RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
259 - Testo della trasmissione di venerdì 16 settembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Riparte la
Carovana internazionale antimafie: ai nostri microfoni don Luigi Ciotti
CHIESA E SOCIETA’:
Burkina
Faso: ad ottobre aprirà la terza università pubblica
“I palestinesi
hanno diritto ad uno Stato”: così, ieri Sharon al Vertice ONU
In
Germania, a due giorni dal voto, i sondaggi danno i cristiano democratici di
Angela Merkel in vantaggio sui socialdemocratici del cancelliere Gerhard
Schroeder
Entro tre anni, la Cina diventerà il secondo esportatore al mondo: lo
afferma l’OCSE
16 settembre 2005
SOLO
CHI SI PONE IN ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO
PUO’
DIVENTARNE UN ANNUNCIATORE:
COSI’
IL PAPA AL CONGRESSO PER IL 40.MO DELLA “DEI
VERBUM”.
BENEDETTO
XVI INVITA I FEDELI ALLA LETTURA ASSIDUA DELLA BIBBIA E RICORDA:
LA
PAROLA DI DIO NON INVECCHIA MAI,
PER
QUESTO LA CHIESA DEVE SEMPRE RINNOVARSI E RINGIOVANIRE
“Solo chi si pone innanzitutto in ascolto della Parola può
poi diventarne annunciatore” perché quella che si deve insegnare non è una
“propria sapienza ma la sapienza di Dio”.
E’ quanto ha detto stamane a Castel Gandolfo il Papa ai partecipanti al
Congresso Internazionale sulla Sacra Scrittura, in corso a Roma per il 40°
anniversario della Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione “Dei Verbum”. Si tratta - ha detto
Benedetto XVI - di “uno dei documenti più importanti del Concilio Vaticano II”.
Il Pontefice ha invitato tutti alla lettura assidua della Bibbia perché, come
dice San Girolamo, chi ignora le Sacre Scritture ignora Cristo. La Parola di
Dio - ha poi sottolineato - “non
invecchia mai” e per questo “la Chiesa deve sempre rinnovarsi”. Ma ascoltiamo
il servizio di Sergio Centofanti:
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Il Papa ricorda di essere stato tra i testimoni della
elaborazione 40 anni fa della “Dei Verbum”, partecipando “in prima persona come giovane teologo alle vivaci
discussioni che l’accompagnarono”. La Costituzione conciliare – sottolinea
Benedetto XVI – si apre con una frase di profondo significato: “In religioso
ascolto della Parola di Dio e proclamandola con ferma fiducia”. La
Chiesa, infatti, “è una comunità che
ascolta ed annuncia
“La Chiesa non vive di se stessa ma del
Vangelo e dal Vangelo sempre e nuovamente trae orientamento per il suo cammino.
È una annotazione che ogni cristiano deve raccogliere ed applicare a se stesso:
solo chi si pone innanzitutto in ascolto della Parola può poi diventarne
annunciatore. Egli infatti non deve insegnare una sua propria sapienza, ma la
sapienza di Dio, che spesso appare stoltezza agli occhi del mondo”.
“La Chiesa – ha affermato il Papa - sa bene che Cristo vive nelle Sacre
Scritture” e proprio per questo “ha
sempre tributato alle Divine Scritture una venerazione simile a quella
riservata per il Corpo stesso del Signore”, tanto che san Girolamo poteva dire che “l’ignoranza delle
Scritture è ignoranza di Cristo”. Quindi ribadisce che “Chiesa e Parola di Dio
sono tra loro inscindibilmente legate” perché, come dice San Pietro, «nessuna
Scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione”.
Benedetto XVI ricorda
che “in questi ultimi tempi, grazie anche all’impulso impresso dalla
Costituzione dogmatica Dei Verbum, é
stata più profondamente rivalutata l’importanza fondamentale della Parola di
Dio”:
“E’ derivato da
ciò un rinnovamento nella vita della
Chiesa, soprattutto nella predicazione, nella catechesi, nella teologia, nella
spiritualità e nello stesso cammino ecumenico. La Chiesa deve sempre rinnovarsi e ringiovanire e
In questo
contesto il Papa ha raccomandato l’antica tradizione della Lectio divina:
“L’assidua lettura della Sacra Scrittura
accompagnata dalla preghiera realizza quell’intimo colloquio in cui, leggendo,
si ascolta Dio che parla e, pregando, Gli si risponde con fiduciosa apertura
del cuore. Questa prassi, se efficacemente promossa, recherà alla Chiesa - ne
sono convinto - una nuova primavera spirituale. Quale punto fermo della
pastorale biblica,
Il Papa
infine ha espresso un auspicio:
“Che
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E’ la scarsità di traduzioni della Bibbia nelle lingue o
negli idiomi locali a impedire un’ampia diffusione del testo sacro in Africa.
Dal Congresso internazionale sulla Dei
Verbum, l’arcivescovo di Abuja, in Nigeria, John Onayekan, ha lanciato ieri
una richiesta di aiuto durante un intervento articolato, durante il quale il
presule ha toccato anche i temi del rapporto con la Bibbia tra i convertiti
dall’islam e dell’opportunità di indire un Sinodo dei vescovi dedicato alla
Parola di Dio. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis.
**********
Costa troppo tradurre una Bibbia in un dialetto africano e
in pochi vi si dedicano perché rende poco: il risultato è che, nel continente,
a conoscere i libri fondamentali della fede cristiana sono pochi privilegiati,
che devono poter contare su catechisti bi-trilingue in grado, per esempio, di
tradurre un brano sacro dall’inglese in quella che è la seconda e talvolta la
terza lingua di chi ascolta. A scattare una preoccupata istantanea del rapporto
tra Bibbia e Chiesa in Africa, al Convegno sulla Dei Verbum, è stato mons. John Onayekan, che ha subito messo in
chiaro il fatto che la “Bibbia – ha detto – deve ancora essere tradotta nella
maggior parte delle lingue del mondo”. Oltre alle difficoltà legate alla
pubblicazione di traduzioni negli idiomi etnici, in Africa si incontra anche un
altro tipo di ostacolo, che il presule ha ammesso con franchezza: “Spesso – ha
dichiarato - sono gli stessi vescovi ad ostacolare la traduzione nelle lingue
locali, un segno evidente di come le indicazioni del Concilio Vaticano II e la
stessa Dei Verbum fatichino ad essere
accettate dalla Chiesa”. C’è riluttanza, ha aggiunto, “a collaborare nelle
traduzioni con le altre Chiese cristiane” e giacché quelle protestanti ricevono
sovvenzioni per questo lavoro, sono le Bibbie da loro edite ad essere le più
accessibili anche per i cattolici.
Una disamina schietta, dunque, che ha toccato un altro
punto delicato: le traduzioni per i non cristiani. Mons. Onayekan ha preso ad
esempio la situazione e le difficoltà
presenti nel suo Paese: “In Nigeria – ha raccontato - ci sono alcuni musulmani
che si stanno convertendo al cristianesimo senza aver mai sentito predicare,
soltanto ascoltando i commenti alla Bibbia. Ora - ha spiegato - si stanno
facendo anche traduzioni della Bibbia in arabo, cosa che viene vista male dai
fanatici musulmani, che lo ritengono una sorta di inganno. Dicono che la gente
pensa di leggere il Corano e invece si trova la Bibbia”. Da uno spaccato poco
confortante, l’arcivescovo di Abuja è passato ad una proposta concreta:
utilizzare lo “strumento importantissimo” dei Sinodi episcopali – che già in
passato, ha ricordato, ha permesso di rilanciare alcuni grandi temi del
Vaticano II – dedicando un’assise dei vescovi alla Parola di Dio, l’altro
caposaldo della fede cristiana insieme all’Eucaristia. “Penso che
rappresenterebbe una ventata d’aria fresca - ha commentato mons. Onayekan - e
una nuova ondata di entusiasmo di cui la chiesa del terzo millennio ha
bisogno”.
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ALTRE
UDIENZE
Sempre stamane, nel Palazzo
Apostolico di Castel Gandolfo, il Papa ha ricevuto alcuni presuli della Conferenza Episcopale del Messico, in visita "ad
Limina": mons. Lázaro Pérez Jiménez, vescovo di Celaya; mons. José
de Jesús Martínez Zepeda, vescovo di Irapuato ; mons. Rodrigo Aguilar
Martínez, vescovo di Matehuala ; mons. Mario De Gasperín Gasperín, vescovo
di Querétaro ; mons. Ramon Martínez Flores, amministratore diocesano di
Tehuacan.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il
titolo "La Chiesa deve sempre rinnovarsi e ringiovanire attraverso la
Parola di Dio che non invecchia ami": Bendetto XVI ai partecipanti al
Congresso internazionale per il 40,mo anniversario della Costituzione dogmatica
sulla Divina Rivelazione "Dei Verbum".
Servizio vaticano - Una
pagina dedicata alla visita del cardinale Crescenzio Sepe in Azerbaigian.
Servizio estero - Medio
Oriente: Dalla tribuna della 60.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite,
Sharon afferma il diritto dei palestinesi alla libertà e a uno Stato sovrano.
Servizio culturale - Un
articolo di Giuseppe Costa dal titolo "L'insuperata capacità di ritrarre
la malinconica maschera della bellezza": i grandi fotografi del passato -
Ghitta Carrel (1899-1972)
Servizio italiano - In
rilievo la finanziaria: esclusi tagli alla spesa sanitaria; il governo
smentisce voci sulla bozza.
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16 settembre 2005
LA
SFIDA DEL RAPPORTO CON LE ALTRE RELIGIONI:
MESSAGGIO
DI BENEDETTO XVI AL SESTO CONVEGNO INTERNAZIONALE DI GNIEZNO,
INTITOLATO
“L’EUROPA DEL DIALOGO”
-
Intervista con mons. Hnryk Muzynski -
Unità dei cristiani e capacità di dialogo con tutte le
realtà della vita sociale, politica, culturale e religiosa. Questi i temi guida
della prima giornata di lavori alla Conferenza internazionale di Gniezno, in
Polonia, intitolata “l’Europa del Dialogo”. In mattinata, si sono avuti gli
interventi del primate di Polonia, il cardinale Jozef Glemp, dell’arcivescovo
ortodosso di Wroclaw e Szczecin, Jeremiasz, presidente del Consiglio ecumenico
polacco, e dell’arcivescovo di Gniezno, Hnryk Muzynski, che ha dato lettura del
messaggio inviato da Benedetto XVI. Da Gniezno, il servizio del nostro inviato,
Stefano Leszczynski.
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E’ entrata subito nel vivo questa VI edizione del Convegno
internazionale di Gniezno, cui prendono parte oltre 800 rappresentanti di
movimenti e associazioni cristiane, dell’Unione Europea e delle tre religioni
monoteiste, della Santa Sede e della Chiesa ortodossa. Nel corso della
preghiera comune tra cattolici ortodossi ed evangelici, è stata subito
sottolineata l’importanza di valori comuni come quello della famiglia naturale
e santificata nel matrimonio, anticipando così uno dei grandi temi in
discussione, e cioè quello del dialogo dei cristiani con il mondo laico e
politico. Un appello al rispetto della diversità attraverso il dialogo è giunto
dal primate di Polonia, il cardinale Josef Glemp, che ha sottolineato il grande
valore della crescita comune sia in senso spirituale che nell’ambito della
comune casa europea. Ci vuole coraggio – ha detto – e apertura perché il
dialogo possa creare una realtà nuova, soprattutto in Europa. Per l’arcivescovo
Jeremiasz, presidente del Consiglio ecumenico polacco, l’amore verso tutti
generato dal dialogo può contribuire a risolvere quei conflitti che sono stati
generati dalle diversità.
Nel suo messaggio ai partecipanti alla Conferenza,
Benedetto XVI ha sottolineato le difficili sfide che i cristiani devono
accettare tanto nella vita pubblica, quanto in quella spirituale e nel
confronto con le altre realtà religiose. Un particolare saluto il Santo Padre
lo rivolge ai non cristiani presenti ai lavori di Gniezno, che definisce una
vera e propria scuola di dialogo per le comunità dell’Europa. Una nota
particolare che emerge dal messaggio del Papa è il suo rammarico per non aver
potuto soddisfare l’invito a prendere parte ai lavori, invito che gli era stato
rivolto e che lui aveva accettato prima della sua elezione al soglio
Pontificio. La mattinata si è conclusa con una preghiera dedicata a Giovanni
Paolo II e a Frére Roger fondatore della comunità di Taizé ricordando il loro
instancabile impegno ecumenico ed interreligioso.
Da Gniezno, in Polonia, Stefano Leszczynski, Radio
Vaticana.
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Durante il Pontificato di Giovanni Paolo II, la Polonia è
stata più volte chiamata in causa da Papa Wojtyla come via di collegamento del
cristianesimo tra Est e Ovest. Un ruolo e una responsabilità che la Chiesa
locale sente sempre molto vivi, come conferma il vescovo di Gniezno, Hnryk
Muzynski, intervistato da Stefano Leszczynski:
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R. – Noi ci sentiamo come un ponte tra Oriente ed
Occidente, perché la nostra cultura è sì occidentale, ma non dimentichiamo che
Sant’Adalberto è venuto qui per prepararsi alla missione nella Chiesa
orientale. Giovanni Paolo II è venuto a Gniezno per lanciare, proprio da qui,
il messaggio per l’unità europea. Ed è venuto due volte. Si tratta di un
messaggio certamente fondamentale per l’unità di tutta l’Europa. Noi tutti ci
sentiamo eredi di questo messaggio.
D. – Al VI Convegno europeo a Gniezno, c’è stato un
crescendo di impegno: quali sono i risultati più immediati che vi aspettate da
questo dialogo?
R. – Direi che si tratta di un dialogo multiforme, un
dialogo cioè interreligioso ed ecumenico. Per la prima volta, in terra polacca,
ci rincontriamo con ebrei, musulmani e cristiani. Finora, non vi era un dialogo
interreligioso. La situazione in Polonia, che è un Paese a maggioranza
cattolica, è molto diversa rispetto ad altri Paesi europei. Ci sentiamo in
qualche modo obbligati verso le altre Chiese ed è per questo che è necessario
un dialogo interreligioso, come è necessario anche un dialogo con la cultura
moderna - in gran parte laicista – ma anche con la vita pubblica e con la
politica.
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TRA LE MINACCE DI ATTENTATI E L’UCCISIONE DI 7 CANDIDATI,
SI E’ CHIUSA LA CAMPAGNA ELETTORALE IN
AFGHANISTAN,
DOMENICA ALLE URNE PER LE
LEGISLATIVE
- Intervista con
Alberto Negri -
In un clima di tensione si è chiusa la
campagna elettorale in Afghanistan, per le storiche votazioni legislative e
provinciali di domenica. Le forze talebane hanno lanciato un ultimo appello,
chiedendo alla popolazione di non andare a votare e denunciando le elezioni
come “un complotto americano”, ma soprattutto annunciando attentati contro le
forze straniere. Alle minacce si è aggiunto, inoltre, l’assassinio di un
candidato al futuro Parlamento: il settimo dall'inizio della campagna
elettorale. Ma come sta vivendo la popolazione afgana questa importante
vigilia? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato del Sole 24
ore a Kabul:
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R. – C’è attesa perché queste elezioni sono vissute con
partecipazione, in giro per le strade: non solo a Kabul ma anche nelle
province, e questo è interessante, si vedono migliaia e migliaia di manifesti
dei candidati, dovunque. C’è anche, però, un clima di timore, di paura che è
quello che si vive sempre in questi appuntamenti in Afghanistan, e che è
comunque il leit-motiv della vita quotidiana in un Paese dove, dopo la caduta,
nel 2001, del regime dei talebani, la guerriglia però non ha smesso di colpire.
D. – Il fatto che tra i candidati ci siano tante
personalità dal passato non troppo limpido, per di più con ottime possibilità
di essere elette, non condizionerà il futuro del Paese?
R. – Il futuro del Paese in effetti è presente,
soprattutto è già condizionato da questi personaggi: “Signori della guerra”,
capi delle milizie, ex talebani che si sono riciclati, e sono presenti
abbondantemente in tutte le liste ma rappresentano anche proprio coloro che
hanno in mano, comunque, spesso e volentieri il potere reale in questo Paese
perché – ricordiamolo – il presidente Kharzai non ha una vera e propria base
elettorale, anche se è stato eletto l’ottobre scorso. Ma non ha un partito, non
ha un vero e proprio seguito suo, e quindi è evidente che in un Paese già così
frammentato e diviso, siano poi a prevalere le spinte etniche e religiose.
D. – Si temono brogli e di fatto sono pochi gli
osservatori internazionali che vigileranno su questa tornata elettorale.
Secondo te, i risultati potranno comunque essere considerati attendibili?
R. – Bisogna vedere prima di tutto che cosa si intende per
elezioni, democrazia, credibilità in un Paese come l’Afghanistan. Queste tre
parole possono avere un determinato significato per noi e qui uno completamente
opposto, diverso. Innanzitutto, gli osservatori internazionali sono pochissimi:
coprirebbero neanche un 40.mo del territorio dell’Afghanistan che è molto
vasto, montuoso e tortuoso e quindi difficile da raggiungere. Quindi, c’è una
difficoltà reale a controllare se queste elezioni siano o meno regolari. Poi,
in secondo luogo, queste elezioni si svolgono in uno stile afghano, perché è
vero che i candidati sono oltre 5.800, ma è anche vero che queste elezioni si
svolgono, appunto, secondo le regole settarie, etniche e tribali di un Paese
dove ognuno ha sempre votato, e continuerà a votare ancora per molto tempo, per
la propria etnia, per la propria tribù di appartenenza!
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RIPARTE
TRA POCHI GIORNI LA CAROVANA INTERNAZIONALE ANTIMAFIE
- Ai
nostri microfoni don Luigi Ciotti -
Oltre 2500 morti in Italia a causa della mafia
negli ultimi 10 anni. Ma in questo sistema economico globale le mafie si sono
internazionalizzate e i traffici illeciti e i commerci criminali sono un triste
fenomeno anche fuori dei confini italiani. E’ quanto è emerso dalla conferenza
“La Carovana internazionale antimafie, in viaggio per i diritti, la democrazia,
la giustizia sociale”, presentata ieri
a Roma. Obiettivo dell’iniziativa è quello di non abbassare mai la guardiA sul
problema della mafia ed esprimere solidarietà a quanti sono impegnati nel
combattere Cosa Nostra e continuano nel segno del cambiamento. Il servizio di
Francesca Smacchia.
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La Carovana internazionale antimafia si rimette in
marcia e dal 20 settembre al 15 dicembre sarà pronta ad intraprendere un
viaggio lungo e difficile, ma pieno di impegno e solidarietà per quanti
vogliono andare avanti con nuovi progetti per lottare contro la mafia, e
arrivare insieme a costruire una società di giustizia. La meta non è dunque
solo contrastare la mafia ed i poteri criminali, ma anche contribuire a creare
più giustizia e più legalità. Questo progetto nasce in Sicilia, nel 1994, per
mantenere alta l’attenzione sul fenomeno mafioso, denunciandone intrecci e
connivenze. Tuttavia, negli anni il percorso della Carovana si è spostato su
tutta la penisola italiana. Quest’anno, ha rafforzato il suo carattere
internazionale e toccherà zone dei Balcani, la Svizzera, la Francia e il
Maghreb per combattere le mafie internazionalizzate. Quali saranno le
iniziative più significative di questa edizione? Don Luigi Ciotti, presidente
dell’Associazione “Libera”:
R. – L’iniziativa più
significativa è la continuità che poi si fa dopo la Carovana, si fa tutti i
giorni. Non sono quegli eventi, quei momenti, quegli aspetti che possono essere
un po’ chiusi su se stessi: no. C’è una quotidianità di tutti i giorni nel
mondo della scuola, nel mondo di uno sport pulito e trasparente, nella
promozione dello sviluppo nel territorio, nella lotta al doping, alle
dipendenze, che ci vede impegnati tutti. Ad esempio, il nostro impegno per i
beni confiscati ai mafiosi e l’apertura, sempre di più, di cooperative di
lavoro, di lavoro vero sui beni confiscati. Ecco, allora, che sono questi i
segni concreti.
E in questa battaglia per dire ‘basta’ all’indifferenza,
ai soprusi, alla rassegnazione, un ricordo particolare è rivolto alla memoria
di padre Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio “condannato a morte” per il suo
impegno nel quartiere e ucciso 12 anni fa a Palermo dalla mafia.
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16 settembre 2005
“ASPETTAVAMO QUESTA NOTIZIA” :
E’ IL COMMENTO DEL PRESIDENTE DEI VESCOVI
TURCHI, MONS. FRANCESCHINI ALL’INVITO UFFICIALE RIVOLTO IERI DAL PRESIDENTE
TURCO
A BENEDETTO XVI PER UNA DI VISITARE IN TURCHIA NEL 2006.
UNA VISITA CALDEGGIATA DALLA CHIESA LOCALE
ANKARA. = “Aspettavamo questa
notizia”. Così mons. Ruggero Franceschini, presidente della Conferenza
episcopale turca, ha commentato l'invito ufficiale rivolto ieri a Benedetto XVI
dal presidente della Repubblica turca, Ahmet Necdet Sezer, per una visita in
Turchia nel 2006, al fine di “contribuire agli sforzi miranti a promuovere il
dialogo tra le civiltà”. Una visita caldeggiata anche dai vescovi turchi con
una lettera, datata 12 settembre, il cui contenuto è stato anticipato dal
presule all’agenzia SIR: “Nel testo auspichiamo l’incontro con le autorità
turche, quello con la Chiesa locale e nell’occasione anche una visita agli
ortodossi”. In particolare, ha spiegato mons. Franceschini, “il nostro
desiderio sarebbe quello che il Papa possa incontrare le autorità turche e
parlare con loro soprattutto del riconoscimento giuridico della Chiesa. La
visita sarebbe poi un’opportunità per far conoscere a tutti la realtà della
Chiesa turca, i suoi tanti religiosi, i suoi vescovi, preti e fedeli. Abbiamo
bisogno di essere sostenuti sia spiritualmente che materialmente”. Il
presidente dei vescovi turchi ha proposto anche una visita a Smirne “dove
musulmani, cattolici, protestanti, ortodossi vanno d’accordo”, dove già in
passato si sono recati Giovanni XXIII e Paolo VI. (R.G.)
BUONE NOTIZIE SUL FRONTE SCOLASTICO IN
BURKINA FASO: AD OTTOBRE APRIRA’
UNA NUOVA UNIVERSITA’
PUBBLICA NELLA CITTA’ DI KOUDOUGOU, LA TERZA NELL’INTERO PAESE, OLTRE AD UN
ATENEO PRIVATO. NEL PAESE AFRICANO SOLO
L’UN PER CENTO DEGLI STUDENTI DELLE SCUOLE PRIMARIE ACCEDE ALLE
SECONDARIE
OUAGADOUGOU. = All’inizio del
nuovo anno accademico, a ottobre, gli studenti del Burkina Faso troveranno una
novità: aprirà i battenti la nuova Università statale di Koudougou, il terzo
ateneo pubblico del Paese, dopo quelli di Ouagadougou, fondato nel 1974, e di
Bobo Dioulasso, nato nel 1997. Situato a 140 chilometri dalla capitale, il polo
universitario di Koudougou si affiancherà alla Scuola normale superiore locale,
dove vengono attualmente formati gli insegnanti degli Istituti secondari:
disporrà di cinque Facoltà di materie giuridiche ed economiche, ma anche
letterarie e artistiche. “L’obiettivo è aumentare progressivamente l’accesso
agli studi superiori dei giovani burkinabé, affinché possano contribuire allo
sviluppo economico, sociale e culturale del Paese”, ha dichiarato il rettore
del nuovo ateneo, Gérard Segda. Secondo le autorità scolastiche, sono 15 mila i
neo-diplomati che si sono iscritti quest’anno all’Università: con i suoi 20
mila studenti, l’ateneo di Ouagadougou, il più grande del Burkina Faso, non
dispone più di spazio sufficiente ad ospitarne altri. “Le strutture nella
capitale sono insufficienti ormai da anni, grazie al nuovo Istituto di
Koudougou finalmente si risolveranno alcuni problemi di sovraffollamento”, ha
spiegato Segda. Attualmente, al fianco di una trentina di Istituti di studio
superiori, il Paese ha una sola Università privata aperta un anno fa. Secondo
statistiche dell’UNESCO solo l’un per cento degli studenti burkinabé usciti
dalle primarie si iscrive alle scuole superiori. (R.G.)
NELL’AMBITO
DEL PRIX ITALIA, RIUNIONE A MILANO, DA OGGI A
LUNEDI’,
DELLA
COMUNITA’ RADIOTELEVISIVA ITALOFONA, CUI PARTECIPA ANCHE
LA
RADIO VATICANA. ALL’ORDINE DEL GIORNO: I TEMI DA PROMUOVERE
IL
PROSSIMO ANNO NEI MEDIA CHE HANNO PROGRAMMI IN LINGUA ITALIANA
- A
cura di Marco Cardinali -
MILANO. = Nell’ambito del Prix
Italia, si svolgono da oggi a Milano le riunioni della Comunità radiotelevisiva
italofona, di cui Radio Vaticana è membro fondatore insieme alla RAI, alla
Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, e ad altri media internazionali
che all’interno del loro palinsesto hanno programmi in lingua italiana. Lunedì,
la giornata conclusiva e allargata, che si occuperà dei temi importanti da
lanciare nel prossimo anno nel mondo dell’italofonia. L’idea di “italicità”,
idea portante della comunità, è trasversale alla stessa nazionalità e va al di
là di qualsiasi passaporto, interessando uomini e donne di ogni ceto sociale e
culturale che vedono nella lingua e cultura italiana un grande punto di
riferimento. Questo non solo in termini di moda, cibo, cultura e arte, ma anche
a livello di valori. La Comunità italofona si prefigge uno scambio di prodotti
audiovisivi fra le varie emittenti, con lo scopo di arricchire il proprio
palinsesto con trasmissioni di alto livello, che estendano la conoscenza di
ciascuna area geografica, con notizie che interessino l’intero mondo italofono.
Fra i suoi scopi, c’è anche la valorizzazione della lingua italiana che risulta
un elemento culturale aggregante in tutto il mondo, in un messaggio di dialogo,
di pace e di unione, così necessario nel mondo globalizzato del terzo
millennio, che ha pur sempre bisogno di segni e identità in cui riconoscersi.
SCOPRIRE
LE RICCHEZZE CULTURALI DI DODICI MUSEI DIOCESANI,
TRA
MONACO E PADERBORN: LA PROPOSTA DELLA CHIESA TEDESCA,
IN VISTA DELLA GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO,
IL 27 SETTEMBRE,
DEDICATA
AL TEMA “VIAGGI E TRASPORTI”
BERLINO. = In vista della
prossima Giornata mondiale del turismo, che si celebra il 27 settembre,
dedicata quest’anno al tema “Viaggi e trasporti”, la Chiesa in Germania invita
a visitare i dodici Musei diocesani, tra Monaco e Paderborn, per scoprirne le
ricchezze culturali.” “Da sempre”, si legge in comunicato diffuso dalla
Conferenza episcopale tedesca, “la Chiesa cattolica si considera “ecclesia peregrinans”, Chiesa pellegrina
in viaggio verso la via per il Regno di Dio. Il motivo del viaggio è dunque
presente anche nei musei diocesani, attraverso rappresentazioni storiche di
tutte le epoche artistiche: come esodo del popolo di Israele, come viaggi degli
Apostoli, come pellegrinaggio in Terra Santa o come simbolica traversata della
nave della Chiesa”. “Da questo punto di vista”, ricorda la Conferenza dei
vescovi tedeschi, “la Giornata mondiale del turismo è un’occasione per scoprire
un tema attuale attraverso la rappresentazione simbolica dell’arte spirituale”.
(R.G.)
UN FESTIVAL PER DARE RISALTO AI VALORI COMUNI.
MAROCCO, SPAGNA E AMERICA
LATINA:
L’UNIONE DI
POPOLI DIVERSI CHE VOGLIONO INVIARE
UN MESSAGGIO DI TOLLERANZA
ESAUIRA. = Lottare contro
l’intolleranza e dare risalto ai valori condivisi. E’ questo lo scopo del Festival de las Andalucías Atlánticas, giunto
alla sua terza edizione, che si svolge quest’anno nella città marocchina di
Esauira. Marocco, Spagna, specialmente l’Andalusia, e l’America Latina
attraverso uno scambio culturale inviano un messaggio di pace e fratellanza dei
popoli, in un mondo dove si da sempre più risalto alle diversità e dove
l’intolleranza porta ad atti di violenza. Il consigliere di presidenza della
Giunta dell’Andalusia, Gaspar Zarrías, crede che con una maggiore cooperazione
tra le diverse culture si “potrà privare i terroristi di ogni appoggio
popolare”. Durante il Festival, che si concluderà sabato 17 settembre, ci
saranno spettacoli musicali, colloqui e dibattiti aperti al pubblico. Per
questa edizione, il Paese in rappresentanza dell’America Latina è il Brasile,
mentre nelle due precedenti edizioni sono stati Messico e Cuba. Il Festival
de las Andalucías Atlánticas nasce dall’iniziativa della “Fondazione
Alizés” di Esauira con l’appoggio della “Conserjería de Presidencia y Cultura”
della Giunta dell’Andalusia. (R.R)
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- A cura
di Alessandro Gisotti e Amedeo Lomonaco -
“I
palestinesi hanno diritto ad uno Stato loro, indipendente”. E’ quanto affermato
ieri dal primo ministro israeliano Sharon nel suo intervento all'Assemblea
generale delle Nazioni Unite. Un discorso per certi versi storico, pronunciato
a pochi giorni dal ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza, dopo 38 anni di
occupazione. In primo piano, al Palazzo di Vetro, anche l’intervento del neo
presidente iraniano Ahmadinejad. Da New York, Paolo Mastrolilli:
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Il capo
del governo ebraico ha detto che dopo il ritiro da Gaza tocca ai palestinesi
dimostrare il loro desiderio di pace. “Essi – ha aggiunto Sharon – meritano la
libertà ed un’entità nazionale sovrana”, cioè lo Stato indipendente a cui ha
accennato spesso anche il presidente americano Bush. Secondo Sharon, però, i
palestinesi devono eliminare il terrore e la cultura dell’odio nelle relazioni
con Israele. Poco prima, il nuovo presidente iraniano, Ahmadinejad, aveva
suscitato preoccupazioni annunciando che il suo governo è pronto a trasferire
la sua conoscenza nucleare agli altri Paesi islamici che ne avessero bisogno.
Il leader di Teheran ha detto che i suoi scienziati stanno lavorando a
programmi atomici civili, con lo scopo di produrre energia e non armi. La
questione iraniana è al centro del dibattito in corso al Palazzo di Vetro
perché gli Stati Uniti intendono portare all’attenzione del Consiglio di
Sicurezza la possibilità di imporre sanzioni economiche. Washington accusa
Teheran di volere sviluppare un programma nucleare finalizzato a scopi
militari, ma soprattutto la Russia e la Cina frenano sull’ipotesi di investire
il Consiglio di Sicurezza con il problema. Ieri ha parlato anche il capo del
governo italiano, Berlusconi, dicendo che tutti hanno il dovere di garantire la
libertà di ogni uomo. Il premier ha dichiarato che non bisogna fare forzature
sulla riforma del Consiglio di Sicurezza, richiamando la proposta di Roma per
un allargamento basato sul massimo consenso e limitato all’aggiunta di membri
non permanenti.
Da New
York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Intanto, il governo israeliano ha annunciato di voler
creare una “zona di sicurezza” nel settore settentrionale della Striscia di
Gaza per impedire infiltrazioni di terroristi palestinesi nello Stato ebraico.
Tale area – ha spiegato il portavoce del ministro della Difesa, Mofaz - sarà
protetta da una recinzione dotata di sensori elettronici o da un muro. La zona
– ha aggiunto – si estenderà per 150 metri all’interno del territorio sotto il
controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP).
In Iraq, 9 persone sono rimaste uccise per l’attacco ad
una moschea a Tuz Khurmatu, nel centro del Paese. Due distinti agguati hanno
causato inoltre la morte, a sud di Baghdad, di tre agenti iracheni, del sindaco
di Iskandariya e di quattro delle sue guardie del corpo. Nella capitale, dove
stamani è stato assassinato un religioso sciita, sono morti poi almeno due
civili quando un gruppo di uomini armati ha sparato contro una folla di persone
in cerca di lavoro. Proprio per combattere la piaga del terrorismo, il
presidente Talabani ha lanciato ieri, durante il vertice Onu a New York, un
appello alla comunità internazionale chiedendo di aiutare il popolo iracheno a
sconfiggere le “forze delle oscurità” che dilaniano il Paese arabo. In Italia,
intanto, il premier Berlusconi ha confermato, in una conferenza stampa a
Palazzo Chigi, che prosegue il piano di ritiro delle truppe italiane dall’Iraq
in accordo con gli alleati.
In
Germania, la campagna per le elezioni anticipate, di domenica prossima, si
avvia verso un finale incandescente per le rivelazioni della stampa sulla
esistenza di un piano del ministro uscente delle Finanze, Hans Nichel, che
prevede forti tagli allo Stato sociale, in caso di una vittoria della
coalizione rosso-verde alle urne. Quotidiani e telegiornali lo hanno definito
un “autogol” del governo in carica, che rischia di spegnere le residue speranze
di rielezione di Gerhard Schröder. Il servizio di Giovanni Del Re:
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A due
giorni dal voto, i sondaggi parlano chiaro: 41 per cento per la CDU contro il
34 per cento dei socialdemocratici. Dunque, la leader cristianodemocratica
Angela Merkel ha davvero buone chances di diventare il primo Cancelliere-donna
della storia tedesca. I sondaggi, però, indicano anche che non vi sono i numeri
per una maggioranza, né – come appare più scontato – per l’attuale coalizione
rosso-verde, ma neppure per una di centrodestra tra i cristianodemocratici ed i
liberali. Eppure, sia la CDU sia i socialdemocratici continuano ad insistere di
non volere assolutamente la grande coalizione, quella cioè tra i due grandi
partiti; né, del resto, la vogliono i tedeschi: favorevole è solo il 35 per
cento. Ieri il partito di Merkel ha dovuto più volte smentire una indiscrezione
diffusa da un quotidiano secondo cui la CDU starebbe addirittura pensando al
modo di avere subito dopo il voto di domenica ancora nuove elezioni per
ottenere maggioranze più chiare. “Sciocchezze”, dicono gli uomini di Merkel, ma
la voce ormai è nell’aria a testimoniare la tensione che si vive in Germania in
queste ore. D’altro canto, i cristianodemocratici attaccano il governo Schröder
accusandolo di stare pianificando giganteschi tagli di spese – 120 miliardi di
euro – fino al 2009. Anche qui, pronta la smentita. E poi, monta la polemica
anche sull’adesione della Turchia all’Unione Europea, principale tema di
politica estera, con la CDU contraria e il governo rosso-verde favorevole.
Infine, anche da Bruxelles c’è chi si inserisce nella campagna elettorale
tedesca: il commissario olandese alla concorrenza, Neelie Kroes, abbandonando il tradizionale
riserbo di Bruxelles nelle elezioni nazionali, dice in un’intervista: “Sarebbe
un regalo per l’Europa se Merkel vincesse”.
Per la
Radio Vaticana, Giovanni Del Re, AKI.
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“
Le autorità indonesiane hanno
confermato che una donna morta la scorsa settimana era stata contagiata dal
virus dei polli. Si tratta del quarto decesso in Indonesia a causa
dell’influenza aviaria. La donna, 37 anni, viveva a sud di Giacarta vicino ad
un allevamento di polli. Il virus è stato riscontrato in 22 delle 33 province
dell’Indonesia e in quasi due anni ha causato la morte di oltre nove milioni e
mezzo di polli.
Nel 2005
il Prodotto Interno Lordo cinese salirà del 9%, meno quindi del +9,5% segnato
l'anno scorso. E’ quanto prevede l'OCSE, sottolineando che “in valore assoluto
il PIL della Cina nel 2005 supererà quello canadese ed italiano”.
Sull’imponente crescita dell’economia cinese degli ultimi anni, il nostro
servizio:
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La Cina
si appresta a diventare il secondo esportatore al mondo, alle spalle degli
Stati Uniti. Nel 2008 l’export cinese supererà anche quello tedesco. Secondo
l’OCSE, nel corso del prossimo decennio, Pechino supererà gli Stati Uniti e
svilupperà da sola il 10% del commercio mondiale di beni e servizi. “La rapida
integrazione della Cina nell'economia mondiale – spiega l’OCSE – é, in larga
parte, il risultato dell'insediamento delle imprese straniere” nel Paese. La
presenza di aziende straniere in Cina, secondo il rapporto, ha “effetti
positivi anche in termini di maggiore concorrenza sul mercato interno”. La
ricerca dell'OCSE rileva inoltre una serie di indicatori che mostrano la
crescente diffusione del benessere nella società cinese: dal 1985 al 2003 il
numero dei frigoriferi è salito da 1 a 46 ogni 100 abitanti, i televisori da 4
a 94, i computer da 0 a 12. Le raccomandazioni dell'OCSE riguardano soprattutto
la necessità di ulteriori riforme del mercato del lavoro, nella direzione di
una maggiore mobilità, anche geografica, e nella maggiore apertura dei mercati
finanziari. D’altro canto, il tasso di cambio dello yuan, secondo l’OCSE,
dovrebbe essere più flessibile, così da consentire alla politica economica
cinese di diventare più efficiente.
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La
delegazione della Cina ai colloqui sull'armamento nucleare nordcoreano, in
corso a Pechino ha sottoposto a tutti i partecipanti un nuovo testo della dichiarazione comune con la quale dovrebbe
concludersi questa fase di trattative. La delegazione di Pechino ha chiesto di
avere una risposta per sabato pomeriggio. Lo afferma l’agenzia d’informazione
“Nuova Cina” citando fonti della delegazione sudcoreana.
Nel
Myanmar, l’ex Birmania, dodici bambini hanno perso la vita e 20 persone sono
rimaste ferite a causa di uno smottamento di terreno dovuto alle piogge
torrenziali che hanno distrutto un istituto scolastico in un villaggio di Kyauk
Kar, nei pressi del confine thailandese.
Sotto l’egida dell’Unione Africana si è
aperta ieri ad Abuja, in Nigeria, una nuova tornata negoziale tra il governo di
Khartoum e i ribelli del Darfur, la martoriata regione sudanese dove dal
febbraio 2003 è in corso un sanguinoso conflitto interetnico, che ha provocato
finora almeno 180.000 morti. Le trattative, secondo l’Unione Africana, si incentreranno
sulla divisione dei poteri, delle ricchezze e della sicurezza. Nonostante
diverse assenze da parte di alcuni leader dei ribelli, l’Unione Africana e il
governo di Khartoum si sono detti ottimisti sull’esito dei colloqui.
In Italia è stato arrestato Paolo Di Lauro, al vertice
dell’omonimo clan camorristico, che ha insanguinato nei mesi scorsi Napoli per
strappare agli “scissionisti” il mercato della droga nei quartieri di Scampia e
Secondigliano. Nell’arco di sei mesi, a partire da ottobre del 2004 fino a
marzo 2005, i killer delle due cosche hanno scatenato una guerra che ha
provocato più di 50 di morti. Di Lauro era considerato
dal ministero dell’Interno italiano uno dei 30 malavitosi più pericolosi.
Sempre in Italia, si svolgeranno questo pomeriggio a Latina, nella
cattedrale di san Marco, i funerali di Alberto Andreoli, il giovane carabiniere
rimasto ucciso dall’esplosione di un ordigno nella caserma in cui svolgeva
servizio. Il sindaco della città ha decretato per oggi il lutto cittadino. Sul
fronte delle indagini, è stata esclusa la pista dell’attentato terroristico.
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