RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 251 - Testo della trasmissione di giovedì 8 settembre 2005

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I cristiani trasformino la società con l’amore, ridando dignità ai poveri e agli esclusi. E’ quanto ha detto il Papa nel suo discorso ai vescovi messicani ricevuti per la visita ad Limina

 

Gli auguri di Benedetto XVI a don Oreste Benzi che ieri ha compiuto 80 anni: il Papa esprime la sua riconoscenza al sacerdote che ha ridato speranza a tante persone abbandonate

 

Presentato stamani in Sala Stampa vaticana il “Congresso internazionale sulla Sacra Scrittura”  per i 40 anni  della Costituzione conciliare Dei Verbum. Ai nostri microfoni, mons. Vincenzo Paglia

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Oggi la Chiesa festeggia la Natività di Maria: intervista con padre Alberto Valentini

 

La BCE annuncia mesi di possibile espansione economica ma sotto l’incognita petrolio: intervista con l’economista Alberto Quadrio Curzio

 

“Non c’è sviluppo senza educazione”: questo il messaggio di Kofi Annan nell’odierna Giornata internazionale dell’alfabetizzazione. Con noi, don Aldo Martini

 

CHIESA E SOCIETA’:

La povertà uccide ogni ora nel mondo 1200 bambini: lo denuncia il Rapporto ONU 2005 sullo sviluppo umano

 

L’intervento del cardinale Renato Raffaele Martino al Forum economico in Polonia

 

Partecipazione attiva alle elezioni e alla vita pubblica: lo chiedono i vescovi della Tanzania

 

Un primo passo verso la pace mondiale: così l’arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence Saldanha, definisce l’incontro tra i ministri degli esteri di Pakistan e  Israele

 

Ieri, 50.mo anniversario del “Discorso sulla Carità” di Raoul Follereau: l’Associazione “Voglio vivere” lo ricorda

 

Si è spenta ieri ad Angri, in provincia di Salerno, la suora malata di cancro che il 15 giugno scorso aveva parlato al cellulare con Benedetto XVI

 

24 ORE NEL MONDO:

In Ucraina, il presidente Yushenko, alle prese con un dirompente scandalo di corruzione nel suo entourage, licenzia in blocco il governo

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 settembre 2005

 

 

I CRISTIANI TRASFORMINO LA SOCIETA’ CON L’AMORE,

RIDANDO DIGNITA’ AI POVERI E AGLI ESCLUSI.

SOLO COSI’ SI PUO’ DARE RAGIONE DELLA PROPRIA SPERANZA.

 E’ QUANTO HA DETTO IL PAPA NEL SUO DISCORSO

 AI VESCOVI MESSICANI RICEVUTI PER LA VISITA AD LIMINA

 

La fede autentica trasforma la società con l’amore non con l’odio, impegnando i credenti a testimoniare con coerenza e coraggio il Vangelo a sostegno dei diritti e della dignità dei più poveri. Questo in sintesi il messaggio di Benedetto XVI ai vescovi messicani ricevuti stamane nel Palazzo Apostolico a Castel Gandolfo per la visita ad Limina. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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Benedetto XVI chiede alla Chiesa messicana di continuare ad illuminare con la luce del Vangelo “i profondi aneliti” della popolazione a consolidare  “istituzioni democratiche , economiche e sociali che riconoscano i diritti umani e i valori culturali” di questo Paese. Il Messico – nota il Pontefice – sta vivendo “un periodo di transizione caratterizzato dalla presenza di gruppi che, a volte in maniera più o meno ordinata,  cercano nuovi spazi di partecipazione”: molti di essi sostengono con  particolare forza  le rivendicazioni dei poveri e di quanti sono esclusi dallo sviluppo, soprattutto gli indigeni.

 

Citando il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di Giovanni Paolo II del 1997, Benedetto XVI ricorda che “occorre, per i singoli e per i popoli, una sorta di “purificazione della memoria”, affinché i mali di ieri non tornino a prodursi ancora. Non si tratta di dimenticare quanto è avvenuto, ma di rileggerlo con sentimenti nuovi, imparando proprio dalle esperienze sofferte che solo l'amore costruisce, mentre l'odio produce devastazione e rovina”.

 

La società – sottolinea ancora il Pontefice – “interpella e  osserva  la Chiesa esigendo coerenza e coraggio nella fede. Segni visibili di credibilità saranno la testimonianza di vita, l’unità dei credenti, il servizio ai poveri e la instancabile promozione della loro dignità”.

 

Il Papa invita i cristiani ad assumere “l’impegno di trasformare la società come esigenza fondamentale della sequela di Cristo”, vivendo il Vangelo nelle diverse dimensioni della vita: “solo così – ha affermato -  si può dare ragione della propria speranza”.

 

Benedetto XVI guarda  alla situazione dei giovani che vivono in “una società caratterizzata da un crescente pluralismo culturale e religioso”: molti di essi smettono di frequentare la comunità ecclesiale dopo aver ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana e si ritrovano “soli e come disorientati”, in mezzo a correnti di pensiero “secondo le quali l’uomo può raggiungere la sua pienezza, senza che Dio sia necessario o addirittura contro Dio, grazie al potere tecnologico, politico ed economico”. Il Papa chiede alle famiglie e alla Chiesa un grande impegno nel campo della formazione  giovanile. Ma “la sola conoscenza dei contenuti della fede –  rileva – non potrà mai sostituire l’esperienza dell’incontro personale con il Signore”. Ed è questo incontro con Cristo che i formatori devono trasmettere, soprattutto con l’esempio e la testimonianza.

 

Benedetto XVI, dopo aver elogiato l’impegno della Chiesa messicana in tutti i campi, culturali e sociali, dall’evangelizzazione alla promozione umana, ha rilevato che “la Chiesa in Messico riflette il pluralismo della stessa società, plasmata in molte e diverse realtà, alcune molto buone e promettenti e altre più complesse”. Nel rispetto delle varie realtà locali, il Papa ricorda che nell’evangelizzazione  “bisogna essere creativi” ma “sempre nella fedeltà alla Tradizione della Chiesa e del suo magistero”. In questo senso va costantemente promossa la comunione ecclesiale: comunione con il Successore di Pietro e collegialità. Anzi il Papa invita i vescovi a unire sempre di più le forze:  “i vescovi spesso – dice citando il Concilio Vaticano II -  sono difficilmente in grado di svolgere in modo adeguato e con frutto il loro ministero, se non realizzano una cooperazione sempre più stretta e concorde con gli altri vescovi”.

 

Infine Benedetto XVI, ricordando l’odierna Festa della Natività di Maria, affida tutta la Chiesa messicana alle “cure materne” della Vergine.

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GLI AUGURI DEL PAPA A DON ORESTE BENZI CHE IERI HA COMPIUTO 80 ANNI:

BENEDETTO XVI  ESPRIME LA SUA RICONOSCENZA AL SACERDOTE

CHE HA SEMINATO SPERANZA E PACE NEL CUORE DI TANTE PERSONE ABBANDONATE

 

Benedetto XVI  ha rivolto i suoi  più cordiali auguri per gli 80 anni di don Oreste Benzi, il fondatore dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, comunità attiva  in Italia e nel mondo a sostegno di poveri, sfruttati ed emarginati. La Comunità ieri pomeriggio a Rimini ha preso parte ad una Messa  presieduta da don Oreste ed ha applaudito a lungo quando, al  termine, e' stato letto il messaggio del Papa a firma del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano.

 

 Il Sommo Pontefice - scrive il porporato - ''desidera rivolgerle  fervidi voti augurali unendosi spiritualmente all'intera Associazione Papa Giovanni XXIII da lei fondata''. In  particolare, ''Sua Santità esprime viva riconoscenza per il  lungo e infaticabile servizio da lei reso a quanti versano in  condizioni di disagio e abbandono e invoca su di lei una  rinnovata effusione di favori celesti affinché possa proseguire  con sempre generosa dedizione l'opera apostolica intrapresa  seminando speranza e pace nel cuore di tante persone provate e testimoniando il Vangelo della carità''. Con tali sentimenti - conclude il messaggio - il Santo Padre ''di cuore  imparte una speciale benedizione estensibile a collaboratori e ospiti e benefattori e a quanti condividono la sua significativa  missione ecclesiale in Italia e in altri Paesi del mondo''.

 

Durante l'omelia della Messa da lui celebrata, don Benzi ha  più volte sottolineato che i ''frutti'' del lavoro svolto  dalla Comunità in questi anni ''sono resi possibili dall'amore  a Gesù Cristo da parte di tutti gli aderenti: 1709 persone  presenti in  22 Paesi. Noi – ha detto - facciamo quello che facciamo non perché siamo  bravi, ma perchè e' il Signore che ci ha messo insieme''. Don Oreste   ha ricordato che “in 25 anni sono  stati incontrati 7000  giovani tossicodipendenti ed accolti in Comunità con una  percentuale di recupero dell'80 per cento”; sono invece  “5500  le donne liberate dalla schiavitù della prostituzione''. Dopo la Santa Messa la comunità ha organizzato una semplice festa  per don Oreste facendogli un regalo  particolarmente gradito: un inginocchiatoio portatile in legno.

 

 

NOMINE

 

Benedetto XVI ha nominato coadiutore del Patriarca di Gerusalemme dei Latini, mons. Fouad Twal, finora arcivescovo-vescovo di Tunisi. Mons. Fouad Twal è nato a Madaba, in Giordania, il 23 ottobre 1940. Il 29 giugno 1966 è stato ordinato sacerdote. Nell’agosto dello stesso anno è stato nominato vice parroco a Ramallah, ad Irbed nel gennaio 1967, nel giugno 1968 a Mahatta. Nel settembre 1972 ha intrapreso gli studi di Diritto Canonico presso la Pontificia Università Lateranense e nell’ottobre del 1974 è entrato nell’Accademia Pontificia ecclesiastica. Nel 1975 si è laureato in diritto canonico. Dal 1977 al 1992 ha prestato servizio diplomatico presso la nunziatura apostolica in Honduras, il Consiglio per gli Affari Pubblici della Segreteria di Stato, la nunziatura apostolica in Germania e la nunziatura apostolica in Perù. È stato nominato vescovo prelato di Tunisi il 30 maggio 1992, ricevendo l’ordinazione il 22 luglio dello stesso anno. Il 31 maggio 1995 è stato promosso arcivescovo. Attualmente è presidente della Conferenza Episcopale Regionale del Nord dell’Africa (C.E.R.N.A).

 

Il Santo Padre ha quindi nominato vescovo di Tunisi mons. Maroun Elias Lahham, del clero del Patriarcato latino di Gerusalemme, finora rettore del Seminario patriarcale di Beit-Jala. Mons. Maroun Elias Lahham è nato in Giordania, a Irbed, il 20 luglio 1948. Dal 1961 al 1972 ha compiuto la sua formazione filosofica e teologica presso il Seminario patriarcale latino a Beit-Jala, dove ha ottenuto il baccellierato in Filosofia e Teologia. È stato ordinato sacerdote il 24 giugno 1972. Dal 1988 al 1992 ha studiato a Roma, conseguendo il Dottorato in Teologia pastorale presso la Pontificia Università Lateranense. Al suo rientro in Palestina, è stato nominato direttore generale delle scuole del Patriarcato latino (1992-1994). Dal 1994 era rettore del Seminario patriarcale di Beit-Jala.

 

 

PRESENTATO STAMANI IN SALA STAMPA VATICANA, IL CONGRESSO INTERNAZIONALE

“LA SACRA SCRITTURA NELLA VITA DELLA CHIESA”,

IN OCCASIONE DEL 40.MO ANNIVERSARIO DELLA DEI VERBUM,

COSTITUZIONE CONCILIARE SULLA RIVELAZIONE DIVINA.

AI NOSTRI MICROFONI IL VESCOVO VINCENZO PAGLIA

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Più di 400 partecipanti di 98 paesi, tra i quali un centinaio di vescovi, si incontreranno a Roma dal 14 al 18 settembre per un convegno biblico internazionale sul tema “La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa”, organizzato congiuntamente dalla Federazione Biblica Cattolica e dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità di Cristiani, in occasione del 40.mo anniversario di promulgazione della Costituzione conciliare Dei Verbum. La presentazione dell’incontro si è svolta, stamani, nella Sala Stampa della Santa Sede. Sono intervenuti, tra gli altri, il cardinale Walter Kasper, presidente del dicastero per l’Unità dei Cristiani, e mons. Vincenzo Paglia, presidente della Federazione Biblica Cattolica. Il momento culminante dell’incontro sarà l’udienza privata dei partecipanti con Benedetto XVI, il 16 settembre. Sulla presentazione di stamani, il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”: ha utilizzato le parole di San Girolamo, il cardinale Walter Kasper per sottolineare l’importanza della Dei Verbum nella vita di ogni credente. Il porporato ha ricordato come proprio la Costituzione conciliare sulla Divina Rivelazione abbia ribadito che “La parola di Dio è al primo posto. Soltanto per Suo tramite possiamo comprendere la Chiesa”. Il congresso internazionale convocato a 40 anni dalla promulgazione della Dei Verbum vuole dunque essere soprattutto un momento di riflessione critica sulla pastorale biblica alla luce della scelta compiuta dai padri conciliari:

 

“Il Concilio afferma l’essenza e l’importanza della Parola di Dio intesa come messaggio di salvezza e di vita. La rivelazione non è né un mito estraneo alla storia, né una speculazione astratta; essa avviene nella storia, che trova il suo compimento in Gesù Cristo”.

 

Nella Rivelazione, ha aggiunto il porporato, “Dio ci parla come ad amici nel suo grandissimo amore”. A questa interpretazione della Rivelazione corrisponde “una comprensione della fede che mira esclusivamente a Dio”.

 

“Tramite lo Spirito promesso alla Chiesa, la Parola di Dio, manifestatasi una volta per tutte in Gesù Cristo, si fa continuamente viva e presente nella Chiesa. Solo se la Chiesa ascolta ciò che lo Spirito ha da dire alle chiese (cfr. Ap 2 ss) essa può essere Chiesa che proclama la Parola. Una proclamazione di un messaggio salvifico rivolto a tutta l’umanità”.

 

Il cardinale Kasper non ha mancato di rimarcare l’impatto positivo della Dei Verbum nel dialogo ecumenico. Al congresso prenderanno, infatti, parte anche rappresentanti di altre Chiese e comunità ecclesiali. D’altro canto, rispondendo ai giornalisti, il cardinale Kasper ha affermato che stanno migliorando i rapporti con la Chiesa ortodossa russa. Dal canto suo, il vescovo Vincenzo Paglia, presidente della Federazione Biblica Cattolica ha rilevato che l’ecumenismo spirituale, più volte sottolineato da Benedetto XVI, “trova nell’ascolto comune delle Sacre Scritture un luogo privilegiato per progredire nel dialogo ecumenico”. Durante la conferenza sono stati presentati anche alcuni dati sul rapporto tra fedeli e Sacra Scrittura. Secondo una recente ricerca, in Italia, Francia e Spagna l’80 per cento dei cattolici praticanti ascolta la Bibbia solo durante la Messa della domenica e appena il 3 per cento la legge ogni giorno. Sembra dunque che per i cattolici dei Paesi oggetto della ricerca, la Bibbia sia ancora una libro riservato al clero, piuttosto che il libro della propria vita. Tuttavia, il 41 per cento dei fedeli ritiene che l’omelia sia il momento più utile per la crescita della propria fede. Di qui la necessità di riprendere l’esortazione di Giovanni Paolo II che affermava: “L’impegnativo compito della nuova evangelizzazione passa attraverso la riconsegna della Bibbia all’intero popolo di Dio”.

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Fra i principali relatori del convegno, che sarà accompagnato da una mostra: il cardinale Walter Kasper, il cardinale Carlo Maria Martini e l’arcivescovo di Abuja, John Onaiyekan, ai quali si affiancheranno più di 50 specialisti di fama internazionale. Tanti i temi che verranno affrontati, dal dialogo ecumenico al problema crescente del fondamentalismo. Ma torniamo all’importanza della Dei Verbum, una delle quattro costituzioni promulgate dal Concilio Vaticano II, con l’intervista di Giovanni Peduto al vescovo Vincenzo Paglia, presidente della Federazione Biblica Cattolica:

 

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R. – Direi che il contenuto principale è l’affermazione che la Parola di Dio si è avvicinata agli uomini sia attraverso la tradizione, che poi ha assunto anche una forma scritta, che è la Sacra Scrittura. Quindi, in questo senso, porre attenzione a questo tesoro che poi confluisce nella Bibbia, questo mi pare un punto fondamentale che porta a soluzione un problema che era piuttosto complesso. Per cui oggi, con la “Dei Verbum”, potremmo dire che la Bibbia è tornata abbondantemente nelle mani dei fedeli.

 

D. – Cosa è nato in questi 40 anni, grazie a questa Costituzione conciliare? Pensiamo al cammino ecumenico, per esempio …

 

R. – Non c’è dubbio che questo piccolo, forse il più piccolo, documento del Vaticano II, assieme a quello sulla Liturgia, ha portato gli sconvolgimenti più belli, diciamo, nella vita della Chiesa. Non solo oggi i cattolici leggono la Bibbia, ma il cammino ecumenico ha trovato nell’incontro di tutti i cristiani nella Scrittura una delle fonti più importanti per ritrovare quella fraternità e quell’unità che è nel fondamento, appunto, dell’impegno dell’ecumenismo.

 

D. – Primato della Parola di Dio, necessità del Magistero per la sua retta interpretazione, tesoro della tradizione: sono tre elementi che devono andare sempre insieme…

 

R. – Le rispondo con una frase di Sant’Agostino, bellissima. “La Bibbia, la si deve leggere sulle ginocchia della Chiesa”. E’ detto tutto. Non è possibile separare Bibbia e Chiesa, come non si può separare la madre da un bambino. In questo senso, la lettura della scrittura deve respirare con tutta la storia della Chiesa, perché lo Spirito continua a parlare. La Bibbia non è un libro morto. Gregorio Magno diceva: “La Scrittura cresce con chi la legge”, cioè con la Chiesa.

 

D. – Oggi i cristiani, a suo parere, in che misura leggono la Bibbia, e qual è il suo suggerimento per leggere bene la Bibbia?

 

R. – Io direi che, se da un verso la Bibbia è tornata abbondantemente, il cammino però perché ogni cristiano abbia la sua Bibbia, è ancora molto lungo. Io, per esempio, suggerirei che ogni cristiano abbia la sua Bibbia personale, quella che ha a casa sul comodino, ma anche quella che si porta in vacanza. Questo, secondo me, è un impegno che ciascuno di noi dovrebbe avere, così come l’ha con l’Eucaristia. Noi cerchiamo di nutrirci abbondantemente con il pane eucaristico; dovremmo fare altrettanto con la Parola di Dio, con la Sacra Scrittura. E non a caso, la “Dei Verbum” dice, assieme a tutta la tradizione della Chiesa: “La Chiesa ha venerato sempre l’Eucaristia e la Sacra Scrittura”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

In prima pagina: “Coerenza e coraggio nella fede, unità dei credenti, servizio ai poveri”: questo è il titolo del giornale che apre con il discorso del Papa al 1° gruppo di Presuli della Conferenza Episcopale del Messico in visita “ad Limina”.

Nazioni Unite: Presentato il rapporto sullo sviluppo umano: “Milleduecento bambini muoiono ogni ora di fame: una tragedia che interpella la coscienza del mondo”. India: oltre cinquecento persone uccise da un’epidemia di encefalite nel Nord.

 

Servizio vaticano –  Intervista  al cardinale. Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia, per rivivere il grande incontro ecclesiale: “Una Presenza, un dono, una gioia, una missione con il Papa nel cuore della Chiesa e del mondo”.

 

Servizio estero – Iraq: strage nella città meridionale di Bassora per l’esplosione di un’autobomba: sedici morti; i legali di Saddam smentiscono che il loro assistito abbia confessato crimini. Stati Uniti: primi segnali di epidemie per l’acqua contaminata nelle zone devastate dall’uragano Katrina. 

 

Servizio culturale – La scultura surrealista di David Hare nella mostra antologica allestita  presso le Chiese Rupestri di Matera.

 

Servizio italiano – In primo piano i temi della Banca d’Italia, della legge elettorale e del terrorismo

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 settembre 2005

 

 

LA CHIESA FESTEGGIA LA NATIVITA’ DI MARIA

- Intervista con padre Alberto Valentini -

 

La Chiesa celebra oggi la Natività di Maria. Attestata in oriente sin dai primi secoli e tramandata da pie devozioni, è raccontata dalla letteratura apocrifa. Ma che cosa riferiscono questi testi? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Alberto Valentini, monfortano, presidente dell’Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana:

 

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R. – Già dal secolo II il protovangelo di Giacomo che, come è noto, è un apocrifo, in maniera naturalmente immaginaria, ma piena di significato, ha cercato di rispondere alle domande plausibili che tutti si ponevano. Grazie a questo apocrifo conosciamo i nomi  simbolici dei genitori, conosciamo anche la storia di questa famiglia, che soffriva di sterilità – anche questo è un tema biblico che vuole sottolineare l’intervento del Signore. Conosciamo anche l’annuncio di un angelo riguardo la nascita, e poi la presentazione della nascita stessa di questa figlia straordinaria. Questo apocrifo ha avuto un grande influsso sia sulla pietà, sulla liturgia, in particolare sull’iconografia mariana, specialmente in Oriente, ma più tardi anche in Occidente. Si pensi in particolare alle raffigurazioni musive a Roma di Santa Maria Maggiore e di Santa Maria in Trastevere.

 

D. – A Gerusalemme esiste una chiesa dedicata a Sant’Anna, un tempo intitolata a Santa Maria dove nacque. Secondo la tradizione sarebbe stata costruita dove si trovava la casa dei genitori della Madonna. Che legame c’è tra questo luogo di culto e la Festa della Natività della Vergine?

 

R. – Si può pensare che derivi dal giorno della dedicazione di questa Chiesa, però ci potrebbe essere un motivo ancora più importante. Dato che Maria viene presentatA come l’aurora della salvezza, posta all’inizio di settembre indicava l’origine dell’anno liturgico orientale.

 

D. – Qual è il messaggio da cogliere in questa festività?

 

R. – Come sempre una natività è fonte di gioia. Quando si tratti della Natività della Vergine, che è preludio, annuncio, aurora della Natività di Cristo, la gioia non può che essere piena.

 

D. – In che modo viene narrata nei Vangeli aprocrifi la nascita di Maria?

 

R. – Il testo del protovangelo di Giacomo dice così: “E si compirono per Anna circa sei mesi e nel settimo mese ella partorì”. Si noti il discorso della sterilità, si noti l’anticipazione. Sono tutti segni dell’intervento provvidenziale di Dio. Anche i nomi sono simbolici. Anna stessa significa la misericordia di Dio. E Anna chiese: “Chi ho messo al mondo?” Rispose la levatrice: “Una bambina”. Anna riprese: “E’ stata magnificata l’anima mia in questo giorno”.

 

D. - Come deve vivere questo giorno il credente?

 

R. - Innanzitutto in atteggiamento di speranza, perché ogni nascita è segno che Dio non è stanco del mondo. Dobbiamo celebrarla come le origini della nostra storia di salvezza. Non c’è nessuna festa mariana che non sia festa di tutta la Chiesa, perché in Lei si inaugura quel mistero di salvezza che riguarda tutti noi. Si compie e poi si realizza pienamente nella gloria. Tutto quello che riguarda Maria riguarda noi e tutto quello che ha ricevuto Maria l’ha ricevuto per noi. Quindi, la sua nascita è l’aurora della salvezza, come dice la liturgia. La sua maternità è il dono di Dio per noi. La sua gloria è la nostra speranza.

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L’EUROPA TRA UNA POSSIBILE ESPANSIONE ECONOMICA E I RISCHI PETROLIO:

L’APPELLO DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA AI GOVERNI

 AFFINCHE’ LE SCADENZE ELETORALI NON CONDIZIONINO

IL RISANAMENTO DEI CONTI PUBBLICI

- Intervista con Alberto Quadrio Curzio -

 

Le scadenze elettorali non devono  condizionare l'azione di risanamento dei conti pubblici. L'ammonimento arriva dalla Banca Centrale Europea che nell'ultimo bollettino mensile invita i governi “ad essere pronti ad adottare  ulteriori interventi correttivi in caso di un'evoluzione preoccupante dei conti pubblici. Ma ascoltiamo come la BCE fotografa la situazione dell’economia di Eurolandia, nel servizio di Fausta Speranza:

 

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“L'espansione economica potrebbe rafforzarsi nella seconda metà dell'anno'' ma ci sono i rischi legati ai ''protratti rincari del petrolio”. Per quanto riguarda il fatidico 3 per cento per l'area euro, la BCE scrive che “al momento sembra che anche nel 2006 i rapporti tra disavanzi e PIL continueranno ad attestarsi su livelli prossimi o superiori sia nell'area che in diversi Stati membri”. E la BCE ricorda che i Paesi che hanno sforato i livelli di  deficit, grazie alle nuove regole del Patto, “godono di un periodo relativamente lungo per porre rimedio alla situazione”. Ma aggiunge anche, senza fare il nome di nessuno Stato, che specie nei Paesi vicini ad un appuntamento elettorale le considerazioni di ordine politico non dovrebbero distogliere le autorità governative  dall'applicazione di un'appropriata azione di bilancio”.

 

C’è, invece, un passo del bollettino in cui si parla proprio di Italia: “La strategia di fondo, basata  soprattutto sul contenimento della spesa – si legge - non si è dimostrata pienamente efficace, con un possibile sconfinamento, in particolare sul fronte della sanità”. L’Italia - sappiamo – rientra nel capitolo dedicato alla finanza pubblica e agli squilibri di bilancio in cui rientrano anche altri quattro Paesi: Francia, Germania, Portogallo, Grecia. E l’Italia compare, con il Portogallo, quando si dice: è “essenziale” che Italia e  Portogallo “adottino ora una strategia di riforma credibile e misure strutturali tali da progredire nell'azione di risanamento almeno al ritmo promesso”.

 

Ma in definitiva, per l’Europa quali prospettive emergono, tra un possibile rafforzamento dell’espansione economica nella seconda metà dell’anno e i rischi petrolio? Lo chiediamo all’economista Alberto Quadrio Curzio:

 

R. – Un certo rasserenamento di orizzonte per quanto riguarda la crescita, ma con due grandi incognite. La prima, appunto, quella petrolifera, perché gli effetti dell’aumento di prezzo si vedranno nei prossimi mesi invernali, che comportano già un forte consumo energetico che andrà quindi per via dei costi a trasferirsi sui prezzi. Il secondo rischio che io vedo è un rischio che abbiamo da lungo periodo e cioè che questa ripresa europea, continuamente annunciata, è sempre una debole ripresa. Se tutto va bene marceremo poco sopra l’1,2 fino ad un massimo di 1,5 per cento, a fronte di Paesi sviluppati e in particolare degli Stati Uniti che, pur con tutti i loro problemi, marciano a ritmi superiori al 3 per cento. 

 

“E' deplorevole – si legge nel bollettino BCE - che il ritmo di  risanamento dei bilanci continui a essere troppo lento. In  alcuni Paesi gli obiettivi di correzione dei disavanzi eccessivi  rischiano di non essere raggiunti''. Dunque, una forte strigliata  ai governi? Ancora l’economista Quadrio Curzio:

 

R. – Si una forte strigliata ai governi, ma per certi versi una strigliata eccessiva ai governi, perché dobbiamo tenere ben distinti Paesi che hanno un forte debito pubblico e che quindi dovrebbero attuare delle politiche di risanamento efficaci – come l’Italia – da Paesi che non hanno un forte debito pubblico – come Francia e Germania – che farebbero male, a mio avviso, ad eccedere nella compressione del deficit in un momento in cui le economie crescono lentamente.

 

A proposito della peculiarità italiana, il bollettino mensile della BCE afferma che ''il rapido venir meno degli effetti legati  alle misure temporanee degli anni precedenti ha contribuito ad accelerare il deterioramento della posizione di bilancio''. L’opinione di nuovo di Alberto Quadrio Curzio:

 

R. – Pur sapendo tutti com’è la situazione dei conti pubblici italiani e in particolare la nostra preoccupazione come economisti di un rapporto debito sul PIL che sta ricominciando a crescere, questo è l’aspetto più preoccupante. Bisogna anche tenere presente che l’Italia sta entrando in un anno elettorale. Giustamente questo non riguarda la Banca Centrale Europa, ma purtroppo in un anno elettorale, come ahimé era già avvenuto anche quando concluse il governo Amato la precedente legislatura, sui conti pubblici si lavora poco seriamente. Temo che quest’anno, che ci divide dalla primavera del 2006, finirà per essere un anno sostanzialmente sprecato dal punto di vista del governo della finanza pubblica.

 

D. – Ma professore, ce lo possiamo permettere questo spreco di tempo?

 

R. – Non possiamo assolutamente permettercelo, perché cresciamo lentamente e come dicevo prima il debito sul PIL sta riprendendo a crescere. Bisognerebbe, invece che pensare troppo alle politiche partitiche ed elettoralistiche, pensare al bene comune del Paese che è tutto affatto diverso. Questo lo dico soprattutto al governo, che ha la responsabilità delle scelte, ma lo dico anche all’opposizione.

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NON C’E’ SVILUPPO SENZA EDUCAZIONE:

COSI’ IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN,

NELL’ODIERNA GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’ALFABETIZZAZIONE

- Ai nostri microfoni, don Aldo Martini -

 

L’alfabetizzazione è la leva chiave dello sviluppo sostenibile dei popoli: è quanto sottolinea il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, nel messaggio per l’odierna Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione. L’educazione, sottolinea Annan, è uno strumento necessario per ottenere sviluppo economico, progresso sociale e difesa dell’ambiente. Ancora oggi, nel mondo ci sono 800 milioni di persone analfabete. Oltre 100 milioni di bambini, a causa di guerre e povertà, non hanno accesso alle scuole primarie. Sull’importanza dell’educazione nei Paesi in via di sviluppo, Alessandro Gisotti ha intervistato don Aldo Martini, presidente dell’OPAM, l’Opera per la promozione dell’Alfabetizzazione nel mondo:

 

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R. – L’esperienza ci insegna che l’alfabetizzazione è il migliore strumento per l’elevazione della persona umana, per la sua liberazione. Serve per sradicare la povertà, per dare opportunità di lavoro, uscire da situazioni di impasse, soprattutto per quanto riguarda la condizione della donna; promuove la salute nelle famiglie perché dove c’è istruzione c’è maggiore attenzione ai problemi sanitari; promuove la partecipazione democratica e anche la difesa dell’ambiente su cui, appunto, insiste Kofi Annan.

 

D. – Come si concretizza l’attività dell’OPAM, forte di un’esperienza ultratrentennale?

 

R. – Noi operiamo esclusivamente nel campo dell’alfabetizzazione, sia pure intesa in senso largo, con mini-progetti, cioè piccoli interventi di 5-6 mila euro, in modo che siano facilmente gestibili come tipologia: costruzione di scuole, offrire la possibilità ai bambini, anche attraverso il sistema dell’adozione scolastica a distanza, di poter accedere alla scuola ...

 

D. – Ecco, negli ultimi anni avete investito soprattutto sugli insegnanti: perché?

 

R. – Nonostante l’aumento della popolazione scolastica, non è aumentato di pari misura il numero degli insegnanti. Si calcola che per raggiungere gli obiettivi proposti dalle Nazioni Unite servirebbero 45 milioni di insegnanti qualificati. Questo è il problema grave! In molti Paesi in via di Sviluppo noi assistiamo a fenomeni di classi che arrivano fino a 100 bambini per insegnante, mentre nei Paesi dell’OCSE, per esempio l’Italia, sono circa 11,3 bambini per ogni insegnante. Ma quello che è più grave ancora è che spesso questi insegnanti sono privi di un titolo di studio adeguato: per esempio, in Sierra Leone, il 60 per cento dei maestri elementari e il 45 per cento degli insegnanti di scuola superiore è privo di una qualifica adeguata. Un’altra carenza grande è la mancanza di donne insegnanti, soprattutto per quanto riguarda l’insegnamento scolastico delle bambine. Nel 2004 abbiamo messo in atto 31 progetti, il 39 per cento di quelli finanziati in tutto l’anno, che riguardano gli insegnanti: abbiamo contribuito a pagare lo stipendio che in molti Paesi si aggira sui 15 euro al mese, quindi sono cifre sempre irrisorie. 15 euro, una pizza e una birra! Un maestro in Congo, ad esempio, va avanti con questa cifra. Abbiamo contribuito a pagare lo stipendio a 345 insegnanti, raggiungendo circa 25 mila persone tra adulti e bambini, e abbiamo anche lanciato uno slogan: “Chi adotta un bambino, salva una vita e dà speranza ad una vita. Chi adotta un maestro, salva un villaggio intero, dà futuro ad un popolo”.

 

D. – Avete in programma iniziative particolari per il prossimo futuro?

 

R. – Noi speriamo di lanciare un evento nel mese di ottobre, proprio per sensibilizzare su questo problema dell’istruzione attraverso l’adozione dei maestri. Nel mese corrente, il nostro giornale ha dedicato la maggior parte dei suoi progetti proprio a questo problema dell’insegnamento. Si può trovare nel sito web www.opam.it e chiunque può vedere in quale forma eventualmente contribuire a risolvere questo problema.

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CHIESA E SOCIETA’

8 settembre 2005

 

LA POVERTÀ UCCIDE OGNI ORA NEL MONDO 1200 BAMBINI. AUMENTA IL DIVARIO RICCHI - POVERI: I 500 UOMINI PIÙ RICCHI GUADAGNANO COMPLESSIVAMENTE

DI PIÙ DEI 416 MILIONI DI PERSONE PIÙ POVERE NEL GLOBO. SONO SOLO ALCUNI DATI DEL RAPPORTO ONU 2005 SULLO SVILUPPO UMANO RESO NOTO IERI

- A cura di Paolo Ondarza -

 

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NEW YORK. = Sproporzioni e disparità inaccettabili nella fotografia scattata dall’ONU sullo sviluppo: il mondo è in ritardo nel conseguimento degli auspicati obiettivi del millennio fissati per il 2015. Il previsto dimezzamento della povertà per quella data non sarà conseguito e tra dieci anni ancora 827 milioni di persone verseranno in stato di miseria estrema. Obiettivo non raggiunto neanche per quanto riguarda la riduzione della mortalità dei bambini e l’accesso all’istruzione. Se dal 1990 oltre 130 milioni di persone sono uscite dalla povertà estrema, in 18 Paesi la situazione è peggiorata e 10 milioni di bambini muoiono ogni anno per cause evitabili. Almeno 2,5 miliardi di persone vivono ancora con meno di due dollari al giorno; non vanno a scuola 115 milioni di bambini. Tra questi, solo 30 milioni hanno avuto negli ultimi tempi accesso all’istruzione. L’acqua potabile è un bene sempre più prezioso, oltre un miliardo di persone non ne dispongono e 2,6 miliardi non hanno servizi sanitari. Il rapporto propone la chiusura di un calendario per arrivare ad aiuti da parte dei Paesi ricchi pari allo 0,7 percento del PIL entro il 2015. Il rapporto indica, inoltre, in alcuni Paesi ricchi, tra cui l’Italia, i donatori meno generosi. Sul commercio, l’ONU condanna tassazioni inique a danno dei Paesi poveri. Tra i principali ostacoli nella lotta alla miseria, addita i conflitti armati. Lo sviluppo dei Paesi poveri - si legge infatti nel testo - è la chiave nella battaglia per la pace globale e la sicurezza collettiva.

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FAR TESORO DEL RICCO PATRIMONIO DI VALORI CRISTIANI E SPIRITUALI,

CONDIZIONE PER L’AUTENTICO SVILUPPO IN EUROPA:

COSI’, IL CARDINALE RENATO MARTINO

AL XV FORUM ECONOMICO INTERNAZIONALE, SVOLTOSI IERI IN POLONIA

- A cura di Paolo Scappucci -

 

KRYNICA. = “Se mancano una visione integrale della persona umana, il pieno rispetto della sua inalienabile dignità e il riconoscimento dei suoi diritti fondamentali, la democrazia si trasforma in tecnica procedurale, la biotecnologia in fabbricazione della vita e dell’uomo, le tecnologie dell’informazione in produzione di mondi virtuali e si aprono le porte a forme inedite di asservimento dell’uomo all’uomo”. Lo ha affermato il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Martino, aprendo ieri a Krynica, in Polonia, il XV Forum economico internazionale promosso dall’Istituto di Studi d’Europa dell’Est sul tema: “Le sfide europee: modello e confini d’Europa”. Ponendo ai numerosi intellettuali, scienziati, operatori economici, politici e giornalisti partecipanti al raduno l’interrogativo preliminare se può darsi autentico sviluppo in Europa senza far tesoro del suo ricco patrimonio cristiano e spirituale, il porporato ha sottolineato che i valori di verità, libertà, solidarietà e responsabilità hanno reso possibile la “costruzione europea”. Ed è sulla base di questi stessi valori che l’Europa potrà adempiere al suo futuro: costruire la pace dentro i suoi confini e nel mondo intero. Ed ha aggiunto il cardinale Martino: “ Questo vecchio Continente, che ha conosciuto prima degli altri guerre di religione, imperialismi, ideologie e totalitarismi, ha il dovere di proporsi oggi al mondo come un laboratorio di convivenza pacificata, di solidarietà e di pace”. Il presidente di Giustizia e Pace, sulla base del magistero sociale di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI e riferendosi spesso al Compendio della Dottrina sociale della Chiesa di recente pubblicazione da parte del Dicastero, ha parlato dell’etica cristiana e del capitalismo postindustriale. Riaffermando che la dottrina sociale cristiana riconosce la positività del mercato e dell’impresa ma indica al tempo stesso la necessità che questi siano orientati verso il bene comune, il cardinale Martino ha concluso rilevando la necessità di una visione personalistica, in cui persona e società, libertà e solidarietà, non solo non si escludano, ma siano condizione l’una dell’altra.

 

 

 

PARTECIPAZIONE ATTIVA ALLE ELEZIONI E ALLA VITA PUBBLICA.

LO CHIEDONO I VESCOVI DELLA TANZANIA IN UNA LETTERA PASTORALE

IN VISTA DELLE ELEZIONI POLITICHE DI OTTOBRE

 

DAR ES SALAAM.= Una partecipazione attiva e responsabile al processo elettorale e alla costruzione della società: è l’appello lanciato dall’episcopato della Tanzania, in vista delle elezioni politiche che si svolgeranno nel Paese dell’Africa orientale il prossimo 30 ottobre. In una lettera pastorale, intitolata “Preoccuparsi del bene di tutti”, presentata lo scorso 15 luglio durante la visita del presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, l’episcopato ribadisce l’importanza delle elezioni. I presuli della Tanzania – riferisce l’Agenzia Zenit – ritengono “un dovere partecipare alla consultazione” e ricordano anche i principi che devono guidare l’azione politica: “il bene comune”, “la solidarietà”, la “partecipazione alla vita pubblica” e la “sussidiarietà”. E’ necessario - si legge nel documento - prestare attenzione anche ad alcune questioni etiche fondamentali, come la necessità di “prendersi cura della vita familiare”, sostenere la vita matrimoniale e le “opportunità educative” per i bambini. A queste priorità si aggiunge la questione più delicata: “la creazione e la distribuzione della ricchezza”, che in Tanzania sta assumendo dimensioni preoccupanti. “Adeguate politiche economiche devono aiutare a ridurre il crescente divario tra ricchi e poveri”, avvertono i vescovi. I presuli non dimenticano, poi, di denunciare che “la corruzione continua ad essere un grande male nella società”. Tutto l’episcopato tanzaniano si impegna, infine, a portare avanti gli sforzi per collaborare con le altre confessioni religiose in uno spirito di amore comune in favore del popolo del Paese africano. In Tanzania, dove la popolazione è di circa 36 milioni, i cristiani sono il 30 per cento. Tra questi, almeno 10 milioni sono cattolici. (A.L.)

 

 

UN PRIMO PASSO VERSO LA PACE MONDIALE: COSÌ L’ARCIVESCOVO DI LAHORE,

MONS. LAWRENCE SALDANHA, DEFINISCE L’INCONTRO TRA I MINISTRI DEGLI ESTERI

DEL PAKISTAN ED ISRAELE TENUTOSI GIOVEDÌ SCORSO IN TURCHIA

 

LAHORE. = L’incontro dello scorso primo settembre in Turchia tra il ministro degli Esteri israeliano, Silvan Shalom, ed il suo collega pakistano, Khurshed Kasuri, “è un passo ottimo e realistico verso la pace mondiale”. Lo ha detto all’Agenzia    “AsiaNews” l’arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence Saldanha, precisando che “tutte le fedi dovrebbero lavorare insieme per la pace”. “I cristiani che sono stati allontanati dalla Palestina – ha aggiunto il presule – dovrebbero poter tornare e partecipare ai colloqui di pace”. L’incontro è stato definito “storico” dal ministro Shalom ed il governo israeliano ha espresso l’auspicio che questo primo colloquio “possa costituire l’inizio di aperte e proficue relazioni tra i due Paesi”. L’importanza dell’incontro è stata riconosciuta anche dal governo di Islamabad che ha sottolineato il valore del ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza per l’avanzamento del processo di pace in Medio Oriente. Israele e Pakistan non hanno mai allacciato relazioni diplomatiche proprio a causa della questione palestinese. L’incontro del primo settembre, avvenuto grazie alla mediazione della Turchia, potrebbe però precedere l’avvio di relazioni diplomatiche tra i due Stati. L’occasione di questo storico annuncio potrebbe essere l’incontro tra il presidente pakistano Musharraf ed il premier israeliano Sharon previsto a New York a margine dei lavori dell’Assemblea Generale dell’ONU, dal 13 al 15 settembre. (A.L.)

 

 

IERI, 50.MO ANNIVERSARIO DEL “DISCORSO SULLA CARITA” DI RAOUL FOLLEREAU: L’ASSOCIAZIONE VOGLIO VIVERE ONLUS DI BIELLA LO RICORDA,

DIVULGANDONE IL TESTO

- A cura di Roberta Moretti -

 

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FOURVIÈRES. = “Il Cristianesimo è la rivoluzione tramite la carità”: era il 7 settembre del 1955, quando Raoul Follereau, poeta e letterato francese, conosciuto come l’Apostolo dei lebbrosi” per la sua esperienza di vita nei lebbrosari di tutto il mondo, pronunciò queste parole in un celebre discorso rivolto a 2 mila giovani seminaristi riuniti nel Teatro Antico di Fourvières, in Francia. Un discorso dedicato alla carità e divenuto punto di riferimento anche per le generazioni future. Lo ricorda, 50 anni dopo, l’Associazione Voglio Vivere Onlus di Biella, membro dell’Unione Raoul Follereau, divulgandone il testo. Per Follereau, la carità è un impegno di ogni istante, una condivisione continua, per “restituire l’uomo all’amore”. “La carità – spiega, rivolgendosi ai futuri sacerdoti – non conosce classi, caste o razze, se ne infischia delle frontiere, non ammette la guerra; la carità è più forte della morte”. Ma attenzione, precisa: “La carità: non l’elemosina. Non quell’offerta sdegnosa che si lascia cadere, che se offende colui che la riceve, svergogna di sicuro colui che la dà”. Inoltre, “carità” non significa “solidarietà”, che è la “riduzione laica della carità”. Essa, invece, “deve essere fatta per amore di Dio”, altrimenti diventa “generosità, altruismo, filantropia”. Realizzandosi nella gioia, è “la storia e la gloria del Cristianesimo”, perché riflette “il volto di Cristo sul viso del povero, del sofferente, del perseguitato”. Follereau racconta poi la sua esperienza di vita in difesa e sostegno dei lebbrosi, marchiati da una “scomunica sociale”. Ma è il denaro, secondo lui, la vera lebbra da combattere, “tiranno, subdolo, tetro”. Follereau ricorda, infine, il suo incontro con il Papa a Castel Gandolfo: “Ciò che occorre – mi disse – è insegnare di nuovo agli uomini ad amare”. Amare e così “rendere Dio al mondo”.

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SI E’ SPENTA IERI AD ANGRI, IN PROVINCIA DI SALERNO, LA SUORA MALATA DI

CANCRO CHE IL 15 GIUGNO SCORSO AVEVA PARLATO AL CELLULARE CON

BENEDETTO XVI

 

ANGRI. = Dopo una lunga malattia, è morta ieri nel monastero delle Battistine di Angri, in provincia di Salerno, suor Maria Cristina Marinelli, la religiosa che il 15 giugno scorso, al termine dell’udienza di Benedetto XVI in Piazza San Pietro,    aveva parlato al cellulare con il Santo Padre. Malata di cancro, le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi giorni. La religiosa desiderava tanto incontrare il Pontefice, stringergli la mano o anche solo vederlo, ma un improvviso peggioramento di salute l’aveva costretta a rinunciare al viaggio per Roma. Grazie all’intervento del consigliere comunale di Angri, Emilio Testa, poté almeno scambiare qualche parola con il Papa. “Io non sono potuta andare dal Signore e il Signore è venuto da me. Sapere che Dio attraverso i suoi ministri è accanto a me è grandioso”, aveva commentato, descrivendo l’emozione provata nel parlare con il Santo Padre. Neanche un mese fa era partito da Angri un appello affinché il Papa pregasse per lei. I funerali si sono svolti stamattina alle 10.30, presso la parrocchia di Santa Annunziata ad Angri. (R.R.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

8 settembre 2005

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

In Ucraina, il presidente Yushchenko, ha licenziato il governo del primo ministro, Iulia Timoshenko, dopo una lunga serie di incomprensioni e di scontri pubblici tra i membri dell’esecutivo. Il servizio di Giuseppe d’Amato:

 

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La crisi era nell’aria da tempo, ma nessuno si attendeva una conclusione così rapida ed imprevista. Il presidente Yushchenko ha sciolto il governo e licenziato il premier Iulia Timoshenko, la cosiddetta “pasionaria” della “Rivoluzione Arancione” dell’autunno passato. “E’ venuto a mancare lo spirito di squadra, ha spiegato il leader ucraino. Gli scontri – ha aggiunto- sono continui e non bisogna spingere il Paese verso un pericoloso populismo”. Con le elezioni parlamentari, previste per la fine di marzo, i democratici ucraini avevano tempo fino a dicembre per le riforme. Si sono incagliati, però, sulla revisione delle controverse privatizzazioni: gli interessi in ballo sono enormi. Lunedì scorso, il prologo della crisi con le dimissioni clamorose del segretario di Stato che ha accusato pubblicamente di corruzione alcuni membri del governo e in particolare il responsabile della Sicurezza, Petro Poroshenko. E’ subito partita un’indagine della magistratura. Le dimissioni successive del vice premier hanno poi probabilmente determinato la scelta di Yushchenko, che ha sospeso anche un suo consigliere. Il presidente ucraino ha conferito l’incarico di formare il nuovo esecutivo al governatore della regione di Dnepropetrovsk, Yuri Yekhanurov. Serve un governo i cui membri la finiscano di litigare e il cui operato sia il più trasparente possibile.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Non ci sono ancora dati sull’affluenza alle urne per le prime elezioni presidenziali pluraliste nei 52 anni di Repubblica in Egitto. Il ministro dell’Informazione, Anas el Feki, si è limitato a dire che la partecipazione alle prime elezioni presidenziali pluraliste nella storia dell’Egitto è stata elevata. Il ministro, che parlava ad una conferenza stampa, non ha voluto pronunciarsi su quando verranno annunciati i risultati della consultazione.  Lo spoglio delle schede è cominciato ieri subito dopo la chiusura dei seggi, alle 22 locali. In ogni caso, Hosni Mubarak, è certo che sarà confermato per un quinto mandato di sei anni.

 

Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmud Abbas), ha rinunciato al viaggio a New York, dove avrebbe dovuto partecipare ai lavori dell’Assemblea Generale dell’ONU, a causa del deterioramento della sicurezza nei Territori palestinesi. Lo ha annunciato oggi il negoziatore palestinese, Saeb Erekat, precisando che il presidente ha rinunciato al viaggio dopo l’uccisione delll’ex capo del servizio di intelligence, Mussa  Arafat, colpito ieri da un gruppo di fondamentalisti palestinesi. Questi ultimi, hanno anche rapito il figlio Manhal. Secondo il quotidiano palestinese ‘Al Ayyam’ i rapitori hanno detto che lo stanno interrogando per far luce su asseriti rapporti di collaborazione del padre con i servizi segreti israeliani. A Betlemme, intanto, è sempre più difficile la situazione della popolazione. Ascoltiamo il sindaco della città, Victor Batarseh, al microfono di Laure Stéphan:

 

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LA POPULATION DE BETHLEHEM SOUFFRE BEAUCOUP …

“La popolazione di Betlemme soffre molto. La situazione è grave; la situazione economica e politica di Betlemme, con questa linea di separazione, è molto grave, Betlemme è diventata una grande prigione: non c’è turismo, non ci sono impiegati che vanno a Gerusalemme, perché serve un permesso speciale per andare a Gerusalemme a lavorare. La situazione è grave. A Betlemme c’è migrazione cristiana, più che musulmana. Bisogna aiutare Betlemme! Per questo ho invitato il Papa a venire a Betlemme per vedere con i suoi occhi come viviamo qui!”.

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L’ex presidente iracheno, Saddam Husseim, ha confessato i crimini commessi. Lo ha detto in un’intervista televisiva il capo dello Stato, il curdo Jalal Talabani. “Uno dei giudici è stato capace di strappargli la confessione”, ha detto Talabani aggiungendo che “ci sono cento ragioni per cui Saddam debba essere giustiziato”. Il prossimo 19 ottobre inizierà il processo all’ex presidente iracheno, cui verrà specificamente contestato di avere ucciso 143 sciiti nel villaggio di Dujail nel 1982.

 

Bouriki Bouchta, l’imam espulso ieri dal territorio italiano in applicazione delle leggi antiterrorismo, e' stato fermato dalla polizia marocchina al suo arrivo ieri a Casablanca. Dopo l’espulsione, l’imam ha dichiarato che “le accuse non sono legittime, non sono verificabili”. Al momento, non risulta che la giustizia marocchina abbia aperto un’inchiesta su Bouchta.

 

Nello Sri Lanka, una persona è rimasta uccisa e diverse altre ferite nel panico seguito ad un allarme bomba scattato a bordo di un aereo saudita subito dopo il decollo dall'aeroporto di Colombo.

 

Negli Stati Uniti, quattro sfollati potrebbero essere morti di una infezione batterica provocata dalle acque putride dell’alluvione causata da Katrina, secondo un portavoce dei ‘Centers for Disease Control and Prevention’ di Atlanta. La morte di un evacuato dell’uragano in Texas e di altre tre persone in Mississippi sarebbero state provocate dal ‘Vibrio Vulnificus’, un cugino benigno del colera, diffuso usualmente attraverso il consumo di cibi contaminati, ma che può anche penetrare attraverso ferite aperte. Intanto, è ripresa la navigazione a doppio senso sul Mississippi.

 

E mentre si moltiplicano gli sforzi di solidarietà internazionale, rimane ancora aperta la questione legata all’offerta di aiuti venuta agli USA da Cuba. Fidel Castro ha infatti messo a disposizione degli Stati Uniti diverse centinaia di medici cubani e 34 tonnellate di medicinali. Il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, ha detto che Washington tiene in considerazione la proposta, ricordando però la mancanza di libertà del popolo di Cuba. Ascoltiamo il commento di Maurizio Chierici, esperto di questioni cubane, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – Normalmente, Castro manda sempre i medici in situazioni d’emergenza. Ricordo il tifone Mitch che si abbatté sul Nicaragua - un uragano che aveva la stessa dimensione e intensità di Katrina, anche se ad essere colpita non fu una città grande come New Orleans – e nell’emergenza ho visto dei medici olandesi scappare dopo due giorni, mentre i cubani rimasero lì. Chiaramente in quest’occasione c’è stato anche un sottinteso politico.

 

D. – Eppure, in passato Cuba aveva detto “no” ad aiuti statunitensi per far fronte a catastrofi naturali, come pure Washington aveva rifiutato la solidarietà di Castro dopo l’11 settembre. E’ una strategia frutto dell’embargo?

 

R. – Al di là dell’embargo, Cuba sta diventando il decimo cliente diretto degli Stati Uniti per i prodotti agropecuari. Chiaramente, gli Stati Uniti e Cuba usano questi confronti indiretti attraverso le calamità anche per fare propaganda da una parte e dall’altra. E’ singolare però un’altra cosa: gli unici aiuti accettati da Washington e offerti dall’America Latina – per esempio da Brasile e Cile – sono stati quelli di due Paesi molto diversi: il Messico - e questo è comprensibile: è un ‘vicino’ e poi c’è una grande amicizia tra Fox e il presidente Bush - e il Venezuela, nonostante una grande inimicizia tra il capo della Casa Bianca e Chavez. Questo perché sono due Paesi petroliferi. Il petrolio è il vero problema degli Stati Uniti in questo momento.

 

D. – A prevalere, allora, sono ancora gli interessi economici?

 

R. – Gli interessi economici superano tutto. Pensiamo che ogni giorno, prima dell’uragano, Bush e Chavez si erano affrontati con parole molto dure, la Casa Bianca verso Chavez e questi direttamente verso la Casa Bianca. Improvvisamente, adesso nasce questo idillio sul petrolio: è un idillio ‘armato’, che durerà qualche tempo, perché il petrolio di Chavez è per il momento il petrolio più sicuro per gli Stati Uniti. Il petrolio, insomma, resta il centro di tutto!

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I colloqui a sei sulla crisi nucleare nordcoreana riprenderanno martedì prossimo a Pechino, dopo oltre un mese di sospensione. Lo ha confermato oggi la Cina. “La seconda fase della quarta serie dei negoziati a sei si terrà a Pechino il 13 settembre”, ha detto alla stampa il portavoce del ministero degli Esteri, Qin Gang. Il portavoce non ha però indicato una data per la fine dei colloqui, a cui partecipano le due Coree, la Cina, il Giappone, la Russia e gli USA. La data del 13 settembre era stata già indicata dall’agenzia sudcoreana “Yonhap”. Le prime tre tornate di colloqui erano stati inconcludenti; la quarta serie era ripresa alla fine di luglio, dopo un’interruzione di un anno, e erano stati sospesi il 7 agosto, dopo di 13 giorni, a causa del rifiuto di Washington di riconoscere il “diritto incondizionato” della Corea del Nord all’utilizzo dell’energia nucleare per usi civili. I sei Paesi da anni cercano di convincere Pyongyang a rinunciare ai propri programmi nucleari.

 

Il governatore della California, Arnold Schwarzenegger, porrà il veto sulla legge approvata martedì dal Parlamento statale che  legalizza i matrimoni fra persone dello stesso sesso. Secondo Schwarzenegger, la legge è in contrasto con la volontà degli elettori che, cinque anni or sono, approvarono una proposta di referendum perché la California non riconosca i matrimoni omosessuali contratti in altri Stati.

 

Nel Daghestan, un soldato è stato ucciso questa mattina quando ignoti hanno sparato contro un accampamento delle truppe del ministero russo dell’Interno nella repubblica caucasica. Lo ha detto un funzionario del ministero. “Alcuni uomini sconosciuti sono arrivati a bordo di un’automobile e hanno sparato con armi automatiche verso i soldati, uno dei quali è stato ferito a morte”, ha detto il funzionario citato dall'agenzia di stampa ITAR-TASS. Secondo questa fonte, i soldati non sono riusciti a difendersi tempestivamente. Decine di soldati e di poliziotti sono stati uccisi quest’anno nel Daghestan, Paese povero, a maggioranza musulmana, vicino alla Cecenia.

 

 

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