO
KAMPALA.
= Circa 3 mila armi leggere gettate in una pira a Kampala, in Uganda: è il
primo risultato di una campagna per il sequestro e distruzione di piccole armi
da fuoco circolanti nel Paese, finanziata dalle Nazioni Unite. Durante la
cerimonia, conclusasi con il rogo, il ministro
dell’Interno, Ruhakana Rugunda,
ha presentato il piano di azione triennale messo a punto per contrastare il
proliferare di armi illegali. In Uganda sono due le regioni dove il problema è
maggiore: nel nord, dove da 19 anni il gruppo ribelli dell’Esercito di
resistenza del signore (LRA) conduce una sanguinosa
guerriglia ai danni soprattutto dei civili, e nella regione della Karamoja, a nord est, dove sono frequenti gli scontri
armati tra gruppi di pastori nomadi per il controllo dei pozzi d’acqua e i
furti di bestiame. Secondo fonti ufficiali, sarebbero
50 mila le armi illegali circolanti in Karamoja e
altrettante, quelle diffuse nel resto del Paese. (R.M.)
FILIPPINE:
L’ARCIVESCOVO OSCAR CRUZ CHIEDE UN MAGGIOR IMPEGNO
NELLA
LOTTA CONTRO LA CORRUZIONE ED IL GIOCO D’AZZARDO,
TRA I
MALI PEGGIORI CHE AVVILISCONO
IL
PAESE ASIATICO ED AGGRAVANO LA POVERTA’
MANILA. = La corruzione nelle Filippine è uno dei mali
peggiori che colpisce il Paese, ostacolandone lo
sviluppo, la crescita economica e impedendo così la lotta contro la povertà. Da tempo mons. Oscar Cruz, arcivescovo di
Lingayen – Dagupan, lotta
contro la corruzione, invitando il mondo politico, le associazioni, la Chiesa
cattolica e tutti i cittadini a lavorare per la crescita morale del Paese.
L’ultimo richiamo alla difesa dei valori etici arriva dopo lo scandalo che ha
coinvolto la presidente in carica Gloria Arroyo. La Arroyo è uscita indenne dalle
accuse di corruzione e di brogli elettorali. Alcuni membri della famiglia della
presidente sembrerebbero legati ad uno scandalo di scommesse
illegali e per questo motivo, l’arcivescovo teme il risorgere del gioco
d’azzardo “jueteng”, molto popolare nelle Filippine.
Secondo i dati diffusi da osservatori indipendenti, il
jueteng è diffuso nel 95 per cento del territorio
nazionale e alimenta un giro d’afffari del valore di
un miliardo di pesos all’anno. Mons. Cruz accusa i cosiddetti “signori del
jeuteng” di aver corrotto alcuni funzionari pubblici
e questo sarebbe il motivo, a suo dire, dello scarso impegno nella lotta contro
questo male sociale. Nel 2001,
anche l’ex presidente Joseph Estrada era stato coinvolto in una vicenda di corruzione e gioco
d’azzardo. (R.R)
PRONTO
IL TESTO DI UNA CONVENZIONE INTERNAZIONALE PER CONTRASTARE
IL
FENOMENO DEI ‘DESAPARECIDOS’:
IL
NUOVO DOCUMENTO SARA’ ESAMINATO
DALLA
COMMISSIONE ONU SUI DIRITI UMANI
E POI
DALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA NAZIONI UNITE
GINEVRA. = Una Convenzione internazionale per contrastare
il fenomeno dei ‘desaparecidos’, ovvero la scomparsa
di persone: il progetto è stato approvato a Ginevra da un apposito gruppo delle
Nazioni Unite. Il documento stabilisce che “nessuno sarà detenuto in segreto” e
che “la pratica generalizzata o sistematica delle scomparse forzate costituisce
un crimine contro l'umanità”. Ma per entrare in vigore il testo dovrà prima
essere approvato dalla Commissione ONU sui diritti umani, che si riunirà in
sessione annuale a Ginevra tra marzo-aprile, e quindi dall'Assemblea generale delle Nazioni
Unite. Sarà infine necessaria la ratifica di almeno 20 Paesi. La Convenzione - secondo fonti diplomatiche - non dovrebbe tuttavia incontrare grandi ostacoli
nell'iter di approvazione: nel corso del processo di elaborazione - sotto la
guida dell'ambasciatore francese a Ginevra Bernard Kessedjan, che ha presieduto il competente gruppo di lavoro
dell'ONU – i governi centrali sono stati costantemente coinvolti. I 45 articoli
della Convenzione,
di 26 pagine, sono ‘puliti’, vale a dire senza punti ancora da negoziare. La Convenzione afferma l'obbligo dei Paesi
firmatari a prevenire e punire il fenomeno dei 'desaparecidos' ed impegna gli
Stati firmatari a ricercare le persone scomparse e ad indennizzare le vittime.
E' prevista l'istituzione di un Comitato di dieci esperti per vigilare
sull'applicazione del testo. (R.G.)
GRAZIE
AD UN ACCORDO CON L’ONU, CREATO IN THAILANDIA UN FONDO DI 10 MILIONI DI DOLLARI
PER UN SISTEMA DI ALLERTA SUL FENOMENO DELLO TSUNAMI
BANGKOK. = A nove mesi dal devastante maremoto nel Sud-Est
asiatico, Thailandia e Nazioni Unite hanno firmato un
accordo per creare un Fondo regionale di 10 milioni di dollari, per gestire
sistemi d'allerta del fenomeno Tsunami. L'intesa è
stata firmata dal ministro degli Affari Esteri thailandese
Kantathi Suphamongkhon e da
Kim Hak-Su, segretario
esecutivo della Commissione economica e sociale dell'ONU per l'Asia-Pacifico. Il
maremoto del 26 dicembre 2004 si abbatté su una decina di Paesi asiatici,
provocando circa 217.000 morti (R.G.)
NELL’AMBITO
DELLE ATTIVITA’ DEL CONSIGLIO D'EUROPA,
CONFERENZA IN PORTOGALLO SUL CRIMINE
ECONOMICO:
RIUNITI,
PER TRE GIORNI FINO A DOMANI,
A CASCAIS, NEI PRESSI DI LISBONA,
200
DELEGATI GOVERNATIVI, PARLAMENTARI ED ESPERTI
STRASBURGO. = Oltre 200 personalità tra
delegati governativi, parlamentari ed
esperti provenienti da circa 50 Paesi, sono riuniti - per tre
giorni fino a domani - a Cascais, vicino Lisbona in
Portogallo, per rafforzare la lotta contro il crimine economico. La Conferenza
è promossa dalla Presidenza
portoghese del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa.
Riflettendo su casi concreti che hanno marcato la cronaca degli ultimi anni, i
partecipanti faranno un bilancio su evoluzioni e tendenze in materia di
criminalità economica, per elaborare quindi proposte concrete di azioni di contrasto. I lavori aperti ieri mattina sono
guidati da Jaime José Matos
de Gama, presidente del Parlamento portoghese. Tra
gli interventi in programma quelli ministro della Giustizia portoghese, Alberto
Costa, e del direttore generale degli Affari giuridici del
Consiglio d'Europa, Guy de Vel.
Attesa per domani una conferenza stampa conclusiva. (R.G.)
======ooo=======
29 settembre 2005
- A cura di Amedeo
Lomonaco -
La
Turchia e l’Europa sono più distanti: a Bruxelles non è stato trovato l’accordo
sul mandato negoziale per l’inizio dei negoziati tra
Unione Europea e Turchia. Le trattative per l’avvio
dei negoziati di adesione di Ankara all’Unione
Europea, previsto per il prossimo 3 ottobre, hanno incontrato infatti le
resistenze dell’Austria, che ha avanzato per la Turchia l’ipotesi di un
partenariato privilegiato e non quella di una piena adesione. Ma oltre al veto
austriaco, restano anche altri nodi da sciogliere: ieri l’europarlamento ha approvato
una risoluzione per chiedere al governo di Ankara di
riconoscere Cipro e il genocidio degli armeni. Il premier turco, Erdogan, ha però
respinto la risoluzione sostenendo che non è vincolante. Per cercare di trovare
un’intesa, la presidenza di turno britannica ha deciso che domenica prossima si
terrà una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri.
Cresce
la tensione in Medio Oriente. L’esercito israeliano è penetrato, la scorsa
notte, a Jenin e nel vicino villaggio di Burqin per compiere una nuova retata. Durante le operazioni,
i soldati israeliani hanno ucciso due militanti della Jihad
islamica ed un membro delle Brigate dei martiri di Al Aqsa. Subito dopo i raid,
quest’ultimo gruppo fondamentalista palestinese ha
annunciato di non voler più rispettare la tregua concordata con le varie
formazioni integraliste. In questo clima di tensione, il premier
israeliano Ariel Sharon ha escluso altri ritiri unilaterali dalla Cisgiordania
e ha riaffermato la volontà di realizzare la Road Map,
il piano di pace per il Medio Oriente voluto da Stati Uniti, Russia, ONU e Unione
Europea. “La Road Map
– ha detto Sharon – resta l’unico piano di pace per Israele”.
“Siamo
all’offensiva finale e abbiamo un piano per vincere”. Con queste parole il presidente
statunitense, George Bush, ha affrontato ieri la
spinosa questione irachena, subito dopo aver ricevuto un rapporto sulla
situazione militare in Iraq da parte del generale George
Casey, comandante del contingente americano nel Paese
arabo. Il nostro servizio:
**********
Il
presidente Bush, è tornato ieri ad affrontare la spinosa questione irachena non
nascondendo la propria fiducia nella vittoria.
“we have a plAin to win…”.
Le
parole di Bush sono decise: il presidente americano sottolinea
i successi militari nel nord ovest dell’Iraq, annuncia di avere un piano
vincente, assicura l’impegno americano per impedire il flusso di integralisti
dalla Siria e la volontà di mettere a punto una strategia tesa a salvare le
province dove opera Al Qaeda.
Bush ha
anche rimarcato l’importanza dell’uccisione martedì scorso, a Baghdad, del numero
due di Al Qaeda in Iraq, un terrorista responsabile di
numerosi attentati e assassinii. E proprio contro gli estremisti Bush è inflessibile.
“The
terrorists will fail. See, the Iraqis want to be free…”.
“I
terroristi – avverte - falliranno e gli iracheni saranno liberi”. Bush ha anche
spiegato che in vista dei prossimi appuntamenti elettorali in Iraq c’è da
aspettarsi una nuova ondata di violenza da parte della guerriglia. Intanto, la
cronaca fa registrare nuovi episodi di violenza: almeno 4 iracheni sono rimasti
uccisi in seguito a diverse sparatorie avvenute a Baghdad e un soldato
statunitense è stato assassinato a Ramadi.
**********
In Afghanistan, un
kamikaze ha attaccato ieri un centro di addestramento
dell’esercito a Kabul, uccidendo 12 persone. L’attacco, rivendicato dai
Talebani, è il primo dopo le elezioni politiche del 18 settembre ed il più
sanguinoso dopo la caduta del regime talebano.
Un uomo sospettato
di essere coinvolto negli attacchi del 23 luglio scorso a Sharm
el Sheikh, è stato ucciso
ieri dalla polizia egiziana nei pressi del monte Helal,
nell’area del Sinai. Lo ha reso noto ieri sera il
ministero degli Interni del Cairo. Moussa Mohamed Salem Badran, questo il
nome dell’ucciso, ha rifiutato di arrendersi alla polizia ed ha perso la vita
nello scontro a fuoco che ne è seguito. Ricordiamo che
negli attentati a Sharm persero la vita oltre 70
persone.
In
Germania è in corso una difficile trattativa per la formazione del nuovo
governo, dopo le elezioni senza vincitori di due domeniche fa. In un lungo incontro ieri a Berlino tra il
cancelliere Gerhard Schroeder
e la leader cristiano-democratica Angela Merkel, le
parti si sono mostrate moderatamente ottimiste sulla possibilità di una grande coalizione per la formazione di un esecutivo stabile.
Il Belgio ha spiccato un mandato d’arresto
internazionale nei confronti dell’ex presidente del Ciad Hissène
Habré, in esilio in Senegal, per gravi “crimini
contro l’umanità” commessi quando era alla guida del
Paese africano. Il provvedimento è stato autorizzato da una legge, detta di
“competenza universale”, che consente ad un tribunale belga di giudicare, in
seguito a denunce specifiche, casi di violazioni gravi del diritto
internazionale.
Almeno
4 persone sono morte, stamani, in territorio marocchino
mentre tentavano di entrare clandestinamente a Ceuta,
enclave spagnola in Marocco. Commentando questo drammatico episodio, il
portavoce della Commissione europea, Francoise Le Bail, ha dichiarato che in Europa occorre far fronte al fenomeno
dell’immigrazione con “una risposta comune, anche dal punto di vista finanziario”.
Si aggrava il bilancio del passaggio del tifone ‘Damrey’: sono almeno 50 le persone
morte in Vietnam e 7 in Thailandia. Le vittime sono
state travolte dalle inondazioni provocate dalle piogge torrenziali. La
situazione più difficile è quella della provincia montuosa di Yen Bai, 200 km a
nord-ovest di Hanoi, dove le inondazioni hanno ucciso
44 persone.
Il museo della libertà a Ground
Zero non si farà: lo ha annunciato ieri il governatore dello Stato di New York, George Pataki. Il governatore ha spiegato che ci sono troppe opposizioni
e troppe controversie. La priorità – ha spiegato - resta la costruzione di un memoriale, per
ricordare le quasi tremila vittime degli attacchi contro le Torri Gemelle, l’11
settembre del 2001.
======ooo=======