RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 257 - Testo della trasmissione di mercoledì 14 settembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Occorre rendere visibile la presenza di Dio nella vita sociale, perché Dio e uomo camminano insieme nella storia: così Benedetto XVI all’udienza generale. Nell’odierna Festa dell’Esaltazione della Santa Croce il Papa invita i fedeli a trovare in questo segno di salvezza conforto e sostegno, per superare ogni ostacolo nella vita quotidiana: intervista con padre Luca Zecchetto

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Al via oggi a New York il Vertice dell’ONU su riforme, pace e sviluppo. L’auspicio del Papa domenica all’Angelus, per uno spirito di concordia e solidarietà tra i governanti delle nazioni per risolvere i mali che affliggono il mondo: con noi, Sergio Marelli e Sergio Romano

 

Nel nome di Dio, cercate la pace e rifiutate l’odio. Questo l’appello delle religioni da Lione, dove si è concluso l’incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio: intervista con Andrea Riccardi

 

Prende il via domani la 60.ma edizione della Sagra musicale umbra: ce ne parla Aldo Bennici

 

CHIESA E SOCIETA’:

Dolore e costernazione della Conferenza episcopale indiana per l’uccisione di un sacerdote, padre Agnos Bara, nel Nord-est dell’India, ad opera di estremisti indù

 

I vescovi dell’Ecuador scrivono al presidente perché garantisca la stabilità del governo

 

In Burundi, sono in aumento i profughi che rientrano in patria dalla Tanzania

 

La Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma diventa Abbazia

 

Nel Myanmar un terzo dei bambini soffre di denutrizione

 

Due nuovi siti internet in India per difendere le donne da abusi e sfruttamento

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq: più di 100 morti a Baghdad per 6 attacchi kamikaze rivendicati da Al Qaeda

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 settembre 2005

 

RENDERE VISIBILE LA PRESENZA DI DIO NELLA VITA SOCIALE,

PERCHE’ DIO E UOMO CAMMINANO INSIEME NELLA STORIA:

IL RICHIAMO DI BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE,

NELL’ODIERNA FESTA DELL’ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE.

BENEDETTA LA NUOVA STATUA DI SAN JOSEMARIA ESCRIVA’

- Intervista con padre Luca Zecchetto -

 

La presenza di Dio nella vita sociale: ne ha parlato stamane Benedetto XVI all’udienza generale in una Piazza San Pietro affollata di fedeli, circa 20 mila, da tutto il mondo. Il Santo Padre ha poi benedetto la nuova statua di San Josemaría Escrivá, collocata all’esterno della Basilica Vaticana, davanti all’edificio di Santa Marta. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Una gran bella e fresca giornata di sole settembrino ha fatto da cornice alle intense parole del Papa, che è arrivato in Piazza - come di consueto - in auto scoperta, per un giro di saluti ai numerosissimi pellegrini. Poi la catechesi ispirata stamane dal Salmo 131, riferito al trasporto a Gerusalemme, nuova capitale scelta da Davide, dell’arca del Signore, “segno della presenza divina in mezzo al popolo di Israele”. Davide qui pronuncia un solenne giuramento: “non metterà piede nel palazzo reale… e non andrà tranquillo a riposare se prima non avrà trovato una dimora per l’arca del Signore”. Cosa vuol dire lo ha spiegato Benedetto XVI:

 

“Nel centro stesso della vita sociale di una città, di una comunità, di un popolo, ci deve essere una presenza che evoca il mistero di Dio trascendente: proprio uno spazio per Dio, una dimora per Dio. L’uomo non può camminare bene senza Dio; deve camminare insieme con Dio nella storia, e il tempio – la dimora di Dio –  ha il compito di segnalare in modo visibile questa comunione e questo lasciarsi guidare da Dio”.

 

Poi nel Salmo è l’attesa messianica del “Consacrato perfetto”, che sollecita ciascuno a fare la propria parte:

        

“Il consacrato è Cristo. In Cristo si è incarnato il Figlio di Dio stesso. E’ l’Arca dell’Alleanza, la vera dimora di Dio nel mondo, non fatta di legno ma fatta di carne e sangue. E’ la Madonna che offre se stessa al Signore come Arca dell’Alleanza, e ci invita ad essere anche noi dimora vivente per Dio nel mondo”.

 

Infine i saluti nelle tante lingue; tra le migliaia di fedeli presenti i Missionari del Sacro Cuore riuniti in Capitolo generale e i partecipanti al Convegno nazionale degli esorcisti italiani, che Benedetto XVI ha incoraggiato “a proseguire nel loro importante ministero a servizio della Chiesa, sostenuti dalla vigile attenzione dei loro vescovi e dalla incessante preghiera della Comunità cristiana”.  Un ringraziamento poi ai pizzaioli di Salerno e della Campania, che hanno offerto un forno a legna per una mensa di solidarietà. E pensiero finale per i giovani, i malati e gli sposi novelli, ricordando l’odierna Festa dell’Esaltazione della Santa Croce:

 

“Il mio augurio è che possiate sempre trovare in questo segno di salvezza conforto e sostegno, per superare ogni ostacolo nella quotidiana esistenza”.

 

Conclusa l’udienza il Santo Padre ha benedetto la statua del fondatore dell’Opus Dei, San Josemaría Escrivá, opera dello scultore Romano Cosci, che ha lavorato per oltre un anno su un unico blocco di marmo. Alta circa 5 metri la statua è stata collocata in un nicchia della facciata del transetto sinistro della Basilica vaticana, chiamato braccio di San Giuseppe, vicino all’entrata della Sacrestia, zona destinata da Giovanni Paolo II ad accogliere le sculture di santi e fondatori del nostro tempo.

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E nella festa della Esaltazione della Croce, che la tradizione ci tramanda dal IV secolo, diversi gli spunti di riflessione offerti dalla liturgia. Tiziana Campisi ne ha parlato con padre Luca Zecchetto, priore della comunità cistercense della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, a Roma, dove si conservano le reliquie della Croce di Cristo, la tavoletta con una parte dell’iscrizione e un chiodo:

 

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R. – Io credo che Cristo abbia fondato tutto il suo amore, tutto il suo dono, tutta la sua capacità di donarsi, nella Croce. E ogni cristiano è chiamato a scoprire questo mistero, quest’esaltazione di Cristo che attira a sé l’umanità verso il Padre. Ed è proprio nell’esaltazione che Dio, attraverso Cristo, attrae ogni uomo verso di sé. E’ difficile raccogliere quel mistero. Lo è stato in tutti i secoli e lo è anche oggi. Papa Benedetto, proprio parlando ai giovani, ricordava che l’amore soccombe. Bisogna rendersi conto che l’amore trionfa, ma poi è destinato in questo cammino terreno alla sconfitta, per trovare poi la via del trionfo e dell’esaltazione in cielo.

 

D. – In che modo è possibile comprendere il mistero della Croce?

 

R. – Già lo diceva di alcune cose Gesù, che non è facile comprenderle. E’ dato unicamente dall’Alto. Credo che il mistero della Croce sia il mistero più grande per ogni uomo da comprendere, capire che quella sia la via della nostra salvezza, della nostra risurrezione, della nostra verità, del nostro vero cammino e quindi del nostro vero tesoro.

 

D. – Andrea di Creta in un discorso sull’esaltazione della Croce dice: “E’ tale e tanta la ricchezza della Croce che chi la possiede ha un vero tesoro”. Perché è così difficile vedere questo tesoro nella Croce? 

 

R. – Credo che sia un itinerario di maturazione, di consapevolezza e di crescita che il cristiano piano, piano fa. Credo che solo chi lo sperimenta, chi partecipa, come dice Paolo, alle sofferenze di Cristo, lo possa comprendere. Perché chi partecipa alle sue sofferenze, partecipa anche alla sua gioia.

 

D. – Qual è il cammino per accostarsi al mistero della Croce?

 

R. – Io credo, come di fronte ad ogni mistero, umilmente in silenzio, cercando di cogliere da Dio cosa ci deve rivelare Lui, e non ciò che dobbiamo noi dire o comprendere. Anche se si comprende razionalmente, è un fatto però più di partecipazione, di esperienza e di introduzione da parte di Cristo nella Sua passione. Io credo che sia Lui che gradatamente ci rende partecipi della Sua morte, per renderci partecipi poi della Sua vita.

 

D. – Che cosa dice all’uomo di oggi la Festa dell’Esaltazione della Croce?

 

R. – Si avverte la fatica della Croce e sicuramente anche la consapevolezza che però questa Croce è già dono di salvezza e di risoluzione in Cristo. Quindi sperimenta anche in sé la gioia della Pasqua. Il cristiano fa esperienza della vita che proviene da Dio, anche all’interno del mistero di morte ed anche in quello che possiamo sperimentare oggi come paura, come terrorismo, come fatica, come dubbio sul futuro. Il mistero della Passione e Resurrezione di Cristo, però, ci apre una dimensione di vita che ha sconfitto la morte, una vita eterna, che ci apre ad una dimensione di partecipazione all’amore di Dio, già nel mistero della Passione, e quindi siamo chiamati a vedere con occhi nuovi e diversi lo stesso mistero della morte, che non è più un mistero di sconfitta, ma in Cristo diventa vita.

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ALTRE UDIENZE

 

Alla fine dell’Udienza Generale il Papa ha ricevuto alcuni presuli: l’arcivescovo Emil Paul Tscherrig, nunzio apostolico in Corea e in Mongolia; l’arcivescovo Mario Zenari, nunzio apostolico in Sri Lanka; l’arcivescovo Luigi Bonazzi, nunzio apostolico in Cuba; l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, nunzio apostolico in Angola e in São Tomé e Principe; l’arcivescovo Anselmo Guido Pecorari, nunzio apostolico in Rwanda.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina l'udienza generale.

Il Papa benedice la statua raffigurante San Josemaría Escrivá de Balaguer, che è stata collocata in una nicchia della facciata del transetto sinistro della Basilica Vaticana.  

 

Servizio vaticano - Un articolo sulla conclusione, a Lione, del Convegno internazionale promosso dalla Comunità di Sant'Egidio.

 

Servizio estero - In rilievo l'Iraq con un articolo dal titolo "Baghdad: un'altra 'ordinaria' giornata di orrore": una serie di crudeli attacchi ha causato la morte di 150 persone.

Nazioni Unite: si apre la 60.ma Assemblea generale.  

 

Servizio culturale - Un articolo di Agnese Pellegrini dal titolo "Scienza e tecnica nel mondo greco": la mostra napoletana "Eureka! Il genio degli antichi".

 

Servizio italiano - In evidenza la legge elettorale: presentata la riforma; il centrosinistra insorge. Accordo nella maggioranza.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 settembre 2005

 

AL VIA OGGI A NEW YORK IL VERTICE DELLE NAZIONI UNITE:

IN PRIMO PIANO LA RIFORMA DELL’ORGANIZZAZIONE ISTITUITA 60 ANNI FA.

L’AUSPICIO DEL PAPA, DOMENICA ALL’ANGELUS,

PER UNO SPIRITO DI CONCORDIA E SOLIDARIETA’ TRA I GOVERNANTI

 DELLE NAZIONI PER RISOLVERE I MALI CHE AFFLIGGONO IL MONDO

- Con noi, Sergio Marelli e Sergio Romano -

 

Serve “spirito di concordia e generosa solidarietà” per risolvere i problemi che affliggono il mondo, dalla guerra alla povertà: questo l’appello che Benedetto XVI ha rivolto domenica scorsa, dopo la recita dell’Angelus, ai governanti delle nazioni, che oggi a New York, daranno inizio al Vertice straordinario dell’ONU, a 60 anni dalla sua istituzione. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, aprirà i lavori incentrati sulla riforma del Consiglio di Sicurezza, ma anche sui temi della pace, dello sviluppo e della lotta al terrorismo. Stanotte - dopo lunghe trattative – l’Assemblea generale ha raggiunto l’accordo su un controverso documento finale del Vertice che ha lasciato delusi in molti. Da New York, Paolo Mastrolilli:

 

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L’accordo non ha prodotto la riforma complessiva che il segretario generale, Kofi Annan, aveva auspicato alla vigilia, ma contiene dei passi avanti significativi. L’ONU rimpiazzerà la screditata Commissione sui diritti umani con un Consiglio più ristretto, a cui non potrà accedere chi li viola. La definizione dei dettagli sul funzionamento di questo nuovo organismo, però, è stata rimandata a negoziati da tenere entro il 2006 nell’Assemblea generale. Seguendo questa stessa prassi nascerà anche l’Ufficio per il peace building, che aiuterà i Paesi usciti dai conflitti a ritrovare la stabilità. Nello stesso tempo è stato approvato il concetto della responsabilità di proteggere le popolazioni, che la comunità internazionale dovrà fare sua, quando i governi non vogliono o non possono rispettarla. Questo significa che in casi come quello del genocidio in Rwanda l’intervento esterno dovrebbe diventare quasi automatico. Il terrorismo è stato ancora condannato, anche se non si è trovato l’accordo sulla sua definizione, perché i Paesi arabi hanno insistito sulla necessità di difendere il diritto a combattere sotto occupazione straniera. Sullo sviluppo sono stati confermati gli obiettivi del Vertice del 2000, tra cui quello di dimezzare la povertà entro il 2015. Ma l’impegno dei Paesi ricchi ad investire in aiuti lo 0,7 per cento del loro prodotto interno lordo si è trasformato in una sollecitazione. Dopo l’intesa sul documento, oggi il Vertice comincia con gli interventi dei leader, come il presidente americano Bush.

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Al Vertice ONU per la Santa Sede prenderà parte il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. All’Angelus di domenica, il Papa ha auspicato che il Summit dell’ONU abbia “successo nel mettere in opera efficaci misure concrete per rispondere ai più urgenti problemi posti dall'estrema povertà, dalle malattie e dalla fame, che affliggono tanti popoli”. Su queste parole di Benedetto XVI, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di Sergio Marelli, presidente dell’associazione delle ONG italiane, raggiunto telefonicamente a New York:

 

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R. – La speranza è che queste parole, così come tutti i richiami che precedentemente anche i suoi predecessori hanno fatto all’indirizzo dell’Assemblea delle Nazioni Unite, servano per far superare questi orizzonti ancora troppo confinati dentro i limiti delle Nazioni, dentro i limiti dei poteri che guardano – diciamo – con un po’ troppa miopia al futuro del mondo, perché il futuro di questo pianeta non potrà se non essere – ancora parole dei nostri Pontefici – “non potrà non essere interdipendente”. E allora, occuparsi – appunto – di solidarietà e cercare la concordia, penso appunto che sia l’unica strada o, forse, meglio, il pre-requisito perché anche questi lavori possano fare un passo avanti verso un futuro migliore, però un futuro migliore per tutti!

 

D. – La Santa Sede e i Pontefici nei loro interventi hanno chiesto una maggiore democraticità, una maggiore rappresentatività delle Nazioni Unite ...

 

R. – Sì ... nel quadro di una maggiore democratizzazione, di un riequilibrio dei pesi tra le potenze, i Paesi ricchi e i Paesi che contano meno ma sono quelli più afflitti dalla povertà e dalla miseria e che quindi dovrebbero avere una voce addirittura superiore, maggiore, dentro un’assise come quella delle Nazioni Unite che si candida e deve governare il mondo ... Ecco, un riequilibrio sicuramente è importante; quindi, non è solamente il Consiglio di Sicurezza, ma è per esempio il Consiglio per i diritti umani, perché se sono garantiti in tutte le parti del mondo e per tutti gli uomini, per tutte le donne del pianeta, sono sicuramente anche una maggior partecipazione, una maggior apertura. Insomma, spero che sia un vertice che dovrebbe segnare definitivamente un passaggio da un’organizzazione composta da governi ad un’organizzazione che rappresenti davvero le varie componenti della società.

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Tante, dunque, le aspettative per questo Vertice al Palazzo di Vetro. Sui cambiamenti necessari per dare nuovo slancio all’azione delle Nazioni Unite, Giada Aquilino ha raccolto l’opinione dell’ambasciatore Sergio Romano, editorialista del Corriere della Sera:

 

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R. – Le Nazioni Unite sono certamente invecchiate. Anzitutto il Consiglio di sicurezza rappresenta gli equilibri del 1945, non certamente gli equilibri del 2005. quello che è poi accaduto in questi ultimi anni ha messo in evidenza alcune carenze ed alcune deficienze organizzative. Non sono tutte colpa dell’ONU, molto spesso sono colpa delle grandi potenze che non danno all’ONU i poteri sufficienti per esercitare le sue funzioni. Il problema naturalmente è che le Nazioni Unite funzionano soltanto se le grandi potenze sono disposte a farle funzionare. E perché le grandi potenze siano disposte a farle funzionare bisogna che siano anche disposte a cedere una parte della loro sovranità. Le grandi potenze non hanno nessuna intenzione di cedere una parte della loro sovranità se non nelle circostanze eccezionali in cui questo può essere anche per loro. La maggiore potenza mondiale, vale a dire gli Stati Uniti, non solo non ha alcuna intenzione di cedere sovranità, ma ha addirittura in questo momento una amministrazione che diffida dell’ONU.

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NEL NOME DI DIO, CERCATE LA PACE E RIFIUTATE L’ODIO.

QUESTO L’APPELLO DELLE RELIGIONI DA LIONE, DOVE SI E’ CONCLUSO L’INCONTRO INTERNAZIONALE PROMOSSO DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

- Intervista con Andrea Riccardi -

 

Per pregare, per dialogare, per far crescere un umanesimo di pace : per questo uomini e donne di religioni differenti si sono ritrovati per tre giorni a Lione in Francia, dove ieri sera con la firma dell’appello di pace, si è concluso il 19.mo appuntamento con “Uomini e Religioni”, l’annuale incontro organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Ce ne parla Francesca Sabatinelli:

 

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Da Assisi 1986 a Lione 2005, il grido è lo stesso: le religioni non vogliono la violenza e la guerra; la vita umana è sacra. L’appello di pace si leva dal teatro gallo-romano che accoglie i leader delle religioni mondiali, uniti anche attorno alla memoria di Giovanni Paolo II, colui che fu maestro di dialogo e testimone della santità della pace. Pace senza la quale, e’ l’appello, questo mondo diviene disumano. Le religioni dicono ancora una volta che per legittimare la violenza non si deve usare il nome di Dio, chiedono il rispetto della vita umana ma anche quello per i luoghi santi della vita spirituale, deplorando la distruzione dei luoghi religiosi dell’una o dell’altra comunità, chiedono ai responsabili politici della Terra di ascoltare il grido di chi soffre per guerra o terrorismo. Il mondo e’ lontano dagli obiettivi del millennio che si era dato per abbattere la povertà.

 

Di fronte ai conflitti, alla povertà non bisogna rassegnarsi, sollecita Andrea Riccardi, il mondo può cambiare. E a Lione si ribadisce che il nome di Dio è un nome di pace. Una aspirazione suggellata da un evento particolare tra cattolici e protestanti nella basilica di Fourviere, in passato simbolo dell’incomprensione tra le due confessioni: una targa di riconciliazione posta dalla diocesi di Lione nella cripta, laddove tra alcuni medaglioni raffiguranti le eresie ve ne è uno che mostra un Lutero “ladro e mercante”. Nel teatro risuona un appello a non ripetere ciò che accadde 60 anni fa ad Auschwitz: è quello di Benjamin Orenstein, ebreo polacco sopravvissuto al campo di sterminio. I suoi sono stati 60 anni trascorsi nel dolore per aver perso i propri cari, e nella speranza che tutto ciò non si ripeta più. E poi l’altro orrore del 1945: l’attacco atomico su Hiroshima. Lo ricorda Kojun Handa, un rappresentante del buddismo giapponese, quando parla di una tale agonia da aver reso i sopravvissuti invidiosi di coloro che erano morti. Si deve chiedere l’immediata abolizione delle armi nucleari, dice Handa, ci si deve opporre alla guerra e all’antagonismo tra uomini. Una traccia la regala l’insegnamento di Frère Roger, fondatore della comunità di Taizé, che a Lione viene riproposto dal suo successore Frère Alois: “cerca di comprendere piuttosto che cercare di essere compreso”.

 

Da Lione, Francesca Sabatinelli, per la Radio Vaticana.

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Ma quale cammino è stato fatto in quasi 20 anni di Incontri organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio? Francesca Sabatinelli lo ha chiesto al fondatore della Comunità il prof. Andrea Riccardi:

 

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R. – Ci sono stati dei salti incredibili. Penso, ad esempio, al fatto che nell’86 e ’87 non si riuscivano a mettere insieme musulmani ed ebrei, soprattutto i musulmani si rifiutavano di venire se c’erano gli ebrei. Ricordo che, in clima di Guerra Fredda, destò grande stupore la presenza del rappresentante del Patriarcato di Mosca. C’era il sospetto che lo spirito di Assisi fosse sincretismo, si pensava che questa fosse una parata di signori con bei vestiti variopinti: in realtà questo è stato un cammino profondo, che ha avvicinato gli uomini ed ha fatto scaturire energie di pace. Sono nate iniziative di pace. Io non voglio, però, essere ossessionato dai risultati, da una sorta di contabilità, perché sono convinto che il dialogo dà risultati in profondità, nel tempo, sul lungo periodo. E secondo me li sta dando. Se non avessimo avuto questo movimento di incontro, di amicizia, di conoscenza, noi all’11 settembre e all’idea dello scontro di società saremmo arrivati senza paracadute, senza conoscerci, lasciandoci prendere dalle logiche dei conflitti. Direi, invece, che anche il cordoglio verso gli Stati Uniti dopo l’11 settembre e il dialogo hanno manifestato questa amicizia che c’è fra i diversi mondi religiosi.

 

D. – Questa 19.ma edizione come la riassumiamo?

 

R. – Io la riassumerei così: dopo l’11 settembre – giorno che ha cambiato il mondo – le religioni con il loro cammino, con il loro cammino anzitutto di fede, dicono che non c’è un mondo umano senza la fede e senza la preghiera. Ricordiamo il grande insegnamento di Serafino di Sarov: “Cerca la pace in te stesso e attorno a te migliaia la troveranno”. Se l’uomo trova la pace nel suo cuore è più forte per lottare nella pace.

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PRENDE IL VIA DOMANI LA 60.MA EDIZIONE DELLA SAGRA MUSICALE UMBRA:

CAPOLAVORI MUSICALI CHE, DIVERSI PER EPOCA E STILE,

HANNO IN COMUNE  UN ANELITO METAFISICO

- Intervista con Aldo Bennici -

 

Si apre domani al Teatro Morlacchi di Perugia la 60.ma edizione della Sagra Musicale Umbra: dal passato al presente, una programmazione che attraversa epoche, generi e stili per descrivere l’anelito metafisico che ha guidato capolavori conosciuti e nascosti della musica. Servizio di Luca Pellegrini:

 

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Sessant’anni di storia: sono quelli che festeggia la Sagra Musicale Umbra, una nobile rassegna che ha sempre riservato interessanti sorprese e felici riscoperte, soprattutto nella ricerca e proposizione dei capolavori nascosti della musica sacra. Anche quest’anno la programmazione rigorosa predisposta dal Direttore artistico Aldo Bennici è tesa ad evidenziare l’anelito al trascendente racchiuso nella musica. Si tratta di un itinerario “sacro” ad ampio raggio che tocca, ad esempio, le Laudi alla Vergine Maria e il Te Deum di Verdi affiancati all’urgenza metafisica racchiusa nella Nona Sinfonia di Beethoven per la serata inaugurale diretta da Zubin Metha. E molte altre sono le proposte dignitosissime: la Messa Solenne di Cherubini, una serata dedicata alla musica sacra di Vivaldi, le sonate di Corelli ed un nuovo Requiem commissionato a Carlo Pedini. Abbiamo chiesto al maestro Bennici di mettere in evidenza le caratteristiche della Sagra e le sue mete artistiche e spirituali:

 

R. – La musica può esprimere qualcosa di grande a proposito del rapporto della fratellanza. E tutti i giorni sentiamo questo rapporto fortissimo della musica. In questo momento tutti noi vogliamo questo: vogliamo la pace, vogliamo vivere tranquilli e vogliamo - sia chi crede in un modo sia chi crede in un altro - sentire che siamo veramente tutti fratelli. Penso che la musica sia il veicolo migliore. Questo gruppo di canti del Maghreb ha un rituale molto vicino alla nostra religione. Questi canti sono bellissimi e danno questo senso di pace, la stessa emozione che puoi provare entrando in una chiesa semivuota e sentire canti gregoriani. La Sagra di quest’anno ha la caratteristica di avere un raggio di azione che copre più settori, non soltanto la musica religiosa, intesa come noi cattolici la intendiamo, ma l’apertura ad altri mondi del divino.

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CHIESA E SOCIETA’

14 settembre 2005

 

DOLORE E COSTERNAZIONE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE INDIANA

PER L’UCCISIONE DI UN SACERDOTE, PADRE AGNOS BARA, NEL NORD EST DELL’INDIA,

AD OPERA DI ESTREMISTI INDÙ

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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SIMDEGA. = “Un martire della pace”. Così il presidente della Conferenza episcopale indiana, l’arcivescovo di Ranchi cardinale Telesphore Toppo, ha definito padre Agnos Bara, il sacerdote di origine tribale barbaramente ucciso da fondamentalisti indù nello Stato del Jarkhand, nel nord est dell’India. Il sacerdote è stato assassinato lunedì scorso a Simega durante una manifestazione promossa per protestare contro una sentenza dell’Alta Corte dello Stato che ha imposto la limitazione dei posti di lavoro per i tribali. La dimostrazione, organizzata da gruppi di tribali, è stata interrotta da uomini armati appartenenti ad una formazione di estrema destra nazionalista indù che cerca di far riconoscere l’induismo come l’unica religione. Secondo diversi testimoni, più di 40 estremisti indù in sella a motociclette hanno cercato di disperdere gli oltre 3500 manifestanti con urla e minacce. Alle intimidazioni sono seguiti scontri e violenze. Padre Agnos Bara è stato accoltellato mentre cercava di calmare gli animi. Il caso dell’assassinio del sacerdote tribale è solo l’ultimo episodio dell’escalation di violenze contro i cristiani in India. Nonostante la difficile situazione, il cardinale Toppo non nasconde speranza e fiducia: “La Chiesa – ha detto ad AsiaNews – è sopravvissuta a tempi molto più pericolosi, risorge sempre più forte e porta la sua testimonianza anche attraverso la persecuzione”. In India, dove vivono oltre un miliardo di persone, gli induisti sono più dell’80% ed i cattolici superano di poco l’1%.

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LA CONFERENZA EPISCOPALE ECUADORIANA SCRIVE AL PRESIDENTE

PERCHÉ GARANTISCA LA STABILITÀ DEL GOVERNO. I PRESULI CHIEDONO

DI EVITARE ELEZIONI ANTICIPATE

 

QUITO. = I vescovi ecuadoriani lanciano un appello al presidente Alfredo Palacio perché si adoperi al fine di evitare l’instabilità del governo, segnato dalle dimissioni del ministro dell’Interno Mauricio Gándara per divergenze sulla gestione del recente sciopero delle province petrolifere di Orellana e Sucumbíos. Lo riferisce l’agenzia MISNA che riporta alcuni stralci del documento firmato dal presidente della Conferenza episcopale, mons. Néstor Herrera. “É tempo che i politici aprano le loro menti e i loro cuori per assumersi l’impegno di promuovere il bene dell’intero Paese, sacrificando, se necessario, i loro interessi particolari”, si legge nel comunicato. La nota giunge all’indomani della prima riunione tra il successore di Gándara, Oswaldo Molestina, e il presidente del Parlamento, Wilfrido Lucero, per la convocazione di un referendum popolare sulla struttura dei tre poteri dello Stato. “Riteniamo che sia il meccanismo più efficace per consentire agli ecuadoregni di partecipare al rafforzamento delle istituzioni e della democrazia”, ha detto Molestina, scartando allo stesso tempo l’ipotesi di andare a elezioni generali anticipate, come vorrebbero alcuni settori dell’opposizione. Insediatosi lo scorso 20 aprile, dopo la destituzione di Lucio Gutiérrez causata da massicce proteste di piazza, Palacio ha faticato finora a controllare i cosiddetti ‘forajidos’, i settori che hanno costretto il suo predecessore alla rinuncia. Lo scontro si è acuito all’inizio di agosto, dopo l’uscita di scena del ministro dell’Economia Rafael Correa, forse la più popolare figura del governo, protagonista di una polemica con la Banca mondiale che si era rifiutata di sbloccare un prestito di 100 milioni di dollari promessi all’Ecuador. Oggi Correa è considerato un potenziale candidato a succedere a Palacio. (T.C.)

 

 

IN BURUNDI, SONO IN AUMENTO I PROFUGHI CHE RIENTRANO IN PATRIA

 DALLA TANZANIA. IL GOVERNO DI BUJUMBURA ANNUNCIA, INTANTO,

LA NASCITA DELLA PROTEZIONE CIVILE CHE AVRÀ SOPRATTUTTO IL COMPITO

DI COMBATTERE LA PIAGA DELLE MINE ANTIUOMO

PRESENTI IN VASTE AREE DEL PAESE

 

BUJUMBURA. = In Burundi è in aumento il numero di profughi che tornano in patria dalla Tanzania. Sono circa 14 mila i rifugiati rientrati nell’ultimo mese nel Paese. Fonti dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati (ACNUR) precisano inoltre che il numero dei civili rimpatriati da luglio è triplicato grazie al graduale ritorno alla pace dopo 11 anni di guerra civile. Privi di risorse economiche, i rifugiati devono però affrontare il grave problema della mancanza di terre. Si stima che oltre 240 mila profughi burundesi vivano nei campi allestiti in Tanzania, che ospita anche più di 150 mila rifugiati congolesi e quasi 3000 somali. Intanto, il governo di Bujumbura ha annunciato la creazione del servizio nazionale della protezione civile per far fronte alle situazioni di emergenza in Burundi. Il nuovo organo non interverrà solo in caso di incendi o di disastri naturali ma dovrà anche combattere la piaga delle mine antiuomo, ancora disseminate in ampie zone del Paese. Sarà compito della protezione civile farsi carico proprio degli impegni presi dal governo con la sottoscrizione del Trattato di Ottawa, che sancisce il divieto di usare, produrre e stoccare mine. (MISNA - A.L.)

 

 

NEL GIORNO IN CUI LA CHIESA CELEBRA LA FESTA DELL’ESALTAZIONE DELLA CROCE

A ROMA, LA BASILICA DI SANTA CROCE IN GERUSALEMME VIENE ELEVATA ABBAZIA

 DAL CARDINALE TITOLARE MILOSLAV VLK, ARCIVESCOVO DI PRAGA

 

ROMA. = Il monastero della basilica di Santa Croce in Gerusalemme, a Roma, retto dal XVI secolo dai cistercensi, sarà consacrato questo pomeriggio come abbazia. A presiedere la celebrazione alle 18.00, nella festa della Esaltazione della Croce, il cardinale Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga e titolare della basilica. A ricevere la benedizione abbaziale sarà don Simone Maria Fioraso cui il cardinale Vlk consegnerà l’anello, la mitra, il pastorale come segni della sua missione apostolica. Il monastero ospita attualmente venti monaci provenienti da tutto il mondo che custodiscono le reliquie della croce di Cristo, secondo la tradizione rinvenuta a Gerusalemme da sant’Elena. La madre dell’imperatore Costantino, recatasi in Terra Santa, avrebbe ritrovato sul Calvario tre croci. San Macario, vescovo di Gerusalemme, distinse quella di Cristo dopo aver invocato un segno da Dio: un giovane toccato con il Santo Legno sarebbe tornato miracolosamente in vita. Elena volle lasciare una parte della Croce a Gerusalemme, un’altra la mandò al figlio a Costantinopoli e portò con sé a Roma la terza parte, il titolo Jesus Nazarenus Rex Judaeorum, un chiodo e una gran quantità di terra del Calvario che fece cospargere dove oggi esiste la cappella a lei dedicata. Nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme si svolgeranno anche le liturgie della Passione e del ritrovamento del titolo. (T.C.)

 

 

NEL MYANMAR UN TERZO DEI BAMBINI SOFFRE DI DENUTRIZIONE:

IL PROGRAMMA DI ALIMENTAZIONE MONDIALE

DELLE NAZIONI UNITE TENTA DI AIUTARE IL PAESE

 

BANGKOK. = “Un terzo dei bambini soffre di una malnutrizione cronica e l’8% di una malnutrizione acuta”. Con queste parole il direttore esecutivo del Programma di alimentazione mondiale delle Nazioni Unite, (PAM), James Morris, ha descritto la situazione del Myanmar, uno dei Paesi più poveri dell’Asia. L’altissima percentuale di abbandono scolastico, ma soprattutto l’AIDS, che ha contagiato almeno 400 mila persone su una popolazione di circa 54 milioni di abitanti, sono tra le altre cause che hanno condotto alla grave condizione nella quale versa la nazione. L’ex Birmania sta affrontando anche una difficile situazione sociopolitica. Una dittatura militare fra le più aspre regna dal 1962. Nel 1988 il regime ha concesso elezioni libere, ma dopo essere stato battuto dalla Lega nazionale per la democrazia (LND), si è rifiutato di cedere il potere. Mentre il leader supremo militare vive come un monarca, circondato dal lusso più sfrenato, la popolazione muore di fame, riferisce l’agenzia AsiaNews. James Morris, che si è recato in Myanmar ad agosto, ha affermato che per tutta la popolazione ci sono provviste sufficienti ma che la burocrazia ne impedisce la distribuzione, soprattutto nell’ovest del Paese. Durante il suo viaggio, Morris ha anche parlato con i membri della LND, per discutere sui criteri da usare negli aiuti internazionali al Mayanmar. La lega nazionale per la democrazia sembra però restia ad accettare il sostegno dell’ONU, tranne quello che riguarda più strettamente il settore umanitario, perché teme che in questo modo si appoggi il governo militare. (R. R.)

 

 

DUE NUOVI SITI INTERNET IN INDIA PER DIFENDERE LE DONNE DA ABUSI

E SFRUTTAMENTO. UN’INIZIATIVA PER FAVORIRE LA LORO EMANCIPAZIONE

 

NEW DELHI. = Grazie al lancio di due nuovi siti web, nrcw.nic.in e ncw.nic.in, da qualche giorno in India è possibile denunciare abusi sulle donne anche su Internet. L’iniziativa, ideata dalla Commissione nazionale delle donne (NCW) di New Delhi, permetterà a migliaia di indiane di proteggersi dalla discriminazione o da altri reati, come gli aborti selettivi o la violenza domestica. I siti, per ora solo in lingua inglese ma già dalle prossime settimane con pagine aggiunte in hindi e in altre lingue ufficiali indiane, raccolgono dati sui problemi del ruolo femminile nella società indiana, oltre ad un insieme di normative in difesa dei diritti delle donne. Su svariate iniziative volte a favorirne l’emancipazione anche diverse pagine web. (R.R)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

14 settembre 2005

- A cura di Fausta Speranza -

 

In Iraq, oltre 100 persone sono morte in seguito a 6 attacchi kamikaze a Baghdad e ad un attentato dei ribelli a nord della capitale. Al Qaeda ha rivendicato le azioni terroristiche aggiungendo che sono state compiute per vendicare le recenti operazioni militari delle forze della coalizione, costate la vita a più di 200 persone, contro gli insorti nella città di Tal Afar. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hamid Reza Asefi, ha duramente condannato gli attacchi dei ribelli, definendoli “contrari ai valori islamici e umani”. Sul versante politico, si deve registrare la consegna della bozza finale della Costituzione alle Nazioni Unite. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Una delle più violente offensive della guerriglia dalla caduta del regime di Saddam Hussein ha scosso Baghdad. L’attentato più grave è quello avvenuto nel quartiere sciita di Kadhimiya dove la deflagrazione di un’autobomba è stata preceduta da una trappola: un kamikaze ha finto di essere un datore di lavoro e si è fatto saltare in aria tra una folla di aspiranti lavoratori. L’esplosione, che ha causato più di 80 vittime, è avvenuta a poca distanza dal ponte della moschea dove, lo scorso 31 agosto, un migliaio di fedeli è rimasto ucciso nella calca causata da un allarme kamikaze. Poco dopo la deflagrazione dell’autobomba nel quartiere di Kadhimiya, un altro guerrigliero si è lanciato contro un convoglio dell’esercito iracheno provocando la morte di tre soldati. Un terzo attentatore si è fatto esplodere in un quartiere nord occidentale della capitale uccidendo almeno 4 civili. Sempre a Baghdad, un attacco kamikaze ha provocato il ferimento di due soldati americani e un attentatore suicida è morto in seguito all’esplosione della carica che aveva addosso. Il sesto attacco è costato la vita ad 11 persone in fila per riempire le bombole del gas. Prima della serie di attentati a Baghdad, la città di Taji è stata sconvolta, nella notte, da un’ennesima strage di civili: 17 iracheni sono stati assassinati da miliziani travestiti da soldati. In questo agghiacciante scenario, proseguono gli sforzi politici per disegnare il nuovo futuro democratico iracheno: la bozza finale della Costituzione, che sarà distribuita agli elettori in vista del referendum del prossimo 15 ottobre, è stata consegnata alle Nazioni Unite. Il testo, rispetto a quello presentato in Parlamento lo scorso 28 agosto, contiene alcune modifiche sulla gestione delle acque e sulle prerogative del primo ministro.

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Il primo ministro israeliano Ariel Sharon si è impegnato, all'indomani del completamento del ritiro israeliano da Gaza, a costruire nuovi insediamenti in Cisgiordania. Lo ha fatto parlando con i giornalisti durante il volo per New York, dove partecipa all'Assemblea generale dell'ONU. Il nostro servizio:

 

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Parlando di nuovi insediamenti in Cisgiordania il premier israeliano va contro il parere del presidente Usa. Bush sostiene che un'espansione di questo tipo sia contraria alla ‘road map’, il piano di pace internazionale. Sharon incontra oggi Bush e domani illustrerà alle Nazioni Unite in dettaglio le ragioni e le finalità del ritiro dalla striscia di Gaza, completato due giorni fa dopo 38 anni di occupazione militare. Intanto, la situazione sul terreno interessato dal ritiro non è consolidata. Da parte israeliana, appello all'Egitto affinché sigilli immediatamente il valico di Rafah (fra la striscia di Gaza e il Sinai): è troppo facile il transito di migliaia di palestinesi da quando, domenica, i soldati israeliani hanno affidato il controllo della zona alla Guardia di frontiera egiziana. Le forze di sicurezza egiziane hanno scoperto un tunnel sotterraneo pieno d’armi proprio alla frontiera tra l’Egitto e la Striscia di Gaza. Inoltre, Radio Gerusalemme denuncia che miliziani del braccio armato di Hamas, Ezzedin al-Qassam, hanno aperto un nuovo varco lungo il confine palestino-egiziano a Rafah (il cosiddetto Asse Filadelfi, a sud di Gaza) per consentire il libero transito dei palestinesi fra i due settori della città. L’ambasciatore dell’Egitto in Israele promette che alla frontiera fra il Sinai egiziano e la striscia di Gaza “la legge e l’ordine saranno garantiti”. Nel protocollo militare firmato all’inizio del mese, l’Egitto assicura Israele che la propria Guardia di frontiera impedirà il contrabbando di armi fra il Sinai e la Striscia di Gaza. Da parte sua, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (ANP) Abu Mazen (Mahmud Abbas) afferma che l’attuale situazione di caos e di anarchia imperanti nella striscia di Gaza non sarà più tollerata.

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Negli Stati Uniti, è salito a 657 morti il bilancio, ancora provvisorio, delle vittime dell’uragano Katrina. Lo rendono noto le autorità americane precisando che lo Stato più colpito è quello della Lousiana dove sono morte 423 persone. Per soccorrere la popolazione colpita da Katrina, l’arcivescovo di New Orleans, mons. Alfred Hughes, ha lanciato un appello alla comunità cattolica di tutto il mondo chiedendo preghiere ed aiuti concreti. Il presule ha anche aggiunto che più del 90 per cento delle chiese, delle scuole e degli altri edifici dell’arcidiocesi sono stati danneggiati in modo grave.

 

Il presidente della BCE, Jean-Claude Trichet, intervenendo a Bruxelles alla commissione Affari economici e monetari del parlamento europeo, a proposito del caso Bankitalia, ha chiarito che si tratta di “decisioni che, come dicono i Trattati, sono decentralizzate e sotto la competenza delle autorità nazionali”. Trichet ha precisato che nel caso in cui il governo varasse una riforma di Bankitalia, la durata minima del mandato per il governatore in carica, Antonio Fazio, sarebbe di cinque anni, come prescrivono i Trattati europei.

 

In tema di economia europea, il presidente della BCE ha sottolineato che  “la crescita potrebbe migliorare nella seconda metà dell’anno”, ma sulle prospettive di ripresa continuano a pesare il caro-petrolio, la scarsa  fiducia dei consumatori e gli squilibri globali.

 

La Commissione europea ha confermato che il comitato degli esperti dei 25 Stati membri si è espresso in favore di uno stanziamento di 884 mila euro per  finanziare i programmi di sorveglianza, tra il luglio 2005 e gennaio 2006, del virus dell’influenza aviaria. La propagazione del virus dei polli sarà, inoltre, il tema centrale della riunione annuale del comitato regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per il Pacifico occidentale che vedrà radunarsi 37 Paesi dal 19 al 23 settembre a Noumea, in Nuova Caledonia.

 

Il parlamento della Republika Srpska (Rs, entità a maggioranza serba di Bosnia) ha rigettato, la notte scorsa, il progetto della ristrutturazione delle forze di polizia bosniache, richiesta dall’Unione europea ed elaborata da una commissione di esperti internazionali e locali. La riforma, in discussione da 11 mesi tra le dirigenze delle due entità che costituiscono la Bosnia del dopoguerra, la Rs e la Federazione Bh (a maggioranza croato musulmana), è l’ultima delle 16 condizioni poste da Bruxelles per avviare i negoziati per l’Accordo di stabilizzazione ed associazione all’UE (ASA). Le due entità hanno attualmente ciascuna un proprio ministero dell’interno e forze di polizia. Il progetto di riforma, conforme ai principi europei, assegna allo Stato le competenze sulla legislazione e i finanziamenti delle forze dell’ordine e prevede un'organizzazione territoriale, con distretti formati secondo esigenze geografiche e di comunicazione, che non tiene conto delle linee di divisione tra le due entità. Ed assicura il rispetto di un’altra condizione dell’UE, quella di evitare l’influenza della politica sull’operato della polizia. Con 56 voti contrari, 10 a favore e 1 astenuto, il Parlamento, che già alla fine di maggio aveva rigettato la riforma secondo i principi dell’UE, ha sostenuto il rifiuto del governo della Rs di accettare l’accordo nonostante le pressioni internazionali. Ma l’Unione Europea, “non cambierà parere, non cambierà i propri standard”, ha ammonito nei giorni scorsi l’Alto rappresentante della comunità internazionale in Bosnia, Paddy Ashdown.

 

Sette afghani sono stati uccisi da presunti taleban che avevano scoperto nella loro automobile una scheda di iscrizione per le elezioni legislative di domenica. Il governatore della provincia Jan Mohammad Khan ha detto che i ribelli hanno fermato l’automobile con a bordo le sette persone a Gibaz, nella provincia di Ourzgan e che “hanno rovistato dappertutto e solo dopo che hanno scoperto addosso a uno dei passeggeri un documento ufficiale di registrazione” hanno ucciso le sette persone. Intanto, sembra che le truppe della missione internazionale ISAF in Afghanistan, guidate dalla NATO, e quelle della campagna antiterrorismo Enduring Freedom, attualmente sotto controllo americano, verranno poste probabilmente sotto un unico comando. Segnali a favore di tale compromesso sarebbero emersi alla riunione informale dei ministri degli Esteri della NATO in corso da ieri a Berlino.

 

Russia. E’ stato rinviato, a Mosca, il processo d’appello del magnate Mikhaïl Khodorkovski, leader del gruppo petrolifero Yukos. Khodorkovski e il suo socio Lebedev erano stati condannati a maggio a nove anni di prigione per evasione fiscale.

 

Un tribunale indonesiano ha condannato a morte oggi un secondo militante islamico per il suo coinvolgimento nell’attentato dello scorso anno contro l’ambasciata australiana a Giakarta. La corte ha riconosciuto Ahmad Hasan colpevole di aver collaborato alla fabbricazione della bomba e di aver partecipato al complotto per l’attentato con il malaysiano Azahari bin Husin, un alto esponente legato ad al Qaeda, che è ancora latitante. Ieri lo stesso tribunale aveva condannato a morte Rois, 30 anni, conosciuto anche con il nome di Iwan Darmawan Mutho. Il tribunale ha anche inflitto pene varianti tra i 42 mesi e i sette anni ad altri tre imputati per lo stesso attentato.  

 

 

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