RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
249 - Testo della trasmissione di martedì 6 settembre 2005
E’
entrato nel vivo il IX Simposio
intercristiano in corso ad Assisi
La
Chiesa cattolica in Etiopia approda su Internet
Alla vigilia delle prime elezioni pluraliste in
Egitto, un incendio nel teatro della città di Beni Sueif uccide 32 persone
Speranze di pace per il
Kashmir dopo l’incontro tra il premier indiano Singh e il leader dei
separatisti, Umar Farooq
6 settembre 2005
TELEGRAMMA
DI CORDOGLIO DEL PAPA PER LA TRAGEDIA DELLA FUNIVIA IN AUSTRIA.
LA
PREGHIERA DEL PONTEFICE IN PARTICOLARE PER I BAMBINI
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Una preghiera in memoria delle vittime, in particolar modo
per i più piccoli, e una parola di solidarietà per chi ha perso i propri cari.
Sono contenute nel telegramma di cordoglio che Benedetto XVI ha inviato al
vescovo di Innsbruck, Manfred Scheuer, in seguito al tragico incidente di ieri,
occorso alla funivia nella valle austriaca dell’Ötz. La caduta di una cabina
dell’impianto e il danneggiamento di alcune altre ha causato la morte di nove
persone, sei delle quali bambini. Rivolgendosi ai familiari delle vittime, il
Papa invoca la “forza di trovare consolazione” e la “speranza nella luce del
Cristo risorto”, chiedendo per i feriti “fiducia e rapida guarigione”.
LA
CHIESA MESSICANA CARICA DI SPERANZE A COLLOQUIO
CON BENEDETTO XVI,
11 ANNI
DOPO L’ULTIMA VISITA AD LIMINA
- A
cura di Roberta Gisotti -
Un mese di grazia per la Chiesa messicana, che in questo
mese di settembre vede i suoi pastori convenire a Roma per rendere omaggio alle
Tombe degli apostoli Pietro e Paolo ed incontrare il Papa Benedetto XVI. Tante
e complesse le realtà che si trova oggi ad affrontare l’episcopato messicano,
in un grande Paese attanagliato dalla povertà e dalla violenza e dalle
pressioni della modernità. 11 anni fa nel ’94 l’ultima visita ad Limina
dei vescovi messicani, quando Giovanni Paolo II disse loro: “Oggi più che mai
il Messico ha bisogno di pace e giustizia, di riconciliazione, sfuggendo
qualsiasi tentazione di violenza”. E aggiunse: “la giustizia è un valore che
deve permeare tutte le relazioni umane a livello economico, sociale, politico,
culturale e persino religioso”. Ascoltiamo dunque alcune testimonianze di
presuli messicani raccolte da padre Pedro Rodriguez, responsabile del nostro
Programma ispanoamericano: ai nostri microfoni mons Isidro Guerrero Macias, vescovo
di Mexicali, poi mons. Ramon Godinez Flores, vescovo di Aguascalientes e infine
mons. Serafin Vazquez Elizalde, vescovo emerito di Ciudad Guzman:
*********
PARA NOSOTROS, PEUPLO MEXICANO...
“Per noi messicani la visita ad limina ha una forte
motivazione di fede. E’ infatti molto importante venire qui a parlare di tutto
il lavoro pastorale che stiamo facendo pur in mezzo a tante difficoltà. Veniamo
ad informare il Santo Padre e questo è per noi molto stimolante. Informare
significare “stare in”, “stare sul momento”, senza ambiguità. Informare evita
che nascano equivoci. Siamo molto felici per questa nostra visita al Papa e ai
vari dicasteri della Curia”.
CONVERSAMOS SOBRE LA VITA CRISTIANA DE LA DIOCESIS ...
“Parliamo dei vari aspetti delle vita cristiana nella
diocesi di Aguascalientes, come le vocazioni, il lavoro dei religiosi e delle
religiose, le sfide che ci troviamo davanti. In particolare mi preoccupa un
fenomeno, comune anche ad altri Paesi come l’Italia, la Spagna ed altre
nazioni, e cioè quello della scarsa partecipazione alla messa domenicale, che è
una pratica fondamentale per chi abbia fede e voglia vivere un’autentica vita
spirituale. Così ad Aguascalientes, dei cattolici che hanno più di sei anni,
per i quali c’è l’obbligo di assistere alla Messa domenicale, solo un 20-30% vi
partecipa, mentre a livello nazionale, in tutto il Messico, la percentuale
scende al 10 per cento. Il nostro timore è che la fede si indebolisca e che i
giovani non ricevano quelle basi che i nostri genitori hanno dato a noi che
sono fondamentali per la perseveranza nella fede”.
PERSONALMENTE YO QUEDO MUY IMPRECIONADO…
“Mi sono molto emozionato quando il Papa, con grande
affetto, mi ha personalmente preso le mani e mi ha iniziato a domandare da dove
venissi, come mi chiamassi e in che diocesi avessi lavorato ed operato. Io ho
risposto di essere stato per 22 anni nella diocesi di Guzman, nel sud
dell’arcidiocesi di Guadalajara e che da alcuni anni mi trovavo proprio a
Guadalajara. Mi ha poi salutato con grande affetto. Sono grato veramente a Dio
per avermi concesso questa grazia di stare con il Vicario di Cristo e
successore di Pietro. Mi rallegro con tutti i miei fratelli che hanno
partecipato con grande entusiasmo a questa visita ad Limina Apostolorum.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
In prima pagina: si sparge ancora il sangue dei
servitori del Vangelo: “Uccisi due sacerdoti in India e in Brasile”. Austria:
funivia colpita da un contenitore di cemento precipitato da un elicottero: nove
morti. Il cordoglio del Santo Padre in un telegramma a firma del cardinale
Angelo Sodano inviato al vescovo di Innsbruck, mons. Manfred Scheuer. Stati
Uniti: Il presidente Bush di nuovo in visita nelle zone colpite
dall’uragano: ancora incerto il numero delle vittime. Giappone: oltre
centomila persone sgomberate a causa della violenza del tifone Nabi che flagella
l’isola di Kyushu. Egitto: trentadue vittime nell’incendio di un teatro
Servizio vaticano – La figura del cardinale John Henry Newman in un volume del cardinale
Jean Honoré. Due pagine dedicate al Cammino della Chiesa in Italia con articoli
da: Trieste, Adria-Rovigo, Arezzo-Cortona-San Sepolcro, Oppido mamertina-Palmi,
Acerra, Perugia, Solofra, Lecce, Milano, Belluno-Feltre.
Servizio estero –
Un “Atlante” di Giuseppe M. Petrone sul voto in Afghanistan. Iraq: il
gruppo di al Zarqawi rivendica gli attacchi alle truppe britanniche e al ministero
dell’interno a Baghdad.
Servizio culturale – Un ricordo della missione a Colonia, nel 1948, del Legato
Pontificio Card. Micara. Per “L’Osservatore Libri”: una recensione del volume
“De Gasperi, gli Usa e il Vaticano agli inizi della guerra fredda” di Giovanni
Sale.
Servizio italiano – In primo
piano i temi della Banca d’Italia, della legge elettorale e dell’Alitalia
=======ooo=======
6
settembre 2005
URAGANO KATRINA: IL PRESIDENTE AMERICANO BUSH
TORNA NELL’AREA DELLA TRAGEDIA MENTRE LE AUTORITÀ
PREVEDONO UN BILANCIO
DI ALMENO 10 MILA MORTI. AL CENTRO DEL DRAMMA, LE
VITTIME E LE PERSONE IN
DIFFICCOLTA’, MA IL PENSIERO VA ANCHE AL
SIGNIFICATO MUSICALE E CULTURALE
- Intervista con Renzo Arbore -
Almeno 10 mila morti, nonostante quelli accertati
finora siano solo 230: è il tragico bilancio delle vittime che le autorità
statunitensi prevedono dopo il tragico passaggio dell’uragano Katrina nel sud
degli Stati uniti. I 50 mila agenti di sicurezza schierati nelle zone
disastrate non riescono a riportare la calma e la senatrice Hillary Clinton ha
invocato un’inchiesta sui ritardi nei soccorsi. Resta molto critica la
situazione nella città di New Orleans. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
**********
La sicurezza nella città non è
ancora garantita, ma le autorità hanno consentito ad alcuni abitanti di un
quartiere di tornare nelle loro case per verificare i danni subiti.
L’evacuazione continua e la polizia stima che circa 10 mila persone non
vogliono andare via. Proseguono anche le ricerche per soccorrere i
sopravvissuti ancora rifugiati nelle case. Il sindaco di New Orleans ha detto
che le vittime potrebbero essere almeno 10 mila. Il presidente Bush è tornato
nella zona per la seconda volta in pochi giorni. “Il governo – ha detto – è
impegnato a tutti i livelli e nel miglior modo possibile. La priorità è
stabilizzare la situazione, distribuendo cibo e portando soccorso ai
sopravvissuti”. “Finché ci saranno vite in pericolo – ha aggiunto - avremo
molto da fare”. Il capo della Casa Bianca si è recato in Louisiana e in
Mississippi, dove è però in corso anche un rimpallo delle responsabilità: il
governatore locale ha rifiutato di dare il comando delle operazioni al
presidente, rimproverando le autorità federali di non aver messo a disposizione
in tempo le risorse necessarie ai soccorsi. L’amministrazione risponde che non
erano state richieste.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
**********
Al centro del dramma vissuto a
New Orleans c’è la pena per l’elevato numero delle vittime e per le
difficilissime condizioni di quanti sono rimasti nell’area colpita
dall’uragano. A colpire l’attenzione mondiale, poi, ci sono anche altri aspetti
legati alla specificità della città che da sempre viene identificata come il
cuore della musica jazz. Ci si chiede dunque anche quale sorte sia toccata a
diversi musicisti e luoghi culto del genere musicale che proprio nelle strade
di New Orleans ha visto la nascita. Per ricordare in cosa consiste la ricchezza
musicale e culturale della città della Louisiana, Eugenio Bonanata ha intervistato
Renzo Arbore, presidente di Umbria Jazz e cittadino onorario di New
Orleans:
**********
R. – Anzitutto la convivenza
artistica e civile tra popolazioni e culture così diverse: c’è la cultura
nera-americana, la cultura americana, la cultura irlandese, la cultura francese,
la cultura spagnola e quella caraibica ed una cultura italiana, che è stata
sottovalutata ma che ha contribuito molto anche alla nascita del jazz. A tutto
questo dobbiamo l’invenzione di questa musica che ha invaso il mondo e ha,
secondo me, giovato moltissimo all’immagine e alla potenza degli Stati Uniti
d’America. E’ la musica più rivoluzionaria del secolo passato e probabilmente anche
del secolo che stiamo vivendo.
D. – In questi giorni tutti ci
sentiamo un po’ louisiani, tutti i media del mondo ne parlano, ma secondo lei
cosa non è stato detto di questa realtà?
R. – Non è stato detto che il
Sud rimane il Sud, anche negli Stati Uniti. Il fatto che il presidente ed altri
non abbiano compreso subito l’importanza di questa sciagura, dipende anche dal
fatto che la sciagura era nel deep south,
(nel profondo sud) e non nella California, opulenta e piena di bianchi. Non lo
dico con polemica, lo dico perché purtroppo spesso si dice infatti: “quelli
sono abituati ad arrangiarsi”. Ma in questi casi non si tratta di arrangiarsi.
Si tratta di evitare centinaia e centinaia di morti.
D. – Per lei qual è lo spirito
di questo luogo, di queste persone? Ha qualche aneddoto da raccontare?
R. – L’aneddoto forse no, però
il take it easy, il “falla facile”, è
proprio una caratteristica di questa città che si chiamava, infatti, e spero si
chiamerà ancora, “big easy”, il “grande facile”. Si tratta di una città del
sud, dove c’è una filosofia che non è quella di non fare, ma è quella di
pigliarsela comoda. “No problem, no
problem” era la frase che sentivo ripetere in continuazione la prima volta
che andai a New Orleans, anche quando invece c’erano “problems”.
D. – Qual è la sua speranza?
R. – Essendo uno che pensa
positivo, la mia speranza è che anche il nostro Paese e gli altri Paesi scoprano la bellezza della Louisiana. Nella
tragedia e nella sciagura, certamente non è un cambio, voglio dire, ma un
minimo di simpatia e di interesse per questo fascino meraviglioso che ha ci sia
e spero che il turismo possa scoprirlo.
D. – Nei prossimi giorni sono in
programma manifestazioni di solidarietà che la vedono protagonista?
R. – Probabilmente organizzeremo
nell’Auditorium qualcosa di speciale. E questo soprattutto noi che veniamo dal
jazz antico e che ne abbiamo vissuto tutto il percorso. Per noi New Orleans,
anche se non ci fossimo mai stati, sarebbe sempre come una terra promessa.
Abbiamo sempre fantastico e parlato di New Orleans. Chi mi ha insegnato il jazz
era un trombettista di Foggia bravissimo che mi parlava di New Orleans come se
ci fosse stato mille volte, conosceva le strade e tutte le cose. Ma non c’era
mai stato e malgrado le mie insistenze non ci venne. La poetica di New Orleans
è nel nostro cuore, se non altro perché l’ha cantata Armstrong e dopo di lui tanti
altri.
**********
IN ALGERIA DISCUSSIONE APERTA IN VISTA DEL
REFERENDUM SULLA COSIDETTA “CARTA DELLA PACE”, IL
29 SETTEMBRE PROSSIMO
- Intervista con Madjid Benchikh -
In Algeria prosegue tra le polemiche la campagna per il
referendum del prossimo 29 settembre, in cui i cittadini saranno chiamati ad
approvare o meno la “Carta della pace”. Voluta dal presidente Boutelfika per
“rappacificare il Paese”, la Carta prevede un’estesa amnistia per i crimini
commessi durante la terribile guerra civile che ha scosso il Paese durante
tutti gli anni Novanta, facendo 200 mila morti e 15 mila scomparsi. Secondo
molte voci critiche, tra cui quella di Amnesty International, la Carta
rischia tuttavia di seppellire definitivamente la verità sui crimini commessi
non solo dai gruppi islamici, ma anche dai militari, accusati di numerose
atrocità. Andrea Cocco ne ha parlato con Madjid Benchikh, professore di diritto
all’Università francese di Cergy-Pontoise ed ex preside della facoltà di diritto
di Algeri:
**********
R. –
TOUT LE TEXTE COMMENCE PAR L’HOMMAGE ...
La “Carta per la pace” si apre con un elogio molto
sostenuto all’esercito. Si stabilisce che tutto quello che ha fatto l’esercito
durante la guerra civile rientra nel quadro della lotta contro il terrorismo
islamico. Si tratta quindi di atti patriottici, per i quali non è nemmeno
necessaria l’amnistia. Credo che il punto più discutibile in questo testo è il
divieto di qualsiasi critica a tutto ciò che è successo durante questi dodici o
quindici anni. Le politiche che sono state messe in atto tra il 1992 e adesso,
una volta che il referendum sarà passato e la Carta approvata, non potranno più
essere oggetto di critiche. Di fatto è un referendum per impedire qualsiasi
dibattito politico. Un referendum contro la democrazia.
D. – Nonostante la Carta, il governo ha deciso di
mantenere lo stato d’urgenza decretato nel 1992 per combattere il terrorismo
islamico. Perché?
R. - LA PREMIERE RAISON C’EST
QU’IL Y A ENCORE ...
Il primo motivo è gli attacchi
terroristici non sono ancora finiti. Anche se nella maggior parte del Paese i
terroristi islamici sono stati sconfitti, esistono ancora gruppi che commettono
attentati. Il secondo motivo è che i vertici militari non sono mai stati
d’accordo nel sospendere lo stato d’urgenza.
D. – Qual è stata la reazione dei familiari delle vittime
al referendum?
R. – LES FAMILLES DES DISPARUS
...
I familiari delle persone scomparse, delle vittime, sono
infuriate per questa iniziativa politica e stanno promuovendo una serie di
forme di contestazione contro il referendum. La sola risposta che è stata data
dal governo al loro problema è un indennizzo. Ciò che queste famiglie chiedono
con insistenza è invece l’istituzione di una commissione d’inchiesta
indipendente sugli eccidi, per stabilire la verità.
D. – Insieme con altri algerini,
lei ha chiesto l’intervento del Tribunale permanente dei Popoli, per giudicare i crimini
commessi durante la cosiddetta “guerra sporca” in Algeria. La sentenza del
Tribunale è stata resa nota da poco. Ci può spiegare le caratteristiche di
questo organo e quali sono le sue conclusioni?
R. - C’EST UN TRIBUNAL
COMPOSE’ DE PERSONALITEES INDEPENDENTES ...
Si tratta di un tribunale composto da personalità indipendenti
che si esprimono a titolo personale. Ma questa opinione è studiata, redatta,
come se si trattasse della decisione di un autentico tribunale di stato. Perché
abbiamo chiesto la convocazione di questo istituto? Perché in Algeria la
giustizia è in crisi. Nella sentenza conclusiva del Tribunale dei popoli le
conclusioni sono molto nette. Si stabilisce che i crimini commessi in
Algeria sono non solo contrari al
diritto internazionale ma anche al diritto algerino. Omicidi, torture, stupri,
massacri, persone scomparse… Si tratta di crimini contro l’umanità, di crimini
che sono imprescrittibili e che non possono essere amnistiati.
D. – La Carta invece prevede che su questi crimini non si
indaghi più ...
R. - CETTE CHARTE IGNORE LES
CRIMES CONTRE L’HUMANITE...
Questa Carta ignora i crimini contro l’umanità che sono
stati commessi in Algeria. Certo, prevede l’esclusione di una serie di reati
dall’amnistia, come i massacri collettivi, gli attentati con le bombe nei
luoghi pubblici, gli stupri, ma altri crimini contro l’umanità non vengono
affatto esclusi. La tortura sistematica non è evocata, così come la scomparsa
di diverse migliaia di persone. Questi crimini contro l’umanità non possono
essere amnistiati. E’ per questo che dico che la Carta rappresenta un duro
colpo per la protezione internazionale dei diritti dell’uomo.
**********
A POCHE SETTIMANE DALLA CONCLUSIONE DELL’ANNO
DELL’EUCARISTIA,
IL PAPA E’ TORNATO ALL’ANGELUS DI DOMENICA SCORSA
A RIBADIRE LA CENTRALITA’ DEL MISTERO EUCARISTICO PER OGNI CRISTIANO.
NE PARLIAMO CON
MONS. ANGELO COMASTRI
- Intervista con il presule -
A poche settimane dalla chiusura
dell’anno dell’Eucaristia iniziato a ottobre 2004, Benedetto XVI torna a
ribadire la centralità del mistero Eucaristico nella vita della Chiesa e in
quella di ogni cristiano. Ultimo di tempo, il richiamo all’Angelus di domenica
scorsa. Sull’importanza di questo sacramento Francesca Fialdini ha raccolto la
riflessione di mons. Angelo Comastri, vicario per la
Città del Vaticano e Presidente della Fabbrica di San Pietro:
**********
R. - Ripeto, con insistenza, che
l’amore è il cibo eucaristico per far capire che se non si coglie questo
aspetto dell’Eucaristia, non si capisce l’Eucaristia. Io sono convinto che molte
Comunioni sono ‘a vuoto’, perché nell’Eucaristia non si cerca l’amore. Il cibo
eucaristico è il corpo dato, è il nutrimento eucaristico, è la bevanda
eucaristica, è il sangue versato. Far comunione vuol dire far spazio dentro di
sé all’amore di Cristo, al fuoco di Cristo, che è l’unica e vera onnipotenza di
Dio ed è l’unica vera forza che può cambiare il mondo. Una donna eucaristica
come Madre Teresa di Calcutta, quanto bene ha fatto nel mondo; un uomo
eucaristico come Giovanni Paolo II, quanto bene ha fatto nel mondo. Giovanni
Paolo II ha detto: “Il centro della mia giornata è l’Eucaristia”. Così potremo
anche riandare alla vita di tutti i Santi. Aggiungo, inoltre, che è ancora più
necessario oggi sottolineare che l’amore è il cibo eucaristico, perché viviamo
in un’epoca che non sa più che cos’è l’amore. Oggi quando si parla e si dice
“ti amo”, non è vero; quando si va a far l’amore, non è vero: si va a fingere,
si va a giocare all’amore, ma certo non è amore. Molto spesso dietro alla
parola “amore” c’è l’egoismo. L’Eucaristia è la vera scuola dell’amore, perché
è la scuola del dono. Oggi è in crisi anche la famiglia, il rapporto
uomo-donna, proprio perché non c’è più amore. Non finisce l’amore o si finisce
di amarsi, ma non ci si è mai amati! L’amore è il dono di sé e l’Eucaristia è
la grande scuola del dono di sé.
*********
IN CONCORSO OGGI A VENEZIA “MARY”, IL FILM
DEDICATO ALLA FIGURA
DELLA MADDALENA:
SVILUPPATO SU MOLTI PIANI A TRATTI CONFUSI,
È STATO ACCOLTO DA APPLAUSI E FISCHI
In concorso oggi alla Mostra del
Cinema di Venezia il film Mary di Abel Ferrara: prendendo a pretesto la
figura di Maria Maddalena, il regista sviluppa su più piani una storia confusa
di conversione, dolore, pentimento, dubbio, compromettendo così, per i troppi
temi affrontati e tra loro disconnessi, un tentativo di attualizzazione del
messaggio evangelico. Il servizio Luca Pellegrini:
**********
Non susciterà le consuete e
inutilmente attese polemiche tra difensori entusiasti e detrattori
scandalizzati. Potrà, invece, piacere oppure infastidire. Rimane un tentativo
parzialmente riuscito ed a tratti ambiguo di cinematografia religiosa. Mary
di Abel Ferrara è stato, dunque, accolto ieri sera, al termine della proiezione
riservata alla stampa, da applausi e fischi suddivisi a metà. Tre piani
narrativi ben sincronizzati si succedono, tre orizzonti sui quali si staglia la
figura di Gesù e il messaggio evangelico della carità: un film sulla Maddalena
dal titolo “Questo è il mio sangue” si gira a Matera e all’ultimo ciak la protagonista,
Juliette Binoche, decide di lasciare tutto e fuggire a Gerusalemme, per una
sorta di conversione molto personale e di cui mai si sapranno l’origine e il
vero motivo. Poi si snoda, a New York, il film dello stesso Ferrara che dipana
le relazioni interpersonali tra i responsabili della suddetta pellicola, tra
cui il regista – che presta anche il volto a Gesù ed è interpretato dal bravo
Matthew Modine – convinto di porsi nel mercato come “l’anti Mel Gibson” (ma
questo è l’intendimento anche di Ferrara stesso), non evitando però lui pure di
subire le stesse contestazioni.
Poi
seguiamo un conduttore televisivo di colore che in un seguito talk show
s’interroga e interroga diversi ospiti, tra cui il rabbino Amos Luzzato, sulla
figura di Cristo – e questo nel bel mezzo di un doloroso percorso esistenziale
irto di dubbi – dovendosi inevitabilmente confrontare poi con il nuovo film in
uscita e il fastidioso regista. Abel Ferrara non lesina nel frattempo momenti
riflessivi che non vanno a toccare la sostanza biblica e teologica della fede
nel Figlio di Dio, almeno sul piano della realtà. Il messaggio del Vangelo si
condensa però esclusivamente nei suoi gesti di amore, primo fra tutti
l’episodio della lavanda dei piedi. Interessante, invece, che proprio i più
fantasiosi e non canonici racconti dovuti agli apocrifi e ai testi gnostici
siano alla base non del film di Ferrara ma del film nel film e lasciati alle
rivelazioni della Maddalena. Un tentativo forse astuto e non troppo celato per
prenderne le distanze soltanto formali, ma non sostanziali. Mentre tra interventi
di vaga matrice sincretistica, tentativi di dialogo interreligioso, cronache in
diretta di violenze mediorientali, allarmi e fanatismi, commenti e interviste,
suppliche e pentimenti, Abel Ferrara perde il senso dell’orientamento e della misura.
**********
=======ooo=======
6
settembre 2005
UNA MAGGIORE TUTELA DEI
DIRITTI DEI CRISTIANI IN IRAQ: E’ QUANTO CHIEDE L’ARCIVESCOVO DI WESTMINSTER,
CARDINALE O’CONNOR, IN UNA LETTERA INVIATA
AL MINISTRO DEGLI ESTERI BRITANNICO STRAW
- A cura di Amedeo Lomonaco -
**********
BAGHDAD. = “E’ proibito
approvare una legge che contraddica le regole dell’Islam”. E’ un passo di un
articolo della bozza della Costituzione irachena che sarà sottoposta a referendum
il prossimo 15 ottobre. Per rimuovere questa clausola che potrebbe privare i cristiani
e le altre minoranze religiose dei loro diritti fondamentali, l’arcivescovo di
Westminster, cardinale Cormac Murphy O’ Connor, ha lanciato un appello al
ministro degli Esteri britannico, Jack Straw. In una lettera inviata venerdì
scorso al ministro, il porporato ha dichiarato che il mantenimento di questa
clausola potrebbe provocare “conseguenze devastanti” per la minoranza cristiana
in Iraq e costituire una minaccia per la libertà religiosa. Il cardinale ha
riconosciuto, inoltre, come sia necessario costruire una società fondata
sull’uguaglianza tra tutte le comunità. Se i diritti di tutti gli iracheni non
verranno salvaguardati – ha riconosciuto il porporato – naufragherà il
tentativo della Gran Bretagna di stabile una democrazia nello Stato arabo. I
cristiani in Iraq temono, in particolare, che la Costituzione possa prevedere
nel sud del Paese, a maggioranza sciita, l’introduzione della legge islamica
della “sharia”. Il testo costituzionale, sottoscritto lo scorso 28 agosto da sciiti e curdi ma non dai sunniti, è
al centro di dibattiti sul ruolo dell’Islam nel futuro ordinamento legislativo.
Prendendo in esame proprio questo tema, l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis
Sako, ha dichiarato durante una recente visita in Gran Bretagna che la mancanza
di garanzie nella Costituzione verso le minoranze, potrebbe provocare un esodo
dei cristiani. Su oltre 26 milioni di abitanti, i cristiani in Iraq sono circa
il 3 per cento della popolazione, quasi 800 mila persone. I cattolici sono
almeno 300 mila, dei quali l’80 per cento di rito caldeo.
**********
IN PAKISTAN LA CORTE SUPREMA
ANNULLA UNA LEGGE ISLAMICA
CONTRARIA ALLA LIBERTÀ DELLE PERSONE: PREVEDEVA
L’ISTITUZIONE DI UFFICI GIUDIZIARI ED ESECUTIVI
PARALLELI A QUELLI DEL GOVERNO
LAHORE.
= La Corte Suprema del Pakistan ha giudicato nulla l’Hasba Bill, una legge approvata
Lo scorso 14 luglio dal governo della Frontiera del nord ovest, al confine con
l’Afghanistan. L’arcivescovo della diocesi di Lahore, mons. Lawrence John
Saldanha, - riferisce l’Agenzia ‘Asia News’ - ha accolto con soddisfazione la
decisione
presa dal più alto organo giudiziario del Pakistan. I giudici hanno definito la
norma “discriminatoria” ed “incostituzionale” in quanto prevedeva l’istituzione
di uffici giudiziari ed esecutivi paralleli a quelli del governo. La legge – ha
dichiarato inoltre il presule – era contraria alla libertà personale. “I
giuristi islamici – ha aggiunto mons. Saldanha – hanno riconosciuto che, a
parte la preghiera e l’elemosina, nessun altro obbligo previsto dall’Islam
debba essere attuato con forza dallo Stato”. “Questa legge – ha spiegato poi un
attivista per i diritti umani, Sheikh Mansoor – è stata promulgata perché i
partiti religiosi musulmani vogliono vincere le elezioni locali e non per
promuovere un miglioramento”. La Corte Suprema è stata chiamata a pronunciarsi
sulla legge Hasba Bill dal presidente pakistano, Pervez Musharraf, dopo le
proteste di diversi gruppi politici e religiosi. (A.L.)
CON UNA SERIE DI DIBATTI SUL
VALORE DELL’EUCARISITIA, AI QUALI PARTECIPANO STUDIOSI CATTOLICI ED ORTODOSSI,
È ENTRATO NEL VIVO IL
IX SIMPOSIO INTERCRISTIANO IN CORSO AD ASSISI
- A cura di padre Egidio Picucci -
**********
ASSISI.
= Proseguono ad Assisi i lavori del IX Simposio intercristiano su “L’Eucaristia
nella tradizione orientale ed occidentale”. Fra i temi trattati ieri, tutti
stimolanti ed interessanti, è stato di particolare importanza quello su
“L’Eucaristia come segno espressivo di unità nell’amore”, trattato dal prof.
Michele Nazzeo. “Ogni riflessione ecumenica – ha detto – deve partire da Gesù
Cristo, il quale non ha espresso un desiderio, ma ha dato un ordine, motivato
dal fatto che solo se c’è l’unione il mondo crederà alla missione che gli è
stata affidata dal Padre. Colpisce il fatto – ha aggiunto – che la Comunione
con Dio, il Paradiso, tolto all’umanità per il mangiare, come dice la Genesi,
sia stata restituita dal Figlio Suo Gesù ancora con il mangiare: ‘Chi mangia la
mia carne, avrà la vita’. Mangiare è la stessa cosa che accogliere e il pane
trasformato da Cristo ha la forza di trasformare noi: “Colui che mangia di me,
vivrà per me”. Particolare interessante del Simposio è il dialogo che segue ad
ogni relazione. Ortodossi e cattolici interrogano e rispondono in un clima di
assoluto rispetto, anche quando i pareri sono diversi. “Dopo quasi mezzo secolo
di dialogo – ha detto il prof. Costantinu, rettore dell’Università di
Tesalonica – risulta ormai chiaro che l’unità dei cristiani non può essere raggiunta
all’interno di un accordo tra le Chiese su questioni teologico-dogmatiche, ma
solo all’interno della vita e dell’amore che arriva fino alla rinuncia delle
nostre certezze”. Questo non significa – ha aggiunto l’oratore – mettere in
dubbio principi basilari della nostra fede, ma vuol dire acquisire discernimento
per scegliere quali sono espressione autentica della nostra fede e quali
nascondono aspirazioni mondane. Il Simposio, al quale si sono aggiunti questa
mattina il vescovo di Assisi, mons. Sergio Goretti, e il metropolita del Patriarcato
ortodosso di Antiochia, mons. Paul Yazigi, si concluderà domani con le ultime
relazioni ed una solenne liturgia ortodossa nella cappella dell’Università di Perugia.
**********
IL CARDINALE LÓPEZ TRUJILLO GIUNTO A VALENCIA, PER PARTECIPARE AI PREPARATIVI IN
VISTA DELL’INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE NEL 2006
VALENCIA.
= Il cardinale colombiano Alfonso López Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio
per la Famiglia, è giunto ieri a Valencia per continuare i preparativi del V
Incontro Mondiale delle Famiglie, che si svolgerà nella città spagnola dal 4 al
9 luglio 2006. Il Cardinale incontrerà, nel corso di varie riunioni, le
commissioni create in vista di questo avvenimento. Si tratta della seconda
visita del Cardinale a Valencia in meno di tre mesi. Lo scorso 14 giugno aveva
esaminato alcuni degli scenari proposti per l’Incontro. In quell’occasione, il
cardinale Trujillo aveva definito come “imponente e bellissimo” lo spazio
proposto per l’ubicazione dell’altare. Il porporato aveva anche affermato che
la celebrazione dell’Incontro a Valencia nel 2006 è “un’enorme sfida, ma è
enorme anche la fiducia che riponiamo in Valencia e nella Spagna”. Più di
centomila trittici e opuscoli divulgativi sul prossimo Incontro sono stati
distribuiti dalla maggior parte dei duemila giovani valenziani accorsi alla
Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia. I giovani hanno distribuito il
materiale promozionale in una ventina di località della Francia e della Germania
e tra i partecipanti alla GMG. Benedetto XVI ha ratificato nel maggio scorso la
designazione di Valencia per il V Incontro Mondiale delle Famiglie annunciata
nel 2003 dal suo predecessore, Giovanni Paolo II. Il Papa ha anche confermato
che il tema centrale dell’Incontro sarà “La trasmissione della fede nella
famiglia”.
LA CHIESA CATTOLICA IN ETIOPIA APPRODA SU
INTERNET CON IL SITO WWW.ECS.ORG.ET, CHE
OFFRE NOTIZIE SULL’ATTIVITÀ DEL PAPA E
INFORMAZIONI SULLE DIOCESI DEL
PAESE AFRICANO
ADDIS ABEBA. = La Chiesa
cattolica in Etiopia può contare su un nuovo mezzo d’informazione e
comunicazione: si tratta del sito www.ecs.org.et,
ufficialmente inaugurato lo scorso 9 agosto dall’arcivescovo metropolita di
Addis Abeba, mons. Berhaneyesus Souraphiel. Il sito, in inglese, offre notizie
aggiornate sulla Chiesa cattolica e sulle attività del Santo Padre.
L’iniziativa – riferisce l’Agenzia ‘Zenit’ - è stata promossa dal Segretariato
cattolico etiope (ECS), un’organizzazione senza scopo di lucro creata con
l’obiettivo di facilitare, promuovere e coordinare le attività sociali e
pastorali della Chiesa cattolica nello Stato del Corno d’Africa. Gli utenti
possono anche accedere a schede dettagliate sulle dieci diocesi del Paese. Sono presenti, inoltre, informazioni sulle
169 parrocchie cattoliche dell’Etiopia e sulle congregazioni religiose.
L’iniziativa conferma come la Chiesa cattolica etiope sia attiva nel Paese
africano grazie alla rete delle proprie istituzioni. Oltre 50 Congregazioni
religiose contribuiscono, infatti, con il loro operato alla vita ecclesiale locale.
In Etiopia, la metà degli oltre 71 milioni di abitanti è musulmana e gli
ortodossi sono circa il 40 per cento della popolazione. La percentuale dei
cattolici non supera l’1 per cento. (R.R.)
=======ooo=======
-
A cura di Alessandro Gisotti -
In Egitto é salito a 32 morti il
bilancio dell'incendio scoppiato la notte scorsa in un teatro nella città di Beni
Sueif, a 150 chilometri a Sud del Cairo affollato da circa mille persone. Lo
riferisce il ministero della Sanità egiziano. I feriti sono 37, di cui 18
gravi. Il rogo, ha riferito la polizia, si era sviluppato alle 23.30 locali
quando delle candele usate in scena hanno dato fuoco al sipario. I pompieri
sono riusciti a controllare l'incendio, ma molte persone sono morte nella calca
mentre prese dal panico cercavano di sfuggire alle fiamme.
La
tragedia del teatro getta un’ombra sulle prime elezioni presidenziali pluraliste in Egitto.
Domani, 32 milioni di egiziani sono chiamati al voto. Tuttavia, non c’è dubbio
che il vincitore sarà il capo dello Stato uscente, Mubarak: 77 anni, 24 dei
quali al potere. Dal Cairo, Barbara Schiavulli:
**********
Il Parlamento ha dovuto cambiare
una legge, a febbraio scorso, dopo le pressioni americane, ma non basta
cambiare una legge per trasformare la mentalità della gente. Non che agli
egiziani importi molto di queste elezioni, dilaniati dalla miseria: un quarto
dei 70 milioni di abitanti vivono al di sotto della soglia della povertà con
meno di due dollari al giorno e con un tasso di disoccupazione del 20 per cento.
Il mondo avrebbe voluto e la Corte egiziana ha chiesto la presenza di osservatori
internazionali, ma la Commissione elettorale ha detto no. “In Egitto non ce n’è
bisogno”, rispondono loro, ma se non convincono le diplomazie internazionali, ancora
meno lo fanno con gli egiziani che si teme che in massa diserteranno le urne.
Promesse, solo parole, dice la gente, mentre i nove candidati – pressoché
sconosciuti, a parte Mubarak, Noor, del partito liberale “Gad”, e Goma dell’
“Uad”, il partito egiziano più antico – offrono soluzioni, posti di lavoro e un
futuro migliore. Ma se non sono riusciti a convincere neanche la gente ad
andare a votare, queste elezioni, chiunque le vinca, sono già perdute.
Barbara Schiavulli, dal Cairo,
per Radio Vaticana.
**********
Con il passare delle ore si
aggrava il bilancio del supertifone Nabi che ha devastato oggi l'isola
meridionale giapponese di Kyushu con venti arrivati fino a 215 km. orari e
piogge torrenziali. Un bilancio ancora provvisorio parla di 4 morti, 16
dispersi, oltre 40 feriti. D’altro canto, è stata ordinata l'evacuazione di
circa 140 mila persone. Il primo ministro giapponese Junichiro Koizumi, in
piena campagna per le cruciali elezioni del prossimo 11 settembre, ha dovuto
annullare comizi programmati per oggi e domani.
L’invasione dell’Iraq da parte
della coalizione guidata dagli Stati Uniti ha precipitato il Paese in una
spirale di terrorismo peggiore dell’Afghanistan dei talebani. Lo ha affermato
ieri il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan. Intanto, secondo la stampa
coreana, il governo di Seul starebbe considerando l’ipotesi del ritiro di circa
un terzo del suo contingente militare in Iraq, al momento di 3.200 uomini.
Intanto, un consigliere del collegio difensivo di Saddam Hussein ha reso noto
che ieri l’avvocato iracheno dell’ex dittatore ha incontrato il suo cliente in
vista dell’inizio del processo, previsto in ottobre. Infine,
il Parlamento iracheno ha terminato i colloqui sulla nuova costituzione senza
trovare un accordo sulle modifiche da apportare alla bozza. E’ quanto
dichiarato all’agenzia Reuters da Bahaa al Araji, membro del comitato di
redazione della Carta costituzionale irachena.
“Hamas e non Israele, è
responsabile dell’esplosione” che ieri nel rione Zaitun di Gaza City ha
provocato la morte di almeno quattro persone e il ferimento di altre 30, nonché
la distruzione di almeno tre edifici. Lo ha dichiarato stamani il portavoce del
ministero palestinese degli Interni, Tawfiq Abu Khussa. Secondo Hamas, un
edificio sarebbe stato centrato ieri da un razzo sparato da un velivolo
israeliano allo scopo di colpire importanti membri del suo braccio armato, Ezzedin
al-Qassam. Ma Abu Khussa ha dichiarato che gli esperti del dicastero palestinese
degli Interni hanno constatato che si è trattato invece di una “esplosione
interna”.
In Arabia Saudita, sette
persone sono state uccise nel terzo giorno di scontri tra forze dell'ordine
saudite ed estremisti islamici a Damman, città petrolifera nell’est del Paese.
Secondo fonti di polizia, le vittime sono 5 terroristi e 2 agenti. Gli scontri
a fuoco sono iniziati domenica nella città petrolifera orientale, dove si troverebbero
numerosi estremisti islamici.
Ad una settimana dall’incontro con il presidente
pakistano Musharraf, previsto a New York, il premier indiano Manmohan Singh,
per la prima volta da quando è al governo, ha incontrato ieri i separatisti
della contesa regione del Kashmir. Dalla capitale indiana, Maria Grazia
Coggiola:
**********
I separatisti, guidati da
Mirwaiz Umar Farooq, hanno ottenuto la promessa di un parziale ritiro delle
truppe da Shrinagar e da altri centri urbani, ma solo se cesseranno gli attentati
e la violenza. Nella vallata sono dislocati 400 mila soldati. Il punto più
significativo dell’incontro è comunque il riconoscimento per la prima volta
della Hurriyat Conference come interlocutore nel processo di pace. La stessa delegazione
a giugno aveva incontrato Musharraf, a Islamabad. Il governo indiano ha sempre
rifiutato di includere i separatisti nei negoziati con il Pakistan; questo
potrebbe però essere l’inizio di un dialogo triangolare, come l’ha definito
Farooq, ieri sera al termine dei
colloqui, fortemente criticati da Shrinagar e dai gruppi più
radicali, contrari ad un
compromesso con il governo indiano.
Da New Delhi, per la Radio
Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
**********
Le scatole nere del Boeing
indonesiano schiantatosi ieri mattina a Medan, nell'isola indonesiana di
Sumatra, provocando 150 morti, sono state trovate e oggetto ora di analisi. In
attesa di risposte certe, gli inquirenti ipotizzano l'errore umano o tecnico mentre
nulla lascia pensare, con gli elementi al momento disponibili, a un atto
terroristico.
La Commissione Europea ha
espresso oggi l’auspicio di poter ottenere la settimana prossima
l’approvazione, da parte degli Stati membri dell’UE, dell’accordo concluso ieri
a Pechino sul tessile cinese. L’accordo era stato firmato dal commissario al
Commercio dell’UE, Mandelson, e il ministro del Commercio cinese Bo Xilai. E’
stato, inoltre, siglato un accordo per l’acquisto di 10 velivoli per la
Southern Airlines. L’intesa è stata firmata durante una visita a Pechino del
presidente di turno dell'UE, il primo ministro britannico Blair. Ma torniamo
alla questione del tessile cinese con il servizio di Bernardo Cervelliera:
**********
L’imposizione delle quote ha
creato all’Europa un doppio problema. Da una parte, i prezzi dei prodotti
cinesi continuano ad essere fortemente concorrenziali e mettono in crisi
l’industria del sud-Europa; dall’altra, la riduzione delle quote ha creato la
crisi nella vendita al dettaglio con scaffali vuoti e timori di non avere merce
da esporre entro Natale. A causa della concorrenza cinese, nel 2004 il tessile
europeo ha perso oltre 165 mila posti di lavoro e nel 2005 è a rischio un altro
milione di posti di lavoro. Nel dialogo tra Unione e Pechino, vi erano temi
come la sicurezza internazionale, i diritti umani, la cancellazione
dell’embargo sulle armi, ma si è discusso invece di prodotti tessili e dei
dieci Airbus che l’Europa ha venduto alla Cina.
Per la Radio Vaticana, Bernardo
Cervellera.
**********
A Parigi, la morte di un uomo di
35 anni, ricoverato nell'ospedale di Creteil nella periferia della capitale
francese, ha portato a 17 il numero delle vittime nel rogo del palazzo di
Hay-les-Roses. La responsabilità dell'incendio è stata confessata ieri da
quattro ragazze.
=======ooo=======