RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
262 - Testo della trasmissione di lunedì 19 settembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa rilancia la Lectio Divina: il commento di Mario Masini
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Da oggi, a Fulda, l’Assemblea plenaria d’autunno della Conferenza
episcopale tedesca
Brasile:
distrutta una missione delle Suore della Consolata nello Stato di Roraima
Primo giorno di scuola oggi in Burundi all’insegna
dell’inclusione sociale e della pace
Da
oggi al 25 settembre a Roma il primo Congresso mondiale degli Oblati
Benedettini
Giornalista iracheno che
lavorava da due anni per il New York Times, rapito e ucciso nei pressi di
Bassora
Accordo a Pechino: la
Corea del Nord disposta ad abbandonare i suoi programmi nucleari
Poco sopra al 50%
l’affluenza alle urne ieri in Afghanistan: 6 milioni di cittadini hanno sfidato
la minaccia dei talebani, nelle prime votazioni in 36 anni
19
settembre 2005
I VESCOVI SAPPIANO
ESSERE MAESTRI DELLA FEDE: COSÌ, IL PONTEFICE
NEL SUO
DISCORSO A 112 PRESULI NOMINATI NELL’ULTIMO ANNO, RICEVUTI OGGI
IN UDIENZA A CASTEL GANDOLFO. UN INCONTRO AVVENUTO
IN UN CLIMA PARTICOLARMENTE CORDIALE, NEL QUINTO
MESE DALL’ELEZIONE
DI
BENEDETTO XVI ALLA CATTEDRA DI PIETRO
- Servizio di Alessandro Gisotti -
I vescovi sappiano essere Maestri della
fede e siano sempre vicini ai sacerdoti e ai catechisti della proprie diocesi:
così, Benedetto XVI nel suo discorso a 112 presuli nominati nell’ultimo anno,
quattro dei quali di rito orientale, ricevuti in udienza nel Palazzo Apostolico
di Castel Gandolfo. I nuovi presuli - accompagnati dal cardinale Giovanni
Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi - hanno partecipato in
questi giorni ad un convegno di studio per riflettere sulle sfide e i problemi
che li attendono all’inizio del loro ministero. L’incontro tra il Santo Padre e
i nuovi vescovi si è svolto in un clima particolarmente cordiale, nel giorno in
cui Benedetto XVI ha ricordato il quinto mese dalla sua elezione alla Cattedra
di Pietro. Nell’Anno dell’Eucaristia, il Papa ha ribadito la centralità del
Sacramento eucaristico, “forza ispiratrice del ministero pastorale”. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
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Siate Maestri della fede: è la viva esortazione di Benedetto XVI ai 112
nuovi presuli ricevuti all’inizio del loro ministero episcopale. “L’annuncio
del Vangelo – ha sottolineato – è all’origine della Chiesa e del suo sviluppo
nel mondo, come anche della crescita nella fede dei fedeli”. Gli Apostoli, ha
aggiunto, “ebbero piena consapevolezza dell’importanza primaria di questo loro
servizio”:
“Come Successori degli Apostoli,
cari Confratelli, siete doctores fidei, dottori autentici che annunziano al
popolo, con la stessa autorità di Cristo, la fede da credere e da vivere. Ai
fedeli affidati alle vostre cure pastorali dovete far riscoprire la gioia della
fede, la gioia di essere amati personalmente da Dio, che ha dato il suo Figlio
Gesù per la nostra salvezza”.
Ha così ribadito che credere consiste “soprattutto nell’affidarsi a Dio
che ci conosce e ci ama personalmente e accogliere la verità che ha rivelato in
Cristo”.
Nonostante le nostre debolezze e i nostri peccati,
Egli ci ama e questo suo amore da’ senso alla vita nostra e a quella del mondo.
Tale incontro con il Signore, ha proseguito Benedetto XVI, “è possibile
solo se l’uomo è capace di aprire il suo cuore a Dio, che parla nella
profondità della coscienza”. Un cammino che “esige interiorità, silenzio,
vigilanza”. Di qui la necessità di predisporre opportune iniziative per
riscoprire “il primato della vita spirituale”. “Il tempo usato, applicato per
la vita interiore, per la preghiera, per l’incontro con il Signore – ha
aggiunto a braccio – non è mai tempo perduto”.
L’udienza si è svolta in un clima molto cordiale. Facendo riferimento
alle giornate di studio che hanno impegnato i nuovi vescovi, Benedetto XVI ha
voluto fare una battuta scherzosa, accolta con fragorosi applausi:
Purtroppo
non esiste ancora un ‘corso’ per il nuovo Papa, perché io lo sono anche da solo
cinque mesi e cerco di imparare con l’aiuto di tutti i vescovi e dei
collaboratori in Curia, il mio mestiere!
D’altro canto, il Papa non ha mancato di incoraggiare i nuovi vescovi
ricordando le parole di San Paolo ai Filippesi: tutto posso in Colui che mi
dà la forza. Quindi, ha ricordato quanto affermato dalla Lumen gentium
sulla presenza di Cristo nella persona e nell’azione ministeriale del vescovo:
“Ciascuno di voi, cari Fratelli,
deve essere certo che nello svolgimento del ministero non è mai solo, perché il
Signore gli è vicino con la sua grazia e la sua presenza”.
In questo Anno dell’Eucaristia, che volge al termine, Benedetto XVI ha
chiesto ai vescovi di adoperarsi affinché questo anno speciale “lasci nel cuore
dei fedeli il desiderio di radicare sempre più tutta la loro vita
nell’Eucaristia”:
“Sia l’Eucaristia, anche per voi,
la forza ispiratrice del vostro ministero pastorale. Lo stesso modo di
celebrare la Messa da parte del Vescovo nutre la fede e la devozione dei propri
sacerdoti e fedeli. Ed ogni Vescovo, come “primo dispensatore dei misteri di
Dio” è in diocesi il responsabile dell'Eucaristia: ha cioè il compito di
vigilare per una degna e decorosa celebrazione dell'Eucaristia e di promuovere
il culto eucaristico”.
Il Papa ha esortato i presuli ad
avere una cura particolare per la partecipazione dei fedeli alla Messa
domenicale e ad essere vicini ai sacerdoti, ma anche ai catechisti che li
affiancano nel loro ministero. Infine, ha evidenziato l’importanza del Compendio
del Catechismo della Chiesa Cattolica, “punto di riferimento”
dell’insegnamento dei vescovi e “segno della comunione di fede che viviamo”.
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Nel suo indirizzo d’omaggio, il
cardinale Giovanni Battista Re ha affermato che i nuovi presuli desiderano
esprimere “il loro impegno di fedeltà e la loro piena adesione al Magistero” di
Benedetto XVI. “I vescovi qui presenti - che portano ancora molto viva nel loro
cuore la commozione della loro recente ordinazione episcopale – ha detto il
cardinale Re - desiderano dirLe quanto utile è la luce e quanto grandi sono il
sostegno e il conforto che vengono ad ogni vescovo dall'alto Magistero di
Vostra Santità, e dalla testimonianza di fede e di amore a Dio e alla Chiesa
data da Lei in questi primi mesi di Pontificato”.
EREZIONE DELLA DIOCESI DI YORO, IN HONDURAS
Il Santo Padre ha eretto la
nuova Diocesi di Yoro, in Honduras, con territorio dismembrato dall’arcidiocesi
di Tegucigalpa, rendendola suffraganea dell’arcidiocesi metropolitana di
Tegucigalpa. Il Papa ha quindi nominato primo vescovo della diocesi di Yoro
padre Jean-Louis Giasson, finora superiore regionale in Honduras della Società
per le Missione Estere della Provincia di Québec e parroco di San José
Obrero in Choluteca. Padre Giasson è nato il 7 dicembre 1939 a
Islet-sur-Mer, diocesi di Sainte-Anne-de-la-Pocatière, in Canada. E’ stato
ordinato sacerdote il 18 dicembre 1965. Nel 1966 è stato inviato in Honduras.
La neo-eretta diocesi di Yoro comprende l’intero omonimo Dipartimento civile di
Yoro. Si estende su una superficie di 7.939 Km², con 440.231 abitanti, dei
quali 360.989 cattolici. Vi sono 9 parrocchie, 5 sacerdoti diocesani, 16
sacerdoti religiosi, 12 seminaristi maggiori e 4 Istituti di religiose.
IL PAPA NOMINA MONS. UROSA SAVINO NUOVO
ARCIVESCOVO DI CARACAS
Il Santo Padre ha nominato
arcivescovo di Caracas, capitale del Venezuela, mons. Jorge
Liberato Urosa Savino, finora arcivescovo di Valencia en Venezuela. Mons. Urosa
Savino è nato a Caracas, il 28 agosto 1942. Ha ottenuto il Dottorato in
Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Ordinato
sacerdote per l’arcidiocesi di Caracas il 15 agosto 1967, nella stessa città è
stato docente e superiore del Seminario San
José e successivamente rettore del Seminario Interdiocesano Santa Rosa de Lima. Il 6 luglio 1982
è stato nominato vescovo titolare di Vegesela di Bizacena ed ausiliare di
Caracas. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 22 settembre 1982. Il 16
marzo 1990 è stato nominato arcivescovo metropolitano di Valencia en Venezuela.
LA LECTIO
DIVINA, UNA PRATICA DA RISCOPRIRE IN AMBITO COMUNITARIO.
IL COMMENTO DI UN ESPERTO ALL’AUSPICIO DI
BENEDETTO XVI
PER UN RILANCIO DELL’ANTICA PRASSI SAPIENZIALE
CRISTIANA
- Intervista con il prof. Mario Masini -
Ascoltare
Dio che parla, leggendo la Bibbia. E’ l’esperienza spirituale di un’antica
pratica cristiana: la Lectio divina.
Benedetto XVI ne ha parlato alcuni giorni fa, nel suo messaggio ai partecipanti
al Convegno per i 40 anni della Costituzione conciliare Dei Verbum. Già i primi
Padri della Chiesa avevano strutturato questa prassi sapienziale e formativa,
invitando i credenti a leggere i passi del testo sacro, a pregare, a riflettere
su di essi. Nei secoli successivi, la Lectio
divina conobbe alterne vicende, finché essa fu ripresa come caposaldo della
fede cristiana proprio con il Vaticano II. Ora, l’auspicio del Papa è che la Lectio divina sia riscoperta – anche
adattandola ai tempi presenti - nella convinzione che essa possa portare a “una
nuova primavera spirituale” della Chiesa. Alessandro De Carolis ne ha parlato
con un esperto, il prof. Mario Masini, docente di esegesi biblica alla
Pontificia Facoltà teologica Marianum
di Roma:
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R. – Nella Lectio
divina si ascolta Dio. Si ascolta Dio nella sua Parola, che è la Bibbia, si
ascolta nel cuore, si ascolta nell’accoglienza. E’ dunque una pratica
importante per orientare e impostare la vita cristiana, per il fatto che si
apprende da Dio quello che Dio vuole dirci in quel momento.
D. – Sperimentare la Lectio divina vuol dire scoprire o
tornare a scoprire la Bibbia e una lettura assidua del testo sacro: un costume,
questo, al quale il fedele medio, per così dire, è scarsamente abituato. E’ un
problema di formazione, secondo lei?
R. – Bisogna riandare indietro
con la memoria ai tempi passati. Se si va indietro di quattro o cinque secoli,
la lettura della Bibbia da parte del singolo cristiano era addirittura
sospetta. Questo si legge in alcuni punti del Concilio di Trento, anche se esso
ha detto ben altre cose che correggevano questa sensibilità. Comunque, per
molti secoli si è andati avanti lasciando da parte la Bibbia, considerata come
un libro non adatto alla lettura dei semplici cristiani, ma riservato al clero
e soprattutto agli specialisti. Con il Vaticano II, con la Dei Verbum, è stato infranto questo rapporto che teneva i cristiani
lontani dalla Bibbia ed è cominciata quella che il priore della Comunità di
Bose, Enzo Bianchi, chiama il “ritorno della Bibbia dall’esilio”. Prima del
Vaticano II, la Bibbia era in esilio nel senso che non faceva parte del comune
armamentario di meditazione e di preghiera usato dai comuni cristiani.
D. – Il Papa suggerisce
l’utilizzo di metodi nuovi al passo con i tempi, per la riscoperta della Lectio
Divina. Quali potrebbero essere secondo lei?
R. – Metodi nuovi non dal punto
di vista tecnico-scientifico, ma metodi nuovi nel modo di praticare, di
accedere alla Lectio divina. Credo
sia molto importante, per esempio, il tempo della cosiddetta collactio, in latino medievale, che nel
linguaggio moderno si chiama “condivisione”. Quando c’è la prassi della Lectio divina comunitaria, coloro che vi
partecipano sono chiamati a condividere le reazioni che la Parola di Dio ha
suscitato in loro, a metterle in comune con gli altri partecipanti. Quando la
condivisione è vera e autentica, suscita delle comunità spirituali. Quindi,
ritengo la condivisione uno dei momenti fondamentali, la novità sulla quale
insistere nella Lectio divina
comunitaria.
D. – In passato, dunque, la Lectio divina non veniva vissuta
comunitariamente, ma forse più in forma privata…
R. – Sì, veniva vissuta
soprattutto in forma privata, quando veniva vissuta. Adesso è stato aperto
anche l’orizzonte della condivisione comunitaria. E questo è molto diffuso
nelle comunità religiose, maschili e femminili, diffuso anche nelle parrocchie
e altresì nei gruppi cristiani, i cosiddetti gruppi di ascolto nei quali spesso
la Lectio divina trova spazio.
Quindi, questo metodo nuovo della condivisione è fortunatamente e felicemente
in fase di crescita e di diffusione.
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PUBBLICATO OGGI IL NUMERO DI APRILE DEGLI ACTA
APOSTOLICAE SEDIS
CHE CONTIENE IL RESOCONTO DEGLI ULTIMI GIORNI DI GIOVANNI PAOLO II
- A cura di Sergio Centofanti -
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“Il giorno di Pasqua, 27 marzo – leggiamo
negli Acta Apostolicae Sedis -
il Papa si tratteneva per circa 13 minuti dinanzi alla finestra aperta
sulla piazza San Pietro gremita di fedeli in attesa del messaggio pasquale.
Teneva in mano i fogli del testo, che, sul sagrato della Basilica, veniva letto con voce commossa dal
cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato. Il Papa tentava di leggere le
parole della Benedizione Apostolica, senza successo e, in silenzio, con la mano
destra benediceva la Città e il mondo.
Il 30 marzo veniva comunicato che era
stata intrapresa la nutrizione enterale mediante il posizionamento permanente
di un sondino nasogastrico. Lo stesso giorno, mercoledì, il Santo Padre si
presentava alla finestra del suo studio e, senza parlare, benediceva la folla
che, attonita e dolente, l'attendeva in piazza San Pietro. Fu l'ultima “statio”
pubblica della sua penosa Via Crucis.
Giovedì 31 marzo, poco dopo le ore 11, il
Santo Padre, che si era, recato in Cappella per la celebrazione della Santa
Messa, era colto da un brivido squassante, cui seguiva una forte elevazione
termica sino a 39,6°. Quindi subentrava un gravissimo shock settico con
collasso cardiocircolatorio, dovuto ad un'accertata infezione delle vie
urinarie. Immediatamente erano presi tutti gli appropriati provvedimenti
terapeutici e di assistenza cardiorespiratoria. Veniva rispettata l'esplicita
volontà del Santo Padre di rimanere nella sua abitazione, ove era peraltro
assicurata una completa ed efficiente assistenza. Nel tardo pomeriggio era
celebrata la Santa Messa ai piedi del letto del Papa. Questi concelebrava con
gli occhi socchiusi, ma, al momento della consacrazione, sollevava debolmente
il braccio destro per due volte, cioè sul pane e sul vino. Accennava altresì il
gesto di battersi il petto durante la recita dell' Agnus Dei. Il
Cardinale di Leopoli dei Latini gli amministrava l'Unzione degli Infermi. Alle
ore 19,17 il Papa faceva la S. Comunione. Successivamente il Santo Padre
chiedeva di celebrare “l’ora eucaristica” di meditazione e preghiera.
Venerdì 1° aprile, alle ore 6 del mattino,
il Papa, cosciente e sereno, concelebrava la Santa Messa. Verso le ore 7,15
ascoltava la lettura delle 14 stazioni della Via Crucis e faceva il
segno della croce per ogni stazione.
Successivamente desiderava ascoltare la lettura dell'Ora Terza
dell'Ufficio divino e di brani della Sacra Scrittura. La situazione era di
notevole gravità, caratterizzata dall' allarmante compromissione dei parametri
biologici e vitali. Si instaurava un ingravescente quadro clinico di
insufficienza cardiocircolatoria, respiratoria e renale. Il Paziente, con
visibile partecipazione, si associava alla continua preghiera di coloro che lo
assistevano.
Alle ore 7,30 di sabato 2 aprile, era
celebrata la Santa Messa alla presenza del Santo Padre, che cominciava a presentare
un'iniziale compromissione della coscienza. Nella tarda mattinata Egli riceveva
per l'ultima volta il Cardinale Segretario di Stato e poi iniziava un brusco
rialzo della temperatura. Verso le ore 15,30, con voce debolissima e parola
biascicata, in lingua polacca, il Santo Padre chiedeva: ‘Lasciatemi andare alla
casa del Padre’. Poco prima delle 19 entrava in coma. Il monitor documentava il
progressivo esaurimento delle funzioni vitali. Secondo una tradizione polacca,
un piccolo cero acceso illuminava la penombra della camera, ove il Papa andava
spegnendosi. Alle ore 20 iniziava la celebrazione della Santa Messa della Festa
della Divina Misericordia, ai piedi del letto del Papa morente. Il rito era
presieduto da S.E. mons. Stanislao Dziwisz con la partecipazione del cardinale
Marian Jaworski, di S.E. mons. Stanislao Rylko e di mons. Mieczyslaw Mokrzycki.
Canti religiosi polacchi accompagnavano la celebrazione e si fondevano a quelli
dei giovani e della moltitudine dei fedeli, raccolti in preghiera nella piazza
San Pietro.
Alle ore 21,37 Giovanni Paolo II si
addormentava nel Signore”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la
prima pagina l’Angelus. Il titolo è “Basta un uomo pieno di zelo per trasformare
un popolo”. Il presbitero deve essere prima di tutto adoratore e contemplativo
dell’Eucaristia.
Servizio
vaticano – L’udienza di Benedetto XVI ai partecipanti al Convegno per i Vescovi
nominati nell’ultimo anno. Nell’occasione il Papa ha ricordato che
l’interiorità, il silenzio e la vigilanza sono atteggiamenti da vivere in prima
persona e da proporre ai fedeli per aiutarli a scoprire il primato della vita
spirituale.
Servizio
estero - Nucleare: la Corea del Nord firma un’intesa sul disarmo.
Germania:
dalle elezioni anticipate non emerge una chiara maggioranza di governo;
arretrano sia la SPD del cancelliere Schröder, sia la CDU-CSU della sfidante
Merkel.
Servizio culturale
- Due articoli di Francesco Licinio Galati sul Premio Campiello vinto ex aequo
da Antonio Scurati (“Il sopravvissuto”) e da Pino Roveredo (“Mandami a dire”).
Servizio
italiano - In evidenza il tema della finanziaria.
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19 settembre 2005
LA GERMANIA
IN CERCA DI UNA MAGGIORANZA DOPO LE ELEZIONI
CHE
HANNO DATO AI CRISTIANO DEMOCRATICI DELLA MERKEL SOLO TRE SEGGI IN PIÙ DEI
SOCIALDEMOCRATICI DI SCHROEDER
-
Intervista con Gian Enrico Rusconi e Luigi Geninazzi -
Cancellierato
difficile in Germania, all’indomani del voto. Il braccio di ferro fra la
cristiano democratica Merkel e il socialdemocratico Schroeder, divisi da
pochissimi punti percentuali secondo i risultati ufficiali, ha infatti
provocato uno stallo per la formazione del nuovo esecutivo. La CDU ottiene 225
seggi, la Spd 222, i liberali 61, i Verdi 51 e il Partito della sinistra 54.
Proprio pochi minuti fa la Merkel, al termine di una riunione della direzione
della Cdu, ha anticipato la sua intenzione di avviare un giro di consultazioni
con le altre formazioni politiche, esclusa la sinistra radicale, per verificare
la possibilità di formare una coalizione. Tuttavia, in questo quadro, le
possibili alleanze di governo restano un’incognita, anche se appare probabile
anche l’ipotesi di una grande coalizione proprio fra la Cdu e la Spd. Di questo
ne è convinto Gian Enrico Rusconi, docente di Scienze Politiche all’Università
di Torino, intervistato da Eugenio Bonanata:
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R. – E’ la formula più
parlata e aritmeticamente più plausibile, però c’è un grosso handicap, perché i
due leader – rispettivamente Merkel e Schröder – avanzano la pretesa di essere
loro i capi eventuali di questa grande coalizione, quindi la formula è
possibile sulla carta ma politicamente non sarà così facile da realizzare. Temo
che sarà una lunga settimana di trattativa e forse verranno fuori altre
sorprese.
D. – La difficoltà a
formare un nuovo governo può aprire la strada a nuove elezioni anticipate,
secondo lei?
R. – Sarà davvero
l’ultima soluzione. Non credo, non credo: credo che tenteranno tutte le altre
formule, prima.
D. – Nel collegio di
Dresda, le elezioni sono state rinviate per la morte di una candidata. Quanto
pesa il fatto che mancano all’appello ancora oltre 200 mila voti?
R. – Pesa, sì,
perché sono tre seggi in bilico, che sono esattamente quelli che differenziano
in questo momento la CDU dalla SPD. E poi, evidentemente, gli elettori di
Dresda non potranno far finta di votare alla cieca: sarà molto interessante e
direi che diventeranno importantissimi questi tre seggi. Quindi, dobbiamo
almeno aspettare fino ad allora!
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La situazione tedesca
è in primo piano nello scenario politico europeo. Il presidente della
Commissione europea, Barroso, ha espresso l’augurio che i politici tedeschi
risolvano al più presto possibile l’empasse venutosi a creare. Ricordando che
la Germania è il principale partner commerciale del resto dei Paesi membri
dell’Unione, Barroso ha poi sottolineato che “senza una Germania dinamica,
l’Europa non si riprenderà”. Ma in che modo l’incertezza di questo momento si
riflette sulla società tedesca? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Luigi
Geninazzi, inviato a Berlino del quotidiano Avvenire:
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Diciamo prima di tutto che la
Germania è un po’ sotto shock, perché è la prima volta nella sua storia
democratica che si trova di fronte ad un simile risultato: i giornali parlano
appunto di ‘grande sorpresa’, di confusione, soprattutto del fatto che non c’è
una maggioranza ma ci sono due pretendenti alla Cancelleria. L’unico risultato
chiaro è che la Germania ha avuto paura
di fronte al cambiamento proposto dalla Merkel. Si tratta di vedere se questo
rifiuto ha radici nella personalità, come tutti hanno sempre rilevato, un po’ impacciata,
senza grande carisma comunicativo della ‘ragazza che viene dall’Est’, o se
invece è un atteggiamento più profondo. Di fronte, insomma, ad alcuni passi
falsi che sono stati fatti dalla propaganda elettorale democristiana,
soprattutto quest’idea di una tassa unica proposta dal Consigliere economico
della Merkel, hanno spaventato il tradizionale elettorato tedesco che cerca
prima di tutto la sicurezza. Questo non vuol dire che, come abbiamo visto,
abbiano premiato il vecchio governo, perché è stato penalizzato, ma meno del
previsto. Se diventerà cancelliere, la Merkel dovrà tener conto di questa
indicazione.
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19
settembre 2005
NAPOLI: SI RIPETE, NEL GIORNO
IN CUI SI RICORDA IL XVII CENTENARIO DEL MARTIRIO DI SAN GENNARO, IL MIRACOLO
DELLA LIQUEFAZIONE DEL SANGUE.
L’ARCIVESCOVO GIORDANO LANCIA UN APPELLO ALLA
SOLIDARIETÀ
PERCHÉ IL CAPOLUOGO CAMPANO RINASCA
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A cura di
Tiziana Campisi –
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NAPOLI. = Si è ripetuto questa mattina a Napoli il
miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro. Nel giorno in cui si
ricorda il XVII centenario del suo martirio. Del miracolo, che si verifica da
secoli, si ha la prima notizia scritta nel 1389. Gennaro, vescovo di Benevento,
fu decapitato nel Foro di Vulcano, a Pozzuoli, sotto Diocleziano, il 19
settembre del 305. Volendo dare conforto al diacono Sosso per esortarlo a
resistere nella fede, andò a trovarlo in carcere, ma fu arrestato e condannato
a morte. Si racconta che una donna di nome Eusebia riuscì a raccogliere in due
ampolle parte del sangue di Gennaro e che queste sarebbero state consegnate nel
431, mentre le reliquie del martire venivano trasportate a Napoli, all’allora
vescovo Giovanni I. Nel 472, in seguito ad una violenta eruzione del Vesuvio, i
napoletani chiesero l’intercessione di San Gennaro. Da qui pare abbia avuto
inizio il culto oggi diffuso in tutto il mondo. Sulla figura del Santo
l’arcidiocesi di Napoli, in collaborazione con l’Università degli Studi di
Napoli Federico II e l’Associazione italiana per lo studio della santità, ha
organizzato un convegno internazionale. I lavori si apriranno dopodomani nella
curia arcivescovile di Napoli e si concluderanno venerdì. Il culto di San Gennaro
sarà analizzato da vari punti di vista: aspetto storico, agiografico,
artistico, archeologico e musicale. Sono previsti anche una visita alle
catacombe di San Gennaro e un concerto di musiche del ‘600 e del ‘700 nella
cappella del tesoro del duomo. L’arcivescovo di Napoli, il cardinale Michele
Giordano, durante la celebrazione dedicata al patrono del capoluogo campano e
dell’intera regione, ha lanciato un appello alla solidarietà perché la città
superi la difficile situazione in cui si è venuta a trovare negli ultimi mesi.
“Se non c’è collaborazione da parte dei cittadini, le istituzioni da sole
possono fare ben poco - ha detto il cardinale Giordano - Napoli ha bisogno di
un supplemento di solidarietà, da considerare come nuova virtù civile, ma anche
di avviare scelte e progetti concreti e nuovi, che consentano di avviare una
fase di speranza”. Il porporato ha anche fatto riferimento agli esiti delle
indagini investigative: “La speranza è che, anche dopo i magnifici risultati
ottenuti contro la criminalità organizzata, nella nostra città si approfitti
per avviare una progettata azione di sviluppo, affinché ci sia lavoro per tutti
e la casa non sia un sogno impossibile”. Ma lo sviluppo, ha precisato il
porporato, non è questione che riguardi solo le istituzioni: “Tutti dobbiamo
fare la nostra parte e non aspettare solo che arrivino risultati dall’altro. È
perciò che occorre cambiare la cultura, rinnovare le coscienze, dare nuove
motivazioni al nostro vivere”. Dopo il miracolo del sangue, tra le preghiere del
cardinale Giordano c’è stato spazio anche per una invocazione a favore della
difficile opera delle autorità civili, e per un riferimento ai cattolici
impegnati in politica o nel sociale: “Sappiano testimoniare nel mondo la
propria identità, non agendo contro ciò che la loro fede insegna”. (T.C.)
Criteri
di discernimento per una diagnosi della situazione della Chiesa
e per
l’attività ecclesiale. su questi e altri temi da oggi, a fulda,
l’assemblea
plenaria d’autunno della conferenza episcopale tedesca
FULDA. = “Nuovi segni del tempo. Criteri di
discernimento per una diagnosi della situazione della Chiesa e per l’attività
ecclesiale”: su questo tema si riunisce nel pomeriggio a Fulda, per l’assemblea
plenaria d’autunno, la Conferenza episcopale tedesca. Ad aprirla sarà il
cardinale presidente, Karl Lehmann. Tre le questioni al centro dell’incontro:
una dichiarazione comune delle Conferenze episcopali tedesca e polacca in
occasione del 40º dello scambio di lettere sulla riconciliazione (1965), la
Giornata mondiale della gioventù e ancora l’elezione del presidente, del
vicepresidente e del segretario della Conferenza episcopale. I 68 membri
dell’Assemblea esamineranno anche il testo della dichiarazione riguardante la
pastorale carceraria e il profilo delle Forze armate, e si soffermeranno sulle
prospettive della prossima legislatura del Bundestag, dopo le elezioni di ieri.
Si discuterà anche del Katholikentag 2006 di Saarbrücken, delle proposte di un gruppo
di lavoro sulla pianificazione familiare naturale e del rito liturgico delle
esequie. L’assemblea prevede diversi momenti aperti alla stampa: un breve
incontro con il cardinale Lehmann, alle 15.30, prima dell’inizio dei lavori; un
briefing, intorno alle 12, domani, sul risultato delle elezioni; la cerimonia
per la pubblicazione e firma della “Dichiarazione comune” delle Conferenze
episcopali tedesca e polacca, con la partecipazione di sette vescovi polacchi,
tra i quali il presidente dell’episcopato, Józef Michalik, mercoledì alle 9.30,
all’Auditorium della Facoltà di Teologia.
Una conferenza stampa sugli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite
è in programma invece il 22 settembre alle 13. Il briefing di fine plenaria è
stato fissato venerdì 23 settembre alle 10.30. (T.C.)
BRASILE: DISTRUTTA UNA MISSIONE
NELLO STATO DI RORAIMA.
DUE PERSONE LE PERSONE RIMASTE
FERITE A SORUMU
SURUMU. = Attaccata nei giorni scorsi la missione
delle suore della Consolata a Surumu, in Brasile, a circa 230 chilometri dalla
capitale dello Stato di Roraima. La chiesa e tutte le strutture del Centro di
formazione e cultura di Raposa-Serra do Sol, riferisce l’agenzia Misna, sono
state distrutte da un gruppo di circa 150 uomini incappucciati e armati, che
hanno appiccato fuoco agli edifici. Durante l’assalto sono rimaste ferite
almeno due persone. La missione si stava preparando a festeggiare
l’omologazione delle terre indigene di Raposa-Serra do Sol, concessa
nell’aprile scorso, dopo 30 anni di attesa. Un altro attacco alla missione
della Consolata si è verificato nel gennaio 2004: tre missionari sono stati
rapiti e tenuti sotto sequestro per tre giorni. Secondo il “Conselho Indígena
de Roraima”, nell’episodio sono coinvolti, come era già successo nel 2004,
coltivatori di riso e autorità locali che non hanno mai gradito il
riconoscimento dei diritti delle popolazioni native sulle terre della zona.
(R.R)
PRIMO GIORNO DI SCUOLA OGGI IN BURUNDI. DA
QUEST’ANNO GRATUITI
I CORSI DELLE ELEMENTARI E MOLTI PIÙ BAMBINI DIETRO
I BANCHI
BUJUMBURA. = Riapre i battenti, oggi in Burundi, la
scuola. Due le novità di quest’anno: la gratuità dei corsi alle classi
elementari e molti più bambini dietro i banchi. Il neoeletto presidente Pierre
Nkurunziza ha annunciato, in occasione del recente summit mondiale alle Nazioni
Unite, l’introduzione della scuola primaria gratuita nel piccolo Paese africano
incamminatosi con successo sulla via della piena pacificazione dopo una
decennale e sanguinosa guerra civile. Il Ministero dell’educazione e l’Ufficio
burundese dell’UNICEF, si legge in un comunicato dell’agenzia Misna, hanno
calcolato che le nuove iscrizioni alla prima classe elementare siano state 500
mila, quasi il doppio dell’anno passato (266 mila), un aumento che comporta
anche maggiori necessità in termini di strutture, insegnanti, libri e altro
materiale. Si stima che, per far fronte alle nuove spese, incluso il mancato
incasso per le tasse scolastiche (finora 1,50 ero annui a bambino pagati dalle
famiglie) e i costi per l’assunzione di più maestri, le casse pubbliche
dovranno sborsare 6,5 milioni di euro. Per ora, il governo di Bujumbura ha
potuto mettere a disposizione 80 mila euro e 3,4 milioni sono stati promessi
dalle Nazioni Unite. Pur valorizzando l’importanza di questo nuovo anno
scolastico, che inizia all’insegna dell’inclusione sociale e della pace, fonti
riferite alla Misna ISNA a Bujumbura non possono non sollevare interrogativi.
“Un accesso totalmente libero alla scuola, senza un numero fissato di alunni,
implica che si devono raddoppiare le strutture. Ci chiediamo francamente come
ciò sia possibile, anche perché molti edifici sono stati distrutti durante la
guerra”, sostiene padre Claudio Marano, missionario saveriano del Centro
giovani Kamenge, nella periferia nord della capitale Bujumbura. “Ci sembra
utopistico pensare che questi cambiamenti possano realizzarsi già con l’avvio
di quest’anno scolastico, è più probabile che si inizi a fare qualcosa dal
prossimo”. Mentre si attende di vedere realizzata una scuola pubblica per
tutti, che fa oggi i primi passi, gli edifici scolastici sono intanto diventati
sede e testimoni di un altro percorso già realizzato con successo, quello delle
consultazioni politiche. (T.C.)
DA
OGGI AL 25 SETTEMBRE, A ROMA, IL PRIMO CONGRESSO MONDIALE DEGLI OBLATI
BENEDETTINI. TEMA DELL’INCONTRO:
“COMUNIONE CON DIO – COMUNIONE
CON IL MONDO”
ROMA. = Al via oggi, a Roma, il primo Congresso
Mondiale degli Oblati secolari. Fino al 25 settembre i laici che hanno scelto di
affiliarsi ad uno dei 1196 monasteri benedettini maschili e femminili sparsi in
tutto il mondo discuteranno sul tema “Comunione con Dio – Comunione con il
mondo”. L’evento, che viene ospitato dal Salesianum, è stato fortemente voluto
dall’Abate Primate, Notker Wolf. Nell’invito a partecipare al raduno, il
religioso ha specificato: “È stata una mia idea dopo aver conosciuto un numero
grande e crescente di oblati in tutto il mondo. Ho pensato che sarebbe stato
interessante trovarsi tutti insieme per parlare e imparare l’uno dall’altro”.
Scopo dell’incontro è anche quello di riproporre i valori cristiani alla base
della vita quotidiana e riscoprirli come radici storiche del continente
europeo. Al contempo, si vogliono ripercorrere le tappe di san Benedetto, proclamato
da Paolo VI patrono d’Europa nel 1964. Al convegno sono attese 300 persone in
rappresentanza di circa 24 mila Oblati che vivono prevalentemente in Europa,
negli Stati Uniti, in America Latina, Africa, Asia e Australia. A confronto le
molteplici modalità di espressione del carisma benedettino. Durante le
giornate, si passerà anche da momenti dedicati alla preghiera ad
intrattenimenti musicali, come il concerto di padre Wolf e suor Celina
Galinyte, in programma il 21 settembre. Tra i diversi appuntamenti anche
dibattiti, gruppi di lavoro, un pellegrinaggio a Montecassino, culla del
monachesimo benedettino, ed una visita a Castel Gandolfo. (R.R)
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A cura di Fausta Speranza -
Per l’Afghanistan
nuovo importante passo verso la democrazia. Ieri, infatti, per la prima volta
in 36 anni, 6 milioni di cittadini hanno sfidato la minaccia dei talebani,
recandosi alle urne per scegliere i componenti della Camera bassa del
Parlamento ed i rappresentati dei consigli provinciali. I risultati saranno
resi noti solo il 10 ottobre. Ce ne parla Salvatore Sabatino:
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L’attesa partecipazione di massa, cui tanto si
era parlato alla vigilia, non c’è stata. Ad esprimere il proprio voto, infatti,
è stato poco più del 50% degli aventi diritto. Il dato è stato confermato
questa mattina dalla commissione elettorale, la quale ha poi precisato in un
comunicato, che la cifra potrebbe essere rivista nei prossimi giorni, quando le
schede arriveranno nei diversi centri di scrutinio sparsi su tutto il
territorio nazionale. Le ragioni della scarsa affluenza alle urne, il 20 per
cento in meno rispetto alle presidenziali dell'ottobre dello scorso anno, sono
da ricondurre a due elementi da non sottovalutare: l'eccessivo numero di
candidati che si erano presentati nelle diverse circoscrizioni, e le minacce di
attentati da parte dei talebani. Minacce perpetrate pure oggi, all’indomani
della tornata elettorale, definita dalla guerriglia una “farsa messa in piedi
dagli Stati Uniti”. E nel mirino finiscono direttamente
i candidati “imposti da Washington”, uno su tre, secondo il presunto portavoce
dei talebani.
Sull’altro fronte, invece, piovono parole di
apprezzamento nei confronti di un Paese che non andava alle urne
democraticamente da 36 anni. Parole che giungono dallo stesso presidente
afgano, Hamid Karzai, che ieri ha parlato di “evento storico”. A fargli eco, il
segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, secondo cui queste
elezioni “hanno dimostrato la chiara
determinazione degli afgani a perseguire lo sviluppo pacifico e democratico del
loro Paese”. Il presidente americano, George W. Bush, ha, invece, definito le
elezioni di ieri un successo, congratulandosi per “il progresso compiuto dagli
afghani negli anni recenti”. Per i risultati ufficiali, infine, bisognerà
attendere almeno fino al 10 ottobre.
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Un giornalista iracheno che lavorava da circa due anni per
il New York Times è stato rapito e assassinato con colpi d'arma da fuoco da ignoti.
I particolari di questo e di altri episodi di violenza di cui purtroppo si ha
notizia quotidianamente dall’Iraq, nel nostro servizio:
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Il giornalista, Fakher Haydar
al-Tamimi, è stato portato via all’una di notte da uomini in abiti civili,
armati e con il volto coperto da passamontagna, che si sono definiti
poliziotti. Secondo la moglie della vittima, i quattro hanno ammanettato il
giornalista dicendo che volevano interrogarlo, e che l’avrebbero poi riportato
a casa. La verità, invece, parla del macabro ritrovamento del cadavere di
Tamimi, con la testa crivellata di colpi, a 3 km dal centro di Bassora. E poi,
nella scia di sangue che proprio non si interrompe in Iraq, ieri anche un altro
ritrovamento: venti corpi senza vita di uomini, presumibilmente appartenenti
alle forze di sicurezza irachene, nel fiume Tigri vicino a Balad, a nord di
Baghdad. In relazione alla situazione in Iraq, c’è poi una notizia che viene
dalla Francia: sei uomini sono stati fermati in Seine-Saint-Denis, alla periferia
di Parigi, nel quadro dell’in-chiesta sulle organizzazioni che reclutano
volontari della Jihad da inviare nel Paese del Golfo.
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La Corea del Nord, gli Stati Uniti e gli altri quattro
paesi che hanno partecipato ai negoziati di Pechino hanno firmato oggi una
dichiarazione comune che apre la strada al disarmo nucleare di Pyongyang. Nella dichiarazione, la Corea del Nord si
impegna ad ''abbandonare tutte le armi nucleari'' e ''tutti i programmi
nucleari in corso''. Inoltre, Pyongyang annuncia che accetterà il Trattato di
Non Proliferazione Nucleare e, di conseguenza, riaprirà le porte agli ispettori
dell' Onu. In cambio, gli Usa dichiarano di non avere armi atomiche nella
penisola coreana. Washington afferma inoltre di non aver intenzione di
attaccare ''né con armi convenzionali nè con armi nucleari'' il Paese asiatico.
Il nostro servizio:
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Secondo il presidente sudcoreano Roh Moo Hyun, l’accordo è
“un passo di portata storica” che “apre la strada alla stabilizzazione della
penisola coreana”. Secondo il consigliere di Stato cinese, Tang Jiaxua, si
tratta di un documento “equilibrato, soddisfacente per tutti, costruttivo” che
dimostra “grande lungimiranza” e “grande attenzione per la stabilità nell’Asia
del nordest”. In definitiva, sembra importante che i sei: le due Coree, Stati
Uniti, Cina, Giappone e Russia, abbiano firmato lo stesso documento con cui si
impegnano a continuare il confronto. Ma resta il fatto, appunto, che i
negoziati proseguono e che “non saranno facili”. Significativo il commento del
capo dell’agenzia atomica dell’ONU: l’accordo raggiunto viene definito “molto
incoraggiante”. El Baradei sottolinea anche la sua speranza che gli ispettori
dell’ONU possano presto tornare a Pyongyang: è che il risultato raggiunto
dimostra che il dialogo può risolvere le impasse sul tema del nucleare. Ma
sempre oggi ci sono altre dichiarazioni in materia di nucleare del capo
dell’Agenzia atomica dell’ONU. Sono in relazione al fronte caldo dell’Iran: El
Baradei ricorda che è necessaria “una maggiore trasparenza” da parte dell’Iran,
che deve a suo parere rassicurare la comunità internazionale sul suo programma
nucleare. El Baradei, che ha aperto la riunione dell’esecutivo dell’AIEA a
Vienna, ha aggiunto di sperare che riprenda il dialogo tra Teheran e l’Unione
Europea.
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Il governatore della Florida Jeb Bush, fratello del
presidente George W. Bush, ha dichiarato lo stato di emergenza in Florida
ordinando l’evacuazione delle Keys, le isole a sud dello Stato, care ad Ernest
Hemingway, dopo il formarsi, nell’area delle Bahamas, della tempesta tropicale
Rita. Complessivamente, due nuovi sistemi meteorologici sono sotto osservazione
da parte del Centro uragani di Miami: al largo delle Antille ha preso forma la
tempesta tropicale Philippe, ancora lontana dalle isole dai Caraibi e dal
Golfo, ma già piuttosto consistente, e
la tempesta tropicale Rita che potrebbe diventare un uragano. Rita
potrebbe investire in pieno il nord di Cuba nei prossimi giorni per poi passare
a sud della Florida e quindi attraversare il Golfo del Messico, verso il sud
del Texas.
Lo Sri Lanka ha fissato per il 17 novembre le nuove
elezioni presidenziali, il cui vincitore avrà il non facile compito di rendere
stabile la pace con il movimento separatista tamil e gestire con successo la
situazione economica. Su come si presenta il Paese in vista dell’appuntamento
elettorale, il nostro servizio:
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Il Paese, con una popolazione di circa 20 milioni di
abitanti, è guidato attualmente da Chandrika Bandaranaike Kumaratunga, 60 anni,
eletta capo dello Stato per la prima volta nel 1994 e confermata nel 1999, anno
in cui sfuggì a un attentato terroristico che le provocò una lesione a un
occhio. I probabili candidati per le elezioni di novembre sono il premier
Mahinda Rajapakse, uomo di sinistra e fedele della presidente in carica, e Ranil
Wickemesinghe, ex premier e vecchio rivale di Chandrika, del partito nazionale
(centrodestra). Il primo, popolare tra la maggioranza buddista e i marxisti, e
come loro duro con le Tigri tamil (LTTE), è contro la privatizzazione. Il
secondo, più disponibile a un accordo di pace permanente con i tamil, tende a
una politica più liberista in economia. Ma è ritenuto poco popolare tra le
classi medie e i poveri, che lo hanno abbandonato nelle legislative del
febbraio 2004.
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