RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
258 - Testo della trasmissione di giovedì 15 settembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
In udienza da Benedetto XVI due Rabbini capo di Israele
OGGI IN PRIMO PIANO:
Migliaia di bambini muoiono di fame in Niger: ce ne
parla Gianfranco Di Maio
Oggi la Chiesa celebra la Memoria della
Beata Vergine Addolorata: con noi padre Ermanno Toniolo
CHIESA E SOCIETA’:
Esorcisti
a convegno fino a domani a Collevalenza. Ieri il
saluto del Papa
Da domani a Gniezno,
in Polonia, la VI Conferenza internazionale dei movimenti cristiani d’Europa
Convegno sullo sviluppo e la salvaguardia
dell’ambiente ospitato ieri nel Sacro Convento di Assisi
Per la
prima volta avviati a Bruxelles colloqui tra sindaci cinesi ed enti locali
europei
Riunione a Maputo, in Mozambico,
delle Conferenze episcopali dei Paesi lusofoni
24 ORE NEL MONDO:
In Iraq violenza senza fine: 29 morti per due nuovi
attacchi contro convogli della polizia
15 settembre 2005
PER FAR FRONTE ALLE SFIDE DELLA CULTURA
POSTMODERNA E’ NECESSARIA
UNA EVANGELIZZAZIONE PERMANENTE DEI BATTEZZATI: E’ L’ESORTAZIONE
DI BENEDETTO XVI AD UN GRUPPO DI VESCOVI DEL
MESSICO,
RICEVUTI IN UDIENZA A CASTEL GANDOLFO AL TERMINE
DELLA VISITA AD LIMINA
- Servizio di Alessandro
Gisotti -
E’ necessaria un’evangelizzazione permanente dei battezzati di fronte alle
sfide della cultura postmoderna e all’attivismo delle sette religiose: è quanto
sottolineato da Benedetto XVI nel discorso ad un gruppo di vescovi del Messico
ricevuti in udienza nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico di Castel
Gandolfo, al termine della visita ad Limina.
Un discorso nel quale il Pontefice non ha mancato di denunciare quei mali della
società messicana, dalla corruzione al narcotraffico,
che violano i diritti della persona umana e minano la
convivenza civile. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“Molti
battezzati, influenzati da innumerevoli forme di pensiero e di costume sono
indifferenti ai valori del Vangelo” e si abbandonano a “comportamenti contrari
alla visione cristiana della vita”. E’ il richiamo di Benedetto XVI che - nel
discorso ai presuli messicani - ha sottolineato che
alcuni, pur confessandosi cattolici, “abbandonano la pratica religiosa, con la
perdita progressiva della propria identità di credenti”. Per far fronte a questa
realtà, è l’esortazione del Papa ai vescovi, non basta “segnalare gli errori” e
“difendere i contenuti della fede”, ma serve soprattutto mettere in luce “la
ricchezza trascendentale del Cristianesimo”. In Sud America,
ha rilevato poi il Pontefice, l’attività delle sette e nuovi gruppi religiosi
deve stimolare la Chiesa locale “ad offrire ai fedeli un’attenzione religiosa
più personale”, proponendo “una religiosità popolare purificata”. Di qui la
necessità di “una evangelizzazione permanente dei
battezzati”.
“TODO
ELLO IMPLICA, EN LA PRACTICA PASTORAL…”
“Tutto
questo – ha detto ancora – implica nella pratica pastorale la necessità di
rivedere la nostra mentalità” ampliando i nostri orizzonti per “rispondere ai
grandi interrogativi del mondo di oggi”. “Come Chiesa
missionaria – ha aggiunto – siamo chiamati a comprendere le sfide che la
cultura postmoderna pone alla nuova evangelizzazione
del continente”. Benedetto XVI non ha mancato di riferirsi anche alla
situazione sociale del Messico.
“MEXICO
TIENE ANTE SI’…”
“Il
Messico – ha affermato – si trova oggi di fronte alla sfida della
trasformazione delle strutture sociali” per meglio
difendere “la dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali”. Impegno, ha assicurato, che trova la collaborazione dei cattolici
messicani. Quindi, il Papa ha indicato alcuni
mali che affliggono la società del Messico: la corruzione, il crimine
organizzato e il narcotraffico. Tutti
fenomeni, ha avvertito, che minano la convivenza e la gestione della cosa
pubblica e generano indifferenza e disprezzo per il valore inviolabile della
vita.
“TAMBIEN EN MEXICO…”
“D’altro
canto – ha proseguito il Papa – in Messico si vive spesso in condizioni di
povertà”. Ciononostante, in molti fedeli “è presente una fede in Dio, un sentimento
religioso” che viene accompagnato da “espressioni
ricche di umanità ospitalità, fraternità e solidarietà”. Valori, questi, messi
in pericolo quando chi è costretto ad emigrare si trova in luoghi dove le
condizioni sono precarie.
Di qui, l’importanza sottolineata dal Pontefice, di una buona
accoglienza da parte delle comunità ecclesiali per l’inserimento di
questi migranti nelle nuove realtà.
**********
IN UDIENZA DA BENEDETTO XVI
DUE RABBINI CAPO DI ISRAELE.
IL PAPA HA ASSICURATO
L’IMPEGNO DELLA CHIESA PER UN’ERA DI MIGLIORE
COMPRENSIONE E RISPETTO
TRA CATTOLICI ED EBREI
“Considero
la vostra visita un ulteriore passo nel processo di
approfondimento dei rapporti religiosi tra cattolici ed ebrei”. Meno di un mese dopo la storica visita di Benedetto XVI alla
Sinagoga di Colonia, durante la 20.ma
Giornata mondiale della gioventù, il Papa ha potuto aggiungere una nuova pagina
al dialogo tra Chiesa ed ebraismo, ricevendo questa mattina a Castel Gandolfo
due Rabbini capo di Israele, il signor Shlomo Moshe Amar, e il signor Yona
Metzger, accompagnato da un seguito. Ce ne parla
Alessandro De Carolis.
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Benedetto XVI ha
richiamato alla memoria l’inizio della svolta nei rapporti tra mondo cattolico
e mondo ebraico maturati con il Vaticano II, in particolare
con la “pietra miliare” della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate,
al centro di numerose commemorazioni per il 40.mo di promulgazione. Oggi, ha affermato il Papa,
“dobbiamo continuare a cercare strade” per adempiere alla
responsabilità della riconciliazione. Un tema che il Pontefice aveva affrontato
anche a Colonia consegnando ai giovani, ha ricordato stamani, “la torcia della
speranza che Dio ha dato sia ai cristiani sia agli ebrei”. Il valore simbolico
di questo gesto, ha proseguito Benedetto XVI, vuole sottolineare
“che mai più le forze del male possano conquistare il potere e che le
generazioni future, con l’aiuto di Dio, possano essere capaci di costruire un
mondo più giusto e pacifico, in cui tutti i popoli hanno uguali diritti e si
sentano a casa loro”.
Il
Papa ha poi spostato il discorso sulla Terra Santa: il Paese “considerato
‘santo’ da ebrei, cristiani e musulmani”. Purtroppo, ha osservato Benedetto
XVI, “troppo spesso la nostra attenzione si rivolge ad atti di violenza e
terrore, e questo è fonte di immensa tristezza per
tutti quelli che ci vivono”. E qui il Papa ha espresso
una convinzione, figlia di una ormai lunga tradizione di dialogo. “Dobbiamo
continuare – ha asserito - ad insistere sul fatto che le religioni e la pace
vanno di pari passo, perché la fede religiosa e la sua pratica non possono
essere separate dalla difesa dell’immagine di Dio in ogni essere umano”.
Spontaneo il pensiero di Benedetto XVI per le comunità cristiane di Terra
Santa, da lui definite “presenza e testimonianza vivente fin dagli
albori della cristianità e attraverso tutte le vicissitudini della
storia. Oggi, questi fratelli e sorelle nella fede si trovano di fronte a sfide
sempre nuove”.
La parte finale del saluto alle
due personalità ebraiche è stata riservata dal Papa ad un commento sull’attuale
situazione diplomatica tra Santa Sede e Stato d’Israele. “Siamo lieti”, ha
notato Benedetto XVI, che tali rapporti “si siano attestati su forme di
cooperazione più solide e stabili”, tuttavia, ha soggiunto, “rimaniamo in attesa dell’adempimento degli Accordi Fondamentali su
questioni ancora aperte”. “Cari Rabbini capo – ha
concluso il Papa - in quanto leader religiosi, stiamo davanti a Dio con una
grande responsabilità, quella dell’insegnamento che diamo e delle decisioni che
prendiamo. Il Signore ci assiste al servizio della grande
causa della promozione della sacralità della vita umana e della tutela della
dignità di ciascuna persona umana, affinché la giustizia e la pace possano
fiorire nel mondo”.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nella
mattinata, il Papa ha ricevuto nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo il cardinale Ignace Moussa I Daoud, prefetto della
Congregazione per le Chiese Orientali. Oggi pomeriggio, poi, Benedetto XVI
incontrerà il cardinale Zenon Grocholewski,
prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica e successivamente
l’arcivescovo William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede
accompagnato da mons. Angelo Amato, segretario del medesimo dicastero.
In Cile, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale
della diocesi di San Carlos de Ancud,
presentata da mons. Juan Luis
Ysern de Arce, per
sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato suo successore mons. Juan Florindo Agurto Muñoz, degli Oblati Servi di Maria, finora vescovo
coadiutore della medesima diocesi. Il Papa ha inoltre nominato membri del
Pontificio Comitato di Scienze Storiche il prof. Agostino Paravicini Bagliani e la prof.ssa Emilia Hrabovec.
APERTO IERI A ROMA UN CONGRESSO INTERNAZIONALE SULLA SACRA
SCRITTURA
A 40 ANNI DALLA
COSTITUZIONE CONCILIARE “DEI VERBUM”:
SOLO IL 3% DEI CATTOLICI PRATICANTI LEGGE LA BIBBIA
OGNI GIORNO
- Intervista con il cardinale Walter Kasper -
Il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha svolto la prima
relazione al Congresso internazionale
sul tema “La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa”, che si è aperto
ieri pomeriggio a Roma. Il convegno si tiene nel 40º della Costituzione
Dogmatica “Dei Verbum” sulla divina Rivelazione. Ieri
è intervenuto anche il vescovo di Terni-Narni-Amelia
Vincenzo Paglia, che è anche presidente della Federazione Biblica Cattolica: il
presule ha sottolineato il fatto che “nonostante grandi progressi c’è
ancora poca Bibbia nella vita e nella cultura dei credenti”. Infatti,
secondo uno studio, in Italia, Francia e Spagna, solo il 3% dei cattolici
praticanti legge la Bibbia ogni giorno. Addirittura il 40% crede che san Paolo abbia scritto un Vangelo, mentre ben l’80% dei praticanti ascolta la Parola di Dio solo durante
la Messa domenicale. Ma cosa ha rappresentato la “Dei Verbum” nella vita della Chiesa? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Kasper:
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R. – Questo documento è uno dei
più importanti del Concilio Vaticano II, perché la Chiesa vive e si nutre della
Parola di Dio e della Sacra Eucaristia. Dopo il Concilio, questo testo ha avuto
grandi conseguenze sulla spiritualità, sulla liturgia, sulla teologia e anche
sulla vita quotidiana dei fedeli, che hanno cominciato ad imparare a leggere
ogni giorno la Sacra Bibbia.
D. – Eminenza, il rapporto tra
Magistero e Parola di Dio…
R. – E’ ancora
una questione fondamentale fra le Chiese della Riforma e la Chiesa
Cattolica, perché noi leggiamo la Bibbia sulle ginocchia della madre Chiesa. Le
Chiese e le comunità ecclesiali della Riforma partono dal principio che la
Sacra Scrittura interpreta se stessa, e questo fa la
differenza: è un problema che finora non abbiamo superato. Alla fine di questo
mese, però, avremo un testo per la Chiesa cattolica e la Federazione mondiale luterana
che fa alcuni passi avanti verso un consenso.
D. – A questo proposito,
Eminenza, qual è stato il contributo della “Dei Verbum” per l’ecumenismo?
R. – Il movimento ecumenico e il
movimento biblico sono più o meno gemelli. Quindi, il
movimento biblico ha avuto un grande influsso sull’ecumenismo ed è più o meno il fondamento dell’ecumenismo, perché la Bibbia è
patrimonio comune di tutti i fedeli e di tutte le Chiese e comunità ecclesiali.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il discorso di Benedetto XVI a vescovi della Conferenza
episcopale del Messico. Il Papa ha richiamato l'urgenza di formare in modo
responsabile la fede dei cattolici per aiutarli a vivere con gioia e con
coraggio nel mondo.
Servizio
vaticano - una nota del Pontificio Consiglio per la Promozione
dell'Unità dei Cristiani sul Congresso internazionale organizzato per
commemorare il XL anniversario delle promulgazione della Costituzione dogmatica
sulla divina rivelazione, Dei Verbum del Concilio Vaticano II.
Servizio
estero - In rilievo il vertice dell'ONU. Kofi Annan sottolinea l'esigenza di
rafforzare le Nazioni Unite per tutelare miliardi di persone vulnerabili. Varata dai leader dei Paesi del Consiglio di Sicurezza una
risoluzione per sanzionare chi incita a compiere attentati e ne protegge gli
autori.
Iraq:
Al Zarqawi annuncia una
"guerra totale" contro gli sciiti.
Il
PAM e l'UNHCR lanciano l'allarme riguardo alla mancanza di finanziamenti per
soccorrere i rifugiati.
Servizio culturale - Un articolo di Roberto Morozzo Della Rocca dal titolo "Un dibattito fra voci
differenti": nel volume "Ottosettembre. Le storie e le storiografie".
Servizio italiano - In evidenza l'esplosione
avvenuta nella caserma di Latina, che ha causato la morte di un carabiniere.
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15 settembre 2005
A NEW
YORK IL VERTICE MONDIALE DELL’ONU:
KOFI ANNAN INVITA A
PROSEGUIRE SULLA VIA DELLE RIFORME.
PER BUSH L’EMERGENZA
PRINCIPALE E’ IL TERRORISMO
- Intervista con Paolo Pobbiati -
“Il documento approvato dall’Assemblea generale non
è la riforma che avevo proposto, ma è un buon inizio su cui dobbiamo continuare
a lavorare”. Lo ha detto ieri il segretario generale dell’ONU Kofi Annan
aprendo il Vertice mondiale, a cui partecipano oltre 170 tra capi di Stato e di
Governo, nel 60.mo
anniversario dell’istituzione delle Nazioni Unite. Da New
York, Paolo Mastrolilli:
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Il testo crea un nuovo Consiglio
per i diritti umani e una Commissione per creare la pace nei Paesi appena
usciti dalla guerra; stabilisce il principio della responsabilità dei governi a
proteggere le popolazioni, aprendo la strada ad interventi più automatici quando avvengono violenze. Il documento conferma
gli obiettivi stabiliti nel Vertice di cinque anni fa per dimezzare la povertà
entro il 2005, ma non impegna i Paesi ricchi ad investire negli aiuti lo 0,7%
del prodotto interno lordo. Quindi condanna il
terrorismo ma senza definirlo nei particolari. Il presidente americano Bush, in
difficoltà nei sondaggi per l’Iraq e l’uragano Katrina, ha ribadito
che la sfida di al Qaeda è l’emergenza principale. I terroristi – ha detto –
devono sapere che il mondo è unito contro di loro. Bush ha dichiarato che
bisogna aiutare l’Iraq a costruire una democrazia stabile nell’interesse di
tutti, e diffondere la pace e la libertà nel Medio Oriente. Poi, ha sottolineato la necessità di battere il terrorismo anche sul
terreno delle idee, favorendo lo sviluppo e ha promesso di eliminare le tariffe
sulle esportazioni se gli altri Paesi faranno altrettanto. Il presidente ha
ammonito l’ONU a non condonare la corruzione, riferendosi allo scandalo
“petrolio per cibo” e a non accettare i violatori dei diritti umani
nell’organismo che li tutela. Poi ha riconosciuto che il Palazzo di Vetro sta
facendo i primi passi per la sua riforma. Parlando con la Radio Vaticana, il
cardinale segretario di Stato Angelo Sodano,
rappresentante della Santa Sede al Vertice, ha giudicato buone le proposte per
la riforma ed ha aggiunto che per l’ONU è venuta l’ora della risurrezione.
Da New
York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Tra gli argomenti più discussi al
Vertice dell’ONU sono la questione del disarmo e dei diritti umani. Ma cosa ci si aspettava, in particolare, su quest’ultimo
punto? Al microfono di Isabella Piro,
ci risponde Paolo Pobbiati, presidente della sezione
italiana di Amnesty International:
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R. –
L’istituzione di un Consiglio sui diritti umani che sostituisca l’attuale Commissione,
un organismo più efficace, riunito in forma permanente, che possa avere un mandato
più ampio e soprattutto un sostegno economico più adeguato rispetto all’attuale
commissione. La Cina, la Russia, il Vietnam,
il Myanmar, hanno cercato in tutti i modi di
ostacolare questa riforma fondamentale.
D. – Anche
le organizzazioni non governative dovrebbero far parte di questo Consiglio sui
diritti umani?
R. – L’importante è che l’operato di questo Consiglio sia assolutamente trasparente ed
è importante che ci sia un coinvolgimento forte delle organizzazioni non
governative, proprio per la possibilità di contare su esperti indipendenti.
D. – Ma
perché l’attuale Commissione sui diritti umani è inefficace?
R. – Si riunisce soltanto una
volta l’anno; adesso vediamo, all’interno di questa Commissione, dei Paesi che
sono dei grandi violatori dei diritti umani. Le risorse economiche poi sono al momento estremamente limitate.
D. – Quale
è stato il punto più controverso della proposta di riforma dell’ONU?
R. – La
possibilità di inserire nel documento un forte richiamo alla responsabilità dei
governi di proteggere i civili dei propri Paesi.
Questo, per tutelare le popolazioni rispetto a rischi di genocidio, di operazioni di pulizia etnica ... Ecco, questo ha trovato
delle grosse opposizioni da parte di diversi Paesi – l’India, l’Egitto, il
Pakistan, Cuba, l’Iran ...
D. – Kofi Annan ha definito un
grave errore il mancato accordo sul disarmo. Anche Amnesty
aveva chiesto una riforma a tal proposito ...
R. – Assolutamente sì! Un Trattato internazionale che sia vincolante sul commercio delle
armi: molto spesso noi vediamo governi che si riempiono la bocca con la difesa
della pace e della democrazia che poi esportano armi alimentando molte guerre
...
D. – Dobbiamo quindi dire che il summit dell’ONU è stato un fallimento?
R. – Questo summit tradisce, in
fondo, l’aspettativa di un ruolo più forte di
leadership della Nazioni Unite, di un miglioramento consistente della qualità
della vita.
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CONTINUA LA CRISI ALIMENTARE IN NIGER:
MIGLIAIA I BAMBINI CHE MUOIONO DI FAME
- Intervista con Gianfranco Di Maio -
Migliaia di bambini del Niger
continuano a morire di fame perché gli aiuti umanitari
non arrivano a chi ne ha davvero bisogno. La denuncia arriva dall’organizzazione
Medici Senza Frontiere, che cita la drammatica stima emersa in un
recente rapporto delle Nazioni Unite, secondo cui solo nella parte orientale
del Paese africano sono 40 i bambini che in media muoiono ogni giorno.
Salvatore Sabatino ha sentito Gianfranco Di Maio, responsabile medico di Medici
Senza Frontiere Italia.
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R. – Finora il contenuto delle
donazioni del cibo che viene distribuito non rispon-de
a quelle che sono le esigenze nutritive delle persone colpite, soprattutto dei
bambini. C’è bisogno di farine arricchite, mentre normalmente quello che viene distribuito sono cibi convenzionali, che possono andar
bene per gli adulti, ma se si considera che finora abbiamo trattato 30 mila bambini
da gennaio ad adesso nel solo Niger e
considerando che la problematica coinvolge anche altri Paesi confinanti, dal
Mali al Sudan, è evidente che questo tipo di intervento non è sufficiente. In
più la scelta delle zone da sostenere con gli aiuti viene
fatta basandosi su dei criteri che sono esclusivamente economici, agronomici.
Si valuta l’andamento dei raccolti. Invece quello che bisogna fare è una
valutazione sanitaria, cioè vedere lo stato di
malnutrizione delle popolazioni.
D. – Già nei mesi scorsi Medici
Senza Frontiere aveva denunciato questa grave crisi nutrizionale
anche se il presidente nigerino aveva
smentito. Ci sono secondo Lei delle responsabilità oggettive del governo del Niger?
R – Si parla di questa
previsione di catastrofe alimentare già dall’autunno 2004. Quindi i governi non
hanno fatto evidentemente il loro lavoro anche perché i criteri che vengono seguiti sono
vecchi, nel senso che si dice: “Non c’è malnutrizione perché altrimenti avremmo
avuto la capitale Niamey piena di mendicanti”.
Evidentemente la gente sa che non serve riversarsi nella città. L’errore
criminale che è stato fatto questa volta è stata
quello di dire: non bisogna distribuire cibo gratuitamente a queste
popolazioni perché si mette in crisi il mercato. Ancora una volta il Dio
mercato ha ragione sulle vite umane. Questo ragionamento non lo hanno fatto
solo i governanti locali, ma anche i grandi organismi internazionali del ramo Brettonwood,cioè quelli che si preoccupano
essenzialmente di crisi economica e non di guerra, di pace e di vita.
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L’ARRESTO IN RWANDA DI
UN SACERDOTE BELGA:
A RISCHIO L’ATTIVITA’ DI TUTTI I MISSIONARI
- Ai nostri microfoni l’arcivescovo Anselmo Guido Pecorari -
E’ ancora rinchiuso nella prigione di Kigali padre Guy Theunis, il missionario belga arrestato martedì 6 settembre
nella capitale rwandese con l'accusa di incitazione al
genocidio del 1994. Il superiore generale dei Missionari d’Africa – più
conosciuti come Padri Bianchi – ha reso noto, in
un’intervista alla MISNA, che il confratello “fisicamente e mentalmente sta
bene”. Attualmente la procura di Kigali
sta istruendo il dossier su padre Theunis, poi il
tribunale della città dovrà fissare un’udienza. Il religioso rischia la pena di
morte. Sulla vicenda, ascoltiamo il nunzio apostolico in Rwanda, l’arcivescovo
Anselmo Guido Pecorari, intervistato da Giada
Aquilino:
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R. – L’arresto del missionario è certamente un segno di
preoccupazione per la nunziatura, perché è il primo missionario che viene arrestato ed incriminato in questo modo. Questo può
avere delle conseguenze, noi speriamo non negative, nei rapporti tra la Chiesa
e lo Stato, perché viene messa sotto inchiesta non solo, a mio avviso, una persona, ma c’è
il pericolo che venga messa sotto inchiesta anche tutta l’attività dei
missionari.
D. – Qual è la posizione della
Chiesa rwandese sulle accuse di incitazione al genocidio
per il religioso?
R. – La Chiesa, la Conferenza episcopale rwandese, ha
fatto ieri una dichiarazione di sostegno, di appoggio
al reverendo Theunis, esprimendo nello stesso tempo
il desiderio che quest’azione non abbia conseguenze nel cammino della
riconciliazione, dell’unità nazionale, che la Chiesa sta sostenendo.
D. – Quindi, è un appello anche a
tutta la comunità rwandese?
R. – E’ un appello a tutta la comunità rwandese, alla vera
unità, alla vera riconciliazione e anche al perdono, ma in ogni caso è un
appello alla società rwandese perché il passato non venga
interpretato in modo strumentale, ma si guardi al presente e al futuro.
D. – Allora qual è la speranza in questo quadro?
R. – Che non solo il padre Theunis
venga liberato, ma vengano mantenute le relazioni
buone tra Chiesa e Stato per un vantaggio reciproco e per il vantaggio di tutta
la società rwandese.
D. – Qual è l’impegno della Chiesa rwandese nel dopo
genocidio?
R. – Il primo impegno è stato quello della riconciliazione
che si è esplicitato anche attraverso sinodi diocesani che hanno avuto luogo nel 2000-2001 e, in ogni caso, è un impegno
capillare di riconciliazione all’interno delle singole comunità, parrocchie,
missioni, diocesi. Non è un impegno assolutamente di carattere politico o
partitico.
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OGGI LA CHIESA CELEBRA
LA MEMORIA DELLA BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA
- Intervista con padre Ermanno Toniolo
-
Oggi, 15 settembre, la Liturgia della Chiesa
ci presenta Maria sotto il titolo di Vergine Addolorata. Qual è la tradizione
di questa memoria liturgica? Giovanni Peduto lo ha chiesto a Padre Ermanno Toniolo, dei Servi di Maria, una Congregazione che accentra
la sua devozione proprio attorno alla figura di Maria sotto il titolo di Addolorata:
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R. – Possiamo dire
che la festa stessa che noi celebriamo é nata proprio dall’Ordine dei Servi di
Maria nel secolo XVII, e cioè nell’anno 1668 fu data all’Ordine la possibilità
di celebrare la Messa votiva della Vergine dei dolori, la quale poi è diventata
nel secolo XVIII, nel 1714, una festa nella terza domenica di settembre,
concessa all’Ordine dei Servi di Maria. Con la riforma di Pio X, il 1 novembre
1911, poiché la domenica deve avere il sopravvento, la festa fu spostata al 15
settembre, rimane fissa ed è stata mantenuta anche
dopo la riforma del calendario avvenuta dopo il Concilio, per opera di Paolo
VI.
D. – Qual è il significato
spirituale di questa memoria liturgica?
R. – Il significato della
memoria liturgica è collocato all’ombra dell’Esaltazione della Croce. La festa
del dolore della Vergine non è un dolore che piange, è un dolore salvifico che
opera, come la Croce del Signore non è una croce soltanto di chi soffre, ma è
la croce di colui che redime e porta in sé il peso di
tutta l’umanità. Così Maria, che ne compartecipa, è lei stessa all’ombra della
Croce e unita alla Croce del Figlio.
D. – Maria stava presso la
Croce. Nessuno meglio di lei può insegnarci a prendere la nostra croce e a
seguire Gesù …
R. – Il Concilio Vaticano II ci
dà l’immagine di Maria presso la Croce. Cito a memoria: così
la Beata Vergine Maria avanzò nella peregrinazione della fede e mantenne
intatta la sua fedeltà al Figlio fino alla Croce dove, non senza un disegno
divino, se ne stette profondamente soffrendo con il Figlio, condividendo con
animo materno il suo sacrificio, acconsentendo con amore all’immolazione della
vittima che lei stessa aveva generato e, infine, dal Figlio morente in croce,
ebbe le grandi parole che la costituirono Madre: donna, ecco il tuo figlio.
L’immagine di Maria, dunque, presso la Croce è l’immagine potente di colei che
insieme col Figlio non solo partecipa alla Redenzione, ma ci accoglie tutti
come madre nel suo cuore. E allora la domanda diventa
subito: che significato ha la Vergine ai piedi della Croce nel prendere noi la
croce? Perché anche noi possiamo, con lei, partecipare nella Chiesa al mistero
della Redenzione del mondo, portando con Gesù e offrendo nel sacrifico
di Gesù la nostra croce quotidiana.
D. – Le lacrime di Maria.
Pensiamo per esempio al fenomeno di Siracusa. Cosa ci
dicono queste lacrime?
R. – Le lacrime di Maria sono in
fondo il suo cuore che piange su un’umanità che a volte sembra andare verso la
deriva. E’ una madre che vede i suoi figli, i fratelli del suo
Gesù, redenti dal suo Sangue, andare per strade che sono di morte e non di
vita. Di conseguenza le lacrime sono un richiamo, un richiamo
al valore non soltanto della sofferenza, un Vangelo della sofferenza, come lo
chiamava Giovanni Paolo II, ma il valore soprattutto della Redenzione del
Signore, della sua Croce, del suo sacrificio unico ed eterno e del dolore della
madre che lo ha condiviso e continua a condividerlo insieme con noi. Piange
perché vuole che tutti siano salvi, fino a che – dice il Concilio – tutti non siano introdotti nella patria beata.
D. – Una madre che perde un
figlio come può farsi aiutare dalla Vergine Addolorata?
R. – C’è una grande
poesia di un grande poeta francese che diceva: non ti fidar di me, o donna. Io
posso darti poco, ma c’è una là che ti può capire, la Vergine del dolore. Vai a
parlare con lei, lei capisce le lacrime, lei capisce
il dolore, lei ti può consolare e ti può veramente, profondamente aiutare.
D. – L’iconografia
sull’Addolorata è ricchissima. Qual è la pittura, o un’altra espressione artistica che più la
colpisce e perché?
R. – Io penso che da sempre,
tradizionalmente, fin dal Medioevo è la Pietà. L’abbiamo anche qui a San
Pietro, la Pietà di Michelangelo. Questo concetto di una
madre che vede “consumato” il figlio, ma non consumato per rimanere nella
morte, consumato per risorgere per la vita. Di conseguenza la Vergine
della pietà che, addolorata, si china sulle piaghe infinite del suo Figlio e –
come direbbe il nostro Papa – contempla il volto doloroso del Figlio, nel suo
amore immolato per noi diventa lei stessa la speranza del mondo per una
Resurrezione che non avrà fine.
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15 settembre 2005
ESORCISTI A CONVEGNO FINO A DOMANI A COLLEVALENZA.
IN
PRIMO PIANO IL RUOLO DELL’ESORCISTA
NELLA
NUOVA EVANGELIZZAZIONE E SULLA SUPERSTIZIONE
- A
cura di Tiziana Campisi –
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COLLEVALENZA.
= “L’esorcista nella nuova evangelizzazione”: è il
tema del convegno che fino a domani, a Collevalenza,
riunisce 180 religiosi e sacerdoti. Benedetto XVI ha rivolto loro un saluto
ieri all’udienza generale incoraggiandoli a proseguire il loro importante ministero
a servizio della Chiesa, sicuri di poter contare sul sostegno dei vescovi e della incessante preghiera della comunità cristiana.
L’incontro dell’Associazione italiana degli esorcisti verte sul ruolo
dell’esorcista e sulla diffusa disinformazione relativa alle
possessioni e sui segni che essa mostra. “Oggi l’esorcista viene
identificato soltanto come un caccia demoni – spiega il presidente
dell’Associazione internazionale degli esorcisti padre Giancarlo Gramolazzo – invece è una persona che annuncia il Vangelo,
che catechizza e dove sussiste la necessità impone le mani sugli ammalati e
scaccia i demoni”. I sacerdoti impegnati nel ministero dell’esorcismo invitano
a fare attenzione alle superstizioni, ad avere un
cammino di fede che non tralasci la preghiera e la vita ascetica. “E’
sufficiente una vita coerente al Vangelo per proteggersi quotidianamente dal
male – dice padre Gramolazzo – non avere paura di
testimoniare la propria fede e pregare con una certa continuità”. “Il popolo di
Dio è molto fragile – prosegue padre Gramolazzo –
facilmente cerca di deresponsabilizzarsi, somatizza
suggestioni ed esagera sulla figura di Satana. Spesso invece basta una vera e
sincera confessione per vincere il male”.
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DA
DOMANI A DOMENICA 18 SETTEMBRE VI CONFERENZA INTERNAZIONALE
DEI MOVIMENTI E ASSOCIAZIONI CRISTIANE
D’EUROPA.
APPUNTAMENTO A GNIEZNO, IN POLONIA,
PER
DIBATTERE SUL TEMA “L’EUROPA DEL DIALOGO”
- A cura di Stefano Leszscinski
–
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GNIEZNO. = Essere cristiani
in un’Europa pluralista. Con questo tema si apre domani a Gniezno,
in Polonia, la VI Conferenza internazionale dei movimenti e delle associazioni
cristiane, promossa dalla diocesi di Gniezno e
dall’Agenzia di stampa cattolica polacca KAI. Tra i
partecipanti, rappresentanti del mondo cattolico europeo, della Chiesa ortodossa
e del mondo politico ed economico d’Unione Europea. Riuniti nel cuore della Polonia presso la tomba di Sant’Adalberto, patrono
dell’Europa, i cristiani d’Europa s’interrogano sul loro ruolo nella società e
sui frutti del dialogo ecumenico ed interreligioso nel processo d’integrazione
europea. La sesta Conferenza internazionale intitolata “l’Europa del dialogo”
si svolge a Gniezno, antica capitale della Polonia
cristiana, da domani 16 settembre a domenica 18 e vedrà la partecipazione di
molti movimenti ed associazioni cristiane, di rappresentanti della Santa Sede
come il cardinale Kasper, presidente del Pontificio
Consiglio per l’Unità dei cristiani, rappresentanti della Chiesa ortodossa e
protestante. Un evento questo che vuole anche riaffermare il ruolo della Polonia come ponte tra Occidente e Oriente europei. Il
congresso si propone come scuola del dialogo per i cristiani impegnati in tutti
i campi della vita pubblica, della cultura, della politica e dell’economia. Di
particolare rilievo l’attenzione che verrà rivolta ai
giovani, in quanto simbolo della sempre maggiore integrazione europea.
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CONVEGNO
SULLO SVILUPPO E LA SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE
OSPITATO IERI NEL SACRO CONVENTO DI ASSISI.
POLITICI,
SCIENZIATI ED ESPERTI DELLA COMUNICAZIONE
HANNO
ANIMATO I VARI DIBATTITI. LA QUESTIONE PIU’ CONTROVERSA:
L’EMERGENZA NUCLEARE
ASSISI. = Si è tenuto ieri nel chiostro Sisto IV del Sacro
Convento di Assisi il convegno “Ambiente e
Spiritualità”, dove è stato affrontato il tema dello sviluppo e della salvaguardia
del Pianeta. La giornata è stata divisa in tre sessioni: scientifica, politica
e della comunicazione. L’incontro è stato aperto dal discorso di Giorgio Bartolini, sindaco d’Assisi, cui è seguita la presentazione
di padre Vincenzo Coli, custode del Sacro convento, e successivamente
gli interventi del presidente dell’Accademia Nazionale delle Scienze e
dell’amministratore delegato della Rete ferroviaria Italiana (RFI), che hanno
promosso l’evento. Al termine del Convegno padre Coli ha
espresso il suo parere sul dibattito: “E’ riuscito molto bene perché, pur con
diversi accenti, i relatori hanno posto l’accento sulla necessità di un recupero
di responsabilità”, ed ha aggiunto che “va varato anche un piano energetico
nazionale, ormai indispensabile”. Il tema che ha diviso maggiormente i partecipanti
al dibattito è stato quello sul nucleare. I relatori
per la sessione politica sono stati: Altero Matteoli,
ministro dell’Ambiente, Piero Fassino, segretario dei
DS, Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Forza
Italia e Francesco Rutelli, presidente della
Margherita, moderati dal direttore del quotidiano “Il Messaggero”, Paolo Gambescia. Se per Bondi il nucleare è “una risorsa della quale non si può
fare a meno”, per Rutelli “è tempo di fare un piano
energetico con proiezione decennale in cui si affrontino tutti gli aspetti
delle fonti sapendo che la condizione italiana è particolarmente critica”. Il
ministro per l’Ambiente, Matteoli, invece, ricorda
come la salvaguardia dello sviluppo ambientale sia un
problema mondiale, nessun Paese può affrontare questo problema da solo. Anche se con delle posizioni diverse, gli esponenti politici,
condividono la necessità di un nuovo piano energetico per l’Italia, che tenga
conto delle esigenze nazionali. Presenti al convegno anche numerosi
scienziati, tra cui il premio Nobel, Rita Levi Montalcini.
A concludere la giornata c’e stato il concerto Fratello
sole, madre terra, che andrà in onda su Raduno alle 10.30 di sabato 17
settembre. (R.R)
PER LA PRIMA VOLTA
AVVIATI A BRUXELLES COLLOQUI
TRA SINDACI CINESI ED ENTI LOCALI EUROPEI, IN VISTA
DI PROGETTI
DI COOPERAZIONE URBANA. L’INCONTRO E’ STATO PROMOSSO
DAL CONSIGLIO DEI COMUNI E REGIONI D’EUROPA (CCRE),
CHE A BREVE INVIERA’ UNA DELEGAZIONE A PECHINO
BRUXELLES. = Per la prima volta le Amministrazioni
cittadine della Cina hanno aperto un filo diretto con
gli Enti locali dell’Unione Europea. L’avvio dei contatti, che potrebbe portare
a breve a progetti di cooperazione, è stato ufficializzato a Bruxelles nel
corso di una missione di sindaci cinesi. A guidare la delegazione cinese è
stato Wang Guangtao, ministro
per l’Edilizia e presidente dell’Associazione dei sindaci del
suo Paese, che nella capitale belga ha incontrato Jeremy
Smith, Segretario generale del Consiglio dei Comuni e
delle Regioni d’Europa (CCRE), organismo promotore dell’iniziativa. Guangtao ha potuto illustrare i problemi delle municipalità
cinesi, da decenni sotto la pressione dell’esodo dalle campagne: una fuga
incontrollabile che durerà, secondo le previsioni, almeno altri 20 anni. Le
città cinesi devono quindi affrontare quotidianamente le emergenze dei trasporti
e dei servizi pubblici in generale nonché trovare
rapidamente risposte al problema dell’inquinamento. “Abbiamo già stabilito contatti
proficui con alcune città
tedesche, britanniche e francesi - ha dichiarato Guangtao - ma ora
abbiamo bisogno del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa”, per aprire
il dialogo con l’insieme delle municipalità europee. Il segretario generale del
CCRE, Smith, ha anticipato che una delegazione
dell’organismo si recherà - forse già all’inizio del prossimo anno - a Pechino,
sede dell’Associazione dei sindaci cinesi. (R.G.)
RIUNIONE A MAPUTO, IN MOZAMBICO,
DELLE CONFERENZE EPISCOPALI
DEI PAESI LUSOFONI,
OVVERO DI LINGUA PORTOGHESE, PARLATA OGGI NEL
MONDO DA 250 MILIONI DI PERSONE. L’INCONTRO, SVOLTOSI LA SCORSA SETTIMANA, HA
PERMESSO AI PRESULI
UN FRUTTUOSO SCAMBIO DI ESPERIENZE E DI PROMESSE
DI RECIPROCO AIUTO NELLE INZIATIVE PASTORALI
MAPUTO. = Un incontro fruttuoso
quello tenuto la scorsa settimana a Maputo, capitale
del Mozambico, tra i presuli dei Paesi lusofoni, ovvero di lingua portoghese. Come rileva in un articolo,
riportato dalla agenzia Fides, mons. Odilo Pedro Scherer, vescovo ausiliare
di San Paolo e segretario generale della Conferenza episcopale del Brasile, il
portoghese è parlato da circa 250 milioni di persone e “rappresenta una delle
lingue maggiormente utilizzate nel mondo cattolico”; una “base comune” che ha
permesso ai presuli “di discutere con grande libertà e fraternità sulla vita
della Chiesa” nei loro Paesi. Nella riunione, i vescovi lusofoni
hanno presentato la situazione religiosa, politica, sociale ed economica delle
loro nazioni, le loro preoccupazioni pastorali e le sfide all’evangelizzazione,
oltre che formulare delle proposte di aiuto reciproco,
specie nel campo missionario e della formazione. In particolare mons. Scherer nel suo resoconto si sofferma sulla realtà delle
Chiese africane di lingua portoghese. “In Angola - scrive - la Chiesa vive la
situazione tipica di un Paese giovane, uscito da poco dalla guerra civile lunga
e lacerante e che tenta di consolidare le istituzioni, anche se fragili, della
democrazia”. “Preoccupa – rileva il presule brasiliano – la grande
povertà della maggioranza della popolazione. Il cattolicesimo è considerato una religione tradizionale manca di
un’evangelizzazione più approfondita. Vi sono diverse vocazioni, però lungo il
cammino verso il sacerdozio vi sono molti abbandoni”. Anche
il Mozambico dal punto di vista sociale è simile, per alcuni versi, all’Angola,
perché “è un Paese giovane che ha affrontato la guerra per l’indipendenza,
seguita da una lunga e dolorosa guerra civile”. “La democrazia ha dovuto
affrontare diverse resistenze per affermarsi sugli effetti del regime marxista.
I cattolici rappresentano il 24% circa della popolazione. La Chiesa gode di libertà e di considerazione nella società”. Il Mozambico
è un buon esempio di collaborazione tra le diverse Chiese lusofone.
Nel Paese africano operano infatti 25 missionari e
missionarie brasiliani che operano nella zona di Maputo.
In questo contesto la Chiesa opera per “il consolidamento
della pace, l’inculturazione delle fede e della promozione umana”. In Guinea Bissau i cattolici sono circa il 15% della popolazione. Anche questo Paese subisce ancora le drammatiche conseguenze
di una lunga guerra civile. La Chiesa cattolica porta il suo contributo al sostegno
delle istituzioni democratiche e all’affermazione della cultura della pace. “I
vescovi incoraggiano le organizzazione di base della
vita sociale di cultura popolare per affermare i valori della solidarietà, del
rispetto degli anziani e dei valori tradizionali familiari”. (R.G.)
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- A cura
di Amedeo Lomonaco -
In Iraq, due nuovi
attacchi kamikaze contro convogli della polizia hanno provocato stamani a
Baghdad 29 morti, tra i quali 25 agenti. Le azioni terroristiche seguono gli
attacchi rivendicati ieri
dal leader di Al Qaeda in Iraq, il giordano Al Zarqawi, che in un messaggio audio ha dichiarato “guerra
totale” agli sciiti. Il nostro servizio:
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Una terrificante
serie di attentati e lo spettro di Al Qaeda, sempre
più inquietante, fanno crescere i timori di una guerra civile in Iraq. Gli
ultimi due attacchi, dopo la catena di attentati
costati la vita ieri ad oltre 160 persone, hanno sconvolto a Baghdad il
quartiere meridionale di Dora. Un attentatore
suicida si è lanciato con la propria auto imbottita di esplosivo
contro un convoglio di mezzi della polizia. Pochi minuti dopo, si è fatto
saltare in aria un secondo kamikaze. A questa ennesima
ondata di violenze si aggiungono allarmanti minacce e proclami: Al Qaeda ha
rivendicato le azioni terroristiche di ieri, compiute per vendicare le
operazioni delle forze della coalizione a Tal Afar
contro gli insorti, e ha annunciato nuove drammatiche azioni. Il capo
dell’organizzazione terroristica in Iraq, al Zarqawi, ha dichiarato, inoltre, “guerra
totale” contro gli sciiti. Nel messaggio audio diffuso su Internet, al Zarqawi esorta tutti i sunniti
ad unirsi alla guerriglia e definisce Katrina, l’uragano che ha devastato gli
Stati Uniti, “uno dei soldati di Allah”. L’ipotesi di un conflitto tra sciiti e
sunniti, che avrebbe conseguenze terribili, è purtroppo realistica. Secondo il quotdiano britannico “Times”, Al Zarqawi è riuscito ad unificare
tutti i gruppi sunniti ed è pronto adesso a lanciare una sanguinosa campagna
contro gli sciiti accusati di collaborare con gli americani. Nel
cosiddetto triangolo sunnita è iniziato un vero e
proprio esodo degli sciiti terrorizzati. Un rapporto dei
servizi segreti, citato dal “Times”, stima infine che la guerriglia sunnita sia formata da circa 16 mila ribelli e da
oltre 6 mila fondamentalisti.
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Continuano, in Afghanistan, gli
attacchi alla vigilia del voto parlamentare: una candidata è stata ferita in un
agguato a colpi d’arma da fuoco nella provincia orientale di Kunar, e due giornalisti che viaggiavano con lei sono stati
rapiti. Si tratta solo dell’ultimo episodio di violenza. Negli ultimi giorni,
infatti, almeno 15 persone sono morte in diversi agguati, successivamente
rivendicati dai talebani.
Lo Stato
iraniano è pronto a condividere la tecnologia nucleare per scopi pacifici in
suo possesso con altre nazioni islamiche. Lo ha affermato il presidente
dell’Iran Ahmadinejad. “La Repubblica islamica - ha
detto - non è alla ricerca di armi di distruzioni di
massa ed è pronta a trasferire a questi Paesi le sue conoscenze tecnologiche”. Ahmadinejad ha rilasciato queste
dichiarazioni nel corso di un incontro con il primo ministro turco, Erdogan, svoltosi a margine dei lavori
dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.
Il tracciato della
barriera eretta intorno alla Cisgiordania deve essere modificato. Lo ha
stabilito la corte Suprema di Israele, secondo la
quale una parte della sezione settentrionale del muro deve essere abbattuto per
permettere ai palestinesi libertà di movimento. Nel 2004 la Corte di giustizia
delle Nazioni Unite aveva sancito l’illegalità dell’intera barriera, lunga 650
chilometri.
Claudia Melchers è libera e sta bene. La figlia del magnate
dell’industria chimica Hans Melchers,
sospettato di aver fornito sostanze tossiche a Saddam Hussein negli anni ‘80, è
stata liberata con un'operazione della polizia olandese. Era stata rapita da
uomini armati nella notte tra lunedì e martedì, ad Amsterdam, mentre si trovava
a casa con i due figli.
Prosegue la lotta contro il terrorismo in Gran
Bretagna. Un’operazione congiunta tra servizi d’immigrazione e polizia ha
portato all’arresto a Londra di sette stranieri, considerati
una potenziale minaccia per la sicurezza nazionale. Secondo le prime informazioni,
i fermati non sarebbero, comunque, collegati agli
attentati che hanno colpito la capitale britannica a luglio.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha
approvato ad unanimità una risoluzione proposta dalla Gran Bretagna che prevede
il divieto assoluto di incitazione al terrorismo. La
risoluzione, numero 1624, chiede ai 191 Paesi membri delle Nazioni Unite di
“proibire l’istigazione a commettere atti terroristici”. Il documento fa
riferimento alla legge contro i predicatori d’odio approvata in Gran Bretagna,
subito dopo gli attacchi terroristici del 7 luglio.
È iniziato
oggi il processo di smilitarizzazione del Gam, il Movimento Aceh Libero, il
gruppo ribelle attivo nella provincia indonesiana. I combattenti hanno infatti cominciato poco fa a deporre le armi, davanti ad un
gruppo di osservatori internazionali. Sentiamo Maria Grazia Coggiola:
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Si tratta del primo banco di
prova per verificare le buone intenzioni dei ribelli dal Gam,
il movimento per la liberazione di Aceh
dopo l’accordo di pace con il governo indonesiano siglato lo scorso 15 agosto
ad Helsinki. Nei prossimi tre giorni i separatisti consegneranno 210 armi, ovvero un quarto del totale, agli ispettori internazionali
della ‘Aceh Monitoring Commission’. In cambio, il governo di Giacarta
ritirerà 6.000 suoi soldati dalla penisola. Le armi consegnate saranno poi distrutte.
Secondo molti osservatori, si
tratta di un passo storico che segna di fatto la fine
del trentennale sanguinoso conflitto nel nord di Sumatra.
La pace è stata raggiunta grazie alla mediazione dei finlandesi, ma l’elemento determinante è stata la tragedia dello tsunami
che lo scorso 26 dicembre ha ucciso 130 mila persone nella penisola di Aceh.
Per la Radio Vaticana, Maria
Grazia Coggiola.
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Dopo
Katrina, un nuovo uragano minaccia gli Stati Uniti. I forti venti e le piogge
torrenziali di Ophelia si
stanno abbattendo sulla costa orientale del Paese. Le prime inondazioni hanno costretto le
autorità americane a ordinare l’evacuazione degli
abitanti. l presidente americano George W. Bush ha
dichiarato lo stato d’emergenza in 37 contee orientali dello Stato della
Carolina del Nord.
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