RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 254 - Testo della trasmissione di domenica 11 settembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il segno della Croce è il gesto fondamentale della preghiera del cristiano: così il Papa oggi all’Angelus.  Benedetto XVI, nel IV anniversario degli attentati dell’11 settembre, invita uomini e donne di tutto il mondo a rinunciare all’odio per scegliere la pace, la giustizia e il perdono. E in vista del prossimo vertice dell’ONU auspica reali progressi nella lotta alla povertà e alla fame

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Gli Stati Uniti, feriti dalla tragedia di New Orleans, commemorano tra le polemiche  le vittime degli attentati dell’11 settembre: intervista con lo storico Giorgio Rumi

 

Ha preso il via questa mattina a Lione, in Francia, il 19° incontro internazionale per la pace “Uomini e Religioni”, organizzato dalla comunità di Sant’Egidio: ai nostri microfoni Mario Marazziti

 

Famiglie in piazza a Bruxelles contro la decisione del governo belga di aprire alle adozioni dei bambini da parte delle coppie omosessuali: ce ne parla Luisa Santolini

 

Verso l’aborto fai-da-te con l’avvio della sperimentazione della pillola abortiva “Ru486” in un ospedale di Torino.  Il commento del prof. Francesco D’Agostino

 

Assegnato ai Frati Cappuccini per l’impegno contro l’usura, il Premio “Monti Frumentari”, che ricorda la testimonianza di San Giuseppe da Leonessa a favore dei più poveri: intervista con padre Elio D’Agostino

 

CHIESA E SOCIETA’:

Oggi la Marcia della pace Perugia-Assisi

 

Azerbaigian: il cardinale Crescenzio Sepe benedice oggi a Baku la posa della prima pietra della chiesa che sarà dedicata all’Immacolata Concezione

 

Ieri pomeriggio a Brichesario, in Piemonte, i funerali di don Giuseppe Bessone, il missionario italiano ucciso in Brasile. Aveva trascorso trent’anni  al fianco dei poveri e degli emarginati

 

Si è chiusa ieri la 62.ma Mostra d’arte internazionale cinematografica di Venezia: Leone d’Oro al film di Ang Lee sui cowboy gay

 

24 ORE NEL MONDO:

11  immigrati africani morti  in uno sbarco in Sicilia –

 

In Giappone, secondo gli exit poll, il partito liberaldemocratico del premier Koizumi ha ottenuto un trionfo nelle elezioni  anticipate

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 settembre 2005

 

 

IL SEGNO DELLA CROCE E’ IL GESTO FONDAMENTALE DELLA PREGHIERA DEL CRISTIANO: COSI’ IL PAPA OGGI ALL’ANGELUS.

BENEDETTO XVI NEL 4° ANNIVERSARIO DEGLI ATTENTATI DELL’11 SETTEMBRE 

INVITA UOMINI E DONNE DI TUTTO IL MONDO A RINUNCIARE ALL’ODIO

 PER SCEGLIERE LA PACE, LA GIUSTIZIA E IL PERDONO.

 E IN VISTA DEL PROSSIMO VERTICE DELL’ONU

AUSPICA REALI PROGRESSI NELLA LOTTA ALLA POVERTA’ E ALLA FAME

 

“Il segno della Croce è il gesto fondamentale della preghiera del cristiano. E’ quanto ha detto oggi il Papa durante l’Angelus a Castel Gandolfo. Benedetto XVI ha parlato anche del prossimo Vertice mondiale dell’ONU auspicando progressi nella lotta alla povertà e alla fame nel mondo. Quindi, nel 4° anniversario degli attentati dell’11 settembre, ha ricordato le vittime della violenza terrorista, invitando uomini e donne di tutti i continenti  a rinunciare all’odio per costruire una società fondata sulla giustizia, sulla pace e sul perdono. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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Il Papa ricorda che mercoledì prossimo, 14 settembre, la Chiesa celebra la festa liturgica dell’Esaltazione della santa Croce. “Nell’Anno dedicato all’Eucaristia – afferma -  questa ricorrenza acquista un significato particolare” e ci invita a meditare “sul profondo e indissolubile legame che unisce la celebrazione eucaristica e il mistero della Croce. Ogni santa Messa, infatti, rende attuale il sacrificio redentore di Cristo”. “La Croce – rileva Benedetto XVI -  è la manifestazione toccante dell’atto d’amore infinito con il quale il Figlio di Dio ha salvato l’uomo e il mondo dal peccato e dalla morte”:

 

“Per questo il segno della Croce è il gesto fondamentale della preghiera del cristiano. Segnare se stessi con il segno della Croce è pronunciare un sì visibile e pubblico a Colui che è morto per noi e che è risorto, al Dio che nell’umiltà e debolezza del suo amore è l’Onnipotente, più forte di tutta la potenza e l’intelligenza del mondo”.

 

“Dopo la consacrazione – nota il Pontefice -  l’assemblea dei fedeli consapevole di essere alla reale presenza di Cristo crocifisso e risorto”,  riconosce con gli occhi della fede  “Gesù vivo con i segni della sua passione e, insieme a Tommaso, piena di stupore, può ripetere: Mio Signore e mio Dio”:

 

“L’Eucaristia è mistero di morte e di gloria come la Croce, che non è un incidente di percorso, ma il passaggio attraverso cui  Cristo è entrato nella sua gloria (cfr Lc 24,26) e ha riconciliato l’umanità intera, sconfiggendo ogni inimicizia. Per questo la liturgia ci invita a pregare con fiduciosa speranza: Mane nobiscum Domine! Resta con noi, Signore, che con la tua santa Croce hai redento il mondo!”

 

“Maria, presente sul Calvario presso la Croce – ha aggiunto -  è ugualmente presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre Celebrazioni eucaristiche”:

 

“Per questo, nessuno meglio di lei può insegnarci a comprendere e vivere con fede e amore la santa Messa, unendoci al sacrificio redentore di Cristo. Quando riceviamo la santa Comunione anche noi, come Maria e a lei uniti, ci stringiamo al legno, che Gesù col suo amore ha trasformato in strumento di salvezza, e pronunciamo il nostro “Amen”, il nostro “sì” all’Amore crocifisso e risorto”.

 

Dopo la preghiera dell’Angelus Benedetto XVI ha ricordato che mercoledì prossimo inizierà a New York, presso le Nazioni Unite, un Vertice  sulla pace mondiale, il rispetto dei diritti umani, la promozione dello sviluppo e il rafforzamento dell'ONU. Anche la Santa Sede vi prenderà parte e il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, rappresenterà il Pontefice:

 

“Faccio fervidi voti perché i governanti ivi riuniti trovino soluzioni idonee per raggiungere i grandi scopi prefissi, in spirito di concordia e generosa solidarietà. Auspico in particolare successo nel mettere in opera efficaci misure concrete per rispondere ai più urgenti problemi posti dall'estrema povertà, dalle malattie e dalla fame, che affliggono tanti popoli”.

 

Quindi il Papa, salutando i pellegrini di lingua inglese ha ricordato gli attentati dell’11 settembre di 4 anni fa negli Stati Uniti:   

 

“TODAY, 11 SEPTEMBER, WE REMEMBER THE VICTIMS OF TERRORIST….”. 

“Oggi, 11 settembre, ricordiamo le vittime della violenza terrorista nel mondo. Possa Dio ispirare uomini e donne di buona volontà in ogni luogo a rinunciare all'odio e a costruire un mondo di giustizia, di solidarietà  e di pace''.

 

Infine, in francese, riprendendo il Vangelo di oggi, ha invitato i fedeli a praticare il perdono delle offese. “I nostri fratelli – ha concluso – hanno bisogno di riconciliazione e di pace. Siate in questo mondo i testimoni della misericordia di Dio”.

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 settembre 2005

 

 

GLI STATI UNITI, FERITI DALLA TRAGEDIA  DI NEW ORLEANS

COMMEMORANO TRA LE POLEMICHE  LE VITTIME DEGLI ATTENTATI DELL’11 SETTEMBRE

- Intervista con lo storico Giorgio Rumi -

 

Il Presidente americano, Bush, commemorerà nelle zone colpite dall’uragano Katrina il quarto anniversario degli attentati dell’11 settembre, quando terroristi kamikaze attaccarono New York e Washington, facendo quasi 3.000 vittime. Dopo la funzione religiosa e il minuto di silenzio in programma sul prato della Casa Bianca, il presidente partirà per il Mississippi e la Louisiana. Intanto, i sondaggi realizzati in occasione di questa ricorrenza indicano che la popolarità del capo della Casa Bianca è in forte calo. Le gestione dei soccorsi per le vittime dell’uragano e la guerra in Iraq hanno fatto scendere sotto i 40 punti la percentuale di americani che ne apprezza l’operato. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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Nel quarto anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono, ieri il presidente americano Bush ha rivolto alla nazione, nuovamente in ginocchio dopo l’uragano Katrina, un commosso messaggio di incoraggiamento. Bush, nel suo consueto messaggio alla radio, ha tenuto legate, come ha fatto nei giorni scorsi, le due tragedie americane della sua presidenza e, senza fare riferimento alle polemiche sui ritardi dei soccorsi nell’emergenza Katrina, ha espresso ottimismo. “L’America – ha affermato - supererà la prova e ne uscirà più forte”. Bush ha ricordato, inoltre, come “oggi il Paese si confronti con un altro disastro che ha causato distruzione e morte. Questa volta – ha precisato - la devastazione non è frutto delle trame dei malvagi, ma della furia dell’acqua e del vento”. Il presidente ha poi fatto riferimento alla capacità degli americani “di prendersi cura del prossimo nel momento del bisogno”. Questo spirito “misericordioso del popolo americano” – ha concluso – ci consentirà, anche nel buio più profondo, di vedere la luce della speranza”. Tuttavia, a ricordare i problemi ci hanno pensato, nella loro replica, i democratici all’opposizione. Per, Thompson, un deputato del Mississippi, “l’amministrazione non ha imparato la dolorosa lezione dell’11 settembre”. Oggi come ieri, sostiene il deputato, che denuncia i tagli ai fondi per la protezione civile degli ultimi anni, l’America è impreparata ai disastri. Abbiamo bisogno di un piano per la preparazione dei cittadini - taglia corto il deputato -.  Intanto, è stato d’emergenza su parte della Costa Atlantica americana - in Florida, Georgia e soprattutto Carolina - dove martedì è atteso il passaggio di un nuovo uragano, dal nome Ophelia, che oggi si presenta con venti che sfiorano i 130 chilometri orari.

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Nonostante tutto, comunque, le vittime degli attentati saranno ricordati in innumerevoli cerimonie religiose nelle Chiese Americane. L’11 settembre 2001, resta un evento di rottura rispetto al passato perché inimmaginabile. Ma cosa è cambiato nel mondo da quel giorno? Debora Donnini lo ha chiesto allo storico Giorgio Rumi:

 

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R. – Nel senso che una forza determinata con ridotto impiego di persone e di mezzi, può colpire chi crede, quando e dove crede. Cosa che prima, nella storia, non esisteva. E’ lo stesso concetto di guerra che è profondamente cambiato: questa purtroppo, non è la guerra che conosciamo, nel senso purtroppo che conosciamo, è qualcosa di nuovo e forse ancora peggio. Il primo elemento, oltre a questa reiterazione del massacro come strumento di lotta politica, è quello del mutamento del posto degli Stati Uniti nella società mondiale. Qui si tratta dell’America che abbiamo conosciuto e che Prima e Seconda Guerra Mondiale ed anche Guerra Fredda e dintorni, non avevano mai leso. Da allora anche l’America è in prima linea, anche l’America può essere toccata..

 

D. – Secondo lei, l’11 settembre ha mostrato, anche con questa esplosione di violenza, che questa fede in un progresso illimitato non è poi così vera…

 

R. – E’ stato un crudele bagno di realismo direi, per cui, certe facilonerie, quella ad esempio del progresso illimitato, tutto era dato per acquisito, tutto era semplice, è stato clamorosamente smentito. Cioè, nulla di queste promesse del mondo contemporaneo si è confermata stabile ed irreversibile. Tutto è sempre in gioco. Quindi, io ne ricavo una lezione di forte responsabilizzazione di tutti. Tutto va risolto con la responsabilità, col soccorso, con la fraternità. Prima sembravamo messi su un binario necessario e irreversibile, che è quello appunto dello sviluppo, dell’aumento dei consumi, dell’espansione dei desideri, della pace necessaria. Nulla di ciò è vero e tutto va attentamente calibrato, responsabilizzato. E’ una chiamata in causa di tutti. La pace è una costruzione e per la costruzione ci vuole arte, disciplina, ci vogliono mezzi. Si tratta di una filosofia completamente diversa. Non è una retorica della pace, è una paziente ricerca della pace che impegna tutte le energie. Probabilmente bisognerà cambiare tutti i nostri elementi culturali e così via. Noi abbiamo, per esempio, insistito molto sui “diritti”, ma esistono anche i “doveri”: questo è un equilibrio che va trovato. Esiste ancora il sacrificio. Secondo me si tratta di rimetterci tutti  di fronte alle nostre responsabilità.

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INIZIATO OGGI A LIONE L’INCONTRO “UOMINI E RELIGIONI”,

ORGANIZZATO DA SANT’EGIDIO,

SUL TEMA: “IL CORAGGIO DI UN UMANESIMO DI PACE”

- Ai nostri microfoni Mario Marazziti -

 

Ha preso il via questa mattina a Lione, in Francia, il 19° incontro internazionale per la pace “Uomini e Religioni”, organizzato dalla comunità di Sant’Egidio. A quattro anni dagli attentati dell’11 settembre, in un momento che vede la comunità internazionale stretta tra atti di terrorismo e guerre, i leader delle religioni mondiali, politici, giornalisti e scrittori, rilanceranno nei tre giorni di tavole rotonde la sfida del dialogo e della coesistenza, invitando tutti ad esprimere “Il Coraggio di un umanesimo di pace”, titolo dell’edizione di quest’anno. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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“La violenza e il terrorismo fanno molto rumore. Il lavoro per la pace ne fa molto poco. Non ha forse il diritto di farne di più?”. E’ l’interrogativo che il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, primate di Francia, rivolge a chi in questi giorni si trova riunito qui a Lione per prendere parte all’annuale appuntamento organizzato da Sant’Egidio, che ha preso il via questa mattina con una liturgia eucaristica nella Basilica de la Fourvière . “La pace - ha sottolineato Karekin II, Catholicos di tutti gli armeni - resta la massima aspirazione degli uomini di tutte le fedi. Per noi cristiani essere costruttori di pace significa testimoniare Cristo, e l’impegno deve partire proprio da questa Europa, testimone della fede e della cultura cristiana, che deve continuare ad essere il guardiano di valori come la difesa dei diritti umani, per i quali ha lottato e si è sacrificata”. C’è bisogno di un nuovo umanesimo di pace : è questo l’invito che la comunità di Sant’Egidio lancia quest’anno a chi 19 anni fa raccolse la scommessa di opporre il dialogo allo scontro tra civiltà. Un dialogo che, partito dai leader delle religioni mondiali, in questi anni si è esteso a uomini e donne della cultura laica e che quest’anno, spiega Mario Marazziti portavoce della comunità, fa un passo avanti:

 

“Nel cuore della laicità ci si interroga sul ruolo delle religioni proprio per fermare la guerra, per fermare il terrorismo, per svuotare le ragioni del fondamentalismo. Questo è il messaggio e la grande sfida in un tempo di grande crisi di un’America che non ha saputo fare i conti con i suoi poveri e con quanto andava fatto prima per salvaguardare l’ambiente; un mondo che non sa come uscire da Iraq ed Afghanistan, dove ci sono ormai spinte fondamentaliste in tutte le culture; un’Europa che ha paura degli immigrati, ma ha bisogno degli immigrati. Tutto questo sta tutto insieme e bisogna, quindi, inventare qualcosa di nuovo”.

 

Anche in questa edizione numerosi e importanti gli ospiti, di grande rilievo le tavole rotonde, una delle quali dedicata proprio a Giovanni Paolo II e alla sua eredità : lo spirito di Assisi. Ancora Mario Marazziti:

 

“Come tanti e come gran parte del mondo abbiamo perso un padre, ma ne abbiamo trovato un altro. Siamo stati molto felici nell’incontrare Papa Benedetto XVI, soltanto pochi giorni fa, proprio alla vigilia di questo incontro. Abbiamo profondamente parlato della necessità dell’ecumenismo, di quello che la comunità è oggi nel mondo, di come l’evangelizzazione non abbia paura del dialogo. Oggi lo spirito di Assisi continua, continua in un mondo che ne ha sempre più bisogno, continua dentro una nuova fase della Chiesa cattolica che continua a fare regali al mondo”.

 

E’ la prima volta che l’incontro si tiene in Francia, che proprio quest’anno celebra i cento anni dalla emanazione della legge sulla laicità. Significativa la scelta di Lione, città dalla quale nell’ottobre del 1986 Giovanni Paolo II annunciò l’incontro di Assisi, che seguì pochi giorni dopo.

 

Da Lione, Francesca Sabatinelli, Radio Vaticana.

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FAMIGLIE IN PIAZZA A BRUXELLES CONTRO LA DECISIONE DEL GOVERNO BELGA

DI APRIRE ALLE ADOZIONI DEI BAMBINI DA PARTE DELLE COPPIE OMOSESSUALI

- Intervista con Luisa Santolini -

 

Dopo Madrid, anche Bruxelles in piazza a favore della famiglia. Per le strade della capitale belga infatti si è snodata ieri la “Marcia per la famiglia”, organizzata da un gruppo di federazioni internazionali per protestare contro il matrimonio tra gay e la possibilità per le coppie omosessuali, in discussione al parlamento belga,  di adottare bambini. Per l’Italia era presente una delegazione del Forum delle associazioni familiari. Paolo Ondarza ha intervistato la presidente Luisa Santolini:

 

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R. – Probabilmente pensano di dare una spallata definitiva a questa istituzione che tutti definiscono cellula fondamentale della società, ma alla fine non viene riconosciuta come tale. In Europa, più che in altri posti, c’è il tentativo di cancellarla rendendola un fatto assolutamente privato e quindi che non ha nessuna valenza pubblica, come la fede, del resto. Cercando di far diventare anche la fede un fatto privato e negando il valore sociale e il valore collettivo che ha una presenza di credenti in una società. La famiglia subisce la stessa sorte.

 

D. – Quindi si genera solo confusione?

 

R. – Ognuno fa la famiglia che crede e tutto si chiama famiglia. Il che significa in realtà, negare alla radice la verità della famiglia. Questo deve mobilitare le coscienze. In Belgio succede, in Spagna succede. Io mi auguro che in Italia i nostri governanti, presenti e futuri, non abbiano idee di questo genere.

 

D. – A suo parere i giovani quanto sanno distinguere tra famiglia, costituita da uomo e donna, e invece unioni tra omosessuali?

 

R. – Secondo me i giovani hanno su questo idee molto più chiare di quello che si dice e si pensa. Sanno benissimo che la famiglia è quella da cui provengono e quella che vorranno formarsi: è la famiglia basata sul matrimonio e costituita da un uomo e da una donna. Queste intenzioni di voler cancellare la famiglia sono di una élite di intellettuali radicaleggianti, in parte dell’establishment, ma come ha dimostrato anche il referendum sulla fecondazione assistita, quando si parla di valori, la gente, i giovani, sono molto migliori di quello che si pensi e vicini alle nostre posizioni: su questo non ho dubbi.

 

D. – Anche perchè le conseguenze psicologiche ai danni di bambini adottati da coppie gay e lesbiche sono gravissime e irreversibili…

 

R. – Un bambino per una crescita equilibrata ha bisogno di due figure, una materna e una paterna, che hanno ognuno un proprio ruolo molto preciso. Quindi anche un bambino che cresce da un genitore single ha delle sofferenze. Ma non è pensabile far adottare agli omosessuali un bambino. E’ veramente una violenza alla natura umana.

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VERSO L’ABORTO FAI-DA-TE CON L’AVVIO DELLA SPERIMENTAZIONE

 DELLA PILLOLA ABORTIVA RU486 IN UN OSPEDALE DI TORINO.

PER IL CARDINALE POLETTO E’ UN FATTO LUTTUOSO PER LA COMUNITA’ CRISTIANA

- Intervista con il prof. Francesco D’Agostino -

 

E’ polemica in Italia dopo il via libera alla sperimentazione della pillola abortiva all’ospedale Sant’Anna di Torino. La Ru486, questo il nome del farmaco impiegato già in Francia, Germania e Gran Bretagna, permette di eseguire l’aborto, entro la settima settimana, senza ricorrere ad un intervento chirurgico, ma solo in ospedale. Obiettivo dello studio sarebbe quello di confermare l’efficacia e la sicurezza della Ru486. Intanto il Ministero della salute ha avviato una verifica immediata sul rispetto delle procedure presso la struttura piemontese. Il cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, ha parlato di “un fatto luttuoso per la comunità cristiana”. Olimpia Tarzia, segreteria generale del Movimento per la Vita, ha sottolineato il fatto che in Francia e Germania stanno già facendo marcia indietro sull’aborto chimico, una sorta di aborto fai-da-te che non è senza rischi per la donna e si presenta anche più pesante dal punto di vista psicologico: in questo caso è infatti la stessa madre che somministra al bambino la dose letale.  Il commento di Francesco D’Agostino, presidente dei giuristi cattolici. L’intervista è di Paolo Ondarza.

 

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R. – Poiché si tratta di un abortivo chimico che può essere preso in maniera semplicissima - si tratta, infatti, di inghiottire una pillola - è molto probabile che la commercializzazione di questo farmaco potrà alterare profondamente la pratica dell’aborto. Non dimentichiamoci che in Italia l’aborto non è un diritto insindacabile della donna. Una pratica che è stata resa lecita dalla legge 194, purché si segua una certa procedura: che la donna vada in un consultorio, parli con un medico ed ottenga una autorizzazione.

 

D. – Quindi che cosa potrebbe succedere?

 

R. – Se domani l’aborto si potrà ottenere in maniera veramente semplice, questa procedura che la legge italiana, con tutte le critiche che su di essa si possono fare, ha posto comunque a tutela della vita nascente, verrà svuotata dall’interno. L’aborto resterà una pratica privata o addirittura segreta.

 

D. – In realtà al momento si parla di un uso esclusivamente ospedaliero del farmaco e non domestico?

 

R. – E’ evidente che al di là dell’uso ospedaliero si può ipotizzare un uso non ospedaliero.

 

D. – E questo accade in realtà nei Paesi dove il farmaco è in uso?

 

R. – Obiettivamente si è passati da un aborto praticato in ospedali pubblici a pratiche abortive, magari indicate da medici,  ma come soggetti privati, a donne che pongono in essere queste pratiche senza alcuna mediazione.

 

D. – Quindi l’attuale sperimentazione e il conseguente uso di questa pillola potrebbe rappresentare un rischio?

 

R. – Un uso strettamente ed esclusivamente ospedaliero di questa pillola non altererebbe granché la pratica dell’aborto nel nostro Paese. Ma, a mio parere, non c’è neanche il dubbio che possa aprire l’uso di questa pillola ad una privatizzazione della pratica dell’aborto che, allo stato attuale, è proibito dalla nostra legge. Io credo che l’opinione pubblica italiana dovrebbe seriamente porsi questo problema e capire qual è la reale portata della posta in gioco di questo tema.

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ASSEGNATO AI FRATI CAPPUCCINI PER L’IMPEGNO CONTRO L’USURA,

IL PREMIO “MONTI FRUMENTARI”, CHE RICORDA LA TESTIMONIANZA DI SAN GIUSEPPE DA LEONESSA  A FAVORE DEI PIU’ POVERI

- Intervista con padre Elio D’Agostino -

 

Un premio per quanti s’impegnano contro l’usura. Lo conferisce oggi pomeriggio il comune di Leonessa, nel Lazio, che dal 2000 ricorda così il proprio patrono, il cappuccino Eufranio Desideri che prese il nome di Giuseppe. Quest’anno viene assegnato  ai Frati Minori Cappuccini. Con il “Premio monti frumentari” si vuole riconoscere l’impegno dell’ordine francescano nella lotta contro l’usura. San Giuseppe da Leonessa infatti aveva istituito un sistema per aiutare i contadini in difficoltà e altri confratelli, dopo di lui, seguirono il suo esempio. Tiziana Campisi ha chiesto al padre cappuccino Elio D’Agostino di tracciare un profilo del Santo che ha voluto svolgere il suo apostolato in piccole comunità di montagna:

 

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R. - Fu una scelta, la sua, di andare in mezzo ai poveri, nell’Umbria, nell’Abruzzo e nelle Marche, lui ha dato tutto il suo impegno pastorale e sociale proprio ai cristiani che vivevano in mezzo alle montagne, dove i vescovi e i sacerdoti non andavano.

 

D. – San Giuseppe da Leonessa è stato in missione anche in Turchia?

 

R. – E’ il patrono un po’ delle missioni cappuccine, perché è stato lì dal 1587 per due anni e lì fu anche condannato alla pena del gancio, poiché ebbe il coraggio di affrontare lo stesso sultano Morad III per sostenere la causa degli schiavi cristiani in questa terra, che lui assisteva: fu preso con la scusa che voleva attentare alla vita del sultano. Per cui il grande atroce supplizio: appeso alla forca con un uncino, agganciato ai tendini della mano destra e un altro collocato sul palo verticale, confitto al piede destro. Poi, per volere divino, fu liberato e tornò in Italia.

 

D. – Per aiutare i contadini e la gente di campagna, istituì i “monti frumentari”: come ad un monte dei pegni, chiunque poteva chiedere in prestito il grano...

 

R. – L’impegno dei “monti frumentari” era molto legato alla predicazione. Dovunque egli andava a predicare, specialmente nelle Quaresime, la prima cosa che faceva era di rinunciare a tutto ciò che gli veniva dato: il grano o altro cibo. Lui andava questuando con la bisaccia, raccoglieva il grano che gli veniva donato e con altre donazioni si creavano questi monti di frumento che  erano veramente al servizio dei poveri contadini. Il contadino poteva prendere quello che voleva, però sapeva, in coscienza, che avrebbe dovuto riportare il grano che aveva preso se il suo raccolto andava bene. Se l’annata non andava bene, non aveva l’obbligo di riportare niente: quindi non c’erano dei pegni. San Giuseppe da Leonessa dovunque andasse, non solo si metteva al servizio dei poveri e dei malati, ma dopo aver annunciato la Parola di Dio, cercava realmente di stare vicino più concretamente a queste persone attraverso proprio questi “monti frumentari”.

 

D. – San Giuseppe da Leonessa ha lasciato diversi manoscritti. Lei, da diversi anni, li sta studiando e pubblicando. Qual è il loro contenuto?

 

R. – Sono tutti manoscritti autografi. Questi manoscritti rivelano un quello che era l’impegno non solo di San Giuseppe ma anche  dei Cappuccini. Direi in generale della Chiesa stessa. Sono omelie sull’anno liturgico, sul rito dei Santi e poi anche tematiche sull’usura e sulla pace.

 

D. – Quale spiritualità ha vissuto San Giuseppe da Leonessa?

 

R. – Lui era molto legato alla Croce. E’ stato un uomo che ha fatto tanta penitenza. Viveva una spiritualità della Croce e prettamente “mariale”. 

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CHIESA E SOCIETA’

11 settembre 2005

 

MARCIA DELLA PACE PERUGIA-ASSISI:

OLTRE MILLE STAMATTINA LE ORGANIZZAZIONI ALLA PARTENZA.

IL PRESIDENTE CIAMPI: SIA UN IMPEGNO PER LA LIBERTÀ, LA GIUSTIZIA E LA PACE

- A cura di Tiziana Campisi -

 

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PERUGIA. = È partita stamani la marcia della pace Perugia-Assisi. La manifestazione ha i colori dei gonfaloni di numerosi enti locali italiani, bandiere della pace, striscioni di diverse associazioni, di partiti politici e sindacati. I rappresentanti di oltre 1000 organizzazioni sono partiti dai giardini del Frontone di Perugia per affrontare 24 chilometri. 550 le associazioni che hanno aderito alla marcia della pace, 438 gli enti da Province, Comuni e Regioni, 180 i partecipanti all'assemblea dell'Onu dei popoli provenienti da tutto il mondo. Presenti inoltre 10 associazioni formate dai familiari delle vittime della guerra e del terrorismo, alcune delle quali provenienti da New York, Colombia, Algeria, Israele, Palestina, Sud Africa e Irlanda. A sfilare anche circoli islamici, con ragazze velate ed uno striscione che annuncia, nella ricorrenza della strage delle Torri Gemelle, la lotta ad ogni forma di terrorismo. Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha inviato un messaggio in cui ha voluto sottolineare che la marcia rappresenta un momento di incontro progettuale per rilanciare l’impegno in favore dei valori della libertà, della giustizia e della solidarietà. La sedicesima edizione della marcia si concluderà con un appello ai capi di Stato e le proposte nelle Nazioni Unite per la pace nel mondo. “Salviamo l’ONU, mettiamo al bando la guerra e la miseria; io voglio, tu vuoi, noi possiamo” questo lo slogan della manifestazione e tra i tanti striscioni la scritta: “Dove si pianta la pace fiorisce la giustizia”.

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AZERBAIGIAN: IL CARDINALE SEPE BENEDICE OGGI A BAKU

LA POSA DELLA PRIMA PIETRA DELLA CHIESA

CHE SARÀ DEDICATA ALL’IMMACOLATA CONCEZIONE

 

BAKU. = Una chiesa dedicata all’Immacolata Concezione a Baku, capitale dell'Azerbaigian. La posa della prima pietra oggi pomeriggio, con la benedizione del cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli. Il terreno dove sorgerà la nuova chiesa, ricorda l’agenzia Fides, è un dono del governo dell'Azerbaigian all'indomani del viaggio apostolico di Giovanni Paolo II, nel maggio del 2002. In una zona semi-centrale di Baku, accanto alla chiesa saranno costruiti un centro pastorale e la residenza dei sacerdoti. “La posa della prima pietra della nuova chiesa di Baku, la prima della capitale dopo 70 anni di sofferenze, è un simbolo importante per la città e per tutta la nazione”, ha detto don Jan Kapla, salesiano slovacco, Superiore della missio sui juris di Baku, aggiungendo che l’evento testimonia che la Chiesa è viva, è presente e cresce sotto la protezione della Vergine Maria. Lo stile del luogo di culto sarà un neogotico rivisitato e richiama quello della chiesa di Baku distrutta dai comunisti nel 1935. La visita pastorale nella città del cardinale Sepe è iniziata ieri con un incontro con le autorità locali e con la visita ai rifugiati del Nagorno-Karabakh. Oggi, il porporato presiede la Santa Messa nella cappella della comunità cattolica, dove vivono i salesiani, poi incontrerà un gruppo di  giovani. Il cardinale Sepe benedirà oggi anche il cantiere dov'è in costruzione un centro d'accoglienza per senza tetto gestito dalle Missionarie della carità. Domani il porporato incontrerà il presidente della Repubblica Ilham Aliev e i rappresentanti delle comunità cristiane, ebree e musulmane. Gli oltre 8 milioni di abitanti dell'Azerbaigian sono in maggioranza musulmani sciiti. I cristiani, per lo più ortodossi, sono 350.000, mentre la comunità cattolica è composta da 150 azeri e da 120 stranieri. La parrocchia di Baku che li raccoglie è intitolata a Cristo Redentore. (T.C.)

 

 

 

IERI POMERIGGIO A BRICHESARIO, IN PIEMONTE,

I FUNERALI DI DON BESSONE, IL MISSIONARIO ITALIANO UCCISO IN BRASILE.

AVEVA TRASCORSO TRENT’ANNI DELLA SUA VITA

 AL FIANCO DEI POVERI E DEGLI EMARGINATI

 

BRICHESARIO. = Si sono svolti ieri a Bricherasio, in Piemonte, i funerali di don Giuseppe Bessone, il missionario fidei donum ucciso la settimana scorsa  a Blumenau, nel sud del Brasile. A officiarli, si legge in un comunicato dell’agenzia Misna, mons. Piergiorgio Debernardi, vescovo di Pinerolo, diocesi cui il religioso apparteneva. Don Bessone era partito da Bricherasio dove aveva trascorso due mesi di vacanza, lo scorso 26 agosto. In Brasile era missionario da trent’anni. “Possiamo leggere la vita di don Giuseppe alla luce della scelta fondamentale che lui ha fatto fin dall’inizio della sua vita sacerdotale: la passione missionaria” ha detto il vescovo di Pinerolo ricordando l’attività pastorale di don Bessone a servizio dei poveri. “Don Giuseppe stava poco in parrocchia, sentiva che il suo primo dovere era andare a visitare la gente nelle case, nelle famiglie, nelle situazioni concrete dell'esistenza, soprattutto nell'area della povertà e della marginalità” ha ricordato il presule. “Un prete in una parrocchia può influire sulle coscienze richiamando i principi della dottrina sociale della Chiesa che sono parte integrante della nuova evangelizzazione – ha proseguito mons. Piergiorgio Debernardi – nella sua predicazione faceva speso riferimento ai peccati sociali che minano la vita pacifica di una comunità: la corruzione, i guadagni illeciti, la violenza, la disuguaglianza, la droga”. Don Bessone, il cui assassino si presume sia un ragazzo di 16 anni già arrestato dalla polizia e che avrebbe confessato l’omicidio, secondo gli inquirenti a scopo di rapina, è stato sepolto nella tomba di famiglia a Pinerolo. Mons. Giuseppe Andreozzi, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, ha voluto esprimere il suo cordoglio per la morte di don Bessone in una lettera inviata al vescovo di Pinerolo. (T.C.)

 

 

SI È CHIUSA IERI LA 62.MA MOSTRA D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA.

 LEONE D’ORO AL FILM DI ANG LEE SUI COWBOY GAY

- A cura di Luca Pellegrini -

 

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VENEZIA. = Soluzioni di compromesso e qualche vistosa dimenticanza: sono queste le caratteristiche che emergono dalle scelte della Giuria presieduta dallo scenografo Dante Ferretti. Compromesso perché si è voluto sottostare, da parte dei giurati, a logiche legate in qualche modo ad una ripartizione culturale, commerciale e geografica che ha, purtroppo, dimenticato opere artisticamente notevolissime, tra le quali le superbe prove di de Oliveira, di Zanussi, del russo Aleksey German Jr e di Pupi Avati, che con il suo applauditissimo La seconda notte di nozze ha confermato nel modo migliore la purezza della sua idea di cinema. Sembrano essere stati privilegiati i melodrammi d’autore: il Leone d’Oro se lo aggiudica, infatti, l’americano Brokeback Mountain di Ang Lee, forse per la lacrimevole e passionale vicenda dei due ormai famosi cowboy. In fondo, melodramma di tipo sacro è la confessione spirituale di Abel Ferrara, che con Mary si aggiudica il Premio Speciale della Giuria, mentre melodramma di tipo socio-generazionale è la lunga storia sessantottina degli Amants réguliers di Philippe Garrel, che vince il Leone d’Argento. Coppa Volpi per la migliore attrice a Giovanna Mezzogiorno, per l’intensa interpretazione nel film di Cristina Comencini, La bestia nel cuore, cosicché il cinema italiano può dirsi quest’anno accontentato. Ma non sarebbe stato assolutamente possibile, per una seria giuria, dimenticarsi della straordinaria attrice francese Isabelle Huppert nel doloroso e splendido Gabrielle di Patrice Chéreau: pertanto le è stato giustamente attribuito un Leone Speciale. Migliore attore l’americano David Strathairn, prova di gran classe nell’interpretazione del giornalista Edward Murrow, protagonista dell’osannato film di George Clooney, Goodnight, and Good Luck, che vince anche l’Osella per la migliore sceneggiatura. Un premio che, prendendo spunto dalla storia americana degli anni ’50, richiama il dovere, da parte dei media, di cercare e comunicare sempre la verità per il bene comune. A Stefania Sandrelli è andato il Leone d’Oro alla carriera. Assente del tutto, tra i premi maggiori, il cinema asiatico, che ha invece dato prova, nel corso degli undici giorni di Festival, di una vitalità ed originalità davvero singolari nel penetrare ed indagare, con assoluta franchezza e maestria, tutto il bene e il male che, ieri come oggi, troviamo nell’irrequieta ed inquieta umanità.

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24 ORE NEL MONDO

11 settembre 2005

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

Sono 11 i cadaveri recuperati fino ad ora dalla Guardia Costiera sul litorale di Gela, in Sicilia, dove nella notte è avvenuto l’ultimo tragico sbarco di clandestini. Nove corpi sono stati recuperati sulla spiaggia, altri due in mare. Smentito l’avvistamento di un dodicesimo corpo. Si trattava - indica la Guardia di Finanza - di una busta di plastica. Una donna, ricoverata nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Gela, versa in gravi condizioni. Nel pronto soccorso si trovano, inoltre, una trentina di immigrati, tutti con sintomi di disidratazione e crisi di ipotermia. Secondo le prime informazioni si tratterebbe di cittadini provenienti in gran parte dall’Eritrea e da altri Paesi del Corno d’Africa. I sopravvissuti, che hanno detto di essere in 160, tra cui molte donne e bambini, erano imbarcati su un vecchio peschereccio che si è arenato ad una trentina di metri dalla spiaggia. Al momento, decine di immigrati mancano ancora all’appello e i soccorritori ritengono che gran parte di essi siano riusciti a raggiungere la spiaggia e a dileguarsi. Mentre sono in corso le ricerche di eventuali dispersi, sono stati arrestati, invece, due presunti scafisti.

 

Un barcone con a bordo circa 25 clandestini, tra cui alcuni bambini, è stato avvistato tra Lampedusa e Malta e sul posto si sta dirigendo una motovedetta della guardia costiera per trarre in salvo gli occupanti. Il natante era stato avvistato ieri da un aereo Atlantic della Marina militare in acque maltesi. L’equipaggio dell'Atlantic aveva quindi di segnalato la presenza dei clandestini alle autorità della Valletta che, tuttavia, hanno comunicato di non poter intervenire per motivi tecnici.

 

Il governo israeliano ha approvato oggi, con una decisione all’unanimità, il ritiro finale del proprio esercito dalla Striscia di Gaza, decretando così, dopo 38 anni, la fine dell’amministrazione militare in quel territorio. Il governo ha anche dato il via libera al ritiro dei soldati dalla zona cuscinetto di Philadelphi, al confine tra il sud di Gaza e l’Egitto, che sarà presidiata da 750 militari egiziani. Il governo Sharon, infine, ha  stabilito che le sinagoghe abbandonate dai coloni non verranno abbattute: l'eventuale decisione spetterà ai palestinesi. Intanto, ieri, si è concluso nel giro di un paio d’ore il sequestro del giornalista italiano del "Corriere della Sera", Lorenzo Cremonesi. Il giornalista era stato catturato a Dir al-Balah, una località nella parte centrale della Striscia di Gaza, da un commando di miliziani delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa. Scopo del sequestro era quello di creare interesse da parte dei media internazionali sulla lotta delle Brigate contro esponenti dell’Autorità nazionale palestinese (ANP), accusati di corruzione.

 

In Giappone, il partito liberaldemocratico (LDP) del primo ministro Junichiro Koizumi ha ottenuto una grande vittoria nelle elezioni generali anticipate. Lo prevedono gli exit poll delle maggiori reti tv, che hanno analizzato il voto dei 103 milioni di elettori giapponesi, chiamati oggi alle urne per rinnovare la Camera bassa dei deputati. Il Partito democratico di Katsuya Okada subisce, invece, un grave  tracollo, arrivando appena attorno ai 100 seggi, dai 175 che aveva nella Camera uscente.

 

Il Giappone taglierà i suoi contributi al bilancio delle Nazioni Unite, in risposta alle  sempre più tenui possibilità di ottenere un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell’ONU. Lo scrive oggi il quotidiano conservatore giapponese 'Yomiuri', citando fonti ufficiose del governo secondo le quali il ministro degli Esteri, Machimura, farà un annuncio in tal senso nell’imminente vertice delle Nazioni Unite. Il Giappone, insieme con Germania, Brasile e India, è uno dei membri del 'G4' che vogliono ottenere un seggio permanente nel nuovo Consiglio di sicurezza riformato e allargato, accanto ai cinque membri permanenti attuali. La proposta del G4 ha, tuttavia, incontrato crescenti difficoltà e non ha finora il numero sufficiente di voti per sperare di essere approvata dall'Assemblea plenaria delle Nazioni Unite.  Solo Francia e Gran Bretagna si sono dette, infatti, favorevoli in linea di principio. 

  

In Iraq, oggi circa sei milioni di giovani sono tornati a scuola. Pronti ad accoglierli, secondo il ministro dell’Istruzione, Hassan, ci sono almeno 20 mila istituti scolastici, dagli asili ai licei fino alle scuole professionali. Il ministro ha inoltre affermato che il suo dicastero costruisce ogni anno 500 edifici, offrendo gratuitamente agli allievi libri e forniture scolastiche. Intanto sul terreno un soldato britannico è stato ucciso e altri tre feriti in un attacco condotto nella  provincia di Bassora, nella parter meridionale del Paese.  

 

L’Iran vuole una ripresa delle trattative sul nucleare con i Paesi europei, ma è disposto ad avviare negoziati anche con altre potenze, compresi gli Stati Uniti. Lo ha affermato in una conferenza stampa il ministro degli Esteri di Teheran, Mottaki. Per il ministro non ci sono, tuttavia, possibilità di fermare le attività nucleari avviate dalla Repubblica Islamica e non esistono, inoltre, “ragioni legali per un rinvio del Paese al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.

  

Il presidente egiziano, Mubarak, si è impegnato oggi a mantenere le sue promesse  elettorali e ha proclamato che “i veri vincitori delle elezioni sono l’Egitto e il popolo egiziano”. In un breve discorso al palazzo presidenziale, il rais ha sottolineato il suo impegno a “combattere la disoccupazione e creare posti di lavoro per i giovani; a sostenere i più poveri; a realizzare le aspirazioni della classe media e, infine, ad  attuare una società moderna in un Paese democratico”.

 

La Cina ha criticato la guerra al terrorismo degli Stati Uniti a cui preannuncia “un futuro oscuro”. In un commento dell'agenzia ufficiale Xinhua, in occasione del quarto anniversario dell’11 settembre, si sottolinea che "al momento gli USA stanno subendo un crescente numero di vittime e affrontano sempre più problemi in Iraq e in Afghanistan". Questo, secondo la nota, renderebbe gli USA e i loro alleati maggiormente esposti alla minaccia di Al Qaeda e di altri gruppi terroristici. Il terrorismo, scrive la Xinhua, si sconfigge “lottando contro la povertà, eliminando le condizioni politiche, economiche e sociali che lo alimentano e cooperando strettamente con la comunità internazionale sotto l’egida dell’ONU”.

 

Attacchi preventivi con armi nucleari per anticipare il nemico saranno d'ora in poi possibili, secondo il Pentagono. Nel documento 'Dottrina per le operazioni nucleari congiunte', datato 15 marzo 2005 e non ancora firmato dal segretario alla Difesa Rumsfeld, si spiega che l'obiettivo e' di impedire al nemico di colpire per primo con armi di distruzione di massa e si invitano le forze armate degli Stati Uniti a 'prepararsi ad utilizzare effettivamente armi nucleari'. Il documento in questione, secondo una fonte del Pentagono e' stato elaborato da una commissione interna al Dipartimento incaricato di riadattare le procedure ed i criteri di dissuasione sulle armi di distruzione di massa alla luce  delle mutate condizioni successive agli attacchi terroristici dell'11 settembre.

 

Duri scontri, i più violenti degli ultimi anni, sono scoppiati a Belfast ieri sera tra estremisti protestanti e polizia. Almeno una decina di agenti e due civili sono rimasti feriti per il lancio di granate artificiali e di bottiglie molotov da parte di dimostranti, che contestavano il divieto di compiere una parata nei pressi di una zona cattolica. La polizia attribuisce la responsabilità delle violenze all'ordine di Orange che aveva organizzato la marcia. Ogni estate migliaia di orangisti partecipano con costumi e musica alla stagione delle marce per celebrare la sconfitta nel XVIImo secolo del re cattolico Giacomo II ad opera del protestante Guglielmo d’Orange.

 

 

 

 

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