RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
264 - Testo della trasmissione di mercoledì 21 settembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Concluso a
Roma il Convegno ecumenico europeo sulla Cina, dedicato al tema “Diversi
nell’unità”
15 anni fa veniva
assassinato dalla mafia il giudice Rosario Livatino
Violenti scontri a Baghdad, mentre a Mossul
sono stati uccisi due giornalisti iracheni
Il primo ministro
giapponese Koizumi è stato reinsediato
alla guida del Paese
21 settembre 2005
DIO,
INCARNATOSI NELLA STORIA IN CRISTO, OFFRE PROTEZIONE
E SOSTEGNO ALL’UMANITA’. ALL’UDIENZA GENERALE,
IL
PAPA DEFINISCE LO SPORT UNO STRUMENTO
EDUCATIVO
E VEICOLO DI VALORI UMANI E SPIRITUALI
La centralità dell’Incarnazione di Cristo nella storia dell’umanità e
l’importanza dell’etica sportiva nella formazione odierna dei giovani. Sono
i due temi portanti che hanno impegnato Benedetto XVI nella catechesi
dell’udienza generale di stamattina e nei saluti del dopo udienza. Dopo il giro
iniziale tra la folla, a bordo della camionetta bianca, il Papa si è rivolto ai
26 mila fedeli, come sempre affettuosi nei suoi confronti, parlando del Salmo 131. Il servizio di Alessandro
De Carolis.
**********
Un Salmo tra storia e profezia,
tra il racconto di un atto che segnò la storia dell’antico Israele – la
traslazione dell’Arca dell’alleanza a Gerusalemme - e la premonizione di un
avvenimento che avrebbe cambiato quella dell’umanità: la nascita di Cristo. Sono i due piani interpretativi
del Salmo 131, che Benedetto XVI ha illustrato nella catechesi dell’udienza
generale, dominando una Piazza San Pietro affollata di pellegrini di tutti e
cinque i continenti e soprattutto riempita dalla vivace presenza di centinaia
di calciatori in erba, protagonisti di una iniziativa
sportiva internazionale.
(salmo)
Introducendo il Salmo, il Papa ha invitato i fedeli a immaginare il grandioso gesto del re Davide che mantiene
il suo giuramento di trovare una dimora per l’Arca dell’alleanza, “segno della
presenza del Signore” accanto a Israele. Dio stesso ricambia la fedeltà del re
Davide con la promessa divina di benedirne la sua discendenza. Ad una
condizione, che regola fin dall’inizio del mondo il rapporto tra il Creatore e
le sue creature:
“Alla promessa e al
dono di Dio, che non ha nulla di magico, deve rispondere l’adesione fedele e
operosa dell’uomo in un dialogo che intreccia due libertà, la divina e
l’umana”.
E’ questo tipo di intimità, ha
spiegato Benedetto XVI, che permette all’uomo di “sperimentare la presenza di
Dio in mezzo al suo popolo”: un Dio che le strofe del Salmo ritraggono come un
“cittadino che vive con gli altri cittadini le vicende della storia”. Ma con la grandezza che gli è propria e che gli permette di
offrire agli uomini “la potenza della sua benedizione”:
“Dio benedirà i
raccolti, preoccupandosi dei poveri perché abbiano a sfamarsi; stenderà il suo
manto protettivo sui sacerdoti offrendo loro la sua salvezza; farà sì che tutti
i fedeli vivano nella gioia e nella fiducia (…) Il Salmo 131 diventa, allora,
una celebrazione del Dio-Emmanuele che sta con le sue
creature, vive accanto ad esse e le benefica, purché
rimangano unite a lui nella verità e nella giustizia”.
Benedetto XVI ha concluso la
catechesi ricordando che la parte del Salmo 131 presa oggi in esame è stata
“abitualmente usata dai Padri della Chiesa” per descrivere l’incarnazione di
Gesù nel grembo di Maria. E parlando a braccio, ha
osservato:
“E così vediamo nel grande arco
che va dal Salmo antico fino all’incarnazione del Signore, la fedeltà di Dio.
Nel Salmo appare e traspare già il mistero di un Dio che abita con noi, che
diventa uno con noi nell’Incarnazione. E questa
fedeltà di Dio è la nostra fiducia nei cambiamenti della storia, è la nostra
gioia”.
Al termine dei saluti in nove lingue ai 26 mila pellegrini
presenti, il Papa – dopo aver espresso apprezzamento per il Congresso mondiale
degli Oblati Benedettini - ha preso lo spunto dalla presenza in Piazza San
Pietro delle delegazioni del Comitato esecutivo dell’UEFA e della Federazione Italiana Gioco Calcio, per parlare dell’importanza dello
sport. Rivolgendosi in particolare ai numerosi ragazzi, di 16 Nazioni,
partecipanti al progetto “Calcio-Cares”, allestito in
collaborazione con il Pontificio Consiglio Cor
Unum, il Pontefice ha detto:
“Cari amici, la
vostra presenza mi offre l’opportunità di porre in luce l’importanza dello
sport, disciplina che, se praticata nel rispetto delle regole, diventa
strumento educativo e veicolo di importanti valori
umani e spirituali. Possa anche l’odierna manifestazione ravvivare in ciascuno
l’impegno a far sì che lo sport contribuisca a
costruire una società improntata al reciproco rispetto, alla lealtà dei
comportamenti e alla solidarietà fra tutti i popoli e le culture”.
**********
E in attesa dell’Udienza col
Papa, la FIGC, Federazione Italiana Gioco Calcio, ha festosamente trasformato
il sagrato di San Pietro in una vera palestra a cielo aperto: sono stati
allestiti una decina di campetti, con tanto di porte contrassegnate da piccoli
coni di plastica, su cui si sono esibiti decine di giovani sotto gli occhi divertiti
dei presenti e dei tanti operatori sportivi. Tra costoro, vi era Luigi Agnolin, presidente del Settore Giovanile e Scolastico
della FIGC, al quale Giancarlo La Vella
ha chiesto che significato hanno avuto le parole pronunciate oggi dal Papa?
**********
R. – Ha un significato estremamente
importante, perché si tratta di un punto basilare sul quale continuare a
lavorare per cercare di migliorare gli elementi che contraddistinguono lo
sport: gli aspetti positivi che sono insiti in questa attività. Nel contempo, è necessario mettere anche sull’avviso quanti
debordano da quelle che sono le linee guida di questo insegnamento. I pericoli
sono dietro l’angolo e di conseguenza è giusto che fin dalla più tenera età i
ragazzi vivano gli atteggiamenti di serenità, di gioiosità,
di socializzazione che devono essere alla base di una
attività sportiva che si rispetti.
D. – Sono quelli dettati dal Papa i principi essenziali
per migliorare lo sport mondiale, secondo lei?
R. – Sono principi basilari. Sono stati espressi e ribaditi oggi con il vigore e la forza di una persona che
deve essere logicamente un punto di riferimento, il punto di riferimento per
noi cristiani. Deve essere soprattutto significativo
che quanti hanno e godono delle qualità, siano in grado di testimoniare con
atteggiamenti positivi quello che è il percorso della loro vita in questo caso
professionale.
**********
ALTRE
UDIENZE
Al termine dell’udienza generale il Papa ha ricevuto due
presuli : l’arcivescovo Gabriel Montalvo, nunzio apostolico negli Stati
Uniti d'America e osservatore permanente presso l'Organizzazione degli Stati
Americani, e l’arcivescovo
Mounged El-Hachem,
nunzio apostolico in Kuwait, Bahrein,Yemen e Qatar, e
delegato apostolico nella Penisola Arabica.
NOMINE
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo
pastorale dell’arcidiocesi di São Luís
do Maranhão, in Brasile, presentata da mons. Paulo
Eduardo Andrade Ponte, in conformità al canone
401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.
Il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di São Luís do Maranhão
mons. José Belisário da Silva, dell’Ordine dei Frati
Minori, finora vescovo di Bacabal. Mons. Belisário da Silva è nato a
Carmópolis de Minas, nella
diocesi di Oliveira, Stato
di Minas Gerais, il 4 agosto
1945. E’ stato ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969. Il 1° dicembre 1999 è stato
nominato vescovo di Bacabal, ricevendo l’ordinazione
episcopale il 19 febbraio successivo.
Il Santo Padre ha poi nominato vescovo di
Urdaneta, nelle Filippine, mons. Jacinto Agcaoili Jose, del clero della diocesi di Laoag, della quale è stato finora amministratore diocesano.
Mons. Jacinto Agcaoili Jose è nato Laoag City
il 29 ottobre 1950. E’ stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1975 a Roma da
Papa Paolo VI in una delle cerimonie programmate per la celebrazione dell'Anno
Santo. Dal 7 giugno 2005 era amministratore diocesano di Laoag.
Il Santo Padre ha eretto la diocesi di Serrinha,
in Brasile, con territorio dismembrato
dall’arcidiocesi di Feira de Santana
e dalla diocesi di Paulo Afonso, rendendola suffraganea della Chiesa metropolitana di Feira de Santana.
Il Papa
ha quindi nominato primo vescovo di questa diocesi padre Ottorino
Assolari, della Congregazione della Sacra Famiglia,
finora maestro dei novizi a Peabiru, nella diocesi di
Campo Mourão.
Mons. Assolari
è nato il 30 gennaio 1946 a Scanzorosciate, nella
diocesi di Bergamo. E’ stato ordinato sacerdote l’8
settembre 1973. La diocesi di Serrinha ha una superficie
di 17.169 km2 con una popolazione
di oltre 500 mila abitanti, di cui 467 mila cattolici.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina
l'udienza generale.
Servizio vaticano - Un
articolo di Vincenzo Bertolone sull'attualità del
Decreto del Vaticano II "Perfectae Caritatis".
Servizio estero - Nucleare:
dopo che tre Paesi europei hanno fatto circolare a Vienna una bozza di
Risoluzione, l'Iran minaccia ritorsioni sul "Trattato di non
proliferazione" e sul petrolio se il dossier all'esame dell'AIEA arriverà
all'ONU
Servizio culturale - Un
articolo di Gaetano Vallini dal titolo "La
continua ricerca di una giustizia lontana dalle logiche della vendetta";
la morte di Simon Wiesenthal: contribuì alla cattura
di numerosi nazisti responsabili della Shoàh.
Servizio italiano - In
evidenza il tema della legge elettorale.
=======ooo========
21 settembre 2004
“E’ LA
POLITICA IN FAVORE DELLA FAMIGLIA LA VERA PRIORITA’ NON I PACS”:
COSI’
AI NOSTRI MICROFONI, MARIA LUISA SANTOLINI,
PRESIDENTE DEL FORUM DELLE
ASSOCIAZIONI FAMIGLIARI,
INTERVIENE
NEL DIBATTITO IN CORSO IN ITALIA SU FAMIGLIA E COPPIE DI FATTO
E’ sempre acceso in Italia il confronto su famiglia e
coppie di fatto, dopo la prolusione del cardinale vicario Camillo Ruini al consiglio permanente della CEI, lunedì scorso. In riferimento ai PACS, i Patti Civili
di Solidarietà, il porporato ha sottolineato che “la prima
e vera preoccupazione dei legislatori” italiani “dovrebbe essere il sostegno
alla famiglia legittima oggi minacciata da una gravissima e persistente crisi della natalità che provocherà
in futuro ingenti danni sociali”. Proprio da questo passaggio della
prolusione, muove il ragionamento di Maria Luisa Santolini,
presidente del Forum delle Associazioni familiari. Una riflessione raccolta da
Alessandro Gisotti:
**********
R. – Qui è in gioco il futuro dei nostri figli e dovremmo lottare con molta più convinzione rispetto a
quanto facciamo. Mi stupisco anche che contro chi propone
i PACS si siano sollevati soltanto i cattolici. La famiglia è
una risorsa per tutti e questo dei PACS dovrebbe, quindi, essere un
problema collettivo, generale. C’è, invece, un’area libertaria, quella che il
Papa chiama “libertà anarchica”, che mi sembra molto pericolosa.
D. – I sostenitori dei PACS dicono, però, che si tratta di
formule per eliminare discriminazioni. Cosa risponde?
R. – Che non è vero! Il vero obiettivo è distruggere la
famiglia e quindi introdurre una normativa per le coppie gay.
E questo perché le coppie di fatto sono pochissime e quindi
si tratta di un problema irrilevante. Non mi pare che ci siano stuoli di
coppie di fatto che manifestino per le strade, proprio perché hanno fatto una
scelta di tipo privato e nell’anonimato vogliono rimanere. Non è certamente
un’emergenza nazionale. La vera emergenza è la famiglia fondata sul matrimonio
e non le convivenze che in Italia, tra l’altro, sono
di diverso tipo perché sfociano – nel 95 per cento dei casi e forse anche di
più – nel matrimonio. Sono quindi solo situazioni transitorie.
Ci sono, inoltre, già delle protezioni, delle tutele e dei riconoscimenti. Come
dice lo stesso cardinale Ruini, se vogliamo proprio
dare tutele, rimaniamo nell’ambito delle scelte private.
D. – Come giudica le reazioni alla prolusione del
cardinale Ruini? Qualcuno ha parlato di ingerenza della Chiesa...
R. – Il cardinale Ruini, come
tutti i vescovi, è cittadino di questa nostra Italia, vota ed ha diritto di
dire quello che vuole, ciò che pensa! Se c’è poi un
bel gruppo di cattolici che lo seguono e che gli danno ragione, questo fa parte
della coscienza di ognuno di noi. Il cardinale Ruini
non ha soldatini di piombo, tutti in fila; ha gente che ragiona e che gli dà ragione.
Sulla fecondazione assistita, mi pare che la cosa sia stata chiarissima ed è
questo che dà fastidio. Anche qui, in fondo in fondo,
a mio avviso, c’è il voler ricacciare anche la fede, la scelta religiosa
nell’ambito delle scelte private. Quindi il ragionamento è: ‘la
famiglia è un fatto privato ed ognuno fa quello che vuole; la fede è un fatto
privato ed ognuno fa quello che vuole’ … così il risvolto
sociale del matrimonio, della famiglia, di una fede, di un’appartenenza religiosa
viene completamento negato.
D. – In un’intervista ad un quotidiano, il cardinale
Angelo Sodano sottolinea oggi che non bisogna
confondere desideri con diritti. E’ questo il nocciolo della questione?
R. – Sì, desideri con i diritti,
ma anche non confondere i desideri con i bisogni. Si parte dai desideri che diventano bisogno e poi diventano diritti. Si tratta di una
mistificazione molto forte. Sulle convivenze e sulle coppie di fatto in larga
parte le tutele già ci sono. Allora mi domando: ma vogliamo definire delle vere
priorità? Vogliamo difendere la famiglia fondata sul matrimonio, che con la sua
stabilità e con il suo progetto di vita duraturo e
fecondo, garantisce il futuro di questo Paese?
**********
IN
SUDAN PRIMO GOVERNO DI UNITA’ NAZIONALE,
AD 8
MESI DALL’ACCORDO DI PACE CHE HA MESSO FINE A 21 ANNI
DI GUERRA CIVILE NEL SUD DEL PAESE
-
Intervista con mons. Cesare Mazzolari -
C’è
soddisfazione in Sudan per la nascita del primo governo di unità nazionale,
otto mesi dopo la conclusione di un’intesa di pace che ha posto fine a 21 anni
di guerra civile nel Sud del Paese, con un bilancio di un milione e mezzo di
morti e 4 milioni di sfollati e profughi. Ad accordarsi nel gennaio scorso
furono il regime di Khartoum e gli ex ribelli del
Movimento popolare di liberazione del Sudan (SPLA).
L'esecutivo avrebbe dovuto insediarsi il 9 agosto scorso, ma la sua formazione era stata ritardata per la morte, il 30 luglio in un
incidente d'elicottero, del leader del Sud, John Garang. Ma che significato
assume oggi questo nuovo governo per il Sudan? Giada Aquilino lo ha chiesto a
mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, nel Sud Sudan:
**********
R. – La scelta di molti personaggi
politici ed amministrativi del Sud ha un significato enorme per il prestigio
che il Sud sperava di poter avere ed ottenere con il governo del Nord. Ho notato nomi di alcune
persone del Sud che sono stati chiamati ad incarichi e funzioni molto
importanti a livello di ministero degli Esteri e gente che avrà quindi anche
dei contatti al di fuori del Sudan. Questo sembra essere uno sforzo molto pronunciato
da parte di Omar Bashir per
far capire che vuole appoggiare.
D. – Come si è arrivati a questo
governo di unità nazionale?
R. – Anzitutto fondamentali sono
stati gli sforzi e l’impegno del defunto John Garang, che è arrivato a creare
questo senso di condivisione delle risorse, della sicurezza, del potere
politico.
D. – E’ un governo ad interim che però deve guidare un Paese che esce da 21 anni di guerra
civile. Che Paese è oggi il Sudan?
R. – Nel Nord c’è una grande prosperità, nel senso che esistono strade asfaltate
enormi, esistono ristoranti ed alberghi, esistono scuole ed ospedali; mentre al
Sud c’è la mancanza assoluta di strade, di educazione, di medicine. L’ultima statistica
dell’UNICEF – mi pare – dice che solo il 6 per cento
della popolazione del Sud sa leggere e scrivere.
D. – Qual è l’impegno della Chiesa
sudanese in questo momento?
R. – Continuiamo ad offrire i
nostri servizi allo scopo di evangelizzare, soprattutto nel campo
dell’educazione, della salute e degli aiuti umanitari. Il nostro grande desiderio è di riuscire ad avere sempre più un ruolo
partecipativo nella società civile rispetto a prima.
**********
CONSEGNATO ALL’ARCIVESCOVO CLAUDIO MARIA CELLI
IL PREMIO FREINADEMETZ 2005 PER IL SUO IMPEGNO
NEL CURARE LE DELICATE RELAZIONIFRA CINA E
SANTA SEDE
-
Intervista con mons. Claudio Maria Celli e padre
Antonio Pernia -
Presso il Collegio del Verbo Divino a Roma, ieri
l’arcivescovo Claudio Maria Celli ha ricevuto il
premio Freinadametz 2005, un riconoscimento conferito
dai missionari del Verbo Divino e dalle suore dello Spirito Santo, a persone
che si sono distinte per aver contribuito ad una migliore comprensione fra i
popoli e le culture della Cina e dell’Europa. Il presule,
segretario dell’Amministrazione del Patrimonio della
Sede Apostolica (APSA), ma con un recente passato da diplomatico, si è
impegnato nel curare il delicato rapporto fra Cina e Santa Sede. I particolari
nel servizio di Eugenio Bonanata:
**********
Dialogare con le autorità cinesi in vista di una normalizzazione vera dei rapporti tra Cina e Santa Sede. E’
questa la tensione che anima l’arcivescovo Celli, che
anche da un punto di vista umano ha sempre avuto un amore particolare per la Cina. In questo quadro il presule è diventato
un punto di riferimento importante, ad esempio per i sacerdoti cinesi che
arrivano in Europa per studiare. Ma tutti i membri
del governo cinese sono stati spesso accompagnati da lui per le loro visite in
Italia. Ma quali sono state le difficoltà affrontate
dall’arcivescovo Celli in questo suo percorso?
Risponde padre Antonio Pernia, superiore generale
dei Verbiti:
“Naturalmente
esistono molte difficoltà, specialmente nel contesto di
mantenere relazioni con un governo che non riconosce l’autorità del Santo
Padre. In questo contesto le conversazioni non
riescono sempre ad avere risultati, perciò si possono apprezzare molto di più
questi piccoli risultati che ha raggiunto l’arcivescovo Celli”.
L’arcivescovo Celli, che si è
detto lusingato di ricevere questo premio, ha precisato che non è corretto dire
di ricominciare un dialogo con la Cina , visto che è
iniziato già molti anni fa. Ha espresso in questo modo le sue speranze:
“Il passato, innegabilmente, lo consociamo tutti, ma nello
stesso tempo c’è questa grande speranza per il domani. La Chiesa vuol essere,
ancora una volta, a servizio di questo grande sviluppo, di questa
possibilità del popolo cinese. La Santa Sede è desiderosa di pervenire ad una
normalizzazione dei rapporti con la Cina, per il bene
della Chiesa in Cina, ma anche perché la Chiesa, che guarda al mondo di oggi
con questo suo contributo profonda alla pace, non può non dialogare con un
Paese grande come la Cina. Quindi anche lo sviluppo e
l’impegno per la pace esigono un rapporto nuovo con la Cina stessa”.
**********
IL
PLURALISMO CULTURALE E’ UNA RICCHEZZA NON UNA FATALITA’.
LA
CHIESA ITALIANA SI ESPRIME A FAVORE
DI UNA SCUOLA
PARIFICATA PER I MUSULMANI
MA SECONDO LE LEGGI DELLO STATO E SOLLECITA LA
RECIPROCITA’ DI DIRITTI
PER GLI STRANIERI NEI PAESI ISLAMICI
-
Intervista con padre Bruno Mioli -
Studenti
fate la vostra parte, “tendete la mano ai giovani
stranieri che vivono in mezzo a noi”, “fate che la fiducia sia più forte della
paura” e “il dialogo più forte dei timori che nascono dalle diversità”. Il
richiamo, ieri, del presidente della Repubblica italiana Ciampi,
all’apertura ufficiale dell’Anno scolastico s’inserisce nel dibattito più ampio
di una società multiculturale. In
tutto gli alunni stranieri in Italia – secondo il Ministero
dell’Istruzione - sono circa 400 mila, e 50 mila sono i nuovi iscritti. La scuola italiana, già da una decina d’anni è aperta a tutti gli
stranieri, che possono inserirsi in qualunque periodo dell’anno, pure se irregolari.
Una realtà variegata e in continua mutazione, che ha posto interrogativi
d’integrazione scolastica, soprattutto per i bambini e dei ragazzi di cultura
araba ma soprattutto di religione islamica. Su questo tema Roberta Gisotti ha
intervistato con padre Bruno Mioli, responsabile per
la pastorale degli emigrati e dei profughi della Fondazione Migrantes
della CEI:
**********
R. – Si
parte dalla premessa che il pluralismo culturale in se stesso è un valore positivo. La Chiesa promuove, quindi, anzitutto questa
persuasione: che dobbiamo accettare il pluralismo culturale, non come fatalità,
non per rassegnazione, ma dobbiamo andargli incontro con una grinta fiduciosa.
I germi del Verbo sono seminati in tutte le culture e se queste culture non
sono al di là degli oceani, ma sono in casa nostra, la
Chiesa dice: “Coraggio, guardiamoci in faccia e facciamo un discorso
costruttivo, cominciando dai banchi della scuola”. Quindi,
le nostre scuole devono diventare veramente una palestra di convivenza, di
pluralismo.
D. – Padre Mioli, il dibattito
in Italia si è acceso intorno agli interrogativi “sì” o “no” a scuole
confessionali musulmane e se sì con quale garanzia di equiparazione
con le scuole statali o paritarie, comunque assoggettate alla legislazione
italiana. Ecco, come garantire uguali diritti per tutti? Diritti e doveri…
R. – E’ chiaro. Non ci sarebbe stato questo
allarme se non ci fossero state queste ‘spie’, che sono quelle del
terrorismo più o meno recondito. Purtroppo, questo è un fenomeno che rischia
di diffondersi. E perciò una scuola circa la quale ci sia
il legittimo sospetto che venga gestita da chi si trova in questa mentalità, in
queste attese, non di convivere con gli Italiani, ma di sopraffare gli
Italiani, è chiaro che desti l’allarme. Quindi, un
legittimo sospetto dovrebbe comportare anche particolari misure di controllo.
Io credo che l’alternativa alla Scuola privata,
gestita da islamici, gestita fuori da qualunque controllo, non sia la Scuola
statale, ma la Scuola pubblica in genere. Quindi, noi diciamo, abbiano anche i musulmani una loro scuola che diventerebbe scuola
parificata, ma che sia pubblica, venga fatta cioè secondo le leggi dello Stato,
in cui si svolge un programma che è stato approvato dal Ministero e che sempre
è soggetto ad un’ispezione, ad un controllo, e che al termine dell’anno può
anche consegnare un titolo di studio che ha valore pubblico.
D. – Padre Mioli, se sta
crescendo la coscienza dei cittadini musulmani, dei loro diritti civili, non si
dovrebbe chiedere comunque reciprocità di diritti per
i cittadini italiani che vivono nei Paesi arabi e che non godono spessissimo di
alcun diritto di culto religioso?
R. – Certo, il musulmano che qui in Italia gode della vera libertà, anche scolastica, dovrebbe sentire
lui stesso l’obbligo di fare pressione presso i rispettivi Paesi, perché veramente
venga presa sul serio questa esigenza di reciprocità. Non sarà la Chiesa che
vincola il suo comportamento alla legge della reciprocità, però la Chiesa ha
tutto il diritto di premere sugli Stati, perché promuovano questa reciprocità,
perché rientri negli accordi bilaterali fra Stato e Stato.
Pensiamo a quanti accordi ha fatto in questi anni l’Italia con il Marocco, la
Tunisia, l’Albania, etc. Però, ancora più importante è
l’azione della base. Abbiamo centinaia di migliaia di musulmani ormai in
Italia, circa 800 mila, che sono una base alla quale
noi dobbiamo fare appello. Tanti di loro tornano indietro e su di loro soprattutto
si dovrebbe fare affidamento, perché quanto hanno gustato, sperimentato, qui in
Italia, i cristiani, o comunque i non musulmani,
possano sperimentarlo nei loro Paesi di origine.
D. – Quindi, padre Mioli,
l’integrazione scolastica e il giusto rispetto dei diritti dei cittadini
stranieri sono un veicolo per estendere la democrazia anche in Paesi dove attualmente non c’è?
R. – Certissimamente.
Se gustare il frutto proibito può portare cattive
conseguenze, gustare il frutto delizioso, che è quello della bella convivenza,
quello della libertà, può portare a delle belle conseguenze, anche molto
lontano da noi.
**********
OGGI A
BRUXELLES INCONTRO DEI VESCOVI EUROPEI E STATUNITENSI
-
Intervista con mons. Giuseppe Merisi -
I vescovi dei Paesi dell’Unione Europea e degli Stati
Uniti propongono ai governi suggerimenti perché ai popoli vengano
garantite sicurezza e pace. Sull’etica della guerra e sul ruolo delle leggi e
delle istituzioni internazionali si confrontano, questo pomeriggio a Bruxelles,
alcuni rappresentanti della Chiesa d’Europa e statunitense per offrire agli
Stati il punto di vista dei cattolici. All’incontro prende parte anche mons.
Giuseppe Merisi, vescovo ausiliario della diocesi di
Milano. Al microfono di Tiziana Campisi il presule
spiega quali tematiche attualmente dividono America
ed Europa:
**********
R. – Credo che mentre negli Stati Uniti la situazione
presenta risvolti di altra natura, qui in Europa sul
tema della pace c’è consenso, anche su tutte le cose ultimamente affermate dal
Papa, ma presenti nel Catechismo della Chiesa Cattolica, nel Compendio della
dottrina sociale della Chiesa, in tutti i pronunciamenti del Magistero. C’è la
sensibilità di tutto il popolo di Dio. Il tema, invece, su cui possono esserci valutazioni diverse è quello della difesa
dal terrorismo nel rispetto dei diritti umani fondamentali, per garantire la
sicurezza a tutte le popolazioni.
D. –
Quanto manca ancora oggi per l’applicazione delle norme fondamentali in tema di
sicurezza e pace?
R. - All’interno dell’Unione Europea ci sono iniziative
della Commissione europea, ma anche iniziative italiane specifiche, per fare in
modo che ci sia maggiore impegno di coesione fra i diversi Stati componenti dell’Unione perché alcune decisioni, alcuni orientamenti
diventino o direttive comunitarie o comunque impegni assunti da tutti gli
Stati.
D. – A suo parere come è
possibile superare i divari che sussistono tra i diversi governi per garantire
sicurezza e pace a livello mondiale?
R. – Bisogna parlarne. C’ è anche il tema dell’ONU, della
riforma necessaria dell’organizzazione delle Nazioni
Unite. Occorre tenere insieme l’esigenza del rispetto della democrazia con
l’esigenza della possibilità di intervento, del
rispetto di tutte le posizioni.
**********
SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA
MONDIALE DELL’ALZHEIMER
- Intervista con Gabriella Salvini
Porro -
“Noi possiamo fare la differenza”. È
questo il tema della 12.ma giornata mondiale dell’Alzheimer che si
celebra oggi, 21 settembre. Promossa dall’Organizzazione Mondiale della
Sanità e dall’Alzheimer’s Disease
International, la manifestazione ha lo scopo di sensibilizzare
l’opinione pubblica sui diritti dei pazienti e delle loro famiglie. Convegni,
seminari e incontri, oltre alla distribuzione di materiale informativo, verranno organizzati in tutta Italia per l’occasione. Il
servizio di Lucia Carbone Sarinelli.
**********
Si stima che in
tutto il mondo siano 18 milioni le persone colpite, di
cui 600 mila solo in Italia. Ma il dato è destinato ad
aumentare, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. Scoperta nel 1907 dal neurologo tedesco Alois Alzheimer
questa malattia degenerativa colpisce le cellule del cervello, soprattutto le
parti che governano la memoria, il linguaggio e la cognizione spazio-temporale,
provocando con il tempo la totale perdita dell’autosufficienza. Attualmente l’Alzheimer non è
curabile, anche se ci sono dei farmaci che possono migliorare alcuni sintomi. Ma a che punto è la ricerca e quali sono le cure attuali?
Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione
Alzheimer Italia:
R. – La ricerca in tutto il mondo è molto attiva, sia per
quanto riguarda le cause, sia per quanto riguarda le
terapie della malattia dell’Alzheimer. Le terapie attualmente disponibili sono quattro.
La famiglia nell’80 per cento dei
casi rappresenta il luogo chiave dell’assistenza quotidiana del soggetto
colpito da Alzheimer. Quali sono allora le difficoltà
che si trova ad affrontare il nucleo familiare? Ancora, Gabriella Salvini Porro…
R. – Il problema attuale è che la famiglia è
completamente o quasi completamente isolata e abbandonata. Non ci sono
servizi, manca un po’ tutto. Quindi quello che noi
chiediamo continuamente è che la famiglia sia supportata in questo compito che
è pesantissimo.
La Giornata mondiale dell’Alzheimer
rappresenta quindi una sfida contro l’indifferenza e la discriminazione spesso
subita dai pazienti. In occasione della manifestazione, l’Alzheimer’s Disease International ha inviato una lettera a 192 rappresentanti
della Sanità, affinché riconoscano come priorità quelli che sono i
diritti delle persone affette da questo male.
**********
=======ooo=======
21 settembre 2005
40 ANNI FA, NEL 1965, LO STORICO
SCAMBIO DI LETTERE
TRA GLI EPISCOPATI POLACCO E
TEDESCO, A 20 ANNI
DALLA FINE DELLA GUERRA MONDIALE, PER PERDONARE E CHIEDERE PERDONO.
A SUGGELLARE L’ANNIVERSARIO, I VESCOVI
DEI DUE PAESI
HANNO SOTTOSCRITTO UNA
DICHIARAZIONE COMUNE, RIFLETTENDO SULLE SFIDE
DELLA SOCIETA’ ODIERNA,
PER AFFERMARE IL BENE COMUNE
E RAFFORZARE L’IDENTITA’ CRISTIANA
DELL’EUROPA UNITA
- A cura Roberta Gisotti -
FULDA. = Tornano a scriversi, questa volta firmando una
Dichiarazione comune pubblicata oggi a Fulda, i vescovi della
Polonia e della Germania, a suggellare il 40.mo anniversario dello scambio di Lettere tra gli
episcopati dei due Paesi. Furono i presuli polacchi nel 1965 ad inviare un
“Messaggio ai loro fratelli tedeschi nell’ufficio pastorale di Cristo”, a 20
anni “dalla fine della terribile esperienza della Seconda Guerra Mondiale”,
invitandoli “al dialogo, alla riconciliazione e alla fratellanza”. Toccanti e
profetiche le loro parole: “Perdoniamo e chiediamo il perdono”. E risposero i
presuli tedeschi, in quei giorni a Roma, per la conclusione del Concilio
Vaticano II: “Accogliamo con
fraterno rispetto le mani tese… che lo spettro dell’odio non divida mi più le
nostre mani.” Sottolineano oggi i vescovi che le loro Lettere furono “un
passo decisivo”, “un atto coraggioso” cui riferirsi anche oggi, poiché non
mancano motivi di “preoccupazione”, quando “il ricordo dei momenti cupi” della
storia comune “genera non solo spirito di riconciliazione, ma conduce anche a
squarciare le piaghe non ancora cicatrizzate e restaura uno spirito di
regolamento dei torti subiti”. “Alcuni rappresentanti del mondo della politica
e della vita pubblica – denunciano i presuli - sconsideratamente lacerano di
continuo le piaghe ancor dolorose del passato delle nostre nazioni. Altri palesemente o addirittura spietatamente cercano di sfruttarle
per fini personali e politici”. Perciò –
scrivono i vescovi – dobbiamo “opporci con tutta la forza a questo contegno
così irresponsabile”, anche di chi compie tali azioni richiamandosi alla
giustizia”, che “da sola non basta e che, anzi, può condurre alla negazione
e all'annientamento di se stessa, se non si consente a quella forza più profonda,
che è l'amore, di plasmare la vita umana nelle sue varie dimensioni”, come insegnò
Giovanni Paolo II, che sottoscrisse il Messaggio di 40 anni fa, quale arcivescovo
di Cracovia”. “Da quel tempo – osservano ancora i presuli sono accadute
molte cose”: il “potere totalitario e la perdita dell’indipendenza nazionale
sono stati vinti pacificamente” e “la Polonia e la
Germania ora partecipano insieme al processo di integrazione europea”, dando
“testimonianza eloquente che l’ultima parola non appartiene alla guerra,
all’odio e alla violenza”. I vescovi raccomandano infine l’impegno presente
“per il bene comune di tutti i popoli” dell’Europa e il rafforzamento della sua
identità cristiana”, di fronte “a nuove sfide”, per la “difesa della vita,
del matrimonio, della famiglia”, e ai “nuovi compiti” nel “campo dalla
bioetica”, spesso “corrotto e minacciato” da “interessi egoistici” della
ricerca e dell’economia. La Dichiarazione verrà
pubblicata sabato prossimo, 24 settembre, anche a Breslavia,
in Polonia.
SI
TERRA’ A BENEVENTO IL VII CONGRESSO NAZIONALE
DELL’ASSOCIAZIONE
FATEBENEFRATELLI
PER LA RICERCA BIOMEDICA E SANITARIA.
DAL 22
AL 24 SETTEMBRE, 300 RICERCATORI DA TUTTA EUROPA
PRESENTERANNO I LORO STUDI
BENEVENTO. = “La ricerca per
curare e prendersi cura”: questo il tema del VII Congresso dell’AFaR – Associazione Fatebenefratelli
per la Ricerca Biomedica
e Sanitaria, al via il 22 settembre fino al 24. Parteciperanno 300 ricercatori Fatebenefratelli provenienti da tutta Europa. Ad
organizzare l’evento sarà ospedale Sacro Cuore di Gesù di Benevento, che
ospiterà il convegno. L’associazione senza fini di lucro si propone di
promuovere e realizzare attività di ricerca corrente e sperimentale in campo biomedico e di sanità pubblica. Alcuni dei temi che saranno
trattati riguardano l’oncologia, la riabilitazione, la chirurgia tradizionale e
mininvasiva, la biologia molecolare, le tecnologie
digitali ed informatiche nella sanità, le malattie mentali, il dolore e i suoi
aspetti etici, l’aids e le cellule staminali. Verranno presentati i vari studi effettuati su questi ambiti
della medicina: uno dei più delicati è quello sugli aspetti etici del dolore,
di cui si occupa una ricerca dell’Ospedale San Pietro di Roma, relativo alla
terapia del dolore. Al convegno parteciperà il prof. Domenico Di Virgilio,
sottosegretario al Ministero della Salute, che esporrà una relazione sulle cellule
staminali. (R.R)
LA CHIESA NON DEVE AVER PAURA DEI MEDIA:
COSI’ BENEDETTO XVI ALL’INIZIO
DEL SUO PONTIFICATO.
IL RICHIAMO DEL PAPA AL CENTRO
DELL’ASSEMBLEA PLENARIA
DELLA COMMISSIONE EPISCOPALE
EUROPEA PER I MEDIA
VARSAVIA. = La cultura giovanile è plasmata
dall’universo dei mezzi di comunicazione. Di fronte alla diversità di percorsi
verso la felicità offerti dai media, la Chiesa propone
un diverso stile di vita tramite l’incontro con Cristo. Questa testimonianza
deve essere comunicata in maniera autentica, con un linguaggio accessibile ai
giovani, come la musica, che non conosce frontiere. Nel messaggio finale
dell’Assemblea plenaria della Commissione episcopale europea per i Media (CEEM), conclusasi il 18 settembre, i vescovi
accolgono positivamente i media, visti come dono di Dio, ma sottolineano la
necessità di farne un uso responsabile e creativo. Questa è la sfida che la
Chiesa si propone e deve accettare, perché una Chiesa assente o eccessivamente
compiacente non sarà rispettata né dai media né dai
giovani. Alla vigilia dell’Assemblea plenaria della CEEM, c’è stato l’incontro
annuale degli addetti stampa e portavoce delle Conferenze episcopali d’Europa
(CCEE), che ha confermato come la collaborazione si stia
rafforzando sempre di più. Il tema sulle agenzie stampa
cattoliche ha aperto l’incontro. Ci si è interrogati sul valore aggiunto
che quest’ultime debbano avere rispetto a qualsiasi
altra agenzia laica, e di come il mondo delle agenzie stampa stia cambiando alla
luce della crescente presenza di siti internet che forniscono informazioni.
L’Assemblea plenaria della CEEM quest’anno si è incentrata sull’analisi della
cultura dei media, cercando di comprendere il rapporto
che i giovani hanno con essa, nel tentativo di tracciare possibili nuove piste
di lavoro della Chiesa con e per i giovani. (R.R)
CONCLUSO A ROMA IL V CONVEGNO ECUMENICO
EUROPEO SULLA CINA,
DEDICATO AL TEMA “DIVERSI
NELL’UNITA’”.
CINQUE GIORNI DI INTENSO
DIBATTITO TRA DELEGATI DI PAESI EUROPEI E CINESI, ALL’INSEGNA DELL’APERTURA
VERSO IL GRANDE PAESI ASIATICO
E DELLE SFIDE PER I CRISTIANI
ROMA. = Cinque giorni intensi,
impegnativi, incentrati sul tema “Diversi nell'unità”. Si è concluso a Roma il V Convegno ecumenico europeo sulla Cina
nel segno dell’apertura al grande Paese asiatico in campo economico, culturale
ma soprattutto religioso, con particolare rilievo per la presenza cristiana.
“Diversi nell'unità” perché la diversità è una realtà nella crescita che la Cina sta sperimentando. Si tratta
allora come cristiani, si legge nella nota conclusiva dei lavori, “di
segnare un cammino verso l'unità senza cancellare le diversità”, combinando
insieme i due aspetti. Si sono quindi delineate nuove
sfide alle quali le Chiese cristiane cinesi sono chiamate a far fronte. Ci sono
stati interventi di cattolici, protestanti e anche di cinesi che hanno espresso
questa tendenza verso l'unità, e realtà a volte dolorose di separazioni o comunque di diversità. Molti partecipanti hanno maturato, da
questo incontro, il bisogno, la volontà di lavorare
per proseguire questo cammino evangelico unitario per il bene delle Chiese e
della società cinese. Grande assente a Roma è stata la delegazione ufficiale
cinese, il “Consiglio Cristiano Cinese”, che non ha
avuto dal governo di Pechino il permesso di uscire dal Paese. Questo è stato
avvertito dai partecipanti – sottolinea la Nota –
“come un segno di divisione e non di diversità. Una divisione che esiste e
resiste tra la politica e la realtà delle Chiese in Cina”. Il prossimo convegno
ecumenico europeo si svolgerà tra tre anni, in una
sede non ancora individuata. (R.G.)
15
ANNI FA VENIVA ASSASSINATO DALLA MAFIA IL GIUDICE
ROSARIO LIVATINO.
AVEVA
CONIUGATO FEDE CRISTIANA E SERVIZIO ALLO STATO.
IL
PRESIDENTE CIAMPI LO RICORDA IN UN MESSAGGIO
AGRIGENTO. = Sono numerose le iniziative oggi in Sicilia,
ma anche nel resto dell’Italia, per ricordare il XV
anniversario dell’uccisione, per mano della mafia, del magistrato Rosario Livatino. I killer lo hanno assassinato
mentre tornava nella sua casa di Canicattì,
nei pressi di Agrigento: era la sera del 21 settembre 1990. Non aveva la macchina blindata né la protezione della scorta. Il
Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi ha sottolineato in un messaggio
il coraggio e l’eroico sacrificio
di questo giudice. Rosario Livatino era un uomo che aveva coniugato la fede
cristiana con il servizio allo Stato e proprio la sua fede e il suo grande senso del dovere lo portarono a combattere con
coraggio e senza sconti la criminalità organizzata. Un impegno senza
compromessi pagato con la vita.
=======ooo=======
-
A cura di Fausta Speranza –
Violenti scontri tra le forze di sicurezza irachene e un
gruppo di insorti sono scoppiati stamani nella parte
occidentale di Baghdad. Durante gli scontri, secondo le prime informazioni,
sono rimasti uccisi almeno due poliziotti e un numero imprecisato di ribelli. Secondo
quanto riferiscono fonti di stampa sul posto, la polizia ha circondato
un'abitazione del quartiere al Mansour, dove in base
ad una segnalazione si nascondevano dei terroristi. Dalle finestre
dell'edificio, gli insorti hanno però aperto il fuoco
contro gli agenti, che hanno quindi chiesto il sostegno delle forze americane.
L'emittente tv “al Hurra” ha
affermato che tuta la zona è stata rapidamente isolata e nell'operazione sono
stati. impiegati circa 2000 uomini tra forze irachene
e americane, intervenute con mezzi blindati ed elicotteri. Non mancano poi
altri episodi di violenza: due giornalisti del quotidiano iracheno “As Safir” sono stati uccisi in
questi giorni a Mossul, nel nord dell’Iraq, a colpi
d'arma da fuoco. Da Bassora giunge notizia che il governatore ha chiesto alle
forze britanniche di riconsegnare ai corpi di sicurezza iracheni i due soldati
del loro contingente liberati con la forza due giorni fa. Erano stati arrestati
dalla polizia
locale al termine di una sparatoria, perché ritenuti responsabili della morte
di un cittadino iracheno.
E sul tema Iraq, interviene il portavoce del ministero
degli Esteri del vicino Iran, Hamid
Reza Asefi. Lo fa
rispondendo alle accuse di interferenze della Repubblica
islamica tra la maggioranza sciita in
Iraq, avanzate ieri dal segretario alla Difesa americano, Donald
Rumsfeld: Asefi afferma che
con tali dichiarazioni Washington cerca di “nascondere l'incapacità delle forze
occupanti di riportare la sicurezza nel Paese”. Secondo Asefi,
la sicurezza in Iraq potrà essere garantita solo dal ritiro delle truppe straniere
e la delega dell'amministrazione agli Affari nazionali al popolo iracheno.
Dopo le elezioni
senza vincitori di domenica scorsa, in Germania proseguono le trattative politiche
per dare al Paese un nuovo governo. Un richiamo al senso di responsabilità è
stato lanciato ai partiti dal presidente tedesco Horst
Koehler.“Il Paese – ha detto – ha bisogno di capacità
di governo e in questi momenti difficili i partiti sono chiamati a rispondere”.
Sono donne il 41 per cento dei circa sei milioni di afghani che hanno votato domenica per le elezioni
parlamentari: ad affermarlo è oggi la Commissione elettorale afghana. La ripartizione dei votanti - ha precisato il
portavoce della Commissione, Sultan Baheen - corrisponde a quella degli iscritti al voto, e
replica le percentuali delle elezioni presidenziali del 2004, nelle quali il 44
per cento degli iscritti e il 40 per cento dei votanti erano
state donne. Al termine dello spoglio dei
voti, alle donne è stata assicurata l'attribuzione del 25% dei seggi della Wolesi jirga
(Assemblea nazionale) e il 30 per cento di quelli dei consigli provinciali, che
a loro volta designeranno una parte del Senato (Meshrano
jirga). La commissione elettorale dovrebbe annunciare
domani i dati definitivi dell'affluenza alle urne delle elezioni parlamentari,
le prime dopo 29 anni.
Il primo ministro giapponese, Junichiro
Koizumi, è stato reinsediato
alla guida del Paese dal nuovo Parlamento uscito dalle elezioni anticipate
dell'11 settembre
scorso, che hanno sancito una vittoria senza precedenti del Partito liberaldemocratico
(LDP) del premier. Il nostro servizio:
**********
Il mandato a Koizumi era stato
quasi plebiscitario per il suo programma di riforme incentrato sulla privatizzazione delle
Poste. Koizumi,
al potere dall'aprile 2001, ha ottenuto alla Camera bassa (dei deputati) 340 voti su 480
seggi. Alla Camera alta
(Senato) 134 voti su 241 seggi. E' una maggioranza di oltre due terzi, fatto senza precedenti nel dopoguerra. Ed oggi, il premier
ha ottenuto 13
voti in più della sua maggioranza, annoverando quelli favorevoli di molti dei deputati
formalmente indipendenti. Dunque, grazie a questi rapporti di forza, Koizumi dovrebbe riuscire nella sessione straordinaria del Parlamento,
che si apre oggi e che dovrebbe durare fino all'11 novembre, a far approvare
il progetto di legge per la privatizzazione
delle poste. Progetto affossato lo scorso 8 agosto dal voto contrario del
Senato. In serata, Koizumi
terrà una conferenza stampa per chiarire
il suo programma di governo. Per il momento, fa sapere di confermare in carica tutti i ministri del suo precedente esecutivo,
lasciando intendere che con un rimpasto riserverà posti chiave a esponenti del
suo partito che aspirano a succedergli.
Subito dopo il trionfo elettorale, Koizumi aveva ribadito di voler lasciare comunque la guida del Paese nel
settembre 2006, quando scadrà il suo mandato di presidente dell'LDP.
**********
Non sorprende gli
Stati Uniti l’intenzione della Corea del Nord di non
rinunciare al proprio deterrente nucleare se prima Washington non fornirà a Pyongyang un reattore atomico ad acqua leggera. A due
giorni dall’intesa raggiunta a Pechino sul disarmo nucleare nord-coreano, il
capo della delegazione americana ha dichiarato che “l'accordo verrà applicato” comunque. Il punto nel servizio di Riccardo
Cascioli:
**********
L’accordo
siglato lunedì prevedeva che Pyongyang rinunciasse al
suo programma nucleare in cambio di aiuti e della
garanzia degli Stati Uniti di non attaccare il Paese. Successivamente,
gli Stati Uniti avrebbero pensato a dotare Pyongyang
di un moderno reattore nucleare ad acqua per scopi civili: l’accordo, per
quanto salutato con grande soddisfazione in tutta la regione, era però ancora
vago e rimandava alla prossima tornata di colloquio di novembre il confronto
sulle modalità di attuazione. Pyongyang non ha aspettato
tanto. Nel giro di 24 ore, ha cambiato le carte in tavola affermando che non
farà mai la prima mossa. In realtà, ci troviamo all’inizio di una lunga e
difficile fase negoziale, alla cui radice c’è la profonda crisi economica che
attanaglia la Corea del Nord. Non potendo contare per
le sue responsabilità su aiuti umanitari del tipo di quelli goduti dai Paesi
africani, ad esempio, il regime sta usando il suo potere nucleare come arma di
scambio, per ottenere ciò di cui ha bisogno senza indebolire al contempo la sua
posizione interna.
Per la Radio Vaticana, Riccardo Cascioli.
**********
Di ritorno da un sopralluogo nell'area devastata
dall'uragano Katrina, il presidente Usa George W. Bush ha firmato, ieri sera a
Washington, norme che aumentano i fondi per le vittime della catastrofe
naturale disponibili con un programma di assicurazione
anti-inondazioni e che prevedono altre forme di
assistenza finanziaria. Ma più che ai
progressi per porre riparo ai guasti causati da Katrina, si guarda, in queste
ore, alla minaccia del nuovo uragano Rita, attualmente
forza 4, e potrebbe colpire la costa in un punto ancora indeterminato, dal Nord
del Messico a tutto il Texas, alla Louisiana occidentale. L'arrivo di Rita non
è, comunque, previsto prima del fine settimana e la
perturbazione potrebbe ancora dissolversi, o prendere una direzione finora
imprevista.
Almeno 36 persone sono morte, alcune sono disperse, e 62 mila persone
sono rimaste senza tetto a causa della
tempesta tropicale che si è abbattuta sul golfo
del Bengala, in India e in Bangladesh. Il
golfo del Bengala è regolarmente battuto da tempeste tropicali e tifoni nei mesi di
settembre e ottobre, che provocano la morte ogni anno di centinaia di persone.
======ooo=======