RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
251 - Testo della trasmissione di giovedì 8 settembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Oggi
la Chiesa festeggia la Natività di Maria: intervista con padre Alberto
Valentini
CHIESA E SOCIETA’:
L’intervento del cardinale Renato Raffaele Martino
al Forum economico in Polonia
Partecipazione attiva alle elezioni e alla vita
pubblica: lo chiedono i vescovi della Tanzania
In Ucraina, il presidente Yushenko, alle prese con un dirompente scandalo
di corruzione nel suo entourage, licenzia in blocco il governo
8 settembre 2005
I
CRISTIANI TRASFORMINO LA SOCIETA’ CON L’AMORE,
RIDANDO
DIGNITA’ AI POVERI E AGLI ESCLUSI.
SOLO
COSI’ SI PUO’ DARE RAGIONE DELLA PROPRIA SPERANZA.
E’ QUANTO HA DETTO IL PAPA NEL SUO DISCORSO
AI VESCOVI MESSICANI RICEVUTI PER LA VISITA
AD LIMINA
La fede autentica trasforma la
società con l’amore non con l’odio, impegnando i credenti a testimoniare con
coerenza e coraggio il Vangelo a sostegno dei diritti e della dignità dei più
poveri. Questo in sintesi il messaggio di Benedetto XVI ai vescovi messicani
ricevuti stamane nel Palazzo Apostolico a Castel Gandolfo per la visita ad
Limina. Il servizio di Sergio Centofanti:
**********
Benedetto XVI chiede alla
Chiesa messicana di continuare ad illuminare con la luce del Vangelo “i
profondi aneliti” della popolazione a consolidare “istituzioni democratiche , economiche e sociali che riconoscano
i diritti umani e i valori culturali” di questo Paese. Il Messico – nota il
Pontefice – sta vivendo “un periodo di transizione caratterizzato dalla
presenza di gruppi che, a volte in maniera più o meno ordinata, cercano nuovi spazi di partecipazione”:
molti di essi sostengono con
particolare forza le
rivendicazioni dei poveri e di quanti sono esclusi dallo sviluppo, soprattutto
gli indigeni.
Citando il Messaggio per la
Giornata Mondiale della Pace di Giovanni Paolo II del 1997, Benedetto XVI
ricorda che “occorre, per i singoli e per i popoli, una sorta di “purificazione
della memoria”, affinché i mali di ieri non tornino a prodursi ancora. Non si
tratta di dimenticare quanto è avvenuto, ma di rileggerlo con sentimenti nuovi,
imparando proprio dalle esperienze sofferte che solo l'amore costruisce, mentre
l'odio produce devastazione e rovina”.
La società – sottolinea ancora
il Pontefice – “interpella e
osserva la Chiesa esigendo coerenza
e coraggio nella fede. Segni visibili di credibilità saranno la testimonianza
di vita, l’unità dei credenti, il servizio ai poveri e la instancabile
promozione della loro dignità”.
Il Papa invita i cristiani ad
assumere “l’impegno di trasformare la società come esigenza fondamentale della
sequela di Cristo”, vivendo il Vangelo nelle diverse dimensioni della vita:
“solo così – ha affermato - si può dare
ragione della propria speranza”.
Benedetto XVI guarda alla situazione dei giovani che vivono in
“una società caratterizzata da un crescente pluralismo culturale e religioso”:
molti di essi smettono di frequentare la comunità ecclesiale dopo aver ricevuto
i sacramenti dell’iniziazione cristiana e si ritrovano “soli e come
disorientati”, in mezzo a correnti di pensiero “secondo le quali l’uomo può
raggiungere la sua pienezza, senza che Dio sia necessario o addirittura contro
Dio, grazie al potere tecnologico, politico ed economico”. Il Papa chiede alle
famiglie e alla Chiesa un grande impegno nel campo della formazione giovanile. Ma “la sola conoscenza dei
contenuti della fede – rileva – non
potrà mai sostituire l’esperienza dell’incontro personale con il Signore”. Ed è
questo incontro con Cristo che i formatori devono trasmettere, soprattutto con
l’esempio e la testimonianza.
Benedetto XVI, dopo aver
elogiato l’impegno della Chiesa messicana in tutti i campi, culturali e
sociali, dall’evangelizzazione alla promozione umana, ha rilevato che “la
Chiesa in Messico riflette il pluralismo della stessa società, plasmata in
molte e diverse realtà, alcune molto buone e promettenti e altre più
complesse”. Nel rispetto delle varie realtà locali, il Papa ricorda che
nell’evangelizzazione “bisogna essere
creativi” ma “sempre nella fedeltà alla Tradizione della Chiesa e del suo
magistero”. In questo senso va costantemente promossa la comunione ecclesiale:
comunione con il Successore di Pietro e collegialità. Anzi il Papa invita i
vescovi a unire sempre di più le forze:
“i vescovi spesso – dice citando il Concilio Vaticano II - sono difficilmente in grado di svolgere in
modo adeguato e con frutto il loro ministero, se non realizzano una
cooperazione sempre più stretta e concorde con gli altri vescovi”.
Infine Benedetto XVI, ricordando l’odierna Festa della
Natività di Maria, affida tutta la Chiesa messicana alle “cure materne” della
Vergine.
***********
GLI
AUGURI DEL PAPA A DON ORESTE BENZI CHE IERI HA
COMPIUTO 80 ANNI:
BENEDETTO
XVI ESPRIME LA SUA RICONOSCENZA AL
SACERDOTE
CHE HA
SEMINATO SPERANZA E PACE NEL CUORE DI TANTE PERSONE ABBANDONATE
Benedetto XVI ha
rivolto i suoi più cordiali auguri per
gli 80 anni di don Oreste Benzi, il fondatore dell’Associazione Papa Giovanni
XXIII, comunità attiva in Italia e nel
mondo a sostegno di poveri, sfruttati ed emarginati. La Comunità ieri
pomeriggio a Rimini ha preso parte ad una Messa presieduta da don Oreste ed ha applaudito a lungo quando, al termine, e' stato letto il messaggio del
Papa a firma del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano.
Il Sommo Pontefice
- scrive il porporato - ''desidera rivolgerle
fervidi voti augurali unendosi spiritualmente all'intera Associazione
Papa Giovanni XXIII da lei fondata''. In
particolare, ''Sua Santità esprime viva riconoscenza per il lungo e infaticabile servizio da lei reso a
quanti versano in condizioni di disagio
e abbandono e invoca su di lei una rinnovata
effusione di favori celesti affinché possa proseguire con sempre generosa dedizione l'opera apostolica intrapresa seminando speranza e pace nel cuore di tante
persone provate e testimoniando il Vangelo della carità''. Con tali sentimenti
- conclude il messaggio - il Santo Padre ''di cuore imparte una speciale benedizione estensibile a collaboratori e
ospiti e benefattori e a quanti condividono la sua significativa missione ecclesiale in Italia e in altri
Paesi del mondo''.
Durante l'omelia della Messa da lui celebrata, don Benzi
ha più volte sottolineato che i
''frutti'' del lavoro svolto dalla
Comunità in questi anni ''sono resi possibili dall'amore a Gesù Cristo da parte di tutti gli
aderenti: 1709 persone presenti in 22 Paesi. Noi – ha detto - facciamo quello
che facciamo non perché siamo bravi, ma
perchè e' il Signore che ci ha messo insieme''. Don Oreste ha ricordato che “in 25 anni sono stati incontrati 7000 giovani tossicodipendenti ed accolti in
Comunità con una percentuale di
recupero dell'80 per cento”; sono invece
“5500 le donne liberate dalla
schiavitù della prostituzione''. Dopo la Santa Messa la comunità ha organizzato
una semplice festa per don Oreste facendogli
un regalo particolarmente gradito: un inginocchiatoio
portatile in legno.
NOMINE
Benedetto XVI ha nominato coadiutore del Patriarca di
Gerusalemme dei Latini, mons. Fouad Twal, finora arcivescovo-vescovo di Tunisi.
Mons. Fouad Twal è nato a Madaba, in Giordania, il 23 ottobre 1940. Il 29 giugno
1966 è stato ordinato sacerdote. Nell’agosto dello stesso anno è stato nominato
vice parroco a Ramallah, ad Irbed nel gennaio 1967, nel giugno 1968 a Mahatta.
Nel settembre 1972 ha intrapreso gli studi di Diritto Canonico presso la
Pontificia Università Lateranense e nell’ottobre del 1974 è entrato
nell’Accademia Pontificia ecclesiastica. Nel 1975 si è laureato in diritto
canonico. Dal 1977 al 1992 ha prestato servizio diplomatico presso la
nunziatura apostolica in Honduras, il Consiglio per gli Affari Pubblici della
Segreteria di Stato, la nunziatura apostolica in Germania e la nunziatura
apostolica in Perù. È stato nominato vescovo prelato di Tunisi il 30 maggio
1992, ricevendo l’ordinazione il 22 luglio dello stesso anno. Il 31 maggio 1995
è stato promosso arcivescovo. Attualmente è presidente della Conferenza
Episcopale Regionale del Nord dell’Africa (C.E.R.N.A).
Il Santo Padre ha quindi nominato vescovo di Tunisi mons.
Maroun Elias Lahham, del clero del Patriarcato latino di Gerusalemme, finora rettore
del Seminario patriarcale di Beit-Jala. Mons. Maroun Elias Lahham è nato in
Giordania, a Irbed, il 20 luglio 1948. Dal 1961 al 1972 ha compiuto la sua
formazione filosofica e teologica presso il Seminario patriarcale latino a
Beit-Jala, dove ha ottenuto il baccellierato in Filosofia e Teologia. È stato ordinato
sacerdote il 24 giugno 1972. Dal 1988 al 1992 ha studiato a Roma, conseguendo
il Dottorato in Teologia pastorale presso la Pontificia Università Lateranense.
Al suo rientro in Palestina, è stato nominato direttore generale delle scuole
del Patriarcato latino (1992-1994). Dal 1994 era rettore del Seminario
patriarcale di Beit-Jala.
PRESENTATO
STAMANI IN SALA STAMPA VATICANA, IL CONGRESSO INTERNAZIONALE
“LA SACRA SCRITTURA NELLA VITA DELLA CHIESA”,
IN OCCASIONE DEL 40.MO ANNIVERSARIO DELLA DEI
VERBUM,
COSTITUZIONE CONCILIARE
SULLA RIVELAZIONE DIVINA.
AI NOSTRI MICROFONI IL VESCOVO VINCENZO PAGLIA
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Più di 400 partecipanti di 98 paesi, tra i quali un centinaio di vescovi,
si incontreranno a Roma dal 14 al 18 settembre per un convegno biblico
internazionale sul tema “La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa”,
organizzato congiuntamente dalla Federazione Biblica Cattolica e dal Pontificio
Consiglio per la Promozione dell’Unità di Cristiani, in occasione del 40.mo
anniversario di promulgazione della Costituzione conciliare Dei Verbum.
La presentazione dell’incontro si è svolta, stamani, nella Sala Stampa della
Santa Sede. Sono intervenuti, tra gli altri, il cardinale Walter Kasper,
presidente del dicastero per l’Unità dei Cristiani, e mons. Vincenzo Paglia,
presidente della Federazione Biblica Cattolica. Il momento culminante
dell’incontro sarà l’udienza privata dei partecipanti con Benedetto XVI, il 16
settembre. Sulla presentazione di stamani, il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
“L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”: ha utilizzato le
parole di San Girolamo, il cardinale Walter Kasper per sottolineare
l’importanza della Dei Verbum nella vita di ogni credente. Il porporato
ha ricordato come proprio la Costituzione conciliare sulla Divina Rivelazione
abbia ribadito che “La parola di Dio è al primo posto. Soltanto per Suo tramite
possiamo comprendere la Chiesa”. Il congresso internazionale convocato a 40
anni dalla promulgazione della Dei Verbum vuole dunque essere
soprattutto un momento di riflessione critica sulla pastorale biblica alla luce
della scelta compiuta dai padri conciliari:
“Il Concilio afferma l’essenza e l’importanza
della Parola di Dio intesa come messaggio di salvezza e di vita. La rivelazione
non è né un mito estraneo alla storia, né una speculazione astratta; essa
avviene nella storia, che trova il suo compimento in Gesù Cristo”.
Nella Rivelazione, ha aggiunto il porporato, “Dio ci parla come ad amici
nel suo grandissimo amore”. A questa interpretazione della Rivelazione
corrisponde “una comprensione della fede che mira esclusivamente a Dio”.
“Tramite lo Spirito promesso alla Chiesa, la Parola
di Dio, manifestatasi una volta per tutte in Gesù Cristo, si fa continuamente
viva e presente nella Chiesa. Solo se la Chiesa ascolta ciò che lo Spirito ha
da dire alle chiese (cfr. Ap 2 ss) essa può essere Chiesa che proclama la
Parola. Una proclamazione di un messaggio salvifico rivolto a tutta l’umanità”.
Il cardinale Kasper non ha mancato
di rimarcare l’impatto positivo della Dei Verbum nel dialogo ecumenico.
Al congresso prenderanno, infatti, parte anche rappresentanti di altre Chiese e
comunità ecclesiali. D’altro canto, rispondendo ai giornalisti, il cardinale
Kasper ha affermato che stanno migliorando i rapporti con la Chiesa ortodossa
russa. Dal canto suo, il vescovo Vincenzo Paglia, presidente della Federazione
Biblica Cattolica ha rilevato che l’ecumenismo spirituale, più volte
sottolineato da Benedetto XVI, “trova nell’ascolto comune delle Sacre Scritture
un luogo privilegiato per progredire nel dialogo ecumenico”. Durante la
conferenza sono stati presentati anche alcuni dati sul rapporto tra fedeli e Sacra
Scrittura. Secondo una recente ricerca, in Italia, Francia e Spagna l’80 per
cento dei cattolici praticanti ascolta la Bibbia solo durante la Messa della
domenica e appena il 3 per cento la legge ogni giorno. Sembra dunque che per i
cattolici dei Paesi oggetto della ricerca, la Bibbia sia ancora una libro
riservato al clero, piuttosto che il libro della propria vita. Tuttavia, il 41
per cento dei fedeli ritiene che l’omelia sia il momento più utile per la
crescita della propria fede. Di qui la necessità di riprendere l’esortazione di
Giovanni Paolo II che affermava: “L’impegnativo compito della nuova
evangelizzazione passa attraverso la riconsegna della Bibbia all’intero popolo
di Dio”.
***********
Fra i principali relatori del convegno, che sarà accompagnato da una mostra:
il cardinale Walter Kasper, il cardinale Carlo Maria Martini e l’arcivescovo di
Abuja, John Onaiyekan, ai quali si affiancheranno più di 50 specialisti di fama
internazionale. Tanti i temi che verranno affrontati, dal dialogo ecumenico al
problema crescente del fondamentalismo. Ma torniamo all’importanza della Dei
Verbum, una delle quattro costituzioni promulgate dal Concilio Vaticano II,
con l’intervista di Giovanni Peduto al vescovo Vincenzo Paglia, presidente
della Federazione Biblica Cattolica:
*********
R. – Direi che il contenuto principale è l’affermazione
che la Parola di Dio si è avvicinata agli uomini sia attraverso la tradizione,
che poi ha assunto anche una forma scritta, che è la Sacra Scrittura. Quindi,
in questo senso, porre attenzione a questo tesoro che poi confluisce nella
Bibbia, questo mi pare un punto fondamentale che porta a soluzione un problema
che era piuttosto complesso. Per cui oggi, con la “Dei Verbum”, potremmo dire
che la Bibbia è tornata abbondantemente nelle mani dei fedeli.
D. – Cosa è nato in questi 40 anni, grazie a questa
Costituzione conciliare? Pensiamo al cammino ecumenico, per esempio …
R. – Non c’è dubbio che questo piccolo, forse il più
piccolo, documento del Vaticano II, assieme a quello sulla Liturgia, ha portato
gli sconvolgimenti più belli, diciamo, nella vita della Chiesa. Non solo oggi i
cattolici leggono la Bibbia, ma il cammino ecumenico ha trovato nell’incontro
di tutti i cristiani nella Scrittura una delle fonti più importanti per ritrovare
quella fraternità e quell’unità che è nel fondamento, appunto, dell’impegno
dell’ecumenismo.
D. – Primato della Parola di Dio, necessità del Magistero
per la sua retta interpretazione, tesoro della tradizione: sono tre elementi
che devono andare sempre insieme…
R. – Le rispondo con una frase di Sant’Agostino,
bellissima. “La Bibbia, la si deve leggere sulle ginocchia della Chiesa”. E’
detto tutto. Non è possibile separare Bibbia e Chiesa, come non si può separare
la madre da un bambino. In questo senso, la lettura della scrittura deve
respirare con tutta la storia della Chiesa, perché lo Spirito continua a
parlare. La Bibbia non è un libro morto. Gregorio Magno diceva: “La Scrittura
cresce con chi la legge”, cioè con la Chiesa.
D. – Oggi i cristiani, a suo parere, in che misura leggono
la Bibbia, e qual è il suo suggerimento per leggere bene la Bibbia?
R. – Io direi che, se da un verso la Bibbia è tornata
abbondantemente, il cammino però perché ogni cristiano abbia la sua Bibbia, è ancora molto lungo. Io,
per esempio, suggerirei che ogni cristiano abbia la sua Bibbia personale,
quella che ha a casa sul comodino, ma anche quella che si porta in vacanza.
Questo, secondo me, è un impegno che ciascuno di noi dovrebbe avere, così come
l’ha con l’Eucaristia. Noi cerchiamo di nutrirci abbondantemente con il pane
eucaristico; dovremmo fare altrettanto con la Parola di Dio, con la Sacra
Scrittura. E non a caso, la “Dei Verbum” dice, assieme a tutta la tradizione
della Chiesa: “La Chiesa ha venerato sempre l’Eucaristia e la Sacra Scrittura”.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
In prima pagina: “Coerenza e coraggio nella fede,
unità dei credenti, servizio ai poveri”: questo è il titolo del giornale che
apre con il discorso del Papa al 1° gruppo di Presuli della Conferenza
Episcopale del Messico in visita “ad Limina”.
Nazioni Unite: Presentato il rapporto
sullo sviluppo umano: “Milleduecento bambini muoiono ogni ora di fame: una
tragedia che interpella la coscienza del mondo”. India: oltre
cinquecento persone uccise da un’epidemia di encefalite nel Nord.
Servizio vaticano – Intervista al cardinale.
Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia, per rivivere il grande incontro
ecclesiale: “Una Presenza, un dono, una gioia, una missione con il Papa nel
cuore della Chiesa e del mondo”.
Servizio estero – Iraq: strage nella città
meridionale di Bassora per l’esplosione di un’autobomba: sedici morti; i legali
di Saddam smentiscono che il loro assistito abbia confessato crimini. Stati
Uniti: primi segnali di epidemie per l’acqua contaminata nelle zone devastate
dall’uragano Katrina.
Servizio culturale – La scultura surrealista di David Hare
nella mostra antologica allestita
presso le Chiese Rupestri di Matera.
Servizio italiano – In primo
piano i temi della Banca d’Italia, della legge elettorale e del terrorismo
=======ooo=======
8 settembre 2005
LA CHIESA FESTEGGIA LA
NATIVITA’ DI MARIA
- Intervista con padre
Alberto Valentini -
La
Chiesa celebra oggi la Natività di Maria. Attestata in oriente sin dai primi
secoli e tramandata da pie devozioni, è raccontata dalla letteratura apocrifa.
Ma che cosa riferiscono questi testi? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre
Alberto Valentini, monfortano, presidente dell’Associazione Mariologica Interdisciplinare
Italiana:
*********
R. – Già dal
secolo II il protovangelo di Giacomo che, come è noto, è un apocrifo, in maniera
naturalmente immaginaria, ma piena di significato, ha cercato di rispondere
alle domande plausibili che tutti si ponevano. Grazie a questo apocrifo conosciamo
i nomi simbolici dei genitori,
conosciamo anche la storia di questa famiglia, che soffriva di sterilità –
anche questo è un tema biblico che vuole sottolineare l’intervento del Signore.
Conosciamo anche l’annuncio di un angelo riguardo la nascita, e poi la
presentazione della nascita stessa di questa figlia straordinaria. Questo
apocrifo ha avuto un grande influsso sia sulla pietà, sulla liturgia, in
particolare sull’iconografia mariana, specialmente in Oriente, ma più tardi anche
in Occidente. Si pensi in particolare alle raffigurazioni musive a Roma di
Santa Maria Maggiore e di Santa Maria in Trastevere.
D. – A
Gerusalemme esiste una chiesa dedicata a Sant’Anna, un tempo intitolata a Santa
Maria dove nacque. Secondo la tradizione sarebbe stata costruita dove si trovava
la casa dei genitori della Madonna. Che legame c’è tra questo luogo di culto e
la Festa della Natività della Vergine?
R. – Si può
pensare che derivi dal giorno della dedicazione di questa Chiesa, però ci potrebbe
essere un motivo ancora più importante. Dato che Maria viene presentatA come
l’aurora della salvezza, posta all’inizio di settembre indicava l’origine
dell’anno liturgico orientale.
D. – Qual è il messaggio da cogliere in questa festività?
R. – Come sempre
una natività è fonte di gioia. Quando si tratti della Natività della Vergine,
che è preludio, annuncio, aurora della Natività di Cristo, la gioia non può che
essere piena.
D. – In che modo viene narrata nei Vangeli aprocrifi la
nascita di Maria?
R. – Il testo
del protovangelo di Giacomo dice così: “E si compirono per Anna circa sei mesi
e nel settimo mese ella partorì”. Si noti il discorso della sterilità, si noti
l’anticipazione. Sono tutti segni dell’intervento provvidenziale di Dio. Anche
i nomi sono simbolici. Anna stessa significa la misericordia di Dio. E Anna
chiese: “Chi ho messo al mondo?” Rispose la levatrice: “Una bambina”. Anna
riprese: “E’ stata magnificata l’anima mia in questo giorno”.
D. - Come deve vivere questo giorno il credente?
R. - Innanzitutto in atteggiamento di speranza, perché
ogni nascita è segno che Dio non è stanco del mondo. Dobbiamo celebrarla come
le origini della nostra storia di salvezza. Non c’è nessuna festa mariana che
non sia festa di tutta la Chiesa, perché in Lei si inaugura quel mistero di
salvezza che riguarda tutti noi. Si compie e poi si realizza pienamente nella
gloria. Tutto quello che riguarda Maria riguarda noi e tutto quello che ha
ricevuto Maria l’ha ricevuto per noi. Quindi, la sua nascita è l’aurora della
salvezza, come dice la liturgia. La sua maternità è il dono di Dio per noi. La
sua gloria è la nostra speranza.
*********
L’EUROPA
TRA UNA POSSIBILE ESPANSIONE ECONOMICA E I RISCHI PETROLIO:
L’APPELLO
DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA AI GOVERNI
AFFINCHE’ LE SCADENZE ELETORALI NON
CONDIZIONINO
IL
RISANAMENTO DEI CONTI PUBBLICI
-
Intervista con Alberto Quadrio Curzio -
Le scadenze elettorali non
devono condizionare l'azione di
risanamento dei conti pubblici. L'ammonimento arriva dalla Banca Centrale
Europea che nell'ultimo bollettino mensile invita i governi “ad essere pronti
ad adottare ulteriori interventi
correttivi in caso di un'evoluzione preoccupante dei conti pubblici. Ma ascoltiamo
come la BCE fotografa la situazione dell’economia di Eurolandia, nel servizio
di Fausta Speranza:
**********
“L'espansione economica potrebbe
rafforzarsi nella seconda metà dell'anno'' ma ci sono i rischi legati ai
''protratti rincari del petrolio”. Per quanto riguarda il fatidico 3 per cento
per l'area euro, la BCE scrive che “al momento sembra che anche nel 2006 i rapporti
tra disavanzi e PIL continueranno ad attestarsi su livelli prossimi o superiori
sia nell'area che in diversi Stati membri”. E la BCE ricorda che i Paesi che
hanno sforato i livelli di deficit,
grazie alle nuove regole del Patto, “godono di un periodo relativamente lungo
per porre rimedio alla situazione”. Ma aggiunge anche, senza fare il nome di
nessuno Stato, che specie nei Paesi vicini ad un appuntamento elettorale le
considerazioni di ordine politico non dovrebbero distogliere le autorità
governative dall'applicazione di
un'appropriata azione di bilancio”.
C’è, invece, un passo del
bollettino in cui si parla proprio di Italia: “La strategia di fondo,
basata soprattutto sul contenimento della
spesa – si legge - non si è dimostrata pienamente efficace, con un possibile
sconfinamento, in particolare sul fronte della sanità”. L’Italia - sappiamo –
rientra nel capitolo dedicato alla finanza pubblica e agli squilibri di
bilancio in cui rientrano anche altri quattro Paesi: Francia, Germania,
Portogallo, Grecia. E l’Italia compare, con il Portogallo, quando si dice: è
“essenziale” che Italia e Portogallo
“adottino ora una strategia di riforma credibile e misure strutturali tali da
progredire nell'azione di risanamento almeno al ritmo promesso”.
Ma in definitiva, per l’Europa
quali prospettive emergono, tra un possibile rafforzamento dell’espansione
economica nella seconda metà dell’anno e i rischi petrolio? Lo chiediamo
all’economista Alberto Quadrio Curzio:
R. – Un certo rasserenamento di
orizzonte per quanto riguarda la crescita, ma con due grandi incognite. La
prima, appunto, quella petrolifera, perché gli effetti dell’aumento di prezzo
si vedranno nei prossimi mesi invernali, che comportano già un forte consumo energetico
che andrà quindi per via dei costi a trasferirsi sui prezzi. Il secondo rischio
che io vedo è un rischio che abbiamo da lungo periodo e cioè che questa ripresa
europea, continuamente annunciata, è sempre una debole ripresa. Se tutto va
bene marceremo poco sopra l’1,2 fino ad un massimo di 1,5 per cento, a fronte
di Paesi sviluppati e in particolare degli Stati Uniti che, pur con tutti i
loro problemi, marciano a ritmi superiori al 3 per cento.
“E' deplorevole – si legge nel
bollettino BCE - che il ritmo di
risanamento dei bilanci continui a essere troppo lento. In alcuni Paesi gli obiettivi di correzione dei
disavanzi eccessivi rischiano di non
essere raggiunti''. Dunque, una forte strigliata ai governi? Ancora l’economista Quadrio Curzio:
R. – Si una forte strigliata ai
governi, ma per certi versi una strigliata eccessiva ai governi, perché
dobbiamo tenere ben distinti Paesi che hanno un forte debito pubblico e che
quindi dovrebbero attuare delle politiche di risanamento efficaci – come
l’Italia – da Paesi che non hanno un forte debito pubblico – come Francia e
Germania – che farebbero male, a mio avviso, ad eccedere nella compressione del
deficit in un momento in cui le economie crescono lentamente.
A proposito della peculiarità
italiana, il bollettino mensile della BCE afferma che ''il rapido venir meno
degli effetti legati alle misure
temporanee degli anni precedenti ha contribuito ad accelerare il deterioramento
della posizione di bilancio''. L’opinione di nuovo di Alberto Quadrio Curzio:
R. – Pur sapendo tutti com’è la
situazione dei conti pubblici italiani e in particolare la nostra
preoccupazione come economisti di un rapporto debito sul PIL che sta ricominciando
a crescere, questo è l’aspetto più preoccupante. Bisogna anche tenere presente
che l’Italia sta entrando in un anno elettorale. Giustamente questo non
riguarda la Banca Centrale Europa, ma purtroppo in un anno elettorale, come
ahimé era già avvenuto anche quando concluse il governo Amato la precedente legislatura,
sui conti pubblici si lavora poco seriamente. Temo che quest’anno, che ci divide
dalla primavera del 2006, finirà per essere un anno sostanzialmente sprecato
dal punto di vista del governo della finanza pubblica.
D. – Ma professore, ce lo possiamo
permettere questo spreco di tempo?
R. – Non possiamo assolutamente
permettercelo, perché cresciamo lentamente e come dicevo prima il debito sul
PIL sta riprendendo a crescere. Bisognerebbe, invece che pensare troppo alle
politiche partitiche ed elettoralistiche, pensare al bene comune del Paese che
è tutto affatto diverso. Questo lo dico soprattutto al governo, che ha la
responsabilità delle scelte, ma lo dico anche all’opposizione.
*********
NON
C’E’ SVILUPPO SENZA EDUCAZIONE:
COSI’
IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN,
NELL’ODIERNA
GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’ALFABETIZZAZIONE
- Ai
nostri microfoni, don Aldo Martini -
L’alfabetizzazione
è la leva chiave dello sviluppo sostenibile dei popoli: è quanto sottolinea il
segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, nel messaggio per l’odierna Giornata
Internazionale dell’Alfabetizzazione. L’educazione, sottolinea Annan, è uno
strumento necessario per ottenere sviluppo economico, progresso sociale e
difesa dell’ambiente. Ancora oggi, nel mondo ci sono 800 milioni di persone
analfabete. Oltre 100 milioni di bambini, a causa di guerre e povertà, non
hanno accesso alle scuole primarie. Sull’importanza dell’educazione nei Paesi
in via di sviluppo, Alessandro Gisotti ha intervistato don Aldo Martini, presidente
dell’OPAM, l’Opera per la promozione dell’Alfabetizzazione nel mondo:
**********
R. – L’esperienza ci insegna che l’alfabetizzazione è il
migliore strumento per l’elevazione della persona umana, per la sua
liberazione. Serve per sradicare la povertà, per dare opportunità di lavoro,
uscire da situazioni di impasse, soprattutto per quanto riguarda la
condizione della donna; promuove la salute nelle famiglie perché dove c’è
istruzione c’è maggiore attenzione ai problemi sanitari; promuove la partecipazione
democratica e anche la difesa dell’ambiente su cui, appunto, insiste Kofi
Annan.
D. – Come si concretizza l’attività dell’OPAM, forte di
un’esperienza ultratrentennale?
R. – Noi operiamo esclusivamente nel campo
dell’alfabetizzazione, sia pure intesa in senso largo, con mini-progetti, cioè
piccoli interventi di 5-6 mila euro, in modo che siano facilmente gestibili
come tipologia: costruzione di scuole, offrire la possibilità ai bambini, anche
attraverso il sistema dell’adozione scolastica a distanza, di poter accedere
alla scuola ...
D. – Ecco, negli ultimi anni avete investito soprattutto
sugli insegnanti: perché?
R. – Nonostante l’aumento della popolazione scolastica,
non è aumentato di pari misura il numero degli insegnanti. Si calcola che per
raggiungere gli obiettivi proposti dalle Nazioni Unite servirebbero 45 milioni
di insegnanti qualificati. Questo è il problema grave! In molti Paesi in via di
Sviluppo noi assistiamo a fenomeni di classi che arrivano fino a 100 bambini
per insegnante, mentre nei Paesi dell’OCSE, per esempio l’Italia, sono circa
11,3 bambini per ogni insegnante. Ma quello che è più grave ancora è che spesso
questi insegnanti sono privi di un titolo di studio adeguato: per esempio, in
Sierra Leone, il 60 per cento dei maestri elementari e il 45 per cento degli
insegnanti di scuola superiore è privo di una qualifica adeguata. Un’altra carenza
grande è la mancanza di donne insegnanti, soprattutto per quanto riguarda
l’insegnamento scolastico delle bambine. Nel 2004 abbiamo messo in atto 31
progetti, il 39 per cento di quelli finanziati in tutto l’anno, che riguardano
gli insegnanti: abbiamo contribuito a pagare lo stipendio che in molti Paesi si
aggira sui 15 euro al mese, quindi sono cifre sempre irrisorie. 15 euro, una
pizza e una birra! Un maestro in Congo, ad esempio, va avanti con questa cifra.
Abbiamo contribuito a pagare lo stipendio a 345 insegnanti, raggiungendo circa
25 mila persone tra adulti e bambini, e abbiamo anche lanciato uno slogan: “Chi
adotta un bambino, salva una vita e dà speranza ad una vita. Chi adotta un
maestro, salva un villaggio intero, dà futuro ad un popolo”.
D. – Avete in programma iniziative particolari per il
prossimo futuro?
R. – Noi speriamo di lanciare un evento nel mese di
ottobre, proprio per sensibilizzare su questo problema dell’istruzione
attraverso l’adozione dei maestri. Nel mese corrente, il nostro giornale ha
dedicato la maggior parte dei suoi progetti proprio a questo problema
dell’insegnamento. Si può trovare nel sito web www.opam.it
e chiunque può vedere in quale forma eventualmente contribuire a risolvere
questo problema.
**********
=======ooo=======
8
settembre 2005
LA POVERTÀ
UCCIDE OGNI ORA NEL MONDO 1200 BAMBINI. AUMENTA IL DIVARIO RICCHI - POVERI: I
500 UOMINI PIÙ RICCHI GUADAGNANO COMPLESSIVAMENTE
DI PIÙ DEI 416 MILIONI DI PERSONE PIÙ
POVERE NEL GLOBO. SONO SOLO ALCUNI DATI DEL RAPPORTO ONU 2005 SULLO SVILUPPO
UMANO RESO NOTO IERI
- A cura di Paolo Ondarza -
**********
NEW YORK. = Sproporzioni e
disparità inaccettabili nella fotografia scattata dall’ONU sullo sviluppo: il
mondo è in ritardo nel conseguimento degli auspicati obiettivi del millennio
fissati per il 2015. Il previsto dimezzamento della povertà per quella data non
sarà conseguito e tra dieci anni ancora 827 milioni di persone verseranno in
stato di miseria estrema. Obiettivo non raggiunto neanche per quanto riguarda
la riduzione della mortalità dei bambini e l’accesso all’istruzione. Se dal
1990 oltre 130 milioni di persone sono uscite dalla povertà estrema, in 18
Paesi la situazione è peggiorata e 10 milioni di bambini muoiono ogni anno per
cause evitabili. Almeno 2,5 miliardi di persone vivono ancora con meno di due
dollari al giorno; non vanno a scuola 115 milioni di bambini. Tra questi, solo
30 milioni hanno avuto negli ultimi tempi accesso all’istruzione. L’acqua
potabile è un bene sempre più prezioso, oltre un miliardo di persone non ne
dispongono e 2,6 miliardi non hanno servizi sanitari. Il rapporto propone la
chiusura di un calendario per arrivare ad aiuti da parte dei Paesi ricchi pari
allo 0,7 percento del PIL entro il 2015. Il rapporto indica, inoltre, in alcuni
Paesi ricchi, tra cui l’Italia, i donatori meno generosi. Sul commercio, l’ONU
condanna tassazioni inique a danno dei Paesi poveri. Tra i principali ostacoli
nella lotta alla miseria, addita i conflitti armati. Lo sviluppo dei Paesi
poveri - si legge infatti nel testo - è la chiave nella battaglia per la pace
globale e la sicurezza collettiva.
**********
FAR TESORO DEL RICCO PATRIMONIO
DI VALORI CRISTIANI E SPIRITUALI,
CONDIZIONE PER L’AUTENTICO
SVILUPPO IN EUROPA:
COSI’, IL CARDINALE RENATO
MARTINO
AL XV FORUM
ECONOMICO INTERNAZIONALE, SVOLTOSI IERI IN POLONIA
- A cura di Paolo Scappucci -
KRYNICA. = “Se mancano una
visione integrale della persona umana, il pieno rispetto della sua inalienabile
dignità e il riconoscimento dei suoi diritti fondamentali, la democrazia si
trasforma in tecnica procedurale, la biotecnologia in fabbricazione della vita
e dell’uomo, le tecnologie dell’informazione in produzione di mondi virtuali e
si aprono le porte a forme inedite di asservimento dell’uomo all’uomo”. Lo ha
affermato il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace,
cardinale Renato Martino, aprendo ieri a Krynica, in Polonia, il XV Forum
economico internazionale promosso dall’Istituto di Studi d’Europa dell’Est sul
tema: “Le sfide europee: modello e confini d’Europa”. Ponendo ai numerosi intellettuali,
scienziati, operatori economici, politici e giornalisti partecipanti al raduno
l’interrogativo preliminare se può darsi autentico sviluppo in Europa senza far
tesoro del suo ricco patrimonio cristiano e spirituale, il porporato ha sottolineato
che i valori di verità, libertà, solidarietà e responsabilità hanno reso
possibile la “costruzione europea”. Ed è sulla base di questi stessi valori che
l’Europa potrà adempiere al suo futuro: costruire la pace dentro i suoi confini
e nel mondo intero. Ed ha aggiunto il cardinale Martino: “ Questo vecchio
Continente, che ha conosciuto prima degli altri guerre di religione,
imperialismi, ideologie e totalitarismi, ha il dovere di proporsi oggi al mondo
come un laboratorio di convivenza pacificata, di solidarietà e di pace”. Il
presidente di Giustizia e Pace, sulla base del magistero sociale di Giovanni
Paolo II e di Benedetto XVI e riferendosi spesso al Compendio della Dottrina
sociale della Chiesa di recente pubblicazione da parte del Dicastero, ha
parlato dell’etica cristiana e del capitalismo postindustriale. Riaffermando
che la dottrina sociale cristiana riconosce la positività del mercato e
dell’impresa ma indica al tempo stesso la necessità che questi siano orientati
verso il bene comune, il cardinale Martino ha concluso rilevando la necessità di
una visione personalistica, in cui persona e società, libertà e solidarietà,
non solo non si escludano, ma siano condizione l’una dell’altra.
PARTECIPAZIONE ATTIVA ALLE
ELEZIONI E ALLA VITA PUBBLICA.
LO CHIEDONO I VESCOVI DELLA TANZANIA IN UNA LETTERA
PASTORALE
IN VISTA DELLE ELEZIONI POLITICHE DI OTTOBRE
DAR
ES SALAAM.= Una partecipazione attiva e responsabile al processo
elettorale e alla costruzione della società: è l’appello lanciato
dall’episcopato della Tanzania, in vista delle elezioni politiche che si
svolgeranno nel Paese dell’Africa orientale il prossimo 30 ottobre. In una
lettera pastorale, intitolata “Preoccuparsi del bene di tutti”, presentata lo
scorso 15 luglio durante la visita del presidente del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, l’episcopato
ribadisce l’importanza delle elezioni. I presuli della Tanzania – riferisce
l’Agenzia Zenit – ritengono “un dovere partecipare alla consultazione” e
ricordano anche i principi che devono guidare l’azione politica: “il bene
comune”, “la solidarietà”, la “partecipazione alla vita pubblica” e la
“sussidiarietà”. E’ necessario - si legge nel documento - prestare attenzione anche
ad alcune questioni etiche fondamentali, come la necessità di “prendersi cura
della vita familiare”, sostenere la vita matrimoniale e le “opportunità
educative” per i bambini. A queste priorità si aggiunge la questione più delicata:
“la creazione e la distribuzione della ricchezza”, che in Tanzania sta
assumendo dimensioni preoccupanti. “Adeguate politiche economiche devono
aiutare a ridurre il crescente divario tra ricchi e poveri”, avvertono i
vescovi. I presuli non dimenticano, poi, di denunciare che “la corruzione
continua ad essere un grande male nella società”. Tutto l’episcopato tanzaniano
si impegna, infine, a portare avanti gli sforzi per collaborare con le altre
confessioni religiose in uno spirito di amore comune in favore del popolo del
Paese africano. In Tanzania, dove la popolazione è di circa 36 milioni, i
cristiani sono il 30 per cento. Tra questi, almeno 10 milioni sono cattolici.
(A.L.)
UN PRIMO PASSO VERSO LA PACE MONDIALE: COSÌ L’ARCIVESCOVO DI LAHORE,
MONS. LAWRENCE SALDANHA, DEFINISCE
L’INCONTRO TRA I MINISTRI DEGLI ESTERI
DEL PAKISTAN ED ISRAELE TENUTOSI GIOVEDÌ
SCORSO IN TURCHIA
LAHORE. = L’incontro dello scorso primo settembre in Turchia tra
il ministro degli Esteri israeliano, Silvan Shalom, ed il suo collega pakistano,
Khurshed Kasuri, “è un passo ottimo e realistico verso la pace mondiale”. Lo ha
detto all’Agenzia “AsiaNews”
l’arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence Saldanha, precisando che “tutte le fedi
dovrebbero lavorare insieme per la pace”. “I cristiani che sono stati allontanati
dalla Palestina – ha aggiunto il presule – dovrebbero poter tornare e partecipare
ai colloqui di pace”. L’incontro è stato definito “storico” dal ministro Shalom
ed il governo israeliano ha espresso l’auspicio che questo primo colloquio
“possa costituire l’inizio di aperte e proficue relazioni tra i due Paesi”.
L’importanza dell’incontro è stata riconosciuta anche dal governo di Islamabad
che ha sottolineato il valore del ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza per
l’avanzamento del processo di pace in Medio Oriente. Israele e Pakistan non hanno
mai allacciato relazioni diplomatiche proprio a causa della questione palestinese.
L’incontro del primo settembre, avvenuto grazie alla mediazione della Turchia,
potrebbe però precedere l’avvio di relazioni diplomatiche tra i due Stati.
L’occasione di questo storico annuncio potrebbe essere l’incontro tra il
presidente pakistano Musharraf ed il premier israeliano Sharon previsto a New
York a margine dei lavori dell’Assemblea Generale dell’ONU, dal 13 al 15
settembre. (A.L.)
IERI,
50.MO ANNIVERSARIO DEL “DISCORSO SULLA CARITA” DI RAOUL
FOLLEREAU: L’ASSOCIAZIONE VOGLIO VIVERE ONLUS DI BIELLA LO RICORDA,
DIVULGANDONE
IL TESTO
- A
cura di Roberta Moretti -
**********
FOURVIÈRES. = “Il Cristianesimo è la rivoluzione
tramite la carità”: era il 7 settembre del 1955, quando Raoul Follereau, poeta
e letterato francese, conosciuto come “l’Apostolo dei lebbrosi” per la
sua esperienza di vita nei lebbrosari di tutto il mondo, pronunciò queste
parole in un celebre discorso rivolto a 2 mila giovani seminaristi riuniti nel
Teatro Antico di Fourvières, in Francia. Un discorso dedicato alla carità e
divenuto punto di riferimento anche per le generazioni future. Lo ricorda, 50
anni dopo, l’Associazione Voglio Vivere Onlus di Biella, membro dell’Unione
Raoul Follereau, divulgandone il testo. Per Follereau, la carità è un impegno
di ogni istante, una condivisione continua, per “restituire l’uomo
all’amore”. “La carità – spiega, rivolgendosi ai futuri sacerdoti – non conosce
classi, caste o razze, se ne infischia delle frontiere, non ammette la guerra; la
carità è più forte della morte”. Ma attenzione, precisa: “La carità: non
l’elemosina. Non quell’offerta sdegnosa che si lascia cadere, che se offende
colui che la riceve, svergogna di sicuro colui che la dà”. Inoltre, “carità”
non significa “solidarietà”, che è la “riduzione laica della carità”. Essa,
invece, “deve essere fatta per amore di Dio”, altrimenti diventa “generosità,
altruismo, filantropia”. Realizzandosi nella gioia, è “la storia e la gloria
del Cristianesimo”, perché riflette “il volto di Cristo sul viso del povero,
del sofferente, del perseguitato”. Follereau racconta poi la sua esperienza di
vita in difesa e sostegno dei lebbrosi, marchiati da una “scomunica sociale”.
Ma è il denaro, secondo lui, la vera lebbra da combattere, “tiranno, subdolo,
tetro”. Follereau ricorda, infine, il suo incontro con il Papa a Castel
Gandolfo: “Ciò che occorre – mi disse – è insegnare di nuovo agli uomini ad amare”.
Amare e così “rendere Dio al mondo”.
**********
SI E’ SPENTA IERI AD ANGRI, IN
PROVINCIA DI SALERNO, LA SUORA MALATA DI
CANCRO CHE IL 15 GIUGNO SCORSO AVEVA PARLATO AL
CELLULARE CON
BENEDETTO XVI
ANGRI. = Dopo una lunga malattia, è morta ieri nel
monastero delle Battistine di Angri, in provincia di Salerno, suor Maria
Cristina Marinelli, la religiosa che il 15 giugno scorso, al termine
dell’udienza di Benedetto XVI in Piazza San Pietro, aveva parlato al cellulare con il Santo Padre. Malata di cancro,
le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi giorni. La religiosa
desiderava tanto incontrare il Pontefice, stringergli la mano o anche solo
vederlo, ma un improvviso peggioramento di salute l’aveva costretta a rinunciare
al viaggio per Roma. Grazie all’intervento del consigliere comunale di Angri,
Emilio Testa, poté almeno scambiare qualche parola con il Papa. “Io non sono
potuta andare dal Signore e il Signore è venuto da me. Sapere che Dio
attraverso i suoi ministri è accanto a me è grandioso”, aveva commentato,
descrivendo l’emozione provata nel parlare con il Santo Padre. Neanche un
mese fa era partito da Angri un appello affinché il Papa pregasse per lei. I
funerali si sono svolti stamattina alle 10.30, presso la parrocchia di Santa
Annunziata ad Angri. (R.R.)
=======ooo=======
-
A cura di Fausta Speranza -
In
Ucraina, il presidente Yushchenko, ha licenziato il governo del primo ministro, Iulia Timoshenko, dopo una lunga serie di incomprensioni e di
scontri pubblici tra i membri dell’esecutivo. Il servizio di Giuseppe d’Amato:
**********
La crisi era nell’aria da tempo,
ma nessuno si attendeva una conclusione così rapida ed imprevista. Il
presidente Yushchenko ha sciolto il governo e licenziato il premier Iulia Timoshenko,
la cosiddetta “pasionaria” della “Rivoluzione Arancione” dell’autunno passato.
“E’ venuto a mancare lo spirito di squadra, ha spiegato il leader ucraino. Gli
scontri – ha aggiunto- sono continui e non bisogna spingere il Paese verso un
pericoloso populismo”. Con le elezioni parlamentari, previste per la fine di
marzo, i democratici ucraini avevano tempo fino a dicembre per le riforme. Si
sono incagliati, però, sulla revisione delle controverse privatizzazioni: gli
interessi in ballo sono enormi. Lunedì scorso, il prologo della crisi con le
dimissioni clamorose del segretario di Stato che ha accusato pubblicamente di
corruzione alcuni membri del governo e in particolare il responsabile della
Sicurezza, Petro Poroshenko. E’ subito partita un’indagine della magistratura.
Le dimissioni successive del vice premier hanno poi probabilmente determinato
la scelta di Yushchenko, che ha sospeso anche un suo consigliere. Il presidente
ucraino ha conferito l’incarico di formare il nuovo esecutivo al governatore
della regione di Dnepropetrovsk, Yuri Yekhanurov. Serve un governo i cui membri
la finiscano di litigare e il cui operato sia il più trasparente possibile.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
**********
Non ci
sono ancora dati sull’affluenza alle urne per le prime elezioni presidenziali
pluraliste nei 52 anni di Repubblica in Egitto. Il ministro dell’Informazione,
Anas el Feki, si è limitato a dire che la partecipazione alle prime elezioni
presidenziali pluraliste nella storia dell’Egitto è stata elevata. Il ministro,
che parlava ad una conferenza stampa, non ha voluto pronunciarsi su quando
verranno annunciati i risultati della consultazione. Lo spoglio delle schede è cominciato ieri subito dopo la chiusura
dei seggi, alle 22 locali. In ogni caso, Hosni Mubarak, è certo che sarà
confermato per un quinto mandato di sei anni.
Il presidente
dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmud Abbas), ha
rinunciato al viaggio a New York, dove avrebbe dovuto partecipare ai lavori
dell’Assemblea Generale dell’ONU, a causa del deterioramento della sicurezza
nei Territori palestinesi. Lo ha annunciato oggi il negoziatore palestinese,
Saeb Erekat, precisando che il presidente ha rinunciato al viaggio dopo
l’uccisione delll’ex capo del servizio di intelligence, Mussa Arafat, colpito ieri da un gruppo di
fondamentalisti palestinesi. Questi ultimi, hanno anche rapito il figlio
Manhal. Secondo il quotidiano palestinese ‘Al Ayyam’ i rapitori hanno detto che
lo stanno interrogando per far luce su asseriti rapporti di collaborazione del
padre con i servizi segreti israeliani. A Betlemme, intanto, è sempre più
difficile la situazione della popolazione. Ascoltiamo il sindaco della città,
Victor Batarseh, al microfono di Laure Stéphan:
**********
LA POPULATION DE BETHLEHEM
SOUFFRE BEAUCOUP …
“La
popolazione di Betlemme soffre molto. La situazione è grave; la situazione economica
e politica di Betlemme, con questa linea di separazione, è molto grave, Betlemme
è diventata una grande prigione: non c’è turismo, non ci sono impiegati che
vanno a Gerusalemme, perché serve un permesso speciale per andare a Gerusalemme
a lavorare. La situazione è grave. A Betlemme c’è migrazione cristiana, più che
musulmana. Bisogna aiutare Betlemme! Per questo ho invitato il Papa a venire a
Betlemme per vedere con i suoi occhi come viviamo qui!”.
**********
L’ex
presidente iracheno, Saddam Husseim, ha confessato i crimini commessi. Lo ha
detto in un’intervista televisiva il capo dello Stato, il curdo Jalal Talabani.
“Uno dei giudici è stato capace di strappargli la confessione”, ha detto
Talabani aggiungendo che “ci sono cento ragioni per cui Saddam debba essere
giustiziato”. Il prossimo 19 ottobre inizierà il processo all’ex presidente
iracheno, cui verrà specificamente contestato di avere ucciso 143 sciiti nel villaggio
di Dujail nel 1982.
Bouriki
Bouchta, l’imam espulso ieri dal territorio italiano in applicazione delle
leggi antiterrorismo, e' stato fermato dalla polizia marocchina al suo arrivo
ieri a Casablanca. Dopo l’espulsione, l’imam ha dichiarato che “le accuse non
sono legittime, non sono verificabili”. Al momento, non risulta che la
giustizia marocchina abbia aperto un’inchiesta su Bouchta.
Nello
Sri Lanka, una persona è rimasta uccisa e diverse altre ferite nel panico seguito
ad un allarme bomba scattato a bordo di un aereo saudita subito dopo il decollo
dall'aeroporto di Colombo.
Negli
Stati Uniti, quattro sfollati potrebbero essere morti di una infezione
batterica provocata dalle acque putride dell’alluvione causata da Katrina,
secondo un portavoce dei ‘Centers for Disease Control and Prevention’ di Atlanta.
La morte di un evacuato dell’uragano in Texas e di altre tre persone in
Mississippi sarebbero state provocate dal ‘Vibrio Vulnificus’, un cugino
benigno del colera, diffuso usualmente attraverso il consumo di cibi
contaminati, ma che può anche penetrare attraverso ferite aperte. Intanto, è
ripresa la navigazione a doppio senso sul Mississippi.
E mentre
si moltiplicano gli sforzi di solidarietà internazionale, rimane ancora aperta
la questione legata all’offerta di aiuti venuta agli USA da Cuba. Fidel Castro
ha infatti messo a disposizione degli Stati Uniti diverse centinaia di medici
cubani e 34 tonnellate di medicinali. Il portavoce della Casa Bianca, Scott
McClellan, ha detto che Washington tiene in considerazione la proposta,
ricordando però la mancanza di libertà del popolo di Cuba. Ascoltiamo il
commento di Maurizio Chierici, esperto di questioni cubane, intervistato da
Giada Aquilino:
**********
R. – Normalmente, Castro manda
sempre i medici in situazioni d’emergenza. Ricordo il tifone Mitch che si
abbatté sul Nicaragua - un uragano che aveva la stessa dimensione e intensità
di Katrina, anche se ad essere colpita non fu una città grande come New Orleans
– e nell’emergenza ho visto dei medici olandesi scappare dopo due giorni,
mentre i cubani rimasero lì. Chiaramente in quest’occasione c’è stato anche un
sottinteso politico.
D. – Eppure, in passato Cuba
aveva detto “no” ad aiuti statunitensi per far fronte a catastrofi naturali,
come pure Washington aveva rifiutato la solidarietà di Castro dopo l’11
settembre. E’ una strategia frutto dell’embargo?
R. – Al di là dell’embargo, Cuba sta diventando il decimo
cliente diretto degli Stati Uniti per i prodotti agropecuari. Chiaramente, gli
Stati Uniti e Cuba usano questi confronti indiretti attraverso le calamità
anche per fare propaganda da una parte e dall’altra. E’ singolare però un’altra
cosa: gli unici aiuti accettati da Washington e offerti dall’America Latina –
per esempio da Brasile e Cile – sono stati quelli di due Paesi molto diversi:
il Messico - e questo è comprensibile: è un ‘vicino’ e poi c’è una grande
amicizia tra Fox e il presidente Bush - e il Venezuela, nonostante una grande
inimicizia tra il capo della Casa Bianca e Chavez. Questo perché sono due Paesi
petroliferi. Il petrolio è il vero problema degli Stati Uniti in questo
momento.
D. – A prevalere, allora, sono
ancora gli interessi economici?
R. – Gli interessi economici superano tutto. Pensiamo che
ogni giorno, prima dell’uragano, Bush e Chavez si erano affrontati con parole
molto dure, la Casa Bianca verso Chavez e questi direttamente verso la Casa
Bianca. Improvvisamente, adesso nasce questo idillio sul petrolio: è un idillio
‘armato’, che durerà qualche tempo, perché il petrolio di Chavez è per il
momento il petrolio più sicuro per gli Stati Uniti. Il petrolio, insomma, resta
il centro di tutto!
**********
I
colloqui a sei sulla crisi nucleare nordcoreana riprenderanno martedì prossimo
a Pechino, dopo oltre un mese di sospensione. Lo ha confermato oggi la Cina.
“La seconda fase della quarta serie dei negoziati a sei si terrà a Pechino il
13 settembre”, ha detto alla stampa il portavoce del ministero degli Esteri,
Qin Gang. Il portavoce non ha però indicato una data per la fine dei colloqui,
a cui partecipano le due Coree, la Cina, il Giappone, la Russia e gli USA. La
data del 13 settembre era stata già indicata dall’agenzia sudcoreana “Yonhap”.
Le prime tre tornate di colloqui erano stati inconcludenti; la quarta serie era
ripresa alla fine di luglio, dopo un’interruzione di un anno, e erano stati
sospesi il 7 agosto, dopo di 13 giorni, a causa del rifiuto di Washington di riconoscere
il “diritto incondizionato” della Corea del Nord all’utilizzo dell’energia
nucleare per usi civili. I sei Paesi da anni cercano di convincere Pyongyang a
rinunciare ai propri programmi nucleari.
Il
governatore della California, Arnold Schwarzenegger, porrà il veto sulla legge
approvata martedì dal Parlamento statale che
legalizza i matrimoni fra persone dello stesso sesso. Secondo
Schwarzenegger, la legge è in contrasto con la volontà degli elettori che,
cinque anni or sono, approvarono una proposta di referendum perché la
California non riconosca i matrimoni omosessuali contratti in altri Stati.
Nel
Daghestan, un soldato è stato ucciso questa mattina quando ignoti
hanno sparato contro un accampamento delle truppe del ministero russo
dell’Interno nella repubblica caucasica. Lo ha detto un funzionario del
ministero. “Alcuni uomini sconosciuti sono arrivati a bordo di un’automobile e
hanno sparato con armi automatiche verso i soldati, uno dei quali è stato
ferito a morte”, ha detto il funzionario citato dall'agenzia di stampa
ITAR-TASS. Secondo questa fonte, i soldati non sono riusciti a difendersi
tempestivamente. Decine di soldati e di poliziotti sono stati uccisi quest’anno
nel Daghestan, Paese povero, a maggioranza musulmana, vicino alla Cecenia.
=======ooo=======