RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 258 - Testo della trasmissione di giovedì 15  settembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Per far fronte alle sfide della cultura postmoderna è necessaria una evangelizzazione permanente dei battezzati: è l’esortazione di Benedetto XVI ad un gruppo di vescovi del Messico, ricevuti in udienza a Castel Gandolfo al termine della visita ad Limina

 

In udienza da Benedetto XVI due Rabbini capo di Israele

 

Aperto ieri a Roma un Congresso internazionale sulla Sacra Scrittura a 40 anni dalla Costituzione conciliare “Dei Verbum”: solo il 3% dei cattolici praticanti legge la Bibbia ogni giorno. Intervista con il cardinale Walter Kasper

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

A New York il Vertice mondiale dell’ONU: Kofi Annan invita a proseguire sulla via delle riforme. Per Bush l’emergenza principale è il terrorismo: intervista con Paolo Pobbiati  

 

Migliaia di bambini muoiono di fame in Niger: ce ne parla Gianfranco Di Maio

 

L’arresto in Rwanda di un sacerdote belga: a rischio l’attività dei missionari. Intervista con il nunzio a Kigali, l’arcivescovo Anselmo Guido Pecorari

 

Oggi la Chiesa celebra la Memoria della Beata Vergine Addolorata: con noi padre Ermanno Toniolo

 

CHIESA E SOCIETA’:

Esorcisti a convegno fino a domani a Collevalenza. Ieri il saluto del Papa

 

Da domani a Gniezno, in Polonia, la VI Conferenza internazionale dei movimenti cristiani d’Europa

 

Convegno sullo sviluppo e la salvaguardia dell’ambiente ospitato ieri nel Sacro Convento di Assisi

 

Per la prima volta avviati a Bruxelles colloqui tra sindaci cinesi ed enti locali europei

 

Riunione a Maputo, in Mozambico, delle Conferenze episcopali dei Paesi lusofoni

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq violenza senza fine: 29 morti per due nuovi attacchi contro convogli della polizia

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 settembre 2005

 

PER FAR FRONTE ALLE SFIDE DELLA CULTURA POSTMODERNA E’ NECESSARIA

UNA EVANGELIZZAZIONE PERMANENTE DEI BATTEZZATI: E’ L’ESORTAZIONE

DI BENEDETTO XVI AD UN GRUPPO DI VESCOVI DEL MESSICO,

RICEVUTI IN UDIENZA A CASTEL GANDOLFO AL TERMINE DELLA VISITA AD LIMINA

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

E’ necessaria un’evangelizzazione permanente dei battezzati di fronte alle sfide della cultura postmoderna e all’attivismo delle sette religiose: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nel discorso ad un gruppo di vescovi del Messico ricevuti in udienza nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, al termine della visita ad Limina. Un discorso nel quale il Pontefice non ha mancato di denunciare quei mali della società messicana, dalla corruzione al narcotraffico, che violano i diritti della persona umana e minano la convivenza civile. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“MUCHOS BAUTIZADOS…”

 

“Molti battezzati, influenzati da innumerevoli forme di pensiero e di costume sono indifferenti ai valori del Vangelo” e si abbandonano a “comportamenti contrari alla visione cristiana della vita”. E’ il richiamo di Benedetto XVI che - nel discorso ai presuli messicani - ha sottolineato che alcuni, pur confessandosi cattolici, “abbandonano la pratica religiosa, con la perdita progressiva della propria identità di credenti”. Per far fronte a questa realtà, è l’esortazione del Papa ai vescovi, non basta “segnalare gli errori” e “difendere i contenuti della fede”, ma serve soprattutto mettere in luce “la ricchezza trascendentale del Cristianesimo”. In Sud America, ha rilevato poi il Pontefice, l’attività delle sette e nuovi gruppi religiosi deve stimolare la Chiesa locale “ad offrire ai fedeli un’attenzione religiosa più personale”, proponendo “una religiosità popolare purificata”. Di qui la necessità di “una evangelizzazione permanente dei battezzati”.

 

“TODO ELLO IMPLICA, EN LA PRACTICA PASTORAL…”

 

“Tutto questo – ha detto ancora – implica nella pratica pastorale la necessità di rivedere la nostra mentalità” ampliando i nostri orizzonti per “rispondere ai grandi interrogativi del mondo di oggi”. “Come Chiesa missionaria – ha aggiunto – siamo chiamati a comprendere le sfide che la cultura postmoderna pone alla nuova evangelizzazione del continente”. Benedetto XVI non ha mancato di riferirsi anche alla situazione sociale del Messico.

 

“MEXICO TIENE ANTE SI’…”

 

“Il Messico – ha affermato – si trova oggi di fronte alla sfida della trasformazione delle strutture sociali” per meglio difendere “la dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali”. Impegno, ha assicurato, che trova la collaborazione dei cattolici messicani. Quindi, il Papa ha indicato alcuni mali che affliggono la società del Messico: la corruzione, il crimine organizzato e il narcotraffico. Tutti fenomeni, ha avvertito, che minano la convivenza e la gestione della cosa pubblica e generano indifferenza e disprezzo per il valore inviolabile della vita.

 

“TAMBIEN EN MEXICO…”    

 

“D’altro canto – ha proseguito il Papa – in Messico si vive spesso in condizioni di povertà”. Ciononostante, in molti fedeli “è presente una fede in Dio, un sentimento religioso” che viene accompagnato da “espressioni ricche di umanità ospitalità, fraternità e solidarietà”. Valori, questi, messi in pericolo quando chi è costretto ad emigrare si trova in luoghi dove le condizioni sono  precarie. Di qui, l’importanza sottolineata dal Pontefice, di una buona accoglienza da parte delle comunità ecclesiali per l’inserimento di questi migranti nelle nuove realtà.

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IN UDIENZA DA BENEDETTO XVI DUE RABBINI CAPO DI ISRAELE.

IL PAPA HA ASSICURATO L’IMPEGNO DELLA CHIESA PER UN’ERA DI MIGLIORE

COMPRENSIONE E RISPETTO TRA CATTOLICI ED EBREI

 

“Considero la vostra visita un ulteriore passo nel processo di approfondimento dei rapporti religiosi tra cattolici ed ebrei”. Meno di un mese dopo la storica visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Colonia, durante la 20.ma Giornata mondiale della gioventù, il Papa ha potuto aggiungere una nuova pagina al dialogo tra Chiesa ed ebraismo, ricevendo questa mattina a Castel Gandolfo due Rabbini capo di Israele, il signor Shlomo Moshe Amar, e il signor Yona Metzger, accompagnato da un seguito. Ce ne parla Alessandro De Carolis.

        

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Benedetto XVI ha richiamato alla memoria l’inizio della svolta nei rapporti tra mondo cattolico e mondo ebraico maturati con il Vaticano II, in particolare con la “pietra miliare” della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate, al centro di numerose commemorazioni per il 40.mo di promulgazione. Oggi, ha affermato il Papa, “dobbiamo continuare a cercare strade” per adempiere alla responsabilità della riconciliazione. Un tema che il Pontefice aveva affrontato anche a Colonia consegnando ai giovani, ha ricordato stamani, “la torcia della speranza che Dio ha dato sia ai cristiani sia agli ebrei”. Il valore simbolico di questo gesto, ha proseguito Benedetto XVI, vuole sottolineare “che mai più le forze del male possano conquistare il potere e che le generazioni future, con l’aiuto di Dio, possano essere capaci di costruire un mondo più giusto e pacifico, in cui tutti i popoli hanno uguali diritti e si sentano a casa loro”.

 

         Il Papa ha poi spostato il discorso sulla Terra Santa: il Paese “considerato ‘santo’ da ebrei, cristiani e musulmani”. Purtroppo, ha osservato Benedetto XVI, “troppo spesso la nostra attenzione si rivolge ad atti di violenza e terrore, e questo è fonte di immensa tristezza per tutti quelli che ci vivono”. E qui il Papa ha espresso una convinzione, figlia di una ormai lunga tradizione di dialogo. “Dobbiamo continuare – ha asserito - ad insistere sul fatto che le religioni e la pace vanno di pari passo, perché la fede religiosa e la sua pratica non possono essere separate dalla difesa dell’immagine di Dio in ogni essere umano”. Spontaneo il pensiero di Benedetto XVI per le comunità cristiane di Terra Santa, da lui definite “presenza e testimonianza vivente fin dagli albori della cristianità e attraverso tutte le vicissitudini della storia. Oggi, questi fratelli e sorelle nella fede si trovano di fronte a sfide sempre nuove”.

 

La parte finale del saluto alle due personalità ebraiche è stata riservata dal Papa ad un commento sull’attuale situazione diplomatica tra Santa Sede e Stato d’Israele. “Siamo lieti”, ha notato Benedetto XVI, che tali rapporti “si siano attestati su forme di cooperazione più solide e stabili”, tuttavia, ha soggiunto, “rimaniamo in attesa dell’adempimento degli Accordi Fondamentali su questioni ancora aperte”. “Cari Rabbini capo – ha concluso il Papa - in quanto leader religiosi, stiamo davanti a Dio con una grande responsabilità, quella dell’insegnamento che diamo e delle decisioni che prendiamo. Il Signore ci assiste al servizio della grande causa della promozione della sacralità della vita umana e della tutela della dignità di ciascuna persona umana, affinché la giustizia e la pace possano fiorire nel mondo”.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nella mattinata, il Papa ha ricevuto nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo il cardinale Ignace Moussa I Daoud, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Oggi pomeriggio, poi, Benedetto XVI incontrerà il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica e successivamente l’arcivescovo William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede accompagnato da mons. Angelo Amato, segretario del medesimo dicastero.

 

In Cile, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di San Carlos de Ancud, presentata da mons. Juan Luis Ysern de Arce, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato suo successore mons. Juan Florindo Agurto Muñoz, degli Oblati Servi di Maria, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi. Il Papa ha inoltre nominato membri del Pontificio Comitato di Scienze Storiche il prof. Agostino Paravicini Bagliani e la prof.ssa Emilia Hrabovec.

 

 

APERTO IERI A ROMA UN CONGRESSO INTERNAZIONALE  SULLA SACRA SCRITTURA

A 40 ANNI DALLA COSTITUZIONE CONCILIARE “DEI VERBUM”:

SOLO IL 3% DEI  CATTOLICI PRATICANTI LEGGE LA BIBBIA OGNI GIORNO

- Intervista con il cardinale Walter Kasper -

 

Il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha svolto la prima relazione al  Congresso internazionale sul tema “La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa”, che si è aperto ieri pomeriggio a Roma. Il convegno si tiene nel 40º della Costituzione Dogmatica “Dei Verbum” sulla divina Rivelazione. Ieri è intervenuto anche il vescovo di Terni-Narni-Amelia Vincenzo Paglia, che è anche presidente della Federazione Biblica Cattolica: il presule ha sottolineato  il fatto che “nonostante grandi progressi c’è ancora poca Bibbia nella vita e nella cultura dei credenti”. Infatti, secondo uno studio, in Italia, Francia e Spagna, solo il 3% dei cattolici praticanti legge la Bibbia ogni giorno. Addirittura il 40% crede che san Paolo abbia scritto un Vangelo, mentre ben l’80% dei praticanti ascolta la Parola di Dio solo durante la Messa domenicale. Ma cosa ha rappresentato la “Dei Verbum” nella vita della Chiesa? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Kasper:

 

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R. – Questo documento è uno dei più importanti del Concilio Vaticano II, perché la Chiesa vive e si nutre della Parola di Dio e della Sacra Eucaristia. Dopo il Concilio, questo testo ha avuto grandi conseguenze sulla spiritualità, sulla liturgia, sulla teologia e anche sulla vita quotidiana dei fedeli, che hanno cominciato ad imparare a leggere ogni giorno la Sacra Bibbia.

 

D. – Eminenza, il rapporto tra Magistero e Parola di Dio…

 

R. – E’ ancora una questione fondamentale fra le Chiese della Riforma e la Chiesa Cattolica, perché noi leggiamo la Bibbia sulle ginocchia della madre Chiesa. Le Chiese e le comunità ecclesiali della Riforma partono dal principio che la Sacra Scrittura interpreta se stessa, e questo fa la differenza: è un problema che finora non abbiamo superato. Alla fine di questo mese, però, avremo un testo per la Chiesa cattolica e la Federazione mondiale luterana che fa alcuni passi avanti verso un consenso.

 

D. – A questo proposito, Eminenza, qual è stato il contributo della “Dei Verbum” per l’ecumenismo?

 

R. – Il movimento ecumenico e il movimento biblico sono più o meno gemelli. Quindi, il movimento biblico ha avuto un grande influsso sull’ecumenismo ed è più o meno il fondamento dell’ecumenismo, perché la Bibbia è patrimonio comune di tutti i fedeli e di tutte le Chiese e comunità ecclesiali.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il discorso di Benedetto XVI a vescovi della Conferenza episcopale del Messico. Il Papa ha richiamato l'urgenza di formare in modo responsabile la fede dei cattolici per aiutarli a vivere con gioia e con coraggio nel mondo.

 

Servizio vaticano - una nota del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani sul Congresso internazionale organizzato per commemorare il XL anniversario delle promulgazione della Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione, Dei Verbum del Concilio Vaticano II.

 

Servizio estero - In rilievo il vertice dell'ONU. Kofi Annan sottolinea l'esigenza di rafforzare le Nazioni Unite per tutelare miliardi di persone vulnerabili. Varata dai leader dei Paesi del Consiglio di Sicurezza una risoluzione per sanzionare chi incita a compiere attentati e ne protegge gli autori.

Iraq: Al Zarqawi annuncia una "guerra totale" contro gli sciiti.

Il PAM e l'UNHCR lanciano l'allarme riguardo alla mancanza di finanziamenti per soccorrere i rifugiati. 

 

Servizio culturale - Un articolo di Roberto Morozzo Della Rocca dal titolo "Un dibattito fra voci differenti": nel volume "Ottosettembre. Le storie e le storiografie".

 

Servizio italiano - In evidenza l'esplosione avvenuta nella caserma di Latina, che ha causato la morte di un carabiniere.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 settembre 2005

 

A NEW YORK IL VERTICE MONDIALE DELL’ONU:

KOFI ANNAN INVITA A PROSEGUIRE SULLA VIA DELLE RIFORME.

PER BUSH L’EMERGENZA PRINCIPALE E’ IL TERRORISMO

- Intervista con Paolo Pobbiati -

 

“Il documento approvato dall’Assemblea generale non è la riforma che avevo proposto, ma è un buon inizio su cui dobbiamo continuare a lavorare”. Lo ha detto ieri il segretario generale dell’ONU Kofi Annan aprendo il Vertice mondiale, a cui partecipano oltre 170 tra capi di Stato e di Governo, nel 60.mo anniversario dell’istituzione delle Nazioni Unite. Da New York, Paolo Mastrolilli:

 

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Il testo crea un nuovo Consiglio per i diritti umani e una Commissione per creare la pace nei Paesi appena usciti dalla guerra; stabilisce il principio della responsabilità dei governi a proteggere le popolazioni, aprendo la strada ad interventi più automatici quando avvengono violenze. Il documento conferma gli obiettivi stabiliti nel Vertice di cinque anni fa per dimezzare la povertà entro il 2005, ma non impegna i Paesi ricchi ad investire negli aiuti lo 0,7% del prodotto interno lordo. Quindi condanna il terrorismo ma senza definirlo nei particolari. Il presidente americano Bush, in difficoltà nei sondaggi per l’Iraq e l’uragano Katrina, ha ribadito che la sfida di al Qaeda è l’emergenza principale. I terroristi – ha detto – devono sapere che il mondo è unito contro di loro. Bush ha dichiarato che bisogna aiutare l’Iraq a costruire una democrazia stabile nell’interesse di tutti, e diffondere la pace e la libertà nel Medio Oriente. Poi, ha sottolineato la necessità di battere il terrorismo anche sul terreno delle idee, favorendo lo sviluppo e ha promesso di eliminare le tariffe sulle esportazioni se gli altri Paesi faranno altrettanto. Il presidente ha ammonito l’ONU a non condonare la corruzione, riferendosi allo scandalo “petrolio per cibo” e a non accettare i violatori dei diritti umani nell’organismo che li tutela. Poi ha riconosciuto che il Palazzo di Vetro sta facendo i primi passi per la sua riforma. Parlando con la Radio Vaticana, il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, rappresentante della Santa Sede al Vertice, ha giudicato buone le proposte per la riforma ed ha aggiunto che per l’ONU è venuta l’ora della risurrezione.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Tra gli argomenti più discussi al Vertice dell’ONU sono la questione del disarmo e dei diritti umani. Ma cosa ci si aspettava, in particolare, su quest’ultimo punto? Al microfono di Isabella Piro, ci risponde Paolo Pobbiati, presidente della sezione italiana di Amnesty International:

 

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R. – L’istituzione di un Consiglio sui diritti umani che sostituisca l’attuale Commissione, un organismo più efficace, riunito in forma permanente, che possa avere un mandato più ampio e soprattutto un sostegno economico più adeguato rispetto all’attuale commissione. La Cina, la Russia, il Vietnam, il Myanmar, hanno cercato in tutti i modi di ostacolare questa riforma fondamentale.

 

D. – Anche le organizzazioni non governative dovrebbero far parte di questo Consiglio sui diritti umani?

 

R. – L’importante è che l’operato di questo Consiglio sia assolutamente trasparente ed è importante che ci sia un coinvolgimento forte delle organizzazioni non governative, proprio per la possibilità di contare su esperti indipendenti.

 

D. – Ma perché l’attuale Commissione sui diritti umani è inefficace?

 

R. – Si riunisce soltanto una volta l’anno; adesso vediamo, all’interno di questa Commissione, dei Paesi che sono dei grandi violatori dei diritti umani. Le risorse economiche poi sono al momento estremamente limitate.

 

D. – Quale è stato il punto più controverso della proposta di riforma dell’ONU?

 

R. – La possibilità di inserire nel documento un forte richiamo alla responsabilità dei governi di proteggere i civili dei propri Paesi. Questo, per tutelare le popolazioni rispetto a rischi di genocidio, di operazioni di pulizia etnica ... Ecco, questo ha trovato delle grosse opposizioni da parte di diversi Paesi – l’India, l’Egitto, il Pakistan, Cuba, l’Iran ...

 

D. – Kofi Annan ha definito un grave errore il mancato accordo sul disarmo. Anche Amnesty aveva chiesto una riforma a tal proposito ...

 

R. – Assolutamente sì! Un Trattato internazionale che sia vincolante sul commercio delle armi: molto spesso noi vediamo governi che si riempiono la bocca con la difesa della pace e della democrazia che poi esportano armi alimentando molte guerre ...

 

D. – Dobbiamo quindi dire che il summit dell’ONU è stato un fallimento?

 

R. – Questo summit tradisce, in fondo, l’aspettativa di un ruolo più forte di leadership della Nazioni Unite, di un miglioramento consistente della qualità della vita.

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CONTINUA LA CRISI ALIMENTARE IN NIGER:

MIGLIAIA I BAMBINI CHE MUOIONO DI FAME

- Intervista con Gianfranco Di Maio -

 

Migliaia di bambini del Niger continuano a morire di fame perché gli aiuti umanitari non arrivano a chi ne ha davvero bisogno. La denuncia arriva dall’organizzazione Medici Senza Frontiere, che cita la drammatica stima emersa in un recente rapporto delle Nazioni Unite, secondo cui solo nella parte orientale del Paese africano sono 40 i bambini che in media muoiono ogni giorno. Salvatore Sabatino ha sentito Gianfranco Di Maio, responsabile medico di Medici Senza Frontiere Italia.

 

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R. – Finora il contenuto delle donazioni del cibo che viene distribuito non ri­spon-de a quelle che sono le esigenze nutritive delle persone colpite, soprat­tutto dei bambini. C’è bisogno di farine arricchite, mentre normalmente quello che viene distribuito sono cibi convenzionali, che possono andar bene per gli adulti, ma se si considera che finora abbiamo trattato 30 mila bambini da gennaio ad adesso nel solo  Niger e considerando che la problematica coin­volge anche altri Paesi confinanti, dal Mali al Sudan, è evidente che questo tipo di intervento non è sufficiente. In più la scelta delle zone da sostenere con gli aiuti viene fatta basandosi su dei criteri che sono esclusivamente eco­nomici, agronomici. Si valuta l’andamento dei raccolti. Invece quello che biso­gna fare è una valutazione sanitaria, cioè vedere lo stato di malnutrizione delle popolazioni.

 

D. – Già nei mesi scorsi Medici Senza Frontiere aveva denunciato questa grave crisi nutrizionale anche se il presidente nigerino aveva smentito. Ci sono se­condo Lei delle responsabilità oggettive del governo del Niger?

 

R – Si parla di questa previsione di catastrofe alimentare già dall’autunno 2004. Quindi i governi non hanno fatto evidentemente il loro lavoro anche perché  i criteri che vengono seguiti sono vecchi, nel senso che si dice: “Non c’è malnu­trizione perché altrimenti avremmo avuto la capitale Niamey piena di mendi­canti”. Evidentemente la gente sa che non serve riversarsi nella città. L’errore criminale che è stato fatto questa volta è stata quello di dire: non bisogna di­stribuire cibo gratuitamente a queste popolazioni perché si mette in crisi il mercato. Ancora una volta il Dio mercato ha ragione sulle vite umane. Questo ragionamento non lo hanno fatto solo i governanti locali, ma anche i grandi organismi internazionali del ramo Brettonwood,cioè quelli che si preoc­cupano essenzialmente di crisi economica e non di guerra, di pace e di vita.

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L’ARRESTO IN RWANDA DI UN SACERDOTE BELGA:

A RISCHIO L’ATTIVITA’ DI TUTTI I MISSIONARI

- Ai nostri microfoni l’arcivescovo Anselmo Guido Pecorari -

 

E’ ancora rinchiuso nella prigione di Kigali padre Guy Theunis, il missionario belga arrestato martedì 6 settembre nella capitale rwandese con l'accusa di incitazione al genocidio del 1994. Il superiore generale dei Missionari d’Africa – più conosciuti come Padri Bianchi – ha reso noto, in un’intervista alla MISNA, che il confratello “fisicamente e mentalmente sta bene”. Attualmente la procura di Kigali sta istruendo il dossier su padre Theunis, poi il tribunale della città dovrà fissare un’udienza. Il religioso rischia la pena di morte. Sulla vicenda, ascoltiamo il nunzio apostolico in Rwanda, l’arcivescovo Anselmo Guido Pecorari, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – L’arresto del missionario è certamente un segno di preoccupazione per la nunziatura, perché è il primo missionario che viene arrestato ed incriminato in questo modo. Questo può avere delle conseguenze, noi speriamo non negative, nei rapporti tra la Chiesa e lo Stato, perché viene messa sotto inchiesta  non solo, a mio avviso, una persona, ma c’è il pericolo che venga messa sotto inchiesta anche tutta l’attività dei missionari.

 

D. – Qual è la posizione della Chiesa rwandese sulle accuse di incitazione al genocidio per il religioso?

 

R. – La Chiesa, la Conferenza episcopale rwandese, ha fatto ieri una dichiarazione di sostegno, di appoggio al reverendo Theunis, esprimendo nello stesso tempo il desiderio che quest’azione non abbia conseguenze nel cammino della riconciliazione, dell’unità nazionale, che la Chiesa sta sostenendo.

 

D. – Quindi, è un appello anche a tutta la comunità rwandese?

 

R. – E’ un appello a tutta la comunità rwandese, alla vera unità, alla vera riconciliazione e anche al perdono, ma in ogni caso è un appello alla società rwandese perché il passato non venga interpretato in modo strumentale, ma si guardi al presente e al futuro.

 

D. – Allora qual è la speranza in questo quadro?

 

R. – Che non solo il padre Theunis venga liberato, ma vengano mantenute le relazioni buone tra Chiesa e Stato per un vantaggio reciproco e per il vantaggio di tutta la società rwandese.

 

D. – Qual è l’impegno della Chiesa rwandese nel dopo genocidio?

 

R. – Il primo impegno è stato quello della riconciliazione che si è esplicitato anche attraverso sinodi diocesani che hanno avuto luogo nel 2000-2001 e, in ogni caso, è un impegno capillare di riconciliazione all’interno delle singole comunità, parrocchie, missioni, diocesi. Non è un impegno assolutamente di carattere politico o partitico.

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OGGI LA CHIESA CELEBRA LA MEMORIA DELLA BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA

- Intervista con padre Ermanno Toniolo -

 

 Oggi, 15 settembre, la Liturgia della Chiesa ci presenta Maria sotto il titolo di Vergine Addolorata. Qual è la tradizione di questa memoria liturgica? Giovanni Peduto lo ha chiesto a Padre Ermanno Toniolo, dei Servi di Maria, una Congregazione che accentra la sua devozione proprio attorno alla figura di Maria sotto il titolo di Addolorata:

 

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R. – Possiamo dire che la festa stessa che noi celebriamo é nata proprio dall’Ordine dei Servi di Maria nel secolo XVII, e cioè nell’anno 1668 fu data all’Ordine la possibilità di celebrare la Messa votiva della Vergine dei dolori, la quale poi è diventata nel secolo XVIII, nel 1714, una festa nella terza domenica di settembre, concessa all’Ordine dei Servi di Maria. Con la riforma di Pio X, il 1 novembre 1911, poiché la domenica deve avere il sopravvento, la festa fu spostata al 15 settembre, rimane fissa ed è stata mantenuta anche dopo la riforma del calendario avvenuta dopo il Concilio, per opera di Paolo VI.

 

D. – Qual è il significato spirituale di questa memoria liturgica?

 

R. – Il significato della memoria liturgica è collocato all’ombra dell’Esaltazione della Croce. La festa del dolore della Vergine non è un dolore che piange, è un dolore salvifico che opera, come la Croce del Signore non è una croce soltanto di chi soffre, ma è la croce di colui che redime e porta in sé il peso di tutta l’umanità. Così Maria, che ne compartecipa, è lei stessa all’ombra della Croce e unita alla Croce del Figlio.

 

D. – Maria stava presso la Croce. Nessuno meglio di lei può insegnarci a prendere la nostra croce e a seguire Gesù …

 

R. – Il Concilio Vaticano II ci dà l’immagine di Maria presso la Croce. Cito a memoria: così la Beata Vergine Maria avanzò nella peregrinazione della fede e mantenne intatta la sua fedeltà al Figlio fino alla Croce dove, non senza un disegno divino, se ne stette profondamente soffrendo con il Figlio, condividendo con animo materno il suo sacrificio, acconsentendo con amore all’immolazione della vittima che lei stessa aveva generato e, infine, dal Figlio morente in croce, ebbe le grandi parole che la costituirono Madre: donna, ecco il tuo figlio. L’immagine di Maria, dunque, presso la Croce è l’immagine potente di colei che insieme col Figlio non solo partecipa alla Redenzione, ma ci accoglie tutti come madre nel suo cuore. E allora la domanda diventa subito: che significato ha la Vergine ai piedi della Croce nel prendere noi la croce? Perché anche noi possiamo, con lei, partecipare nella Chiesa al mistero della Redenzione del mondo, portando con Gesù e offrendo nel sacrifico di Gesù la nostra croce quotidiana.

 

D. – Le lacrime di Maria. Pensiamo per esempio al fenomeno di Siracusa. Cosa ci dicono queste lacrime?

 

R. – Le lacrime di Maria sono in fondo il suo cuore che piange su un’umanità che a volte sembra andare verso la deriva. E’ una madre che vede i suoi figli, i fratelli del suo Gesù, redenti dal suo Sangue, andare per strade che sono di morte e non di vita. Di conseguenza le lacrime sono un richiamo, un richiamo al valore non soltanto della sofferenza, un Vangelo della sofferenza, come lo chiamava Giovanni Paolo II, ma il valore soprattutto della Redenzione del Signore, della sua Croce, del suo sacrificio unico ed eterno e del dolore della madre che lo ha condiviso e continua a condividerlo insieme con noi. Piange perché vuole che tutti siano salvi, fino a che – dice il Concilio – tutti non siano introdotti nella patria beata.

 

D. – Una madre che perde un figlio come può farsi aiutare dalla Vergine Addolorata?

 

R. – C’è una grande poesia di un grande poeta francese che diceva: non ti fidar di me, o donna. Io posso darti poco, ma c’è una là che ti può capire, la Vergine del dolore. Vai a parlare con lei, lei capisce le lacrime, lei capisce il dolore, lei ti può consolare e ti può veramente, profondamente aiutare.

 

D. – L’iconografia sull’Addolorata è ricchissima. Qual è la pittura, o un’altra  espressione artistica che più la colpisce e perché?

 

R. – Io penso che da sempre, tradizionalmente, fin dal Medioevo è la Pietà. L’abbiamo anche qui a San Pietro, la Pietà di Michelangelo. Questo concetto di una madre che vede “consumato” il figlio, ma non consumato per rimanere nella morte, consumato per risorgere per la vita. Di conseguenza la Vergine della pietà che, addolorata, si china sulle piaghe infinite del suo Figlio e – come direbbe il nostro Papa – contempla il volto doloroso del Figlio, nel suo amore immolato per noi diventa lei stessa la speranza del mondo per una Resurrezione che non avrà fine.

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CHIESA E SOCIETA’

15 settembre 2005

 

ESORCISTI A CONVEGNO FINO A DOMANI A COLLEVALENZA.

IN PRIMO PIANO IL RUOLO DELL’ESORCISTA

NELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E SULLA SUPERSTIZIONE

- A cura di Tiziana Campisi

 

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COLLEVALENZA. = “L’esorcista nella nuova evangelizzazione”: è il tema del convegno che fino a domani, a Collevalenza, riunisce 180 religiosi e sacerdoti. Benedetto XVI ha rivolto loro un saluto ieri all’udienza generale incoraggiandoli a proseguire il loro importante ministero a servizio della Chiesa, sicuri di poter contare sul sostegno dei vescovi e della incessante preghiera della comunità cristiana. L’incontro dell’Associazione italiana degli esorcisti verte sul ruolo dell’esorcista e sulla diffusa disinformazione relativa alle possessioni e sui segni che essa mostra. “Oggi l’esorcista viene identificato soltanto come un caccia demoni – spiega il presidente dell’Associazione internazionale degli esorcisti padre Giancarlo Gramolazzo – invece è una persona che annuncia il Vangelo, che catechizza e dove sussiste la necessità impone le mani sugli ammalati e scaccia i demoni”. I sacerdoti impegnati nel ministero dell’esorcismo invitano a fare attenzione alle superstizioni, ad avere un cammino di fede che non tralasci la preghiera e la vita ascetica. “E’ sufficiente una vita coerente al Vangelo per proteggersi quotidianamente dal male – dice padre Gramolazzo – non avere paura di testimoniare la propria fede e pregare con una certa continuità”. “Il popolo di Dio è molto fragile – prosegue padre Gramolazzo – facilmente cerca di deresponsabilizzarsi, somatizza suggestioni ed esagera sulla figura di Satana. Spesso invece basta una vera e sincera confessione per vincere il male”.

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DA DOMANI A DOMENICA 18 SETTEMBRE VI CONFERENZA INTERNAZIONALE

 DEI MOVIMENTI E ASSOCIAZIONI CRISTIANE D’EUROPA.

APPUNTAMENTO A GNIEZNO, IN POLONIA,

PER DIBATTERE SUL TEMA “L’EUROPA DEL DIALOGO”

- A cura di Stefano Leszscinski

 

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GNIEZNO. = Essere cristiani in un’Europa pluralista. Con questo tema si apre domani a Gniezno, in Polonia, la VI Conferenza internazionale dei movimenti e delle associazioni cristiane, promossa dalla diocesi di Gniezno e dall’Agenzia di stampa cattolica polacca KAI. Tra i partecipanti, rappresentanti del mondo cattolico europeo, della Chiesa ortodossa e del mondo politico ed economico d’Unione Europea. Riuniti nel cuore della Polonia presso la tomba di Sant’Adalberto, patrono dell’Europa, i cristiani d’Europa s’interrogano sul loro ruolo nella società e sui frutti del dialogo ecumenico ed interreligioso nel processo d’integrazione europea. La sesta Conferenza internazionale intitolata “l’Europa del dialogo” si svolge a Gniezno, antica capitale della Polonia cristiana, da domani 16 settembre a domenica 18 e vedrà la partecipazione di molti movimenti ed associazioni cristiane, di rappresentanti della Santa Sede come il cardinale Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, rappresentanti della Chiesa ortodossa e protestante. Un evento questo che vuole anche riaffermare il ruolo della Polonia come ponte tra Occidente e Oriente europei. Il congresso si propone come scuola del dialogo per i cristiani impegnati in tutti i campi della vita pubblica, della cultura, della politica e dell’economia. Di particolare rilievo l’attenzione che verrà rivolta ai giovani, in quanto simbolo della sempre maggiore integrazione europea.

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CONVEGNO SULLO SVILUPPO E LA SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE

 OSPITATO IERI NEL SACRO CONVENTO DI ASSISI.

POLITICI, SCIENZIATI ED ESPERTI DELLA COMUNICAZIONE

HANNO ANIMATO I VARI DIBATTITI. LA QUESTIONE PIU’ CONTROVERSA:

 L’EMERGENZA NUCLEARE

 

ASSISI. = Si è tenuto ieri nel chiostro Sisto IV del Sacro Convento di Assisi il convegno “Ambiente e Spiritualità”, dove è stato affrontato il tema dello sviluppo e della salvaguardia del Pianeta. La giornata è stata divisa in tre sessioni: scientifica, politica e della comunicazione. L’incontro è stato aperto dal discorso di Giorgio Bartolini, sindaco d’Assisi, cui è seguita la presentazione di padre Vincenzo Coli, custode del Sacro convento, e successivamente gli interventi del presidente dell’Accademia Nazionale delle Scienze e dell’amministratore delegato della Rete ferroviaria Italiana (RFI), che hanno promosso l’evento. Al termine del Convegno padre Coli ha espresso il suo parere sul dibattito: “E’ riuscito molto bene perché, pur con diversi accenti, i relatori hanno posto l’accento sulla necessità di un recupero di responsabilità”, ed ha aggiunto che “va varato anche un piano energetico nazionale, ormai indispensabile”. Il tema che ha diviso maggiormente i partecipanti al dibattito è stato quello sul nucleare. I relatori per la sessione politica sono stati: Altero Matteoli, ministro dell’Ambiente, Piero Fassino, segretario dei DS, Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Forza Italia e Francesco Rutelli, presidente della Margherita, moderati dal direttore del quotidiano “Il Messaggero”, Paolo Gambescia. Se per Bondi il nucleare è “una risorsa della quale non si può fare a meno”, per Rutelli “è tempo di fare un piano energetico con proiezione decennale in cui si affrontino tutti gli aspetti delle fonti sapendo che la condizione italiana è particolarmente critica”. Il ministro per l’Ambiente, Matteoli, invece, ricorda come la salvaguardia dello sviluppo ambientale sia un problema mondiale, nessun Paese può affrontare questo problema da solo. Anche se con delle posizioni diverse, gli esponenti politici, condividono la necessità di un nuovo piano energetico per l’Italia, che tenga conto delle esigenze nazionali. Presenti al convegno anche numerosi scienziati, tra cui il premio Nobel, Rita Levi Montalcini. A concludere la giornata c’e stato il concerto Fratello sole, madre terra, che andrà in onda su Raduno alle 10.30 di sabato 17 settembre. (R.R)

 

 

 

PER LA PRIMA VOLTA AVVIATI A BRUXELLES COLLOQUI

TRA SINDACI CINESI ED ENTI LOCALI EUROPEI, IN VISTA DI PROGETTI

DI COOPERAZIONE URBANA. L’INCONTRO E’ STATO PROMOSSO

DAL CONSIGLIO DEI COMUNI E REGIONI D’EUROPA (CCRE),

CHE A BREVE INVIERA’ UNA DELEGAZIONE A PECHINO

 

BRUXELLES. = Per la prima volta le Amministrazioni cittadine della Cina hanno aperto un filo diretto con gli Enti locali dell’Unione Europea. L’avvio dei contatti, che potrebbe portare a breve a progetti di cooperazione, è stato ufficializzato a Bruxelles nel corso di una missione di sindaci cinesi. A guidare la delegazione cinese è stato Wang Guangtao, ministro per l’Edilizia e presidente dell’Associazione dei sindaci del suo Paese, che nella capitale belga ha incontrato Jeremy Smith, Segretario generale del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (CCRE), organismo promotore dell’iniziativa. Guangtao ha potuto illustrare i problemi delle municipalità cinesi, da decenni sotto la pressione dell’esodo dalle campagne: una fuga incontrollabile che durerà, secondo le previsioni, almeno altri 20 anni. Le città cinesi devono quindi affrontare quotidianamente le emergenze dei trasporti e dei servizi pubblici in generale nonché trovare rapidamente risposte al problema dell’inquinamento. “Abbiamo già stabilito contatti proficui con alcune città  tedesche, britanniche e francesi - ha dichiarato Guangtao  - ma ora abbiamo bisogno del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa”, per aprire il dialogo con l’insieme delle municipalità europee. Il segretario generale del CCRE, Smith, ha anticipato che una delegazione dell’organismo si recherà - forse già all’inizio del prossimo anno - a Pechino, sede dell’Associazione dei sindaci cinesi. (R.G.) 

 

 

RIUNIONE A MAPUTO, IN MOZAMBICO,

 DELLE CONFERENZE EPISCOPALI DEI PAESI LUSOFONI,

OVVERO DI LINGUA PORTOGHESE, PARLATA OGGI NEL MONDO DA 250 MILIONI DI PERSONE. L’INCONTRO, SVOLTOSI LA SCORSA SETTIMANA, HA PERMESSO AI PRESULI

UN FRUTTUOSO SCAMBIO DI ESPERIENZE E DI PROMESSE

DI RECIPROCO AIUTO NELLE INZIATIVE PASTORALI

 

MAPUTO. = Un incontro fruttuoso quello tenuto la scorsa settimana a Maputo, capitale del Mozambico, tra i presuli dei Paesi lusofoni, ovvero di lingua portoghese. Come rileva in un articolo, riportato dalla agenzia Fides, mons. Odilo Pedro Scherer, vescovo ausiliare di San Paolo e segretario generale della Conferenza episcopale del Brasile, il portoghese è parlato da circa 250 milioni di persone e “rappresenta una delle lingue maggiormente utilizzate nel mondo cattolico”; una “base comune” che ha permesso ai presuli “di discutere con grande libertà e fraternità sulla vita della Chiesa” nei loro Paesi. Nella riunione, i vescovi lusofoni hanno presentato la situazione religiosa, politica, sociale ed economica delle loro nazioni, le loro preoccupazioni pastorali e le sfide all’evangelizzazione, oltre che formulare delle proposte di aiuto reciproco, specie nel campo missionario e della formazione. In particolare mons. Scherer nel suo resoconto si sofferma sulla realtà delle Chiese africane di lingua portoghese. “In Angola - scrive - la Chiesa vive la situazione tipica di un Paese giovane, uscito da poco dalla guerra civile lunga e lacerante e che tenta di consolidare le istituzioni, anche se fragili, della democrazia”. “Preoccupa – rileva il presule brasiliano – la grande povertà della maggioranza della popolazione. Il cattolicesimo è considerato una religione tradizionale manca di un’evangelizzazione più approfondita. Vi sono diverse vocazioni, però lungo il cammino verso il sacerdozio vi sono molti abbandoni”. Anche il Mozambico dal punto di vista sociale è simile, per alcuni versi, all’Angola, perché “è un Paese giovane che ha affrontato la guerra per l’indipendenza, seguita da una lunga e dolorosa guerra civile”. “La democrazia ha dovuto affrontare diverse resistenze per affermarsi sugli effetti del regime marxista. I cattolici rappresentano il 24% circa della popolazione. La Chiesa gode di libertà e di considerazione nella società”. Il Mozambico è un buon esempio di collaborazione tra le diverse Chiese lusofone. Nel Paese africano operano infatti 25 missionari e missionarie brasiliani che operano nella zona di Maputo. In questo contesto la Chiesa opera per “il consolidamento della pace, l’inculturazione delle fede e della promozione umana”. In Guinea Bissau i cattolici sono circa il 15% della popolazione. Anche questo Paese subisce ancora le drammatiche conseguenze di una lunga guerra civile. La Chiesa cattolica porta il suo contributo al sostegno delle istituzioni democratiche e all’affermazione della cultura della pace. “I vescovi incoraggiano le organizzazione di base della vita sociale di cultura popolare per affermare i valori della solidarietà, del rispetto degli anziani e dei valori tradizionali familiari”. (R.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

15 settembre 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, due nuovi attacchi kamikaze contro convogli della polizia hanno provocato stamani a Baghdad 29 morti, tra i quali 25 agenti. Le azioni terroristiche seguono gli attacchi rivendicati ieri dal leader di Al Qaeda in Iraq, il giordano Al Zarqawi, che in un messaggio audio ha dichiarato “guerra totale” agli sciiti. Il nostro servizio:

 

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Una terrificante serie di attentati e lo spettro di Al Qaeda, sempre più inquietante, fanno crescere i timori di una guerra civile in Iraq. Gli ultimi due attacchi, dopo la catena di attentati costati la vita ieri ad oltre 160 persone, hanno sconvolto a Baghdad il quartiere meridionale di Dora.  Un attentatore suicida si è lanciato con la propria auto imbottita di esplosivo contro un convoglio di mezzi della polizia. Pochi minuti dopo, si è fatto saltare in aria un secondo kamikaze. A questa ennesima ondata di violenze si aggiungono allarmanti minacce e proclami: Al Qaeda ha rivendicato le azioni terroristiche di ieri, compiute per vendicare le operazioni delle forze della coalizione a Tal Afar contro gli insorti, e ha annunciato nuove drammatiche azioni. Il capo dell’organizzazione terroristica in Iraq, al Zarqawi, ha dichiarato, inoltre, “guerra totale” contro gli sciiti. Nel messaggio audio diffuso su Internet, al Zarqawi esorta tutti i sunniti ad unirsi alla guerriglia e definisce Katrina, l’uragano che ha devastato gli Stati Uniti, “uno dei soldati di Allah”. L’ipotesi di un conflitto tra sciiti e sunniti, che avrebbe conseguenze terribili, è purtroppo realistica. Secondo il quotdiano britannico “Times”, Al Zarqawi è riuscito ad unificare tutti i gruppi sunniti ed è pronto adesso a lanciare una sanguinosa campagna contro gli sciiti accusati di collaborare con gli americani. Nel cosiddetto triangolo sunnita è iniziato un vero e proprio esodo degli sciiti terrorizzati. Un rapporto dei servizi segreti, citato dal “Times”, stima infine che la guerriglia sunnita sia formata da circa 16 mila ribelli e da oltre 6 mila fondamentalisti.

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Continuano, in Afghanistan, gli attacchi alla vigilia del voto parlamentare: una candidata è stata ferita in un agguato a colpi d’arma da fuoco nella provincia orientale di Kunar, e due giornalisti che viaggiavano con lei sono stati rapiti. Si tratta solo dell’ultimo episodio di violenza. Negli ultimi giorni, infatti, almeno 15 persone sono morte in diversi agguati, successivamente rivendicati dai talebani.

 

Lo Stato iraniano è pronto a condividere la tecnologia nucleare per scopi pacifici in suo possesso con altre nazioni islamiche. Lo ha affermato il presidente dell’Iran Ahmadinejad. “La Repubblica islamica - ha detto - non è alla ricerca di armi di distruzioni di massa ed è pronta a trasferire a questi Paesi le sue conoscenze tecnologiche”. Ahmadinejad ha rilasciato queste dichiarazioni nel corso di un incontro con il primo ministro turco, Erdogan, svoltosi a margine dei lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.

 

Il tracciato della barriera eretta intorno alla Cisgiordania deve essere modificato. Lo ha stabilito la corte Suprema di Israele, secondo la quale una parte della sezione settentrionale del muro deve essere abbattuto per permettere ai palestinesi libertà di movimento. Nel 2004 la Corte di giustizia delle Nazioni Unite aveva sancito l’illegalità dell’intera barriera, lunga 650 chilometri.

 

Claudia Melchers è libera e sta bene. La figlia del magnate dell’industria chimica Hans Melchers, sospettato di aver fornito sostanze tossiche a Saddam Hussein negli anni ‘80, è stata liberata con un'operazione della polizia olandese. Era stata rapita da uomini armati nella notte tra lunedì e martedì, ad Amsterdam, mentre si trovava a casa con i due figli.

 

Prosegue la lotta contro il terrorismo in Gran Bretagna. Un’operazione congiunta tra servizi d’immigrazione e polizia ha portato all’arresto a Londra di sette stranieri, considerati una potenziale minaccia per la sicurezza nazionale. Secondo le prime informazioni, i fermati non sarebbero, comunque, collegati agli attentati che hanno colpito la capitale britannica a luglio.

 

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato ad unanimità una risoluzione proposta dalla Gran Bretagna che prevede il divieto assoluto di incitazione al terrorismo. La risoluzione, numero 1624, chiede ai 191 Paesi membri delle Nazioni Unite di “proibire l’istigazione a commettere atti terroristici”. Il documento fa riferimento alla legge contro i predicatori d’odio approvata in Gran Bretagna, subito dopo gli attacchi terroristici del 7 luglio.

 

È iniziato oggi il processo di smilitarizzazione del Gam, il Movimento Aceh Libero, il gruppo ribelle attivo nella provincia indonesiana. I combattenti hanno infatti cominciato poco fa a deporre le armi, davanti ad un gruppo di osservatori internazionali. Sentiamo Maria Grazia Coggiola:

 

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Si tratta del primo banco di prova per verificare le buone intenzioni dei ribelli dal Gam, il movimento per la liberazione di Aceh dopo l’accordo di pace con il governo indonesiano siglato lo scorso 15 agosto ad Helsinki. Nei prossimi tre giorni i separatisti consegneranno 210 armi, ovvero un quarto del totale, agli ispettori internazionali della ‘Aceh Monitoring Commission’. In cambio, il governo di Giacarta ritirerà 6.000 suoi soldati dalla penisola. Le armi consegnate saranno poi distrutte.

 

Secondo molti osservatori, si tratta di un passo storico che segna di fatto la fine del trentennale sanguinoso conflitto nel nord di Sumatra. La pace è stata raggiunta grazie alla mediazione dei finlandesi, ma l’elemento determinante è stata la tragedia dello tsunami che lo scorso 26 dicembre ha ucciso 130 mila persone nella penisola di Aceh.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Dopo Katrina, un nuovo uragano minaccia gli Stati Uniti. I forti venti e le piogge torrenziali di Ophelia si stanno abbattendo sulla costa orientale del Paese.  Le prime inondazioni hanno costretto le autorità americane a ordinare l’evacuazione degli abitanti. l presidente americano George W. Bush ha dichiarato lo stato d’emergenza in 37 contee orientali dello Stato della Carolina del Nord.

 

 

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