RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 267 - Testo della trasmissione di sabato 24 settembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Volge al termine il soggiorno del Papa a Castel Gandolfo. Ieri il saluto ai dipendenti delle Ville Pontificie. Mercoledì il rientro in Vaticano. Pubblicato oggi il calendario dell’attività pontificia fino a dicembre

 

Pace e sicurezza, ruolo dell’ONU, diritti umani, dialogo tra religioni e tra culture: temi dell’intervento dell’osservatore permanente della Santa Sede all’Assemblea generale dell’ONU

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Fondamentale il dialogo tra Chiesa e mondo laico per il futuro della civiltà: così il cardinale Camillo Ruini, premiato ieri a Siena dalla fondazione “Liberal”. Un gruppo di militanti gay inscena una protesta contro il porporato: intervista con Luigi Bobba

 

Si svolge oggi e domani a Washington l’assemblea annuale della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale: con noi, Biagio Bossone

 

Al via, domani alle 18.30, lo sceneggiato radiofonico a puntate sulla vita di Benedetto XVI, curato da “Pagine e fogli” della Radio Vaticana: ai nostri microfoni Stefano Cavallo

 

A mons. Comastri il Premio Capri San Michele per il suo libro: ”Non uccidete la libertà“. Intervista con il presule

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Corea del Nord chiede la sospensione dei programmi di assistenza umanitaria delle Nazioni Unite nonostante perduri la crisi alimentare

 

Conclusi i lavori della Plenaria dei vescovi canadesi

 

Francia: il governo sostiene le famiglie numerose con nuove sovvenzioni a partire dal terzo figlio

 

A Concesio, in provincia di Brescia, è stata posata la prima pietra del Centro Studi Paolo VI, che raccoglierà i documenti del Papa e le produzioni letterarie sulla sua figura

 

Uganda: la polizia e l’esercito a lezione di diritti umani

 

Nel 2006 due nuovi atenei cattolici in Africa:  nel Malawi e nella Zambia

 

Presentato a San Marino il libro di Joseph Ratzinger su “L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture”

 

24 ORE NEL MONDO:

L’uragano Rita arriva in Texas e provoca inondazioni e incendi

 

Riesplode la tensione in Medio Oriente: dopo il lancio di razzi in territorio israeliano, i caccia dello Stato ebraico attaccano obiettivi palestinesi a Gaza

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 settembre 2005

 

 

VOLGE AL TERMINE IL SOGGIORNO DEL PAPA A CASTEL GANDOLFO.

IERI IL SALUTO AI DIPENDENTI DELLE VILLE PONTIFICIE.

MERCOLEDI’ IL RIENTRO IN VATICANO.

PUBBLICATO OGGI IL CALENDARIO DELL’ATTIVITA’ PONTIFICIA FINO A DICEMBRE

 

Il primo soggiorno estivo di Benedetto XVI nella sua residenza di Castel Gandolfo sta volgendo al termine. Mercoledì prossimo, 28 settembre, il Pontefice farà il suo ritorno in Vaticano. E già oggi è stato pubblicato il calendario dell’attività del Papa fino a dicembre. Ieri il suo saluto ai dipendenti delle Ville Pontificie. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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Il Papa  ha salutato ieri sera i dipendenti delle Ville Pontificie con i loro fa­miliari, ringraziandoli per aver potuto trascorrere anche grazie al loro contributo “un sereno e distensivo periodo di  riposo”. Castel Gandolfo – ha detto rievo­cando Papa Wojtyla – sarà anche per me un “Vaticano II”. Quindi ha invitato tutti a farsi sostenere da Dio, “sorgente di ogni bene”:

 

“Ricorrete al suo aiuto sempre e non stancatevi di rendergli, ogni giorno della vostra esistenza, una coerente testimonianza di fedeltà”.

 

Il Papa ha poi invocato  la protezione di San Pio da Pietrelcina, di cui ieri la Chiesa ha celebrato la Memoria:

 

 “L’amore per l’Eucaristia e per il Crocifisso e lo spirito di docilità alla Chiesa, che hanno animato l’intera sua umana vicenda, vi siano di stimolo per vivere sempre più uniti a Cristo”.

 

E oggi è stato intanto reso noto il calendario dell’attività di Benedetto XVI da ottobre a dicembre: tra gli avvenimenti principali l’apertura il 2 ottobre del Si­nodo sull’Eucaristia; il 15 ottobre l’incontro in Piazza San Pietro con i bambini della Prima Comunione, il 23 ottobre la Canonizzazione di 5 Beati a conclusione del Sinodo e dell’Anno dell’Eucaristia. L’11 novembre il Papa presiederà la Messa in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell’anno e nel pomerig­gio del 26 novembre presiederà i primi vespri per la I Domenica d’Avvento.

 

A dicembre Benedetto XVI prenderà parte ai consueti riti natalizi: l’8 di­cembre presiederà in mattinata la Messa nel 40.mo anniversario della conclu­sione del Concilio Vaticano II e nel pomeriggio si recherà in Piazza di Spagna per il tradizionale omaggio all’Immacolata. Il 18 dicembre, IV Domenica d’Avvento, visiterà una parrocchia romana. Poi il 24 dicembre la Messa della Notte di Natale e il 25 dicembre alle 12.00 la Benedizione Urbi et Orbi dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana. Infine il 31 dicembre  Benedetto XVI celebrerà i primi Vespri in ringraziamento per l’anno trascorso.

 

Nel calendario figurano anche alcuni riti di beatificazione approvati dal Papa, ma a cui Benedetto XVI non sarà presente: il 9 ottobre  la Beatificazione nella Basilica Vaticana  del cardinale Clemens August  Graf von Galen;  il 29 ot­tobre sempre nella Basilica di San Pietro  la Beatificazione di Josep Tápies e di sei compagni martiri e di María de los Angeles Ginard Martí; il 6 novembre la Beatifi­cazione nella Cattedrale di Vicenza  della Serva di Dio Eurosia Fabris; il 13 no­vembre nella Basílica Vaticana la Beatificazione dei Servi di Dio Charles de Fou­cauld, Maria Pia Mastena  e Maria Crocifissa Curcio, il 20 novembre la Beatifica­zione nella Cattedrale di Guadalajara in Messico dei Servi di Dio Anacleto Gonza­les Flores e 7 Compagni, Giuseppe Trinità Rancel, Andrea Solá Molist, Leonardo Pérez, Dario Acosta Zurita e Giuseppe Sanchez del Rio.

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ALTRE UDIENZE

 

Stamane il Papa ha ricevuto in successive udienze nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo: il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo emerito di Milano;  mons. Emilio Carlos Berlie Belaunzaran, arcivescovo di Yucatan, in Messico, in vi­sita ad Limina, con gli ausiliari mons. Ramon Castro Castro e mons. José Rafael Palma Capetillo;  il  sig. Goyal Praveen Lal, ambasciatore dell’India in visita di congedo; il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della  Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

 

 

NOMINA

 

In Spagna, Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Cartagena mons. Juan Antonio Reig Pla, finora vescovo di Segorbe-Castellón de la Plana. Originario di Alicante, mons Reig Pla, 58 anni, ha compiuto gli studi ecclesiastici nel Seminario maggiore di Valencia. Nel 1973 ottenne la licenza in Teologia presso la Pontificia Università di Salamanca e nel 1978, a Roma, il dottorato in Teologia Morale presso la Pontificia Università Lateranense. Ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi di rettore del Seminario Maggiore “La Inmaculada” di Valencia, delegato Episcopale per la Pastorale Familiare e, dal 1994, di vicepreside della Sezione di Valencia del Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” per Studi su Matrimonio e Famiglia. E’ autore di libri riguardanti il sacramento della Penitenza e soprattutto la famiglia e il matrimonio.      E’ presidente della Sottocommissione episcopale per la Pastorale familiare e Difesa della vita e vicepresidente della Commissione per l’Apostolato dei laici.

 

A norma di quanto previsto dall’Ordo Synodi celebrandae, il segretario generale del Sinodo dei vescovi, l’arcivescovo Nikola Eterović, con l’approvazione del Sommo Pontefice, ha nominato gli adiutores Secretarii specialis (o esperti) per la prossima XI Assemblea Generale del medesimo Sinodo, in programma dal 2 al 23 ottobre.

 

 

PACE E SICUREZZA, RUOLO DELL’ONU, DIRITTI UMANI,

DIALOGO TRA RELIGIONI E TRA CULTURE:

TEMI DELL’INTERVENTO DELL’OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU, IN VISTA DELL’ANNUNCIATA RIFORMA.

DELUSIONE PER IL MANCATO ACCORDO SUL CONTROLLO DEGLI ARMAMENTI

 

Occorre lavorare con “capacità e determinazione” per realizzare il pacchetto con­cordato di riforme, seppure non mancano delusioni e riserve: così l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente delle Nazioni Unite, nel suo inter­vento ieri a New York al termine del Vertice inaugurale dell’Assemblea generale, che ha mar­cato il 60 anniversario dell’ONU. Lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha dichiarato che ''i leader non hanno raggiunto un accordo ampio” come lui avrebbe voluto, “ma dal Summit sono scaturiti impegni di grande valore”. In una battuta, ha aggiunto: “il bicchiere è a metà pieno, forse anche qualcosa di più''. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Da parte della Santa Sede approvazione per gran parte delle proposte contenute nel Documento finale del Vertice, ma alcune precisazioni in merito ai riferimenti sulla salute riproduttiva, sull’accesso e pratica dell’aborto, su cui l’arcivescovo Migliore ha ribadito le riserve già espresse in occasione delle Con­ferenze internazionali sulla sviluppo al Cairo e sulla donna a Pechino. Riguardo le attese mancate, il rappresentante vaticano, ha definito  “deplorevole” la man­canza di consenso sul controllo delle armi, sulla non proliferazione e sul disarmo. “Che più soldi e intelligenza siano usati per la morte piuttosto che per la vita – ha esclamato - è uno scandalo che dovrebbe rappresentare la più grande preoccupazione per tutte le nazioni”. Si è poi soffermato sui vari aspetti, terreno di confronto per l’umanità nel 21 secolo.

 

In tema di pace e sicurezza ha auspicato in particolare, che di fronte alle umane tragedie del genocidio, dei crimini di guerra e contro l’umanità, della puli­zia etnica, si dia una definitiva formulazione legale a questa materia umanitaria.

 

Sul ruolo delle Nazioni Unite, il presule, ha indicato tre aree specifiche d’impegno: solidarietà con i poveri,  promozione del bene comune, e  sviluppo sostenibile con l’ambiente. Ed ha raccomandato che un governo mondiale deve anche assicurare una globalizzazione senza emarginazioni, e questo richiede un’Organizzazione forte e coraggiosa.

 

E poi grande attenzione al rispetto dei diritti umani a partire dai principi della Dichiarazione universale, che siano rispettati a livello nazionale, rigettando l’idea che i diritti fondamentali siano relativi.

 

Infine tra i compiti dell’ONU anche quello di dare un valido e importante contributo alla cooperazione interreligiosa per la pace e lo sviluppo, ambito in cui la Santa Sede offre pieno sostegno per formare le coscienze e diffondere comuni valori etici.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina: L'uragano "Rita" investe la costa al confine tra Texas e Louisiana; inondazioni, incendi e danni. A New Orleans cedono parte degli argini appena ri­parati.  

Servizio vaticano - Il discorso del Papa al personale delle Ville Pontificie.

Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.

 

Servizio estero - Medio Oriente: tragica esplosione durante un comizio di Hamas; il Movimento Islamico accusa Israele, che smentisce, e lancia razzi sulla città di Sderot.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Una nuova sirenetta": la statua per Alison Lapper.

 

Servizio italiano - Una nota dal titolo "La viltà dell'intolleranza; il coraggio della verità": Stava parlando di capacità di dialogo, di verità, di libertà il cardinale Ca­millo Ruini, presidente della CEI, quando è stato interrotto, a Siena, da un'inat­tesa e ignobile contestazione da parte di un gruppo di studenti non meglio speci­ficato...

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 settembre 2004

 

 

 

FONDAMENTALE IL DIALOGO TRA CHIESA E MONDO LAICO PER IL FUTURO

DELLA CIVILTA’: COSI’ IL CARDINALE CAMILLO RUINI, PREMIATO IERI A SIENA

DALLA FONDAZIONE “LIBERAL”. UN GRUPPO DI MILITANTI INSCENA

UNA PROTESTA CONTRO IL PORPORATO

- Intervista con Luigi Bobba  -

 

Il progetto culturale della CEI e il suo radicamento sul territorio nazionale, a dieci anni dal suo lancio voluto dai vescovi italiani. E’ stato questo il tema centrale dell’intervento svolto dal cardinale vicario Camillo Ruini, ieri pomeriggio a Siena, dove il porporato ha ricevuto un premio dalla Fondazione Liberal, presieduta dal filosofo Ferdinando Adornato. Il discorso del cardinale, all’interno del convegno intitolato “Karol  Wojtyla. Il ruolo storico e il pensiero di Giovanni Paolo II”, è stato interrotto per alcuni minuti dalla vivace contestazione di un gruppo di giovani favorevoli ai PACS: una protesta subito stigmatizzata dai rappresentanti delle istituzioni e dei partiti, che hanno espresso la propria solidarietà al presidente dei vescovi italiani. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Per la Chiesa italiana la “svolta” di Montecassino ha un grande valore. Undici anni fa, tra le mura dell’antica abbazia benedettina, i vescovi della penisola tracciavano le linee di quel “Progetto culturale” che da allora ha orientato la formazione e la crescita del corpo ecclesiale italiano, spesso esortato da Giovanni Paolo II ad avere – lo ha rammentato ieri il cardinale Ruini a Siena – “un ruolo guida” e un’“efficacia trainante”. Lo scopo del Progetto culturale, ha ricordato ancora il presidente della CEI, era ed è quello di evangelizzare la cultura e di inculturare la fede nell’Italia di oggi. Nel portare avanti questo lavoro - non sempre agevolmente compreso, ha riconosciuto il cardinale, dalla base ecclesiale rappresentata dalle parrocchie - il capo dell’episcopato italiano ha detto di guardare al presente e al futuro con un ottimismo basato su alcuni punti: la constatazione, negli ultimi anni, di “una riscoperta dell’unità tra i credenti”, che “non sopprime le diverse sensibilità e simpatie culturali e politiche, ma tende ad integrarle in una comune e decisiva volontà di testimoniare il cristianesimo”. E ancora, il rafforzamento del dialogo con i laici fino a pochi anni fa impensabile e che, ha dichiarato, si sta trasformando in “concordanza e intesa su non pochi punti essenziali per il presente e il futuro della civiltà”.

 

Espressioni di apertura evidentemente non condivise da alcune decine di ragazzi e ragazze presenti alla cerimonia del premio e militanti in associazioni di omosessuali, nei Giovani comunisti e nell’Unione donne italiane, che hanno costretto al silenzio il cardinale Ruini per una quindicina di minuti, inveendo contro di lui e srotolando striscioni inneggianti ai PACS, i Patti civili di solidarietà. Il presidente della CEI ha subito smorzato i toni con un sorriso e una battuta ironica, mentre l’episodio veniva rapidamente condannato dai leader dei due poli e dal presidente della Camera, Pierferdinando Casini. Esprimendo nella sua veste istituzionale “solidarietà, amarezza e indignazione” per l’aggressione verbale al porporato, Casini ha aggiunto di temere che “questo triste episodio sia uno dei primi frutti avvelenati di una campagna caratterizzata da troppe intolleranze verso la Chiesa”.

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Già ieri sera, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva detto di essere rimasto addolorato dalla illiberalità mostrata dai giovani contestatori nei riguardi del cardinale Ruini. E, in modo analogo, stamani è intervenuto anche il leader dell’Unione, Romano Prodi, affermando di biasimare “profondamente” gli autori della protesta. Sull’episodio, ecco il commento di Luigi Bobba, presidente delle ACLI, le Associazioni italiane dei lavoratori cristiani, al microfono di Alessandro De Carolis:

 

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R. – Quando si pretende di essere i “sacerdoti” della tolleranza ad ogni costo si finisce per diventare intolleranti. Credo che questo episodio di Siena sia da condannare, proprio perché è un modo di non rispettare che in una società ci siano posizioni diverse, che la Chiesa e i suoi pastori abbiano il diritto ed anche il dovere di intervenire su determinate questioni e che tutto questo concorra al formarsi di opinioni e di decisioni in una comunità che è retta dal dialogo e dalla democrazia. Credo che questo gruppo, che ha inscenato la manifestazione di ieri, abbia poco a che fare con uno spirito democratico.

 

D. – E questo proprio in controtendenza rispetto a ciò che ieri il presidente della CEI aveva sottolineato: ovvero l’importanza del dialogo tra posizioni diverse – religiose e laiche – riconosciute un po’ come il valore aggiunto di questa nostra epoca recente…

 

R. – Queste persone dovrebbero non soltanto ascoltare Ruini, ma dovrebbero anche ascoltare uno filosofo laico ed uno studioso europeo come Habermas, che ha affermato di recente che proprio nella società post-secolare, cioè la società del disorientamento valoriale, credenti e non credenti devono concorrere in modo dialogico a ricostruire un’etica condivisa, un ethos pubblico condiviso. Questi inviti vengono, quindi, da autorevoli rappresentanti della Chiesa, ma anche da autorevoli rappresentanti del mondo laico. Bisogna ascoltarli, se non si vuole che poi l’intolleranza e la convinzione di avere in tasca qualche verità da imporre agli altri diventi un modo di generare delle contrapposizioni insanabili.

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LOTTA CONTRO LA POVERTA’ E  CANCELLAZIONE DEL DEBITO ESTERO

DEI PAESI DI SVILUPPO IN PRIMO PIANO ALL’ASSEMBLEA ANNUALE

DELLA BANCA MONDIALE E DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE,

IN PROGRAMMA OGGI E DOMANI A WASHINGTON.

CON NOI, BIAGIO BOSSONE, DIRETTORE PER L’ITALIA DELLA BANCA MONDIALE

 

Un vertice per battere la povertà: con questo obiettivo ambizioso si apre oggi a Washington l’assemblea annuale della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. Un incontro di due giorni che dovrà dar seguito agli impegni presi al G8 di Gleaneagles e al Summit straordinario delle Nazioni Unite, tenutosi la settimana scorsa a New York. Presentando l’evento ai giornalisti, il presidente della Banca Mondiale, Paul Wolfowitz, ha definito quello attuale “un momento importante della storia” per “sconfiggere la povertà” e creare “nuove opportunità per i Paesi in via di sviluppo”. Uno dei temi più importanti nell’agenda del vertice sarà la cancellazione del debito estero dei Paesi poveri. Una sfida su cui si sofferma il direttore per l’Italia della Banca Mondiale, Biagio Bossone, raggiunto telefonicamente a Washington da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Sono i Paesi donatori a dover decidere se la Banca Mondiale possa cancellare i crediti nei confronti di questi Paesi, dando così modo a questi Paesi di risparmiare risorse che possono essere poi investite in settori sociali o comunque in iniziative che sostengano la lotta alla povertà. Il problema è trovare un consenso, che per la verità adesso comincia ad essere crescente rispetto alla proposta formulata dai capi di Stato e di governo dei Paesi del G8, sulle modalità per attuare questa cancellazione in un modo che però preservi la integrità finanziaria della stessa Banca. Cancellare il debito è una grande operazione, senz’altro ideale e morale, ma che ha anche un ritorno politico importante, perché l’opinione pubblica, la società civile si aspetta la cancellazione del debito come atto generoso per ridare fiato a questi Paesi. Ma si deve anche tener presente che a questa cancellazione del debito corrisponda un finanziamento della stessa operazione, mancando il quale si tolgono o comunque si diminuiscono gli strumenti che un Istituto come la Banca Mondiale ha per poter continuare la sua opera.

 

D. – Al recente Vertice straordinario per il 60.mo anniversario delle Nazioni Unite è emerso in tutta la sua drammaticità che molti degli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo non verranno conseguiti entro la data prefissata, il 2015. Quale contributo può dare la Banca Mondiale?

 

R. – La Banca Mondiale continua a lavorare per adeguare le sue strategie al raggiungimento degli obiettivi. Anche qui si tratta di un sforzo collettivo. la Banca Mondiale è uno strumento e ha bisogno del sostegno di tutta la Comunità internazionale. In particolare con riguardo agli obiettivi di sviluppo del Millennio: il patto che si strinse a Monterrey nel 2000 prevedeva e prevede un accordo fra Paesi ricchi e Paesi poveri affinché mettano in opera – ciascuno secondo le proprie possibilità – le condizioni perché gli obiettivi si realizzino.

 

D. – Quest’anno la guida della Banca Mondiale è passata a Paul Wolfovitz, una fra le personalità più forti ma anche più contestate dell’amministrazione Bush. Quale tipo di politica possiamo attenderci?

 

R. – Non ci aspettiamo cambiamenti radicali di strategia rispetto al passato, semmai dei riadeguamenti. In questo senso immagino, per esempio, che il presidente Wolfovitz voglia concentrarsi maggiormente sugli aspetti di gestione interna della Banca e mi aspetterei sul piano della strategia di lotta alla povertà e di sostegno allo sviluppo una maggiore enfasi sulle infrastrutture. Un po’ un ritorno, quindi, della Banca Mondiale alle grandi opere infrastrutturali.

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AL VIA, DOMANI ALLE 18.30, LO SCENEGGIATO RADIOFONICO

A PUNTATE SULLA VITA DI BENEDETTO XVI,

 CURATO DA “PAGINE E FOGLI” DELLA RADIO VATICANA

- Con noi Stefano Cavallo -

 

Uno sceneggiato radiofonico sulla vita di Benedetto XVI, dalla nascita, avvenuta il 16 aprile del 1927, a Marktl am Inn, nella diocesi di Passau, in Germania, fino alla nomina ad arcivescovo di Monaco-Frisinga del 25 marzo del 1977. Lo presenta, il magazine culturale della Radio Vaticana “Pagine e Fogli” a partire da domani, ed ogni domenica, per 12 settimane, alle 18.30 sulla modulazione di frequenza di 105 MHz e, in replica, il lunedì alle 12.30, sempre in modulazione di frequenza, su 93,3 MHz. Ce ne parla, nel servizio, Roberta Moretti:

 

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(Musica)

 

“Quello che la mia famiglia trascorse a Marktl non fu un periodo facile”.

 

(Parole in tedesco)

E’ questa una delle prime battute dello sceneggiato in onda nello spazio radiofonico di “Pagine e Fogli” della Radio Vaticana. Una produzione tratta dal volume “La mia vita”, scritto nel 1997 dall’allora cardinale Ratzinger e pubblicato dall’Editrice San Paolo. Vi partecipano circa 15 personaggi, tra attori, doppiatori professionisti e collaboratori dell’emittente pontificia. Ma quali sono i momenti “forti” di questo radiodramma? Ascoltiamo Stefano Cavallo, che ne ha curato l’adattamento e la sceneggiatura:

 

R. – Penso ai momenti duri che ha dovuto vivere il Papa subito prima della guerra e sotto la guerra, sia per i bombardamenti, sia per l’obbligo di arruolarsi come tutta la sua generazione, benché ufficialmente seminarista, nelle batterie antiaeree. Ci sono dei momenti molto difficili che riguardano anche la sua vita personale e spirituale: dopo la guerra, negli anni ’40-’50, la sua scelta di vivere la sua consacrazione in modo radicale e le piccole grandi domande che si pone Ratzinger studente nei riguardi della società. Quindi, che rapporto ci può essere tra Chiesa e società e quanto la Chiesa può fare per migliorare la società, per aiutare. Sono delle belle domande e ho avuto il piacere di vedere che aveva anche delle bellissime risposte.

 

D. - Come riuscire ad evocare lo sfondo storico della Germania nazista, della guerra e del dopoguerra solo attraverso voci e suoni?

 

R. – Ci avvarremo di contributi sonori gentilmente offerti dalla discoteca di Stato, in particolare discorsi di Hitler trasmessi alla radio tedesca, discorsi di Churchill. Abbiamo però anche un’ampia gamma di suoni di sottofondo, bombardamenti, musiche, che hanno una parte fondamentale, e reperti storiografici. 

 

D. - L’ideatore del radiodramma, il giornalista Franco Bucarelli, ha anche intervistato alcuni testimoni di oggi, come l’arcivescovo di Monaco-Frisinga, cardinale Friedrich Wetter, e il sindaco del paese natale di Benedetto XVI…

 

R. – La ricchezza che porta l’inserimento di queste interviste in un contesto più drammatico è quella di avere alla fine quasi un documentario. Quindi, c’è la vicenda umana dell’uomo che soffre e la vicenda storica, documentata in qualche modo anche freddamente.

 

D. - Per la voce narrante che dà corpo al racconto in prima persona del Papa avete scelto uno speaker non professionista. Come mai?

 

R. – Bennet Müller è da 33 anni in Italia. E’ nato in Baviera. Abbiamo scelto proprio la sua voce dopo una difficile serie di audizioni, svolte soprattutto dalla regista, Laura De Luca. La scelta di non rivolgerci ad un attore professionista ci è sembrata fondamentale, per ridare quel carattere di dolcezza del Papa, di timidezza, che un professionista della voce avrebbe esaltato anche più di quello che noi avremmo voluto.

 

D. - Alla fine di questo lavoro, pensi di aver capito meglio la personalità di Benedetto XVI?

 

R. – Ho conosciuto una parte di lui, forse la parte più intima, quella che ha sofferto, che ha visto le cose più difficili, però anche quella che poi è riuscita a dare le risposte più belle, più importanti. Quindi, forse non conosco il Papa, ma mi sento più vicino a lui.

 

(musica)

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A MONS. COMASTRI IL PREMIO CAPRI SAN MICHELE PER IL SUO LIBRO:

”NON UCCIDETE LA LIBERTA’“

- Intervista con il presule -

 

Joaquín Navarro-Valls, direttore della Sala Stampa della Santa Sede; Massimo Milone, presidente dell’Unione Cattolica Stampa Italiana; e mons. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano: sono i vincitori della XXII edizione del Premio Capri San Michele, che sarà assegnato questa sera ad Anacapri. In particolare, mons. Comastri è stato premiato per il suo ultimo libro, intitolato “Non uccidete la libertà”. Al microfono di Isabella Piro, l’autore racconta come è nata l’idea di quest’opera:

 

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R. – Oggi viene chiamata libertà l’opposto della libertà. Io ho percepito questo dramma nel 2001 esattamente, quando nella Piazza del Santuario di Loreto c’era una giovane donna, malata di ostogenesi  che mi disse: “Sono felice da quando ho capito che anche la mia vita serve a qualcosa. Grido a quelli che stanno bene: se voi che avete la salute non la spendete per quelli che non ce l’hanno, voi non siete liberi, ma siete imprigionati nel vostro egoismo”. Dopo aver ascoltato questa ragazza dissi dentro di me: “Voglio scrivere un libro sulla libertà e lo voglio intitolare “Non uccidete la libertà”, non chiamate cioè libertà quello che libertà non è.

 

D. – Quali sono i temi trattati all’interno del testo?

 

R. – All’inizio del libro ho scritto una preghiera che è rivolta alla Madonna, a Maria modello di libertà, perché Maria è stata capace di dire “sì”. E’ libero chi è capace di dire un sì, che dà senso alla vita, che ci apre a Dio. Dio è sorgente di libertà. E’ l’unico ‘padrone’ che non ci rende servi. E’ l’unico che dà, perché Dio è l’infinito. Poi approfondisco: la preghiera come strada di libertà. Io penso a Madre Teresa di Calcutta, alla libertà di quella donna; penso anche a Giovanni Paolo II, a che uomo libero sia stato. Un altro capitolo affronta poi il tema della purezza. Molti pensano che la purezza sia una limitazione, mentre invece è vero l’esatto contrario: la purezza è la condizione dell’amore, perché l’amore è dono di sè, ma chi non è puro non sa donarsi, perché è un egoista e quindi non sarà mai libero. La purezza è la libertà del cuore. L’ultimo capitolo è caratterizzato da una lunga lettera indirizzata ai genitori e agli educatori. E’ un invito a guidare i ragazzi nella strada della vera libertà: “aiutate i figli ad uscire dall’egoismo che c’è dentro di noi quando nasciamo e ad entrare nella terra dell’amore, della libertà e della felicità.

 

D. – Nel Vangelo di Giovanni, Gesù dice: “Se rimanete fedeli alla mia Parola, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. Che valore ha oggi questa affermazione?

 

R. – Noi abbiamo, dentro di noi, un progetto scritto che io non posso assolutamente ignorare. Se per essere libero decido di mangiare con le orecchie, io mi ammazzo, mi faccio del male; se io rifiuto la mia identità e il progetto che è dentro di me, non divento più libero, ma mi distruggo. Accettare la verità di Dio su di me è accettare anche la mia libertà.

 

D. – Eccellenza, secondo lei, cos’è la libertà?

 

R. – Non è altro che la capacità di amare. La scintilla di Dio messa dentro di noi, perché Dio è l’infinitamente altruista. A chi non ci crede dico: “Provaci, almeno. Ne resterai affascinato”.

 

D. – Che significa per lei ricevere il Premio “Capri San Michele”?

 

R. – Non scrivo per ricevere premi, ma scrivo per fare del bene. I libri non sono altro che un pulpito che può raggiungere molte persone. Quando mi è stata comunicata la notizia dell’assegnazione del premio, ho capito che il messaggio è stato recepito.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 25 settembre, XXVI Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui  Gesù, rivolgendosi ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, racconta la parabola dei due figli invitati dal padre a lavorare nella sua vigna: il primo risponde subito di sì, ma non si reca nella vigna; il secondo figlio risponde negativamente, ma poi, pentitosi, fa quello che aveva chiesto il padre. Allora Gesù dice ai sacerdoti e agli anziani:

 

“In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio. E’ venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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(musica)

 

“In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio”. Questa è una delle parole più dure che Cristo ha pronunciato ai potenti di Israele. Allo stesso tempo sono parole piene di consolazione e di speranza per i piccoli e per i peccatori. Cristo si continua a scontrare con questa mentalità che padroneggia Dio, che si è elaborato una precisa visione di Dio e che ora la applicano a Lui. E’ per Lui stancante discutere con gente che filtra i moscerini ed inghiottisce i cammelli. Gente che è convinta di non aver bisogno di Dio, anzi che fa tutto e da sempre come si deve.

 

Ma Cristo li fa cadere nel tranello della Parabola e loro devono praticamente ammettere che possono rimanere fuori dal Regno di Dio: li precederanno quelli che sentono il bisogno della salvezza, che si vedono peccatori.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

24 settembre 2005

 

 

PYONGYANG RIFIUTA L’ASSISTENZA UMANITARIA DELL’ONU,

NONOSTANTE IL PERDURARE DELLA CRISI ALIMENTARE IN COREA DEL NORD.

DA NEW YORK, LA DURA REAZIONE DEL PALAZZO DI VETRO

 

NEW YORK. = L’ONU esprime una forte preoccupazione per la decisione presa dal governo della Corea del Nord di sospendere definitivamente la ricezione degli aiuti da parte della comunità internazionale. Secondo quanto annunciato già lo scorso mercoledì, Pyongyang intende interrompere entro il 6 gennaio 2006 il programma di aiuti alimentari e medicinali avviato dieci anni fa, del quale beneficiano attualmente 6 milioni e mezzo di nordcoreani. Una decisione drastica e prematura, secondo le Nazioni Unite, che l’hanno duramente condannata. “Siamo molto preoccupati”, ha detto ieri in una conferenza stampa al Palazzo di Vetro, Jan Egeland, coordinatore degli aiuti alimentari dell'ONU. “La richiesta è prematura ed è stata fatta in modo brutale”. Nei giorni scorsi, le autorità nordcoreane avevano giustificato la loro decisione sostenendo che la penuria alimentare, che dal 1995 colpisce le regioni più povere del Paese, è stata ormai debellata. Ma appena un mese fa, il Programma Alimentare Mondiale (PAM) lanciava un appello in cui affermava che “più di 3 milioni di nord coreani potrebbero essere minacciati dalla fame in caso di interruzione degli aiuti”. Secondo diversi osservatori, la decisione è stata presa dal governo unicamente per mostrare la propria indipendenza e autosufficienza. Nel corso dei recenti negoziati sul nucleare, proprio la questione della carenza alimentare in Corea del Nord era stata fatta emergere a più riprese dagli Stati Uniti, che hanno esortato i nordcoreani a pensare al sostentamento della propria popolazione piuttosto che ai programmi atomici. “Una cosa è certa”, ha dichiarato alla stampa francese una responsabile dell’ONU di Ginevra. “I nordcoreani vogliono evitare di essere umiliati ed essere etichettati come “un Paese in condizione di urgenza alimentare”. (A.C.)

 

 

CONCLUSI I LAVORI DELLA PLENARIA DEI VESCOVI CANADESI.

 NEL DOCUMENTO FINALE, LA FERMA OPPOSIZIONE AL PROGETTO DI LEGGE SULL’EUTANASIA E SUL SUICIDIO ASSISTITO

 

OTTAWA. = “L’adozione in Canada di una legge favorevole all’eutanasia rappresenterebbe una drammatica sconfitta per la società”. Iniziata lo scorso 19 settembre, la plenaria dei vescovi canadesi si è conclusa ieri con la ferma opposizione al progetto di legge C-407, che prevede  la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito. “In risposta alle sofferenze fisiche, affettive e morali delle persone di tutte le età e in particolare dei disabili e dei malati gravi, esortiamo a promuovere piuttosto sistemi di cure palliative e di assistenza domiciliare”, si legge nel documento conclusivo redatto dai vescovi. Tra i punti all’ordine del giorno della plenaria, svoltasi presso il Centre Nav Canada a Cornwall, nell’Ontario, anche l’esame del rapporto dello speciale Gruppo di lavoro dei vescovi canadesi sul documento “De la souffrance à l’espérance che riguarda gli abusi sessuali commessi da membri del clero contro minori. (A.C.)

 

 

IN FRANCIA, IL GOVERNO DE VILLEPIN PUNTA A SOSTENERE LE FAMIGLIE NUMEROSE

CON NUOVE SOVVENZIONI A PARTIRE DAL TERZO FIGLIO

 

PARIGI. = “Dare un sostegno economico alle famiglie numerose”. E’ questo l’obiettivo delle nuove misure proposte dal governo francese in tema di famiglia. Tra le principali iniziative presentate dal premier, Domenique de Villepin, in occasione del Congresso annuale sulle politiche familiari, una nuova sovvenzione per i genitori a partire dal terzo figlio. Si tratta di una misura che prevede il versamento di 750 euro al mese per un anno a titolo di congedo di maternità o paternità, ma che affianca, senza eliminarla l’assistenza già prevista alla nascita della primo figlio. Le nuove iniziative sulla famiglia, che secondo le previsioni del governo saranno attuate non prima del luglio del 2006, punteranno anche a dare maggiore sostegno alle donne, per conciliare i propri impegni familiari con la vita professionale. Per il raggiungimento di questo obiettivo, il governo francese prevede l’aumento del congedo di paternità. Tra i temi discussi al congresso anche la protezione dei minori su Internet. (A.C.)

 

 

A CONCESIO, IN PROVINCIA DI BRESCIA, E’ STATA POSATA LA PRIMA PIETRA

DEL CENTRO STUDI PAOLO VI, CHE RACCOGLIERA’ I DOCUMENTI DEL PAPA

E LE PRODUZIONI LETTERARIE SULLA SUA FIGURA

- A cura di Fabio Brenna -

 

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CONCESIO. = Uno scrigno di memorie legate a papa Paolo VI e destinato al futuro. Questo si propone di essere il Centro Studi dell'Istituto Paolo VI, la cui prima pietra è stata posata nel paese natale di Giovanni Battista Montini, a Concesio, in provincia di Brescia. Insieme alle autorità e il vescovo locale, mons. Sanguineti, erano presenti tre cardinali: il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, e il cardinale Georges Cottier, teologo della Casa pontificia. Progettato dall'architetto Cadeo, il nuovo edificio sarà strutturato in tre corpi principali, idealmente ancorati alla casa dove il 26 settembre 1897 nacque Giovanni Battista Montini. L'Istituto Paolo VI è destinato custodire e mettere a disposizione degli studiosi tutti i documenti che appartennero a Giovanni Battista Montini - Paolo VI, nonché le produzioni letterarie relative alla sua figura, riunite in una ricca biblioteca. Il secondo edificio, affidato all'associazione "Arte e Spiritualità", ospiterà le 4000 opere donate da importanti artisti di fama mondiale a Paolo VI, ed è destinato a diventare un museo vero e proprio. Terza realizzazione, l'auditorium che avrà una capienza di 250 posti. Il Centro Studi Paolo VI, che nasce dal lascito di un cugino del Papa, Vittorio Montini, si inserisce in una estesa area verde ed è destinato - come è stato sottolineato nel corso della cerimonia della posa della prima pietra - a far conoscere nel tempo la figura e l'opera del Papa che guidò la Chiesa universale dal 1963 al 1978.

 

 

UGANDA: LA POLIZIA E L’ESERCITO A LEZIONE DI DIRITTI UMANI. IN UN RECENTE RAPPORTO DI HUMAN RIGHTS WATCH , LE FORZE ARMATE ACCUSATE DI GRAVI ABUSI CONTRO LA POPOLAZIONE

 

KAMPALA. = Il governo ugandese ha firmato un accordo con il Comitato della Croce rossa internazionale per la formazione delle proprie forze armate al diritto umanitario. Secondo l’accordo, l’organizzazione internazionale con sede a Ginevra dovrà tenere per almeno tre anni corsi per gli ufficiali dell’esercito e della polizia dello Stato africano circa la condotta legittima in tempo di guerra e i principi del diritto umanitario. Poche settimane fa, le forze armate ugandesi, impegnate in un conflitto decennale con i ribelli della Lord's Resistance Army (LRA) che agiscono nel nord del Paese, sono state accusate di aver commesso gravi abusi ai danni di civili. Secondo un rapporto di Human Rights Watch (HRW), l’esercito si sarebbe macchiato di crimini quali stupri, arresti, detenzioni arbitrarie, torture ed esecuzioni sommarie. (A.C.)

 

 

NEL 2006, DUE NUOVI ATENEI CATTOLICI IN AFRICA. SI TRATTA DI UNA FACOLTA’

DI EDUCAZIONE NEL MALAWI ED UNA DI AMMINISTRAZIONE NELLO ZAMBIA

 

LUSAKA. = Aprire due nuove Università cattoliche in Africa entro il 2006: questo l’obiettivo della Conferenza Episcopale della Zambia e di quella del Malawi, che stanno congiuntamente lavorando alla realizzazione dei due nuovi atenei. Secondo rappresentanti della Chiesa locale, la creazione delle università apporterà un forte contributo educativo e culturale con buoni riflessi sull’occupazione. “Il progetto - spiega un rappresentante della Chiesa locale sentito dall’agenzia Fides - ha avuto il forte incoraggiamento dei due governi, che apprezzano le attività educative che la Chiesa cattolica già svolge da tempo”. “Eppure - ha precisato l’intervistato - sono molte le difficoltà da superare”. Per il momento, secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, si prevede l’apertura di una sola Facoltà per ateneo: quella dell’Educazione in Malawi, di Amministrazione nella Zambia. In Malawi, dove l’ateneo sorgerà a Blantyre, il maggior centro economico dello Stato, è stata scelta la Facoltà d’Educazione perché esiste una grave carenza di insegnanti. Per la scuola primaria, vi sono solo 43 mila docenti, nonostante la richiesta sia di 54 mila. La situazione peggiora nell’educazione secondaria dove, su 27 mila insegnanti richiesti, ce ne sono solo 9 mila. I due Paesi intendono sovvenzionare il più possibile questa iniziativa, cercando di limitare i finanziamenti esteri. Con questa decisione le Chiese africane vogliono dimostrare di essere sempre più autonome anche dal punto di vista economico. Sono comunque previsti gemellaggi con le Università cattoliche di altri Paesi. (R.R)

 

 

IL PREVALERE DI UN LAICISMO INTRANSIGENTE ALLE RADICI DEI MALI D’EUROPA.

PIERFERDINANDO CASINI A SAN MARINO, PER LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO

DI JOSEPH RATZINGER SULL’EUROPA

 

SAN MARINO. = “L’ultimo libro di un grande teologo e non il primo del Papa”. Monsignor Rino Fisichella,. Rettore della Pontificia Università Lateranense, definisce così il recente volume di Joseph Ratzinger edito da Cantagalli: “L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture”. Il presule è intervenuto ieri alla presentazione del volume a San Marino. Insieme a lui, il presidente della Camera dei deputati, Pier Ferdinando Casini, che ha sottolineato il difficile equilibrio che si gioca attualmente in Europa. “Al perimetro geografico dell’Europa non corrisponde un perimetro altrettanto certo sul piano dei valori e dei principi che ne dovrebbero guidare il cammino comune”, ha detto Casini. Per la seconda carica istituzionale dello Stato italiano, il Papa offre una lettura acuta del disagio in cui si trova il continente e individua una causa precisa del suo malessere: il prevalere di una cultura illuminista-laicista, che ha avuto il risultato di “ridurre l’uomo a mezzo del processo di creazione e non più fruitore”. (A.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

24 settembre 2005

 

                                                                                                               

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

L’uragano Rita, che sta progressivamente perdendo potenza, si è abbattuto sulla costa del Golfo del Messico provocando danni, inondazioni e incendi. I centri maggiormente colpiti, Port Arthur e Lake Charles, sono stati quasi completamente evacuati. Il ministro della Sanità americano, Mike Leavitt, ha proclamato l’emergenza sanitaria in Texas e in Lousiana e sono state arrestate le produzioni di petrolio e gas naturale. Il nostro servizio:

 

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Dopo l’orrore provocato dalla forza devastatrice di Katrina, la costa del Golfo del Messico è di nuovo nell’occhio del ciclone: l’uragano Rita ha toccato terra nei pressi del confine tra Texas e Louisiana e avanza 20 chilometri l’ora. Al momento non si ha notizia di vittime ma l’impatto è stato molto violento. Sono scoppiati grandi incendi nella città di Galveston e ad Huston 500 mila persone sono rimaste senza corrente elettrica. L’uragano si è abbattuto soprattutto nella zona di Porth Arthur, sede delle principali raffinerie di petrolio in Texas. In questa area, le precipitazioni sono intense e l’altezza delle onde supera i sei metri. Le onde hanno anche superato gli argini della già martoriata New Orleans, che fortunatamente non ha riportato gravi danni. Durante il suo percorso, Rita ha comunque perso potenza ed è stata declassata dal livello 5, il più alto, a forza 2 ma il timore per il suo passaggio ha dato avvio ad un esodo senza precedenti: in Texas più di due milioni e mezzo di persone, su consiglio del presidente degli Stati Uniti, si sono messe in viaggio per trovare riparo in zone più tranquille. In queste ore di panico, segnate da continui scontri per l’accaparramento di carburante, si deve registrare anche un drammatico episodio: sono almeno 24 le persone morte ieri a causa del rogo di un autobus sull’autostrada da Houston a Dallas, intasata dalle auto degli sfollati. Il presidente americano, George Bush, ha cancellato infine il suo viaggio in Texas per non intralciare le operazioni di soccorso e segue in un bunker del Colorado l’andamento della perturbazione.

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Il maltempo imperversa anche in India: è stato d’emergenza nel Gujarat, nella parte nord-occidentale del Paese, dove le violente piogge hanno provocato, finora, la morte di almeno 12 persone. Numerosi distretti sono stati completamente evacuati. Nei giorni scorsi, la baia del Bengala era stata investita da una tempesta che aveva causato 60 morti, migliaia di senza tetto e danni ingenti.

 

Si riaccende la tensione in Medio Oriente. Il governo israeliano ha ordinato una serie di “dure operazioni” militari nella striscia di Gaza in risposta al lancio di razzi sparati nella notte da Hamas sulla città di Sderot, nel sud di Israele. Subito dopo l’annuncio, i soldati dello Stato ebraico hanno compiuto un nuovo raid a nord della Striscia di Gaza. Al momento, non si ha notizia di vittime. Dopo l’esplosione che ieri ha causato a Jabalya la morte di 15 palestinesi, Israele ha chiuso inoltre i confini con la Striscia di Gaza, la valle del Giordano e la Cisgiordania. Ma come spiegare questa escalation di violenza nei Territori a poche settimane dallo smantellamento delle colonie israeliane? Benedetta Capelli ha girato la domanda a Camille Eid, esperto di questioni mediorientali del quotidiano “Avvenire”:

 

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R. – Finché non c’è un unico potere relativo alla sicurezza nella striscia di Gaza continueranno questi scontri. Oltre alle istituzioni ci sono gruppi militari e paramilitari che controllano una parte della Striscia di Gaza. Abbiamo ovviamente la ANP con la sua polizia, poi Hamas, la Jihad islamica e altri gruppi che sfuggono ad ogni controllo. Basta che uno di questi gruppi lanci un razzo in risposta ad un presunto o vero attacco da parte israeliana che si scatena poi l’inferno in tutta la Striscia. Come primo compito, si tratta di unificare proprio gli organi di sicurezza. Questa è una condizione per arrivare a chiarire le circostanze che poi portano a situazioni di questo tipo.

 

D. – In che modo, allora dovrebbe e potrebbe cambiare la politica di questi movimenti estremisti?

 

R. – Hamas ha fatto capire che sarebbe disposta a modificare la sua Carta fondamentale arrivando ad un riconoscimento dello Stato di Israele. A me sembra che il cammino sia ancora all’inizio e che quindi ci voglia ancora molto tempo per arrivare a risultati di questo tipo. Potrebbe essere questa la via per arrivare ad una pacificazione. Una graduale rinuncia di Hamas deve essere accompagnata dal proseguimento del processo politico, perché il ritiro israeliano dalla striscia di Gaza non deve essere il punto finale del piano di ritiro da altre colonie, quelle della Cisgiordania.

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In Iraq 4 persone, 3 soldati iracheni e un civile, sono morte per l’attentato compiuto questa mattina da un kamikaze contro un posto di blocco dell’esercito a Baghdad. L’esercito degli Stati Uniti ha annunciato, intanto, l’apertura di una inchiesta su un nuovi  possibile casi di torture, inferte da soldati americani a prigionieri iracheni. Secondo un rapporto diffuso dall’organizzazione umanitaria ‘Human Right Watch’, uno o più soldati della base di Fort Bragg, nella Carolina, hanno assistito a sevizie in Iraq. Alcuni militari hanno rivelato che a diversi detenuti, decisi a non collaborare con le forze americane, sarebbe stato impedito per un lungo periodo di dormire e di mangiare.

 

Tre persone sono morte nell’Iran occidentale per una forte esplosione in un oleodotto avvenuta a Mravok, un villaggio di trecento persone circa 400 chilometri a sudovest di Tehran. Decine di edifici hanno preso fuoco e al loro interno sono rimaste intrappolate diverse persone.

 

L’economia globale è in crescita, ma permangono i rischi legati agli alti prezzi del petrolio. E’ quanto emerge dal comunicato finale del G7 conclusosi ieri a Washington. I ministri degli Esteri dei sette Paesi hanno anche lanciato un monito: squilibri globali e pressioni protezionistiche rischiano di minare la crescita mondiale nel lungo periodo. Per scongiurare queste minacce sono state indicate alcune misure prioritarie: maggiori investimenti per nuove fonti energetiche, maggiore trasparenza, mercati aperti e regole stabili. Un ‘no’ deciso, invece, è stato espresso verso piani di sussidi e prezzi calmierati. Durante la riunione, è stata anche ribadita la centralità del programma del G8 per la cancellazione del debito dei Paesi poveri.

 

Secondo le stime dell’Istituto federale di Statistica russo, la popolazione della Russia potrebbe diminuire drasticamente entro i prossimi 50 anni, passando dagli attuali 143 milioni di abitanti a circa 77 milioni di persone e facendo registrare un calo di quasi il 50 per cento. A questa previsione, resa nota nell’edizione on-line del quotidiano britannico ‘The Times’, si aggiunge un altro allarmante dato: lo scorso anno sono stati almeno 1,6 milioni i casi di aborti e le nascite solo 1,5 milioni. La popolazione russa è in declino dal 1992 per svariate ragioni, tra le quali la scarsità di cure mediche e una dieta alimentare tra le meno sane del mondo. L’aspettativa di vita nel Paese è scesa inoltre per gli uomini a quasi 59 anni: la prima causa di morte è dovuta a malattie cardiovascolari. Il presidente Vladimir Putin ha più volte lanciato l’allarme sul quadro demografico russo definendolo una ‘crisi nazionale’, ma il governo non ha ancora adottato misure concrete.

 

Più di 30 milioni di cittadini polacchi sono chiamati domani alle urne per eleggere i 460 deputati ed i 100 senatori che siedono in Parlamento. I sondaggi prevedono una bruciante sconfitta per il centro-sinistra, cioè per l’alleanza della sinistra democratica (SLD). La piattaforma civica di centro (PO) e lo schieramento di destra, Giustizia e Libertà (PIS), si troverebbero invece tra il 32 per cento e il 34 per cento dei consensi. In caso di vittoria, questi due partiti dovrebbero allearsi per dare vita al governo. L’elemento certo sembra comunque la sconfitta dell’SLD, partito di cui fa parte anche il presidente uscente, Aleksander Kwasniewski. Nel 2001 questo partito di centro-sinistra era stato eletto con il 41 per cento dei consensi, ma paga ora l’alta disoccupazione che è arrivata a circa il 20 per cento e i molti scandali di corruzione, l’ultimo dei quali ha colpito proprio il candidato alle presidenziali del 9 ottobre prossimo, Cimoszewicz, attuale presidente della Camera. Sussiste, tuttavia, una forte preoccupazione per la possibilità che vinca il partito dell’astensionismo che potrebbe, secondo l’autorevole quotidiano polacco Rzeczpospolita, arrivare al 60 per cento.

 

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha prorogato di sei mesi il mandato della missione internazionale in Sudan, con l’obiettivo di sostenere e consolidare l’accordo di pace tra Khartoum e i ribelli del sud. L’intesa - otto mesi fa - pose fine a 21 anni di guerra civile, con un bilancio di un milione e mezzo di morti.

 

In Colombia, i ribelli dell’Esercito di liberazione nazionale (ELN) hanno accettato la mediazione del presidente venezuelano Chávez nei colloqui di pace con il governo di Bogotà. In una nota dell’ELN diffusa oggi, viene elogiata l’offerta del governo e del popolo venezuelano. “Con la solidarietà dei popoli e delle nazioni del  mondo – si legge nel documento - possiamo costruire un futuro diverso per l’umanità”.

 

 

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