RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
257 - Testo della trasmissione di mercoledì 14 settembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Prende
il via domani la 60.ma edizione della Sagra musicale umbra: ce ne parla Aldo
Bennici
CHIESA E SOCIETA’:
I vescovi dell’Ecuador scrivono
al presidente perché garantisca la stabilità del governo
In Burundi, sono in aumento i
profughi che rientrano in patria dalla Tanzania
La Basilica
di Santa Croce in Gerusalemme a Roma diventa Abbazia
Nel Myanmar un terzo dei
bambini soffre di denutrizione
Due nuovi siti internet in
India per difendere le donne da abusi e sfruttamento
Iraq:
più di 100 morti a Baghdad per 6 attacchi kamikaze rivendicati da Al Qaeda
14 settembre 2005
RENDERE VISIBILE LA PRESENZA DI DIO NELLA VITA
SOCIALE,
PERCHE’ DIO E UOMO CAMMINANO INSIEME NELLA STORIA:
IL RICHIAMO DI BENEDETTO XVI
ALL’UDIENZA GENERALE,
NELL’ODIERNA FESTA DELL’ESALTAZIONE DELLA SANTA
CROCE.
BENEDETTA LA NUOVA STATUA DI SAN JOSEMARIA ESCRIVA’
- Intervista con padre Luca Zecchetto -
La presenza di Dio nella vita sociale: ne ha parlato
stamane Benedetto XVI all’udienza generale in una Piazza San Pietro affollata
di fedeli, circa 20 mila, da tutto il mondo. Il Santo Padre ha poi benedetto la
nuova statua di San Josemaría Escrivá, collocata all’esterno della Basilica
Vaticana, davanti all’edificio di Santa Marta. Il servizio di Roberta Gisotti:
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Una gran bella e fresca
giornata di sole settembrino ha fatto da cornice alle intense parole del Papa,
che è arrivato in Piazza - come di consueto - in auto scoperta, per un giro di
saluti ai numerosissimi pellegrini. Poi la catechesi ispirata stamane dal Salmo
131, riferito al trasporto a Gerusalemme, nuova capitale scelta da Davide,
dell’arca del Signore, “segno della presenza divina in mezzo al popolo di
Israele”. Davide qui pronuncia un solenne giuramento: “non metterà piede nel
palazzo reale… e non andrà tranquillo a riposare se prima non avrà trovato una
dimora per l’arca del Signore”. Cosa vuol dire lo ha spiegato Benedetto XVI:
“Nel centro stesso della vita sociale di una città, di una comunità, di
un popolo, ci deve essere una presenza che evoca il mistero di Dio
trascendente: proprio uno spazio per Dio, una dimora per Dio. L’uomo non può
camminare bene senza Dio; deve camminare insieme con Dio nella storia, e il
tempio – la dimora di Dio – ha il compito
di segnalare in modo visibile questa comunione e questo lasciarsi guidare da
Dio”.
Poi nel Salmo è l’attesa messianica del “Consacrato perfetto”, che
sollecita ciascuno a fare la propria parte:
“Il consacrato è
Cristo. In Cristo si è incarnato il Figlio di Dio stesso. E’ l’Arca dell’Alleanza,
la vera dimora di Dio nel mondo, non fatta di legno ma fatta di carne e sangue.
E’ la Madonna che offre se stessa al Signore come Arca dell’Alleanza, e ci
invita ad essere anche noi dimora vivente per Dio nel mondo”.
Infine i saluti nelle tante lingue; tra le migliaia di fedeli presenti
i Missionari del Sacro Cuore riuniti in Capitolo generale e i partecipanti al
Convegno nazionale degli esorcisti italiani, che Benedetto XVI ha incoraggiato
“a proseguire nel loro importante ministero a servizio della Chiesa, sostenuti
dalla vigile attenzione dei loro vescovi e dalla incessante preghiera della
Comunità cristiana”. Un ringraziamento
poi ai pizzaioli di Salerno e della Campania, che hanno offerto un forno a
legna per una mensa di solidarietà. E pensiero finale per i giovani, i malati e
gli sposi novelli, ricordando l’odierna Festa dell’Esaltazione della Santa
Croce:
“Il mio augurio è che possiate sempre trovare in questo segno di
salvezza conforto e sostegno, per superare ogni ostacolo nella quotidiana esistenza”.
Conclusa l’udienza il Santo Padre ha benedetto la statua del fondatore
dell’Opus Dei, San Josemaría Escrivá, opera dello scultore Romano Cosci, che ha
lavorato per oltre un anno su un unico blocco di marmo. Alta circa 5 metri la
statua è stata collocata in un nicchia della facciata del transetto sinistro
della Basilica vaticana, chiamato braccio di San Giuseppe, vicino all’entrata
della Sacrestia, zona destinata da Giovanni Paolo II ad accogliere le sculture
di santi e fondatori del nostro tempo.
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E nella festa della Esaltazione della Croce, che la
tradizione ci tramanda dal IV secolo, diversi gli spunti di riflessione offerti
dalla liturgia. Tiziana Campisi ne ha parlato con padre Luca Zecchetto, priore
della comunità cistercense della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, a
Roma, dove si conservano le reliquie della Croce di Cristo, la tavoletta con
una parte dell’iscrizione e un chiodo:
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R. – Io
credo che Cristo abbia fondato tutto il suo amore, tutto il suo dono, tutta la
sua capacità di donarsi, nella Croce. E ogni cristiano è chiamato a scoprire
questo mistero, quest’esaltazione di Cristo che attira a sé l’umanità verso il
Padre. Ed è proprio nell’esaltazione che Dio, attraverso Cristo, attrae ogni
uomo verso di sé. E’ difficile raccogliere quel mistero. Lo è stato in tutti i
secoli e lo è anche oggi. Papa Benedetto, proprio parlando ai giovani,
ricordava che l’amore soccombe. Bisogna rendersi conto che l’amore trionfa, ma
poi è destinato in questo cammino terreno alla sconfitta, per trovare poi la
via del trionfo e dell’esaltazione in cielo.
D. – In che modo è possibile comprendere il mistero della
Croce?
R. – Già lo diceva di alcune cose Gesù, che non è facile
comprenderle. E’ dato unicamente dall’Alto. Credo che il mistero della Croce
sia il mistero più grande per ogni uomo da comprendere, capire che quella sia
la via della nostra salvezza, della nostra risurrezione, della nostra verità,
del nostro vero cammino e quindi del nostro vero tesoro.
D. – Andrea di Creta in un discorso sull’esaltazione della
Croce dice: “E’ tale e tanta la ricchezza della Croce che chi la possiede ha un
vero tesoro”. Perché è così difficile vedere questo tesoro nella Croce?
R. – Credo che sia un itinerario di maturazione, di
consapevolezza e di crescita che il cristiano piano, piano fa. Credo che solo
chi lo sperimenta, chi partecipa, come dice Paolo, alle sofferenze di Cristo,
lo possa comprendere. Perché chi partecipa alle sue sofferenze, partecipa anche
alla sua gioia.
D. – Qual è il cammino per accostarsi al mistero della
Croce?
R. – Io credo, come di fronte ad ogni mistero, umilmente
in silenzio, cercando di cogliere da Dio cosa ci deve rivelare Lui, e non ciò
che dobbiamo noi dire o comprendere. Anche se si comprende razionalmente, è un
fatto però più di partecipazione, di esperienza e di introduzione da parte di
Cristo nella Sua passione. Io credo che sia Lui che gradatamente ci rende
partecipi della Sua morte, per renderci partecipi poi della Sua vita.
D. – Che cosa dice all’uomo di oggi la Festa
dell’Esaltazione della Croce?
R. – Si avverte la fatica della Croce e sicuramente anche
la consapevolezza che però questa Croce è già dono di salvezza e di risoluzione
in Cristo. Quindi sperimenta anche in sé la gioia della Pasqua. Il cristiano fa
esperienza della vita che proviene da Dio, anche all’interno del mistero di
morte ed anche in quello che possiamo sperimentare oggi come paura, come
terrorismo, come fatica, come dubbio sul futuro. Il mistero della Passione e
Resurrezione di Cristo, però, ci apre una dimensione di vita che ha sconfitto
la morte, una vita eterna, che ci apre ad una dimensione di partecipazione
all’amore di Dio, già nel mistero della Passione, e quindi siamo chiamati a
vedere con occhi nuovi e diversi lo stesso mistero della morte, che non è più
un mistero di sconfitta, ma in Cristo diventa vita.
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ALTRE UDIENZE
Alla
fine dell’Udienza Generale il Papa ha ricevuto alcuni presuli: l’arcivescovo
Emil Paul Tscherrig, nunzio
apostolico in Corea e in Mongolia; l’arcivescovo Mario Zenari, nunzio apostolico in Sri Lanka;
l’arcivescovo Luigi Bonazzi, nunzio apostolico in Cuba; l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, nunzio
apostolico in Angola e in São Tomé e Principe; l’arcivescovo Anselmo Guido Pecorari, nunzio
apostolico in Rwanda.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina
l'udienza generale.
Il Papa benedice la
statua raffigurante San Josemaría Escrivá de Balaguer, che è stata
collocata in una nicchia della facciata del transetto sinistro della Basilica Vaticana.
Servizio vaticano -
Un articolo sulla conclusione, a Lione, del Convegno internazionale promosso
dalla Comunità di Sant'Egidio.
Servizio estero - In
rilievo l'Iraq con un articolo dal titolo "Baghdad: un'altra 'ordinaria'
giornata di orrore": una serie di crudeli attacchi ha causato la morte di
150 persone.
Nazioni Unite: si apre
la 60.ma Assemblea generale.
Servizio culturale - Un
articolo di Agnese Pellegrini dal titolo "Scienza e tecnica nel mondo
greco": la mostra napoletana "Eureka! Il genio degli antichi".
Servizio italiano
- In evidenza la legge elettorale: presentata la riforma; il centrosinistra
insorge. Accordo nella maggioranza.
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14 settembre 2005
AL VIA
OGGI A NEW YORK IL VERTICE DELLE NAZIONI UNITE:
IN
PRIMO PIANO LA RIFORMA DELL’ORGANIZZAZIONE ISTITUITA 60 ANNI FA.
L’AUSPICIO
DEL PAPA, DOMENICA ALL’ANGELUS,
PER
UNO SPIRITO DI CONCORDIA E SOLIDARIETA’ TRA I GOVERNANTI
DELLE NAZIONI PER RISOLVERE I MALI CHE
AFFLIGGONO IL MONDO
- Con
noi, Sergio Marelli e Sergio Romano -
Serve “spirito di concordia e
generosa solidarietà” per risolvere i problemi che affliggono il mondo, dalla
guerra alla povertà: questo l’appello che Benedetto XVI ha rivolto domenica scorsa,
dopo la recita dell’Angelus, ai governanti delle nazioni, che oggi a New York,
daranno inizio al Vertice straordinario dell’ONU, a 60 anni dalla sua
istituzione. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, aprirà i
lavori incentrati sulla riforma del Consiglio di Sicurezza, ma anche sui temi
della pace, dello sviluppo e della lotta al terrorismo. Stanotte - dopo lunghe trattative – l’Assemblea generale ha
raggiunto l’accordo su un controverso documento finale del Vertice che ha
lasciato delusi in molti. Da New York, Paolo Mastrolilli:
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L’accordo non ha prodotto la riforma complessiva che il
segretario generale, Kofi Annan, aveva auspicato alla vigilia, ma contiene dei
passi avanti significativi. L’ONU rimpiazzerà la screditata Commissione sui
diritti umani con un Consiglio più ristretto, a cui non potrà accedere chi li
viola. La definizione dei dettagli sul funzionamento di questo nuovo organismo,
però, è stata rimandata a negoziati da tenere entro il 2006 nell’Assemblea generale.
Seguendo questa stessa prassi nascerà anche l’Ufficio per il peace building,
che aiuterà i Paesi usciti dai conflitti a ritrovare la stabilità. Nello stesso
tempo è stato approvato il concetto della responsabilità di proteggere le
popolazioni, che la comunità internazionale dovrà fare sua, quando i governi
non vogliono o non possono rispettarla. Questo significa che in casi come
quello del genocidio in Rwanda l’intervento esterno dovrebbe diventare quasi
automatico. Il terrorismo è stato ancora condannato, anche se non si è trovato
l’accordo sulla sua definizione, perché i Paesi arabi hanno insistito sulla
necessità di difendere il diritto a combattere sotto occupazione straniera.
Sullo sviluppo sono stati confermati gli obiettivi del Vertice del 2000, tra cui
quello di dimezzare la povertà entro il 2015. Ma l’impegno dei Paesi ricchi ad
investire in aiuti lo 0,7 per cento del loro prodotto interno lordo si è trasformato
in una sollecitazione. Dopo l’intesa sul documento, oggi il Vertice comincia
con gli interventi dei leader, come il presidente americano Bush.
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Al Vertice ONU per la Santa Sede prenderà parte il
cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. All’Angelus di domenica, il Papa
ha auspicato che il Summit dell’ONU abbia “successo nel mettere in opera
efficaci misure concrete per rispondere ai più urgenti problemi posti
dall'estrema povertà, dalle malattie e dalla fame, che affliggono tanti
popoli”. Su queste parole di Benedetto XVI, Alessandro Gisotti ha raccolto la
riflessione di Sergio Marelli, presidente dell’associazione delle ONG italiane,
raggiunto telefonicamente a New York:
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R. – La speranza è che queste parole, così come tutti i
richiami che precedentemente anche i suoi predecessori hanno fatto
all’indirizzo dell’Assemblea delle Nazioni Unite, servano per far superare
questi orizzonti ancora troppo confinati dentro i limiti delle Nazioni, dentro
i limiti dei poteri che guardano – diciamo – con un po’ troppa miopia al futuro
del mondo, perché il futuro di questo pianeta non potrà se non essere – ancora
parole dei nostri Pontefici – “non potrà non essere interdipendente”. E allora,
occuparsi – appunto – di solidarietà e cercare la concordia, penso appunto che
sia l’unica strada o, forse, meglio, il pre-requisito perché anche questi
lavori possano fare un passo avanti verso un futuro migliore, però un futuro migliore
per tutti!
D. – La Santa Sede e i Pontefici nei loro interventi hanno
chiesto una maggiore democraticità, una maggiore rappresentatività delle
Nazioni Unite ...
R. – Sì ... nel quadro di una maggiore democratizzazione,
di un riequilibrio dei pesi tra le potenze, i Paesi ricchi e i Paesi che
contano meno ma sono quelli più afflitti dalla povertà e dalla miseria e che
quindi dovrebbero avere una voce addirittura superiore, maggiore, dentro
un’assise come quella delle Nazioni Unite che si candida e deve governare il mondo
... Ecco, un riequilibrio sicuramente è importante; quindi, non è solamente il
Consiglio di Sicurezza, ma è per esempio il Consiglio per i diritti umani,
perché se sono garantiti in tutte le parti del mondo e per tutti gli uomini,
per tutte le donne del pianeta, sono sicuramente anche una maggior
partecipazione, una maggior apertura. Insomma, spero che sia un vertice che
dovrebbe segnare definitivamente un passaggio da un’organizzazione composta da
governi ad un’organizzazione che rappresenti davvero le varie componenti della
società.
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Tante,
dunque, le aspettative per questo Vertice al Palazzo di Vetro. Sui cambiamenti
necessari per dare nuovo slancio all’azione delle Nazioni Unite, Giada Aquilino
ha raccolto l’opinione dell’ambasciatore Sergio Romano, editorialista del
Corriere della Sera:
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R. – Le Nazioni Unite sono certamente invecchiate.
Anzitutto il Consiglio di sicurezza rappresenta gli equilibri del 1945, non
certamente gli equilibri del 2005. quello che è poi accaduto in questi ultimi
anni ha messo in evidenza alcune carenze ed alcune deficienze organizzative.
Non sono tutte colpa dell’ONU, molto spesso sono colpa delle grandi potenze che
non danno all’ONU i poteri sufficienti per esercitare le sue funzioni. Il
problema naturalmente è che le Nazioni Unite funzionano soltanto se le grandi
potenze sono disposte a farle funzionare. E perché le grandi potenze siano
disposte a farle funzionare bisogna che siano anche disposte a cedere una parte
della loro sovranità. Le grandi potenze non hanno nessuna intenzione di cedere
una parte della loro sovranità se non nelle circostanze eccezionali in cui
questo può essere anche per loro. La maggiore potenza mondiale, vale a dire gli
Stati Uniti, non solo non ha alcuna intenzione di cedere sovranità, ma ha addirittura
in questo momento una amministrazione che diffida dell’ONU.
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NEL NOME DI DIO, CERCATE LA PACE E RIFIUTATE L’ODIO.
QUESTO L’APPELLO DELLE RELIGIONI DA LIONE,
DOVE SI E’ CONCLUSO L’INCONTRO INTERNAZIONALE PROMOSSO DALLA COMUNITA’ DI
SANT’EGIDIO
- Intervista con Andrea Riccardi -
Per pregare, per dialogare, per far crescere
un umanesimo di pace : per questo uomini e donne di religioni differenti
si sono ritrovati per tre giorni a Lione in Francia, dove ieri sera con la
firma dell’appello di pace, si è concluso il 19.mo appuntamento con “Uomini e
Religioni”, l’annuale incontro organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Ce ne
parla Francesca Sabatinelli:
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Da Assisi 1986 a Lione 2005, il grido è lo stesso: le
religioni non vogliono la violenza e la guerra; la vita umana è sacra.
L’appello di pace si leva dal teatro gallo-romano che accoglie i leader delle
religioni mondiali, uniti anche attorno alla memoria di Giovanni Paolo II,
colui che fu maestro di dialogo e testimone della santità della pace. Pace
senza la quale, e’ l’appello, questo mondo diviene disumano. Le religioni
dicono ancora una volta che per legittimare la violenza non si deve usare il
nome di Dio, chiedono il rispetto della vita umana ma anche quello per i luoghi
santi della vita spirituale, deplorando la distruzione dei luoghi religiosi
dell’una o dell’altra comunità, chiedono ai responsabili politici della Terra
di ascoltare il grido di chi soffre per guerra o terrorismo. Il mondo e’
lontano dagli obiettivi del millennio che si era dato per abbattere la povertà.
Di fronte ai conflitti, alla povertà non bisogna
rassegnarsi, sollecita Andrea Riccardi, il mondo può cambiare. E a Lione si
ribadisce che il nome di Dio è un nome di pace. Una aspirazione suggellata da
un evento particolare tra cattolici e protestanti nella basilica di Fourviere,
in passato simbolo dell’incomprensione tra le due confessioni: una targa di riconciliazione
posta dalla diocesi di Lione nella cripta, laddove tra alcuni medaglioni raffiguranti
le eresie ve ne è uno che mostra un Lutero “ladro e mercante”. Nel teatro
risuona un appello a non ripetere ciò che accadde 60 anni fa ad Auschwitz: è
quello di Benjamin Orenstein, ebreo polacco sopravvissuto al campo di
sterminio. I suoi sono stati 60 anni trascorsi nel dolore per aver perso i
propri cari, e nella speranza che tutto ciò non si ripeta più. E poi l’altro
orrore del 1945: l’attacco atomico su Hiroshima. Lo ricorda Kojun Handa, un
rappresentante del buddismo giapponese, quando parla di una tale agonia da aver
reso i sopravvissuti invidiosi di coloro che erano morti. Si deve chiedere
l’immediata abolizione delle armi nucleari, dice Handa, ci si deve opporre alla
guerra e all’antagonismo tra uomini. Una traccia la regala l’insegnamento di
Frère Roger, fondatore della comunità di Taizé, che a Lione viene riproposto
dal suo successore Frère Alois: “cerca di comprendere piuttosto che cercare di
essere compreso”.
Da Lione, Francesca Sabatinelli, per la Radio Vaticana.
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Ma quale cammino è stato fatto in quasi 20 anni di
Incontri organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio? Francesca Sabatinelli lo ha
chiesto al fondatore della Comunità il prof. Andrea Riccardi:
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R. – Ci sono stati dei salti incredibili. Penso, ad
esempio, al fatto che nell’86 e ’87 non si riuscivano a mettere insieme
musulmani ed ebrei, soprattutto i musulmani si rifiutavano di venire se c’erano
gli ebrei. Ricordo che, in clima di Guerra Fredda, destò grande stupore la
presenza del rappresentante del Patriarcato di Mosca. C’era il sospetto che lo
spirito di Assisi fosse sincretismo, si pensava che questa fosse una parata di
signori con bei vestiti variopinti: in realtà questo è stato un cammino
profondo, che ha avvicinato gli uomini ed ha fatto scaturire energie di pace.
Sono nate iniziative di pace. Io non voglio, però, essere ossessionato dai
risultati, da una sorta di contabilità, perché sono convinto che il dialogo dà
risultati in profondità, nel tempo, sul lungo periodo. E secondo me li sta dando.
Se non avessimo avuto questo movimento di incontro, di amicizia, di conoscenza,
noi all’11 settembre e all’idea dello scontro di società saremmo arrivati senza
paracadute, senza conoscerci, lasciandoci prendere dalle logiche dei conflitti.
Direi, invece, che anche il cordoglio verso gli Stati Uniti dopo l’11 settembre
e il dialogo hanno manifestato questa amicizia che c’è fra i diversi mondi
religiosi.
D. – Questa 19.ma edizione come la riassumiamo?
R. – Io la riassumerei così: dopo l’11 settembre – giorno
che ha cambiato il mondo – le religioni con il loro cammino, con il loro
cammino anzitutto di fede, dicono che non c’è un mondo umano senza la fede e
senza la preghiera. Ricordiamo il grande insegnamento di Serafino di Sarov:
“Cerca la pace in te stesso e attorno a te migliaia la troveranno”. Se l’uomo
trova la pace nel suo cuore è più forte per lottare nella pace.
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PRENDE
IL VIA DOMANI LA 60.MA EDIZIONE DELLA SAGRA MUSICALE UMBRA:
CAPOLAVORI
MUSICALI CHE, DIVERSI PER EPOCA E STILE,
HANNO
IN COMUNE UN ANELITO METAFISICO
-
Intervista con Aldo Bennici -
Si apre domani al Teatro Morlacchi di Perugia la 60.ma
edizione della Sagra Musicale Umbra: dal passato al presente, una
programmazione che attraversa epoche, generi e stili per descrivere l’anelito
metafisico che ha guidato capolavori conosciuti e nascosti della musica.
Servizio di Luca Pellegrini:
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Sessant’anni di storia: sono quelli che festeggia la Sagra
Musicale Umbra, una nobile rassegna che ha sempre riservato interessanti
sorprese e felici riscoperte, soprattutto nella ricerca e proposizione dei
capolavori nascosti della musica sacra. Anche quest’anno la programmazione
rigorosa predisposta dal Direttore artistico Aldo Bennici è tesa ad evidenziare
l’anelito al trascendente racchiuso nella musica. Si tratta di un itinerario
“sacro” ad ampio raggio che tocca, ad esempio, le Laudi alla Vergine Maria e il Te
Deum di Verdi affiancati all’urgenza metafisica racchiusa nella Nona Sinfonia di Beethoven per la serata
inaugurale diretta da Zubin Metha. E molte altre sono le proposte
dignitosissime: la Messa Solenne di
Cherubini, una serata dedicata alla musica sacra di Vivaldi, le sonate di Corelli
ed un nuovo Requiem commissionato a
Carlo Pedini. Abbiamo chiesto al maestro Bennici di mettere in evidenza le
caratteristiche della Sagra e le sue mete artistiche e spirituali:
R. – La musica
può esprimere qualcosa di grande a proposito del rapporto della fratellanza. E
tutti i giorni sentiamo questo rapporto fortissimo della musica. In questo
momento tutti noi vogliamo questo: vogliamo la pace, vogliamo vivere tranquilli
e vogliamo - sia chi crede in un modo sia chi crede in un altro - sentire che
siamo veramente tutti fratelli. Penso che la musica sia il veicolo migliore.
Questo gruppo di canti del Maghreb ha un rituale molto vicino alla nostra
religione. Questi canti sono bellissimi e danno questo senso di pace, la stessa
emozione che puoi provare entrando in una chiesa semivuota e sentire canti
gregoriani. La Sagra di quest’anno ha la caratteristica di avere un raggio di
azione che copre più settori, non soltanto la musica religiosa, intesa come noi
cattolici la intendiamo, ma l’apertura ad altri mondi del divino.
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14 settembre 2005
DOLORE E COSTERNAZIONE DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE INDIANA
PER L’UCCISIONE DI UN SACERDOTE,
PADRE AGNOS BARA, NEL NORD EST DELL’INDIA,
AD OPERA DI ESTREMISTI INDÙ
- A cura di Amedeo
Lomonaco -
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SIMDEGA. = “Un martire della
pace”. Così il presidente della Conferenza episcopale indiana, l’arcivescovo di
Ranchi cardinale Telesphore Toppo, ha definito padre Agnos Bara, il sacerdote
di origine tribale barbaramente ucciso da fondamentalisti indù nello Stato del
Jarkhand, nel nord est dell’India. Il sacerdote è stato assassinato lunedì
scorso a Simega durante una manifestazione promossa per protestare contro una
sentenza dell’Alta Corte dello Stato che ha imposto la limitazione dei posti di
lavoro per i tribali. La dimostrazione, organizzata da gruppi di tribali, è
stata interrotta da uomini armati appartenenti ad una formazione di estrema
destra nazionalista indù che cerca di far riconoscere l’induismo come l’unica
religione. Secondo diversi testimoni, più di 40 estremisti indù in sella a motociclette
hanno cercato di disperdere gli oltre 3500 manifestanti con urla e minacce.
Alle intimidazioni sono seguiti scontri e violenze. Padre Agnos Bara è stato
accoltellato mentre cercava di calmare gli animi. Il caso dell’assassinio del
sacerdote tribale è solo l’ultimo episodio dell’escalation di violenze contro i
cristiani in India. Nonostante la difficile situazione, il cardinale Toppo non
nasconde speranza e fiducia: “La Chiesa – ha detto ad AsiaNews – è
sopravvissuta a tempi molto più pericolosi, risorge sempre più forte e porta la
sua testimonianza anche attraverso la persecuzione”. In India, dove vivono
oltre un miliardo di persone, gli induisti sono più dell’80% ed i cattolici
superano di poco l’1%.
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LA CONFERENZA EPISCOPALE ECUADORIANA SCRIVE AL
PRESIDENTE
PERCHÉ GARANTISCA LA STABILITÀ DEL GOVERNO. I
PRESULI CHIEDONO
DI EVITARE ELEZIONI ANTICIPATE
QUITO.
= I vescovi ecuadoriani lanciano un appello al presidente Alfredo Palacio
perché si adoperi al fine di evitare l’instabilità del governo, segnato dalle
dimissioni del ministro dell’Interno Mauricio Gándara per divergenze sulla
gestione del recente sciopero delle province petrolifere di Orellana e
Sucumbíos. Lo riferisce l’agenzia MISNA che riporta alcuni stralci del
documento firmato dal presidente della Conferenza episcopale, mons. Néstor
Herrera. “É tempo che i politici aprano le loro menti e i loro cuori per
assumersi l’impegno di promuovere il bene dell’intero Paese, sacrificando, se
necessario, i loro interessi particolari”, si legge nel comunicato. La nota
giunge all’indomani della prima riunione tra il successore di Gándara, Oswaldo
Molestina, e il presidente del Parlamento, Wilfrido Lucero, per la convocazione
di un referendum popolare sulla struttura dei tre poteri dello Stato.
“Riteniamo che sia il meccanismo più efficace per consentire agli ecuadoregni
di partecipare al rafforzamento delle istituzioni e della democrazia”, ha detto
Molestina, scartando allo stesso tempo l’ipotesi di andare a elezioni generali
anticipate, come vorrebbero alcuni settori dell’opposizione. Insediatosi lo
scorso 20 aprile, dopo la destituzione di Lucio Gutiérrez causata da massicce
proteste di piazza, Palacio ha faticato finora a controllare i cosiddetti
‘forajidos’, i settori che hanno costretto il suo predecessore alla rinuncia.
Lo scontro si è acuito all’inizio di agosto, dopo l’uscita di scena del
ministro dell’Economia Rafael Correa, forse la più popolare figura del governo,
protagonista di una polemica con la Banca mondiale che si era rifiutata di
sbloccare un prestito di 100 milioni di dollari promessi all’Ecuador. Oggi
Correa è considerato un potenziale candidato a succedere a Palacio. (T.C.)
IN BURUNDI, SONO IN AUMENTO I PROFUGHI CHE
RIENTRANO IN PATRIA
DALLA TANZANIA.
IL GOVERNO DI BUJUMBURA ANNUNCIA, INTANTO,
LA NASCITA DELLA PROTEZIONE CIVILE CHE AVRÀ
SOPRATTUTTO IL COMPITO
DI COMBATTERE LA PIAGA DELLE MINE ANTIUOMO
PRESENTI IN VASTE AREE DEL PAESE
BUJUMBURA. = In Burundi è in
aumento il numero di profughi che tornano in patria dalla Tanzania. Sono circa
14 mila i rifugiati rientrati nell’ultimo mese nel Paese. Fonti dell’Alto
Commissariato dell’ONU per i rifugiati (ACNUR) precisano inoltre che il numero
dei civili rimpatriati da luglio è triplicato grazie al graduale ritorno alla
pace dopo 11 anni di guerra civile. Privi di risorse economiche, i rifugiati
devono però affrontare il grave problema della mancanza di terre. Si stima che
oltre 240 mila profughi burundesi vivano nei campi allestiti in Tanzania, che
ospita anche più di 150 mila rifugiati congolesi e quasi 3000 somali. Intanto,
il governo di Bujumbura ha annunciato la creazione del servizio nazionale della
protezione civile per far fronte alle situazioni di emergenza in Burundi. Il
nuovo organo non interverrà solo in caso di incendi o di disastri naturali ma
dovrà anche combattere la piaga delle mine antiuomo, ancora disseminate in
ampie zone del Paese. Sarà compito della protezione civile farsi carico proprio
degli impegni presi dal governo con la sottoscrizione del Trattato di Ottawa,
che sancisce il divieto di usare, produrre e stoccare mine. (MISNA - A.L.)
NEL GIORNO IN CUI LA CHIESA CELEBRA LA FESTA
DELL’ESALTAZIONE DELLA CROCE
A ROMA, LA BASILICA DI SANTA CROCE IN GERUSALEMME
VIENE ELEVATA ABBAZIA
DAL
CARDINALE TITOLARE MILOSLAV VLK, ARCIVESCOVO DI PRAGA
ROMA. = Il monastero della
basilica di Santa Croce in Gerusalemme, a Roma, retto dal XVI secolo dai
cistercensi, sarà consacrato questo pomeriggio come abbazia. A presiedere la
celebrazione alle 18.00, nella festa della Esaltazione della Croce, il
cardinale Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga e titolare della basilica. A ricevere
la benedizione abbaziale sarà don Simone Maria Fioraso cui il cardinale Vlk
consegnerà l’anello, la mitra, il pastorale come segni della sua missione
apostolica. Il monastero ospita attualmente venti monaci provenienti da tutto
il mondo che custodiscono le reliquie della croce di Cristo, secondo la tradizione
rinvenuta a Gerusalemme da sant’Elena. La madre dell’imperatore Costantino,
recatasi in Terra Santa, avrebbe ritrovato sul Calvario tre croci. San Macario,
vescovo di Gerusalemme, distinse quella di Cristo dopo aver invocato un segno
da Dio: un giovane toccato con il Santo Legno sarebbe tornato miracolosamente
in vita. Elena volle lasciare una parte della Croce a Gerusalemme, un’altra la
mandò al figlio a Costantinopoli e portò con sé a Roma la terza parte, il
titolo Jesus Nazarenus Rex Judaeorum, un chiodo e una gran quantità di
terra del Calvario che fece cospargere dove oggi esiste la cappella a lei
dedicata. Nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme si svolgeranno anche le
liturgie della Passione e del ritrovamento del titolo. (T.C.)
NEL MYANMAR UN TERZO DEI BAMBINI SOFFRE DI
DENUTRIZIONE:
IL PROGRAMMA DI ALIMENTAZIONE MONDIALE
DELLE NAZIONI UNITE TENTA DI AIUTARE IL PAESE
BANGKOK.
= “Un terzo dei bambini soffre di una malnutrizione cronica e l’8% di una
malnutrizione acuta”. Con queste parole il direttore esecutivo del Programma di
alimentazione mondiale delle Nazioni Unite, (PAM), James Morris, ha descritto
la situazione del Myanmar, uno dei Paesi più poveri dell’Asia. L’altissima
percentuale di abbandono scolastico, ma soprattutto l’AIDS, che ha contagiato
almeno 400 mila persone su una popolazione di circa 54 milioni di abitanti,
sono tra le altre cause che hanno condotto alla grave condizione nella quale
versa la nazione. L’ex Birmania sta affrontando anche una difficile situazione
sociopolitica. Una dittatura militare fra le più aspre regna dal 1962. Nel 1988
il regime ha concesso elezioni libere, ma dopo essere stato battuto dalla Lega
nazionale per la democrazia (LND), si è rifiutato di cedere il potere. Mentre
il leader supremo militare vive come un monarca, circondato dal lusso più
sfrenato, la popolazione muore di fame, riferisce l’agenzia AsiaNews. James
Morris, che si è recato in Myanmar ad agosto, ha affermato che per tutta la
popolazione ci sono provviste sufficienti ma che la burocrazia ne impedisce la
distribuzione, soprattutto nell’ovest del Paese. Durante il suo viaggio, Morris
ha anche parlato con i membri della LND, per discutere sui criteri da usare
negli aiuti internazionali al Mayanmar. La lega nazionale per la democrazia
sembra però restia ad accettare il sostegno dell’ONU, tranne quello che
riguarda più strettamente il settore umanitario, perché teme che in questo modo
si appoggi il governo militare. (R. R.)
DUE NUOVI SITI INTERNET IN INDIA
PER DIFENDERE LE DONNE DA ABUSI
E SFRUTTAMENTO. UN’INIZIATIVA PER
FAVORIRE LA LORO EMANCIPAZIONE
NEW
DELHI. = Grazie al lancio di due nuovi siti web, nrcw.nic.in e ncw.nic.in,
da qualche giorno in India è possibile denunciare abusi sulle donne anche su
Internet. L’iniziativa, ideata dalla Commissione nazionale delle donne (NCW) di
New Delhi, permetterà a migliaia di indiane di proteggersi dalla discriminazione
o da altri reati, come gli aborti selettivi o la violenza domestica. I siti,
per ora solo in lingua inglese ma già dalle prossime settimane con pagine aggiunte
in hindi e in altre lingue ufficiali indiane, raccolgono dati sui problemi del
ruolo femminile nella società indiana, oltre ad un insieme di normative in
difesa dei diritti delle donne. Su svariate iniziative volte a favorirne
l’emancipazione anche diverse pagine web. (R.R)
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14
settembre 2005
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A cura di Fausta Speranza -
In Iraq,
oltre 100 persone sono morte in seguito a 6 attacchi kamikaze a Baghdad e ad un
attentato dei ribelli a nord della capitale. Al Qaeda ha rivendicato le azioni
terroristiche aggiungendo che sono state compiute per vendicare le recenti
operazioni militari delle forze della coalizione, costate la vita a più di 200
persone, contro gli insorti nella città di Tal Afar. Il portavoce del ministero
degli Esteri iraniano, Hamid Reza Asefi, ha duramente condannato gli attacchi
dei ribelli, definendoli “contrari ai valori islamici e umani”. Sul versante
politico, si deve registrare la consegna della bozza finale della Costituzione
alle Nazioni Unite. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Una
delle più violente offensive della guerriglia dalla caduta del regime di Saddam
Hussein ha scosso Baghdad. L’attentato più grave è quello avvenuto nel
quartiere sciita di Kadhimiya dove la deflagrazione di un’autobomba è stata
preceduta da una trappola: un kamikaze ha finto di essere un datore di lavoro e
si è fatto saltare in aria tra una folla di aspiranti lavoratori. L’esplosione,
che ha causato più di 80 vittime, è avvenuta a poca distanza dal ponte della
moschea dove, lo scorso 31 agosto, un migliaio di fedeli è rimasto ucciso nella
calca causata da un allarme kamikaze. Poco dopo la deflagrazione dell’autobomba
nel quartiere di Kadhimiya, un altro guerrigliero si è lanciato contro un
convoglio dell’esercito iracheno provocando la morte di tre soldati. Un terzo
attentatore si è fatto esplodere in un quartiere nord occidentale della
capitale uccidendo almeno 4 civili. Sempre a Baghdad, un attacco kamikaze ha
provocato il ferimento di due soldati americani e un attentatore suicida è
morto in seguito all’esplosione della carica che aveva addosso. Il sesto
attacco è costato la vita ad 11 persone in fila per riempire le bombole del
gas. Prima della serie di attentati a Baghdad, la città di Taji è stata sconvolta,
nella notte, da un’ennesima strage di civili: 17 iracheni sono stati assassinati
da miliziani travestiti da soldati. In questo agghiacciante scenario,
proseguono gli sforzi politici per disegnare il nuovo futuro democratico
iracheno: la bozza finale della Costituzione, che sarà distribuita agli
elettori in vista del referendum del prossimo 15 ottobre, è stata consegnata
alle Nazioni Unite. Il testo, rispetto a quello presentato in Parlamento lo
scorso 28 agosto, contiene alcune modifiche sulla gestione delle acque e sulle
prerogative del primo ministro.
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Il primo
ministro israeliano Ariel Sharon si è impegnato, all'indomani del completamento
del ritiro israeliano da Gaza, a costruire nuovi insediamenti in Cisgiordania.
Lo ha fatto parlando con i giornalisti durante il volo per New York, dove
partecipa all'Assemblea generale dell'ONU. Il nostro servizio:
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Parlando
di nuovi insediamenti in Cisgiordania il premier israeliano va contro il parere
del presidente Usa. Bush sostiene che un'espansione di questo tipo sia
contraria alla ‘road map’, il piano di pace internazionale. Sharon incontra
oggi Bush e domani illustrerà alle Nazioni Unite in dettaglio le ragioni e le
finalità del ritiro dalla striscia di Gaza, completato due giorni fa dopo 38
anni di occupazione militare. Intanto, la situazione sul terreno interessato
dal ritiro non è consolidata. Da parte israeliana, appello all'Egitto affinché
sigilli immediatamente il valico di Rafah (fra la striscia di Gaza e il Sinai):
è troppo facile il transito di migliaia di palestinesi da quando, domenica, i
soldati israeliani hanno affidato il controllo della zona alla Guardia di
frontiera egiziana. Le forze di sicurezza egiziane hanno scoperto un tunnel
sotterraneo pieno d’armi proprio alla frontiera tra l’Egitto e la Striscia di
Gaza. Inoltre, Radio Gerusalemme denuncia che miliziani del braccio armato di
Hamas, Ezzedin al-Qassam, hanno aperto un nuovo varco lungo il confine
palestino-egiziano a Rafah (il cosiddetto Asse Filadelfi, a sud di Gaza) per
consentire il libero transito dei palestinesi fra i due settori della città.
L’ambasciatore dell’Egitto in Israele promette che alla frontiera fra il Sinai
egiziano e la striscia di Gaza “la legge e l’ordine saranno garantiti”. Nel
protocollo militare firmato all’inizio del mese, l’Egitto assicura Israele che
la propria Guardia di frontiera impedirà il contrabbando di armi fra il Sinai e
la Striscia di Gaza. Da parte sua, il presidente dell’Autorità nazionale
palestinese (ANP) Abu Mazen (Mahmud Abbas) afferma che l’attuale situazione di
caos e di anarchia imperanti nella striscia di Gaza non sarà più tollerata.
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Negli
Stati Uniti, è salito a 657 morti il bilancio, ancora provvisorio, delle
vittime dell’uragano Katrina. Lo rendono noto le autorità americane precisando
che lo Stato più colpito è quello della Lousiana dove sono morte 423 persone.
Per soccorrere la popolazione colpita da Katrina, l’arcivescovo di New Orleans,
mons. Alfred Hughes, ha lanciato un appello alla comunità cattolica di tutto il
mondo chiedendo preghiere ed aiuti concreti. Il presule ha anche aggiunto che
più del 90 per cento delle chiese, delle scuole e degli altri edifici
dell’arcidiocesi sono stati danneggiati in modo grave.
Il
presidente della BCE, Jean-Claude Trichet, intervenendo a Bruxelles alla commissione
Affari economici e monetari del parlamento europeo, a proposito del caso Bankitalia,
ha chiarito che si tratta di “decisioni che, come dicono i Trattati, sono
decentralizzate e sotto la competenza delle autorità nazionali”. Trichet ha
precisato che nel caso in cui il governo varasse una riforma di Bankitalia, la
durata minima del mandato per il governatore in carica, Antonio Fazio, sarebbe
di cinque anni, come prescrivono i Trattati europei.
In tema
di economia europea, il presidente della BCE ha sottolineato che “la crescita potrebbe migliorare nella
seconda metà dell’anno”, ma sulle prospettive di ripresa continuano a pesare il
caro-petrolio, la scarsa fiducia dei
consumatori e gli squilibri globali.
La
Commissione europea ha confermato che il comitato degli esperti dei 25 Stati membri
si è espresso in favore di uno stanziamento di 884 mila euro per finanziare i programmi di sorveglianza, tra
il luglio 2005 e gennaio 2006, del virus dell’influenza aviaria. La propagazione
del virus dei polli sarà, inoltre, il tema centrale della riunione annuale del
comitato regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per il
Pacifico occidentale che vedrà radunarsi 37 Paesi dal 19 al 23 settembre a
Noumea, in Nuova Caledonia.
Il
parlamento della Republika Srpska (Rs, entità a maggioranza serba di Bosnia) ha
rigettato, la notte scorsa, il progetto della ristrutturazione delle forze di
polizia bosniache, richiesta dall’Unione europea ed elaborata da una
commissione di esperti internazionali e locali. La riforma, in discussione da
11 mesi tra le dirigenze delle due entità che costituiscono la Bosnia del
dopoguerra, la Rs e la Federazione Bh (a maggioranza croato musulmana), è
l’ultima delle 16 condizioni poste da Bruxelles per avviare i negoziati per
l’Accordo di stabilizzazione ed associazione all’UE (ASA). Le due entità hanno
attualmente ciascuna un proprio ministero dell’interno e forze di polizia. Il
progetto di riforma, conforme ai principi europei, assegna allo Stato le
competenze sulla legislazione e i finanziamenti delle forze dell’ordine e
prevede un'organizzazione territoriale, con distretti formati secondo esigenze
geografiche e di comunicazione, che non tiene conto delle linee di divisione
tra le due entità. Ed assicura il rispetto di un’altra condizione dell’UE,
quella di evitare l’influenza della politica sull’operato della polizia. Con 56
voti contrari, 10 a favore e 1 astenuto, il Parlamento, che già alla fine di
maggio aveva rigettato la riforma secondo i principi dell’UE, ha sostenuto il
rifiuto del governo della Rs di accettare l’accordo nonostante le pressioni
internazionali. Ma l’Unione Europea, “non cambierà parere, non cambierà i
propri standard”, ha ammonito nei giorni scorsi l’Alto rappresentante della
comunità internazionale in Bosnia, Paddy Ashdown.
Sette afghani sono stati uccisi da
presunti taleban che avevano scoperto nella loro automobile una scheda di
iscrizione per le elezioni legislative di domenica. Il governatore della
provincia Jan Mohammad Khan ha detto che i ribelli hanno fermato l’automobile
con a bordo le sette persone a Gibaz, nella provincia di Ourzgan e che “hanno
rovistato dappertutto e solo dopo che hanno scoperto addosso a uno dei
passeggeri un documento ufficiale di registrazione” hanno ucciso le sette
persone. Intanto, sembra che le truppe della missione internazionale ISAF in
Afghanistan, guidate dalla NATO, e quelle della campagna antiterrorismo Enduring
Freedom, attualmente sotto controllo americano, verranno poste
probabilmente sotto un unico comando. Segnali a favore di tale compromesso
sarebbero emersi alla riunione informale dei ministri degli Esteri della NATO
in corso da ieri a Berlino.
Russia. E’ stato rinviato, a Mosca, il
processo d’appello del magnate Mikhaïl Khodorkovski, leader del gruppo
petrolifero Yukos. Khodorkovski e il suo socio Lebedev erano stati condannati a
maggio a nove anni di prigione per evasione fiscale.
Un
tribunale indonesiano ha condannato a morte oggi un secondo militante islamico
per il suo coinvolgimento nell’attentato dello scorso anno contro l’ambasciata
australiana a Giakarta. La corte ha riconosciuto Ahmad Hasan colpevole di aver
collaborato alla fabbricazione della bomba e di aver partecipato al complotto
per l’attentato con il malaysiano Azahari bin Husin, un alto esponente legato
ad al Qaeda, che è ancora latitante. Ieri lo stesso tribunale aveva condannato
a morte Rois, 30 anni, conosciuto anche con il nome di Iwan Darmawan Mutho. Il
tribunale ha anche inflitto pene varianti tra i 42 mesi e i sette anni ad altri
tre imputati per lo stesso attentato.
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