RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
263 - Testo della trasmissione di martedì 20 settembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
La Conferenza
episcopale tedesca riconferma il cardinale Karl Lehmann alla presidenza
L’Onu denuncia abusi in
Sud Africa nella carcerazione preventiva
Il Parlamento ucraino respinge la nomina a primo ministro di Iuri
Yekhanurov, indicato alla guida dell'esecutivo dal presidente Viktor Yushenko
dopo il licenziamento della Tymoshenko
Parziale marcia
indietro della Corea del Nord, all’indomani del primo accordo sul disarmo
nucleare
Angela Merkel, leader cristiano democratica, inizierà giovedì le
consultazioni per la formazione del governo
20 settembre 2005
BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS DI
DOMENICA SCORSA HA RICORDATO
CHE STA PER CONCLUDERSI L’ANNO DELL’EUCARISTIA:
A “I MIRACOLI EUCARISTICI E LE RADICI
CRISTIANE DELL’EUROPA”
E’ DEDICATO IL VOLUME DELLE EDIZIONI STUDIO
DOMENICANO DI BOLOGNA
- Intervista con Antonia Acutis Salzano
-
Benedetto XVI all’Angelus di domenica
scorsa ha ricordato che sta per concludersi l’Anno dell’Eucaristia. Lo ha fatto
sottolineando come il tema stesse “particolarmente a cuore al suo predecessore
Giovanni Paolo II. E lo ha fatto sottolineando come “il presbitero deve essere
prima di tutto adoratore e contemplativo dell’Eucaristia” perché “tra le sue
mani è posto il mistero per la salvezza del mondo”. Oggi cerchiamo di
approfondire il tema dei miracoli eucaristici. Lo facciamo attraverso un volume
che, annunciato in occasione del Congresso eucaristico di Bari, vede ora la
luce alla vigilia del Sinodo dei vescovi sull'Eucaristia e sul terminare
dell'Anno dell'Eucaristia. E' un’opera poderosa di oltre 500 pagine in elegante
veste tipografica a cura delle Edizioni Studio Domenicano di Bologna ed edito
in collaborazione con l'Istituto San Clemente I Papa e Martire. Il volume reca
la presentazione dell’arcivescovo Angelo Comastri, vicario generale del Papa
per lo Stato della Città del Vaticano. Il titolo è “I miracoli eucaristici e le
radici cristiane dell’Europa”. Giovanni Peduto ha intervistato la presidente
dell'Istituto San Clemente I Papa e Martire, dottoressa Antonia Acutis Salzano:
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R. - Nel testo
presentiamo oltre 100 Miracoli Eucaristici supportati da un’ampia rassegna
fotografica. Abbiamo inserito anche una sessione sulla Madonna e l’Eucaristia,
le Comunioni Prodigiose e numerose citazioni sull’Eucaristia tratte dalla Sacra
Scrittura, dal Magistero, dai Padri della Chiesa e dai Santi.
D. - Sono descritti
i Miracoli Eucaristici avvenuti in tutto il mondo?
R. - Purtroppo non siamo riusciti a citarli
tutti. Sarebbero necessari molti anni per reperire un’adeguata documentazione
fotografica.
D. - Quale miracolo
Eucaristico l‘ha colpita personalmente?
R. - Sono rimasta sempre molto colpita dai
Miracoli Eucaristici in cui l’Ostia consacrata si è trasformata in Carne e il
Vino in Sangue. A questo proposito non posso non citare il Miracolo di Lanciano, avvenuto nell’VIII
secolo, in cui l’Ostia si è trasformata nel tessuto muscolare del cuore, e il
Vino in Sangue. Come è risultato da
numerose analisi scientifiche, eseguite anche dall’Organizzazione mondiale
della Sanità che ha fatto quasi 500 esami, la Carne e il Sangue di Lanciano
presentano caratteristiche chimiche e biologiche simili a quelle che si
otterrebbero da un campione prelevato il giorno stesso da un vivente. E, poi, che dire di quei Santi come San
Nicola della Flüe o della Beata Alexandrina da Costa che si sono nutriti solo di Eucaristia per numerosi anni senza
assumere nessun altro cibo?
D. - I santi, pur nella loro diversità, hanno sempre
centrato la loro vita sull’Eucaristia: nel libro ne sono stati segnalati alcuni
in particolare?
R. - Si, per esempio San Francesco d’Assisi che ci ha
lasciato queste bellissime parole su Gesù Eucaristia: «Ecco, ogni giorno egli
si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni
giorno viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre
sopra l’altare nelle mani del sacerdote».
D. - Quale
messaggio viene da questo libro?
R. - Il nostro Papa Benedetto XVI continuamente ci esorta
a mettere l’Eucaristia al centro della nostra vita. Sono venti secoli che il
Signore dimora in questo pianeta, si dona ogni giorno a noi, nel Santissimo
Sacramento. Da venti secoli attende una nostra risposta eucaristica al Suo appello: «Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi
ristorerò (Mt 11, 28)». Ma quanta
gente si rende veramente conto che Dio è realmente in mezzo a noi
nell’Eucaristia come quando camminava per le strade di Nazareth? Questo libro
sui Miracoli Eucaristici è un aiuto per soccorrere la nostra poca fede, per
scuotere le coscienze e ravvivare il culto eucaristico.
D. - Per chi è questo libro?
R. - Direi che il libro è indirizzato a tutti, anche ai
bambini; infatti oltre alle numerose foto
che presentano i luoghi e le reliquie dei Miracoli abbiamo fatto eseguire da giovani
pittori disegni per aiutare a visualizzare meglio i Prodigi. Dal libro abbiamo inoltre tratto una Mostra sempre sui
Miracoli Eucaristici che è itinerante ed è già stata ospitata in numerose
parrocchie.
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NOMINA
Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Sierra
Leone monsignor George Antonysamy, arcivescovo titolare di Sulci, nunzio
apostolico in Guinea, Liberia e Gambia.
REPLICA
DELLA SALA STAMPA VATICANA ALLE DICHIARAZIONI DI CARLA DEL PONTE,
IN
MERITO ALLA PRESUNTA PROTEZIONE FORNITA DA STRUTTURE RELIGIOSE
A UN EX GENERALE CROATO RICERCATO
DAL TRIBUNALE INTERNAZIONALE
PER I
CRIMINI NELL’EX JUGOSLAVIA
- A
cura di Alessandro De Carolis -
“La Segreteria di Stato non è un
organo della Santa Sede che possa collaborare istituzionalmente con i
Tribunali”. Lo afferma in una nota il direttore della Sala stampa della Santa
Sede, Navarro Valls, in risposta alle dichiarazioni rese oggi al quotidiano
britannico Daily Telegraph da Carla Del Ponte, presidente del Tribunale penale
internazionale per i crimini commessi nell’ex Jugoslavia. Secondo tali
dichiarazioni, il Vaticano starebbe fornendo protezione ad Ante Gotovina, un ex
generale croato ricercato dal tribunale per crimini di guerra, senza voler
fornire informazioni alla giustizia internazionale.
“Nell’incontro che l’arcivescovo
Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, ebbe con la sig.ra
Carla Del Ponte, procuratore capo del Tribunale penale internazionale per
l’ex-Jugoslavia”, spiega la nota vaticana, “l’arcivescovo Lajolo chiese per
altro alla sig.ra Del Ponte di indicare con una certa precisione gli indizi in
base ai quali essa riteneva che il generale Ante Gotovina fosse rifugiato in
determinati edifici religiosi in Croazia, al fine di poter entrare in contatto
con la competente autorità ecclesiastica; precedenti sondaggi avevano infatti dato
esito negativo”. Ma alla richiesta di mons. Lajolo, conclude la nota della Sala
stampa vaticana, “la sig.ra Del Ponte non ha finora corrisposto in alcun modo”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina
l'Iraq: si temono attentati terroristici per il pellegrinaggio di due milioni e
mezzo di sciiti a Kerbala.
Servizio vaticano -
L'omelia del cardinale Sergio Sebastiani in occasione delle celebrazioni per
l'VIII centenario dell'Abbazia marchigiana di Fiastra.
Servizio estero - Un
articolo sull'Angola dal titolo "Lo spettro della fame su migliaia di
bambini"; il PAM denuncia l'incuria internazionale.
Germania: difficili
trattative politiche nell'incertezza scaturita dal voto.
Servizio culturale - Un
articolo di Anna Bujatti dal titolo "La Bibbia nella letteratura cinese":
un volume del sinologo Marian Galik.
Per l'"Osservatore
libri" un articolo di Marco Testi in merito all'opera "Lettere
(1920-1979)" di Piero Bargellini e Carlo Betocchi edita da Interlinea.
Servizio italiano - In
evidenza il tema della legge elettorale.
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20 settembre 2004
“PACS”, TERRORISMO INTERNAZIONALE, EMERGENZA AFRICA, URAGANO KATRINA:
TRA I TEMI AFFRONTATI DAL CARDINALE RUINI IN
APERTURA, IERI,
DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CEI
I “Pacs” e le altre proposte di
legge modellate sull’istituto del matrimonio prefigurano “qualcosa di cui non
vi è alcun reale bisogno, che produrrebbe al contrario un oscuramento della
natura e del valore della famiglia e un gravissimo danno al popolo italiano”.
Sono le parole del presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale
Camillo Ruini, pronunciate ieri in apertura della riunione del Consiglio
Permanente della CEI, a Roma. Tra gli altri argomenti toccati, il terrorismo
internazionale, l’emergenza Africa e l’Uragano Katrina. Il servizio è di Paolo
Ondarza:
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Un grave danno all’Italia:
questo potrebbero provocare secondo il cardinale Ruini le varie proposte di
riconoscimento giuridico delle unioni di fatto. Il presidente della CEI
conferma l’impegno dei vescovi italiani a non schierarsi politicamente e
richiama l’attenzione all’insegnamento sociale della Chiesa, che non riguarda
“interessi cattolici”, ma il bene dell’uomo. Il porporato definisce i Pacs
contrari alla costituzione italiana e a tal proposito ricorda le parole di
Benedetto XVI: “le varie forme di dissoluzione del matrimonio, come lo pseudo
matrimonio tra persone dello stesso sesso, sono espressioni di una libertà anarchica
che si fa passare a torto per vera liberazione dell’uomo”.
“La prima e vera preoccupazione
dei legislatori” italiani – spiega il presidente della CEI – dovrebbe essere il
sostegno alla famiglia legittima oggi minacciata da una gravissima e
persistente crisi
della natalità che “provocherà in futuro ingenti danni sociali”. La protezione giuridica delle unioni di fatto invece,
aggiunge Ruini, deve seguire la “strada del diritto comune” senza configurare
qualcosa di simile al matrimonio, e “rimanendo invece nell'ambito dei diritti e
doveri delle persone”. Il porporato loda la saggezza del popolo italiano
emersa dalla massiccia astensione ai referendum sulla fecondazione assistita, e invita a non disperdere il patrimonio di energie che si
è catalizzato attorno al comitato Scienza e Vita.
In merito alle questioni interne definisce un abuso la
pubblicazione sugli organi di stampa delle intercettazioni disposte
dall’autorità e invita a trovare un “qualche livello
di intesa” in tema di riforma della giustizia. Mentre, guardando allo
scenario internazionale il cardinale Ruini indica nel terrorismo”: una “minaccia,
che non può avere giustificazioni” e che occorre fronteggiare nella “maniera
più efficace e solidale, senza commettere l’errore di riconoscere ai terroristi
il titolo, infondato, di rappresentanti del mondo islamico” e continuare a
perseguire un’integrazione pacifica degli immigrati islamici. La possibilità di
superare il terrorismo – spiega il cardinale Ruini – è collegata all’evolversi
della situazione in Medio Oriente.
A questo proposito il porporato ricorda la violenza senza
fine in Iraq e il difficile, ma necessario, “coinvolgimento democratico della
popolazione”. Il presidente della Cei guarda con favore allo sgombero di
Israele dalla Striscia di Gaza, ma critica “le prime
reazioni in campo palestinese, con il triste spettacolo dell'incendio delle
sinagoghe. Parole per le ripetute catastrofi naturali degli ultimi mesi
come l’Uragano Katrina negli Stati Uniti: tragica conferma della necessità di
aumentare le risorse per la prevenzione delle catastrofi e per la tutela
dell’ambiente. Grande attenzione inoltre da parte del cardinale Ruini alla
drammatica situazione del continente africano che “continua a interpellare la
coscienza dell’umanità”.
Il presidente della CEI guarda con preoccupazione alla
pesante battuta d’arresto del cammino dell’Unione Europea con l’esito negativo
del referendum sul Trattato Costituzionale in Francia e in Olanda, mentre
plaude alla svolta storica in Irlanda dopo la rinuncia da parte dell’Ira alla
lotta armata: “Chiediamo al Signore – ha detto il porporato – che anche gli
“Unionisti” scelgano presto e risolutamente la medesima strada”. Infine un omaggio alle figure di Frère
Roger, “grande apostolo dell’unione tra
i cristiani” e Giovanni Paolo II che –
spiega il cardinale Ruini – continua ad accompagnare
e sostenere il cammino della Chiesa e
del nuovo Pontefice”.
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INFLUENZA AVIARIA: L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’
METTE IN GUARDIA SU UNA POSSIBILE PANDEMIA.
UN NUOVO CASO DI INFEZIONE UMANA IN VIETNAM.
- Con noi il prof.
Giuseppe Ippolito -
L'Organizzazione mondiale della Sanità ha
esortato i Paesi membri a non farsi trovare impreparati di fronte alla minaccia
“evidente” di una pandemia di influenza aviaria. La patologia fino a questo
momento ha interessato 11 Paesi, con 112 persone infettate e 57 morti dal 2003.
Il virus, però, non ha ancora sviluppato la capacità di diffondersi da uomo a
uomo, ma – secondo gli esperti – “resta imprevedibile, instabile ed
estremamente versatile”. Intanto solo oggi è stato confermato un nuovo caso di
influenza aviaria nell’uomo in Vietnam. La vittima, un allevatore di 35 anni,
ha manifestato i sintomi a metà luglio e dopo due settimane è morto. Ma c’è un
rischio concreto per l’Europa? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al prof.
Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per le
malattie infettive “Lazzaro Spallanzani”, di Roma:
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R. – C’è un rischio per il pianeta, che possa verificarsi
una pandemia di influenza aviaria: è un rischio che noi ci aspettiamo da molti
anni e che è diventato concreto quando, negli ultimi anni, si sono verificati
casi mortali tra gli esseri umani. Ma al momento attuale, non c’è nessuna
pandemia.
D. – Come si stanno organizzando i diversi Paesi? C’è una
differenza, ad esempio, tra Germania, Italia o Stati Uniti?
R. – La guida di tutti questi interventi è il piano
pandemico che l’Organizzazione mondiale della Sanità ha suggerito a tutti i
Paesi di fare, e in Italia c’è un piano pandemico da oltre tre anni. Il piano è
stato aggiornato sulla base delle indicazioni che proprio quest’anno
l’Organizzazione mondiale della Sanità ha dato a tutti gli Stati membri, quindi
non solo all’Italia e alla Germania e agli Stati Uniti, per adeguarlo a questa
nuova minaccia.
D. – Si fa un gran parlare, soprattutto in questi giorni,
del vaccino antinfluenzale: è comunque necessario anche per combattere questa
possibile pandemia?
R. – Sicuramente è importante proteggere la popolazione
dai virus influenzali che conosciamo per limitare i problemi di inquadramento
nel caso in cui dovesse esserci una circolazione di un virus pandemico.
D. – Professore, si è fatto anche un parallelo tra quello
che potrebbe succedere e quello che avvenne agli inizi del Novecento con la
“Spagnola”, quando morirono milioni di persone. Ci può rassicurare, in qualche
modo?
R. – Intanto, bisogna dire che i numeri vanno letti e
interpretati. Quando i numeri vanno dati ai media, come è successo qualche
giorno fa, con stime di morti senza una base scientifica, diventano un
problema. Mi spiego meglio: il numero di morti è una proiezione peggiore di ciò
che effettivamente si può verificare. Vanno, dunque, commentati con gli
esperti”.
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MORTO
A VIENNA, A 96 ANNI, SIMON WIESENTHAL, PIU’ NOTO COME
“IL
CACCIATORE DI NAZISTI”. IN 60 ANNI DI INDAGINI, HA
PERMESSO LA CATTURA
DI
OLTRE 1.100 CRIMINALI DI GUERRA DEL TERZO REICH
-
Intervista con il prof. Pietro Scoppola -
Deportato in 13 campi di concentramento, fuggiasco,
ripreso, torturato e infine liberato dagli Alleati nel 1945. Simon Wisenthal,
ebreo polacco, ha solo 33 anni quando l’orrore dell’Olocausto finisce per
cambiargli per sempre l’esistenza. Una lunga vita, la sua, spentasi questa
mattina a Vienna all’età di 96 anni, 60 dei quali dedicati a indagini minuziose
che hanno permesso di assicurare alla giustizia più di 1.100 criminali di
guerra del Terzo Reich. Wiesenthal è passato alla storia con l’appellativo di
“cacciatore di nazisti”, scoperti grazie al lavoro di intelligence del suo “Centro ebraico di documentazione storica”,
aperto a Linz nel 1947. Creato allo scopo di rintracciare i responsabili della
Shoah scampati alla giustizia, il Centro ha visto il suo fondatore sempre in
prima linea fino al 2003, quando l’ex architetto annunciò di aver esaurito il
compito che si era prefissato. Sul significato dell’opera di Wiesenthal in
rapporto alla storia dello Stato d’Israele, ecco l’opinione dello storico
Pietro Scoppola, intervistato da Alessandro De Carolis:
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R. – Lo Stato d’Israele ha sentito in qualche modo la
responsabilità di perseguire i responsabili di questo orrore rappresentato
della Shoah, nonostante il contesto della Guerra fredda nel quale si sviluppò
questo bisogno di fare giustizia. Non possiamo dimenticare, da un punto di
vista storico, che il clima della Guerra fredda ha in qualche misura
rappresentato un freno al perseguimento delle responsabilità degli autori dello
sterminio degli ebrei, perché ha creato un altro fronte, problematico, che ha
visto la Germania coinvolta come alleata. Si pensi all’episodio famoso
dell’armadio di Palazzo Cesi, rivolto contro il muro, dove al suo interno erano
custoditi i documenti relativi alle ricerche fatte dalle Procure della
Repubblica italiana sulle stragi naziste: indagini sospese quando, dopo il
riarmo della Germania, il Paese è entrato a far parte dello schieramento
occidentale post-bellico. Israele, naturalmente, non è entrato in questa
logica. E la figura di Wiesenthal rappresenta un po’ il simbolo di questo ruolo
che lo Stato d’Israele ha svolto.
D. – Per Wiesenthal, la caccia ai nazisti, cui consacrò
l’esistenza, fu animata – come recita il titolo di in suo libro – dal desiderio
di “giustizia, non vendetta”. Sessant’anni dopo, quella giustizia di cui
Wiesenthal è stato strumento e simbolo come viene percepita in Israele e in
Occidente?
R. – Direi che oggi c’è il consenso pieno sulla necessità
di andare fino in fondo e di conservare la memoria. Sono reduce da un viaggio a
Gerusalemme, molto bello, durante il quale ho potuto visitare l’impressionante
memoriale dell’Olocausto, lo Yad Vashem, in cui sono documentati gli orrori
compiuti contro gli ebrei. C’è, in particolare, il museo dedicato ai bambini
morti nei campi di sterminio, che sono circa un milione e mezzo, una cosa
spaventosa. Ecco, è giusto che questo ricordo venga mantenuto in tutta la sua
drammaticità.
D. – Anche Benedetto XVI, nella sua recente visita alla
Sinagoga di Colonia, ha avuto parole importanti proprio in relazione alla Shoah
...
R. – L’ha detto esplicitamente e in maniera altissima: la
Shoah non è uno dei tanti episodi di violenza, di barbarie, di cui purtroppo è
piena la storia umana, ma rimane come un punto di riferimento per guardare al
futuro. Addirittura, il Papa ha parlato della Shoah che deve entrare nella
catechesi della Chiesa cattolica, ovvero che la Chiesa cattolica si assuma il
compito di mantenere viva la memoria di questo fatto che domina la storia del
XX secolo, perché sia segno di orientamento, soprattutto sul grande valore
della dignità dell’uomo che non può essere calpestata. Quindi, mi pare che in
qualche modo la morte di Wiesenthal chiuda un ciclo. Chiudere un ciclo non
significa però “dimenticare”, al contrario: significa piuttosto aprire la
stagione di una “memoria condivisa”, che comporta il rifiuto radicale di quelle
tendenze negazioniste che si sono manifestate in certa – io definirei –
pseudo-storiografia di alcuni Paesi dell’Occidente, che tende a ridimensionare
la Shoah o addirittura a negarne la sostanza stessa.
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SI
CHIUDONO IL PROSSIMO 22 SETTEMBRE LE ISCRIZIONI PER IL
IV CONCORSO VOCALE INTERNAZIONALE
DI MUSICA SACRA,
CHE SI
TERRA’ A ROMA DAL 4 ALL’8 OTTOBRE
- Intervista
con Daniela de Marco -
Si chiudono il prossimo 22 settembre le iscrizioni per il
IV Concorso Vocale Internazionale di Musica Sacra, promosso dall’Accademia
Culturale Europea in collaborazione con la Confederazione delle
Confraternite–Diocesi d’Italia, che avrà luogo a Roma dal 4 all’8 ottobre
prossimo. Sono attesi oltre 100 artisti di 35 nazioni, che si esibiranno di
fronte ad una Prestigiosa e competente giuria, composta da direttori artistici
e agenti lirici. La prova finale, in forma di concerto pubblico, si terrà
presso l’Aula Magna dell’Università La Sapienza. Il Concorso vocale sacro
costituisce, nel suo genere, una selezione unica al mondo, come spiega, al
microfono di A.V., la sua ideatrice, la pianista Daniela de Marco:
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R. – Mi sono
resa conto che la musica sacra veniva intesa come una pala d’altare del ‘600,
non più calata nella realtà quotidiana. Le abbiamo dato la dicitura di
“vocale”, proprio per porre l’accento sul repertorio solistico di musica sacra,
che per la maggior parte è stato scritto dai grandi compositori del passato, ma
nella vocalità liturgica e nella vocalità contemporanea viene eseguito anche da
cantanti che non hanno prettamente una formazione lirica. Uno dei principali
scopi del concorso è proprio quello di aiutare a divulgare e a diffondere tutto
l’enorme repertorio di musica sacra. Per cui, nel corso delle precedenti
edizioni, c’è stato chi ha portato Claudio Monteverdi, chi ha portato brani di
canto gregoriano, di musica contemporanea. Per la maggior parte hanno eseguito
brani di grandissimi compositori, primi fra tutti Mozart, Bach e Händel.
(musica)
D. – Musica sacra, non solo musica cattolica o, comunque,
di ispirazione cristiana, ci sono state proposte di musica di altre confessioni
religiose?
R. – Sì, nelle scorse edizioni abbiamo avuto cantanti che
hanno portato canti delle Chiese orientali, canti della Chiesa coreana.
Crediamo soprattutto nel fatto che ci debba essere una musica di spiritualità.
E noi accettiamo anche l’enorme repertorio degli oratori che sono praticamente
delle opere tratte, come libretto, da brani della Bibbia.
D. – Ritiene che questo concorso aiuti anche a rinnovare
il repertorio della musica sacra vocale?
R. – Sì,
abbiamo avuto casi frequenti di esecuzioni anche in prima assoluta per
l’Italia.
D. – Il cantante di musica sacra deve essere uno
specialista di questo genere? E quanto conta anche avere una fede personale?
R. – La fede personale conta moltissimo. Devo dire che
sempre fa meglio questo concorso chi dimentica che sta partecipando ad un
concorso.
D. – Esiste una specializzazione proprio nel canto sacro?
R. – Purtroppo no. La musica sacra ultimamente si è
dedicata esclusivamente alla formazione di cori che, peraltro, sono molto
importanti, anche come un momento di aggregazione della comunità parrocchiale e
della comunità religiosa. Ma non esiste in Italia una cattedra dedicata al
canto solistico di musica sacra.
(musica)
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20
settembre 2005
LA CONFERENZA EPISCOPALE TEDESCA RICONFERMA IL
CARDINALE KARL LEHMANN
ALLA PRESIDENZA. LA RIELEZIONE NEL CORSO
DELL’ASSEMBLEA AUTUNNALE
DEI
VESCOVI TEDESCHI
FULDA. = Il cardinale Karl
Lehmann è stato riconfermato per altri sei anni alla presidenza della
Conferenza episcopale tedesca. Si tratta del quarto mandato per il
sessantanovenne vescovo di Magonza che dal 1987 guida dei vescovi tedeschi.
L’elezione nel corso dell'assemblea autunnale della Conferenza episcopale a
Fulda. “Io non ho nessun problema a continuare nel mio incarico come fatto
finora”, ha detto Lehmann. Alla vicepresidenza della Conferenza episcopale
tedesca è stato confermato il vescovo di Aquisgrana Heinrich Mussinghof, 64
anni. Prosegue il suo incarico anche il segretario Hans Langendoerfer, 53 anni.
(T.C.)
L’ONU DENUNCIA ABUSI IN SUD AFRICA NELLA
CARCERAZIONE PREVENTIVA.
IL GRUPPO DI LAVORO SULLE DETENZIONI ARBITRARIE:
MISURE AL DI FUORI
DELLE GARANZIE INTERNAZIONALI
PRETORIA. = L’ONU esprime preoccupazioni sulle
carcerazioni preventive in Sud Africa. Le osservazioni giungono dal gruppo di
lavoro sulle detenzioni arbitrarie che fa parte della Commissione per i diritti
umani delle Nazioni Unite. Attraverso la presidente Leila Zerrougui,
l’organismo - riferisce l’agenzia Misna - ha fatto sapere che le strutture
relative alle detenzioni preventive “non rientrano nelle garanzie fissate a
livello internazionale” e che i prigionieri in attesa di giudizio sono trattati
spesso in modo peggiore di quelli già condannati. Rara anche la concessione, da
parte dei magistrati, della libertà su cauzione per reati minori”. Gli esperti
inoltre hanno manifestato perplessità per i giovani reclusi in posti di polizia
o in carceri di massima sicurezza in attesa di giudizio. In Sud Africa i
giudici non sono obbligati ad includere nel calcolo degli anni di condanna
anche il periodo antecedente il processo. Preoccupazione è stata espressa anche
per l’alto numero di decessi in carcere. Secondo il gruppo dell’Onu, il Sud
Africa detiene il triste record del maggior numero di detenzioni del continente
africano (il quinto o sesto nel mondo) e i tribunali impongono spesso sentenze
dure e lunghe. (T.C.)
IL PREMIO FREINADEMETZ 2005 ALL’ARCIVESCOVO
CLAUDIO MARIA CELLI PER AVER CONTRIBUITO AL
MIGLIORAMENTO DELLE RELAZIONI TRA CINA E SANTA SEDE
ROMA. = Il premio Freinademetz
2005, che prende il nome dal missionario verbita Josef Freinademetz canonizzato
nel 2003, viene conferito questo pomeriggio a Roma all’arcivescovo Claudio
Maria Celli, segretario dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede
Apostolica. La cerimonia al Collegio del Verbo Divino dove Anthony Lam Sui-ki,
dell’Holy Spirit Study Centre di Hong Kong, parlerà dell’importanza della
gerarchia cattolica cinese per l’evangelizzazione in Cina oggi. Il
riconoscimento, attribuito dalle Missionarie del Verbo Divino insieme alle
Sorelle Missionarie dello Spirito Santo, viene assegnato a quanti si
distinguono particolarmente per aver contribuito ad una migliore comprensione
tra culture e popoli della Cina e dell’Europa. Il premio a mons. Celli viene
consegnato per il suo impegno in favore delle relazioni tra Cina e Santa Sede.
(T.C.)
450 MILIONI DI DOLLARI PER LE AREE DEL SUD EST
ASIATICO COLPITE
DALLO TSUNAMI DEL DICEMBRE SCORSO. LI HA RACCOLTI
LA CARITAS INTERNAZIONALE CHE OGGI A ROMA DISCUTE LE STRATEGIE DEGLI AIUTI
ROMA. = La Caritas Internazionale ha raccolto 450 milioni
di dollari per le popolazioni delle aree colpite dallo tsunami, nel sud est
asiatico. Per discutere dei vari obiettivi raggiunti dalle agenzie dell’organismo
pastorale della Cei, che da tutto il mondo hanno contribuito all’operazione di
emergenza messa in piedi in seguito alla sciagura, i membri dell’organizzazione
provenienti dai Paesi maggiormente colpiti dal maremoto si ritroveranno a Roma
oggi e domani. Lo scopo: discutere una strategia mirata al rafforzamento delle
attività in corso per ricostruire case e comunità. In un comunicato distribuito
da Caritas Internationalis (CI), nella cui sede avrà luogo il meeting, si legge
che insieme a rappresentanti dell’India, Indonesia, Sri Lanka e Tailandia
parteciperanno all’incontro le agenzie donatrici di Europa, America ed Asia. I
due giorni - riferisce l’agenzia Zenit - serviranno anche a focalizzare
l’attenzione sui metodi efficaci per continuare a costruire case e
infrastrutture a prova di terremoto, creare posti di lavori e fornire assistenza
sociale. Si discuterà anche dell’acquisto di terreni per edificare nuove
abitazioni e dei progetti per il primo anniversario della tragedia. La Caritas
Internationalis raduna 162 organizzazioni cattoliche di assistenza, sviluppo e
servizio sociale ed è presente in più di 200 Paesi e territori. (T.C.)
MILANO:
NELL’AMBITO DEL Prix Italia, L’INCONTRO
della comunità
radiotelevisiva italofona, nei suoi 20 anni dalla fondazione
- A cura di Marco Cardinali -
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MILANO. = La comunità raccoglie
enti radiotelevisivi internazionali che al loro interno hanno trasmissioni in
lingua italiana, con lo scopo di valorizzare l’italiano come lingua e i valori
culturali che ne derivano. Nella conferenza stampa è stato presentato “Noi e
gli altri” edito da Rai ERI. Il volume raccoglie gli atti del convegno
organizzato dalla comunità italofona lo scorso anno a Como, che ha avuto come
tema “Lingua italiana e minoranze, quale ruolo per i media?”. Il libro
raccoglie vari e autorevoli interventi di studiosi ed esperti nel campo, fra i
quali il padre Federico Lombardi, direttore dei Programmi della Radio Vaticana.
Nel corso della riunione si sono lanciate le future tematiche da affrontare nell’ambito
dell’italofonia. Fra i progetti più importanti vi è una serie di trasmissioni
della Radio Vaticana, in collaborazione con la Radio televisiva svizzera di
lingua italiana - entrambi membri fondatori della comunità italofona – che
avranno per oggetto minoranze cristiano-cattoliche nel mondo. Prevista la
partecipazione di testimoni esperti che parlano italiano in varie parti del
globo. Un ulteriore passo di riflessione, dunque, su temi importanti attraverso
la lingua italiana, in un mondo sempre più complesso e globalizzato, ma sempre
più bisognoso di unità e collaborazione.
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LE RELIGIONI E LO SPORT. A
TORINO DA DOMANI UN CONVEGNO SUI RAPPORTI
TRA ANIMA E CORPO SECONDO LA
VISIONE DI DIVERSE CONFESSIONI RELIGIOSE
TORINO. = Un convegno per conoscere i vari punti di vista
delle diverse religioni e culture sullo sport. “Le Religioni e lo sport:
visioni del corpo e prassi sportiva”, questo il tema dell’incontro che ha
inizio a Torino domani. Promotori dell’evento il Comitato per l’Organizzazione
dei XX Giochi Olimpici Invernali (Toroc) e il Comitato Interfedi di Torino 2006
che intendono offrire ad esponenti religiosi e laici un’opportunità per
esprimere il loro parere sul binomio corpo – anima. L’apertura dei lavori è
affidata al presidente del Toroc Valentino Castellani; seguiranno i dibattiti
presieduti da rappresentanti di diverse confessioni religiose. Ad esporre il
pensiero cattolico sarà Sergio Ubbiali, docente della Facoltà Teologica
dell’Italia Settentrionale. L’evento si concluderà giovedì con una tavola
rotonda dedicata all’argomento “Le Olimpiadi e le religioni”. (R.R.)
GIORNATE EUROPEE DEL
PATRIMONIO: ANCHE LA SANTA SEDE PARTECIPA ALL’INIZIATIVA PREVISTA IL 25
SETTEMBRE.
INGRESSO GRATUITO AI MUSEI VATICANI E ALLE
CATACOMBE
ROMA. = La Santa Sede parteciperà anche quest'anno
alla celebrazione delle “Giornate Europee del Patrimonio”. La manifestazione,
promossa dal Consiglio d'Europa e cui hanno aderito fino ad ora oltre 40 Paesi
del continente, si svolgerà domenica e avrà come tema “Memoria e identità. La Traditio Ecclesiae nel dialogo interculturale”.
All'elaborazione del programma hanno collaborato la Pontificia Commissione per
i Beni Culturali della Chiesa, i Musei Vaticani, la Pontificia Commissione di
Archeologia Sacra. Il programma prevede l’accesso gratuito ai Musei Vaticani,
dove è stata allestita la mostra “Il
Sarcofago dei due Testamenti o dogmatico. La fede nascente della Chiesa
tramandata in immagini”, a tutte le catacombe di Roma normalmente aperte
al pubblico. Alle catacombe di San Callisto sarà inaugurata la mostra didattica
“La Traditio Ecclesiae nel dialogo interculturale: riflessioni
sull'arte delle catacombe” che resterà aperta fino al 31 ottobre. (T.C.)
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A cura di Alessandro Gisotti -
All’indomani del primo accordo sul disarmo nucleare della
Corea del Nord, Pyongyang ha fatto una parziale marcia indietro. Il ministero
degli Esteri nordcoreano, in una nota diffusa stamattina, ha affermato che la
rinuncia del suo Paese alle armi nucleari è subordinata alla fornitura di un
reattore nucleare ad acqua leggera da parte degli Stati Uniti. Dal canto suo,
la Cina ha minimizzato l’importanza delle nuove dichiarazioni del governo nordcoreano.
Ma come valutare questo “dietro front” di Pyongyang? Salvatore Sabatino lo ha
chiesto a Raffaela Scaglietta, corrispondente Ansa da Tokyo:
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R. –
Purtroppo era prevedibile, nel senso che la Corea del Nord spesso si comporta
in questo modo, anche perché vuole mostrare al mondo intero di avere un certo aspetto,
una certa facciata del suo regime. Tra
l’altro, anche esperti della Corea del Nord avevano già preannunciato che
queste trattative, che si sono concluse ieri, non sarebbero comunque state
delle trattative conclusive ma forse solo un punto di partenza per avviare
altri negoziati.
D. – Quali saranno invece i prossimi passi che farà la
Corea del Nord, arrivati a questo punto?
R. – Bè, senza dubbio questa dichiarazione è – secondo me
– intenzionale, proprio per entrare in un dialogo privilegiato con gli Stati
Uniti, una sorta di formalizzazione, forse, dei rapporti tra i due Paesi.
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Intanto, mentre prosegue il braccio di ferro sul nucleare
nord coreano, Tokyo e Pyongyang hanno annunciato oggi che riprenderanno presto
i colloqui bilaterali interrotti alla fine dello scorso anno. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri
giapponese, Nobutaka Machimura, nel corso di una conferenza stampa.
In
primo piano anche il nucleare di Teheran. La Guida Suprema iraniana,
l’ayatollah Ali Khamenei ha affermato oggi che “l'Iran non capitolerà di fronte
alle pressioni e alle minacce” esterne. Khamenei si riferisce in particolare ai
Paesi europei e agli Stati Uniti, che stanno considerando l’ipotesi di inviare
al Consiglio di Sicurezza dell’ONU un rapporto sul nucleare iraniano. Dal canto
suo, il ministro israeliano degli
Esteri, Silvan Shalom, ha dichiarato
ieri a New York che l'Iran avrà la capacità necessaria a produrre ordigni nucleari
entro 6 mesi.
Il Parlamento
ucraino ha respinto la nomina a primo ministro di Iuri Yekhanurov, indicato
come candidato alla guida dell'esecutivo dal presidente Viktor Yushenko. Il
moderato Yekhanurov, secondo l'agenzia russa Interfax, ha ottenuto 223 voti a
favore, appena tre in meno della maggioranza assoluta richiesta. Yekhanurov,
presidente della regione orientale di Dniepropetrovsk, era stato nominato
premier “in pectore” da Yushensko, dopo che il presidente, l'8 settembre
scorso, aveva rimosso dalla carica di premier Yulia Tymoshenko e tutti i
ministri del governo, in seguito a uno scandalo legato alla corruzione.
Luci ed ombre
dalle elezioni in Afghanistan: il 50 per cento degli afghani chiamati alle urne
ha votato. Ora il rischio nel Paese asiatico sembra essere quello delle infiltrazioni
antidemocratiche, cioè talebani e signori della guerra che tentano di
riciclarsi nella nuova leadership. Ce ne parla Alberto Negri, inviato del Sole
24 Ore a Kabul, intervistato da Giada Aquilino:
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R. –
Queste elezioni, in qualche modo, hanno trasformato i lupi in agnelli, nel
senso che tra le 6 mila candidature, che sono state presentate per le elezioni
parlamentari con sedi provinciali, c’è una lunga lista di signori della guerra,
di ministri talebani, come Gulbuddin che era il capo della polizia religiosa e
che comandava 30 mila fanatici per frustrare e lapidare gli afghani che
violavano la legge islamica. Ce ne sono molti. Molti altri ancora hanno a che
fare con i massacri di un tempo, ma anche con i crimini di oggi, come per
esempio il narcotraffico. Ma forse era proprio questo che voleva il presidente
Karzai, voleva cioè in qualche modo un anticipo dell’amnistia generale che ha
promesso.
D. – Ma allora che Parlamento sarà quello di Kabul?
R. – Sarà un Parlamento estremamente frammentato in cui,
forse, potrebbe prendere la maggioranza un blocco di candidature di gruppi.
L’opposizione è rappresentata oggi dai tagiki guidati da Yunus Kanuni, il
candidato che lo scorso anno, nel 2004, arrivò secondo dietro Karzai alla
presidenziali. Si tratta, comunque, di un Parlamento che rappresenta un passo
avanti per un Paese che esce da un quarto di secolo di conflitto.
D. – Al Qaeda ha parlato di elezioni farsa in Afghanistan.
C’è da attendersi ancora un’ondata di violenza, magari ora che le schede stanno
confluendo su Kabul e che è iniziato lo spoglio?
R. – Direi che non si è trattato assolutamente di elezioni
farsa. C’è da parte di Al Qaeda anche un po’ la rabbia, così come da parte dei
talebani, di coloro che non sono riusciti a bloccare queste elezioni. Il voto
non è stato soltanto un voto della paura, ma è stato anche il voto di molta
gente che, seppur nella difficoltà di individuare i candidati – ricordiamo che
l’80 per cento della popolazione è analfabeta – ha comunque espresso la sua opinione.
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Dovevano
servire a fare chiarezza e invece hanno solo aumentato la confusione: dopo le
elezioni, in Germania la situazione è imprevedibile. Il quadro adesso è aperto a ogni sperimentazione:
fonti della Spd hanno reso noto che il leader dei cristiano-democratici, Angela
Merkel, e quello del partito socialdemocratico, Franz Muentefering, si
incontreranno giovedì per un primo colloquio volto a sondare le possibilità di
dare vita a una grande coalizione fra i due maggiori partiti tedeschi.
Quattro guardie
di sicurezza americane sono state uccise oggi in un attentato suicida contro un
convoglio diplomatico a Mossul, nel nord dell'Iraq. Ma la situazione, ieri, è diventata
incandescente anche nel sud del Paese, a Bassora, dove si è verificato uno scontro
tra polizia locale e soldati britannici. Il nostro servizio:
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E’
ancora poco chiara la dinamica degli eventi, che ieri ha portato all’arresto e
poi alla liberazione di due soldati britannici a Bassora. Le truppe dislocate
nel sud dell'Iraq hanno liberato i militari da una prigione della città sciita
del sud: erano stati incarcerati per aver sparato contro una pattuglia della
polizia irachena, durante una missione esplorativa. Secondo i ministeri
dell'Interno e della Difesa iracheni, i militari britannici hanno compiuto una
vera e propria operazione di guerra, usando almeno sei blindati per sfondare il
muro e portar via i loro uomini. A Londra il ministro della Difesa, John Reid,
aveva affermato in serata che i due soldati erano “stati rilasciati” dopo
trattative. Stamani, invece, fonti della Difesa britannica hanno confermato
l’uso della forza nell’operazione. I soldati - è la tesi di Londra - sarebbero
stati consegnati alla guerriglia e per questo il comando avrebbe deciso di dare
il via all’operazione. Intanto, mentre le forze americane contano oggi quattro
nuovi caduti in un attacco a Mossul, uno scandalo finanziario coinvolge l’ex
governo provvisorio di Baghdad. Le autorità irachene sono in procinto di
emettere un mandato di arresto nei confronti dell’ex ministro della Difesa del
governo Allawi. Uno scandalo di corruzione che sarebbe costato alle casse dello
Stato oltre 1 miliardo di dollari.
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In un
video, mandato in onda ieri sera dalla tv satellitare del Qatar, Al Jazeera, il
numero due di Al Qaeda, l’egiziano Ayman El Zawahri, ha affermato che gli attacchi di Londra dello scorso 7 luglio
sono stati organizzati dalla rete terroristica per colpire “l'arroganza
sionista e britannica”.
La
polizia croata ha reso noto poco fa che l’autore dell'attentato compiuto ieri
contro l’ambasciata britannica a Zagabria è un impiegato croato della missione
diplomatica, Damir Rovisan, rimasto ferito nell’esplosione.
E’
riesplosa la guerra tra due bande di giovani che in Guatemala si combattono
anche in prigione: un commando della banda “Mara Salvatrucha” – informa la BBC
on line – ha assaltato la scorsa notte la prigione di Guatemala city e ha
massacrato 12 membri della banda avversaria detenuti nel penitenziario. Altri
dieci sono stati feriti gravemente.
A
Tashkent, in Uzbekistan, si è aperto oggi il processo contro quindici uomini
che secondo l'accusa hanno avuto un ruolo di primo piano nell'insurrezione
dello scorso 13 maggio nella città di Andijan, repressa nel sangue dal regime
dell'autoritario presidente Islam Karimov.
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