RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
253 - Testo della trasmissione di sabato 10 settembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Domani
la marcia per la pace Perugia-Assisi: intervista con Flavio Lotti
CHIESA E SOCIETA’:
Belgio: famiglie in marcia contro i matrimoni tra
omosessuali
A partire da domani, a Bose, il XIII Convegno ecumenico
internazionale di spiritualità ortodossa
Dopo
la caduta del governo in Ucraina, l’ex premier Timoshenko rompe il silenzio:
parla di ingiustizia accusando soprattutto l’entourage del presidente
In
Giappone 100 milioni di persone domani al voto: la sfida tra il leader
democratico Okada ed il premier liberaldemocratico Koizumi
10 settembre 2005
IL
GRAZIE DI BENEDETTO XVI AL 31° STORMO DELL’AERONAUTICA MILITARE ITALIANA:
CON IL
VOSTRO SERVIZIO PARTECIPATE ALLA MISSIONE DEL
SUCCESSORE DI PIETRO
Professionalità e spirito cristiano per condividere,
attraverso il volo, i viaggi del Papa pastore universale. Sono le qualità degli
ufficiali e degli avieri del 31.mo Stormo dell’Aeronautica militare italiana,
che accompagna abitualmente i voli pontifici. Benedetto XVI ne ha accolto
questa mattina in udienza una delegazione di circa 90 persone, all’interno
della Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Ce ne
parla Alessandro De Carolis.
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“Da quando il Signore mi ha chiamato a svolgere il
ministero di Vescovo di Roma, ho già avuto modo di profittare non poco dei
vostri servizi, rendendomi conto della professionalità con cui operate e, al
tempo stesso, dello spirito cristiano che vi anima”. Un riconoscimento sincero
per un gruppo che, al di là degli anni e dei volti alternatisi alla sua guida e
tra le sue file, ha sempre mantenuto una dedizione assoluta per la figura e la
missione del Papa. Ai comandanti e agli avieri del 31° Stormo dell’Aeronautica
militare italiana è arrivato questa mattina il grazie personale di Benedetto
XVI, per la prima volta a contatto diretto con il reparto di stanza
all’aeroporto di Ciampino, abitualmente utilizzato per le partenze e gli arrivi
dei voli papali. “Come credenti – ha detto il Papa ai militari e alle loro
famiglie - vi è offerta la possibilità di partecipare agli stessi ideali
evangelici che sono alla base della missione del Papa:
“Nell’adempimento
del vostro lavoro, voi potete mettere a disposizione della Chiesa le vostre
capacità e il bagaglio di competenze e di esperienze che avete acquisito, cooperando
così, nella maniera a voi propria, con il ministero del Successore di Pietro”.
Benedetto XVI ha ringraziato il 31.mo Stormo per il dono
di un quadro e ha voluto assicurare ai presenti di essere vicino a ciascuno
“con la preghiera” e di voler affidare a Dio “ogni vostra intenzione o
progetto”, con una particolare attenzione per le famiglie: “Egli - ha concluso
- illumini con la sua grazia i momenti favorevoli e quelli difficili, arricchendo
gli uni e gli altri di valore soprannaturale”.
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IL
PAPA NOMINA IL CARDINAL TOMKO INVIATO SPECIALE
AL
PRIMO CONGRESSO EUCARISTICO UNIVERSITARIO DI MURCIA, IN SPAGNA
Benedetto XVI ha nominato come suo inviato speciale alle
celebrazioni del primo Congresso eucaristico internazionale universitario - che
si svolgerà a Murcia, in Spagna, dal 9 al 13 novembre 2005 – il cardinale Jozef
Tomko, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi eucaristici
internazionali.
Il Papa ha nominato per un quinquennio Consultori della
Commissione per i Rapporti religiosi con i musulmani, presso il Pontificio
Consiglio per il Dialogo interreligioso, i sacerdoti Andrea Pacini (Italia) e
José Luis Sánchez Nogales (Spagna), il padre gesuita Daniel A. Madigan
(Australia), suor Gerardette Philips, R.S.C.J. (India), la dott.ssa Sandra
Keating e il prof. Lamin Sanneh, entrambi degli Stati Uniti.
Sempre
oggi il Papa ha ricevuto nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo alcuni presuli della Conferenza Episcopale del
Messico, in visita "ad Limina": mons. Ricardo Watty Urquidi, vescovo
di Nuevo Laredo; mons. Alonso Gerardo Garza Treviño, vescovo di Piedras Negras;
mons. José Raúl Vera López, vescovo di Saltillo; mons. José Luis Dibildox Martínez,
vescovo di Tampico; mons. Alberto Suárez Inda, arcivescovo di Morelia, con
l'ausiliare, mons. Francisco Moreno Barrón, vescovo titolare di Gaguari.
BENEDETTO
XVI INVIA A NEW ORLEANS IL PRESIDENTE DI COR
UNUM, MONS CORDES,
E’ A NEW ORLEANS, PER PORTARE GLI AIUTI E LA
SOLIDARIETA’ DEL PAPA
ALLE POPOLAZIONI COLPITE
DALL’URAGANO KATRINA.
IL
PRESULE VOLERA’ PER COLLOQUI ANCHE A WASHINGTON
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Una visita
per verificare di persona, come chiesto dal Papa, le condizioni delle popolazioni
colpite del sud degli Stati Uniti - colpite dieci giorni fa dall’uragano
Katrina - e per portare un incoraggiamento e un contributo alle istituzioni
cattoliche impegnate nella fase di emergenza, in vista della ricostruzione. E’
lo scopo della missione che l’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente del
Pontificio Consiglio Cor Unum, ha
iniziato oggi nella zona di New Orleans, dove avrà subito un incontro con il
vescovo della diocesi, Roberth Muench, e con il presidente delle Catholic Charities statunitensi, il
reverendo Larry Snyder.
Domani, nella Cattedrale di Baton Rouge, mons. Cordes
presiederà una Messa in suffragio delle vittime dell’uragano, durante la quale
verranno ricordate anche le vittime della violenza nel quarto anniversario
dell’11 settembre 2001. Nel pomeriggio, la delegazione vaticana – che comprende
anche il cardinale arcivescovo di Washington, Theodore Edgar McCarrick -
incontrerà altri due vescovi della regione, mons. Alfred Hughes e mons. Thomas
Rodi, oltre al governatore della Louisiana. Il momento culminante si avrà con
la visita agli sfollati del delta del Mississippi, rifugiati a Baton Rouge: il
presidente di Cor Unum si intratterrà
con le numerose persone impegnate nell’opera di soccorso.
Dopodomani,
12 settembre, mons. Cordes incontrerà altre autorità locali, quindi prenderà
parte ad una conferenza stampa, mentre nel pomeriggio una nuova visita avrà per
meta la città di Biloxi, nel Mississipi. Il giorno successivo, martedì 13,
l’inviato del Papa si recherà a Washington DC per incontrare le Autorità
federali. Il rientro in Vaticano è fissato per il 14 settembre.
Intanto negli Stati Uniti, è salito a 337 il numero dei morti
accertati per l’uragano Katrina. Mettendo in relazione la devastazione
provocata da questa tragedia con le stragi terroristiche dell’11 settembre del
2001, il presidente statunitense, George Bush, ha detto che il Paese è pronto
“a superare qualsiasi ostacolo”. Intanto, in seguito alle polemiche sui ritardi e sulla
gestione dei soccorsi, è stato dimesso il direttore della protezione civile Michael
Brown. Proprio un rapporto stilato dalla protezione civile statunitense
sottolinea che i danni provocati da Katrina erano prevedibili. La ricerca,
condotta nel 2004, aveva stimato infatti che le vittime di un uragano a New
Orleans sarebbero state decine di migliaia. Sulla situazione delle aree
devastate da Katrina, ascoltiamo al microfono di Debora Donnini la testimonianza
del vescovo di Austin, mons. Gregory Michael Aymond:
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R. – THE
CATHOLIC DIOCESE OF AUSTIN IS WORKING WITH THE CITY OFFICIALS ...
La diocesi cattolica di Austin sta collaborando con le
autorità cittadine per fornire alloggio e cibo e vestiti alle vittime del
tifone. La situazione è veramente tragica. Migliaia e migliaia di persone hanno
perso le loro case, e quelli che non hanno perso la casa hanno subito grossi
danni. L’arcivescovo di New Orleans non riesce ancora a tornare nella sua diocesi
e quindi lavora per la sua gente dal di fuori. I venti e le acque alluvionali
hanno avuto un potere devastante e ci aspettiamo un bilancio di circa 10 mila
morti.
D. – Come vivono gli Stati Uniti questa tragedia?
R. – THE PEOPLE OF THE UNITED STATES HAVE COME
TOGETHER…
I cittadini degli Stati Uniti si sono uniti e la loro
generosità è stata senza uguali. Ma non solo gli Stati Uniti: anche molti altri
Paesi del mondo hanno fatto lo stesso, con la loro vicinanza spirituale, le
preghiere ed anche con il loro contributo economico per l’assistenza ai
rifugiati. Questa è un’opportunità che ci viene offerta – e noi ne siamo
coscienti – per vivere nella pratica l’invito di Cristo che diceva: “Avevo
fame, non sapevo dove andare, avevo bisogno e voi siete venuti da me”. La gente
di tutto il mondo, specialmente la comunità cattolica, ha offerto la propria
vicinanza e assistenza, e questo ci ha colpito profondamente.
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I CRISTIANI EUROPEI SIANO FIERI DELLA PROPRIA FEDE
MA ANCHE
COMPETENTI PER DARE IL PROPRIO CONTRIBUTO
ALLA COSTRUZIONE DI UNA EUROPA DEGNA DI QUELLE
RADICI
CHE L’HANNO
RESA GRANDE. COSI’ L’ARCIVESCOVO LAJOLO IERI A CRACOVIA
IN UNA
CONFERENZA SUL RUOLO DELLA CHIESA NEL CONTINENTE
I cristiani
possono dare un grande contributo alla costruzione dell’Europa ma devono raccogliere
le proprie forze e unirle a quelle degli altri uomini di buona volontà, vincendo
i tentativi di quanti vogliono ridurre
la fede a un fatto puramente privato. E’ questo in sintesi il messaggio
dell’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati,
intervenuto ieri pomeriggio a Cracovia ad una Conferenza internazionale sul
ruolo della Chiesa e dei cristiani nel futuro dell’Europa. Ce ne parla Sergio
Centofanti:
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“Sarebbe una
falsificazione politica – afferma mons. Lajolo - se l’Europa volesse … ridurre il fenomeno Chiesa ed il
fenomeno cristiani ad un aspetto interiore dell’esperienza umana, al più
privatistico, e comunque irrilevante alla natura pubblica della comunità politica”.
Nell’Unione
Europea attuale su una popolazione di
circa 456 milioni di abitanti, i cristiani sono 368 milioni ed i cattolici 262
milioni. Dunque i cristiani sono la stragrande maggioranza.
“Ma essi – nota il presule - sono solo una maggioranza
anagrafica; non hanno un peso corrispondente al loro numero negli organi del
potere politico, nei mass-media e nell’opinione pubblica, né nelle più
influenti istituzioni culturali; anzi non mancano episodi in cui si fa
avvertire che la loro presenza viene tollerata con sufficienza, se non addirittura
respinta come non omogenea ad una moderna cultura, cioè ad una cultura
secolarista, e le loro convinzioni come poco consone al principio del politicamente
corretto”.
Inoltre –
afferma mons. Lajolo “il peso della presenza dei cristiani, e specificamente
dei cattolici, nella compagine europea non può essere disconosciuto con il
pretesto di una cosiddetta laicità della comunità politica”.
Eppure –
aggiunge – il cristianesimo ha dato e continua a offrire tantissimo in tutti i
campi: da quello sociale a quello culturale e artistico, dalla scuola alla
famiglia, dagli ospedali all’assistenza ai più poveri. “Il cristianesimo è il
solo vero fattore unificante tra i diversi Paesi europei, diversi per carattere
etnico, per lingua, per cultura. Nonostante tale variegata diversità … si
riscontra ovunque una fondamentale comunanza nella concezione della natura e
della dignità dell’uomo e del suo ultimo destino”: è infatti dal cristianesimo
“che sono sgorgati … i grandi princípi dell’uguaglianza, della libertà e della
fraternità che sono alla base dello Stato moderno”.
È su questa
base – continua mons. Lajolo - che la
Chiesa invita “l’Europa ad una maggiore coesione sociale e politica, ma al
contempo a respirare a due polmoni … nel rispetto della identità propria delle
singole nazioni… Forse, se si fosse data adeguata attenzione a tale
fondamentale esigenza ed alla sempre viva sensibilità nazionale dei diversi
Paesi, l’Europa non avrebbe dovuto subire lo smacco dell’esito negativo del referendum
sul Trattato Costituzionale, solennemente firmato a Roma il 29 ottobre 2004, da
parte di due Stati fondatori”.
Mons. Lajolo
cita poi l’omelia della Messa pro eligendo Pontifice del 18 aprile scorso
in cui l’allora cardinale Ratzinger non
esitò a parlare di “una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come
definitivo”. “Forse – ha sottolineato il presule - in nessun altro continente del mondo oggi è diffusa, o, meglio,
si vuol diffondere, tanta sfiducia nella capacità dell’uomo a raggiungere la
certezza su verità ultime, come in Europa. E per questo, con l’idea stessa
dell’essere, anche il concetto di natura si sgretola, il principio della
dignità della persona umana tende a vanificarsi, e si mette così in pericolo la
vivibilità stessa della vita dell’uomo nei suoi momenti più critici. La Chiesa,
al contrario, è – così come è sempre stata – una vera paladina della ragione
umana, capace di raggiungere non solo verità matematiche o verità delle scienze
fisiche naturali, ma le verità ultime sull’uomo”.
Mons. Lajolo
chiede ai cristiani del Continente tre requisiti: la competenza, l’umile fierezza
della propria fede e l’intraprendenza.
“Bisogna saper andare allo scoperto – dice - e non intimorirsi di fronte alle consuete accuse
di fondamentalismo, clericalismo, fideismo, o simili, che ci vengono rivolte
proprio da coloro che da tali ‘ismi’ sono contagiati. I cristiani non debbono
soffrire di alcun complesso di inferiorità … e se altri vantano il contributo
dell’illuminismo, i cristiani sanno di essere figli della luce e figli del
giorno; se altri vantano la forza del razionalismo, i cristiani sono pronti a
discutere con tutti sulla base di argomenti validi alla sola luce della ragione,
ma sanno che vi sono anche le ragioni del cuore, che la ragione non conosce …
se altri si vantano del loro radicalismo, i cristiani sanno che nessun
radicalismo è paragonabile alla radicalità evangelica”.
“Una fierezza umile – ribadisce mons. Lajolo - perché il nostro tesoro è posto in un vaso
fragile ed esso non è comunicabile se non nell’umiltà. E per questo Pietro,
nell’esortare a dare le ragioni della nostra speranza, aggiunge: ma ciò avvenga
con dolcezza e rispetto”. Dunque in un “atteggiamento dialogico di fondo”.
Infine il segretario per i Rapporti con gli Stati esorta i
cristiani alll’intraprendenza, anche
politica per diffondere il messaggio evangelico: “i cristiani non possono
lamentare l’incoerenza degli eletti se essi come elettori non sono coerenti nel
voto. Nella società pluralistica ed ideologicamente variegata di oggi è
necessario che i cristiani sappiano anzitutto misurare e raccogliere le proprie
forze, e poi unire le loro forze a quelle degli altri uomini di buona volontà,
nella ricerca di una Europa che sia all’altezza dell’eredità spirituale che i
nostri padri ci hanno lasciato, di una Europa quale sognata dai grandi spiriti
del secolo XX”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina
l'Iraq: Per la sventurata popolazione si allunga la catena degli orrori;
trovati in meno di 24 ore i corpi di ventinove persone barbaramente uccise in
diverse località.
Servizio vaticano -
L'udienza di Benedetto XVI al 31.mo Stormo dell'Aeronautica militare italiana.
Una pagina sul tema
"L'eredità spirituale della XX Giornata mondiale della Gioventù a Colonia".
Servizio estero - Per la
rubrica dell' "Atlante geopolitico" un articolo di Giuseppe M. Petrone
dal titolo "11 settembre 2001: attacco all'umanità".
Servizio culturale - Un
elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "La letteratura si mette a
giocare".
Servizio italiano -
Banca d'Italia: la BCE si rifiuta di prestare aiuto; "no" alle richieste
di Berlusconi
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10 settembre 2005
DOMANI
LA MARCIA PERUGIA-ASSISI PER LA PACE E LA GIUSTIZIA
-
Intervista con Flavio Lotti -
Domani 11 settembre, trasmessa in diretta televisiva, si
svolgerà la marcia Perugia-Assisi per la giustizia e la pace, che conclude una
settimana di mobilitazione contro la miseria, la guerra, il terrorismo e
l’unilateralismo segnata, tra l’altro, dal convegno "Per una informazione
e una Comunicazione di Pace" con giornalisti e operatori di pace,
dall’Assemblea dell’ONU dei Popoli e dall’incontro con il leader dell’Unione
Romano Prodi. A.V. ha intervistato Flavio Lotti, coordinatore Nazionale
della Tavola della Pace, chiedendogli anzitutto come sia cambiato il sentimento
popolare nei confronti della guerra e del terrorismo dall’11 settembre 2001:
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R. - Credo che
molti di più oggi siano consapevoli dell’errore compiuto all’indo-mani di
quella tragedia. La grande solidarietà mondiale che invece si era costruita, è
stata poi dissipata dalla decisione di scatenare nuove guerre, di provocare
nuove vittime e nuovi lutti tra persone innocenti. Dobbiamo prendere atto che
questa strada ha fallito e che oggi è venuto il momento di escludere la guerra
dagli strumenti della politica.
D. – Qual è, dunque, la strada concreta che intraprende
questa Marcia della Pace?
R. – Promuovere una cultura di pace fondata sull’impegno e
sulla responsabilità di ciascuno e non sulla delega e sulla rinuncia. C’è pace
non quando c’è assenza di guerra, ma quando tutti i diritti umani sono promossi
e rispettati per tutti gli esseri umani. La seconda strada è la strada della
politica: abbiamo bisogno di una cultura di pace, ma anche di una politica di
pace. La politica è l’alternativa al terrorismo, alla guerra e alla violenza.
D. – A proposito di politica internazionale, alla vigilia
della Marcia anche l’incontro dell’ONU dei Popoli con lo slogan “Salviamo
l’ONU”: voi denunciate l’attacco alle Nazioni Unite?
R. - Dobbiamo ricordare che i veri padroni delle Nazioni
Unite sono i governi che le compongono. Quindi tutti i fallimenti dell’ONU sono
i fallimenti dei governi, che non hanno messo l’Organizzazione nelle condizioni
di realizzare le missioni che avevano avuto come mandato: gli sono stati negati
i fondi, gli sono stati negati i mezzi e quindi oggi non possiamo piangere se
non sulle responsabilità che in parte sono anche nostre.
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700
ANNI FA MORIVA SAN NICOLA DA TOLENTINO:
LA
PENITENZIERIA APOSTOLICA CONCEDE L’INDULGENZA PLENARIA
- Ai
nostri microfoni padre Luciano De Michieli -
A 700 anni dalla morte di san Nicola da Tolentino, la cui
memoria la Chiesa celebra oggi, la Penitenzeria Apostolica ha concesso
l’indulgenza plenaria a quanti visiteranno la basilica dedicata al religioso
agostiniano a Tolentino, nella Marche, fino al 18 settembre. Ad aprire il
perdono di san Nicola sarà alle 18 il cardinale Josè Saraiva Martins, Prefetto
della Congregazione delle Cause dei Santi. Nelle chiese, nelle cappelle e nei
luoghi di culto sparsi in tutti i continenti, dove è venerato il frate di
Sant’Angelo in Pontano, l’indulgenza potrà essere ottenuta tra oggi e domani.
Ma quali aspetti caratterizzano la santità di Nicola da Tolentino? Tiziana
Campisi lo ha chiesto al priore della comunità agostiniana, padre Luciano De Michieli,
dove il santo è vissuto fino alla morte per trent’anni:
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R. - San Nicola ha saputo conciliare l’amore totale per
Dio all’amore per i fratelli, così fu capace di servire i fratelli e aiutare
ogni povertà da quelle spirituali e umane, dallo sfruttamento dei bambini alle
donne maltrattate, alle famiglie divise, rispondere alla fame, alla solitudine
degli anziani. La preghiera personale e comunitaria era sempre al primo posto.
Questo stupisce in un mondo come il nostro dove spesso troviamo scuse per dire
che non c’è tempo, stupisce l’equilibrio che lui aveva. E poi questo grande e
bellissimo ponte col cielo: vide dei confratelli che erano in Purgatorio che
chiedevano di intercedere perchè potessero terminare questo tempo di purificazione
e arrivare finalmente al Paradiso.
D. – Che tipo di testimonianza ha lasciato San Nicola da
Tolentino?
R. – Per l’ordine agostiniano, fu sicuramente il Santo che
seppe incarnare questo passaggio dalla
vita eremitica. Il nostro ordine nacque nell’epoca degli ordini mendicanti:
quando era necessario incominciare a evangelizzare le città. Nicola seppe passare
da questa vita eremitica a un servizio assiduo ai fratelli. Questo suo ponte
tra queste due realtà diventa l’ icona
della sua vita.
D. – Perché chiedere nella preghiera l’intercessione di
San Nicola?
R. – Viene invocato per le anime del Purgatorio, ma anche per tutti i bisogni legati alla
malattia , forse perché nasce dalla fede dei suoi genitori che andarono a Bari
a pregare Nicola di Bari per avere la grazia di avere un figlio. E’ diventato
anche colui che si è sempre preoccupato affinché i genitori potessero avere
figli e che l’infanzia fosse tutelata.
D. – Ci sono diversi miracoli legati alla figura di San
Nicola da Tolentino…
R. – Il miracolo
più famoso per la devozione popolare è quello legato ai panini. In
una malattia ebbe la visione della
Madonna che gli comparve e disse di farsi dare il pane da una devota, per
intingerlo nell’acqua e mangiarlo, così sarebbe guarito. Questo stesso segno
avrebbe potuto ripeterlo con tutti i poveri ed i malati che andava a trovare:
molti guarirono grazie a questi panini benedetti. Dopo la sua morte questa
tradizione continuò in tantissimi modi.
D. – Un anno di celebrazioni per ricordare il settimo
centenario della morte di San Nicola, come lo avete vissuto voi agostiniani?
R.
- Per noi comunità di Tolentino, è
sicuramente stato uno sprone a diventare un luogo accogliente che possa offrire
a ogni persona che è alla ricerca di una unità interiore, che deve lenire delle
ferite ricevute, che deve ritrovare il percorso della fede una comunità che
sappia prendersi cura di questi bisogni, sappia essere un’indicazione per un
itinerario verso Cristo.
D. – Se ai religiosi San Nicola da Tolentino insegna a
conciliare azione e contemplazione, cosa suggerisce ai laici?
R. – Credo direbbe “La priorità è Cristo” mettilo al
centro. Però per far questo itinerario” direbbe: “Sii concreto con te stesso,
sappi mettere le briglie alla tue passioni”.
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IL
PRESIDENTE DELLA CAMERA CASINI DAL CONVEGNO DELLE ACLI:
AFFERMARE LA PROPRIA IDENTITA' NON SIGNIFICA ALZARE
STECCATI
Servono valori forti, chiari, orientati alla piena
affermazione dell'uomo. Dall'annuale convegno delle ACLI ad Orvieto, il
presidente della Camera, Pierferdinando Casini ha ribadito che dal
referendum sulla procreazione assistita si può partire per gettare le basi di
una nuova fase della vita pubblica. Casini ha anche criticato chi ha voluto
legare il referendum alla difesa della laicità dello Stato. Sulla stessa linea
il presidente delle ACLI, Luigi Bobba, convinto che serva un'alleanza tra i
cattolici in difesa della vita. Da Orvieto, Alessandro Guarasci:
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La persona umana al centro di tutto. Il presidente della
Camera, Pierferdinando Casini, parte da questo punto nel riaffermare quali
valori debbano contraddistinguere la nostra società. A monte c'è il fallimento
del referendum sulla procreazione assistita. Ma per Casini "avere il
coraggio di affermare la propria identità non significa costruire muri o alzare
steccati: significa, predisporsi con serietà al dialogo, per metterlo veramente
a frutto, senza rimanere soggiogati dal punto di vista dei nostri
interlocutori". Casini afferma che non è in gioco la laicità dello Stato.
Poi dice no allo Stato laicista:
“Lo Stato laico è cosa ben diversa. E' lo Stato che rispetta Dio e le
religioni: uno Stato che non rifugge pavidamente dalla dimensione religiosa, ma
che ne vede anzi nella sua libera esplicazione un fattore di ricchezza
spirituale e promozione sociale”.
Dunque sì ai crocifissi nelle scuole, ma anche apertura a
quelle donne musulmane che portano il velo. Secondo Casini è poi senza senso il
dibattito se al Quirinale debba andare un laico o un cattolico. Per il
presidente delle ACLI, Luigi Bobba, serve un'alleanza tra cattolici e laici sui
valori della vita:
“Questa battaglia non la facciamo per noi cattolici, ma la
facciamo perché vogliamo tutelare il bene di tutti. Ed è una battaglia che non
possiamo fare da soli, ma camminando insieme con altri per tutelare questo bene
profondo che è la vita”.
Bobba ha chiesto al governo di stanziare più fondi per la
ricerca sulle staminali adulte.
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FESTIVAL
DI VENEZIA: LE GIURIE CATTOLICHE
PREMIANO IL FILM “MARY” DI ABEL FERRARA
- Ai
nostri microfoni Angela Prudenzi -
Nell’attesa
dei premi ufficiali della 62.ma Mostra del Cinema di Venezia, che saranno consegnati
questa sera nel corso della cerimonia di chiusura in Sala Grande, sono stati
conferiti i premi delle due giurie cattoliche presenti quest’anno al Festival.
Entrambe hanno assegnato i loro riconoscimenti al film Mary del regista
americano Abel Ferrara. Il servizio di Luca Pellegrini:
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Una
selezione ufficiale molto accurata e di alto livello, nei contenuti e nelle
forme, ha contraddistinto quest’anno il festival cinematografico veneziano.
Molte pellicole, al di là degli stereotipi d’uso e di qualche convenzione in
ossequio al mercato, hanno ancora una volta confermato quanto il cinema, nella
diversità di stili, provenienze e tematiche, sia davvero capace di parlare al
cuore e allo spirito dell’uomo, nel suo anelito al trascendente, nelle sue
richieste di senso, nei tentativi di dare risposte, nel coraggio di denunciare
il male, l’egoismo, l’intolleranza e la violenza. Non si sono fortunatamente
innescate polemiche, ma solo ampi e doverosi dibattiti. In attesa dei premi
ufficiali, sono stati assegnati quelli delle due giurie cattoliche presenti al
Festival: il Premio Signis e La Navicella – Venezia Cinema 2005. Ambedue hanno
riconosciuto vincitore Mary di Abel Ferrara. Angela Prudenzi, giurata
italiana del Signis, individua le ragioni che hanno portato ad assegnare il
riconoscimento al noto e spesso controverso regista americano:
“Venezia
62 ha presentato in concorso molte opere di buon livello, anche in relazione ai
criteri cui si deve ispirare una giuria cattolica. La Giuria Signis ha, però,
da un lungo ed articolato confronto, concentrato la propria attenzione su due
film: “Mary” di Abel Ferrara e “The Constant Gardener” di Fernando Meirelles.
Il Premio alla fine è andato, con decisione unanime, a “Mary” di Abel Ferrara
con questa motivazione: “Perché, attraverso le differenti crisi di una attrice,
di un regista e di un anchorman, mostra con un linguaggio non convenzionale, le
angosce ed i pericoli del mondo contemporaneo. La manipolazione della verità
attraverso i media, gli eccessi del fanatismo religioso e, parallelamente, il bisogno
di spiritualità dell’uomo moderno”.
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Domani, 11 settembre, 24a Domenica del Tempo Ordinario, la
Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Pietro chiede a Gesù quante volte
bisogna perdonare i propri fratelli, cercando di limitare il numero a 7 volte.
Il Maestro racconta la parabola del servo spietato che, pur vedendosi condonato
da un Re un immenso debito, non fa altrettanto con un altro servo che gli deve
una ben più piccola somma. Gesù quindi
risponde a Pietro :
“Non ti dico di perdonare fino a sette volte,
ma fino a settanta volte sette”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Cristo risponde a Pietro che praticamente bisogna
perdonare sempre, ma evidentemente non pensa che questo sia una specie di
imperativo etico o un precetto. Cristo vuole dire che noi viviamo del perdono
che riceviamo e che allora semplicemente lo ridiamo agli altri. Si vive del
perdono come del respiro: lo si riceve e lo si dà.
La Parabola del Re che condona il debito al suo servo,
mette infatti in rilievo come il servo con il debito condonato dovrebbe, anche
lui, condonarlo al suo debitore. Cristo
mostra l’enorme disparità tra ciò che viene condonato al servo e ciò che, invece,
lui non condona. Il Re gli condona 10 mila talenti, che corrisponderebbe a
circa 200 mila anni lavorativi, senza spendere niente; lui non è invece capace
di condonare 100 denari, che corrisponderebbe a 100 giorni lavorativi.
L’amore che ci viene dato con il perdono da parte di Dio è
l’abbondanza della vita. Perciò attingendo da questa ricchezza traboccante
perdoniamo agli altri.
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10
settembre 2005
LA MISSIONE,
L’ESIGENZA PIÙ PRESSANTE PER LA CHIESA.
MESSAGGIO DEL
CARDINALE CRESCENZIO SEPE ALLA RIUNIONE
DELLE
CONFERENZE EPISCOPALI DI LINGUA PORTOGHESE
MAPUTO.
= Messaggio del Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli,
il cardinale Crescenzio Sepe alle Conferenze Episcopali delle Comunità dei
Paesi di lingua portoghese (CPLP) che si è chiuso ieri a Maputo, in Mozambico.
“La missione resta sempre l’esigenza più pressante per la Chiesa e nulla autorizza
a pensare che sia già finito il tempo della missione ad gentes – scrive Sepe –
anzi, nel passaggio storico che l’umanità sta vivendo, oggi più che mai, è necessario
annunciare e proclamare il piano di Dio che vuole la salvezza di tutti gli
uomini, per mezzo di Cristo, il Figlio di Dio fattosi uomo, che è morto e
risorto per noi, ed è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini (1 Tim 2,5), presente
e vivo nella sua Chiesa”. Il messaggio è stato inviato a mons. Jaime Pedro
Gonçalves, arcivescovo di Beira e presidente della Conferenza Episcopale del
Mozambico. “La Chiesa per sua natura è missionaria – si legge nel documento del
Prefetto del Dicastero Missionario – e vive questa sua vocazione quando prende
coscienza di sé. Questa comunione responsabile con la missione universale della
Chiesa possono e devono viverla tutti i fedeli. Una consolante prospettiva
missionaria la troviamo oggi – prosegue il testo – proprio in molti fedeli
laici, nei tanti benemeriti Catechisti, nei Movimenti Ecclesiali e le Nuove
Comunità, nelle Associazioni e nelle Famiglie missionarie, uomini e donne che
con grande zelo e generosità si impegnano in prima linea nell’annuncio del
Vangelo”. Sepe - riferisce l’agenzia Fides - si rivolge in particolare ai
vescovi perché accolgano i nuovi carismi che rilanciano l’Evangelizzazione nel
mondo di oggi e che costituiscono un’autentica primavera dello Spirito.
L’incontro, che riunisce per la sesta volta nella storia i rappresentanti delle
Conferenze Episcopali di lingua portoghese (Angola, Brasile, Capo Verde, Guinea-Bissau,
Mozambico, Sao Tomé e Principe, Portogallo e Timor Est), si svolge ogni cinque
anni ed ha come obiettivo principale la condivisione delle esperienze di ogni
singola Chiesa locale e la promozione dell’Evangelizzazione. (T.C.)
IRLANDA:
IN UNA LETTERA AL GOVERNO I VESCOVI LANCIANO UN APPELLO PERCHÉ
PARTE DEL PRODOTTO
INTERNO LORDO VENGA DESTINATO AI PAESI IN VIA DI SVILUPPO
DUBLINO. = Appello dei vescovi
irlandesi al governo per destinare lo 0,7% del Prodotto interno lordo agli aiuti
ai Paesi in via di sviluppo. In una lettera pastorale - si legge in un
comunicato dell’agenzia Sir - l’arcivescovo di Armagh e primate d’Irlanda, Sean
Brady, insieme al vescovo di Clonfert, John Kirby, e al vescovo ausiliare di
Dublino, Raymond Field, hanno presentato ieri, a Dublino, una lettera pastorale
sullo sviluppo internazionale. Nel documento intitolato “Verso il bene comune
globale” i presuli chiedono al governo di impegnarsi a raggiungere, al massimo
entro il 2010, l’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite. “Il messaggio centrale
della lettera pastorale – ha spiegato mons. Brady – è l’invito a perseverare
nel nostro impegno al bene del nostro vicino, non soltanto in termini personali
ma anche in termini nazionali e globali. Ciò, a sua volta – ha detto il presule
– richiede uno spirito di cooperazione e la volontà di sacrificare l’interesse
personale o nazionale per la salvezza del bene comune globale”. Mons. Kirby ha
invece sottolineato la necessità di combattere la povertà e promuovere la pace,
la sicurezza ed i diritti umani invitando i governi ad assumere impegni già
dalla prossima settimana, in occasione della sessantesima Assemblea generale
delle Nazioni Unite. (T.C.)
BELGIO:
FAMIGLIE IN MARCIA CONTRO I MATRIMONI TRA GAY E LE NORMATIVE
CHE PROPONGONO LA
LEGALIZZAZIONE DELLE ADOZIONI A COPPIE OMOSESSUALI
BRUXELLES. = “Marcia per la
famiglia” oggi a Bruxelles. Dopo il milione e mezzo di famiglie scese in piazza
a Madrid contro le scelte di Zapatero, è la volta del Belgio. Alla manifestazione,
organizzata da un gruppo di federazioni internazionali per protestare contro il
matrimonio tra gay e la possibilità per le coppie omosessuali di adottare
bambini, prende parte anche il Forum delle associazioni familiari che riunisce
40 associazioni italiane. “Ormai gli evidenti attacchi alla famiglia hanno
portata globale e vanno ben oltre i confini dei singoli Stati – afferma Luisa
Santolini, presidente del Forum – e il tentativo di delegittimare la famiglia è
palese. Per fortuna stiamo assistendo anche a una mobilitazione della società
civile, che non ci sta a veder tradita la verità sulla famiglia mentre è a
rischio lo stesso futuro della cellula fondamentale della società, come viene
considerata la famiglia da tutte le Carte internazionali”. Il Forum, quindi -
sottolinea la Santolini - “si schiera al fianco di questa mobilitazione delle
coscienze e aderisce alla marcia di Bruxelles, nella speranza che anche i
governi e le istituzioni dei vari Paesi facciano la loro parte, respingendo le
legislazioni anti-famiglia, e che quei governi che hanno già deliberato su
talune proposte di legge, come lo spagnolo e il belga, ripensino alle scelte
già fatte”. A Bruxelles la legge permette dal giugno del 2003 l'unione tra
persone dello stesso sesso ed è in discussione in Parlamento una normativa che
renda legale anche l'adozione per le coppie di omosessuali. (T.C.)
A PARTIRE DA DOMANI, A BOSE, IL XIII CONVEGNO ECUMENICO INTERNAZIONALE
DI SPIRITUALITA’ ORTODOSSA
- A cura di Giovanni Peduto -
BOSE (BIELLA) = A partire da domani e fino a sabato
prossimo, il Monastero di Bose, in Piemonte, ospiterà il XIII Convegno
Ecumenico Internazionale di Spiritualità Ortodossa, organizzato con il
patrocinio del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e del Patriarcato di
Mosca. L'iniziativa intende offrire un'occasione di scambio fraterno e di
riflessione comune sulle radici della spiritualità cristiana, di cui, nelle
sessioni bizantina e russa, saranno studiati due momenti essenziali.
Protagoniste due figure che tanta eco hanno avuto nel dialogo ecumenico e
interreligioso contemporaneo. “Giovanni di Damasco, un padre al sorgere
dell'Islam (11-13 settembre 2005)” e “Andrej Rublev e l'icona russa (15-17 settembre
2005)”: questi i titoli delle sessioni di studio. La prima analizzerà la figura
di Giovanni di Damasco e la sua epoca. Quando all'orizzonte dei Paesi del
Vicino Oriente si profila l'affermarsi di una nuova potenza politica e di una
nuova fede religiosa, l'lslam, Giovanni tenta un dialogo con questa realtà che
nasce e raccoglie l'eredità cristiana in una delle prime sintesi teologiche. La
sua difesa della legittimità dell'icona, inoltre, apre in seno al cristianesimo
la possibilità di uno straordinario sviluppo artistico, che nella seconda
sessione, dedicata ad Andrej Rublev e all'icona russa, sarà approfondito da
un'angolatura particolare: la centralità della bellezza nella vita cristiana,
come è stata colta dalla tradizione ortodossa russa nella sua dimensione
artistica, liturgica, spirituale. Al convegno, accanto ai maggiori specialisti
a livello internazionale, sono attesi metropoliti, vescovi e monaci delle
Chiese ortodosse, della Chiesa cattolica e delle Chiese della Riforma.
SI È CONCLUSO
IN INDIA IL FESTIVAL MARIANO NELLA BASILICA DI
VAILANKANNI.
MIGLIAIA I
PELLIGRINI DI TUTTE LE RELIGIONI GIUNTI NELLA “LOURDES D’ORIENTE”
VAILANKANNI.
= Si è concluso ieri il “Festival mariano” nella basilica di Nostra Signora
della Salute a Vailankanni, nel sud dell’India. La manifestazione, come
riferisce l’agenzia Fides, ha riscosso grande successo: migliaia di fedeli e
pellegrini, di varie religioni, provenienti da tutto il Paese, si sono raccolti
davanti all’effige della Vergine Maria per pregare e chiedere miracoli. Nel
santuario, uno dei più grandi e noti tra quelli mariani dell’Asia, conosciuto
anche come “Lourdes dell’Oriente”, sono state celebrate, in questi giorni, Sante
Messe, liturgie e confessioni in lingua hindi ed in altre lingue indiane. Il
luogo di culto, che si trova nello Stato del Tamil Nadu, una delle aree colpite
dallo tsunami del 26 dicembre scorso, accoglie oltre un milione e mezzo di
pellegrini all’anno, tra i quali molti sono i non cristiani attratti dalla
forte carica di spiritualità del santuario. (R.R.)
INDIA: DOPO
UN’AGGRESSIONE AD UN GRUPPO DI CRISTIANI ALL’UNIVERSITÀ DELL’UTTAR PRADESH, LA
CONFERENZA EPISCOPALE TEME NUOVI ATTACCHI
DA PARTE DI ESTREMISTI INFILTRATI
NEGLI ATENEI
ALLAHABAD. = Le azioni ostili in India da parte degli
integralisti contro i cristiani si propagano anche nelle università. Dopo gli
attacchi del 4 settembre scorso all’Istituto per l’agricoltura di Allahabad,
nel nord del Paese, la comunità di fedeli della città chiede alle autorità
un’indagine accurata per arrestare i colpevoli. Padre Badu Joseph, portavoce della
Conferenza episcopale indiana e direttore del settore comunicazioni, in
un’intervista ad AsiaNews, condanna l’odio contro i cristiani e ribadisce il
“diritto innegabile di ognuno di poter seguire la fede scelta”. Dopo
l’aggressione organizzata da una quindicina di fondamentalisti, durante uno
degli incontri del “Yeshudarbar”, il movimento cristiano creato sette anni fa
dal vice rettore dell’Istituto per l’agricoltura insieme ad alcuni colleghi, la
magistratura ha iniziato un’indagine nei confronti dei cristiani intervenuti
per fermare gli estremisti. A
preoccupare la comunità cristiana c’è il fatto che gli attacchi del 4 settembre
non sono un gesto isolato: già dal 28 agosto, infatti, si verificano incidenti
di questo tipo. L’ateneo teme anche la presenza di infiltrati che fomentano
l’odio interreligioso tra gli studenti dell’Università cristiana dello Stato
dell’Uttar Pradesh. (R.R.)
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A cura di Amedeo Lomonaco e Fausta Speranza -
In Ucraina, Iulia Timoshenko ha
chiuso pubblicamente i rapporti ieri sera con Viktor Yushenko, dopo quello che
ha definito “l’illogico” licenziamento da premier, ma al tempo stesso ha indicato
che non intende fargli guerra, prendersela soprattutto con gli uomini del
presidente. Il servizio di Fausta Speranza:
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Dopo 24 ore di silenzio dallo
scioglimento del governo in Ucraina, la “pasionaria della rivoluzione
arancione”, furiosa per quella che considera “un’ingiustizia”, ha detto la sua
nel corso di una lunga intervista televisiva a Inter, un'emittente di Kiev. Non
ha risparmiato qualche staffilata a Yushenko, che – ha detto - si lascia
“portare al guinzaglio” da collaboratori in odore di corruzione. Nello stesso
tempo, ha dato l’impressione di non voler tagliare tutti i ponti con lui. La
bella, ricca e volitiva ex-premier ha annunciato che dopo quanto successo il
suo partito correrà senz'altro da solo alle cruciali elezioni parlamentari di
marzo e dovrebbe riportare abbastanza consensi per rimetterla trionfalmente
sulla poltrona dalla quale è stata rimossa l’altro ieri, dopo appena nove mesi.
Diplomatica quando ha dichiarato: “Ho sempre detto in pubblico che appoggio il
presidente Yushenko ma non sono riuscita a trovare un linguaggio comune con la
squadra presidenziale”. Decisamente più sbilanciata quando ha sostenuto che il
suo “esonero non è stato deciso personalmente dal presidente ma dal suo
entourage”. Insinuante ma in modo abbastanza esplicito quando ha affermato di
non poter “stendere la mano a quella gente perché le loro mani sono occupate
con altre faccende”.
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Il premier della Giordania, Adnan
Badran, è giunto a Baghdad per una visita a sorpresa, la prima di un
responsabile di alto livello in Iraq dalla caduta del regime di Saddam Hussein,
nell’aprile del 2003. Si trova invece negli Stati Uniti il presidente iracheno,
Jalal Talebani, che da Washington ha chiesto agli USA di non ritirarsi
frettolosamente dall’Iraq ma gradualmente entro i prossimi due anni. Talabani
ha sottolineato che un ritiro nell’immediato futuro porterebbe “alla vittoria
dei terroristi” e ha aggiunto che le truppe servono anche come deterrente
contro alcuni vicini, per prevenire interferenze negli “affari interni”. Intanto,
il premier italiano Berlusconi ha ribadito che le truppe italiane verranno ritirate
dall’Iraq quando il Paese arabo sarà sicuro. Infine, il ministro della Difesa
ha reso noto che nell’offensiva lanciata contro la città di Tall Afar sono
stati uccisi, in due giorni, 141 ribelli e ne sono stati catturati 197.
In Egitto, è arrivata ieri in
serata la conferma che Hosni Mubarak ha vinto. Ha trionfato con ben 88,57 per
cento dei voti nelle prime storiche elezioni presidenziali pluraliste dell'Egitto,
ma solo il 23 per cento degli egiziani aventi diritto è andato alle urne. Nel 1999,
all'ultimo referendum, Mubarak aveva ottenuto il 93,79 per cento dei voti. Con un 7,6 per cento dei voti si è piazzato
secondo, Ayman Nour, l'avvocato di 41 anni, presidente del partito Ghad che ha
superato a sorpresa lo storico partito liberale Wafd. Da parte sua, l’Alto
rappresentante UE per la politica estera, Javier Solana, ha inviato i suoi
“complimenti” a Hosni Mubarak per il risultato del voto ricordando: “Lei è stato
rieletto sulla base di un programma molto ambizioso” per promuovere le riforme in campo “politico, economico,
sociale”. “Con questo importante passo – ha aggiunto Solana – l’Egitto ha dimostrato
la propria volontà di perseguire i principi della dichiarazione approvata dalla
Lega Araba il 23 maggio 2004, che ha espresso la propria ferma determinazione a
porre le basi per allargare la democrazia nel mondo arabo”.
Secondo fonti di agenzia, guardie
di frontiera egiziane hanno iniziato stamattina a dispiegarsi tra la Striscia di
Gaza e l’Egitto. Egitto e Israele hanno firmato il primo settembre al Cairo un
accordo sul dispiegamento di un battaglione egiziano di 750 persone lungo i 14
chilometri di frontiera tra il Sinai egiziano e la Striscia di Gaza. Sarà la
prima volta, dalla guerra arabo-israeliana del 1967, che una forza paramilitare
egiziana prende posizione lungo quella frontiera.
Il ministro della Difesa afgano,
Abdul Rahim Wardak, è sfuggito oggi a un attentato. Uomini armati, ha detto il
portavoce del Ministero della difesa, Zahir Azimi, hanno aperto il fuoco contro
l'auto del ministro subito dopo che questi era partito dall'aeroporto in elicottero.
Il portavoce, secondo il quale si è trattato di un fallito tentativo di
uccidere il ministro, ha detto che nessuno è rimasto ferito e che sono stati
arrestati quattro uomini armati. In Afghanistan, sono in programma il 18
settembre elezioni parlamentari e provinciali.
Vigilia elettorale in Giappone,
dove quasi 100 milioni di cittadini torneranno domani alle urne per le
politiche. La sfida è tra l’opposizione democratica di Okada ed il premier liberaldemocratico,
Koizumi. Il servizio di Chiaretta Zucconi:
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Il premier, 63 anni,
rampollo di una famiglia di politici, considerato un lupo solitario del suo
partito, è salito alla guida del Paese nel 2001 con un acclamato programma di
drastiche riforme economiche e strutturali. Koizumi ha caratterizzato queste
elezioni anticipate con un referendum sulla transizione del Giappone verso il
futuro e contro le resistenze della vecchia guardia conservatrice, interne allo
stesso partito di governo. L’esito delle elezioni potrà decidere su una accelerazione
o un ristagno delle riforme strutturali. Al centro delle riforme, la privatizzazione
delle Poste, culla di interessi corporativi centenari, lo scoglio su cui si è
recentemente infranto l’esecutivo e che ha indotto il primo ministro a
sciogliere le Camere e indire elezioni anticipate dell’11 settembre. Il partito
democratico di Okada, ex burocrate del Ministero dell’industria e del
commercio, promette la riforma delle pensioni e la riduzione del debito
pubblico. “Se vinciamo – ha detto – ritireremo le truppe dall’Iraq”. Alle ultime
consultazioni del 2004, i democratici conquistarono 50 seggi, uno in più
dell’LDP di Koizumi. Un fatto, questo, senza precedenti nel dopoguerra. La
maggior parte dell’opinione pubblica ritiene che il partito democratico non sia
ideologicamente molto diverso da quello liberaldemocratico dominante e che quindi
tanto valga continuare a votare per quest’ultimo. Una posizione che porterà quasi
sicuramente alla vittoria di Koizumi.
Per la Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
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Un
Antonov di una compagnia aerea privata della Repubblica democratica del Congo
(RDC) è precipitato la notte scorsa nel vicino Congo Brazzaville a una cinquantina
di chilometri a nord dell’omonima capitale, facendo almeno 13 morti. Lo hanno riferito
stamattina testimoni all’AFP. Si tratta del quarto incidente ad un aereo di una
compagnia della RDC dal 5 settembre.
È stato
ufficialmente notificato ai vertici dei Missionari d’Africa, più noti come Padri
Bianchi, il mandato d’arresto emesso dalla Procura della Repubblica del Rwanda
nei confronti di padre Guy Theunis, il missionario belga arrestato martedì
scorso all’aeroporto internazionale di Kigali. Il religioso, direttore della rivista
“Dialogue”, è accusato di aver incitato la gente al genocidio del ’94 attraverso
i suoi scritti e le sue parole. Costernazione e abbattimento è stato espresso
dai Missionari d’Africa.
Cinque giornalisti
indipendenti sono stati fermati ieri in Etiopia e rilasciati su cauzione dopo
poche ore. Lo rende noto oggi la stampa keniana, precisando che contro i cinque
è stata avanzata l’accusa di aver diffuso false informazioni. La falsità starebbe
nell’aver dichiarato dubbi i risultati ufficiali delle elezioni del 15 maggio
scorso che annunciavano, lunedì scorso, la vittoria del partito di governo.
Secondo i dati finali ed ufficiali al Fronte Democratico Rivoluzionario del
Popolo Etiopico (EPRDF), il partito del premier ed uomo forte etiopico, Meles
Zenawi, al potere dalla fine del '91, sono andati 327 dei 547 seggi
parlamentari, circa il 59 per cento,
con una perdita secca di 150 seggi. All’opposizione, che prima contava una
dozzina di deputati, sono andati 174 seggi, ovvero il 32 per cento. In alcune
aree del Paese, in particolare nella remota regione meridionale della Somalia,
si voterà in seguito, ma l’equilibrio parlamentare non può cambiare. L'opposizione ha contestato duramente i
risultati, peraltro diffusi ad oltre tre mesi e mezzo dal voto, parlando di
frodi diffuse. In numerosi e violenti incidenti di piazza, secondo fonti di
organismi in difesa dei diritti dell'uomo, almeno 42 persone sono morte. Migliaia
gli arresti, seguiti poi dal rilascio. Durissime anche le critiche degli osservatori
internazionali, a partire dall’UE.
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