RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
254 - Testo della trasmissione di domenica 11 settembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Oggi la Marcia della pace Perugia-Assisi
11 immigrati africani morti in uno sbarco in Sicilia –
In Giappone, secondo gli exit poll,
il partito liberaldemocratico del premier Koizumi ha ottenuto un trionfo nelle elezioni anticipate
11 settembre 2005
IL
SEGNO DELLA CROCE E’ IL GESTO FONDAMENTALE DELLA PREGHIERA DEL CRISTIANO: COSI’
IL PAPA OGGI ALL’ANGELUS.
BENEDETTO
XVI NEL 4° ANNIVERSARIO DEGLI ATTENTATI DELL’11 SETTEMBRE
INVITA
UOMINI E DONNE DI TUTTO IL MONDO A RINUNCIARE ALL’ODIO
PER SCEGLIERE LA PACE, LA GIUSTIZIA E IL
PERDONO.
E IN VISTA DEL PROSSIMO VERTICE DELL’ONU
AUSPICA
REALI PROGRESSI NELLA LOTTA ALLA POVERTA’ E ALLA FAME
“Il segno della Croce è il gesto fondamentale della
preghiera del cristiano. E’ quanto ha detto oggi il Papa durante l’Angelus a
Castel Gandolfo. Benedetto XVI ha parlato anche del prossimo Vertice mondiale
dell’ONU auspicando progressi nella lotta alla povertà e alla fame nel mondo.
Quindi, nel 4° anniversario degli attentati dell’11 settembre, ha ricordato le
vittime della violenza terrorista, invitando uomini e donne di tutti i
continenti a
rinunciare all’odio per costruire una società fondata sulla giustizia, sulla
pace e sul perdono. Il servizio di Sergio Centofanti:
***********
Il Papa ricorda che mercoledì prossimo, 14 settembre, la
Chiesa celebra la festa liturgica dell’Esaltazione della santa Croce. “Nell’Anno
dedicato all’Eucaristia – afferma - questa ricorrenza acquista un
significato particolare” e ci invita a meditare “sul profondo e indissolubile
legame che unisce la celebrazione eucaristica e il mistero della Croce. Ogni
santa Messa, infatti, rende attuale il sacrificio redentore di Cristo”. “La
Croce – rileva Benedetto XVI - è la manifestazione toccante dell’atto
d’amore infinito con il quale il Figlio di Dio ha salvato l’uomo e il mondo dal
peccato e dalla morte”:
“Per questo il segno
della Croce è il gesto fondamentale della preghiera del cristiano. Segnare se stessi con il segno della Croce è pronunciare un sì visibile
e pubblico a Colui che è morto per noi e che è risorto, al Dio che nell’umiltà
e debolezza del suo amore è l’Onnipotente, più forte di tutta la potenza e
l’intelligenza del mondo”.
“Dopo la consacrazione – nota il Pontefice - l’assemblea dei
fedeli consapevole di essere alla reale presenza di Cristo crocifisso e
risorto”, riconosce con gli occhi della
fede “Gesù vivo con i segni della sua
passione e, insieme a Tommaso, piena di stupore, può ripetere: Mio Signore e
mio Dio”:
“L’Eucaristia è
mistero di morte e di gloria come la Croce, che non è un incidente di percorso,
ma il passaggio attraverso cui Cristo è entrato nella sua gloria (cfr Lc 24,26) e ha riconciliato
l’umanità intera, sconfiggendo ogni inimicizia. Per questo la liturgia ci invita a pregare con fiduciosa speranza: Mane nobiscum Domine! Resta con noi,
Signore, che con la tua santa Croce hai redento il
mondo!”
“Maria, presente sul Calvario presso la Croce – ha
aggiunto - è
ugualmente presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle
nostre Celebrazioni eucaristiche”:
“Per questo, nessuno meglio di lei può insegnarci a comprendere e vivere
con fede e amore la santa Messa, unendoci al sacrificio redentore di Cristo.
Quando riceviamo la santa Comunione anche noi, come Maria e a lei uniti, ci
stringiamo al legno, che Gesù col suo amore ha trasformato in strumento di
salvezza, e pronunciamo il nostro “Amen”, il nostro “sì” all’Amore crocifisso e risorto”.
Dopo la preghiera dell’Angelus Benedetto XVI ha ricordato
che mercoledì prossimo inizierà a New York, presso le Nazioni Unite, un Vertice sulla pace mondiale,
il rispetto dei diritti umani, la promozione dello sviluppo e il rafforzamento
dell'ONU. Anche la Santa Sede vi prenderà parte e il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, rappresenterà il Pontefice:
“Faccio fervidi voti
perché i governanti ivi riuniti trovino soluzioni idonee per raggiungere i
grandi scopi prefissi, in spirito di concordia e generosa solidarietà. Auspico
in particolare successo nel mettere in opera efficaci misure concrete per
rispondere ai più urgenti problemi posti dall'estrema povertà, dalle malattie e
dalla fame, che affliggono tanti popoli”.
Quindi il Papa, salutando i pellegrini
di lingua inglese ha ricordato gli attentati dell’11 settembre di 4 anni fa
negli Stati Uniti:
“TODAY, 11 SEPTEMBER, WE REMEMBER THE VICTIMS OF TERRORIST….”.
“Oggi, 11 settembre, ricordiamo le vittime della violenza
terrorista nel mondo. Possa Dio ispirare uomini e donne di buona volontà in
ogni luogo a rinunciare all'odio e a costruire un mondo di giustizia, di
solidarietà e
di pace''.
Infine, in francese, riprendendo il Vangelo di oggi, ha invitato i fedeli a praticare il perdono delle
offese. “I nostri fratelli – ha concluso – hanno
bisogno di riconciliazione e di pace. Siate in questo mondo i testimoni della
misericordia di Dio”.
**********
=======ooo=======
11 settembre 2005
GLI STATI UNITI, FERITI DALLA TRAGEDIA DI NEW ORLEANS
COMMEMORANO TRA LE POLEMICHE LE VITTIME
DEGLI ATTENTATI DELL’11 SETTEMBRE
- Intervista con lo
storico Giorgio Rumi -
Il Presidente americano, Bush,
commemorerà nelle zone colpite dall’uragano Katrina il quarto anniversario
degli attentati dell’11 settembre, quando terroristi
kamikaze attaccarono New York e Washington, facendo quasi 3.000 vittime. Dopo
la funzione religiosa e il minuto di silenzio in programma sul prato della Casa
Bianca, il presidente partirà per il Mississippi e la Louisiana. Intanto, i
sondaggi realizzati in occasione di questa ricorrenza indicano che la
popolarità del capo della Casa Bianca è in forte calo. Le
gestione dei soccorsi per le vittime dell’uragano e la guerra in Iraq
hanno fatto scendere sotto i 40 punti la percentuale di americani che ne
apprezza l’operato. Il servizio di Eugenio Bonanata:
**********
Nel quarto anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle
e al Pentagono, ieri il presidente americano Bush ha
rivolto alla nazione, nuovamente in ginocchio dopo l’uragano Katrina, un
commosso messaggio di incoraggiamento. Bush, nel suo consueto messaggio alla radio, ha tenuto
legate, come ha fatto nei giorni scorsi, le due tragedie americane della sua
presidenza e, senza fare riferimento alle polemiche sui ritardi dei soccorsi
nell’emergenza Katrina, ha espresso ottimismo. “L’America – ha affermato -
supererà la prova e ne uscirà più forte”. Bush ha
ricordato, inoltre, come “oggi il Paese si confronti
con un altro disastro che ha causato distruzione e morte. Questa volta – ha precisato - la devastazione non è frutto delle trame dei
malvagi, ma della furia dell’acqua e del vento”. Il presidente ha poi fatto
riferimento alla capacità degli americani “di prendersi cura del prossimo nel
momento del bisogno”. Questo spirito “misericordioso
del popolo americano” – ha concluso – ci consentirà,
anche nel buio più profondo, di vedere la luce della speranza”. Tuttavia, a ricordare i problemi ci hanno pensato, nella
loro replica, i democratici all’opposizione. Per, Thompson,
un deputato del Mississippi, “l’amministrazione non ha imparato la dolorosa
lezione dell’11 settembre”. Oggi come ieri, sostiene
il deputato, che denuncia i tagli ai fondi per la
protezione civile degli ultimi anni, l’America è impreparata ai disastri. Abbiamo bisogno di un piano per la
preparazione dei cittadini - taglia
corto il deputato -. Intanto, è stato d’emergenza su parte della Costa Atlantica americana
- in Florida, Georgia e soprattutto Carolina - dove martedì è atteso il
passaggio di un nuovo uragano, dal nome Ophelia, che
oggi si presenta con venti che sfiorano i 130 chilometri orari.
**********
Nonostante tutto, comunque, le
vittime degli attentati saranno ricordati in innumerevoli cerimonie religiose
nelle Chiese Americane. L’11 settembre 2001, resta un
evento di rottura rispetto al passato perché inimmaginabile. Ma
cosa è cambiato nel mondo da quel giorno? Debora Donnini
lo ha chiesto allo storico Giorgio Rumi:
**********
R. – Nel senso che una forza determinata con ridotto
impiego di persone e di mezzi, può colpire chi crede, quando e dove crede. Cosa che prima, nella storia, non
esisteva. E’ lo stesso concetto di guerra che è profondamente cambiato:
questa purtroppo, non è la guerra che conosciamo, nel senso purtroppo che conosciamo, è qualcosa di nuovo e forse ancora peggio. Il primo elemento, oltre a questa reiterazione del massacro come
strumento di lotta politica, è quello del mutamento del posto degli Stati Uniti
nella società mondiale. Qui si tratta dell’America che abbiamo
conosciuto e che Prima e Seconda Guerra Mondiale ed anche Guerra Fredda e
dintorni, non avevano mai leso. Da allora anche l’America è in prima linea,
anche l’America può essere toccata..
D. – Secondo lei, l’11 settembre ha mostrato, anche con questa esplosione di violenza, che questa fede in un
progresso illimitato non è poi così vera…
R. – E’ stato un crudele bagno di realismo direi, per cui, certe facilonerie, quella ad esempio del progresso
illimitato, tutto era dato per acquisito, tutto era semplice, è stato
clamorosamente smentito. Cioè, nulla di queste
promesse del mondo contemporaneo si è confermata stabile ed irreversibile.
Tutto è sempre in gioco. Quindi, io ne ricavo una lezione di forte responsabilizzazione di tutti. Tutto va risolto con la
responsabilità, col soccorso, con la fraternità. Prima sembravamo messi su un
binario necessario e irreversibile, che è quello
appunto dello sviluppo, dell’aumento dei consumi, dell’espansione dei desideri,
della pace necessaria. Nulla di ciò è vero e tutto va attentamente calibrato, responsabilizzato. E’ una chiamata in causa di tutti. La
pace è una costruzione e per la costruzione ci vuole
arte, disciplina, ci vogliono mezzi. Si tratta di una filosofia completamente
diversa. Non è una retorica della pace, è una paziente ricerca della pace che impegna tutte le energie. Probabilmente bisognerà
cambiare tutti i nostri elementi culturali e così via. Noi abbiamo, per esempio,
insistito molto sui “diritti”, ma esistono anche i
“doveri”: questo è un equilibrio che va trovato. Esiste ancora il sacrificio.
Secondo me si tratta di rimetterci tutti di fronte alle nostre responsabilità.
**********
INIZIATO OGGI A LIONE
L’INCONTRO “UOMINI E RELIGIONI”,
ORGANIZZATO DA SANT’EGIDIO,
SUL TEMA: “IL CORAGGIO
DI UN UMANESIMO DI PACE”
- Ai nostri microfoni
Mario Marazziti -
Ha preso il via questa mattina a Lione, in Francia, il 19°
incontro internazionale per la pace “Uomini e Religioni”, organizzato dalla
comunità di Sant’Egidio. A quattro anni dagli attentati
dell’11 settembre, in un momento che vede la comunità internazionale stretta
tra atti di terrorismo e guerre, i leader delle religioni mondiali, politici,
giornalisti e scrittori, rilanceranno nei tre giorni di tavole rotonde la sfida
del dialogo e della coesistenza, invitando tutti ad esprimere “Il Coraggio di
un umanesimo di pace”, titolo dell’edizione di quest’anno. Il servizio
di Francesca Sabatinelli:
**********
“La violenza e il terrorismo fanno molto rumore. Il lavoro
per la pace ne fa molto poco. Non ha forse il diritto
di farne di più?”. E’ l’interrogativo che il cardinale Philippe
Barbarin, arcivescovo di Lione, primate di Francia,
rivolge a chi in questi giorni si trova riunito qui a Lione per prendere parte
all’annuale appuntamento organizzato da Sant’Egidio, che ha preso il via questa
mattina con una liturgia eucaristica nella Basilica de la Fourvière .
“La pace - ha sottolineato Karekin
II, Catholicos di tutti gli armeni
- resta la massima aspirazione degli uomini di tutte le fedi. Per noi cristiani
essere costruttori di pace significa testimoniare
Cristo, e l’impegno deve partire proprio da questa Europa, testimone della fede
e della cultura cristiana, che deve continuare ad essere il guardiano di valori
come la difesa dei diritti umani, per i quali ha lottato e si è sacrificata”.
C’è bisogno di un nuovo umanesimo di pace : è questo l’invito che la
comunità di Sant’Egidio lancia quest’anno a chi 19 anni
fa raccolse la scommessa di opporre il dialogo allo scontro tra civiltà. Un dialogo
che, partito dai leader delle religioni mondiali, in questi anni si è esteso a uomini e donne della cultura laica e che quest’anno,
spiega Mario Marazziti portavoce della comunità, fa
un passo avanti:
“Nel cuore della laicità ci si interroga
sul ruolo delle religioni proprio per fermare la guerra, per fermare il
terrorismo, per svuotare le ragioni del fondamentalismo. Questo è il messaggio
e la grande sfida in un tempo di grande crisi di
un’America che non ha saputo fare i conti con i suoi poveri e con quanto andava
fatto prima per salvaguardare l’ambiente; un mondo che non sa come uscire da
Iraq ed Afghanistan, dove ci sono ormai spinte fondamentaliste
in tutte le culture; un’Europa che ha paura degli immigrati, ma ha bisogno
degli immigrati. Tutto questo sta tutto insieme e bisogna, quindi, inventare
qualcosa di nuovo”.
Anche in questa edizione numerosi
e importanti gli ospiti, di grande rilievo le tavole rotonde, una delle quali
dedicata proprio a Giovanni Paolo II e alla sua eredità : lo spirito di
Assisi. Ancora Mario Marazziti:
“Come tanti e come gran parte del mondo abbiamo
perso un padre, ma ne abbiamo trovato un altro. Siamo stati molto felici
nell’incontrare Papa Benedetto XVI, soltanto pochi giorni fa, proprio alla
vigilia di questo incontro. Abbiamo profondamente
parlato della necessità dell’ecumenismo, di quello che la comunità è oggi nel
mondo, di come l’evangelizzazione non abbia paura del
dialogo. Oggi lo spirito di Assisi continua, continua
in un mondo che ne ha sempre più bisogno, continua dentro una nuova fase della
Chiesa cattolica che continua a fare regali al mondo”.
E’ la prima volta che l’incontro si tiene in Francia, che
proprio quest’anno celebra i cento anni dalla emanazione
della legge sulla laicità. Significativa la scelta di
Lione, città dalla quale nell’ottobre del 1986 Giovanni Paolo II annunciò
l’incontro di Assisi, che seguì pochi giorni dopo.
Da Lione, Francesca Sabatinelli,
Radio Vaticana.
**********
FAMIGLIE IN PIAZZA A BRUXELLES CONTRO LA DECISIONE
DEL GOVERNO BELGA
DI
APRIRE ALLE ADOZIONI DEI BAMBINI DA PARTE DELLE COPPIE OMOSESSUALI
-
Intervista con Luisa Santolini -
Dopo
Madrid, anche Bruxelles in piazza a favore della famiglia. Per le strade della
capitale belga infatti si è snodata ieri la “Marcia
per la famiglia”, organizzata da un gruppo di federazioni internazionali per
protestare contro il matrimonio tra gay e la possibilità per le coppie
omosessuali, in discussione al parlamento belga, di adottare bambini. Per l’Italia era
presente una delegazione del Forum delle associazioni familiari. Paolo Ondarza ha intervistato la presidente Luisa Santolini:
**********
R. – Probabilmente pensano di dare una spallata definitiva
a questa istituzione che tutti definiscono cellula
fondamentale della società, ma alla fine non viene riconosciuta come tale. In
Europa, più che in altri posti, c’è il tentativo di cancellarla rendendola un
fatto assolutamente privato e quindi che non ha nessuna valenza pubblica, come
la fede, del resto. Cercando di far diventare anche la fede
un fatto privato e negando il valore sociale e il valore collettivo che
ha una presenza di credenti in una società. La famiglia subisce la stessa
sorte.
D. – Quindi si genera solo
confusione?
R. – Ognuno fa la famiglia che crede e tutto si chiama
famiglia. Il che significa in realtà, negare alla radice la
verità della famiglia. Questo deve mobilitare le coscienze. In Belgio succede, in Spagna succede. Io mi auguro che in Italia i
nostri governanti, presenti e futuri, non abbiano idee di questo genere.
D. – A suo parere i giovani quanto sanno distinguere tra
famiglia, costituita da uomo e donna, e invece unioni tra omosessuali?
R. – Secondo me i giovani hanno su
questo idee molto più chiare di quello che si dice e si pensa. Sanno
benissimo che la famiglia è quella da cui provengono e quella che vorranno
formarsi: è la famiglia basata sul matrimonio e costituita da un uomo e da una
donna. Queste intenzioni di voler cancellare la famiglia sono di una élite di intellettuali radicaleggianti,
in parte dell’establishment, ma come ha dimostrato anche il referendum sulla fecondazione
assistita, quando si parla di valori, la gente, i giovani, sono molto migliori
di quello che si pensi e vicini alle nostre posizioni: su questo non ho dubbi.
D. – Anche perchè le conseguenze
psicologiche ai danni di bambini adottati da coppie gay e lesbiche sono
gravissime e irreversibili…
R. – Un bambino per una crescita equilibrata ha bisogno di
due figure, una materna e una paterna, che hanno ognuno un proprio ruolo molto
preciso. Quindi anche un bambino che cresce da un genitore
single ha delle sofferenze. Ma non è pensabile far
adottare agli omosessuali un bambino. E’ veramente una violenza alla natura
umana.
**********
VERSO
L’ABORTO FAI-DA-TE CON L’AVVIO DELLA SPERIMENTAZIONE
DELLA PILLOLA ABORTIVA RU486 IN UN OSPEDALE DI
TORINO.
PER IL
CARDINALE POLETTO E’ UN FATTO LUTTUOSO PER LA COMUNITA’ CRISTIANA
-
Intervista con il prof. Francesco D’Agostino -
E’ polemica in Italia dopo il via
libera alla sperimentazione della pillola abortiva all’ospedale Sant’Anna di Torino.
La Ru486, questo il nome del farmaco impiegato già in Francia, Germania e Gran
Bretagna, permette di eseguire l’aborto, entro la settima settimana, senza
ricorrere ad un intervento chirurgico, ma solo in ospedale. Obiettivo dello
studio sarebbe quello di confermare l’efficacia e la sicurezza della Ru486.
Intanto il Ministero della salute ha avviato una verifica immediata sul
rispetto delle procedure presso la struttura piemontese. Il cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, ha parlato di “un fatto
luttuoso per la comunità cristiana”. Olimpia Tarzia,
segreteria generale del Movimento per la Vita, ha sottolineato
il fatto che in Francia e Germania stanno già facendo marcia indietro
sull’aborto chimico, una sorta di aborto fai-da-te che non è senza rischi per
la donna e si presenta anche più pesante dal punto di vista psicologico: in
questo caso è infatti la stessa madre che somministra al bambino la dose
letale. Il commento di Francesco
D’Agostino, presidente dei giuristi cattolici. L’intervista è
di Paolo Ondarza.
**********
R. – Poiché si tratta di un abortivo chimico che può
essere preso in maniera semplicissima - si tratta, infatti, di inghiottire una
pillola - è molto probabile che la commercializzazione
di questo farmaco potrà alterare profondamente la pratica dell’aborto. Non
dimentichiamoci che in Italia l’aborto non è un diritto insindacabile della
donna. Una pratica che è stata resa lecita dalla legge 194, purché si segua una
certa procedura: che la donna vada in un consultorio, parli con un medico ed
ottenga una autorizzazione.
D. – Quindi che cosa potrebbe
succedere?
R. – Se domani l’aborto si potrà ottenere in maniera
veramente semplice, questa procedura che la legge italiana, con tutte le
critiche che su di essa si possono fare, ha posto
comunque a tutela della vita nascente, verrà svuotata dall’interno. L’aborto resterà
una pratica privata o addirittura segreta.
D. – In realtà al momento si parla di un uso
esclusivamente ospedaliero del farmaco e non domestico?
R. – E’ evidente che al di là dell’uso
ospedaliero si può ipotizzare un uso non ospedaliero.
D. – E questo accade in realtà
nei Paesi dove il farmaco è in uso?
R. – Obiettivamente si è passati da un aborto praticato in
ospedali pubblici a pratiche abortive, magari indicate da medici, ma come soggetti
privati, a donne che pongono in essere queste pratiche senza alcuna mediazione.
D. – Quindi l’attuale sperimentazione e il conseguente uso
di questa pillola potrebbe rappresentare un rischio?
R. – Un uso strettamente ed esclusivamente ospedaliero di
questa pillola non altererebbe granché la pratica dell’aborto nel nostro Paese.
Ma, a mio parere, non c’è neanche il dubbio che possa
aprire l’uso di questa pillola ad una privatizzazione della pratica dell’aborto
che, allo stato attuale, è proibito dalla nostra legge. Io credo che l’opinione
pubblica italiana dovrebbe seriamente porsi questo
problema e capire qual è la reale portata della posta in gioco di questo tema.
**********
ASSEGNATO
AI FRATI CAPPUCCINI PER L’IMPEGNO CONTRO L’USURA,
IL
PREMIO “MONTI FRUMENTARI”, CHE RICORDA LA TESTIMONIANZA DI
SAN GIUSEPPE DA LEONESSA
A FAVORE DEI PIU’ POVERI
-
Intervista con padre Elio D’Agostino -
Un premio per quanti s’impegnano
contro l’usura.
Lo conferisce oggi pomeriggio il comune di Leonessa, nel Lazio, che dal 2000
ricorda così il proprio patrono, il cappuccino Eufranio
Desideri che prese il nome di Giuseppe. Quest’anno viene
assegnato ai Frati Minori Cappuccini.
Con il “Premio monti frumentari” si vuole riconoscere l’impegno dell’ordine
francescano nella lotta contro l’usura. San Giuseppe da Leonessa infatti aveva istituito un sistema per aiutare i contadini
in difficoltà e altri confratelli, dopo di lui, seguirono il suo esempio.
Tiziana Campisi ha chiesto al padre cappuccino Elio
D’Agostino di tracciare un profilo del Santo che ha voluto svolgere il suo
apostolato in piccole comunità di montagna:
**********
R. - Fu
una scelta, la sua, di andare in mezzo ai poveri, nell’Umbria, nell’Abruzzo e
nelle Marche, lui ha dato tutto il suo impegno pastorale e sociale proprio ai
cristiani che vivevano in mezzo alle montagne, dove i vescovi e i sacerdoti non
andavano.
D. – San Giuseppe da Leonessa è stato in missione anche in
Turchia?
R. – E’ il patrono un po’ delle missioni cappuccine,
perché è stato lì dal 1587 per due anni e lì fu anche condannato alla pena del
gancio, poiché ebbe il coraggio di affrontare lo stesso sultano Morad III per sostenere la causa degli schiavi cristiani in
questa terra, che lui assisteva: fu preso con la scusa che voleva attentare
alla vita del sultano. Per cui il grande atroce supplizio:
appeso alla forca con un uncino, agganciato ai tendini della mano destra e un
altro collocato sul palo verticale, confitto al piede destro. Poi, per
volere divino, fu liberato e tornò in Italia.
D. – Per aiutare i contadini e la gente
di campagna, istituì i “monti frumentari”: come ad un monte dei pegni, chiunque
poteva chiedere in prestito il grano...
R. – L’impegno dei “monti frumentari” era molto legato
alla predicazione. Dovunque egli andava a predicare,
specialmente nelle Quaresime, la prima cosa che faceva era di rinunciare a
tutto ciò che gli veniva dato: il grano o altro cibo. Lui andava questuando con
la bisaccia, raccoglieva il grano che gli veniva
donato e con altre donazioni si creavano questi monti di frumento che erano veramente al servizio dei poveri
contadini. Il contadino poteva prendere quello che voleva, però sapeva, in
coscienza, che avrebbe dovuto riportare il grano che aveva preso se il suo
raccolto andava bene. Se l’annata non andava bene, non
aveva l’obbligo di riportare niente: quindi non c’erano dei pegni. San Giuseppe
da Leonessa dovunque andasse, non solo si metteva al servizio dei poveri e dei
malati, ma dopo aver annunciato la Parola di Dio, cercava
realmente di stare vicino più concretamente a queste persone attraverso proprio
questi “monti frumentari”.
D. – San Giuseppe da Leonessa ha lasciato diversi
manoscritti. Lei, da diversi anni, li sta studiando e pubblicando. Qual è il
loro contenuto?
R. – Sono tutti manoscritti autografi. Questi manoscritti
rivelano un pò quello che era l’impegno non solo di
San Giuseppe ma anche dei
Cappuccini. Direi in generale della Chiesa stessa. Sono omelie sull’anno
liturgico, sul rito dei Santi e poi anche tematiche
sull’usura e sulla pace.
D. – Quale spiritualità ha vissuto San Giuseppe da
Leonessa?
R. – Lui era molto legato alla Croce. E’ stato un uomo che
ha fatto tanta penitenza. Viveva una spiritualità della Croce e prettamente “mariale”.
**********
=======ooo=======
11 settembre 2005
MARCIA
DELLA PACE PERUGIA-ASSISI:
OLTRE
MILLE STAMATTINA LE ORGANIZZAZIONI ALLA PARTENZA.
IL
PRESIDENTE CIAMPI: SIA UN IMPEGNO PER LA LIBERTÀ, LA GIUSTIZIA E LA PACE
- A
cura di Tiziana Campisi -
**********
PERUGIA.
= È partita stamani la marcia della pace Perugia-Assisi. La manifestazione ha i
colori dei gonfaloni di numerosi enti locali italiani, bandiere della pace,
striscioni di diverse associazioni, di partiti politici e sindacati. I rappresentanti
di oltre 1000 organizzazioni sono partiti dai giardini
del Frontone di Perugia per affrontare 24 chilometri. 550 le
associazioni che hanno aderito alla marcia della pace, 438 gli enti da
Province, Comuni e Regioni, 180 i partecipanti all'assemblea dell'Onu dei popoli provenienti da tutto il mondo.
Presenti inoltre 10 associazioni formate dai familiari delle vittime della
guerra e del terrorismo, alcune delle quali provenienti da New York, Colombia,
Algeria, Israele, Palestina, Sud Africa e Irlanda. A sfilare anche circoli islamici, con ragazze velate ed uno
striscione che annuncia, nella ricorrenza della strage delle Torri Gemelle, la
lotta ad ogni forma di terrorismo. Il Presidente della Repubblica Carlo
Azeglio Ciampi ha inviato un messaggio in cui ha
voluto sottolineare che la marcia rappresenta un
momento di incontro progettuale per rilanciare l’impegno in favore dei valori
della libertà, della giustizia e della solidarietà. La sedicesima edizione
della marcia si concluderà con un appello ai capi di
Stato e le proposte nelle Nazioni Unite per la pace nel mondo. “Salviamo l’ONU,
mettiamo al bando la guerra e la miseria; io voglio, tu vuoi,
noi possiamo” questo lo slogan della manifestazione e tra i tanti striscioni la
scritta: “Dove si pianta la pace fiorisce la giustizia”.
**********
AZERBAIGIAN: IL CARDINALE SEPE BENEDICE
OGGI A BAKU
LA POSA DELLA PRIMA PIETRA DELLA CHIESA
CHE SARÀ DEDICATA ALL’IMMACOLATA
CONCEZIONE
BAKU. = Una
chiesa dedicata all’Immacolata Concezione a Baku,
capitale dell'Azerbaigian. La posa della prima pietra
oggi pomeriggio, con la benedizione del cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione
dei popoli. Il terreno dove sorgerà la nuova chiesa, ricorda l’agenzia Fides, è
un dono del governo dell'Azerbaigian all'indomani del
viaggio apostolico di Giovanni Paolo II, nel maggio del 2002. In una zona
semi-centrale di Baku, accanto alla chiesa saranno
costruiti un centro pastorale e la residenza dei sacerdoti. “La posa della
prima pietra della nuova chiesa di Baku, la prima
della capitale dopo 70 anni di sofferenze, è un simbolo importante per la città
e per tutta la nazione”, ha detto don Jan Kapla, salesiano slovacco, Superiore della missio sui juris
di Baku, aggiungendo che l’evento testimonia che la
Chiesa è viva, è presente e cresce sotto la protezione della Vergine Maria. Lo
stile del luogo di culto sarà un neogotico rivisitato e richiama
quello della chiesa di Baku distrutta dai comunisti
nel 1935. La visita pastorale nella città del cardinale Sepe
è iniziata ieri con un incontro con le autorità locali e con la visita ai
rifugiati del Nagorno-Karabakh. Oggi, il porporato
presiede la Santa Messa nella cappella della comunità cattolica, dove vivono i
salesiani, poi incontrerà un gruppo di giovani. Il cardinale Sepe benedirà oggi anche il cantiere dov'è in costruzione
un centro d'accoglienza per senza tetto gestito dalle Missionarie della carità.
Domani il porporato incontrerà il presidente della Repubblica Ilham Aliev e i rappresentanti
delle comunità cristiane, ebree e musulmane. Gli oltre 8 milioni di abitanti dell'Azerbaigian sono in maggioranza musulmani
sciiti. I cristiani, per lo più ortodossi, sono 350.000, mentre la comunità
cattolica è composta da 150 azeri
e da 120 stranieri. La parrocchia di Baku che li
raccoglie è intitolata a Cristo Redentore. (T.C.)
IERI
POMERIGGIO A BRICHESARIO, IN PIEMONTE,
I
FUNERALI DI DON BESSONE, IL MISSIONARIO ITALIANO UCCISO IN BRASILE.
AVEVA
TRASCORSO TRENT’ANNI DELLA SUA VITA
AL FIANCO DEI POVERI E DEGLI EMARGINATI
BRICHESARIO.
= Si sono svolti ieri a Bricherasio, in Piemonte, i
funerali di don Giuseppe Bessone, il missionario fidei donum ucciso
la settimana scorsa a
Blumenau, nel sud del Brasile. A
officiarli, si legge in un comunicato dell’agenzia Misna,
mons. Piergiorgio Debernardi, vescovo di Pinerolo, diocesi cui il religioso apparteneva. Don Bessone era partito da Bricherasio
dove aveva trascorso due mesi di vacanza, lo scorso 26 agosto. In Brasile era
missionario da trent’anni. “Possiamo leggere la vita
di don Giuseppe alla luce della scelta fondamentale che lui ha fatto fin
dall’inizio della sua vita sacerdotale: la passione missionaria” ha detto il
vescovo di Pinerolo ricordando l’attività pastorale
di don Bessone a servizio dei poveri. “Don Giuseppe
stava poco in parrocchia, sentiva che il suo primo dovere era andare a visitare
la gente nelle case, nelle famiglie, nelle situazioni concrete dell'esistenza,
soprattutto nell'area della povertà e della marginalità” ha ricordato il
presule. “Un prete in una parrocchia può influire sulle coscienze richiamando i
principi della dottrina sociale della Chiesa che sono parte integrante della
nuova evangelizzazione – ha proseguito mons.
Piergiorgio Debernardi – nella sua predicazione
faceva speso riferimento ai peccati sociali che minano la vita pacifica di una
comunità: la corruzione, i guadagni illeciti, la violenza, la disuguaglianza,
la droga”. Don Bessone, il cui assassino si presume
sia un ragazzo di 16 anni già arrestato dalla polizia e che avrebbe confessato
l’omicidio, secondo gli inquirenti a scopo di rapina, è stato
sepolto nella tomba di famiglia a Pinerolo. Mons. Giuseppe Andreozzi,
direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, ha voluto esprimere il
suo cordoglio per la morte di don Bessone in una
lettera inviata al vescovo di Pinerolo. (T.C.)
SI È
CHIUSA IERI LA 62.MA MOSTRA D’ARTE CINEMATOGRAFICA
DI VENEZIA.
LEONE D’ORO AL FILM DI ANG
LEE SUI COWBOY GAY
- A
cura di Luca Pellegrini -
**********
VENEZIA.
= Soluzioni di compromesso e qualche vistosa
dimenticanza: sono queste le caratteristiche che emergono dalle scelte della Giuria
presieduta dallo scenografo Dante Ferretti. Compromesso perché si è voluto
sottostare, da parte dei giurati, a logiche legate in qualche modo ad una
ripartizione culturale, commerciale e geografica che ha, purtroppo, dimenticato
opere artisticamente notevolissime, tra le quali le superbe prove di de Oliveira, di Zanussi, del russo Aleksey German Jr e di Pupi Avati, che con il suo applauditissimo
La seconda notte di nozze ha confermato nel
modo migliore la purezza della sua idea di cinema. Sembrano essere stati privilegiati i melodrammi d’autore: il Leone d’Oro se lo
aggiudica, infatti, l’americano Brokeback
Mountain di Ang Lee,
forse per la lacrimevole e passionale vicenda dei due ormai famosi cowboy. In
fondo, melodramma di tipo sacro è la confessione spirituale di
Abel Ferrara, che con Mary si aggiudica
il Premio Speciale della Giuria, mentre melodramma di tipo socio-generazionale
è la lunga storia sessantottina degli Amants
réguliers di Philippe Garrel, che vince il Leone d’Argento. Coppa
Volpi per la migliore attrice a Giovanna Mezzogiorno, per l’intensa
interpretazione nel film di Cristina Comencini, La
bestia nel cuore, cosicché il cinema italiano può dirsi quest’anno
accontentato. Ma non sarebbe stato
assolutamente possibile, per una seria giuria, dimenticarsi della straordinaria
attrice francese Isabelle Huppert nel doloroso e
splendido Gabrielle di Patrice Chéreau: pertanto le è stato giustamente attribuito un
Leone Speciale. Migliore attore l’americano David Strathairn,
prova di gran classe nell’interpretazione del giornalista Edward
Murrow, protagonista dell’osannato film di George Clooney, Goodnight, and Good Luck, che vince anche l’Osella
per la migliore sceneggiatura. Un premio che, prendendo spunto dalla storia
americana degli anni ’50, richiama il dovere, da parte dei
media, di cercare e comunicare sempre la verità per il bene comune. A
Stefania Sandrelli è andato il Leone d’Oro alla
carriera. Assente del tutto, tra i premi maggiori, il cinema asiatico, che ha
invece dato prova, nel corso degli undici giorni di
Festival, di una vitalità ed originalità davvero singolari nel penetrare ed
indagare, con assoluta franchezza e maestria, tutto il bene e il male che, ieri
come oggi, troviamo nell’irrequieta ed inquieta umanità.
**********
=======ooo=======
-
A cura di Eugenio Bonanata -
Sono 11 i cadaveri recuperati fino ad ora dalla Guardia
Costiera sul litorale di Gela, in Sicilia, dove nella
notte è avvenuto l’ultimo tragico sbarco di clandestini. Nove corpi sono stati
recuperati sulla spiaggia, altri due in mare. Smentito l’avvistamento
di un dodicesimo corpo. Si trattava - indica la Guardia di Finanza - di
una busta di plastica. Una donna, ricoverata nel reparto di rianimazione dell’ospedale
di Gela, versa in gravi condizioni. Nel pronto
soccorso si trovano, inoltre, una trentina di immigrati,
tutti con sintomi di disidratazione e crisi di ipotermia. Secondo le prime
informazioni si tratterebbe di cittadini provenienti in gran parte dall’Eritrea
e da altri Paesi del Corno d’Africa. I sopravvissuti, che
hanno detto di essere in 160, tra cui molte donne e bambini, erano imbarcati su
un vecchio peschereccio che si è arenato ad una trentina di metri dalla
spiaggia. Al momento, decine di immigrati
mancano ancora all’appello e i soccorritori ritengono che gran parte di essi
siano riusciti a raggiungere la spiaggia e a dileguarsi. Mentre sono in corso
le ricerche di eventuali dispersi, sono stati arrestati,
invece, due presunti scafisti.
Un barcone con a bordo circa 25
clandestini, tra cui alcuni bambini, è stato avvistato tra Lampedusa e Malta e
sul posto si sta dirigendo una motovedetta della guardia costiera per trarre in
salvo gli occupanti. Il natante era stato avvistato ieri da un aereo Atlantic della Marina militare in acque maltesi.
L’equipaggio dell'Atlantic aveva quindi di segnalato
la presenza dei clandestini alle autorità della Valletta che, tuttavia, hanno comunicato di non poter intervenire per motivi tecnici.
Il governo israeliano ha approvato oggi, con una decisione
all’unanimità, il ritiro finale del proprio esercito dalla Striscia di Gaza,
decretando così, dopo 38 anni, la fine dell’amministrazione militare in quel
territorio. Il governo ha anche dato il via libera al
ritiro dei soldati dalla zona cuscinetto di Philadelphi,
al confine tra il sud di Gaza e l’Egitto, che sarà presidiata da 750 militari
egiziani. Il governo Sharon, infine, ha stabilito che le
sinagoghe abbandonate dai coloni non verranno abbattute: l'eventuale decisione
spetterà ai palestinesi. Intanto, ieri, si è concluso
nel giro di un paio d’ore il sequestro del giornalista italiano del "Corriere
della Sera", Lorenzo Cremonesi. Il giornalista era stato catturato a Dir al-Balah, una località nella parte centrale della Striscia
di Gaza, da un commando di miliziani delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa. Scopo del sequestro
era quello di creare interesse da parte dei media
internazionali sulla lotta delle Brigate contro esponenti dell’Autorità
nazionale palestinese (ANP), accusati di corruzione.
In Giappone, il partito liberaldemocratico
(LDP) del primo ministro Junichiro Koizumi ha ottenuto una grande
vittoria nelle elezioni generali anticipate. Lo prevedono gli exit poll delle maggiori reti tv, che hanno analizzato il voto
dei 103 milioni di elettori giapponesi, chiamati oggi
alle urne per rinnovare la Camera bassa dei deputati. Il Partito democratico di
Katsuya Okada subisce,
invece, un grave tracollo,
arrivando appena attorno ai 100 seggi, dai 175 che aveva nella Camera uscente.
Il Giappone taglierà i suoi contributi al bilancio delle
Nazioni Unite, in risposta alle sempre più tenui possibilità di ottenere un
seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell’ONU. Lo scrive oggi il quotidiano
conservatore giapponese 'Yomiuri', citando fonti ufficiose
del governo secondo le quali il ministro degli Esteri,
Machimura, farà un annuncio in tal senso nell’imminente
vertice delle Nazioni Unite. Il Giappone, insieme con
Germania, Brasile e India, è uno dei membri del 'G4' che vogliono ottenere un
seggio permanente nel nuovo Consiglio di sicurezza riformato e allargato,
accanto ai cinque membri permanenti attuali. La proposta del G4 ha, tuttavia,
incontrato crescenti difficoltà e non ha finora il numero sufficiente di voti
per sperare di essere approvata dall'Assemblea plenaria delle Nazioni
Unite. Solo Francia e Gran Bretagna si
sono dette, infatti, favorevoli in linea di principio.
In Iraq, oggi circa sei milioni di giovani sono tornati a
scuola. Pronti ad accoglierli, secondo il ministro dell’Istruzione, Hassan, ci sono almeno 20 mila istituti scolastici, dagli
asili ai licei fino alle scuole professionali. Il ministro ha inoltre affermato
che il suo dicastero costruisce ogni anno 500 edifici, offrendo gratuitamente
agli allievi libri e forniture scolastiche. Intanto sul terreno un soldato britannico
è stato ucciso e altri tre feriti in un attacco condotto nella provincia di Bassora,
nella parter meridionale del Paese.
L’Iran vuole una ripresa delle trattative sul nucleare con
i Paesi europei, ma è disposto ad avviare negoziati anche con altre potenze,
compresi gli Stati Uniti. Lo ha affermato in una conferenza
stampa il ministro degli Esteri di Teheran, Mottaki. Per il ministro non ci sono, tuttavia, possibilità
di fermare le attività nucleari avviate dalla
Repubblica Islamica e non esistono, inoltre, “ragioni legali per un rinvio del
Paese al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.
Il presidente egiziano, Mubarak,
si è impegnato oggi a mantenere le sue promesse elettorali e ha proclamato che “i veri
vincitori delle elezioni sono l’Egitto e il popolo egiziano”. In un breve
discorso al palazzo presidenziale, il rais ha sottolineato
il suo impegno a “combattere la disoccupazione e creare posti di lavoro per i
giovani; a sostenere i più poveri; a realizzare le aspirazioni della classe media
e, infine, ad attuare una società moderna
in un Paese democratico”.
La Cina ha criticato la guerra al
terrorismo degli Stati Uniti a cui preannuncia “un futuro oscuro”. In un
commento dell'agenzia ufficiale Xinhua, in occasione
del quarto anniversario dell’11 settembre, si sottolinea
che "al momento gli USA stanno subendo un crescente numero di vittime e affrontano
sempre più problemi in Iraq e in Afghanistan". Questo, secondo la nota,
renderebbe gli USA e i loro alleati maggiormente esposti alla minaccia di Al Qaeda e di altri gruppi terroristici. Il terrorismo,
scrive la Xinhua, si sconfigge “lottando contro la
povertà, eliminando le condizioni politiche, economiche e sociali che lo alimentano
e cooperando strettamente con la comunità internazionale sotto l’egida dell’ONU”.
Attacchi preventivi con armi
nucleari per anticipare il nemico saranno d'ora in poi possibili, secondo il
Pentagono. Nel documento 'Dottrina per le operazioni nucleari congiunte', datato 15 marzo 2005 e non ancora firmato dal
segretario alla Difesa Rumsfeld, si spiega che
l'obiettivo e' di impedire al nemico di colpire per
primo con armi di distruzione di massa e si invitano le forze armate degli Stati
Uniti a 'prepararsi ad utilizzare effettivamente armi nucleari'.
Il documento in questione, secondo una fonte del Pentagono e'
stato elaborato da una commissione interna al Dipartimento incaricato di riadattare
le procedure ed i criteri di dissuasione sulle armi di distruzione di massa
alla luce delle mutate condizioni
successive agli attacchi terroristici dell'11 settembre.
Duri scontri, i più violenti degli ultimi anni, sono
scoppiati a Belfast ieri sera tra estremisti protestanti e polizia. Almeno una
decina di agenti e due civili sono rimasti feriti per
il lancio di granate artificiali e di bottiglie molotov da parte di dimostranti,
che contestavano il divieto di compiere una parata nei pressi di una zona
cattolica. La polizia attribuisce la responsabilità delle violenze all'ordine di Orange che aveva organizzato la
marcia. Ogni estate migliaia di orangisti partecipano
con costumi e musica alla stagione delle marce per celebrare la sconfitta nel XVIImo secolo del re cattolico
Giacomo II ad opera del protestante Guglielmo d’Orange.
=======ooo=======