RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 260 - Testo della trasmissione di sabato 17  settembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Di ritorno dalle zone colpite dall’uragano Katrina, quale inviato del Papa, l’arcivescovo Paul Cordes racconta l’impegno della Chiesa e i bisogni della popolazione

 

E’ necessaria una riforma dell’ONU perché sia più efficiente per la pace e la lotta alla povertà: così il cardinale Angelo Sodano, nell’intervento di ieri al Palazzo di Vetro

 

A conclusione del Convegno “la Sacra Scrittura nella vita della Chiesa”, nel quarantesimo anniversario della Costituzione dogmatica Dei Verbum, l’intervento del cardinale Carlo Maria Martini

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Unità dei cristiani non significa rinunciare alle proprie peculiarità, ma agire in comunione. Così il cardinale Walter Kasper alla Conferenza internazionale “Il dialogo in Europa” in corso a Gniezno, in Polonia

 

Rush finale per la campagna elettorale in Germania. Pronostici incerti tra il cancelliere Schröder e la sfidante Angela Merkel: ai nostri microfoni, Angelo Bolaffi

 

A quattro anni dalla caduta del regime ultraconservatore dei ‘signori della guerra’, domani elezioni parlamentari in Afghanistan: intervista con Francesco Martone

 

Nel Vangelo di domani, la parabola degli operai che ricevono la stessa paga di quanti hanno lavorato meno: la riflessione di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il privilegio di poter seminare la parola di Dio con mezzi moderni, quali la radio, Internet e la televisione: sottolineato dal presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, mons. John Foley, all’incontro in corso a Varsavia della Commissione episcopale europea per i media 

 

Sconcerto a Lucca per il coinvolgimento in un’inchiesta su ricettazione di opere d’arte del direttore del museo diocesano e responsabile dell’Ufficio per l’arte sacra e i beni culturali

 

Celebrati ieri a Turate, in provincia di Como, i funerali di Angelo Redealli, il missionario aggredito e ucciso in Congo Brazzaville dopo aver accidentalmente ucciso con la propria auto una bambina di 3 anni

 

Una cattiva alimentazione nei luoghi di lavoro nuoce alla salute e alla produttività dei lavoratori. E’ l’allarme lanciato, con un rapporto, dall’Ufficio internazionale del lavoro

 

Circa tremila persone hanno partecipato, in un clima di grande commozione, ai funerali del carabiniere Alberto Andreoli, nella cattedrale di San Marco a Latina

 

Le vendite delle copie del catechismo della Chiesa cattolica hanno superato in due mesi, in Italia, le 625 mila copie

 

24 ORE NEL MONDO:

Prolungati a Pechino i negoziati a sei sul disarmo nucleare della Corea del Nord

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

17 settembre 2005

 

NON DOBBIAMO ABBANDONARE GLI STATI UNITI NEL MOMENTO DEL BISOGNO:

IL MONITO DELL’ARCIVESCOVO CORDES AL RIENTRO DELLA SUA MISSIONE

TRA LE POPOLAZIONI COLPITE DALL’URAGANO, QUALE INVIATO DEL PAPA

- Intervista con l’arcivescovo Paul Cordes -

 

E’ rientrato a Roma dagli Stati Uniti l’arcivescovo Paul Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, incaricato da Benedetto XVI di recare testimonianza della sua personale solidarietà insieme con l’aiuto concreto della Chiesa alle popolazioni colpite dall’uragano Katrina, che si è recentemente abbattuto lungo la costa del Golfo del Messico nel sud degli Stati Uniti d’America, in particolare nella zona di New Orleans. Giovanni Peduto ha intervistato il presule sull’esito della sua missione umanitaria:

 

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R. – Sono partito per il delta del Mississippi lo scorso 10 settembre; per quattro giorni ho viaggiato tra Baton Rouge, Biloxi e New Orleans, incontrando le comunità cattoliche, visitando gli sfollati nei quartieri dove vivono ammassati. La presenza personale di un inviato del Papa ha trovato ripetutamente parole di gratitudine in ambito ecclesiale e anche in ambito civile. Sembra, tra l’altro, che il Vaticano sia l’unico Stato al mondo ad avere incaricato un suo esponente di governo di visitare le zone colpite.

 

D. – In questi giorni, quali contatti ha avuto, eccellenza, con personalità degli Stati Uniti?

 

R. – Ho potuto parlare con la governatrice Blanco della Louisiana, e anche con il vice ammiraglio Fed Ellen, a Washington. Lui è incaricato personale del presidente Bush per gli aiuti federali. Ho parlato certamente con i vescovi americani del luogo: mi ha accompagnato tutto il tempo il cardinale McCarrick, arcivescovo di Washington. Avevo contatto anche con i vertici della rete caritativa cattolica locale. La Caritas americana, che si chiama Catholic Charities, sin dai primi giorni dell’emergenza ha messo a disposizione sei milioni di dollari, frutto anche di una colletta di varie Caritas nazionali. La mia visita ha risvegliato nuove attenzioni, per raccogliere altri aiuti materiali. L’area colpita è assai vasta e nelle zone disastrate giungono volontari da ogni parte degli USA. La ricostruzione certamente richiederà mesi e anni. Durante il mio soggiorno ho visto scenari terribili, ma anche gesti di grandissima umanità.

 

D. – E quale impressione ne ha riportato, eccellenza?

 

R. – Molti sono rimasti – non solo fuori dal Paese – impressionati dalla scoperta di una povertà a tratti vergognosa nella ricca America. D’altra parte, non voglio nascondere un mio personale timore: che la superpotenza possa isolarsi e rimanere isolata anche nell’affrontare il disastro. In questo frangente drammatico, gli Stati Uniti non devono essere abbandonati e ciò ci obbliga.  C’è non solo la nostra ‘communio’ con i membri della nostra Chiesa e la nostra solidarietà umana: c’è di più. Ha detto un alto rappresentante che la debolezza vissuta negli Stati Uniti di fronte a questa catastrofe rende sensibili anche per distruggere ogni nostra convinzione di autosufficienza. Così, per me, nel male di questo evento c’è anche la speranza, per molti cittadini, di vedere che il mondo è più grande degli Stati Uniti! Nell’omelia pronunciata nella cattedrale di Baton Rouge l’11 settembre, esattamente quattro anni dopo la distruzione delle Torri Gemelle a New York, ho invitato i cattolici a riflettere sulla dimensione religiosa degli eventi, anche di quelli più luttuosi e catastrofici. Ho tentato di spiegare alla grande congregazione, in parte venuta anche da New Orleans, che la secolarizzazione ci inganna, dividendo la fede, la profondità della nostra fede, dalla vita quotidiana. Ma la fede vuole illuminare ogni momento che viviamo. Dio, infatti, ci accompagna sempre, anche nei momenti più bui, sebbene non lo capiamo. Il credente non deve dubitare mai – così ho detto – che Dio ci ama, e in questa convinzione trova consolazione.

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UDIENZE

 

Il Papa ha ricevuto stamani, nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, il cardinale Friedrich Setter, arcivescovo di Monaco e Frisinga. Benedetto XVI era stato nominato nel 1977 arcivescovo di questa grande diocesi bavarese da Papa Paolo VI.

 

Il Santo Padre ha ricevuto anche alcuni presuli della Conferenza episcopale del Messico, in visita “ad Limina”: mons. Sergio Obeso Rivera, arcivescovo di Jalapa; mons. Rutilo Muñoz Zamora, vescovo di Coatzacoalcos con il vescovo emerito, mons. Carlos Talavera Ramírez; mons. Eduardo Porfirio Patiño Leal, vescovo di Córdoba; mons. Hipólito Reyes Larios, vescovo di Orizaba; mons. Lorenzo Cárdenas Aregullín, vescovo di Papantla; mons. José Trinidad Zapata Ortiz, vescovo di San Andrés Tuxtla con il vescovo emerito, mons. Guillermo Ranzahuer González.

 

 

E’ NECESSARIA UNA RIFORMA DELLE NAZIONI UNITE PER RENDERLE

PIU’ EFFICACI NEL MANTENIMENTO DELLA PACE E NELLA LOTTA ALLA POVERTA’:

COSI’ IL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO, ANGELO SODANO, NELL’INTERVENTO DI IERI AL PALAZZO DI VETRO. LA SANTA SEDE FAVOREVOLE ALL’ISTITUZIONE

 DI UNA COMMISSIONE PER IL PEACEBUILDING. LE ONG CRITICANO

IL DOCUMENTO FINALE DEL VERTICE ONU, APPROVATO NELLA NOTTE

- Con noi, Sergio Marelli -

 

         La riforma delle Nazioni Unite, l’istituzione di una commissione per il peace building e la sfida dello sviluppo dei Paesi poveri: questi i temi chiave affrontati dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, nel suo discorso, ieri, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York, in occasione del Vertice straordinario per il 60.mo anniversario dell’istituzione dell’ONU. Intervenendo a nome di Benedetto XVI, il porporato ha esortato la comunità internazionale a rendere le Nazioni Unite più efficaci per affrontare le sfide del XXI secolo, dal disarmo alla lotta per sradicare la povertà. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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LES PAUVRES NE PEUVENT PAS ATTENDRE… 

 

“I poveri non possono aspettare”: il cardinale Angelo Sodano ha citato il richiamo di Giovanni Paolo II, pronunciato nel suo viaggio apostolico in Cile nel 1987, per sottolineare l’urgenza della sfida dello sviluppo. Il porporato ha avvertito che l’ONU, come ogni realtà umana, mostra i segni del tempo e necessita dunque una riforma della sua struttura. Una riforma che la renda un’organizzazione “capace di prendere delle decisioni e di farle rispettare”. Troppi, infatti, sono “scoraggiati dalle tante promesse fatte ma non mantenute”. Un’organizzazione che “sia attenta alle esigenze dei popoli piuttosto che agli equilibri di potere”. Il segretario di Stato vaticano si è quindi soffermato sulle responsabilità dell’ONU nel mantenimento della pace a livello mondiale. Oggi lo statuto delle Nazioni Unite va integrato con nuovi strumenti giuridici internazionali - ha rilevato il cardinale Sodano - per affrontare problemi quali il disarmo, la lotta al terrorismo e alla criminalità internazionale.

 

LA LONGUE HISTOIRE DES OPERATIONS DE PAIX

 

 “La lunga storia di operazioni di mantenimento della pace con i suoi successi e insuccessi – ha affermato – offrono un’esperienza per sviluppare dei mezzi di azione” più efficaci. Per questo - ha detto il porporato - la Santa Sede è favorevole alla creazione di un organismo come la Peacebuilding Commission, per radicare la pace nei Paesi provati da conflitti. Anche sulla scorta delle tragedie nei Balcani, in Africa e Medio Oriente - ha aggiunto - va “approfondita la questione dell’uso della forza per disarmare l’aggressore”. Nel contesto della riforma dell’ONU - ha dichiarato il cardinale Sodano - la “Santa Sede chiede agli Stati di avere il coraggio di continuare le discussioni sui modi di applicazione e sulle conseguenze pratiche del principio di responsabilità a proteggere”. Ciò affinché “sia posto rimedio in modo opportuno, attraverso l’intermediazione del Consiglio di Sicurezza” a “tutte quelle situazioni nelle quali le autorità nazionali non vogliono o non possono proteggere le loro popolazioni di fronte alle minacce interne ed esterne”.

 

SI L’ON CONSIDERE MAINTENANT LE GRAND THEME DU DEVELOPPEMENT

 

Il Segretario di Stato vaticano ha rivolto così l’attenzione al grande tema dello sviluppo. Il cardinale Sodano si è rallegrato per alcune iniziative di finanziamento allo sviluppo, come quelle prese all’ultimo vertice del G8 a Gleneagles in Scozia. D’altro canto, ha esortato la comunità internazionale a lavorare “per una mobilitazione economica e finanziaria solidale”. In tale contesto, ha ribadito che va risolto il problema del debito estero dei Paesi poveri. Tuttavia - ha proseguito il porporato - le azioni degli Stati ricchi vanno accompagnate da una rinnovata responsabilità da parte dei governi dei Paesi in via di sviluppo, che devono combattere la corruzione ed impegnarsi per l’educazione, la sicurezza e l’assistenza sanitaria. La parte finale dell’intervento del cardinale Sodano è stata dedicata proprio alle minacce alla salute. “Non possiamo – ha detto – offrire una visione ambigua” o “peggio ancora ideologica della sanità”. Per esempio - ha evidenziato il porporato - bisognerebbe “parlare chiaramente di salute delle donne e dei bambini” piuttosto che “utilizzare il termine di salute della riproduzione”.

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E nella notte è stato approvato il documento finale del vertice straordinario dell’ONU. Il testo di 35 pagine istituisce una nuova Commissione di  Peacebuilding, ma appaiono deludenti i passaggi che riguardano gli aiuti allo sviluppo e più in generale l'attuazione degli “Obiettivi del Millennio”. Al microfono di Alessandro Gisotti, il commento di Sergio Marelli, presidente dell’associazione delle ONG italiane, che ha preso parte al Vertice ONU di New YorK:

 

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R. - Le grandi aspettative che avevano accompagnato questo vertice non sono state corrisposte dai risultati, cioè da questo documento finale. In particolare, penso che l’aver tolto tutti i riferimenti quantitativi, le scadenze temporali, avere eliminato anche quel risultato che sembrava veramente possibile alla vigilia del vertice, cioè l’instaurazione di un Consiglio per i diritti umani, lascia un poco l’amaro in bocca per una grande occasione persa per riformare davvero le Nazioni Unite e raggiungere gli Obiettivi del Millennio. Si è parlato moltissimo di lotta al terrorismo, di sicurezza, ma ancora una volta senza, dal mio punto di vista, quel necessario e indissolubile aggancio con la lotta alla povertà.

 

D. – Quindi, un testo che contiene più aspirazioni che decisioni?

 

R. – Sì, che rimanda la palla fondamentalmente all’Assemblea generale per quanto riguarda la riforma delle Nazioni Unite. E sappiamo che il vertice dei capi di Stato aveva proprio un grande significato, perché poteva prendere decisioni, dare orientamenti chiari all’Assemblea generale. Ora, ripartire nel dibattito in Assemblea generale lascia prevedere dei tempi molto lunghi e si comincia a dubitare che possano esserci tempi abbastanza lunghi per rimettere in carreggiata le Nazioni Unite e dare un funzionamento più efficace, più efficiente, a questa organizzazione.

 

D. – Cosa possono fare le Organizzazioni non governative, la società civile attraverso le sue articolazioni, per far sì che si prendano decisioni senza ‘rimpallarsi’ le responsabilità?

 

R. – Nel corso di giovedì mattina c’è stato un Consiglio di sicurezza, al quale ho potuto assistere. Penso che Tony Blair abbia usato un’espressione molto significativa. Ha detto che il terrorismo è ormai diventato un movimento con una ideologia e con una strategia. Ritengo che sia un’affermazione non priva di fondamento. Penso che allora a questo movimento del terrore, della violenza, della violazione dei diritti e della pace e della sicurezza per tutti, la società civile debba continuare a contrapporre un movimento forte, con altrettanta ideologia, con altrettanta strategia, ispirate alla giustizia sociale e alla pace!

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AL CONVEGNO “LA SACRA SCRITTURA NELLA VITA DELLA CHIESA”,

 NEL QUARANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA COSTITUZIONE DOGMATICA DEI VERBUM, L’INTERVENTO DEL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI

 

Si conclude oggi a Roma il convegno “La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa” organizzato nel quarantesimo anniversario della Costituzione Dogmatica Dei Verbum. Ieri pomeriggio l’intervento del cardinale Carlo Maria Martini sul ruolo centrale della Parola di Dio nella vita della Chiesa e l’animazione biblica dell’esercizio pastorale”. Tiziana Campisi ce ne riassume i contenuti:

 

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Il cardinale Carlo Maria Martini ha cominciato la sua relazione ricordando Giovanni Paolo II che nel suo libro “Alzatevi, andiamo” ha voluto parlare ai vescovi come seminatori e servitori della Parola. “La possibilità che noi abbiamo oggi di saziare abbondantemente la fame della Parola di Dio di tanta gente è anche frutto e merito della Dei Verbum”, ha detto. Il porporato ha poi sottolineato l‘importanza del documento quando precisa che la Scrittura insegna fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio ha rivelato per la salvezza dell’uomo. “La lettura dei testi sacri deve essere una lettura fatta sotto l’impulso dello Spirito santo – ha detto – fatta nella Chiesa, nel solco della grande tradizione ecclesiastica, nel quadro di tutte le verità di fede e in comunione con i pastori della Chiesa”.

 

 Il cardinale Martini ha anche ricordato quanto i cattolici, prima del Concilio Vaticano II, fossero lontani dalla Sacra Scrittura ma che la motivazione principale era quella di una certa diffidenza delle autorità ecclesiastiche verso la lettura della Bibbia da parte dei laici. Il movimento biblico, invece, caldeggiava un contatto diretto e una familiarità orante di tutti i fedeli con l’intero testo della Scrittura nella lingua del popolo, tradotta dai testi originali. Secondo il porporato, la lectio divina, ossia la lettura e la meditazione dei testi sacri, rappresenta un antidoto efficace contro l’ateismo pratico della nostra società soprattutto in Occidente, ed è fermento di comunione anche in rapporto alle altre grandi religioni. Il cardinale Martini, a tal proposito, ha raccontato delle numerose persone che a Milano, grazie all’approccio con la Bibbia, hanno poi saputo orientare la loro vita secondo la volontà di Dio nella grande città moderna e secolarizzata. Fedeli e sacerdoti - ha detto - hanno trovato il modo per assicurare l’unità di vita in un’esistenza spesso frammentata e lacerata da diverse esigenze e nella quale era necessario trovare un punto fermo di riferimento.

 

 L’approccio con la Bibbia - ha detto ancora Martini - aiuta ad affrontare una delle più grandi sfide del nostro tempo: quella di vivere insieme come diversi, non solo nella etnia, ma pure nella cultura, senza distruggersi a vicenda e anche senza ignorarsi, rispettandosi e stimolandosi mutuamente per una maggiore autenticità di vita. Cosa che - ha proseguito il porporato - vale per ogni cammino ecumenico e anche per l’incontro tra le grandi religioni che non deve portare né a conflitti né a steccati, ma piuttosto deve spingere uomini e donne sinceramente religiosi a comprendere i tesori degli altri e a far comprendere i propri. Così ciascuno può essere invitato a pervenire ad una maggiore verità e trasparenza di fronte a Dio e alle sue chiamate. In un cuore concentrato sulla Parola - ha concluso il cardinale Martini - è possibile sperare in un rinnovamento della Chiesa.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina: Il cardinale Angelo Sodano è intervenuto al Vertice di Capi di Stato e di Governo durante la 60 Assemblea Generale dell’ONU.

 

Servizio vaticano - Due pagine dedicate alla Giornata mondiale delle Gioventù a Colonia svoltasi un mese fa.

 

Servizio esteri - USA-Russia: Bush e Putin alleati nella lotta contro il terrorismo.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “Lorenzo Valla e Napoli”, il tema di un convegno internazionale.

 

Servizio italiano - In rilievo la legge elettorale. Vertice a vuoto: ancora contrasti nella Cdl. Da Prodi chiusura netta.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

17 settembre 2005

 

 

 

UNITÀ DEI CRISTIANI NON SIGNIFICA RINUNCIARE ALLE PROPRIE PECULIARITÀ,

MA AGIRE IN COMUNIONE. COSÌ IL CARDINALE WALTER KASPER ALLA CONFERENZA

 INTERNAZIONALE “IL DIALOGO IN EUROPA” IN CORSO A GNIEZNO, IN POLONIA

 

Unità dei cristiani non vuol dire rinunciare alle proprie peculiarità, ma agire in comunione per la difesa dei valori e dei principi cristiani in Europa. Così il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, nel discorso di apertura della seconda giornata dei lavori della Conferenza internazionale “Il dialogo in Europa” in corso a Gniezno, in Polonia. Il cammino ecumenico ha compiuto enormi progressi tanto in Occidente, quanto in Oriente, con il riavvicinamento alla Chiesa ortodossa, e l’arcivescovo Hilarion, rappresentante della Chiesa ortodossa russa a Bruxelles, auspica un’immediata unità d’azione per contrastare le istanze anticristiane in Europa. Il servizio del nostro inviato a Gniezno, Stefano Leszczynski:

 

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I cristiani devono lavorare insieme per far riattecchire le radici cristiane dell’Europa e farle germogliare nuovamente. Con questo auspicio il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, si è rivolto alla platea di un migliaio di persone che prendono parte ai lavori della Conferenza internazionale di Gniezno dedicata al dialogo ecumenico ed interreligioso. L’ecumenismo - ha sottolineato il porporato - non ha soltanto una motivazione religiosa o spirituale, ma anche ripercussioni molto concrete sulla vita quotidiana che i cristiani europei sono chiamati ad affrontare. Così anche la tesi dell’integrazione europea è molto più che un problema soltanto economico, è anche un problema ecumenico. I cristiani devono operare su valori comuni ed in unità per poter rinsaldare i principi di diritto e promuovere la pace in tutto il mondo. Non si tratta - ha sottolineato il cardinale Kasper - di fare dell’Europa un ‘club cristiano’, ma di garantire il rispetto dei valori cristiani così come quelli delle altre confessioni e religioni. I cristiani, pertanto, potranno godere appieno della propria libertà soltanto se saranno capaci di porsi in difesa anche delle libertà religiose degli altri. L’Europa non deve solo essere una grande democrazia, ma deve avere anche una forte spiritualità, ha concluso il porporato.

 

Un messaggio questo che è stato pienamente condiviso anche dal vescovo Hilarion, rappresentante della Chiesa ortodossa di Mosca a Bruxelles, che ha auspicato una nuova alleanza tra le due Chiese per far sì che cattolici ed ortodossi possano contrastare le derive liberaliste e la secolarizzazione sempre più forti in Europa. Un’alleanza che dovrà andare molto al di là di quelle che sono le competenze della Commissione teologica mista, cattolica e ortodossa. Forse, per l’unità delle Chiese ortodossa e cattolica dovremo aspettare ancora decenni – ha sottolineato l’arcivescovo Hilarion –, ma nulla ci impedisce di agire nel frattempo come una sola Chiesa per la difesa della cristianità in Europa.

 

Nel pomeriggio i lavori della Conferenza proseguiranno con un dibattito sui rapporti tra Polonia e Germania 40 anni dopo il memorandum congiunto dei vescovi dei due Paesi sul perdono reciproco. Al dibattito prenderanno parte anche l’ex Cancelliere tedesco, Helmut Kohl, e l’ex ministro degli Esteri polacco, Wladislaw Bartoszewski.

 

Da Gniezno, in Polonia, Stefano Leszczynski, Radio Vaticana.

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RUSH FINALE PER LA CAMPAGNA ELETTORALE IN GERMANIA.

PRONOSTICI INCERTI TRA IL CANCELLIERE  SCHROEDER

 E LA SFIDANTE ANGELA MERKEL

- Intervista con Angelo Bolaffi -

 

Lunga maratona elettorale in Germania, dove domani si voterà per il rinnovo del Parlamento federale. Per la prima volta dal dopoguerra i candidati potranno tenere comizi fino alla sera che precede la consultazione. Intanto, è sempre testa a testa tra gli schieramenti. Secondo i più recenti sondaggi, la coalizione cristiano democratica, guidata da Angela Merkel, sarebbe in leggero vantaggio su quella rosso-verde del cancelliere socialdemocratico, Gerhard Schroeder. In questo quadro, nonostante le dichiarazioni contrarie dei due leader, l’ipotesi di una grossa coalizione al governo si fa sempre più vicina. Ne è convinto, al microfono di Eugenio Bonanata, il germanista Angelo Bolaffi:

 

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R. – La grande coalizione, infatti, non la vuole nessuno o soltanto in pochi. Però, se alla fine i voti non ci sono, la grande coalizione si farà. Ovviamente, se a guidarla sarà la Merkel, Schröder non farà parte di questa grande coalizione. A seconda dell’esito elettorale, che è molto incerto, sono possibili tantissime soluzioni di governo. Realisticamente, ne sono possibili, secondo me,  solo due, cioè la vittoria dei democristiani con i liberali oppure una grande coalizione.

 

D. – Tuttavia, come potrà cambiare la politica estera della Germania, pensando soprattutto alla sua posizione in Europa?

 

R. – Schröder ha puntato, in funzione polemica anti-Bush, ad un asse continentale Putin-Chirac. Questo asse, evidentemente, vacilla, per motivi politici – debolezza di Chirac – per motivi etici per il fatto che Putin certamente non sta introducendo le riforme democratiche che aveva promesso ma sta invece incrudelendo la repressione in Cecenia. D’altra parte, è anche vero che la linea Bush, cui la Merkel vorrebbe dare più fiducia, sta incontrando crescenti difficoltà. Dopo il disastro naturale di New Orleans e il disastro politico della guerra in Iraq, il modello Bush vacilla. Sicuramente, la Merkel accentuerà un’attenzione verso la politica dell’Europa unita che - bisogna dire - Schröder a differenza di Fischer non ha particolarmente “curato”.

 

D. – Sono oltre quattro milioni e mezzo i disoccupati nel Paese, e sono concentrati soprattutto nella ex Germania dell’Est, dove ci sono anche salari mediamente più bassi. Secondo lei, i cittadini dell’ex Germania Est si sentono messi da parte dal proprio Stato, o in qualche modo traditi nelle aspettative derivanti dall’unificazione?

 

R. – La Germania, attualmente, è tornata ad essere il più grande esportatore al mondo, quindi l’economia funziona. Il problema è che il processo di razionalizzazione produttiva crea pochissimi posti di lavoro. Di fronte a questo bisogna dire che ogni anno, dalla Germania dell’Ovest alla ex Repubblica democratica di Germania, c’è un trasferimento di ricchezza dell’ordine di 80 milioni di euro: questo ogni anno per 15 anni. Quindi, certo, la disoccupazione è alta, però proprio non si può dire che all’Est si sentano dimenticati, da un punto di vista economico. Certo, c’è un problema di identità, ma questa – come dire – non può darla loro la Germania occidentale. E’ un’identità che i tedeschi dell’Est debbono trovarsi da soli, ritrovando un rapporto con la Germania, che sta diventando un altro Paese grazie anche all’unificazione!

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A QUATTRO ANNI DALLA CADUTA

DEL REGIME ULTRACONSERVATORE DEI ‘SIGNORI DELLA GUERRA’,

DOMANI ELEZIONI PARLAMENTARI IN AFGHANISTAN

- Intervista con Francesco Martone -

 

Nella capitale afghana Kabul, tre poliziotti sono stati uccisi da miliziani fedeli all’ex regime dei talebani, mentre nei pressi di Kandahar, sette guerriglieri sono morti durante un attacco ad un’auto delle forze di sicurezza. Non si placa, dunque, la violenza alla vigilia delle elezioni. Domani, infatti, a quattro anni dalla caduta del regime ultraconservatore dei ‘signori della guerra’, 12 milioni di afghani si recano alle urne per eleggere i membri del futuro Parlamento. Ma che significato può avere oggi parlare di “democrazia” per l’Afghanistan? E’ giusto tentare di esportare modelli politici occidentali per un Paese culturalmente molto diverso? Francesca Fialdini ne ha parlato con il senatore Francesco Martone, segretario della Commissione per i diritti umani del Senato italiano:

 

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R. – La situazione sul campo in Afghanistan è tale da dimostrarci che in effetti tutta questa retorica rispetto all’esportazione di una democrazia di stampo filo-occidentale, di fatto deve fare i conti con questioni più cruciali. Ci sono, da una parte, le condizioni di vita delle popolazioni locali, dall’altro, la necessità di riconoscere che non ci può essere democrazia in un Paese se non si fanno i conti con il passato, se quindi non c’è un processo di rielaborazione della memoria storica, di verità e di giustizia. Non possiamo esportare una democrazia pensando di poterlo fare senza che coloro che dovrebbero fruire di questa democrazia o dei benefici di questa democrazia, non siano messi loro in condizione di essere gli artefici primi di un processo di liberazione e di emancipazione. Quindi, piuttosto che esportare strumenti della democrazia che noi riteniamo essere validi per tutto il mondo, dobbiamo cercare di contribuire ad aprire spazi di agibilità democratica per dare poi la possibilità a quei popoli di poter scegliere la loro via verso una società più giusta e libera. Per quanto riguarda le donne, sono convinto che non basti dire che una percentuale di donne parteciperà alla vita politica del Paese, quando poi, in effetti, non esiste un raccordo tra coloro che rappresenteranno e coloro che dovrebbero essere rappresentati. Tutto ciò  non significa che le donne potranno emanciparsi. Poi, al di là di ogni forma di relativismo culturale o religioso, va compreso il ruolo delle donne storicamente nella società afghana e nella storia afghana, e facendo i conti in termini positivi con quella storia, con quella cultura, dobbiamo comprendere come aiutare loro ad emanciparsi, secondo i loro criteri e le loro aspirazioni.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 18 settembre, XXV Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù racconta la parabola degli operai dell’ultima ora che ricevono dal padrone della vigna la stessa paga di quelli che hanno lavorato l’intera giornata. Un trattamento che suscita critiche e mormorazioni. Gesù parla della bontà di Dio e dell’invidia dell’uomo. Quindi dice:

 

“Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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La parabola degli operai dell’ultima ora fa tirare fuori dal cuore umano antichi rancori e residui di peccato descritti nelle prime pagine del libro della Genesi: la voglia di gestire Dio e di sottometterlo alle nostre categorie e ai nostri criteri. Quando il padrone della vigna dà lo stesso salario a quelli che hanno lavorato solo alla fine della giornata scatta il giudizio su Dio, come se il cuore umano non riuscisse a gioire della bontà di Dio, come se non si fidasse che Lui agisce secondo giustizia.

 

La storia umana è piena di cause che gli uomini intentano contro Dio per il semplice fatto che Dio è buono. La nostra volontà possessiva cozza continuamente contro l’amore sconfinato e misericordioso di Dio. Dalla tentazione del serpente nell’Eden in poi l’uomo continua ad essere tentato sullo stesso punto: non ammettere che Dio sia una persona libera, piegarlo ai nostri piaceri e alle nostre convinzioni, come se noi sapessimo meglio che cosa è il bene per noi.

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CHIESA E SOCIETA’

17 settembre 2005

 

IL PRIVILEGIO DI POTER SEMINARE LA PAROLA DI DIO CON MEZZI MODERNI, QUALI

LA RADIO, INTERNET E LA TELEVISIONE: SOTTOLINEATO DAL PRESIDENTE

DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI,

MONS. JOHN FOLEY, ALL’INCONTRO IN CORSO A VARSAVIA

DELLA COMMISSIONE EPISCOPALE EUROPEA PER I MEDIA 

 

VARSAVIA. = Il privilegio di poter seminare la parola di Dio con mezzi moderni, quali la radio, internet e la televisione: sottolineato dal presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, mons. John Foley, all’incontro in corso a Varsavia della Commissione episcopale europea per i media. Il convegno, che si svolge nel Centro culturale dei Padri Barnabiti, intende analizzare la relazione tra i mezzi di informazione, il linguaggio dei giovani e la trasmissione della fede. Durante la Santa Messa presieduta stamani dall’arcivescovo John Foley, è stato affrontato proprio il rapporto tra il mondo dei media e la diffusione del Vangelo. Nell’omelia il presule, prendendo spunto dalla parabola del seminatore, ha sottolineato il privilegio di poter “seminare la parola di Dio con l’uso dei mezzi più moderni”, aggiungendo che purtroppo gran parte di ciò che seminiamo viene trascurato dalle persone che non aprono i loro cuori alla dimensione religiosa e spirituale. Queste persone – ha spiegato mons. Foley - sono così prese dalle loro vite che il diavolo non permetterà in loro la nascita di domande fondamentali quali: “Perché”; “per quale scopo”; “quale è il mio destino”. La nostra sfida – ha concluso il presule – è quella di rendere il nostro messaggio attraente in modo che la gente possa accogliere il messaggio di Dio. (A.L.)

 

 

SCONCERTO A LUCCA PER IL CONVOLGIMENTO IN UN’INCHIESTA SU RICETTAZIONE

DI OPERE D’ARTE DEL DIRETTORE DEL MUSEO DIOCESANO E RESPONSABILE DELL’UFFICIO PER L’ARTE SACRA E I BENI CULTURALI. MONS GHILARDUCCI,

APPASSIONATO COLLEZIONISTA, HA SOSTENUTO DI AVERE ACQUISTATO IN BUONA FEDE SUL MERCATO ANTIQUARIO LE OPERE RISULTATE RUBATE

 

LUCCA. = Sconcerto nella comunità ecclesiale di Lucca per il coinvolgimento di mons. Giuseppe Ghilarducci in un’inchiesta dei Carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio artistico di Firenze. Mons. Ghilarducci, 70 anni, direttore del Museo della Cattedrale cittadina di San Martino e responsabile dell'Ufficio diocesano per l'Arte sacra e i Beni culturali, è stato accusato di presunta ricettazione. Coinvolti nelle indagini anche cinque antiquari di Firenze e Lucca. A seguito di perquisizioni in abitazioni di cui mons. Ghilarducci aveva disponibilità, i militari dell’Arma hanno rivenuto in mezzo a centinaia di oggetti da collezione - fra cui tovaglie, pizzi e paramenti sacri di ogni epoca, candelabri, inginocchiatoi e molti altri pezzi - un piccolo altare in pietra rubato da una chiesa di Napoli, due pregiatissimi calici rubati in chiese di Roma e Terni, e una tela di Giovanni Marracci della seconda metà del ‘600, che rappresenta la Vergine del Soccorso, scomparsa dalla chiesa di Gello di Pescaglia, nei pressi di Lucca. Mons. Ghilarducci, posto agli arresti domiciliari, ha sostenuto che si è trattato di acquisti fatti in buona fede, in quanto appassionato collezionista e non con la volontà di ricettare opere d’arte rubate, così come hanno riferito i suoi legali. Acquisti “effettuati costantemente sul mercato antiquario e non presso privati o trafficanti”. I legali confidano quindi “in una rimeditazione dell'ipotesi accusatoria da parte degli inquirenti”. (R.G.)

 

 

CELEBRATI IERI A TURATE, IN PROVINCIA DI COMO, I FUNERALI DI ANGELO REDEALLI,

 IL MISSIONARIO AGGREDITO E UCCISO IN CONGO BRAZZAVILLE DOPO AVER

ACCIDENTALMENTE UCCISO CON LA PROPRIA AUTO UNA BAMBINA DI 3 ANNI

 

COMO. = Migliaia di persone hanno partecipato ieri a Turate, in provincia di Como, ai funerali del missionario Angelo Redaelli, vittima lunedì scorso in Congo Brazzaville di un linciaggio a colpi di machete. L’aggressione, avvenuta in un villaggio della diocesi di Owando, è scattata quando il missionario si è fermato a soccorrere una bambina che accidentalmente aveva investito e ucciso con la propria auto. Il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, ha invitato nell’omelia tutti i fedeli ad aprire il cuore alla convinzione che il missionario “sia giunto al compimento massimo della sua vocazione, con un servizio d’amore per gli altri fino alla donazione della propria vita”. Nato il 19 maggio 1965 a Tradate, in provincia di Varese, fra’ Angelo Redaelli nel 1992 aveva fatto la professione dei voti e nel 1995 era stato ordinato sacerdote. Prima di intraprendere l’esperienza missionaria in Congo Brazzaville, si era laureato in teologia morale ed era stato cappellano presso gli “Ospedali Civili” di Brescia. (A.L.)

 

 

UNA CATTIVA ALIMENTAZIONE NEI LUOGHI DI LAVORO NUOCE ALLA SALUTE E ALLA PRODUTTIVITÀ DEI LAVORATORI. E’ L’ALLARME LANCIATO, CON UN RAPPORTO, DALL’UFFICIO INTERNAZIONALE DEL LAVORO

 

GINEVRA. = Il mondo è colpito da un’emergenza alimentare di proporzioni gigantesche: la malnutrizione, una piaga che colpisce circa un miliardo di persone nei Paesi in via di sviluppo. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Ufficio internazionale del lavoro (ILO) che propone anche un altro dato: negli Stati ricchi una persona su sei è obesa o in sovrappeso. Lo studio, il primo ad analizzare le abitudini alimentari sui luoghi di lavoro, sottolinea come una migliore alimentazione accrescerebbe il tasso di produttività prevenendo malattie croniche. Le aree sviluppate e le zone povere del mondo sono caratterizzate, nonostante gli stridenti contrasti, da un fenomeno comune: un’alimentazione spesso non adeguata. Nei Paesi in via di sviluppo, questa emergenza si traduce in un circolo vizioso che non rompe il legame tra una dieta povera e una bassa produttività. La carenza di ferro, che coinvolge quasi la metà della popolazione mondiale, riduce infatti le capacità cognitive dei lavoratori e di conseguenza diminuisce la produttività. Paradossalmente, diverse cause, ma stessi effetti nocivi per la produttività e per la salute, si registrano nei Paesi ricchi. In particolare negli Stati Uniti, dove più dei due terzi della popolazione è in sovrappeso e un regime alimentare sproporzionato provoca un aumento delle spese sanitarie e può ridurre la produttività del 20 per cento. Troppo spesso – si legge inoltre nel rapporto – l’alimentazione sul lavoro è percepita come una questione secondaria. Le mense offrono cibo mediocre, i distributori automatici propongono generalmente alternative poco salubri e i ristoranti di quartiere spesso si rivelano cari. Nel 2001 le malattie non trasmissibili legate ad uno sbagliato regime alimentare, hanno superato il 46 per cento di tutte le patologie ed hanno causato il 60 per cento dei decessi. (A.L.)

 

 

E’ IMPORTANTE TROVARE LA VERITA’ DI QUANTO ACCADUTO ANCHE SE PER IL CREDENTE C’E’ SEMPRE LA VERITA’ DEL VANGELO:

COSI’ IL VESCOVO DI LATINA AI FUNERALI DEL CARABINIERE ALBERTO ANDREOLI, NELLA CATTEDRALE DI SAN MARCO,

PRESENTI 3000 PERSONE

 

LATINA. = “E’ importante trovare la verità e siamo certi che il lavoro della magistratura ci consentirà di conoscerla, anche se il nostro spirito di credenti ci spinge ad andare oltre, a trovare risposte nel Vangelo”. E’ un passo dell’omelia pronunciata nella cattedrale di San Marco dal vescovo di Latina, mons. Giuseppe Petrocchi, durante i funerali di Alberto Andreoli, il carabiniere morto mercoledì scorso per l’esplosione di un ordigno nella caserma in cui prestava servizio. Alla cerimonia hanno partecipato oltre tremila persone, molte delle quali rimaste fuori dalla chiesa. Le esequie, precedute da un picchetto d’onore, sono state caratterizzate da un’atmosfera di commozione, interrotta da un lungo applauso che ha accompagnato l’uscita del feretro. Sono stati molti i momenti toccanti della funzione e durante uno di questi, il vescovo di Latina ha detto: la morte del carabiniere “non è un naufragio nel vortice del nulla, ma il passaggio verso la gioia immensa del Paradiso”. Ai funerali, hanno partecipato anche diverse autorità, tra le quali il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, il Capo della polizia Gianni de Gennaro, il presidente della Regione Lazio Piero Marazzo e i sindaci di vari comuni. (R.R)

 

 

LE VENDITE DELLE COPIE DEL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

HANNO SUPERATO IN DUE MESI, IN ITALIA, LE 625 MILA COPIE

 

ROMA. = Nei mesi di luglio e di agosto sono state vendute in Italia oltre 625 mila copie del Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, delle edizioni San Paolo. A questo importante dato bisogna aggiungere le vendite delle versioni dell’edizione tascabile, oltre 540 mila. Nonostante il numero elevato di copie vendute, il successo editoriale è stato ignorato da molti quotidiani e il libro non compare nella classifica di quelli più venduti. Chi rileva i dati sia in forma telematica che in forma diretta dalle librerie – spiega all’Agenzia ‘Zenit’ il responsabile del marketing e della comunicazione delle edizioni San Paolo, Alberto Porro - non tiene conto delle copie del Compendio vendute nelle librerie religiose e attraverso la grande distribuzione. “Si tratta di criteri accettati ma difficili da comprendere”, ha osservato Porro sottolineando che il mondo dei media non si sofferma su un altro dato emblematico: la vendita, ogni anno, di oltre un milione e mezzo di volumi della Bibbia. L’attuale responsabile dei periodici della San Paolo ha aggiunto, infine, che il sistema di rilevazione della vendita dei libri “guarda ai funghi che crescono nel bosco, ma non si accorge degli alberi più grandi”. Il Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica è stato presentato da Papa Benedetto XVI lo scorso 28 giugno e propone, attraverso la tecnica della domanda e della risposta, i contenuti della fede cristiana nella loro integrità e completezza. (A.L.)

 

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24 ORE NEL MONDO

17 settembre 2005

 

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

Medio Oriente. L’Autorità Nazionale Palestinese ha chiesto ad Israele di non interferire nelle prossime elezioni legislative che dovrebbero tenersi in gennaio. La richiesta arriva dopo che il premier israeliano Sharon ha minacciato di boicottare le consultazioni se fra i candidati ci saranno esponenti di Hamas. Sempre sul piano diplomatico, è stato confermato l’incontro a New York, ad inizio ottobre, tra Sharon ed il presidente palestinese Abu Mazen. Sul terreno, intanto, i servizi di sicurezza palestinesi hanno dispiegato 1.500 agenti a Rafah, lungo il confine tra l'Egitto e la Striscia di Gaza. Si tratta di un primo passo per chiudere la frontiera dove, dopo il ritiro delle truppe israeliane, migliaia di persone erano passate illegalmente. Per evitare che avvenga lo stesso in territorio ebraico, anche Israele ha adottato misure severe. Rimane, dunque, incandescente la situazione nei Territori. Ce ne parla Aldo Baquis, dell’Ansa di Tel Aviv, intervistato da Antonella Palermo:

 

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R. – La zona più calda in questo momento è nel sud della Striscia di Gaza, nella zona della città di Rafah: c’è una situazione di grande ebollizione perché è una città divisa in due settori dagli Accordi di pace israelo-egiziani del 1982. Il settore più a sud, che si trova geograficamente nel Sinai settentrionale, è separato dall’altro settore, quello palestinese, che si trova nella Striscia. Ci sono famiglie che sono state divise per anni fisicamente, pur essendo molto vicine geograficamente. La voglia di riallacciare contatti sociali ed umani è comprensibile. Certo, si è creata nell’ultima settimana una situazione di assoluta anarchia nella zona di Rafah, dove i gruppi armati dell’Intifadah hanno preso il controllo della situazione. I miliziani di Hamas hanno aperto  brecce nella barriera di confine per consentire il libero flusso della popolazione tra i due settori di Rafah, e quindi Israele avanza richieste urgenti all’Egitto e all’Autorità nazionale palestinese affinché riportino l’ordine su quella frontiera e impediscano l’afflusso di terroristi, di armi e munizioni che potrebbero essere utilizzati subito dopo contro obiettivi israeliani. La situazione resta quindi ancora in bilico, in quella zona.

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Restiamo in Medio Oriente. Sono stati rilasciati i due pastori libanesi catturati dai soldati israeliani nella zona contesa delle Fattorie di Shebaa, occupata dallo Stato ebraico nel 1967 e rivendicata dal Libano. Intanto, si aggrava il bilancio dell'attentato avvenuto ieri sera in un quartiere cristiano a Beirut. Si contano 22 feriti, di cui uno in condizioni gravi, e un morto. La carica era composta da diversi chili di esplosivo. Si tratta del dodicesimo attacco dinamitardo nel Paese dal 14 febbraio scorso, quando fu assassinato l’ex premier Rafik al-Hariri.

 

Iraq. Almeno nove corpi di persone, uccise a sangue freddo, sono stati rinvenuti dalla polizia locale in diversi punti della capitale, Baghdad. I cadaveri sono stati ritrovati bendati e con mani e piedi legati dietro alla schiena. Al momento nessuna delle salme è stata identificata. Sangue anche a Baquba, dove un civile iracheno è rimasto ucciso e altri 17 feriti nella deflagrazione di un’autobomba vicino ad una scuola nel centro della città.

 

Andranno avanti anche domani i colloqui a sei sul disarmo nucleare della Corea del Nord. Pechino ha quindi deciso di prolungare l'ultimatum, dopo che   aveva chiesto alle altre delegazioni di pronunciarsi entro oggi su un documento comune. Ai negoziati partecipano le due Coree, la Cina, il Giappone, gli Stati Uniti e la Russia. L’incontro di ieri, intanto, è stato segnato dal rifiuto da parte di Pyongyang della bozza cinese sulla denuclearizzazione nordcoreana definita troppo vicina alle posizioni americane. Ce ne riferisce Chiaretta Zucconi:

 

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Pyongyang definisce ‘inaccettabile’ la bozza dell’accordo sulla denuclearizzazione della penisola coreana proposta dalla Cina poiché – affermano fonti diplomatiche nordcoreane – “ricalca la posizione di Washington”. Nella bozza si parla della possibile costruzione di un reattore ad acqua leggera richiesto dai nordcoreani, a condizione che Pyongyang abbandoni tutti i programmi di sviluppo nucleare, torni al Trattato di non proliferazione    atomica e accolga le ispezioni dell’AIEA. Dopo la bocciatura della Nord Corea, è arrivato anche il giudizio delle altre delegazioni partecipanti ai colloqui a sei, tutte insoddisfatte – chi per un verso, chi per l’altro – con il documento. E’ quindi probabile che le consultazioni in corso si concludano entro uno o due giorni senza il rilascio di alcuna dichiarazione congiunta.

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Continuano gli scontri in Cecenia tra indipendentisti e polizia. Nelle ultime 24 ore sono stati uccisi dalla guerriglia sette poliziotti, cinque durante un conflitto a fuoco nella zona di Vedeno e gli altri due in un agguato a Grozny. Altri cinque agenti sono rimasti feriti in modo grave. Le autorità russe hanno annunciato, inoltre, l'uccisione di Akhmad Avdorkhanov, uno dei leader della guerriglia separatista cecena, senza specificare le circostanze della sua morte. In passato, Avdorkhanov era stato il responsabile della sicurezza di Aslan Mashkadov, ex presidente della repubblica caucasica, assassinato dalle truppe federali russe nel marzo scorso.

 

Algeria. Due integralisti islamici armati e quattro membri delle forze di sicurezza sono rimasti uccisi in diversi attacchi terroristici. È quanto hanno riportato, oggi, molti quotidiani locali nelle loro edizioni on-line, precisando che due “patrioti” - così sono chiamati i membri dei gruppi di autodifesa formati spontaneamente da civili per proteggersi dalle violenze delle milizie fondamentaliste - sono stati sgozzati ieri mattina nella regione di Skikda, 510 km a est della capitale Algeri.

 

In un’intervista alla televisione americana ABC, il presidente del Venezuela, Ugo Chavez, ha detto che gli Stati Uniti hanno un piano, denominato “piano Balboa”, per invadere il suo Paese. Chavez ha anche precisato di essere in possesso di documenti in cui è specificato il numero di bombardieri e di navi da impiegare nell’invasione.

 

Nuovi negoziati di pace sono stati annunciati, all’assemblea dell’ONU, dal ministro degli Esteri sudanese Osmam Ismal per porre definitivamente fine alla crisi che ha investito il Darfur, provincia occidentale del Sudan. Dal 2003 la regione è stata teatro di violenti scontri, fra i guerriglieri arabi filo-governativi e le popolazioni locali. Sono morte decine di migliaia di persone.

 

Elezioni parlamentari in Nuova Zelanda. Il Partito Laburista del premier uscente, signora Helen Clark, ha vinto la sfida con il Partito Nazionale ottenendo il 40,6 per cento dei voti. Lo schieramento conservatore si è aggiudicato, invece, il 39,7 per cento dei consensi. La consultazione ha interessato circa tre milioni di elettori.

 

 

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