RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 270 - Testo della trasmissione di martedì 27  settembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Domani mattina il Papa lascia la residenza estiva di Castel Gandolfo per rientrare in Vaticano, in occasione dell’udienza generale in Piazza San Pietro. Ieri pomeriggio il suo grazie alle comunità della cittadina laziale per avergli assicurato un sereno soggiorno

 

La dignità della persona, cuore di ogni civiltà: è il messaggio del Papa per un convegno sul dialogo interreligioso in Turchia

 

Prosegue alla Gregoriana la conferenza sulla Nostra Aetate

 

Oggi è la Giornata Mondiale del Turismo: il Papa chiede di promuovere un turismo nel segno della solidarietà. Con noi mons. Francesco Brugnaro

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il segretario generale della CEI mons. Betori: la Chiesa è libera di parlare per il bene del Paese

 

Proseguono i raid israeliani contro la Striscia di Gaza: ai nostri microfoni Eric Salerno

 

Vittoria del centro destra alle elezioni in Polonia: intervista con Roman Gutkowski

 

CHIESA E SOCIETA’:

Conferita al presidente italiano Ciampi la cittadinanza onoraria di Roma

 

L’impegno dei cattolici è al servizio dell’uomo. Lo ha detto il cardinale Camillo Ruini, presidente della CEI, aprendo ieri a Roma l’anno pastorale

 

La regione Emilia Romagna offrirà l’olio per la lampada votiva in occasione della festa di San Francesco ad Assisi il prossimo 4 ottobre

 

La Chiesa celebra oggi la memoria di San Vincenzo de’ Paoli

 

Il governo vietnamita concede al Seminario maggiore di Hanoi, di ammettere nuovi studenti ogni anno

 

24 ORE NEL MONDO:     

Almeno 10 morti per un nuovo attentato kamikaze in Iraq

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 settembre 2005

 

 

DOMANI MATTINA IL PAPA LASCIA LA RESIDENZA ESTIVA

DI CASTEL GANDOLFO PER RIENTRARE IN VATICANO,

IN OCCASIONE DELL’UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO.

IERI POMERIGGIO IL SUO GRAZIE ALLE COMUNITA’ DELLA CITTADINA LAZIALE

PER AVERGLI ASSICURATO UN SERENO SOGGIORNO

 

Benedetto XVI lascia domani mattina la sua residenza estiva di Castel Gandolfo per tornare in Vaticano in occasione dell’udienza generale del mercoledì in Piazza San Pietro. Ieri pomeriggio ha ricevuto, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, i rappresentanti delle comunità della cittadina laziale, ringraziandoli per avergli garantito un sereno soggiorno nei mesi estivi. All'udienza erano presenti, tra gli altri il vescovo di Castel Gandolfo, mons. Marcello Semeraro, il parroco, le comunità religiose maschili e femminili, il sindaco e i membri della Giunta e del Consiglio comunale, i funzionari e gli agenti di Polizia, della Guardia di Finanza, i militari dell'Arma dei Carabinieri che, in collaborazione con la Gendarmeria Vaticana e la Guardia Svizzera Pontificia, e gli operatori dei vari servizi del Governatorato che hanno prestato servizio durante la Sua permanenza nella residenza estiva. Il servizio di Stefano Leszczynski.

 

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 “Sento il bisogno di esprimere la mia gratitudine – ha detto il Santo Padre - a coloro che in questi mesi estivi mi hanno accolto e si sono adoperati per
assicurarmi un soggiorno sereno.” Benedetto XVI ha ricevuto quanti gli sono stati vicini durante questo periodo e li ha salutati con affetto:

 

''Il mio saluto si estende alla Comunità cittadina, che ho sentito tanto vicina in questo periodo. Essa è sempre generosa verso i pellegrini che, come negli anni scorsi con l'amato Giovanni Paolo II, anche quest'estate sono venuti a far visita al Papa. La tradizionale ospitalità degli abitanti di Castel Gandolfo è ben nota. Grazie!”.

 

Un particolare pensiero è poi andato ai medici e agli operatori dei vari Servizi del Governatorato e a quanti delle forze di Polizia e di sicurezza italiane e vaticane gli hanno assicurato una permanenza tranquilla e sicura nella cittadina di Castel Gandolfo. A ciascuno, il Papa ha espresso la propria stima e il proprio apprezzamento, unendo ad essi anche un ricordo affettuoso per le loro famiglie e per le persone care. Prima di impartire la Benedizione apostolica Benedetto XVI ha assicurato ai convenuti le proprie preghiere affinché il Signore benedica i loro familiari, il loro lavoro, i progetti e le attese dell'intera Comunità di Castel Gandolfo.

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LA DIGNITA’ DELLA PERSONA, CUORE DI OGNI CIVILTA’:

MESSAGGIO DEL PAPA IN APERTURA  DEL “PRIMO INCONTRO DI CIVILTA”,

ORGANIZZATO AD ANTIOCHIA, IN TURCHIA.

PRESENTI LEADER DELLE DIVERSE RELIGIONI INSIEME

A UN MIGLIAIO DI STUDIOSI, ESPERTI DI TEOLOGIA, STORIA E SOCIOLOGIA

E 40 AMBASCIATORI DI VARI PAESI

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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“La dignità della persona è sempre al cuore stesso di ogni vera civiltà”. Per questo Benedetto XVI ha invitato i partecipanti ad essere determinati nel voler “celebrare, nel patrimonio spirituale e culturale di ciascuno, quei valori che riconoscono la centralità della persona e promuovono la comprensione, il rispetto e la pace reciproci”. Sottolinea il Papa la particolare urgenza di questo atteggiamento “in un'era di globalizzazione, in cui può esserci il pericolo che valori fondamentali umani siano  sacrificati nel nome del progresso o che siano perduti a causa di ideologie secolari distruttive”. “Ciò comporta - afferma il Santo Padre - di trovare i mezzi e le  strutture che  assicurino che la vita in tutta la sua ricchezza, sia  rispettata: che tutti abbiano accesso ad una condizione di vita dignitosa; che la sicurezza sia garantita a tutti; che i giovani siano formati nella verità e con ideali nobili; che le comunicazioni culturali fioriscano; e che la libertà religiosa, inclusa quella delle minoranze, sia protetta”. Un Messaggio carico di impegni da assumere e realizzare, che è stato letto da mons. Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, presente ai lavori a nome della Santa Sede insieme al nunzio in Turchia mons. Edmond Farhat, e al segretario della prefettura per gli Affari economici, mons. Franco Croci, mentre per la Conferenza episcopale turca partecipa mons. Luigi Padovese, vescovo di Antiochia, la città dove i seguaci di Gesù Cristo –  ricorda il Santo Padre – furono per la prima volta chiamati cristiani, indicando che il messaggio del Vangelo non è confinato ad un singolo popolo, ma attraversa tutti i confini etnici e culturali”.

 

Alle parole di “riconciliazione e pace” di Benedetto XVI  aveva fatto eco il primo ministro turco Tayyp Erdogan, inaugurando domenica sera l’incontro, i cui lavori si sono poi aperti ieri mattina e proseguiranno fino al 30 settembre. “Dobbiamo dire di no allo scontro delle civiltà e delle religioni e sì al dialogo e alla armonia”, ha affermato il capo del governo turco, sottolineando che “il terrorismo non può essere ascritto ad alcuna religione e perciò non si può parlare nemmeno di terrorismo islamico”. “Il terrorismo è un delitto contro l'umanità e pertanto è fuori di ogni religione”, ha aggiunto precisando che “la globalizzazione impone una scelta tra terrorismo globale e pace globale. Quest'ultima – ha concluso Erdogan - è una grande opportunità e deve essere la nostra scelta”.

 

Non sono però mancati interventi che hanno lamentato ritardi e difficoltà nel dialogo tra diverse confessioni in Turchia, e per una piena libertà religiosa nel Paese, nonché la mancanza di una cultura di vera tolleranza verso seguaci di fedi minoritarie.

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PROSEGUE ALLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ GREGORIANA

IL CONVEGNO INTERNAZIONALE

SUI 40 ANNI DELLA DICHIARAZIONE CONCILIARE “NOSTRA AETATE”.

OGGI ALLO STUDIO LE PROSPETTIVE DEL DIALOGO CON IL MONDO BUDDISTA

- Servizio di Marco Cardinali -

 

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L’Asia con le sue comunità cattoliche che spesso non arrivano nemmeno all’1% della popolazione, è da molti considerata “la periferia” della Chiesa. Abitata dai due terzi della popolazione mondiale, con il 50% di giovani, l’Asia è il continente del futuro. Ma per la Chiesa nessuna parte del mondo è considerata periferia. Basti guardare i tanti viaggi di Giovanni Paolo II in quella terra e la grande attenzione in questi ultimi quaranta anni per le sue peculiari problematiche. Ma l’Asia è anche un concentrato di tradizioni religiose antiche che si incontrano con le società più materialistiche e secolarizzate. Basti pensare che le “tigri” più ruggenti del capitalismo mondiale hanno sedi importanti proprio in Oriente. Le contraddizioni che nascono da questo incontro-scontro creano in Asia molte difficoltà: minoranze emarginate, poveri nelle periferie, fuori casta disprezzati. In più, le tradizioni religiose intrecciate profondamente con le culture e gli Stati, fanno guardare il cristianesimo come una religione straniera. Dentro questo intreccio di tensioni il Papa Giovanni Paolo II non ha mai smesso di porre Gesù Cristo e la dignità dell’uomo asiatico che deve essere il punto fondamentale di discussione quando si parla degli sviluppi del continente.

 

Alla Gregoriana i relatori alla sessione plenaria di oggi hanno parlato dell’attuale situazione in quella zona con particolare riferimento al buddismo. Il punto nodale che si è evinto dalla relazione del prof. Asanga Tilakaratne, dell’Istituto di Studi Pali e Buddisti dello Sri Lanka, è un grande bisogno di proseguire negli sforzi comuni di incontro. La Chiesa Cattolica con la dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” ha dato un grande impulso al dialogo e in epoca relativamente recente anche in ambito buddista ci si è resi conto della necessità di trovare forme di dialogo permanenti e idonee che fossero adatte alle situazioni di questo speciale momento storico, anche se uno dei problemi più grandi è proprio il fatto che il Buddismo non ha un’autorità centrale che possa essere preposta a intessere relazioni di dialogo permanente. Ai Buddisti, secondo il professore, il compito di trovare nuove vie di dialogo che passino dalle posizioni non ufficiali a qualcosa di più concreto, ma per fare questo naturalmente c’è bisogno di un referente preciso che possa dialogare con gli altri rappresentanti religiosi, questo anche senza far violenza al carattere non gerarchico del Buddismo. Il prof Tilakaratne ha detto, inoltre, che pur sembrando che le religione teistiche e non teistiche rappresentano due universi troppo diversi e che sembra impossibile una conciliazione, un incontro, è non solo lodevole, ma fondamentale per la pace e la concordia dei popoli essere capaci di guardare le cose da un altro punto di vista, essere cioè capaci di mutare il proprio campo di sguardi e questo è un lavoro che si compie prima di tutto con la conoscenza reciproca, e quella delle proprie tradizioni storiche e spirituali specifiche.

 

Dalla, Gregoriana, Marco Cardinali Radio Vaticana

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GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO NEL SEGNO DI JULES VERNE.

IL PAPA: PROMUOVERE UN TURISMO SANO E POPOLARE

NEL SEGNO DELLA SOLIDARIETA’

- Intervista con mons. Francesco Brugnaro -

 

Un turismo a misura d’uomo, che “si accompagni sempre al rispetto per le persone e le culture e possa favorire il dialogo e la comprensione”. E’ l’auspicio espresso all’Angelus di domenica scorsa da Benedetto XVI per l’odierna Giornata mondiale del Turismo. Il Papa, in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, mette in rilievo l’importanza di promuovere in questo settore “strutture che lo rendano sano, popolare ed economicamente sostenibile”. Un turismo solidale, quindi, per il quale da lungo tempo la Chiesa è impegnata in chiave missionaria e pastorale. Lo conferma il nuovo osservatore della Santa Sede presso l’Organizzazione Mondiale per il Turismo di Madrid, mons. Francesco Brugnaro, intervistato da Alessandro De Carolis:

 

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R. – Credo che il Papa mette in evidenza il desiderio che il turismo diventi più umano e la caratteristica dell’umanizzazione del turismo consiste nella solidarietà. Fare cioè in modo che chi parte da casa propria, dal proprio Paese, mosso dalle intenzioni più diverse - gli affari, la vacanza, la visita di un Paese per le sue ricchezze paesaggistiche o culturali o storiche - può spesso ingenerare l’idea che chi vi abita conserva queste bellezze o queste ricchezze storiche abbia poco da condividere con il visitatore o il pellegrino o il turista. Ecco allora che il termine solidarietà lega insieme tutte e tre le componenti: chi parte, chi organizza il viaggio e le comunità ospitanti, che siano solidali e con dei valori condivisi. Bisogna togliere allora da questo anonimato indifferente tutte e tre le componenti del turismo.

 

D. – Il Papa parla anche di turismo popolare ed economicamente sostenibile. In particolare penso alle zone devastate dallo tsunami che di turismo vivono: cosa significa,  in particolare proprio in queste zone, vivere un turismo sostenibile?

 

R. – Significa mettere in grado coloro che accolgono, e quindi le popolazioni locali, di non vivere una sperequazione tra il turista che arriva - con le sue esigenze che sono di solito molto diverse dalla comunità che lo accoglie - e la loro situazione nel Paese ospitante. Un turismo vissuto a questi livelli ha  certamente tre caratteristiche: può combattere la povertà, può mettere le popolazioni in grado di uscire da quell’isolamento che le rende spesso anche più povere - perché molto spesso non sanno niente del turista che arriva o pensano che tutto il mondo sia ricco come il turista o magari povero come coloro che lo accolgono. Terzo, essendo il turismo anche un ampio spazio di evasione, di riposo, di distrazione legittima come può essere il periodo di ferie e di vacanza, può permettere che questa possibilità venga fruita e goduta da un quanto più largo margine di persone possibile.

 

D. – L’estate appena trascorsa ha avuto pagine drammatiche, dove terrorismo ed incidenti hanno colpito molti turisti che erano in vacanza. Pensa che quanto accaduto possa influire in qualche modo sul suo lavoro di rappresentante della Santa Sede presso l’Organizzazione mondiale del turismo e sulla missione della Chiesa in questi luoghi?

 

R. – Credo ci sia da recuperare quel senso che questi grossi mali vissuti durante l’estate fa nascere nella gente e cioè un grande desiderio di bene. Facciamo allora in modo che le Chiese locali sensibilizzino anzitutto i propri fedeli ad essere accoglienti, a creare una solidarietà tra chi arriva e chi accoglie, ma contemporaneamente anche a proteggere chi ospita, perché spesso chi arriva, lo fa da un punto di vista di forza: sta poco tempo, arriva spesso per divertirsi o per evadere e quindi non è sempre coinvolto nel dramma della popolazione locale. Il turista sovente si rifugia nel grande albergo o in un posto dove tutto è efficiente, e magari a dieci metri di distanza non c’è acqua e non c’è corrente elettrica. La Chiesa ha allora questo grande compito: non di bloccare il turismo, ma fare in modo che le componenti possano solidarizzare insieme.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "La nostra fede: Gesù Amore"; Benedetto XVI conduce il popolo di Dio verso il Sinodo proseguendo la riflessione sul Mistero Eucaristico.

La solidarietà del Papa per le popolazioni colpite dai disastri naturali.

 

Servizio vaticano - La Dichiarazione Comune della Conferenza episcopale tedesca e della Conferenza episcopale polacca in occasione del 40 anniversario dello scambio epistolare del 1965. 

 

Servizio estero - Medio Oriente: nuove violenze insanguinano la Striscia di Gaza.

 

Servizio culturale - Un articolo di Claudio Montuschi sulla mostra - all'Israel Museum - dedicata al tema "Roma e Gerusalemme: quattro capolavori ebraici dalla Biblioteca Vaticana".

Un articolo di Marcello Filotei dal titolo "La riscoperta di un compositore fuori dalle correnti": "Nuovi spazi musicali" introduce con sei concerti a Roma il Festival per i cento anni dalla nascita di Giacinto Scelsi.

 

Servizio italiano - Finanziaria: nuovo allarme dell'FMI sui conti italiani.

Banca d'Italia: continua il braccio di ferro con il Governo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 settembre 2004

 

 

LA CHIESA E’ LIBERA DI PARLARE PER IL BENE DEL PAESE. COSI’ MONS. BETORI

A CONCLUSIONE DEI LAVORI DEL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CEI

- Ai nostri microfoni lo stesso presule -

 

 

A conclusione dei lavori del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, i vescovi hanno condensato nel documento finale i molti temi sui quali si è incentrato il dibattito in seno alla Chiesa italiana. Il documento presentato stamane presso la nostra emittente si apre con una manifestazione di gratitudine nei confronti del Santo Padre, che già in questi primi mesi di Pontificato, ha offerto un ricco insegnamento pastorale. Infine, il richiamo forte alle istituzioni internazionali e italiane al rispetto e alla tutela della persona, della vita nascente e della famiglia. Il servizio è di Stefano Leszczynski.

 

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In relazione alla situazione italiana i vescovi rilevano le crescenti tensioni sul versante politico con l’approssimarsi della scadenza elettorale ed esprimono la loro preoccupazione per gli effetti della crisi economica, in particolare sui ceti più deboli della società italiana. La difesa della vita nascente e della famiglia richiedono una maggiore e più attenta tutela – sottolinea la CEI - come già espresso nel corso della sua visita al Quirinale da parte di Benedetto XVI con il suo richiamo ad una sana laicità dello Stato, senza l’esclusione di quei riferimenti etici che trovano il loro fondamento nella religione. E’ inaccettabile per la Chiesa – ha detto mons. Giuseppe Betori, segretario generale della CEI - la proposta di istituzionalizzazione delle unioni di fatto, che le assimilino alla famiglia:

 

“Preoccupa, se vogliamo, il fatto che questa pur significativa problematica oscuri un’altra problematica che invece non riesce a decollare nei progetti delle forze politiche e nei loro programmi, e cioè il problema del sostegno reale alla famiglia fondata sul matrimonio. Mancano politiche a sostegno della famiglia ormai da decenni e questo non sembra invece attrarre pari attenzione da parte delle forze politiche: e ciò preoccupa”.

 

Il rispetto della specificità dell’istituto familiare fondato sul matrimonio era già stato richiamato dal cardinale Ruini presidente della CEI sulla base del magistero della Chiesa, la quale ben lontana da qualsiasi intenzione di ingerenza negli affari dello Stato italiano, non può certo rinunciare a quelli che sono i suoi principi fondamentali:

 

“La Chiesa non si lascia certo intimidire e non verrà mai meno, nell’esercizio del discernimento evangelico e della carità pastorale, al suo dovere di parlare in modo forte, in modo chiaro per illuminare i credenti e tutti gli uomini di buona volontà sia su materie che riguardano la fede e la vita ecclesiale, sia su temi di grande rilevanza morale, come la vita umana, la famiglia, la giustizia, la solidarietà. Tali interventi della Chiesa non possono in alcun modo essere considerati una indebita interferenza e tanto meno una ingerenza nella vita del Paese. Rappresentano piuttosto il costruttivo contributo del cattolicesimo al bene e allo sviluppo della nostra amata nazione”.

 

Una particolare preoccupazione è stata espressa dai vescovi in merito alle recenti catastrofi naturali che hanno colpito molte regioni del mondo ed hanno auspicato un urgente maggiore attenzione verso la prevenzione e la protezione attraverso una maggiore tutela dell’ambiente. Allo stesso modo sono stati a lungo dibattuti i principali temi di politica internazionale soprattutto in relazione all’emergenza terrorismo ed all’incessante crisi in Medio Oriente. La CEI non manca inoltre di osservare la necessità di una ridefinizione degli obiettivi dell’Unione Europea alla luce di principi di sussidiarietà e solidarietà, in particolare dopo gli esiti negativi di alcuni referendum sul Trattato costituzionale europeo.

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PROSEGUONO I RAID ISRAELIANI CONTRO LA STRISCIA DI GAZA

DOPO IL LANCIO DI MISSILI PALESTINESI NEL NEGHEV. SHARON BATTE NETANYAHU.

RESPINTA DAL LIKUD LA MOZIONE DEL RIVALE DI ANTICIPARE LE PRIMARIE

- Intervista con Eric Salerno -

 

Ancora una giornata di tensione a Gaza e in Cisgiordania, nonostante l'annuncio venuto ieri da Hamas di uno stop negli attacchi dalla Striscia contro il territorio israeliano. A Tel Aviv, invece, il premier Ariel Sharon è riuscito nella notte a sconfiggere in un voto del comitato centrale del Likud, cruciale per il suo futuro politico, il grande rivale Benyamin Netanyahu. Ce ne parla Salvatore Sabatino:

 

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La vittoria di Sharon è giunta con soli 100 voti di scarto. In sostanza, i 3000 membri dell'esecutivo del grande partito conservatore hanno respinto la mozione di Netanyahu, che chiedeva di anticipare a novembre l'elezione del nuovo leader, confermando invece la scadenza naturale di aprile, sei mesi prima delle prossime elezioni politiche. L'ex-ministro delle finanze puntava ad anticipare le primarie contando sull'onda dello scontento in seno al partito contro il ritiro da Gaza per battere Sharon e sostituirlo. Intanto Israele ha proseguito anche la scorsa notte i raid aerei contro obiettivi palestinesi nella striscia di Gaza, nel contesto della Operazione “Prima pioggia” intrapresa a partire da sabato per mettere fine a bombardamenti palestinesi nel Neghev. Il braccio armato di Hamas, Ezzedin al-Qassam, ha rivendicato la uccisione dell'israeliano Sasson Nuriel, il cui ca-

 

 

 

 

davere è stato trovato ieri a Ramallah, in Cisgiordania. Secondo Hamas, questi era in realtà “un agente dello Shin Bet”, il servizio di sicurezza di Israele.

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La difficile situazione politica di Sharon e le ultime tensioni tra israeliani e palestinesi, sarebbero legate da un unico filo. Ne è convinto Eric Salerno, corrispondente del quotidiano “il Messaggero” a Gerusalemme:

 

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R. – Uno dei motivi in questo momento è lo scontro interno al Partito di Sharon. La sua necessità – e l’abbiamo vista in questi giorni -  è quella di rafforzarsi e di riuscire a confermare i termini previsti per le primarie, sconfiggendo il tentativo in questo di Netanyahu e dell’estrema destra del Likud di mettere in difficoltà Sharon e di portare alla sua esclusione dalla leadership del Partito. Un altro aspetto è quello del conflitto all’interno del mondo palestinese, dove i vari schieramenti si stanno posizionando per le elezioni legislative di gennaio. Hamas ha commesso un errore ed ha ammesso di aver commesso questo errore nel lanciare una quarantina di missili contro Sderot, cittadina israeliana, e appena si è reso conto del grande sbaglio commesso ha riproclamato l’aderenza alla tregua in atto da mesi. Questo non basta a Sharon, il quale deve continuare a far vedere che è l’uomo forte, che intende difendere Israele con tutti i mezzi a disposizione e, forse, come sostengono i giornali e gli analisti israeliani, c’è da vedere anche una voglia di dare uno schiaffo pesante ad Hamas e ad impedire ad Hamas di presentarsi – forse – alle prossime elezioni palestinesi.

 

D. – Sul quotidiano Mariv, in un editoriale si parlava ieri di Sharon che non sarebbe intenzionato in questo momento a giungere ad una trattativa definitiva con i palestinesi. E’, secondo te, questa una teoria condivisibile?

 

R. – Ancora prima della morte di Arafat, ma anche dopo, Sharon ha detto: “il disimpegno da Gaza è una mossa che serve agli interessi di Israele. Ci farà sembrare belli di fronte a tutto il mondo, ci diranno che siamo bravi. Questa mossa ci consentirà di concentrare le nostre forze in Cisgiordania e di continuare anche a costruire negli insediamenti e a rafforzare gli insediamenti in Cisgiordania”. Esattamente quello che sta facendo. Perciò un negoziato, chiamiamolo, finale sulla sorte della Palestina è nella sua visione – almeno fino adesso quello che abbiamo visto – una cosa da rinviare di anni e non di mesi.

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VITTORIA DEL CENTRO DESTRA ALLE ELEZIONI IN POLONIA.

AL PARTITO CONSERVATORE ''DESTRA E GIUSTIZIA'' IL 26,99% DEI VOTI.

AI LIBERALI DI “PIATTAFORMA CIVICA”  IL 24,14%

- Intervista con Roman Gutkowski -

 

La vittoria del conservatori e dei liberali alle elezioni legislative polacche è stata ufficialmente confermata dalla Commissione elettorale nazionale. Il Partito conservatore ''Destra e Giustizia'' (Pis) ha ottenuto il 26,99% dei voti, i liberali di Piattaforma civica  (PO) hanno raccolto il 24,14%: insieme hanno la maggioranza parlamentare. Al terzo posto si è piazzato il partito  populista Samoobrona (Autodifesa), con l'11,41%; al quarto sono sprofondati i socialdemocratici (Sld), finora al potere, che  hanno ottenuto l'11,31%. La lega delle Famiglie polacche (LPR), ultra-cattolica e  nazionalista, ha ottenuto il 7,97% dei suffragi, mentre il  partito contadino (PLS) il 6,96%. Nessun altro partito ha superato la soglia di sbarramento del 5  per cento. Ma quali sono i commenti della gente al risultato di queste elezioni? Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente a Varsavia il giornalista  Roman Gutkowski:

 

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R. – I risultati di queste elezioni, da una parte, sono conformi alle previsioni, dall’altra, sono sorprendenti. Conformi alle previsioni perché la Polonia si è spostata a destra dopo i quattro anni di governi postcomunisti. I polacchi volevano punire i postcomunisti dell’Alleanza della sinistra democratica. Il risultato dell’11 per cento da loro ottenuto è quattro volte inferiore rispetto a quello di quattro anni fa. E sono poi risultati sorprendenti perché in seno alla destra i vincitori sono quelli del Partito conservatore, mentre tutte le previsioni davano vincenti i liberali della piattaforma civica. Questo è un fatto sorprendente.

 

D.- Ci spieghi qual è la differenza sostanziale di programma tra il partito conservatore e i liberali?

 

R. – I conservatori di “Destra e Giustizia” sono guidati da uno dei fratelli gemelli Kaczynski, Jaroslav. Il loro programma, per quanto riguarda l’economia, è piuttosto di sinistra e questo è strano, perché essi vogliono un ruolo importante dello Stato nell’economia e nell’assistenza. I liberali, invece, volevano imporre un’imposta del 15 per cento che andrebbe bene per i più ricchi. I conservatori di “Destra e Giustizia” dicevano che con questa misura i ricchi saranno più ricchi e i poveri più poveri. E grazie a questo argomento hanno vinto le elezioni. Non si sa quale sarà il futuro governo perché il partito conservatore è diretto da uno dei fratelli gemelli. L’altro si candida alle elezioni presidenziali e adesso si dice che il nuovo governo potrebbe essere formato solo dopo le elezioni presidenziali, fra un mese. E questo perché i sondaggi dicono che i polacchi non vogliono essere governati dai due fratelli gemelli, uno alla presidenza del governo e l’altro alla presidenza della Repubblica.

 

D. – Quindi è difficile fare ipotesi su quale sarà il programma politico ...

 

R. – Se parliamo di politica estera, ad esempio, è più facile dire: si suppone che questo nuovo governo sarà molto più filo americano, mentre le sue relazioni con la Germania, la Russia saranno più difficili. La Polonia dovrebbe diventare molto più nazionalista e quindi anche con l’Unione Europea, sul piano finanziario, dovrebbe essere più difficile trovare un’intesa con gli altri Stati.

 

D. – Qual è la situazione sociale oggi della Polonia, che da maggio 2004 è Paese membro dell’Unione Europea?

 

R.- Il problema maggiore in Polonia è la disoccupazione che alcune statistiche danno al 18 per cento, altre al 20 per cento. Poi ci sono tante divergenze sociali. C’è un 1 per cento di polacchi ricchi e poi un 60 per cento di polacchi che vive al di sotto del minimo sociale. Il programma del nuovo governo prevede la creazione di numerosi posti di lavoro, ma non si sa esattamente come sarà possibile farlo. La gente è favorevole alla partecipazione all’Unione Europea, questo è vero, però i fondi europei sono destinati soprattutto agli agricoltori per cui gli altri settori sono scontenti.

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CHIESA E SOCIETA’

27 settembre 2005

 

 

CONFERITA AL PRESIDENTE ITALIANO CIAMPI LA CITTADINANZA ONORARIA DI ROMA.

AL TERMINE DELLA CERIMONIA, CIAMPI HA RICORDATO LE FRASI

IN DIALETTO ROMANESCO PRONUNCIATE DA GIOVANNI PAOLO II

NEL 2004 NELL’INCONTRO CON IL CLERO ROMANO

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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ROMA. = “Damose da fa'! Volemose bene! Semo romani”. Così il presidente italiano, Carlo Azeglio Ciampi, è intervenuto al termine della cerimonia in Campidoglio dove ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Roma. Avevo pensato ad una conclusione aulica, tipo civis romanus sum – ha spiegato Ciampi con voce commossa – ma poi ho ricordato le parole pronunciate il 26 febbraio del 2004 da Papa Giovanni Paolo II nell’incontro con i parroci e con il clero di Roma. In quell’occasione, Giovanni Paolo II pronunciò queste frasi in dialetto romanesco rispondendo ad un invito di un parroco romano durante il tradizionale incontro di inizio Quaresima. Poco prima, il sindaco di Roma, Walter Weltroni, gli aveva consegnato la pergamena che riporta la seguente motivazione: viene riconosciuta la cittadinanza ad honorem per il costante, “prestigioso contributo offerto, nell’esercizio delle sue altissime funzioni, alla vita della città nel suo ruolo di capitale della Repubblica, simbolo della storia e dell’unità d’Italia”. Il presidente Ciampi ha sottolineato con forza proprio l’importanza di Roma e del suo ruolo di capitale dell’Italia unita. “Essere nati e vivere in Italia ha detto - è  un dono; a Roma, è un privilegio”. Durante la cerimonia, il sindaco Veltroni ha ripercorso la vita del presidente italiano dall’impegno nella resistenza al suo lavoro alla Banca d’Italia fino al suo ruolo di Capo di Stato.

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L’IMPEGNO DEI CATTOLICI È AL SERVIZIO DELL’UOMO. LO HA DETTO

IL CARDINALE CAMILLO RUINI, PRESIDENTE DELLA CEI,

APRENDO IERI A ROMA L’ANNO PASTORALE

 

ROMA. = La Chiesa  non rappresenta un’enclave, né un residuo del passato. Riaffermando i valori insiti nel proprio patrimonio culturale, che è patrimonio di tutti, dà voce ad una profonda e diffusa convinzione. Lo ha detto il cardinale Camillo Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma e presidente della Conferenza episcopale italiana (CEI), intervenendo ieri, nell’auditorium del Santuario romano della Madonna del Divino Amore, al tradizionale incontro per l’inizio dell’anno pastorale. Durante l’incontro, incentrato sulla pastorale per i separati e per i divorziati risposati, il cardinale Ruini, accolto da oltre 1200 tra sacerdoti e diaconi permanenti, ha sottolineato che il risultato del referendum sulla fecondazione assistita è stato il frutto di un impegno comune. Ora – ha spiegato il porporato - occorre mantenere questa unità per rendere un grande servizio all’uomo. Un servizio – ha aggiunto il cardinale – da attuare di fronte e a tutte le “grandi tematiche che riguardano l’uomo, per le quali viene richiesto un intervento legislativo, come accade per il tema delle unioni di fatto”. Il cardinale Ruini si è soffermato anche sul ruolo dei sacerdoti: “Il prete – ha affermato – deve continuare ad essere uomo della carità pastorale, sia per lo stile sia per le proposte dei contenuti, che rispondono al vero bene dell’uomo e della società. La capacità di saper interloquire con il vissuto della gente è fondamentale”. I sacerdoti e i diaconi hanno confermato con un caloroso applauso “l’amicizia”, “la solidarietà”, “la disponibilità al cammino comune” espressa dal vice gerente di Roma, mons. Luigi Moretti, ringraziando il presidente della CEI per la “guida ferma ed illuminata della diocesi romana e di tutta la Chiesa italiana”. (A.L.)

 

 

LA REGIONE EMILIA ROMAGNA OFFRIRÀ L’OLIO PER LA LAMPADA VOTIVA IN OCCASIONE DELLA FESTA DI SAN FRANCESCO, AD ASSISI IL PROSSIMO 4 OTTOBRE.

LO HA RESO NOTO IERI, IN CONFERENZA STAMPA L’ARCIVESCOVO DI BOLOGNA,

MONS. CARLO CAFFARRA

- A cura di Stefano Andrini -

 

BOLOGNA. = Saranno la Regione Emilia–Romagna e il Comune di Bologna a rappresentare, per la quarta volta da quando la tradizione ha avuto inizio, tutti gli italiani all’offerta dell’olio ed all’accensione della lampada votiva che si terrà ad Assisi il 4 ottobre, in occasione della festa di san Francesco. “E’ un’occasione grande per l’Emilia–Romagna” - ha detto il presidente della Conferenza episcopale regionale Carlo Caffarra, in sede di presentazione del programma - “che ci aiuta a riflettere sulle ricchezze che abbiamo avuto dalla corrente francescana in campo culturale, teologico e della solidarietà. Che il presidente della Regione, il sindaco del capoluogo e l’arcivescovo di Bologna si ritrovino insieme attorno a Francesco è un fatto di alto significato simbolico”. Mons. Caffarra ha poi indicato le cinque priorità, tipiche di Francesco, da recuperare: interiorità, fraternità, riconciliazione, povertà come solidarietà, e la pace. “Il messaggio che porteremo” ha sottolineato il presidente della Regione, Vasco Errani “è in sintonia con i valori di pace, dialogo, cooperazione e solidarietà che nella nostra comunità sono molto radicati”. “Il nostro compito” ha ricordato il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati “è molto impegnativo. In questo modo si riconferma lo spirito di Assisi che ha come pilastro il tema della pace”. Le celebrazioni inizieranno nel pomeriggio del 3 ottobre alla Porziuncola, con la commemorazione del Transito di Francesco, che sarà presieduta da mons. Giuseppe Verucchi, arcivescovo di Ravenna. Il 4 ottobre si svolgerà la solenne celebrazione presieduta da mons. Caffarra. Toccherà al sindaco Cofferati, prima del “Gloria”, accendere la lampada votiva dei Comuni d’Italia. Alle 11.30 dalla Loggia del Sacro Convento ci saranno i saluti del ministro generale dell’Ordine dei Frati minori conventuali p. Jachim Giermek, del presidente Errani e il messaggio all’Italia del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. La giornata si concluderà alle 16 con i Vespri pontificali, presieduti da mons. Paolo Rabitti, arcivescovo di Ferrara–Comacchio.

          

LA CHIESA CELEBRA OGGI LA MEMORIA DI SAN VINCENZO DE’ PAOLI,

RICORDATO DOMENICA SCORSA DAL PAPA COME UNO DEI GRANDI SANTI

DELLA CARITÀ

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

ROMA. = Un pezzo di pane per gli indigenti, un lavoro e uno scopo per gli accattoni, consolazione e assistenza per carcerati o ammalati. E dall’altro lato, dei nullatenenti da poter servire per i ricchi e nobili. Il tutto per dare sostanza a una convinzione, semplice e diretta: “Dio ama i poveri e, per conseguenza, ama quelli che amano i poveri”. E’ questa una delle frasi emblematiche di San Vincenzo de’ Paoli, il fondatore delle Figlie della carità e dei Preti della missione, i Lazzaristi. Nella Francia del Seicento - attraversata dall’ambizione degli ecclesiastici “di carriera” che gettano un’ombra sul ministero del sacerdote - San Vincenzo de’ Paoli è un nuovo giullare di Dio: mite, affabile, dotato di uno humour raffinato e soprattutto di una capacità di accoglienza delle miserie umane senza limiti. La sua pietà e la sua umanità toccano il cuore dei fortunati che, grazie a lui, sperimentano il privilegio cristiano della scelta degli ultimi. E offrono un riscatto per chi, dalle masse rurali e quelle proletarie, ha bisogno di una speranza che le vicende della vita sembrano rifiutare. San Vincenzo sa che un cuore capace di misericordia non è il risultato di uno spirito filantropico ma un dono di Dio: “Che ce ne riempia e che ce lo conservi”, scrive in una delle sue lettere. “Il servizio dei poveri – continua - deve essere preferito a tutto. Non ci devono essere ritardi. Se nell'ora dell'orazione avete da portare una medicina o un soccorso a un povero, andatevi tranquillamente (...) Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Iddio, ossia un'opera di Dio per farne un'altra. Se lasciate l'orazione per assistere un povero, sappiate che far questo è servire Dio. La carità è superiore a tutte le regole, e tutto deve riferirsi ad essa (...) Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo i più abbandonati. Essi sono i nostri signori e padroni”.

 

 

IL GOVERNO VIETNAMITA CONCEDE AL SEMINARIO MAGGIORE DI HANOI,

DI AMMETTERE NUOVI STUDENTI OGNI ANNO. LA DISPOSIZIONE ATTUALE PREVEDE L’INGRESSO A NUOVI CANDIDATI, SELEZIONATI DALLO STATO, OGNI DUE ANNI

 

HANOI. = Il governo vietnamita ha autorizzato il Seminario maggiore S. Giuseppe di Hanoi ad ammettere nuovi seminaristi, ogni anno. Il Vietnam è uno dei Paesi con il maggior numero di vocazioni al sacerdozio. Lo Stato permette di far entrare nuovi seminaristi solo ogni due anni, stabilendone inoltre il numero massimo. La notizia è stata accolta con grande soddisfazione, ma l’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngô Quang Kiêt, ha aggiunto che non ci sono posti per tutti i nuovi 60 seminaristi. La struttura attuale è già sovraffollata, e la Casa salesiana presa in prestito può contenere solo 50 seminaristi. Mons. Kiêt ha inoltrato la richiesta al governo, per poter costruire una nuova casa “per poter essere in grado di accogliere gli studenti ogni anno”. Il vescovo della diocesi di Hung Hoa, mons. Antoine Vu Huy Chuong, ha spiegato all’agenzia ‘AsiaNews’, che “il Seminario di Hanoi aiuterà a soddisfare le esigenze delle comunità cattoliche non solo del Vietnam del nord ma anche del resto del territorio”. L’iniziativa costituisce un grande passo avanti per il Paese. Dopo questa autorizzazione da parte del governo vietnamita si spera, adesso, che il permesso venga esteso anche agli altri cinque seminari maggiori del Vietnam. In tal caso, bisognerà anche costruire nuovi edifici annessi alle diocesi, per contenere il grande numero di studenti. (R.R)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

27 settembre 2005

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Tornano nel mirino dei terroristi le folle di aspiranti poliziotti che fanno la fila per essere reclutati nelle città irachene. Stamane un kamikaze si è mescolato a loro e si è fatto saltare in aria, davanti ad un ufficio di reclutamento a Baquba (a nord di Baghdad), provocando una strage: almeno 10 morti e 26 feriti, alcuni gravi. Nelle stesse ore, a Kirkuk, è stato assassinato un alto funzionario del Dipartimento dell'antiterrorismo iracheno. Da parte sua, il consigliere della sicurezza nazionale, Muaffak al Rubaie, fa sapere che il numero due della rete terroristica al Qaeda in Iraq, Abu Azzam, è stato ucciso nel corso di un'operazione congiunta irachena-americana. Intanto, il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, ha inaugurato a Baghdad il quartier generale della missione di formazione dell'organizzazione in Iraq. La struttura si trova nella zona verde, l'area recintata e protetta al centro della capitale, dove sono situate le ambasciate americana e britannica e la sede del governo iracheno. Finora gli uffici della missione della NATO in Iraq erano ospitati nell'Ambasciata americana.

 

 Un “serio avvertimento” è stato  lanciato oggi dall'Iran all'Agenzia internazionale per l'energia  atomica (AIEA). “Se l'agenzia e gli europei avranno un  atteggiamento duro con noi, questo ci porterà ad una situazione  in cui prenderemo misure ancora più dure”, ha detto il portavoce  del ministero degli Esteri di Teheran, Hamid Reza Asefi, citato  dall'agenzia ufficiale Irna. Asefi ha confermato quanto detto ieri sera in un comunicato del Ministero degli esteri, cioè che l'Iran sospenderà tutte  le misure ''volontarie e temporanee'' assunte negli anni scorsi,  se l'AIEA dovesse riferire il caso al Consiglio di Sicurezza  dell'ONU per eventuali sanzioni contro la Repubblica islamica. Teheran riprenderebbe dunque l'arricchimento dell'uranio e  sospenderebbe l'applicazione del Protocollo aggiuntivo al  Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), che consente ispezioni anche a sorpresa ai suoi siti. Il Consiglio dei governatori dell’AIEA ha approvato sabato scorso una risoluzione proposta da Francia, Germania e Gran  Bretagna che apre la strada a un possibile trasferimento del  caso al Consiglio di Sicurezza.

 

 Il presidente Hosni Mubarak, al potere dal 1981, ha giurato oggi davanti al parlamento quale primo presidente eletto del suo Paese. “Nel nome di Allah, l'onnipotente - ha detto Mubarak - giuro di porre l'interesse del popolo quale priorità... e difendere la sovranità e l'indipendenza della Repubblica”. Mubarak, 77 anni, è uscito vincitore dalle prime elezioni presidenziali pluraliste dei 52 anni di Repubblica egiziana. In realtà, è al suo quinto mandato presidenziale che durerà sei anni. Ha conquistato l’89% dei voti ma alle urne si è recato solo il 23 % dei 32 milioni di aventi diritto. Il presidente egiziano ha assicurato che le promesse elettorali saranno realizzate.

 In un'iniziativa senza precedenti, il vice premier e ministro della Difesa libanese, Elias Murr, ferito in luglio in un attentato nei pressi di Beirut, ha rivelato di essere stato minacciato dall'ex capo dell'intelligence militare siriana in Libano, generale Rustom  Ghazali. Il nostro servizio:

 

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Per la sua denuncia, il vice premier Elias Murr ha scelto la Tv libanese LBC, per cui lavorava la giornalista May Shidiak, a sua volta rimasta gravemente ferita due giorni fa in un attentato. Murr ha affermato di essere entrato in contrasto con Ghazali, ex capo dell'intelligence militare siriana in Libano, dopo la scoperta del gruppo di sospetti integralisti islamici che stava pianificando attentati contro l'ambasciata d'Italia e altri obiettivi a Beirut, nel settembre dello scorso anno. Murr, ha raccontato che, all'epoca, in seguito a scontri tra libanesi e immigrati siriani a Buorj-Hammud, alla periferia est di Beirut, Ghazali gli avrebbe indirizzato ''frasi irrispettose e inammissibili'' tramite il capo della gendarmeria, Said Eid. Ha parlato di minacce alla propria incolumità personale il vice premier Murr, che è anche ministro della Difesa, sottolineando di aver saputo che alcuni immigrati siriani erano stati mobilitati contro di lui.  Murr ha parlato  in collegamento telefonico da Zurigo, dove si sta riprendendo dai postumi delle ferite riportate nell'attentato del 12 luglio, in cui è rimasto ucciso un automobilista di passaggio. ''Ne ho le scatole piene, dopo quello che ha subito May. Occorre che parli. La vicenda lo impone'', ha spiegato Murr, riferendosi all'attentato contro la giornalista di LBC, che ha dovuto subire l'amputazione del braccio e della gamba sinistri. Resta da ricordare che il generale Ghazali, al comando dell'intelligence militare fino al ritiro delle  truppe siriane, nell'aprile scorso, è uno degli ex capi dei servizi di sicurezza di Damasco in Libano, che  la scorsa settimana sono stati interrogati in veste di testimoni  dagli investigatori ONU che indagano sull'uccisione dell'ex premier libanese, Rafik Hariri, nell'attentato di San Valentino.  

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 Assolto ''perchè il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. Con questa formula si è chiuso ieri a Milano, dopo circa 10 anni, il processo All Iberian, dove il presidente del  Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, era imputato insieme con tre ex manager della  Fininvest: Giancarlo Foscale, Alfredo Zuccotti e Ubaldo Livolsi. Tutti, secondo l'accusa, avrebbero falsificato i bilanci Fininvest tra il dicembre '89 e il dicembre '95. Critiche dall'opposizione che sottolinea come Berlusconi sia stato assolto grazie ad una legge ad personam che nel 2002 ha cancellato il reato di falso in bilancio. Soddisfazione invece nel centrodestra. Esponenti di Forza Italia ricordano che finalmente ''la verità è emersa”, mentre “il castello accusatorio contro il premier si sgretola”.

 

 Sono in corso nel Canale di Sicilia le ricerche di un barcone in difficoltà con una sessantina di clandestini a bordo. A lanciare l'allarme è stato ieri sera il fratello di uno degli immigrati, residente a Reggio Calabria, che dopo avere ricevuto una telefonata dall'imbarcazione ha girato la richiesta d'aiuto alle forze dell'ordine. Intanto, la notte scorsa sono giunti nel porto di Lampedusa i 315 clandestini, tra cui 5 donne, intercettati a 35 miglia dall'isola da due motovedette della Guardia di finanza. Gli extracomunitari hanno dichiarato di essere in gran parte pachistani. Altri 245 erano stati invece soccorsi ieri mattina a largo delle coste ragusane dopo avere rifiutato alcune ore prima l'aiuto delle motovedette maltesi.

 

 Un ordigno è esploso stamane in una centrale elettrica in disuso nei pressi di Saragozza: l'attentato, che non ha provocato nessuna vittima, è stato  rivendicato dall'ETA, il movimento armato basco. Lo riferiscono i media citando fonti della polizia. L'esplosione, che era stata  preannunciata,  segue il comunicato con cui ETA affermava oggi  di vedere ''nuove opportunità” di pace ma ribadiva la volontà  di continuare la lotta.

 

 In Algeria, tre soldati, tra cui un ufficiale, sono stati uccisi ieri dall'esplosione di una bomba artigianale a Ouzina, nella regione di Djelfa, 275 km a sud della capitale Algeri. Lo riferisce il quotidiano Liberté nella sua edizione on line. Le vittime erano a bordo di un camion di un convoglio militare che partecipava a un'operazione di rastrellamento. La bomba è esplosa al passaggio del convoglio. Domenica scorsa, tre membri delle Forze di sicurezza erano stati uccisi e altri sei feriti in due attentati messi a segno da gruppi armati islamici a est e a ovest di Algeri.

 

 Ieri, 370  persone sono state arrestate all'esterno della Casa Bianca e del  Pentagono a Washington, in un giorno di manifestazioni di protesta pacifiche contro la guerra in Iraq. E' finita in manette anche Cindy Sheehan, la mamma di un soldato ucciso in Iraq diventata una leader del movimento pacifista. Per tutti gli  arrestati, fotosegnalazione negli uffici della  polizia e una multa da 50 dollari per manifestazione non  autorizzata, prima della scarcerazione.

 

 Il rinvenimento di una coppia  di texani uccisi da un albero caduto sulla loro abitazione ha  ulteriormente aggravato il bilancio delle vittime dell'uragano  Rita, che ha fatto, direttamente o indirettamente, 11 morti,  senza contare i 24 anziani bruciati nell'autobus che li portava via da Houston giovedì scorso. Rita, abbattutasi all'alba di sabato tra Texas e Louisiana, ha ucciso un'altra persona in Texas, una in Mississippi in un tornado e due in Florida (due bagnanti  annegati durante una mareggiata). Inoltre, cinque persone sono state  trovate morte in un alloggio di Beaumont, in Texas: i cinque, un uomo, una donna e tre bambini, sono stati uccisi dai fumi di un  generatore, che avevano messo in funzione dopo che l'uragano aveva fatto saltare la luce. E c’è poi un triste aggiornamento del numero delle vittime del precedente uragano Katrina, che salgono a oltre mille morti, precisamente 1031.

 

 Afghanistan: un soldato ed un marine  statunitensi sono stati uccisi in due separati attacchi da parte  di guerriglieri taleban. Lo hanno riferito fonti dell'esercito  americano. Il soldato è stato ucciso a Kandahar mentre il marine a Asadabad. Intanto, il ministro dell'Interno afghano, Ali Ahmad Jalali, ha deciso dirassegnare le dimissioni, secondo quanto ha reso noto una fonte governativa, apparentemente a causa di contrasti con il presidente Hamid Karzai circa le nomine di funzionari provinciali. “Sì, ha deciso di dimettersi”, ha confermato una fonte del Ministero dell'interno, che ha chiesto di restare anonima e che non ha aggiunto altri particolari. Jalali, ex giornalista e tecnocrate di formazione occidentale, è tornato in Afghanistan nel 2002 dopo aver passato molti anni in esilio negli Stati Uniti.

 

 

 I servizi di sicurezza della marina filippina hanno sequestrato oggi due  tonnellate di nitrato d'ammonio, prodotto chimico che può  essere utilizzato nella fabbricazione di ordigni esplosivi. Lo hanno reso noto fonti militari. I militari hanno scoperto un deposito su un'isola a largo di quella di Basilan, nel sud, bastione dell'organizzazione islamica Abu Sayyaf, sequestrando 42 sacchi contenenti più di due tonnellate di nitrato d'ammonio.  Il nitrato d'ammonio è un prodotto chimico usato come concime che, mescolato con la benzina, può trasformarsi in  esplosivo. Questo è il metodo usato in molti attentati attribuiti a Abu Sayyaf, movimento accusato di avere legami con la rete internazionale terroristica al Qaeda. In particolare, l'organizzazione aveva usato questo esplosivo nell'attentato  contro un traghetto attraccato al porto di Basilan, che aveva  provocato due morti e una trentina di feriti a fine agosto.

 

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha oggi escluso in modo categorico negoziati con il Giappone sulla sovranità delle isole Kurili, incorporate dall'URSS alla fine della seconda Guerra mondiale e rivendicate da Tokyo. Rispondendo in diretta TV alle domande del pubblico, il leader del Cremlino ha sottolineato che la sovranità della Russia su quelle isole non può essere rimessa in discussione ed  è sancita dal diritto internazionale. Malgrado la secca puntualizzazione, Putin si è detto pronto a colloqui con il Giappone alla ricerca di una soluzione “reciprocamente soddisfacente e benefica per gli abitanti della regione”. L'irrisolto problema delle Kurili, che ha finora impedito a Mosca e a Tokyo di firmare un formale trattato di pace a conclusione del secondo conflitto mondiale, è stato affrontato da Putin soltanto di passaggio.

 

Due ragazze sono morte in un incendio scoppiato stanotte in un ostello studentesco a Mosca. Le fiamme sono divampate verso le 4:00 del mattino ora locale,  in uno dei 16 piani dell'edificio. I vigili del fuoco sono riusciti ad evacuare circa 150 occupanti. Oltre alle due vittime, ci sono altri quattro giovani che hanno riportato serie ustioni e sono ricoverati in ospedale.

 

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