RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
271 - Testo della trasmissione di mercoledì 28 settembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Riapertura
del Seminario maggiore di Alokolum,
in Uganda
Aumentano gli abitanti delle baraccopoli di Buenos
Aires, in Argentina
Gaza, teatro nella notte
di tre raid israeliani. Secondo
autorità dello Stato ebraico, sarebbero entrati militanti di Al Qaeda
Premier designato in
Polonia il già
vice ministro dell’istruzione Marcinkiewicz
28 settembre 2005
LA
PREGHIERA DEL PAPA ALL’UDIENZA PERCHE’ IL SIGNORE CONCEDA
LA PACE E LA CONCORDIA A TUTTI GLI ABITANTI DELLA TERRA. UNA BENEDIZIONE PARTICOLARE
AGLI ISRAELIANI E PALESTINESI PRESENTI
A ROMA
PER UN SEMINARIO DI EDUCAZIONE ALLA PACE
Clima festoso oggi in Vaticano,
per il rientro definitivo del Papa che è giunto stamane
intorno alle 10.00, dopo aver lasciato in elicottero la residenza estiva di
Castel Gandolfo.
Subito, per Benedetto XVI, un bagno di folla tra i fedeli di tutto il mondo,
circa 30 mila, riuniti in Piazza San Pietro per l’udienza generale, dedicata al
tema “Lodate il Signore che opera meraviglie”. Il servizio di Roberta Gisotti:
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Prima un lungo giro in piazza
per Benedetto XVI, che ha voluto salutare da vicino le migliaia e migliaia di
persone di decine e decine di Paesi, da ogni angolo della Terra qui oggi a
Roma, che non hanno perso l’occasione di incontrare il Papa. Ed
il Papa ha parlato loro della “grandezza del Signore, manifestata nelle sue
opere meravigliose”, prendendo spunto dal Salmo 134, un inno di preghiera per
il “nostro Dio”, “buono e amabile” e una professione di fede che “l’onnipotenza
divina si manifesta in continuazione nel mondo intero. E in questo
“mirabile intervento nella storia” il Creatore mostra il volto di redentore del
suo popolo e di sovrano del mondo.
“L’amore divino diviene concreto e quasi
sperimentabile nella storia con tutte le sue vicende aspre e gloriose. La
liturgia ha il compito di rendere sempre presenti ed efficaci i doni divini,
soprattutto nella grande celebrazione pasquale che è
la radice di ogni altra solennità e costituisce l’emblema supremo della libertà
e della salvezza”.
A chiudere la catechesi, una preghiera di San
Clemente Romano, ispirata dal Salmo.
“Possiamo nei nostri tempi pregare anche noi: ‘O Signore fa splendere il tuo volto su di noi, oggi, per
il bene della pace. Dona in questi tempi concordia e pace a noi e a tutti gli
abitanti della Terra’”.
Poi gli indirizzi di saluto del Papa nelle varie lingue, in particolare ad
alcuni israeliani e palestinesi, venuti a Roma per partecipare ad un seminario
di educazione alla pace, invocando per loro “un’abbondante benedizione di pace
e gioia”. Quindi un incoraggiamento ai partecipanti al
Convegno internazionale, su “I segni dello Spirito nel Novecento”, in programma
da venerdì a Lucca, promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo:
“Il secolo trascorso, costellato da tristi pagine
di storia, è al contempo permeato da meravigliose testimonianze di risveglio
spirituale e carismatico in ogni ambito del vivere e dell'agire umano”.
Ed infine un ricordo del Servo di Dio Giovanni Paolo I, nel 27mo anniversario oggi della sua scomparsa. E prima di ritirarsi Benedetto XVI è tornato vicino ai
fedeli, sul sagrato ma anche in piazza, e fermandosi alcuni minuti con i malati
e i loro accompagnatori.
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Il Santo
Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Prelatura
territoriale di El Salto
(Messico), presentata da monsignor Manuel Mireles Vaquera, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di
Diritto Canonico. Al suo posto il Papa ha nominato vescovo Prelato il sacerdote
Ruy Rendón Leal, finora Direttore spirituale del Seminario Maggiore di
Monterrey.
Era il 1963.
Paolo VI, con i Padri del Concilio Vaticano II, nel Decreto Inter
Mirifica, prendeva atto dei mutamenti socio-culturali che i mezzi della
comunicazione sociale stavano portando nel mondo, sostenendo che la Chiesa
aveva il dovere di utilizzare tali mezzi per portare avanti il suo impegno di evangelizzazione. E quanto ha ricordato mons. John P. Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle
Comunicazioni Sociali, nel suo intervento alla Camera dei deputati a Roma per
presentare la Lettera Apostolica che “Giovanni Paolo II ha voluto indirizzare a
tutti i responsabili del difficile settore delle comunicazioni sociali, in un
momento storico nel quale ogni uomo dovrebbe sentirsi chiamato ad offrire il
proprio contributo per la costruzione della pace e della comprensione tra i popoli.” Mons. Foley
ha spiegato che molti anni dopo Giovanni Paolo II ha promulgato una
Lettera Apostolica, “Il Rapido Sviluppo”, che conferma la linea della
Chiesa, grande comunicatrice, chiamandola ad una revisione pastorale e
culturale di fronte ad un vero e proprio passaggio epocale.
“Questa meravigliosa conquista del progresso
umano – ha sottolineato mons. Foley
- pone la comunità di fronte a nuove sfide in questo mondo che è sempre più un
villaggio globale, ricco di potenzialità comunicative, in cui i processi
mediatici segnano tanti momenti dell’esistenza umana, condizionando usi e
costumi, modi di pensare e stili di vita”. E il presidente del Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali ha ricordato la preoccupazione di
Giovanni Paolo II che ribadiva “la centralità
dell’uomo in questo universo pieno di potenzialità che impone che venga
rispettata la dignità umana e venga preservato il bene comune”. Il criterio
guida nell’utilizzo dei media – ha sintetizzato mons. Foley - deve dunque fondarsi su saldi principi etici,
chiamando tutti, responsabili e fruitori dei mezzi, all’esercizio della
responsabilità personale, verso il singolo e verso la società medesima.
E mons. Foley ha ricordato anche
le parole con cui Giovanni Paolo II concludeva la sua
Lettera Apostolica: “Non abbiate
paura! Non abbiate paura delle nuove tecnologie! … Non abbiate paura
dell’opposizione del mondo! … Non abbiate paura nemmeno della vostra debolezza
e della vostra inadeguatezza! … Comunicate il
messaggio di speranza, di grazia e di amore di Cristo,
mantenendo sempre viva, in questo mondo che passa, l’eterna prospettiva del
Cielo, prospettiva che nessun mezzo di comunicazione potrà mai direttamente raggiungere.”
BENEDETTO
XVI, PAPA DEL DIALOGO FRANCO E APERTO
OLTRE
I CONTRASTI E LE DIVISIONI INTERNE ED ESTERNE ALLA CHIESA.
UNA
RIFLESSIONE DEL TEOLOGO DELLA CASA PONTIFICIA,
IL
CARDINALE GEORGES COTTIER
-
Intervista con il porporato -
Ravvivare il rapporto tra fede e
scienza, costruire ponti di dialogo con l’islam e con le altre religioni,
ricomporre nell’unità le divisioni sorte all’interno della Chiesa. Con una serie di incontri privati, Benedetto XVI si è impegnato, nelle
ultime settimane, in un confronto diretto e personale con esponenti del mondo
ecclesiale e laico, in posizione di aperto contrasto con il magistero
pontificio o le scelte della sede apostolica. Ne sono testimonianza l’udienza concesse di recente dal Papa al teologo tedesco Hans Küng – privato dal 1979
dell’autorizzazione ad insegnare per conto della Chiesa cattolica – ma anche
gli incontri del Pontefice con mons. Bernard Fellay, responsabile della Fraternità San Pio X fondata dal
vescovo scismatico Marcel Lefebvre,
e la giornalista italiana Oriana Fallaci, critica con l’atteggiamento tenuto
dalla Chiesa con il mondo musulmano. Senza contare i
sentimenti di stima ribaditi da Benedetto XVI ai massimi responsabili della
religione ebraica in Israele. Per una lettura di questi avvenimenti,
ecco l’opinione del cardinale Georges Cottier, teologo della Casa Pontificia, al microfono di Alessandro De Carolis:
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R. – Penso che il Papa non chiuda la sua porta. E’ un uomo
di dialogo e quando il dialogo è sollecitato risponde
affermativamente. Hans Küng
e mons. Fellay sono personalità in posizione di crisi
e si vede che, accettando il dialogo, il Santo Padre vuole fare tutto il
possibile per reintegrarle nell’unità. La giornalista Fallaci
è una diversa questione. Ha avuto delle critiche dure nei confronti della
Chiesa cattolica per la sua posizione riguardo all’Islam, ma è sempre bene
dialogare. Se dialoghiamo vuol dire che pensiamo che
tra le due parti si possono fare dei progressi, cancellare i malintesi, ma
anche obbligare l’altro a riflettere. La Chiesa cattolica, proprio perché tale,
è universale e pensa che in ogni uomo, a qualsiasi cultura appartenga, vi siano dei germi di bene e fra questi c’è sempre
l’aspirazione alla giustizia e alla pace.
D. – In particolare, proprio in questo ultimo
incontro con Hans Küng si è
parlato della necessità di ravvivare il dialogo tra fede e scienze naturali e
di far valere, nei confronti del pensiero scientifico, la ragionevolezza e la
necessità della “questione di Dio”. Qual è il suo pensiero?
R. – Il mio pensiero è che siamo nella linea di Giovanni
Paolo II. Pensiamo a due cose. Prima di tutto, a un
documento importantissimo come la Fides et Ratio. In questa enciclica,
la problematica sul rispetto della ragione che viene a discutere e a dialogare
con la fede è posta con insistenza fortissima. Poi c’è anche un altro aspetto:
l’interesse che Giovanni Paolo II ha avuto per la Pontificia Accademia delle
Scienze, naturali e sociali. Non dimentichiamo che l’allora cardinale Ratzinger era membro di questa Accademia.
Tutto questo fa sì che il problema scienza-ragione si presenti ad ogni credente
sui punti di incontro tra la fede e la ragione: oggi,
specialmente, la ragione scientifica.
D. – Colpisce il dialogo che il Papa ha avuto in questi
ultimi tempi con rappresentanti della religione ebraica e della religione musulmana. Un dialogo che non sminuisce le differenze
ma parte da una chiara identità…
R. – C’è un legame speciale tra la Chiesa ed il popolo
d’Israele, il popolo della prima Alleanza. Il Papa
l’ha fatto vedere quando ha accettato la proposta dei
grandi rabbini d’Israele, ma anche quando è andato alla sinagoga di Colonia.
Anche l’Islam è un grande religione e l’incontro tra
cristianesimo e islam è uno dei fatti maggiori della nostra epoca e anche qui
dobbiamo cercare il dialogo. Il problema è che l’Islam stesso vive una grandissima
crisi causata dai fautori del fondamentalismo, col quale certamente non tutti i
musulmani sono d’accordo. Direi che dobbiamo aiutare i
musulmani a ritrovare, per così dire, le grandi intuizioni della morale che si
trovano anche nel Corano.
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AMICIZIA E SOLIDARIETA’, GRANDI “PORTE D’INGRESSO” PER IL DIALOGO CON LE ALTRE RELIGIONI: IL
TEMA AFFRONTATO DURANTE I LAVORI DELLA CONFERENZA
SUL 40.MO ANNIVERSARIO
DELLA NOSTRA AETATE
Proseguono
nell’ambito del 40.mo della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate
gli incontri alla Pontificia Università Gregoriana che oggi vertono sulla
visione del dialogo in prospettiva musulmana. Segue la conferenza per noi, Marco
Cardinali:
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I temi
affrontati nella sessione plenaria di oggi, alla
Gregoriana, non sono stati solo teorici ma anche esperienziali.
Il prof. Mona Siddiqui,
dell’Università di Glasgow, ha sottolineato fortemente l’idea che “il dialogo è
un processo di conoscenza e accettazione, di domande e di gesti di
apprezzamento, del mettersi in discussione in
umiltà”. Sull’integrazione in Occidente di persone di fede islamica, ha detto che non si tratta di fare lotte per vedere chi vince,
ma di cercare una via di convivenza pacifica, secondo quelle esperienze che già
si vivono in molte parti del mondo.
A proposito di esperienze, il musulmano Adnane
Mokrami, il secondo relatore, ha parlato del suo
personale incontro, a Roma nel giugno del 1998, col gesuita padre Christian van Nispen,
che ha tanto lavorato per il dialogo. Ascoltare l’esperienza di padre Christian in quell’incontro è
stato per lui un grande aiuto nei suoi primi passi nel cammino del dialogo col
cristianesimo. Dalle riflessioni del gesuita, ha potuto imparare che, nel
dialogo, lo spirituale con il teologico si nutrono di una fede vissuta con
fiducia e sincerità tra cristiani e musulmani davanti al Dio di entrambi. Padre
Christian van Nispen era solito dire e scrivere: “Col tempo mi sono reso
conto di quanto il contatto personale e l’amicizia vera e sincera siano una grande porta d’ingresso nella scoperta di un'altra
religione. Senza di ciò, una conoscenza teorica, importante che sia, rimane difettosa”.
Altro punto su cui si può lavorare insieme, secondo il
prof. Mokrani, è la solidarietà nel servizio e nel
donarsi umilmente e spontaneamente: una solidarietà interreligiosa, che è
liberatrice da una certa solidarietà “guerriera” che guarda solo dentro i
confini comunitari, e che è diversa da una falsa solidarietà che riflette nel
grande ego collettivo la somma dei piccoli egoismi individuali.
Dalla
Gregoriana Marco Cardinali, Radio
Vaticana
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina
l'udienza generale.
Servizio vaticano - Una
pagina dedicata all'Ospedale "Bambino Gesù" dove il Papa si recherà
in visita venerdì 30.
Servizio estero - Medio
Oriente: s'intensificano i raid israeliani nei
Territori palestinesi; Hamas diffonde le immagini
dell'ostaggio assassinato.
Servizio culturale - Un
articolo di Umberto Utro dal
titolo "La Bibbia alle origini dell'arte cristiana": s'inaugura nel
Museo Pio Cristiano in Vaticano la mostra "La Parola scolpita".
Servizio italiano - In
rilievo il tema della legge elettorale.
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28 settembre 2004
IL
PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI JOSÉ
SARAIVA MARTINS SVELA ANEDDOTI E CURIOSITÀ DEI PROCESSI DI BEATIFICAZIONE E
CANONIZZAZIONE. LO FA NEL VOLUME
“COME SI FA UN SANTO”
CURATO DA SAVERIO GAETA
- Con
noi lo stesso porporato -
Il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, José Saraiva Martins, svela in un libro aneddoti e curiosità dei
processi di beatificazione e canonizzazione. Il volume è stato presentato ieri
a Roma all’Istituto Patristico Augustinianum. Curato
da Saverio Gaeta e pubblicato dalla casa editrice Piemme,
“Come si fa un santo” consente di conoscere più da vicino il difficile compito
del dicastero che presenta al Santo Padre i candidati a ricevere gli onori
degli altari. Al microfono di Tiziana Campisi il
cardinale Martins spiega che cosa vuol dire essere santi.
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R. – La
santità consiste nel vivere in pienezza il mistero pasquale. Il mistero
pasquale comprende la morte e la resurrezione, il Venerdì Santo e la Domenica
di Pasqua. Quindi, non soltanto la sofferenza, perché la sofferenza
non avrebbe nessun senso senza la risurrezione. Cristo è morto per
risorgere. Sono i due passi successivi dell’unico mistero pasquale. Noi
dobbiamo vivere questi due aspetti: morte, sofferenza,
il calvario e la gioia della risurrezione. Non sono due realtà diverse, è un unico
mistero pasquale: Cristo è morto per risorgere.
D. – “Siate santi, come anch’io sono santo”,
sono parole che Dio rivolge più volte all’uomo, come leggiamo nella Bibbia. Ma c’è bisogno di una canonizzazione per diventare santi?
R. - C’è bisogno, perché una canonizzazione
o una beatificazione propone all’uomo un modello di santità, quella santità
alla quale tutti sono stati chiamati: “Siate santi, come io sono santo”. E l’uomo ha bisogno di modelli da imitare, in questo campo
come in tanti altri. Allora la Chiesa ha l’obbligo di proporre ai credenti, ai
cristiani, il modello. Per questo è necessaria la canonizzazione;
ma essa va intesa nel suo senso autentico, che è un senso pastorale: quello di
proporre modelli da imitare.
D. – Lei ha conosciuto profondamente la vita di diversi
santi. Le loro strade sono diverse, ma che cosa le accomuna?
R. – La santità è una sola. Viene
incarnata in un contesto o nell’altro, da una persona o da un’altra. Le persone
sono irripetibili, sono diverse. Anche la santità,
essendo una e unica, acquista aspetti diversi, a seconda
della persona che cerca di raggiungerla.
D. – Dio conosce il cuore dell’uomo. Lei ha il compito di
leggerne i contenuti attraverso documenti e testimonianze. Quanto è difficile
questo?
R. – Non è facile e soprattutto si richiede un senso
critico e un grande senso di responsabilità. Chi
lavora in questo settore si rende conto che sta
lavorando su cose estremamente importanti per la vita della Chiesa. E’ questo,
quindi, che ci porta a lavorare veramente in maniera scientifica, in maniera molto seria. Sarà santo
colui che, secondo i documenti, risulta tale.
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DOMANI,
29 SETTEMBRE È LA FESTA DEGLI ARCANGELI GABRIELE, RAFFAELE,
MICHELE.
IL 2 OTTOBRE POI LA LITURGIA RICORDA GLI
ANGELI CUSTODI
-
Intervista con padre Ermanno Toniolo -
Tra la fine del mese di settembre e gli inizi del mese di ottobre per ben due volte la liturgia della Chiesa ci
parla degli angeli. Domani, 29 settembre è la festa degli arcangeli Gabriele,
Raffaele, Michele; il 2 ottobre festeggiamo gli angeli custodi. Per capire chi
sono gli angeli e quale sia il fondamento biblico della figura degli angeli, Giovanni
Peduto ha intervistato padre Ermanno Toniolo, professore alla Pontificia Università Marianum, nonché in altri atenei
pontifici romani:
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R. – Primo, chi sono gli angeli?
Per non dire cose mie, ma quelle della Chiesa prendo
il compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, firmata dal cardinale Ratzinger, che dice: “Gli angeli sono creature puramente
spirituali, incorporee, invisibili e immortali. Esseri personali, dotati di intelligenza e volontà. Essi, contemplando incessantemente
Dio faccia a faccia, lo glorificano, lo servono e sono i suoi messaggeri nel
compimento della missione di salvezza per tutti gli uomini”. Per
quanto riguarda il fondamento biblico, la Sacra Scrittura dell’Antico e del
Nuovo Testamento è piena della loro presenza, della loro missione e della loro
funzione. Essi sono presenti fin dalla creazione del
mondo, accompagnano la storia di tutto Israele, in particolare gli inizi
e la storia di Gesù. Abbiamo l’Angelo Gabriele che annuncia la nascita del
precursore e a Maria annuncia la nascita del Salvatore. Dall’incarnazione in
poi essi avvolgono, per così dire, la vita del Verbo incarnato, basta pensare
alle schiere di angeli che cantano il Gloria, che noi
pure cantiamo nella Messa a Natale, sul presepio del Signore. Gli angeli
annunciano in diversi modi la sua venuta, lo accompagnano, lo servono nel
deserto, annunciano la sua risurrezione, saranno con lui al suo
ritorno. Sono gli angeli di Cristo. Questa è la Bibbia. Naturalmente sono anche
gli angeli della Chiesa, perché sono con Pietro, non soltanto per liberarlo; sono
con gli apostoli, nella chiesa primitiva, con noi. Quindi la Bibbia è
piena di tutta la loro presenza benefica e soccorritrice al nostro cammino
umano così insidiato.
D. - Lei ha citato Gabriele. A proposito di Gabriele si
parla di arcangelo, come pure di Raffaele e Michele. A
tale riguardo ricordiamo che Gabriele è il patrono della Radio Vaticana. Ci
parli un po’ di questa distinzione tra angeli, arcangeli e dei cori angelici…
R. – Il tema dei cori angelici è legato in particolare
alla Sacra Scrittura, in quanto San Paolo parla di Gesù per mezzo del quale
sono state create tutte le cose visibili e invisibili e nomina esattissimamente troni, dominazioni, principati, potestà.
Naturalmente, poi, la Scrittura dell’Antico Testamento nomina i cherubini
(Ezechiele) e i serafini (Isaia), che sono presenti nella liturgia orientale e
nella liturgia occidentale, per così dire, in modo
quotidiano. I cori angelici sono stati, però, catalogati in modo speciale da un
grande pensatore che è diventato l’autorità assoluta
nel Medio Evo sia a Oriente che a Occidente, Dionigi l’Areopagita.
Lui ha scritto un intero trattato sulla cosiddetta gerarchia angelica
distinguendo nove cori degli angeli. Perciò gli angeli
sono suddivisi in nove cori o nove ordini angelici, per quanto ne possiamo
sapere. Vale la pena di parlare di Michele, Raffaele, Gabriele, che
ricordiamo domani nella liturgia e che sono persone angeliche intelligenti,
volitive, libere e attive. Michele è
nell’Antico Testamento presente nel Libro di Daniele, in particolare. E’ di
nuovo presente ancora nel Nuovo Testamento, nell’Apocalisse, dove ingaggia la grande guerra contro il drago per salvare la donna, che è la
Vergine, il suo figlio, che è la Chiesa, che siamo noi in fondo, in cammino
verso la salvezza. Quindi Michele significa: “chi è
come Dio”, arcangelo potente, che difende la Chiesa di Dio. Gabriele, che
significa “forza di Dio”, invece, è uno degli spiriti che stanno davanti a Dio,
il quale è il destinatario dei grandi messaggi. Il
messaggio della nascita del precursore a Zaccaria nel tempio, ma soprattutto il
messaggio alla Vergine Maria, l’Annunciazione, sono legati al dialogo tra Maria
e Gabriele. Raffaele invece lo troviamo nell’Antico Testamento e significa “Dio
ha guarito”. E’ uno dei sette angeli che Dio manda in soccorso a Tobia per
accompagnare il figlio, Tobiolo, nel suo cammino e poi ridare la vista al
vecchio padre che per fedeltà a Dio ha perso la vista. Quindi, diventa l’angelo
protettore delle malattie, che viene a guarire in nome
di Dio e a soccorrere. Invita a lodare Iddio e a diventare benefattori di tutti
gli uomini. Questi sono i tre arcangeli che noi celebriamo e commemoriamo col
nome proprio: Michele, Gabriele e Raffaele. Evidentemente la Radio Vaticana ha
ragione di mettere Gabriele come suo protettore. E’ colui che
annuncia il più grande dei misteri nel quale si compendia insieme cielo e
terra, uomini, angeli e creato.
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28 settembre 2005
“IMMIGRATI
E PARTECIPAZIONE. DALLA CONSULTA E DAI CONSIGLIERI AGGIUNTI
AL
DIRITTO DI VOTO”: E’ IL TITOLO DEL VOLUME DI CARITAS
ITALIA,
CHE
VUOLE PORTARE A RIFLETTERE SU QUANTO E’ STATO FATTO E RESTA DA
FARE
PER L’INTEGRAZIONE DEGLI STRANIERI NON
COMUNITARI
- A
cura di Debora Donnini -
ROMA. =
Nel 2008 sarebbero più di un milione e mezzo i cittadini non comunitari che potrebbero
esercitare il diritto di voto amministrativo in Italia, qualora fosse loro
concesso. Lo calcola il Dossier sull’immigrazione e la partecipazione della Caritas italiana, che mette al centro
dell’attenzione la questione del diritto di voto. Attualmente
- è stato ricordato - vi sono sette proposte di legge sul voto agli stranieri
nel Paese, alcune per l’elettorato attivo, altre anche per quello passivo.
Proposti un numero minimo di anni necessari di residenza,
dai tre ai sei. A livello locale, già esistono organismi di rappresentanza per
gli immigrati, le consulte e i consiglieri aggiunti, per esempio, che, pur
privi di potere decisionale, assicurano comunque una
certa visibilità ai cittadini stranieri. Partecipazione consultiva e voto
amministrativo sono dunque i due concetti chiave del volume della Caritas, che vuole incoraggiare una cultura della
partecipazione e una maggiore integrazione. Da notare che, in
base all’ultimo censimento, il 59 per cento degli stranieri risiedeva in Italia
da più di 5 anni.
LE NUOVE PROSPETTIVE PER
UN’AGRICOLTURA MODERNA, AL CENTRO DELL'INCONTRO DI PRESENTAZIONE DEL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA,
AD OPERA DEL
CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO
GIUSTIZIA E PACE. ALL’INCONTRO, IN PROGRAMMA DOMANI NELLA
SEDE ROMANA DELLA CONFAGRICOLTURA, ATTESI ANCHE I MINISTRI ALEMANNO E MATTEOLI
- A
cura di Paolo Scappucci -
ROMA.= Il
significato del lavoro agricolo nelle sue molteplici dimensioni alla luce della
Dottrina sociale della Chiesa e i numerosi problemi che si pongono
nel contesto di un’economia sempre più globalizzata:
questi, i temi che verranno approfonditi domani mattina, nella sede romana
della Confagricoltura, nel corso di un incontro di
presentazione del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, ad opera del
presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale
Renato Raffaele Martino. Prenderanno parte all’incontro, tra gli altri, i
ministri delle Politiche Agricole, Gianni Alemanno, e dell’Ambiente, Altero Matteoli. Il Compendio, pubblicato recentemente dal
Dicastero vaticano, dedica particolare attenzione al mondo rurale, affrontando
le principali questioni che oggi lo travagliano, nella prospettiva
dei necessari cambiamenti radicali e urgenti per ridare all’agricoltura e alla
gente dei campi il giusto valore come base di una sana economia, nell’insieme
dello sviluppo sociale. Durante l’incontro, che avrà inizio alle 10:30 in Corso Vittorio Emanuele 101, oltre ai discorsi del
cardinale Martino e del presidente della Confagricoltura,
Federico Vecchioni, e agli interventi dei due
ministri interessati, vi saranno testimonianze di esperienze e impegno da parte
di imprenditori agricoli. In discussione sarà, tra l’altro, la sfida di
politiche agricole e ambientali capaci di superare una certa concezione
residuale e assistenziale e di elaborare nuove
prospettive per un’agricoltura moderna, in grado di svolgere un ruolo
significativo nella vita sociale ed economica.
AL
VIA, DOMENICA A BANGKOK, IN THAILANDIA, IL CONVEGNO
PROMOSSO
DALLA
FEDERAZIONE DELLE CONFERENZE EPISCOPALI DELL’ASIA (FABC), SUL TEMA:
LE
COMUNICAZIONI SOCIALI E I MASS MEDIA NEI PAESI
ASIATICI
BANGKOK.
= Le sfide delle comunicazioni sociali e la situazione dei mass media nei Paesi dell’Asia, con i loro differenti contesti
culturali e politici: sarà questo il tema centrale del convegno promosso dalla
Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (FABC) dal 3 al 7 ottobre
prossimi presso l’Università cattolica dell’Assunzione a Bangkok, in Thailandia. Al convegno, organizzato in collaborazione con
l’Asian Research Center for Religion and Social Communication e la St John’s University di Bangkok, si attendono studiosi e
teologi cattolici inviati dalle Conferenze episcopali, ma non mancherà la
partecipazione di accademici ed esperti di altre
religioni. L’iniziativa si inserisce sulla scia del
lavoro che da alcuni anni la FABC sta portando avanti, con l’approfondimento di
temi legati alla comunicazione e al dialogo interreligioso. (R.M.)
L’ECONOMIA
E LA FINANZA, COME OGNI ATTIVITÀ LAVORATIVA, NON POSSONO
FARE
A MENO DI UN’ETICA: È QUANTO È EMERSO IERI A
ZELARINO, IN ITALIA,
ALLA
PRIMA RIUNIONE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TRIVENETA
ZELARINO.
= Facoltà Teologica del Triveneto; Chiesa e mass-media nel
Nordest italiano; la situazione socio-politica dell’Italia in generale: su
questi temi, ieri si sono sviluppati i lavori della Conferenza episcopale
Triveneta (CET), presieduta dal Patriarca di Venezia, card.
Angelo Scola, e riunitasi per la prima volta nella nuovissima sede di Zelarino. Nella sua relazione, il propreside della Facoltà Teologica del Triveneto, don Andrea
Toniolo, ha evidenziato soprattutto la natura a rete
della facoltà, il valore della teologia come sapere scientifico e il rapporto
tra teologia e pastorale. E’ stata poi esaminata la realtà dei
media, rilevando ancora una volta il loro ruolo fondamentale
nell’annuncio del Vangelo. Per quanto riguarda settimanali e radio diocesane, è
stata ribadita l’urgenza di un maggiore coordinamento
e di una collaborazione più stretta, prendendo spunto anche dal tentativo in
atto di fondere le emittenti di Venezia, Padova e Treviso in un’unica radio,
per ottimizzare tutte le risorse. Nel pomeriggio, introdotti dalla relazione
del vescovo di Vicenza, mons. Cesare Nosiglia, i
membri della CET hanno affrontato la situazione socio-politica del Triveneto e
dell’Italia in generale, focalizzando l’attenzione su alcune questioni emergenti
e ricorrenti: il crescere delle nuove povertà; i problemi legati al rapido
evolversi delle forme di lavoro e la delicata questione del rapporto tra
produzione e finanza; le crisi di numerose imprese con chiusure e licenziamenti
in atto o in previsione; la necessità di salvaguardare un sano welfare; il sostegno e la promozione
della famiglia; l’educazione e la formazione dei giovani
all’affettività; il ruolo dell’associazionismo, ecc. Tali questioni - è stato
affermato - non vanno però affrontate separatamente, ma nel loro insieme e in
un orizzonte sempre più ampio e globale. I vescovi hanno sottolineato
che lo spirito di solidarietà alle persone più deboli va sostenuto da una rete
di servizi sanitari e sociali, di realtà istituzionali e di volontariato, che
permettano di far fronte alle loro concrete necessità. La Chiesa del Triveneto
ha espresso poi la sua piena e solidale adesione alle posizioni del cardinale
Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale
italiana (CEI), sulle coppie di fatto e hanno ribadito
il diritto e dovere di richiamare tutti, credenti e non, alla necessità di non
equiparare la famiglia, istituto naturale fondato sul matrimonio, ad altre
forme di unione. (R.M.)
“UN
SEGNO DI SPERANZA E DI PACE”: COSÌ, MONS. JOHN
BAPTIST ODAMA,
ARCIVESCOVO DI GULU, NEL
NORD UGANDA, COMMENTANDO LA RIAPERTURA
DEL
SEMINARIO DI ALOKOLUM, CHIUSO DA 2 ANNI A CAUSA DELLA GUERRA CIVILE
GULU. =
“È un simbolo di speranza per il futuro della Chiesa e per la pace nella regione”:
è quanto ha affermato mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, nel
nord dell’Uganda, commentando la riapertura del Seminario maggiore di Alokolum, rimasto chiuso negli
ultimi 2 anni a causa della guerra civile che imperversa nella zona. “Ora che
la situazione è migliorata – ha commentato il presule – con la riapertura del
Seminario vogliamo dare a tutta la popolazione dell’arcidiocesi
un gesto concreto di speranza e di fiducia per il futuro”. Studenti ed
insegnanti erano stati costretti a trasferirsi a Bukalasa,
nel sud del Paese. “Questi studenti rappresentano il futuro della nostra
Chiesa”, ha sottolineato mons. Odama.
“La nostra arcidiocesi ha continuato a operare anche
nei momenti più difficili. Ora stiamo preparando il Congresso Eucaristico che
si svolgerà dal 4 all’11 dicembre incentrato sul tema
dell’Eucaristia come punto centrale della santità”. Gulu
si trova da anni al centro della guerriglia condotta dall’Esercito di Resistenza
del Signore (LRA). Formato soprattutto da membri
dell’etnia Acholi, l’LRA
combatte dal 1989 contro l’attuale presidente, Yoweri
Museveni, che ha preso il potere nel 1986,
rovesciando una giunta militare formata in gran parte da ufficiali Acholi. Gli ex militari di questa etnia,
rifugiatisi in Sudan, hanno dato vita a diversi movimenti di guerriglia, tra
cui l’LRA. La Chiesa cattolica è stata spesso vittima degli attacchi del
movimento di guerriglia (R.M.)
AUMENTANO
GLI ABITANTI DELLE BARACCOPOLI DI BUENOS AIRES, IN ARGENTINA:
SONO
CIRCA 40 MILA I NUOVI SFOLLATI DAL 2001 A OGGI
BUENOS
AIRES. = Dal 2001 ad oggi, in Argentina la popolazione costretta a vivere in insediamenti
precari è passata da 110 mila a 150 mila, con un
aumento del 35 per cento. Questi, i dati rilevati da uno studio della “Vivienda de la Ciudad” (IVC),
ente pubblico che si occupa delle condizioni di alloggio
nella capitale, Buenos Aires. Il fenomeno è esploso nel 1976 ed è andato
peggiorando anno dopo anno, arrivando nel 2001 a
toccare la cifra dei 100 mila sfollati. Secondo il censimento fatto dal IVC, la maggior parte delle famiglie che vivono in
questa situazione sono immigrati provenienti dalla Bolivia, dal Paraguay e, a
seguire, dal Perú e dal Cile. L’ente stanzia intorno
ai 200 milioni di pesos annuali per creare quartieri con abitazioni che abbiano una rete elettrica, fogne, acqua potabile e strade
pavimentate. Attualmente, sono 2 mila le case
edificate, 1700, quelle in costruzione e 1200, quelle previste entro il 2007. (R.R)
APERTA,
NELLO STATO INDIANO DELL MADHRA PRADESH, LA FASE DIOCESANA
DEL PROCESSO
DI BEATIFICAZIONE DI SUOR MARIA RANI, CLARISSA UCCISA
NEL 1995 DA UN FONDAMENTALISTA INDU’
NEW
DELHI. = “Quanto più soffriremo a causa della nostra
fede in Gesù Cristo, tanto più la comunità cattolica in India crescerà e resterà
edificata dalla nostra testimonianza”: è una delle frasi attribuite a suor
Maria Rani, clarissa uccisa nel 1995 nello Stato
indiano del Madhya Pradesh,
per mano di un fondamentalista indù. La diocesi di Indore ha appena aperto la fase diocesana del processo di beatificazione
e ne ha dato notizia attraverso il suo vescovo, mons. George
M. Anathil, che ha ricordato come la religiosa sia
morta da martire, uccisa da 50 coltellate, “in odium
fidei”. La suora, che al momento della morte
aveva 40 anni, apparteneva a un istituto religioso
nato in Kerala all’interno della Famiglia
francescana, con un carisma contemplativo, ma anche apostolico. Suor Maria
dedicava gran parte della giornata al servizio per i poveri e le famiglie
indigenti: proprio per questo è stata assassinata da un uomo che ha scambiato
la sua opera per proselitismo. “La sua figura – ha sottolineato
mons. Anathil – sarà di esempio per la nostra
comunità, che trarrà forza per continuare il servizio ai poveri e ai bisognosi,
senza paura”. Tra le prime testimonianze raccolte, che verranno
sottoposte al Tribunale diocesano istituito di recente, una religiosa afferma
di esser guarita da un tumore dopo aver chiesto l’intercessione di Suor Maria.
La comunità cattolica indiana è anche in attesa per la
causa di beatificazione di un’altra religiosa, suor Eufrasia, carmelitana, il
cui processo è già alla Congregazione per le Cause dei Santi, in Vaticano. Suor Eufrasia, nota come “Madre che prega”, è stata proclamata
“Serva di Dio” nel 1987 e “Venerabile” nel 2002. Nata nel 1887 in Kerala, è morta nel 1952 nel convento Carmelitano di Ollur. (R.M.)
PUBBLICATA SUL WEB “CATHOLIC
AUSTRALIA”, NUOVA NEWSLETTER DELLA CONFERENZA EPISCOPALE AUSTRALIANA: IL PRIMO
NUMERO È DEDICATO
ALLA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE E ALLA
FESTA DI SAN FRANCESCO DI ASSISI
SYDNEY.
= La Chiesa australiana offre un nuovo servizio d’informazione sul web: si tratta della newsletter “Catholic
Australia”. Lo strumento è stato ideato per le parrocchie, le scuole, le
associazioni cattoliche e per chiunque desideri ricevere notizie sulle attività
della Chiesa australiana. Questa iniziativa, sostenuta dall’Ufficio Comunicazioni
Sociali della Conferenza episcopale del Paese, è rivolta a consentire una
collaborazione e uno scambio immediato fra realtà distanti migliaia di
chilometri. Nella newsletter è possibile trovare sezioni dedicate alle novità,
alla storia della Chiesa,
alla spiritualità e alla teologia. Inoltre, sono state ideate pagine dedicate ai
giovani e al laicato, dove si cerca di affrontare temi d’interesse generale.
Nel primo numero, uscito in questi giorni, una sezione dedicata alla festa di
San Francesco di Assisi, il 4 ottobre. Grande attenzione è stata rivolta, poi, anche alla Giornata
missionaria mondiale del 23 ottobre prossimo. Vengono
spiegate le finalità della Giornata, le sue origini, i problemi e le sfide che
oggi pone l’evangelizzazione in Oceania. (R.R)
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28 settembre 2005
- A cura di Amedeo
Lomonaco -
Ancora tensioni in Medio Oriente. La Striscia di Gaza è
stata teatro, nella notte, di raid aerei israeliani contro sedi
di organizzazioni palestinesi. In Cisgiordania le truppe dello Stato ebraico
hanno fatto irruzione in 2 sedi di militanti palestinesi, esponenti di quell’Intifada cominciata esattamente 5 anni fa. Le
operazioni seguono di poche ore la drammatica uccisione, da parte di Hamas, di un uomo d’affari
israeliano. Il nostro servizio:
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La crescente tensione tra israeliani e palestinesi continua
ad alimentare, in Medio Oriente, l’interminabile sequenza di azioni
e reazioni, di attentati ed operazioni militari. Nella notte, tre nuovi raid
compiuti dall’aviazione israeliana hanno colpito un campo profughi a Gaza ed
uno degli uffici di Al Fatah,
il più importante partito palestinese. Gli attacchi non hanno fortunatamente
causato vittime ma i danni sono rilevanti: a Gaza,
oltre un milione di persone sono rimaste senza corrente elettrica. Questa nuova
fase dell’operazione israeliana, dall’inquietante nome ‘Prima pioggia’, è seguita al lancio di un razzo palestinese
contro il sud di Israele e all’uccisione di un
cittadino israeliano, Nuriel, da parte di un gruppo
di estremisti. La triste storia di Nuriel si è
consumata a Ramallah, dove è stato sequestrato da
fondamentalisti di Hamas, ma il suo rapimento,
l’assassinio e la rivendicazione ieri con un agghiacciante video, ripercorrono
in successione le fasi di numerosi sequestri avvenuti a Baghdad. La minaccia
dell’incubo terroristico con matrice irachena trova anche altri riscontri:
l’intelligence militare israeliana ha confermato che militanti di Al Qaeda sono riusciti ad entrare nella Striscia di Gaza.
Proprio da Gaza, secondo il vice ministro israeliano della Difesa, Hamas starebbe pianificando una serie di attentati
anti israeliani in Cisgiordania, una nuova sequenza
di azioni da aggiungere all’interminabile catena di attacchi. Il capo dei
negoziatori palestinesi, Erekat, ha confermato,
intanto, che è stato rinviato a data da destinarsi l’atteso incontro tra il premier israeliano Ariel Sharon e il capo dell’Autorità
nazionale palestinese (ANP) Abu Mazen,
inizialmente previsto per domenica prossima. Forti preoccupazioni sul futuro
dei Territori sono stati espressi, infine, dal
presidente palestinese Abu Mazen
che poco fa ha annunciato una sua prossima visita negli Stati Uniti. Il
pericolo - ha avvertito - è che l’area diventi un territorio senza legge e
dominato dall’anarchia. “Rischiamo - ha precisato Abu
Mazen - che Gaza diventi una seconda Somalia e questo
non rientra negli interessi
palestinesi”.
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In Iraq, una donna
ha compiuto, stamani, un attentato suicida nel centro reclutamento di Tal Afar, nella parte nord-orientale del Paese provocando la
morte di almeno 5 persone. E’ stato confermato,
intanto, che non è previsto, al momento un ritiro delle truppe britanniche
dall’Iraq. Lo ha detto ieri, dalla tribuna del congresso laburista in corso a Brighton, il premier britannico
Tony Blair, parlando anche dei successi del suo
governo nel campo dell’educazione, della sanità e dell’economia. Sul discorso
del primo ministro britannico, ascoltiamo il servizio di Sagida Syed:
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Sul piano internazionale, il primo ministro britannico ha ribadito che la Gran Bretagna resterà in Iraq, finché il Paese
non potrà reggersi con le sue forze e soprattutto finché non sarà instaurato il
regime democratico e di sicurezza. A tale proposito ha ribadito
anche l’alleanza con l’America. Nessun riferimento, invece, ad un suo possibile
ritiro dalla politica, ipotizzato dalle elezioni di maggio, vinte con
l’appoggio del cancelliere Gordon Brown,
che in molti ritengono successore ideale di Blair. Dopo averlo elogiato in pubblico per l’ottimo
lavoro, Blair ha detto che
il Partito continuerà sulla strada delle riforme per presentarsi
all’elettorato, per la quarta volta, nel maggio del 2010 e per vincere uno storico
quarto mandato. Mentre a Brighton Blair
trionfava, a Londra un suo oppositore si è perfino scomodato a salire sul Big
Ben per protestare contro il governo e il suo leAder.
Per la Radio Vaticana, Sagida Syed.
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A
cinque giorni dalla data prevista per l’avvio del processo di
adesione della Turchia all’Unione Europea, il Parlamento di Strasburgo
ha approvato oggi, ad ampia maggioranza, una risoluzione sull’avvio dei
negoziati previsto per il prossimo 3 ottobre, fissando una serie di condizioni.
I parlamentari europei precisano che l’avvio dei negoziati rappresenta l’inizio
di un processo di “lunga durata”, che prevede numerose verifiche. La risoluzione,
approvata con 356 voti favorevoli, sottolinea inoltre che “il trattato di
Nizza non costituisce una base accettabile per ulteriori decisioni in merito
all’adesione di eventuali nuovi Stati membri”. Gli europarlamentari
hanno anche chiarito che il riconoscimento di Cipro e del genocidio degli armeni costituiscono elementi indispensabili per il
processo di adesione della Turchia. Sul fronte turco,
il portavoce del ministero degli Esteri, ha detto che
il governo di Ankara prenderà una decisione finale dopo il chiarimento del
quadro negoziale con l’UE.
In Afghanistan, è stato ucciso
ieri, nel nord del Paese, uno dei candidati alle elezioni dello scorso 18
settembre. La polizia
afghana ha riferito, inoltre, che è stato arrestato
ieri sera a Kabul Timor Shah, il rapitore della
cooperante italiana Clementina Cantoni, poi rilasciata dopo una prigionia
durata 25 giorni. Sul versante politico, il ministro degli Interni, Ali Ahmad Jalali,
si è dimesso per protesta con il presidente Hamid Karzai in seguito alla nomina di alcuni potenti
capo-clan locali alla guida di province strategiche.
E’ stato arrestato in Pakistan
Asif Coto, il capo del
gruppo terrorista sunnita pachistano ‘Lashkar-e-Jhangvi’. Lo hanno reso noto responsabili dei servizi di sicurezza di Islamabad. Il gruppo guidato da Asif
Coto è ritenuto responsabile di numerose azioni
contro esponenti sciiti.
In Iran, il Parlamento ha
approvato la procedura d’urgenza per l’esame di una legge che, se accolta,
limiterà le ispezioni a sorpresa ai siti nucleari da parte dell'Agenzia
internazionale per l’energia atomica (AIEA). Il testo sarà
prima esaminato dalla commissione sicurezza nazionale e politica estera, poi
tornerà in aula. In caso di approvazione, dovrà
essere confermato dal Consiglio dei Guardiani. Il presidente
Ahmadinejad ha espresso intanto la propria
soddisfazione per la decisione del Venezuela di votare contro la risoluzione di
condanna dell’AIEA nei confronti del programma
nucleare iraniano.
La Siria ha
smentito fermamente le accuse del ministro della Difesa libanese, Elias Murr, che ieri ha affermato di essere stato minacciato
dall’ex capo dell’intelligence militare siriano in Libano prima dell’attentato
al quale è scampato lo scorso mese di luglio.
Kazimierz Marcinkiewicz, premier designato
ieri in Polonia dopo la vittoria del centro-destra alle elezioni legislative di
domenica scorsa, è già al lavoro per la formazione del prossimo governo. La
scelta dell’economista, fatta dai gemelli Kaczynski,
alla guida del partito vittorioso “Diritto e Giustizia”, ha suscitato la
sorpresa degli osservatori che pensavano invece che Lech Kaczynski
riservasse per sé la carica di primo ministro. Ma perchè questa
idea è stata messa da parte? Giancarlo La Vella
lo ha chiesto al già ambasciatore Sergio Romano, esperto di est
europeo:
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R. – Se
lo avesse fatto probabilmente avrebbe pregiudicato le prospettive dell’altro gemello,
che fra un mese sarà candidato alle elezioni per il
presidente della Repubblica. Evidentemente hanno deciso insieme che la presidenza
della Repubblica è più importante della guida del governo. Debbo
dire tuttavia che la scelta presenta per la Polonia un altro vantaggio. Il
Partito Diritto e giustizia, quello guidato dai gemelli
Kaczynski, è un partito con delle venature
populiste. Quindi, non è un partito particolarmente filoeuropeo e non è un partito particolarmente attento alle
esigenze dell’economia di mercato. Tutto questo avrebbe probabilmente creato
un’ondata di diffidenza da parte degli ambienti economici internazionali nei
confronti della Polonia. Il fatto che invece la scelta
sia caduta su un economista, tutto sommato, riconosciuto,
apprezzato, probabilmente giova al Paese.
D. – Secondo lei, i fratelli Kaczynski parteciperanno comunque alle decisioni
di governo?
R. – Io penso che probabilmente Kaczynski potrebbe desiderare un ministero per sé, un ministero
importante, a meno che non preferisca rimanere fuori,
guidare il partito e avere semplicemente un’influenza decisiva su quei membri
del partito che saranno al governo. Quello che è certo è che i due gemelli
hanno voglia di governare il Paese e cercheranno di realizzare le intese che
maggiormente permettono il controllo del governo e dello Stato.
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L’Ucraina ha da ieri un nuovo
governo, dopo quello presieduto da Yulia Tymoshenko, rimossa dalla carica insieme a tutti gli altri
ministri lo scorso 8 settembre in seguito a uno scandalo per corruzione. Il
presidente Yushenko ha presentato ieri l’esecutivo
guidato da Yuri Yeknhanurov,
un tecnocrate che avrà il compito di traghettare il Paese alle legislative del
marzo 2006.
Il colosso pubblico
russo del gas, Gazprom, ha annunciato di aver
acquistato per 13,1 miliardi di dollari la Sibneft,
quinta società petrolifera della Russia del magnate Roman
Abramovic. In base ai termini dell’operazione, la Gazprom acquisterà il 72,66 per cento della Sibneft.
Dopo le elezioni di
due domeniche fa, la Germania sembra sempre più
proiettata verso la formazione di una grande coalizione di governo di unità
nazionale. Proprio per vagliare questa possibilità si terrà, oggi pomeriggio a
Berlino, l’incontro tra Angela Merkel, leader dei cristiano democratici ed il cancelliere uscente Gerhard
Schroder.
E’ salito a 12 il
bilancio dei morti seguito al passaggio, in Vietnam, del tifone ‘Damrey’, giunto in queste ore in Laos. Nei giorni scorsi, Damrey aveva provocato la morte di almeno 46 persone in
Cina e nelle Filippine. Finora, sono state evacuate, in Vietnam, circa 300 mila
persone lungo le coste centrali e settentrionali del Paese.
L’Algeria è chiamata domani
all’appuntamento con le urne per il referendum sul “Progetto di Carta per
la riconciliazione nazionale”, il cavallo di battaglia programmatico del presidente
Abdelaziz Bouteflika,
eletto nell’aprile del 2004. Con questo referendum si punta a chiudere una
pagina drammatica della storia del Paese africano. L’Algeria è stata bersaglio
del terrorismo di matrice islamica all’inizio degli
anni novanta. Si calcola che siano almeno 100 mila le vittime della guerra
civile scatenata dal fondamentalismo.
Cinque elicotteri dell’esercito
francese hanno compiuto questa mattina al largo della Corsica,
vicino al porto di Bastia, un’operazione per riportare l’ordine su una nave
della SNCM, compagnia transalpina di traghetti dirottata ieri al porto di Marsiglia
dai lavoratori marittimi in sciopero. Le forze armate hanno ripreso il
controllo del cargo. La protesta era scoppiata dopo il via libera del governo
francese alla privatizzazione della compagnia.
Ad un mese dal
devastante passaggio dell’uragano Katrina sulla costa statunitense del Golfo
del Messico, è salito a 1.121 il numero delle vittime accertate, di cui
885 soltanto in Louisiana. Mentre le squadre di
soccorso continuano a lavorare, sono almeno 10 le vittime dell’uragano Rita
abbattutosi la scorsa settimana sugli Stati Uniti.
Il coordinatore delle Nazioni
Unite per l’assistenza umanitaria, Jan Egeland, ha avvertito che l’ONU sospenderà l’invio di aiuti umanitari in Darfur se
non si arresterà la nuova ondata di violenze nella martoriata regione del Sudan
orientale, teatro di una guerra civile scoppiata due anni e mezzo fa.
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