RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
267 - Testo della trasmissione di sabato 24 settembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il
Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Conclusi i lavori della Plenaria dei vescovi canadesi
Francia: il governo sostiene le famiglie numerose con
nuove sovvenzioni a partire dal terzo figlio
Uganda: la polizia e l’esercito a lezione di diritti
umani
Nel 2006 due nuovi atenei cattolici in Africa: nel Malawi e nella Zambia
L’uragano
Rita arriva in Texas e provoca inondazioni e incendi
Riesplode la tensione in Medio Oriente: dopo il lancio di razzi in
territorio israeliano, i caccia dello Stato ebraico attaccano obiettivi
palestinesi a Gaza
24 settembre 2005
VOLGE
AL TERMINE IL SOGGIORNO DEL PAPA A CASTEL GANDOLFO.
IERI
IL SALUTO AI DIPENDENTI DELLE VILLE PONTIFICIE.
MERCOLEDI’
IL RIENTRO IN VATICANO.
PUBBLICATO
OGGI IL CALENDARIO DELL’ATTIVITA’ PONTIFICIA FINO A DICEMBRE
Il primo soggiorno estivo di Benedetto XVI nella sua
residenza di Castel Gandolfo sta volgendo al termine. Mercoledì prossimo, 28
settembre, il Pontefice farà il suo ritorno in Vaticano. E già oggi è stato
pubblicato il calendario dell’attività del Papa fino a dicembre. Ieri il suo
saluto ai dipendenti delle Ville Pontificie. Il servizio di Sergio Centofanti:
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Il Papa ha salutato
ieri sera i dipendenti delle Ville Pontificie con i loro familiari, ringraziandoli
per aver potuto trascorrere anche grazie al loro contributo “un sereno e
distensivo periodo di riposo”. Castel
Gandolfo – ha detto rievocando Papa Wojtyla – sarà anche per me un “Vaticano
II”. Quindi ha invitato tutti a farsi sostenere da Dio, “sorgente di ogni
bene”:
“Ricorrete al suo
aiuto sempre e non stancatevi di rendergli, ogni giorno della vostra esistenza,
una coerente testimonianza di fedeltà”.
Il Papa ha poi invocato
la protezione di San Pio da Pietrelcina, di cui ieri la Chiesa ha celebrato
la Memoria:
“L’amore per l’Eucaristia e per il Crocifisso
e lo spirito di docilità alla Chiesa, che hanno animato l’intera sua umana
vicenda, vi siano di stimolo per vivere sempre più uniti a Cristo”.
E oggi è stato intanto reso noto il calendario
dell’attività di Benedetto XVI da ottobre a dicembre: tra gli avvenimenti
principali l’apertura il 2 ottobre del Sinodo sull’Eucaristia; il 15 ottobre
l’incontro in Piazza San Pietro con i bambini della Prima Comunione, il 23 ottobre
la Canonizzazione di 5 Beati a conclusione del Sinodo e dell’Anno
dell’Eucaristia. L’11 novembre il Papa presiederà la Messa in suffragio dei
cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell’anno e nel pomeriggio del 26
novembre presiederà i primi vespri per la I Domenica d’Avvento.
A dicembre Benedetto XVI prenderà parte ai consueti riti
natalizi: l’8 dicembre presiederà in mattinata la Messa nel 40.mo anniversario
della conclusione del Concilio Vaticano II e nel pomeriggio si recherà in
Piazza di Spagna per il tradizionale omaggio all’Immacolata. Il 18 dicembre, IV
Domenica d’Avvento, visiterà una parrocchia romana. Poi il 24 dicembre la Messa
della Notte di Natale e il 25 dicembre alle 12.00 la Benedizione Urbi et Orbi dalla Loggia centrale della
Basilica Vaticana. Infine il 31 dicembre
Benedetto XVI celebrerà i primi Vespri in ringraziamento per l’anno
trascorso.
Nel calendario figurano anche alcuni riti di
beatificazione approvati dal Papa, ma a cui Benedetto XVI non sarà presente: il
9 ottobre la Beatificazione nella Basilica
Vaticana del cardinale Clemens
August Graf von Galen; il 29 ottobre sempre nella Basilica di San
Pietro la Beatificazione di Josep
Tápies e di sei compagni martiri e di María de los Angeles Ginard Martí; il 6
novembre la Beatificazione nella Cattedrale di Vicenza della Serva di Dio Eurosia Fabris; il 13 novembre
nella Basílica Vaticana la Beatificazione dei Servi di Dio Charles de Foucauld,
Maria Pia Mastena e Maria Crocifissa
Curcio, il 20 novembre la Beatificazione nella Cattedrale di Guadalajara in
Messico dei Servi di Dio Anacleto Gonzales Flores e 7 Compagni, Giuseppe
Trinità Rancel, Andrea Solá Molist, Leonardo Pérez, Dario Acosta Zurita e
Giuseppe Sanchez del Rio.
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ALTRE UDIENZE
Stamane il Papa ha ricevuto in successive udienze nel
Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo: il cardinale Carlo Maria Martini,
arcivescovo emerito di Milano; mons.
Emilio Carlos Berlie Belaunzaran, arcivescovo di Yucatan, in Messico, in visita
ad Limina, con gli ausiliari mons. Ramon Castro Castro e mons. José Rafael
Palma Capetillo; il sig. Goyal Praveen Lal, ambasciatore
dell’India in visita di congedo; il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto
della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli.
NOMINA
In Spagna, Benedetto XVI ha
nominato Vescovo di Cartagena mons. Juan Antonio Reig Pla, finora vescovo di
Segorbe-Castellón de la Plana. Originario di Alicante, mons Reig Pla, 58 anni,
ha compiuto gli studi ecclesiastici nel Seminario maggiore di Valencia. Nel
1973 ottenne la licenza in Teologia presso la Pontificia Università di
Salamanca e nel 1978, a Roma, il dottorato in Teologia Morale presso la
Pontificia Università Lateranense. Ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi
di rettore del Seminario Maggiore “La Inmaculada” di Valencia, delegato
Episcopale per la Pastorale Familiare e, dal 1994, di vicepreside della Sezione
di Valencia del Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” per Studi su Matrimonio
e Famiglia. E’ autore di libri riguardanti il sacramento della Penitenza e
soprattutto la famiglia e il matrimonio. E’
presidente della Sottocommissione episcopale per la Pastorale familiare e
Difesa della vita e vicepresidente della Commissione per l’Apostolato dei
laici.
A norma
di quanto previsto dall’Ordo Synodi celebrandae, il segretario generale
del Sinodo dei vescovi, l’arcivescovo Nikola Eterović, con l’approvazione
del Sommo Pontefice, ha nominato gli adiutores
Secretarii specialis (o esperti) per la prossima XI Assemblea Generale
del medesimo Sinodo, in programma dal 2 al 23 ottobre.
PACE E SICUREZZA, RUOLO
DELL’ONU, DIRITTI UMANI,
DIALOGO TRA RELIGIONI E TRA CULTURE:
TEMI DELL’INTERVENTO DELL’OSSERVATORE PERMANENTE
DELLA SANTA SEDE ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU, IN VISTA DELL’ANNUNCIATA RIFORMA.
DELUSIONE PER IL MANCATO ACCORDO SUL CONTROLLO DEGLI
ARMAMENTI
Occorre
lavorare con “capacità e determinazione” per realizzare il pacchetto concordato
di riforme, seppure non mancano delusioni e riserve: così l’arcivescovo
Celestino Migliore, osservatore permanente delle Nazioni Unite, nel suo intervento
ieri a New York al termine del Vertice inaugurale dell’Assemblea generale, che
ha marcato il 60 anniversario dell’ONU. Lo stesso segretario generale delle
Nazioni Unite, Kofi Annan, ha dichiarato che ''i leader non hanno raggiunto un
accordo ampio” come lui avrebbe voluto, “ma dal Summit sono scaturiti impegni
di grande valore”. In una battuta, ha aggiunto: “il bicchiere è a metà pieno,
forse anche qualcosa di più''. Il servizio di Roberta Gisotti:
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Da parte della
Santa Sede approvazione per gran parte delle proposte contenute nel Documento
finale del Vertice, ma alcune precisazioni in merito ai riferimenti sulla
salute riproduttiva, sull’accesso e pratica dell’aborto, su cui l’arcivescovo
Migliore ha ribadito le riserve già espresse in occasione delle Conferenze
internazionali sulla sviluppo al Cairo e sulla donna a Pechino. Riguardo le
attese mancate, il rappresentante vaticano, ha definito “deplorevole” la mancanza di consenso sul
controllo delle armi, sulla non proliferazione e sul disarmo. “Che più soldi e
intelligenza siano usati per la morte piuttosto che per la vita – ha esclamato
- è uno scandalo che dovrebbe rappresentare la più grande preoccupazione per
tutte le nazioni”. Si è poi soffermato sui vari aspetti, terreno di confronto
per l’umanità nel 21 secolo.
In tema di pace
e sicurezza ha auspicato in particolare, che di fronte alle umane tragedie del
genocidio, dei crimini di guerra e contro l’umanità, della pulizia etnica, si
dia una definitiva formulazione legale a questa materia umanitaria.
Sul ruolo delle
Nazioni Unite, il presule, ha indicato tre aree specifiche d’impegno: solidarietà
con i poveri, promozione del bene
comune, e sviluppo sostenibile con
l’ambiente. Ed ha raccomandato che un governo mondiale deve anche assicurare
una globalizzazione senza emarginazioni, e questo richiede un’Organizzazione
forte e coraggiosa.
E poi grande
attenzione al rispetto dei diritti umani a partire dai principi della Dichiarazione
universale, che siano rispettati a livello nazionale, rigettando l’idea che i
diritti fondamentali siano relativi.
Infine tra i
compiti dell’ONU anche quello di dare un valido e importante contributo alla
cooperazione interreligiosa per la pace e lo sviluppo, ambito in cui la Santa
Sede offre pieno sostegno per formare le coscienze e diffondere comuni valori
etici.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina: L'uragano
"Rita" investe la costa al confine tra Texas e Louisiana; inondazioni,
incendi e danni. A New Orleans cedono parte degli argini appena riparati.
Servizio vaticano - Il
discorso del Papa al personale delle Ville Pontificie.
Una pagina dedicata al
cammino della Chiesa in Italia.
Servizio estero - Medio
Oriente: tragica esplosione durante un comizio di Hamas; il Movimento Islamico
accusa Israele, che smentisce, e lancia razzi sulla città di Sderot.
Servizio culturale - Un
elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Una nuova sirenetta":
la statua per Alison Lapper.
Servizio italiano - Una
nota dal titolo "La viltà dell'intolleranza; il coraggio della
verità": Stava parlando di capacità di dialogo, di verità, di libertà il
cardinale Camillo Ruini, presidente della CEI, quando è stato interrotto, a
Siena, da un'inattesa e ignobile contestazione da parte di un gruppo di
studenti non meglio specificato...
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24
settembre 2004
FONDAMENTALE IL DIALOGO TRA CHIESA E MONDO LAICO
PER IL FUTURO
DELLA CIVILTA’: COSI’ IL CARDINALE CAMILLO RUINI,
PREMIATO IERI A SIENA
DALLA FONDAZIONE “LIBERAL”. UN GRUPPO DI MILITANTI
INSCENA
UNA PROTESTA CONTRO IL PORPORATO
- Intervista con Luigi Bobba -
Il progetto culturale della CEI
e il suo radicamento sul territorio nazionale, a dieci anni dal suo lancio
voluto dai vescovi italiani. E’ stato questo il tema centrale dell’intervento
svolto dal cardinale vicario Camillo Ruini, ieri pomeriggio a Siena, dove il
porporato ha ricevuto un premio dalla Fondazione Liberal, presieduta dal
filosofo Ferdinando Adornato. Il discorso del cardinale, all’interno del
convegno intitolato “Karol Wojtyla. Il
ruolo storico e il pensiero di Giovanni Paolo II”, è stato interrotto per
alcuni minuti dalla vivace contestazione di un gruppo di giovani favorevoli ai
PACS: una protesta subito stigmatizzata dai rappresentanti delle istituzioni e
dei partiti, che hanno espresso la propria solidarietà al presidente dei
vescovi italiani. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis.
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Per la Chiesa italiana la
“svolta” di Montecassino ha un grande valore. Undici anni fa, tra le mura
dell’antica abbazia benedettina, i vescovi della penisola tracciavano le linee
di quel “Progetto culturale” che da allora ha orientato la formazione e la
crescita del corpo ecclesiale italiano, spesso esortato da Giovanni Paolo II ad
avere – lo ha rammentato ieri il cardinale Ruini a Siena – “un ruolo guida” e
un’“efficacia trainante”. Lo scopo del Progetto culturale, ha ricordato ancora
il presidente della CEI, era ed è quello di evangelizzare la cultura e di inculturare
la fede nell’Italia di oggi. Nel portare avanti questo lavoro - non sempre
agevolmente compreso, ha riconosciuto il cardinale, dalla base ecclesiale rappresentata
dalle parrocchie - il capo dell’episcopato italiano ha detto di guardare al
presente e al futuro con un ottimismo basato su alcuni punti: la constatazione,
negli ultimi anni, di “una riscoperta dell’unità tra i credenti”, che “non
sopprime le diverse sensibilità e simpatie culturali e politiche, ma tende ad integrarle
in una comune e decisiva volontà di testimoniare il cristianesimo”. E ancora,
il rafforzamento del dialogo con i laici fino a pochi anni fa impensabile e
che, ha dichiarato, si sta trasformando in “concordanza e intesa su non pochi
punti essenziali per il presente e il futuro della civiltà”.
Espressioni di apertura
evidentemente non condivise da alcune decine di ragazzi e ragazze presenti alla
cerimonia del premio e militanti in associazioni di omosessuali, nei Giovani
comunisti e nell’Unione donne italiane, che hanno costretto al silenzio il
cardinale Ruini per una quindicina di minuti, inveendo contro di lui e
srotolando striscioni inneggianti ai PACS, i Patti civili di solidarietà. Il presidente
della CEI ha subito smorzato i toni con un sorriso e una battuta ironica,
mentre l’episodio veniva rapidamente condannato dai leader dei due poli e dal
presidente della Camera, Pierferdinando Casini. Esprimendo nella sua veste istituzionale
“solidarietà, amarezza e indignazione” per l’aggressione verbale al porporato,
Casini ha aggiunto di temere che “questo triste episodio sia uno dei primi
frutti avvelenati di una campagna caratterizzata da troppe intolleranze verso
la Chiesa”.
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Già ieri sera, il presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi aveva detto di essere rimasto addolorato dalla
illiberalità mostrata dai giovani contestatori nei riguardi del cardinale
Ruini. E, in modo analogo, stamani è intervenuto anche il leader dell’Unione,
Romano Prodi, affermando di biasimare “profondamente” gli autori della
protesta. Sull’episodio, ecco il commento di Luigi Bobba, presidente delle
ACLI, le Associazioni italiane dei lavoratori cristiani, al microfono di Alessandro
De Carolis:
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R. – Quando si pretende di
essere i “sacerdoti” della tolleranza ad ogni costo si finisce per diventare
intolleranti. Credo che questo episodio di Siena sia da condannare, proprio
perché è un modo di non rispettare che in una società ci siano posizioni diverse,
che la Chiesa e i suoi pastori abbiano il diritto ed anche il dovere di
intervenire su determinate questioni e che tutto questo concorra al formarsi di
opinioni e di decisioni in una comunità che è retta dal dialogo e dalla
democrazia. Credo che questo gruppo, che ha inscenato la manifestazione di
ieri, abbia poco a che fare con uno spirito democratico.
D. – E questo proprio in
controtendenza rispetto a ciò che ieri il presidente della CEI aveva sottolineato:
ovvero l’importanza del dialogo tra posizioni diverse – religiose e laiche –
riconosciute un po’ come il valore aggiunto di questa nostra epoca recente…
R. – Queste persone dovrebbero
non soltanto ascoltare Ruini, ma dovrebbero anche ascoltare uno filosofo laico
ed uno studioso europeo come Habermas, che ha affermato di recente che proprio
nella società post-secolare, cioè la società del disorientamento valoriale,
credenti e non credenti devono concorrere in modo dialogico a ricostruire
un’etica condivisa, un ethos pubblico
condiviso. Questi inviti vengono, quindi, da autorevoli rappresentanti della
Chiesa, ma anche da autorevoli rappresentanti del mondo laico. Bisogna ascoltarli,
se non si vuole che poi l’intolleranza e la convinzione di avere in tasca
qualche verità da imporre agli altri diventi un modo di generare delle
contrapposizioni insanabili.
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LOTTA
CONTRO LA POVERTA’ E CANCELLAZIONE DEL
DEBITO ESTERO
DEI
PAESI DI SVILUPPO IN PRIMO PIANO ALL’ASSEMBLEA ANNUALE
DELLA
BANCA MONDIALE E DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE,
IN
PROGRAMMA OGGI E DOMANI A WASHINGTON.
CON
NOI, BIAGIO BOSSONE, DIRETTORE PER L’ITALIA DELLA BANCA MONDIALE
Un
vertice per battere la povertà: con questo obiettivo ambizioso si apre oggi a
Washington l’assemblea annuale della Banca Mondiale e del Fondo Monetario
Internazionale. Un incontro di due giorni che dovrà dar seguito agli impegni
presi al G8 di Gleaneagles e al Summit straordinario delle Nazioni Unite,
tenutosi la settimana scorsa a New York. Presentando l’evento ai giornalisti,
il presidente della Banca Mondiale, Paul Wolfowitz, ha definito quello attuale
“un momento importante della storia” per “sconfiggere la povertà” e creare
“nuove opportunità per i Paesi in via di sviluppo”. Uno dei temi più importanti
nell’agenda del vertice sarà la cancellazione del debito estero dei Paesi
poveri. Una sfida su cui si sofferma il direttore per l’Italia della Banca
Mondiale, Biagio Bossone, raggiunto telefonicamente a Washington da Alessandro
Gisotti:
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R. – Sono i Paesi donatori a dover decidere se la Banca
Mondiale possa cancellare i crediti nei confronti di questi Paesi, dando così
modo a questi Paesi di risparmiare risorse che possono essere poi investite in
settori sociali o comunque in iniziative che sostengano la lotta alla povertà.
Il problema è trovare un consenso, che per la verità adesso comincia ad essere
crescente rispetto alla proposta formulata dai capi di Stato e di governo dei
Paesi del G8, sulle modalità per attuare questa cancellazione in un modo che
però preservi la integrità finanziaria della stessa Banca. Cancellare il debito
è una grande operazione, senz’altro ideale e morale, ma che ha anche un ritorno
politico importante, perché l’opinione pubblica, la società civile si aspetta la
cancellazione del debito come atto generoso per ridare fiato a questi Paesi. Ma
si deve anche tener presente che a questa cancellazione del debito corrisponda
un finanziamento della stessa operazione, mancando il quale si tolgono o
comunque si diminuiscono gli strumenti che un Istituto come la Banca Mondiale
ha per poter continuare la sua opera.
D. – Al recente Vertice
straordinario per il 60.mo anniversario delle Nazioni Unite è emerso in tutta
la sua drammaticità che molti degli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo non
verranno conseguiti entro la data prefissata, il 2015. Quale contributo può
dare la Banca Mondiale?
R. – La Banca Mondiale continua
a lavorare per adeguare le sue strategie al raggiungimento degli obiettivi.
Anche qui si tratta di un sforzo collettivo. la Banca Mondiale è uno strumento
e ha bisogno del sostegno di tutta la Comunità internazionale. In particolare
con riguardo agli obiettivi di sviluppo del Millennio: il patto che si strinse
a Monterrey nel 2000 prevedeva e prevede un accordo fra Paesi ricchi e Paesi poveri
affinché mettano in opera – ciascuno secondo le proprie possibilità – le condizioni
perché gli obiettivi si realizzino.
D. – Quest’anno la guida della
Banca Mondiale è passata a Paul Wolfovitz, una fra le personalità più forti ma anche più
contestate dell’amministrazione Bush. Quale tipo di politica possiamo
attenderci?
R. – Non ci aspettiamo
cambiamenti radicali di strategia rispetto al passato, semmai dei
riadeguamenti. In questo senso immagino, per esempio, che il presidente Wolfovitz voglia
concentrarsi maggiormente sugli aspetti di gestione interna della Banca e mi
aspetterei sul piano della strategia di lotta alla povertà e di sostegno allo
sviluppo una maggiore enfasi sulle infrastrutture. Un po’ un ritorno, quindi,
della Banca Mondiale alle grandi opere infrastrutturali.
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AL VIA, DOMANI ALLE 18.30, LO SCENEGGIATO
RADIOFONICO
A PUNTATE SULLA VITA DI BENEDETTO XVI,
CURATO DA
“PAGINE E FOGLI” DELLA RADIO VATICANA
- Con noi Stefano Cavallo -
Uno sceneggiato radiofonico
sulla vita di Benedetto XVI, dalla nascita, avvenuta il 16 aprile del 1927, a
Marktl am Inn, nella diocesi di Passau, in Germania, fino alla nomina ad
arcivescovo di Monaco-Frisinga del 25 marzo del 1977. Lo presenta, il magazine culturale della Radio Vaticana
“Pagine e Fogli” a partire da domani, ed ogni domenica, per 12 settimane, alle
18.30 sulla modulazione di frequenza di 105 MHz e, in replica, il lunedì alle
12.30, sempre in modulazione di frequenza, su 93,3 MHz. Ce ne parla, nel
servizio, Roberta Moretti:
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(Musica)
“Quello che la mia famiglia
trascorse a Marktl non fu un periodo facile”.
(Parole in tedesco)
E’ questa una delle prime battute dello sceneggiato in onda nello spazio
radiofonico di “Pagine e Fogli” della Radio Vaticana. Una produzione tratta dal
volume “La mia vita”, scritto nel 1997 dall’allora cardinale Ratzinger e
pubblicato dall’Editrice San Paolo. Vi partecipano circa 15 personaggi, tra
attori, doppiatori professionisti e collaboratori dell’emittente pontificia. Ma
quali sono i momenti “forti” di questo radiodramma? Ascoltiamo Stefano Cavallo,
che ne ha curato l’adattamento e la sceneggiatura:
R. – Penso ai momenti duri che ha dovuto vivere il
Papa subito prima della guerra e sotto la guerra, sia per i bombardamenti, sia
per l’obbligo di arruolarsi come tutta la sua generazione, benché ufficialmente
seminarista, nelle batterie antiaeree. Ci sono dei momenti molto difficili che
riguardano anche la sua vita personale e spirituale: dopo la guerra, negli anni
’40-’50, la sua scelta di vivere la sua consacrazione in modo radicale e le
piccole grandi domande che si pone Ratzinger studente nei riguardi della società.
Quindi, che rapporto ci può essere tra Chiesa e società e quanto la Chiesa può
fare per migliorare la società, per aiutare. Sono delle belle domande e ho
avuto il piacere di vedere che aveva anche delle bellissime risposte.
D. - Come riuscire ad evocare lo
sfondo storico della Germania nazista, della guerra e del dopoguerra solo attraverso
voci e suoni?
R. – Ci avvarremo di contributi
sonori gentilmente offerti dalla discoteca di Stato, in particolare discorsi di
Hitler trasmessi alla radio tedesca, discorsi di Churchill. Abbiamo però anche
un’ampia gamma di suoni di sottofondo, bombardamenti, musiche, che hanno una
parte fondamentale, e reperti storiografici.
D. - L’ideatore del radiodramma,
il giornalista Franco Bucarelli, ha anche intervistato alcuni testimoni di
oggi, come l’arcivescovo di Monaco-Frisinga, cardinale Friedrich Wetter, e il
sindaco del paese natale di Benedetto XVI…
R. – La ricchezza che porta
l’inserimento di queste interviste in un contesto più drammatico è quella di
avere alla fine quasi un documentario. Quindi, c’è la vicenda umana dell’uomo
che soffre e la vicenda storica, documentata in qualche modo anche freddamente.
D. - Per la voce narrante che dà
corpo al racconto in prima persona del Papa avete scelto uno speaker non
professionista. Come mai?
R. – Bennet Müller è da
33 anni in Italia. E’ nato in Baviera. Abbiamo scelto proprio la sua voce dopo
una difficile serie di audizioni, svolte soprattutto dalla regista, Laura De
Luca. La scelta di non rivolgerci ad un attore professionista ci è sembrata fondamentale,
per ridare quel carattere di dolcezza del Papa, di timidezza, che un professionista
della voce avrebbe esaltato anche più di quello che noi avremmo voluto.
D. - Alla fine di questo lavoro,
pensi di aver capito meglio la personalità di Benedetto XVI?
R. – Ho conosciuto una parte di
lui, forse la parte più intima, quella che ha sofferto, che ha visto le cose
più difficili, però anche quella che poi è riuscita a dare le risposte più
belle, più importanti. Quindi, forse non conosco il Papa, ma mi sento più
vicino a lui.
(musica)
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A MONS. COMASTRI IL PREMIO
CAPRI SAN MICHELE PER IL SUO LIBRO:
”NON UCCIDETE LA LIBERTA’“
- Intervista con il presule -
Joaquín Navarro-Valls, direttore
della Sala Stampa della Santa Sede; Massimo Milone, presidente dell’Unione
Cattolica Stampa Italiana; e mons. Angelo Comastri, vicario generale del Papa
per la Città del Vaticano: sono i vincitori della XXII edizione del Premio
Capri San Michele, che sarà assegnato questa sera ad Anacapri. In particolare,
mons. Comastri è stato premiato per il suo ultimo libro, intitolato “Non
uccidete la libertà”. Al microfono di Isabella Piro, l’autore racconta come è
nata l’idea di quest’opera:
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R. – Oggi viene chiamata libertà
l’opposto della libertà. Io ho percepito questo dramma nel 2001 esattamente,
quando nella Piazza del Santuario di Loreto c’era una giovane donna, malata di
ostogenesi che mi disse: “Sono felice
da quando ho capito che anche la mia vita serve a qualcosa. Grido a quelli che
stanno bene: se voi che avete la salute non la spendete per quelli che non ce
l’hanno, voi non siete liberi, ma siete imprigionati nel vostro egoismo”. Dopo
aver ascoltato questa ragazza dissi dentro di me: “Voglio scrivere un libro
sulla libertà e lo voglio intitolare “Non uccidete la libertà”, non chiamate
cioè libertà quello che libertà non è.
D. – Quali sono i temi trattati
all’interno del testo?
R. – All’inizio del libro ho
scritto una preghiera che è rivolta alla Madonna, a Maria modello di libertà,
perché Maria è stata capace di dire “sì”. E’ libero chi è capace di dire un sì,
che dà senso alla vita, che ci apre a Dio. Dio è sorgente di libertà. E’
l’unico ‘padrone’ che non ci rende servi. E’ l’unico che dà, perché Dio è
l’infinito. Poi approfondisco: la preghiera come strada di libertà. Io penso a
Madre Teresa di Calcutta, alla libertà di quella donna; penso anche a Giovanni
Paolo II, a che uomo libero sia stato. Un altro capitolo affronta poi il tema
della purezza. Molti pensano che la purezza sia una limitazione, mentre invece
è vero l’esatto contrario: la purezza è la condizione dell’amore, perché
l’amore è dono di sè, ma chi non è puro non sa donarsi, perché è un egoista e
quindi non sarà mai libero. La purezza è la libertà del cuore. L’ultimo
capitolo è caratterizzato da una lunga lettera indirizzata ai genitori e agli educatori.
E’ un invito a guidare i ragazzi nella strada della vera libertà: “aiutate i
figli ad uscire dall’egoismo che c’è dentro di noi quando nasciamo e ad entrare
nella terra dell’amore, della libertà e della felicità.
D. – Nel Vangelo di Giovanni,
Gesù dice: “Se rimanete fedeli alla mia Parola, conoscerete la verità e la
verità vi farà liberi”. Che valore ha oggi questa affermazione?
R. – Noi abbiamo, dentro di noi,
un progetto scritto che io non posso assolutamente ignorare. Se per essere
libero decido di mangiare con le orecchie, io mi ammazzo, mi faccio del male;
se io rifiuto la mia identità e il progetto che è dentro di me, non divento più
libero, ma mi distruggo. Accettare la verità di Dio su di me è accettare anche
la mia libertà.
D. – Eccellenza, secondo lei,
cos’è la libertà?
R. – Non è altro che la capacità
di amare. La scintilla di Dio messa dentro di noi, perché Dio è l’infinitamente
altruista. A chi non ci crede dico: “Provaci, almeno. Ne resterai affascinato”.
D. – Che significa per lei
ricevere il Premio “Capri San Michele”?
R. – Non scrivo per ricevere
premi, ma scrivo per fare del bene. I libri non sono altro che un pulpito che
può raggiungere molte persone. Quando mi è stata comunicata la notizia
dell’assegnazione del premio, ho capito che il messaggio è stato recepito.
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Domani 25 settembre, XXVI
Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù, rivolgendosi ai principi dei sacerdoti
e agli anziani del popolo, racconta la parabola dei due figli invitati dal
padre a lavorare nella sua vigna: il primo risponde subito di sì, ma non si
reca nella vigna; il secondo figlio risponde negativamente, ma poi, pentitosi,
fa quello che aveva chiesto il padre. Allora Gesù dice ai sacerdoti e agli anziani:
“In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel
Regno di Dio. E’ venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli
avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al
contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per
credergli”.
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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(musica)
“In verità vi dico: I pubblicani
e le prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio”. Questa è una delle parole
più dure che Cristo ha pronunciato ai potenti di Israele. Allo stesso tempo
sono parole piene di consolazione e di speranza per i piccoli e per i
peccatori. Cristo si continua a scontrare con questa mentalità che padroneggia
Dio, che si è elaborato una precisa visione di Dio e che ora la applicano a
Lui. E’ per Lui stancante discutere con gente che filtra i moscerini ed inghiottisce
i cammelli. Gente che è convinta di non aver bisogno di Dio, anzi che fa tutto
e da sempre come si deve.
Ma Cristo li fa cadere nel
tranello della Parabola e loro devono praticamente ammettere che possono
rimanere fuori dal Regno di Dio: li precederanno quelli che sentono il bisogno
della salvezza, che si vedono peccatori.
(musica)
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24
settembre 2005
PYONGYANG RIFIUTA L’ASSISTENZA UMANITARIA
DELL’ONU,
NONOSTANTE IL PERDURARE DELLA CRISI ALIMENTARE IN
COREA DEL NORD.
DA NEW YORK, LA DURA REAZIONE DEL PALAZZO DI VETRO
NEW YORK. = L’ONU esprime una
forte preoccupazione per la decisione presa dal governo della Corea del Nord di
sospendere definitivamente la ricezione degli aiuti da parte della comunità
internazionale. Secondo quanto annunciato già lo scorso mercoledì, Pyongyang
intende interrompere entro il 6 gennaio 2006 il programma di aiuti alimentari e
medicinali avviato dieci anni fa, del quale beneficiano attualmente 6 milioni e
mezzo di nordcoreani. Una decisione drastica e prematura, secondo le Nazioni
Unite, che l’hanno duramente condannata. “Siamo molto preoccupati”, ha detto
ieri in una conferenza stampa al Palazzo di Vetro, Jan Egeland, coordinatore
degli aiuti alimentari dell'ONU. “La richiesta è prematura ed è stata fatta in
modo brutale”. Nei giorni scorsi, le autorità nordcoreane avevano giustificato
la loro decisione sostenendo che la penuria alimentare, che dal 1995 colpisce
le regioni più povere del Paese, è stata ormai debellata. Ma appena un mese fa,
il Programma Alimentare Mondiale (PAM) lanciava un appello in cui affermava che
“più di 3 milioni di nord coreani potrebbero essere minacciati dalla fame in
caso di interruzione degli aiuti”. Secondo diversi osservatori, la decisione è
stata presa dal governo unicamente per mostrare la propria indipendenza e
autosufficienza. Nel corso dei recenti negoziati sul nucleare, proprio la
questione della carenza alimentare in Corea del Nord era stata fatta emergere a
più riprese dagli Stati Uniti, che hanno esortato i nordcoreani a pensare al sostentamento
della propria popolazione piuttosto che ai programmi atomici. “Una cosa è
certa”, ha dichiarato alla stampa francese una responsabile dell’ONU di
Ginevra. “I nordcoreani vogliono evitare di essere umiliati ed essere
etichettati come “un Paese in condizione di urgenza alimentare”. (A.C.)
CONCLUSI I LAVORI DELLA PLENARIA DEI VESCOVI
CANADESI.
NEL
DOCUMENTO FINALE, LA FERMA OPPOSIZIONE AL PROGETTO DI LEGGE SULL’EUTANASIA E
SUL SUICIDIO ASSISTITO
OTTAWA. = “L’adozione in Canada
di una legge favorevole all’eutanasia rappresenterebbe una drammatica sconfitta
per la società”. Iniziata lo scorso 19 settembre, la plenaria dei vescovi canadesi
si è conclusa ieri con la ferma opposizione al progetto di legge C-407, che prevede la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito.
“In risposta alle sofferenze fisiche, affettive e morali delle persone di tutte
le età e in particolare dei disabili e dei malati gravi, esortiamo a promuovere
piuttosto sistemi di cure palliative e di assistenza domiciliare”, si legge nel
documento conclusivo redatto dai vescovi. Tra i punti all’ordine del giorno della
plenaria, svoltasi presso il Centre Nav Canada a Cornwall, nell’Ontario, anche l’esame del
rapporto dello speciale Gruppo di lavoro dei vescovi canadesi sul documento “De la souffrance à l’espérance”
che riguarda gli abusi sessuali commessi da membri del clero contro minori. (A.C.)
IN FRANCIA, IL GOVERNO DE VILLEPIN PUNTA A
SOSTENERE LE FAMIGLIE NUMEROSE
CON NUOVE SOVVENZIONI A PARTIRE DAL TERZO FIGLIO
PARIGI. = “Dare un sostegno
economico alle famiglie numerose”. E’ questo l’obiettivo delle nuove misure
proposte dal governo francese in tema di famiglia. Tra le principali iniziative
presentate dal premier, Domenique de Villepin, in occasione del Congresso annuale
sulle politiche familiari, una nuova sovvenzione per i genitori a partire dal
terzo figlio. Si tratta di una misura che prevede il versamento di 750 euro al
mese per un anno a titolo di congedo di maternità o paternità, ma che affianca,
senza eliminarla l’assistenza già prevista alla nascita della primo figlio. Le
nuove iniziative sulla famiglia, che secondo le previsioni del governo saranno
attuate non prima del luglio del 2006, punteranno anche a dare maggiore
sostegno alle donne, per conciliare i propri impegni familiari con la vita
professionale. Per il raggiungimento di questo obiettivo, il governo francese
prevede l’aumento del congedo di paternità. Tra i temi discussi al congresso
anche la protezione dei minori su Internet. (A.C.)
A CONCESIO, IN PROVINCIA DI BRESCIA, E’ STATA
POSATA LA PRIMA PIETRA
DEL CENTRO STUDI PAOLO VI, CHE RACCOGLIERA’ I
DOCUMENTI DEL PAPA
E LE PRODUZIONI LETTERARIE SULLA SUA FIGURA
- A cura di Fabio Brenna -
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CONCESIO. = Uno scrigno di
memorie legate a papa Paolo VI e destinato al futuro. Questo si propone di
essere il Centro Studi dell'Istituto Paolo VI, la cui prima pietra è stata
posata nel paese natale di Giovanni Battista Montini, a Concesio, in provincia
di Brescia. Insieme alle autorità e il vescovo locale, mons. Sanguineti, erano
presenti tre cardinali: il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione
per i Vescovi, il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio
per la cultura, e il cardinale Georges Cottier, teologo della Casa pontificia.
Progettato dall'architetto Cadeo, il nuovo edificio sarà strutturato in tre
corpi principali, idealmente ancorati alla casa dove il 26 settembre 1897
nacque Giovanni Battista Montini. L'Istituto Paolo VI è destinato custodire e
mettere a disposizione degli studiosi tutti i documenti che appartennero a
Giovanni Battista Montini - Paolo VI, nonché le produzioni letterarie relative
alla sua figura, riunite in una ricca biblioteca. Il secondo edificio, affidato
all'associazione "Arte e Spiritualità", ospiterà le 4000 opere donate
da importanti artisti di fama mondiale a Paolo VI, ed è destinato a diventare
un museo vero e proprio. Terza realizzazione, l'auditorium che avrà una
capienza di 250 posti. Il Centro Studi Paolo VI, che nasce dal lascito di un
cugino del Papa, Vittorio Montini, si inserisce in una estesa area verde ed è
destinato - come è stato sottolineato nel corso della cerimonia della posa
della prima pietra - a far conoscere nel tempo la figura e l'opera del Papa che
guidò la Chiesa universale dal 1963 al 1978.
UGANDA: LA POLIZIA E L’ESERCITO A LEZIONE DI
DIRITTI UMANI. IN UN RECENTE RAPPORTO DI HUMAN
RIGHTS WATCH , LE FORZE ARMATE ACCUSATE DI GRAVI ABUSI CONTRO LA
POPOLAZIONE
KAMPALA. = Il governo ugandese
ha firmato un accordo con il Comitato della Croce rossa internazionale per la
formazione delle proprie forze armate al diritto umanitario. Secondo l’accordo,
l’organizzazione internazionale con sede a Ginevra dovrà tenere per almeno tre
anni corsi per gli ufficiali dell’esercito e della polizia dello Stato africano
circa la condotta legittima in tempo di guerra e i principi del diritto
umanitario. Poche settimane fa, le forze armate ugandesi, impegnate in un
conflitto decennale con i ribelli della Lord's Resistance
Army (LRA) che agiscono nel nord del Paese, sono state accusate di aver
commesso gravi abusi ai danni di civili. Secondo un rapporto di Human Rights Watch (HRW), l’esercito si sarebbe macchiato di crimini
quali stupri, arresti, detenzioni arbitrarie, torture ed esecuzioni
sommarie. (A.C.)
NEL 2006, DUE NUOVI ATENEI CATTOLICI IN AFRICA. SI
TRATTA DI UNA FACOLTA’
DI EDUCAZIONE NEL MALAWI ED UNA DI AMMINISTRAZIONE
NELLO ZAMBIA
LUSAKA. = Aprire due nuove
Università cattoliche in Africa entro il 2006: questo l’obiettivo della
Conferenza Episcopale della Zambia e di quella del Malawi, che stanno
congiuntamente lavorando alla realizzazione dei due nuovi atenei. Secondo
rappresentanti della Chiesa locale, la creazione delle università apporterà un
forte contributo educativo e culturale con buoni riflessi sull’occupazione. “Il
progetto - spiega un rappresentante della Chiesa locale sentito dall’agenzia
Fides - ha avuto il forte incoraggiamento dei due governi, che apprezzano le
attività educative che la Chiesa cattolica già svolge da tempo”. “Eppure - ha
precisato l’intervistato - sono molte le difficoltà da superare”. Per il
momento, secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, si prevede l’apertura di una
sola Facoltà per ateneo: quella dell’Educazione in Malawi, di Amministrazione
nella Zambia. In Malawi, dove l’ateneo sorgerà a Blantyre, il maggior centro
economico dello Stato, è stata scelta la Facoltà d’Educazione perché esiste una
grave carenza di insegnanti. Per la scuola primaria, vi sono solo 43 mila
docenti, nonostante la richiesta sia di 54 mila. La situazione peggiora
nell’educazione secondaria dove, su 27 mila insegnanti richiesti, ce ne sono
solo 9 mila. I due Paesi intendono sovvenzionare il più possibile questa
iniziativa, cercando di limitare i finanziamenti esteri. Con questa decisione
le Chiese africane vogliono dimostrare di essere sempre più autonome anche dal
punto di vista economico. Sono comunque previsti gemellaggi con le Università
cattoliche di altri Paesi. (R.R)
IL PREVALERE DI UN LAICISMO INTRANSIGENTE ALLE
RADICI DEI MALI D’EUROPA.
PIERFERDINANDO CASINI A SAN MARINO, PER LA
PRESENTAZIONE DEL LIBRO
DI JOSEPH RATZINGER SULL’EUROPA
SAN MARINO. = “L’ultimo libro di
un grande teologo e non il primo del Papa”. Monsignor Rino Fisichella,. Rettore
della Pontificia Università Lateranense, definisce così il recente volume di
Joseph Ratzinger edito da Cantagalli: “L’Europa di Benedetto nella crisi delle
culture”. Il presule è intervenuto ieri alla presentazione del volume a San
Marino. Insieme a lui, il presidente della Camera dei deputati, Pier Ferdinando
Casini, che ha sottolineato il difficile equilibrio che si gioca attualmente in
Europa. “Al perimetro geografico dell’Europa non corrisponde un perimetro
altrettanto certo sul piano dei valori e dei principi che ne dovrebbero guidare
il cammino comune”, ha detto Casini. Per la seconda carica istituzionale dello
Stato italiano, il Papa offre una lettura acuta del disagio in cui si trova il
continente e individua una causa precisa del suo malessere: il prevalere di una
cultura illuminista-laicista, che ha avuto il risultato di “ridurre l’uomo a
mezzo del processo di creazione e non più fruitore”. (A.C.)
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- A cura
di Amedeo Lomonaco -
L’uragano
Rita, che sta progressivamente perdendo potenza, si è abbattuto sulla costa del
Golfo del Messico provocando danni, inondazioni e incendi. I centri
maggiormente colpiti, Port Arthur e Lake Charles, sono stati quasi completamente
evacuati. Il ministro della Sanità americano, Mike Leavitt, ha proclamato
l’emergenza sanitaria in Texas e in Lousiana e sono state arrestate le
produzioni di petrolio e gas naturale. Il nostro servizio:
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Dopo
l’orrore provocato dalla forza devastatrice di Katrina, la costa del Golfo del
Messico è di nuovo nell’occhio del ciclone: l’uragano Rita ha toccato terra nei
pressi del confine tra Texas e Louisiana e avanza 20 chilometri l’ora. Al momento non si ha notizia di vittime ma l’impatto è stato molto
violento. Sono scoppiati grandi incendi nella città di Galveston e ad Huston
500 mila persone sono rimaste senza corrente elettrica. L’uragano si è
abbattuto soprattutto nella zona di Porth Arthur, sede delle principali
raffinerie di petrolio in Texas. In questa area, le precipitazioni sono intense
e l’altezza delle onde supera i sei metri. Le onde hanno anche superato gli
argini della già martoriata New Orleans, che fortunatamente non ha riportato
gravi danni. Durante il suo percorso, Rita ha comunque perso potenza ed
è stata declassata dal livello 5, il più alto, a forza 2 ma il timore per il
suo passaggio ha dato avvio ad un esodo senza precedenti: in
Texas più di due milioni e mezzo di persone, su consiglio del presidente degli
Stati Uniti, si sono messe in viaggio per trovare riparo in zone più
tranquille. In queste ore di panico, segnate da continui scontri per l’accaparramento
di carburante, si deve registrare anche un drammatico episodio: sono almeno 24 le persone morte ieri a causa del
rogo di un autobus sull’autostrada da Houston a Dallas, intasata dalle auto
degli sfollati. Il presidente americano, George Bush, ha cancellato infine
il suo viaggio in Texas per non intralciare le operazioni di soccorso e segue
in un bunker del Colorado l’andamento della perturbazione.
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Il
maltempo imperversa anche in India: è stato d’emergenza nel Gujarat, nella
parte nord-occidentale del Paese, dove le violente piogge hanno provocato,
finora, la morte di almeno 12 persone. Numerosi distretti sono stati completamente
evacuati. Nei giorni scorsi, la baia del Bengala era stata investita da una
tempesta che aveva causato 60 morti, migliaia di senza tetto e danni ingenti.
Si riaccende la tensione in
Medio Oriente. Il governo israeliano ha ordinato una serie di “dure operazioni”
militari nella striscia di Gaza in risposta al lancio di razzi sparati nella
notte da Hamas sulla città di Sderot, nel sud di Israele. Subito dopo l’annuncio,
i soldati dello Stato ebraico hanno compiuto un nuovo raid a nord della
Striscia di Gaza. Al momento, non si ha notizia di vittime. Dopo l’esplosione
che ieri ha causato a Jabalya la morte di 15 palestinesi, Israele ha chiuso
inoltre i confini con la Striscia di Gaza, la valle del Giordano e la
Cisgiordania. Ma come spiegare questa escalation di violenza nei Territori a
poche settimane dallo smantellamento delle colonie israeliane? Benedetta
Capelli ha girato la domanda a Camille Eid, esperto di questioni mediorientali
del quotidiano “Avvenire”:
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R. –
Finché non c’è un unico potere relativo alla sicurezza nella striscia di Gaza
continueranno questi scontri. Oltre alle istituzioni ci sono gruppi militari e
paramilitari che controllano una parte della Striscia di Gaza. Abbiamo ovviamente
la ANP con la sua polizia, poi Hamas, la Jihad islamica e altri gruppi che
sfuggono ad ogni controllo. Basta che uno di questi gruppi lanci un razzo in
risposta ad un presunto o vero attacco da parte israeliana che si scatena poi
l’inferno in tutta la Striscia. Come primo compito, si tratta di unificare
proprio gli organi di sicurezza. Questa è una condizione per arrivare a
chiarire le circostanze che poi portano a situazioni di questo tipo.
D. – In che modo, allora dovrebbe e potrebbe cambiare la politica di
questi movimenti estremisti?
R. – Hamas ha fatto capire che
sarebbe disposta a modificare la sua Carta fondamentale arrivando ad un
riconoscimento dello Stato di Israele. A me sembra che il cammino sia ancora
all’inizio e che quindi ci voglia ancora molto tempo per arrivare a risultati
di questo tipo. Potrebbe essere questa la via per arrivare ad una
pacificazione. Una graduale rinuncia di Hamas deve essere accompagnata dal
proseguimento del processo politico, perché il ritiro israeliano dalla striscia
di Gaza non deve essere il punto finale del piano di ritiro da altre colonie,
quelle della Cisgiordania.
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In
Iraq 4 persone, 3 soldati iracheni e un civile, sono morte per l’attentato compiuto
questa mattina da un kamikaze contro un posto di blocco dell’esercito a
Baghdad. L’esercito degli Stati Uniti ha annunciato, intanto, l’apertura di una
inchiesta su un nuovi possibile casi di
torture, inferte da soldati americani a prigionieri iracheni. Secondo un
rapporto diffuso dall’organizzazione umanitaria ‘Human Right Watch’, uno o più
soldati della base di Fort Bragg, nella Carolina, hanno assistito a sevizie in
Iraq. Alcuni militari hanno rivelato che a diversi detenuti, decisi a non
collaborare con le forze americane, sarebbe stato impedito per un lungo periodo
di dormire e di mangiare.
Tre persone sono morte
nell’Iran occidentale per una forte esplosione in un oleodotto avvenuta a
Mravok, un villaggio di trecento persone circa 400 chilometri a sudovest di
Tehran. Decine di edifici hanno preso fuoco e al loro interno sono rimaste
intrappolate diverse persone.
L’economia globale è in
crescita, ma permangono i rischi legati agli alti prezzi del petrolio. E’
quanto emerge dal comunicato finale del G7 conclusosi ieri a Washington. I
ministri degli Esteri dei sette Paesi hanno anche lanciato un monito: squilibri
globali e pressioni protezionistiche rischiano di minare la crescita mondiale
nel lungo periodo. Per scongiurare queste minacce sono state indicate alcune
misure prioritarie: maggiori investimenti per nuove fonti energetiche, maggiore
trasparenza, mercati aperti e regole stabili. Un ‘no’ deciso, invece, è stato
espresso verso piani di sussidi e prezzi calmierati. Durante la riunione, è
stata anche ribadita la centralità del programma del G8 per la cancellazione
del debito dei Paesi poveri.
Secondo le stime dell’Istituto
federale di Statistica russo, la popolazione della Russia potrebbe diminuire
drasticamente entro i prossimi 50 anni, passando dagli attuali 143 milioni di
abitanti a circa 77 milioni di persone e facendo registrare un calo di quasi il
50 per cento. A questa previsione, resa nota nell’edizione on-line del
quotidiano britannico ‘The Times’, si aggiunge un altro allarmante dato: lo
scorso anno sono stati almeno 1,6 milioni i casi di aborti e le nascite solo
1,5 milioni. La popolazione russa è in declino dal 1992 per svariate ragioni,
tra le quali la scarsità di cure mediche e una dieta alimentare tra le meno
sane del mondo. L’aspettativa di vita nel Paese è scesa inoltre per gli uomini
a quasi 59 anni: la prima causa di morte è dovuta a malattie cardiovascolari.
Il presidente Vladimir Putin ha più volte lanciato l’allarme sul quadro
demografico russo definendolo una ‘crisi nazionale’, ma il governo non ha
ancora adottato misure concrete.
Più di
30 milioni di cittadini polacchi sono chiamati domani alle urne per eleggere i
460 deputati ed i 100 senatori che siedono in Parlamento. I sondaggi prevedono
una bruciante sconfitta per il centro-sinistra, cioè per l’alleanza della
sinistra democratica (SLD). La piattaforma civica di centro (PO) e lo
schieramento di destra, Giustizia e Libertà (PIS), si troverebbero invece tra
il 32 per cento e il 34 per cento dei consensi. In caso di vittoria, questi due
partiti dovrebbero allearsi per dare vita al governo. L’elemento certo sembra
comunque la sconfitta dell’SLD, partito di cui fa parte anche il presidente
uscente, Aleksander Kwasniewski. Nel 2001 questo partito di
centro-sinistra era stato eletto con il 41 per cento dei consensi, ma paga ora
l’alta disoccupazione che è arrivata a circa il 20 per cento e i molti scandali
di corruzione, l’ultimo dei quali ha colpito proprio il candidato alle
presidenziali del 9 ottobre prossimo, Cimoszewicz, attuale presidente della Camera.
Sussiste, tuttavia, una forte preoccupazione per la possibilità che vinca il
partito dell’astensionismo che potrebbe, secondo l’autorevole quotidiano
polacco Rzeczpospolita, arrivare al 60 per cento.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha prorogato di sei mesi il
mandato della missione internazionale in Sudan, con l’obiettivo di sostenere e
consolidare l’accordo di pace tra Khartoum e i ribelli del sud. L’intesa - otto mesi fa - pose fine a 21
anni di guerra civile, con un bilancio di un milione e mezzo di morti.
In Colombia, i ribelli dell’Esercito
di liberazione nazionale (ELN) hanno accettato la mediazione del presidente venezuelano Chávez nei colloqui
di pace con il governo di Bogotà. In una nota dell’ELN diffusa oggi, viene
elogiata l’offerta del governo e del popolo venezuelano. “Con la solidarietà
dei popoli e delle nazioni del mondo –
si legge nel documento - possiamo costruire un futuro diverso per l’umanità”.
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