RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 247 - Testo della trasmissione di domenica 4 settembre 2005

 

 

Sommario

 

Attività del Papa e della Santa Sede

All’Angelus, Benedetto XVI ribadisce la centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa e ricorda l’amore per Cristo di Giovanni Paolo II. Dopo la recita della preghiera mariana, il Papa rivolge il pensiero alle vittime dell’uragano Katrina e agli iracheni morti a Baghdad, mercoledì scorso.

 

Oggi in primo piano 

Si celebra oggi nel Vecchio Continente la sesta edizione della “Giornata europea della cultura ebraica”. Ai nostri microfoni, Amos Luzzatto

 

Appello dei vescovi tedeschi in occasione delle elezioni parlamentari del 18 settembre prossimo: la politica sia sempre al servizio del bene comune

 

Nel Brasile alle prese con lo scandalo corruzione che ha coinvolto il governo, i vescovi invitano i fedeli a non perdere la speranza anche in questi tempi difficili per il Paese: ce  ne parla  mons. Luiz Demetrio Valentini

 

Progressi verso la pace nella martoriata regione del Kashmir: domani il governo di New Delhi incontra i separatisti. Intervista con Michelguglielmo Torri

 

Si chiude oggi la campagna elettorale per le presidenziali egiziane di mercoledì prossimo. Super favorito il presidente uscente, Hosni Mubarak.  Con noi, Marc Innaro
 
Chiesa e società

Aperto oggi ad Assisi il IX simposio intercristiano.

 

Morto a Palermo il Padre gesuita Ennio Pintacuda

 

Da domani in provincia di Padova teologi a congresso e Chiesa e sinodalità

 

La vita dei monaci certosini in primo piano ne “il Grande silenzio” al Festival del cinema di Venezia. Nella pellicola del polacco Zanussi, invece, storie di vocazioni  

 

24 ore nel mondo

A New Orleans, completata l’evacuazione del Superdome. In azione 50 mila soldati inviati al presidente Bush nella zona colpita dall’uragano

 

Nuovo incendio a Parigi: 14 morti in un edificio della periferia. Probabile l’origine dolosa.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 settembre 2005

 

 

ALL’ANGELUS, BENEDETTO XVI RIBADISCE LA CENTRALITA’ DELL’EUCARISTIA

NELLA VITA DELLA CHIESA E RICORDA L’AMORE PER CRISTO DI GIOVANNI PAOLO II.

DOPO LA RECITA DELLA PREGHIERA MARIANA, IL PAPA RIVOLGE UN PENSIERO

COMMOSSO ALLE VITTIME DELL’URAGANO KATRINA E AGLI IRACHENI MORTI

NELLA STRAGE DI BAGHDAD, MERCOLEDI’ SCORSO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Benedetto XVI è vicino alle popolazioni colpite dall’uragano Katrina e alle vittime del terrorismo in Iraq. All’Angelus domenicale, a Castel Gandolfo, dedicato alla centralità del mistero eucaristico e all’amore per Cristo di Papa Wojtyla, il Pontefice annuncia l’impegno del pontificio consiglio “Cor Unum” in favore delle popolazioni degli Stati Uniti, sconvolte dall’uragano. Ma il pensiero del Papa va anche all’afflitto popolo iracheno, a pochi giorni dalla terribile strage di pellegrini sciiti a Baghdad. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa”: all’Angelus, Benedetto XVI ha riaffermato “la centralità del Sacramento della presenza reale di Cristo nella vita della Chiesa e in quella di ogni cristiano”. Ha ricordato dunque come l’Anno dell’Eucaristia si avvii ormai verso la sua fase conclusiva, in ottobre, con la celebrazione dell’Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi in Vaticano:

 

Quest’Anno speciale dedicato al Mistero eucaristico è stato voluto dall’amato Papa Giovanni Paolo II per ridestare nel popolo cristiano la fede, lo stupore e l’amore verso questo grande Sacramento che costituisce il vero tesoro della Chiesa.

 

Benedetto XVI ha ricordato come la Santa Messa fosse il centro di ogni giornata del suo amato predecessore, quindi con emozione è tornato agli ultimi momenti della vita terrena di Giovanni Paolo II:

 

Negli ultimi mesi la malattia lo ha assimilato sempre più a Cristo sofferente. Colpisce il pensiero che, nell’ora della morte, egli si sia trovato ad unire l'offerta della propria vita a quella di Cristo nella Messa che veniva celebrata accanto al suo letto. La sua esistenza terrena si è chiusa nell’Ottava di Pasqua, proprio nel cuore  di quest’Anno eucaristico, nel quale si è compiuto il passaggio dal suo grande pontificato al mio.

 

In vista del Sinodo dei vescovi, il Papa ha chiesto perciò a tutta la comunità ecclesiale che si senta coinvolta in questa fase di preparazione all’importante evento. D’altro canto, Benedetto XVI ha evidenziato come anche nella GMG di Colonia siano stati moltissimi i riferimenti al mistero dell’Eucaristia. In particolare, la veglia nella spianata di Marienfeld, culminata nell’adorazione eucaristica. “Una scelta coraggiosa – l’ha definita il Papa – che ha fatto convergere gli sguardi e i cuori dei giovani su Gesù presente nel Santissimo Sacramento”. “Confido – è stato il richiamo del Pontefice – che, grazie all’impegno di Pastori e fedeli, in ogni comunità sia sempre più assidua e fervida la partecipazione all’Eucaristia”. Il Papa si è soffermato anche sulla figura di san Gregorio Magno, di cui la Chiesa ha celebrato sabato la memoria liturgica. “Quel grande Papa – ha spiegato – diede un contributo di portata storica alla promozione della liturgia nei suoi vari aspetti e, in particolare, alla conveniente celebrazione dell'Eucaristia”. Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha rivolto un pensiero commosso alle vittime dell’uragano Katrina, negli Stati Uniti:

 

“Desidero assicurare la mia preghiera per i defunti ed i loro familiari, per i feriti e i senzatetto, per gli ammalati, i bambini, gli anziani; benedico quanti sono impegnati nella difficile opera di soccorso e di ricostruzione. Al Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, l’Arcivescovo Paul Josef Cordes, ho dato incarico di recare alle popolazioni colpite la testimonianza della mia solidarietà.

 

E a pochi giorni dalla strage di sciiti a Baghdad, riuniti per una commemorazione religiosa, il Papa è tornato a rivolgere un’accorata invocazione per la pace in Iraq:

 

Voglia l’Onnipotente toccare i cuori di tutti, perché finalmente si instauri in quel tribolato Paese un clima di riconciliazione e di reciproca fiducia.        

        

Al termine dell’Angelus, in un clima particolarmente festoso, Benedetto XVI ha salutato i pellegrini giunti a Castelgandolfo. Tra loro partecipanti al corso di formazione permanente per missionari promosso dall’Università Pontificia Salesiana, come pure i giovani del Movimento dei Focolari e ai numerosi gruppi di fedeli provenienti da ogni parte del mondo.

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IL PAPA RICEVE IN UDIENZA A CASTEL GANDOLFO IL CARDINALE JOZEF TOMKO,

INVIATO SPECIALE AL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE SLOVACCO

Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il cardinale Jozef Tomko, presidente del pontificio comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, inviato Speciale alle celebrazioni conclusive del Congresso Eucaristico Nazionale Slovacco, in programma a Bratislava, il prossimo 18 settembre.

 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

4 settembre 2005

 

 

 

SI CELEBRA OGGI NEL VECCHIO CONTINENTE LA SESTA EDIZIONE

DELLA “GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA”

 

- Ai nostri microfoni, Amos Luzzatto -

 

Si celebra oggi in 26 Paesi del Vecchio Continente la sesta edizione della “Giornata Europea della Cultura Ebraica”. La manifestazione offre l'occasione di visitare luoghi e monumenti normalmente chiusi al pubblico come sinagoghe, cimiteri, campi di concentramento, aree archeologiche.

 

Benedetto XVI nella storica visita alla Sinagoga di Colonia, il 19 agosto scorso, ha rilanciato il  dialogo tra cristiani ed ebrei per la promozione dei diritti dell'uomo e della sacralità della vita umana, per i valori della famiglia, per la giustizia sociale e per la pace nel mondo. Un dialogo – aveva detto il Pontefice - che “se vuole essere sincero, non deve passare sotto silenzio le differenze esistenti o minimizzarle”. “Ma – aveva aggiunto -  anche nelle cose che, a causa della nostra intima convinzione di fede, ci distinguono gli uni dagli altri, anzi proprio in esse, dobbiamo rispettarci ed amarci a vicenda”. Ma quale può essere la testimonianza comune che cristiani ed ebrei possono offrire all’Europa? A.V. lo ha chiesto ad Amos Luzzatto, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche in Italia:

 

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A me pare che tutte e due le tradizioni, sia quella ebraica che quella cristiana, insistano molto sul concetto dell’amore tra gli uomini, dell’eguaglianza dei diritti e del valore di ciascun uomo, del valore della vita, del valore della solidarietà e dell’aiuto ai più deboli e ai più diseredati. Questo è comune a tutte due le tradizioni. Tutto questo vuol dire un impegno per dare un contenuto forte, un forte cemento alle future popolazioni europee che non si chiameranno più coi nomi separati dei singoli Stati, che si guardano in cagnesco per strapparsi un pezzo di terra, ricordandosi che la tradizione biblica fa dire al Signore Iddio che la terra è tutta sua e che noi, esseri umani, siamo soltanto dei “fittavoli” su questa terra. Pensate che bellezza di affermazione e quanta potenza avrebbero in futuro, possono avere, avranno certamente sia la religione ebraica, sia quella cristiana per andare alla ricerca in Europa di una vita affratellata nella pace e nella sicurezza.

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APPELLO DEI VESCOVI TEDESCHI IN OCCASIONE DELLE ELEZIONI PARLAMENTARI

DEL 18 SETTEMBRE PROSSIMO: LA POLITICA SIA SEMPRE AL SERVIZIO DEL BENE COMUNE

 

- Servizio di Donika Lafratta -

 

In occasione delle elezioni parlamentari del 18 settembre prossimo, i vescovi tedeschi hanno lanciato un appello invitando tutti gli aventi diritti al voto a recarsi alle urne. Nel documento, reso noto dall’arcidiocesi di Colonia, i presuli fanno riferimento ai problemi interni della Germania, quali la disoccupazione, l’instabilità sociale, l’invecchiamento della società, la tutela dell’ambiente e la protezione della dignità dell’uomo. I dettagli nel servizio di Donika Lafratta:

 

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“La politica riuscirà a riconquistare fiducia solo se sarà caratterizzata dalla lealtà e dal rispetto vicendevole, dal senso della verità e dalla serietà e se s’impegnerà per il bene comune. Il nostro Paese ha bisogno di uomini politici che abbiano il coraggio di assumere la responsabilità della guida e che si orientino a quei valori di fondo che corrispondono all’immagine dell’uomo rispecchiata dalla nostra Costituzione, sotto molti aspetti legata alla fede cristiana”. Risuonano forti le parole dei vescovi tedeschi nell’appello lanciato in vista delle elezioni parlamentari del 18 settembre.

 

“L’appuntamento elettorale dei prossimi giorni – si legge nel documento – offre lo spunto per ricordare il compito di formazione dei cristiani e quelle sfide attuali ed importanti che, nella scelta elettorale, possono essere determinanti per il futuro del nostro Paese”. Così, in vista delle elezioni, i vescovi invitano i partiti politici a meditare sulle sfide con le quali sono chiamati a confrontarsi: la disoccupazione, l’indebitamento dello Stato, il rinnovo dello Stato sociale e l’invecchiamento della società.

 

Nell’attesa della definizione di una nuova Germania, i presuli sottolineano, inoltre, l’importanza del matrimonio e della famiglia per lo sviluppo del singolo e per il futuro della società e ribadiscono il compito primario dello Stato nella tutela dell’intangibilità della dignità umana. Sul piano internazionale, infine, i vescovi invitano ad impegnarsi per la costruzione di un’Europa solidale, per il riconoscimento della giustizia mondiale e per la lotta alla povertà e alla miseria degli uomini in Africa, in Asia e in America Latina.

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NEL BRASILE ALLE PRESE CON LO SCANDALO CORRUZIONE CHE HA COINVOLTO

IL GOVERNO, I VESCOVI INVITANO I FEDELI A NON PERDERE

LA SPERANZA ANCHE IN QUESTI TEMPI DIFFICILI PER IL PAESE

- Con noi, mon mons. Luiz Demetrio Valentini -

 

Il popolo brasiliano non perda la speranza anche in tempi difficili: è stato questo il messaggio chiave dell’Assemblea generale dei vescovi del Paese sudamericano, svoltosi ad Itaici. La riunione dei presuli è avvenuta in un momento difficile per il Brasile, scosso dallo scandalo per corruzione che ha coinvolto il suo presidente, Luiz Inacio Lula da Silva, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali del 2006. Sulle difficoltà affrontate in questo periodo dai brasiliani, Silvonei Protz ha intervistato mons. Luiz Demetrio Valentini, vescovo di Jales:

 

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R. – Senz’altro viviamo momenti difficili di fronte a rivelazioni che non pensavamo possibili, soprattutto in questo governo. Noi, come vescovi, responsabili della pastorale, con tanta gente che ci guarda, abbiamo sentito l’obbligo di trasmettere, assieme a questi sentimenti di indignazione etica, la speranza che questa crisi serva ad avanzare e non a retrocedere, ad una riforma politica che divenga sempre più urgente. Che queste elezioni servano per sottolineare molto chiaramente dove la corruzione trova spazio, e a modificare le nostre istituzioni nella politica e far fronte a questa permanente tentazione della corruzione che si pratica in politica. Il nostro messaggio, allora, ne è la derivazione, senza pregiudizi, alla ricerca della verità, per identificare molto chiaramente chi sono i responsabili e per imporre, secondo la nostra costituzione, la pena necessaria. Allo stesso tempo, non soltanto condannare, ma rendersi conto che questa crisi ci mostra delle lezioni pratiche che dobbiamo apprendere in questo momento. Quindi, serve una parola che incentivi una riforma politica vera.

 

D. – Nei media comincia ad apparire la parola impeachment. Lei, come vescovo brasiliano, cosa ne pensa?  

 

R. – Sì, se ne parla ed è anche possibile, ma penso che non sia il momento, non sia il caso. Speriamo che il presidente Lula trovi la forza per prendere con sicurezza in mano la situazione di crisi e che possa concludere bene il suo mandato.

 

D. – Nell’Assemblea dei vescovi si è anche parlato del disarmo, della bioetica e del tema centrale di quest’Assemblea, precisamente il progresso della Chiesa, le sfide della sua missione…

 

R. – Il Referendum sul disarmo sarà fatto nel mese di ottobre. Questa è una causa che da tempo la Chiesa difende, per disarmare non soltanto dalle armi, ma anche gli spiriti, per favorire una cultura di pace. Queste sono parole di speranza ed anche di impegno, che assieme a tanta gente in Brasile la Chiesa vuole assumere molto chiaramente. E vuole anche sentire che il Vangelo abbia sempre necessità di illuminare le nuove situazioni che viviamo. Il profetismo mi sembra consista in questo: riprendere sempre il Vangelo, perché possa illuminare, rimanere nuovo nelle situazioni che viviamo. Non dobbiamo soltanto ripetere quello che è scritto nella Bibbia, ma cercare di vedere come queste parole, che sono sempre vive, illuminano e possono aiutare a prendere decisioni convenienti in ogni situazione.

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PROGRESSI VERSO LA PACE NELLA MARTORIATA REGIONE 

DEL KASHMIR: DOMANI IL GOVERNO DI NEW DELHI INCONTRA I SEPARATISTI

- Intervista con Michelguglielmo Torri -

 

La giornata di domani potrebbe rivelarsi storica per il futuro del Kashmir, regione contesa da India e Pakistan. È infatti il giorno del primo incontro fra il capo del governo di New Delhi, Manmohan Singh, e la coalizione Hurriyat, che raccoglie i partiti della regione. Il prossimo 14 settembre, poi, lo stesso Singh vedrà a New York il leader pakistano, Musharraf. La pace, dunque, si avvicina, come conferma Michelguglielmo Torri, docente di Storia moderna e contemporanea dell’Asia all’Università di Torino, intervistato da Andrea Sarubbi:

 

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R. – Per lungo tempo, India e Pakistan, quando si sono affrontati sulla questione del Kashmir, l’hanno trattata come un problema di tipo bilaterale che coinvolgeva i due governi. Adesso, invece, c’è – evidentemente – una presa di consapevolezza che è stata espressa sia dal primo ministro Singh attraverso questo invito all’Hurriyat, sia al generale Musharraf con una serie di dichiarazioni, secondo cui c’è una terza parte che bisogna coinvolgere; questa terza parte è rappresentata dal popolo del Kashmir.

 

D. – Proprio in questi ultimi giorni, l’India ha dato segnali di voler cambiare l’approccio ...

 

R. – C’è stato il primo settembre, un importante discorso del primo ministro indiano, un discorso che, apparentemente, non era correlato alla questione del Kashmir, ma che in realtà aveva un’importanza anche per il Kashmir, perché il primo ministro Singh ha detto, sostanzialmente: ‘C’è stato, negli ultimi 50-60 anni, in India, un risorgere delle identità regionali che è stato favorito, tra l’altro, anche dal diffondersi dei media, della televisione. Ora – ha detto il primo ministro indiano – questo non è uno sviluppo negativo; questo può essere una ricchezza per il Paese. Noi non dobbiamo cercare di sopprimere questi processi di differenziazione: dobbiamo cercare di armonizzarli”. Mi sembra una presa di posizione molto intelligente, se si pensa che l’India è un Paese estremamente complesso dal punto di vista etnico, linguistico e religioso.

 

D. – Professore, lei vede soluzioni concrete per il Kashmir, oggi?

 

R. – Non si possono, in realtà, cambiare i confini; però, bisogna cercare di rendere questi confini ‘porosi’. Cosa vuol dire, questo? Bisogna attuare un processo di ‘descalation’ – in questo momento, il Kashmir è una delle regioni più militarizzate del mondo – e bisogna favorire normali contatti commerciali e normali contatti tra la società civile, sui due lati del confine. Qualche tempo fa, c’è stata la decisione di aprire una rotta via terra, gestita da una corriera che ogni 14 giorni unisce la capitale estiva del Kashmir indiano alla capitale del Kashmir pakistano. Adesso si è fatto un passo avanti: cioè, si è deciso di aprire una rotta per i camion e c’è in progetto di aprire una serie di strade di congiunzione tra le due parti del Kashmir!

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SI CHIUDE OGGI LA CAMPAGNA ELETTORALE PER LE PRESIDENZIALI EGIZIANE DI MERCOLEDI’ PROSSIMO. SUPER FAVORITO IL PRESIDENTE USCENTE, HOSNI MUBARAK

- Con noi, Marc Innaro -

 

Si chiude oggi in Egitto la campagna elettorale per le elezioni presidenziali di mercoledì prossimo. Si tratta delle prime consultazioni pluraliste e a suffragio universale della storia del Paese arabo. Dieci i candidati in lizza, favoritissimo il presidente uscente Mubarak - che si appresta ad un quinto mandato consecutivo - e 32 milioni gli egiziani registratisi per il voto. Di queste elezioni, che giungono a un mese e mezzo dagli attentati terroristici di Sharm-el-Sheikh del 23 luglio, ci parla Marc Innaro, corrispondente Rai dal Cairo, intervistato da Giada Aquilino:

 

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 R. – Che siano le prime elezioni a suffragio universale diretto della storia egiziana questo è un fatto innegabile. Non c’è alcun dubbio che per la prima volta nella storia di questo Paese per tali elezioni ci siano in lizza non soltanto il presidente Mubarak. Questi si avvia a diventare il regnante durato più a lungo di tutti, persino probabilmente più dei faraoni stessi, visto che già regna da un quarto di secolo. Con lui, però,ci sono altri 9 candidati in lizza. E’ ovvio che il risultato è altrettanto scontato perché tutto il sistema del partito-Stato, cioè del partito nazionale democratico, dell’industria statale, dell’industria privata, delle radio, delle televisioni, dei giornali lavorano a tempo pieno per il presidente Mubarak.

 

D. – Perché Mubarak si è ricandidato?

 

R. – Per dare anzitutto un segnale di continuità al Paese e ha permesso che altri si candidassero per vari motivi, sia interni che internazionali. I motivi internazionali sono ben noti: le pressioni degli americani, le pressioni dell’Europa, il progetto del Greater Middle East, del Grande Medio Oriente che sta tanto a cuore all’amministrazione americana e anche però pressioni interne. La situazione in Egitto non è affatto semplice: la disoccupazione è in aumento, anche se negli ultimi 6-8 mesi la situazione economica è nettamente migliorata con addirittura un rafforzamento del pound, cioè della lira egiziana nei confronti del dollaro e delle monete più forti. Questo, però, non toglie che l’Egitto si trovi in una situazione di estrema debolezza dal punto di vista politico con ai confini il conflitto israelo-palestinese. Poi, anche a causa del conflitto iracheno, i rischi di destabilizzazione interna sono enormi.

 

D. – Gli attentati di Sharm hanno proiettato Mubarak sulla scena mondiale. Quanto conta per l’Egitto il rapporto con la comunità internazionale?

 

R. – E’ decisivo. Soltanto per quanto riguarda i rapporti con gli Stati Uniti, ogni anno l’Egitto riceve aiuti economici per un ammontare di circa 1 miliardo di dollari e non solo, il turismo è la fonte principale di introiti di questo Paese, malgrado gli attentati che, non a caso, hanno preso di mira i turisti a Taba a Sarm-el-Sheik, ma anche qui al Cairo. Non dimentichiamo che il Cairo è la sede della Lega Araba, cioè della massima organizzazione del mondo arabo.

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CHIESA E SOCIETA’

4 settembre 2005

 

 

        

AL VIA DA STAMANI AD ASSISI IL IX SIMPOSIO INTERCRISTIANO. IN UN MESSAGGIO INVIATO AL CARDINALE WALTER KASPER IL PAPA INVITA A RIFLETTERE SULLA COMUNIONE TRA TUTTI I DISCEPOLI DI CRISTO

-          A cura di padre Egidio Picucci –

 

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ASSISI.= Con una solenne liturgia nella basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi, presieduta da mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia e alla quale ha assistito mons. Ignazio, metropolita di Volos, accompagnato da una delegazione di 40 ortodossi, tra cui 6 professori di teologia, hanno avuto inizio questa mattina ad Assisi i lavori del IX Simposio intercristiano, organizzato dall’Istituto francescano di spiritualità dell’Antonianum di Roma e dall’università Aristotele di Tessalonica. Per la circostanza Benedetto XVI, facendo riferimento al tema del Simposio, e cioé l’Eucarestia nella tradizione orientale e occidentale, ha inviato un messaggio al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani, in cui si afferma che l’iniziativa costituisce una felice occasione per riflettere su un tema molto significativo per la vita dei cristiani e per la ricomposizione della piena comunione tra tutti i discepoli di Cristo. Il dialogo che sarà sviluppato durante il Simposio – aggiunge il Pontefice – farà certamente emergere la fede comune insieme a quegli aspetti teologici e liturgici dell’Oriente e dell’Occidente che costituiscono la ricchezza della Chiesa. Identico concetto ha espresso Sua Beatitudine Christodoulos, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, dicendo che nell’Eucaristia si localizza la fede del rinnovamento della vita e l’unione di tutti, fine ultimo della creazione e della salvezza. La scelta del tema – ha sottolineato mons. Spiteris aprendo i lavori – è come il cammino su un terreno minato perché in nessun altro momento della vita ecclesiale appare più chiara la divisione tra i cristiani. Tuttavia – ha concluso il professor Milziade Konstantinou, preside dell’Università di Tessalonica – i motivi che ci dividono oggi sono più storici, politici e culturali che non teologici, quindi più facili da superare soprattutto oggi, quando la domanda di riconciliazione tra gli uomini si fa sempre più forte e urgente. Il simposio proseguirà fino a martedì 6 settembre e affronterà i punti di maggiore interesse del tema scelto, tra cui molto atteso è quello sull’Eucaristia come fattore dell’unità orientale e occidentale dal secolo XIII ai nostri giorni.

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Morto a Palermo il Padre gesuita Ennio Pintacuda, figura di spicco del mondo sociale e politico siciliano

- A  cura di padre Federico Lombardi -

 

PALERMO. = È morto questa notte a Palermo il padre Ennio Pintacuda.  72 anni, gesuita, figura di spicco per molti anni nel panorama sociale e politico siciliano, assurto anche a notorietà nazionale per un certo tempo per le sue prese di posizione politiche coraggiose, anche se controverse e sempre in evoluzione in rapporto al mutare delle situazioni. Membro per lungo tempo della comunità del Centro Studi Sociali dei gesuiti a Palermo, negli anni Ottanta era stato fra gli iniziatori ed animatori – con il padre Bartolomeo Sorge – dell’Istituto di formazione politica “Pedro Arrupe”, uno dei primi, se non il primo dei molti istituti di formazione sorti a quel tempo per rilanciare l’impegno culturale-politico del mondo cattolico. Molto impegnato nel movimento della cosiddetta “primavera palermitana”, sviluppatosi in coraggiosa reazione all’influsso della mafia nella vita cittadina e siciliana, e assai vicino a Leoluca Orlando, si era successivamente dedicato ad altre forme di impegno, ma restando sempre nell’ambito degli studi sociali, politici e della formazione. Da sette anni era presidente del CERISDI, Centro di studi direzionali con sede nel Castello Utveggio di Palermo. La Radio Vaticana ricorda diversi suoi acuti contributi sulla situazione siciliana e in particolare la sua drammatica e commossa testimonianza la sera dell’attentato a Paolo Borsellino. Recentemente diversi studenti del Centro da lui diretto avevano compiuto stage di formazione alla Radio Vaticana. La sua salute negli ultimi tempi non era buona, ma la morte è sopraggiunta inattesa. La salma è esposta alla Casa Professa dei Gesuiti di Palermo, comunità a cui attualmente apparteneva. Le esequie avranno luogo lunedì mattina alle 11.30 nella chiesa della Casa Professa di Palermo, successivamente sarà tumulato a Prizzi, il paese di origine a cui era sempre rimasto molto legato.

 

TEOLOGI A CONGRESSO DA DOMANI IN PROVINCIA DI PADOVA SU CHIESA E SINODALITÀ. CINQUE LE GIORNATE DI STUDIO CUI PRENDERANNO PARTE ANCHE DIVERSI VESCOVI

 

PADOVA. = “Chiesa e sinodalità. Coscienza, forme, processi”, è il tema del XIX congresso nazionale dell’Associazione Teologica Italiana che si svolgerà a Camposampiero, in provincia di Padova, dal 5 al 9 settembre. Organizzato dall’Associazione Teologica Italiana si propone di fare un bilancio della vita ecclesiale a quarant’anni dal Concilio Vaticano II, per indagare in profondità sulla dimensione sinodale della Chiesa e per aprire prospettive sul futuro. In particolare le giornate di studio vogliono evidenziare che la Chiesa potrà realmente essere casa e scuola di comunione solo a condizione che ciò tocchi anche la concretezza della sua vita e delle sue strutture. Il convegno si svolgerà nell’Oasi spirituale di Camposampiero, il paese dove Sant’Antonio si rifugiava per meditare, scrivere e riposare dalle fatiche della predicazione. Gli oltre ottanta teologi che vi prenderanno parte si interrogheranno partendo dall’esortazione di Giovanni Paolo II, che al termine del Giubileo del 2000 scriveva nella Novo Millennio Ineunte: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo”. “Questo incontro – ha commentato mons. Pietro Coda, presidente dell’Associazione Teologica Italiana – è una opportunità preziosa per quanti vogliano fermarsi a riflettere su un tema di grande attualità ecclesiale; e, per i teologi, una nuova occasione per offrire, con passione, il loro specifico contributo a servizio della Chiesa”. (T.C.)

 

 

 

 

LA VITA DEI MONACI CERTOSINI IN PRIMO PIANO NE “IL GRANDE SILENZIO” AL FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA . NELLA PELLICOLA DEL POLACCO ZANUSSI, INVECE,

STORIE DI VOCAZIONI

- A cura di Luca Pellegrini -

 

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VENEZIA. = Die grosse Stille- Il grande silenzio, è il primo film a descrivere la severa vita comunitaria dei monaci certosini reclusi nella Grande Chartreuse, sulle Alpi francesi. E’ stato proiettato nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia. Una vera meditazione per immagini sulla vita monastica. Oggi in concorso anche il regista polacco Krzysztof Zanussi con il suo Persona non grata. Storie di uomini. Storie di idee e vocazioni. I giorni della storia sono riletti con molta parsimonia, lucidità e disincanto da Krzysztof Zanussi che costruisce una vicenda di ideali crollati, affari sporchi e cuori infranti a Montevideo, fuori e dentro la locale ambasciata polacca. Un pretesto per riflettere il passato recente e il presente incerto della Polonia e dell’Europa con un principale interrogativo etico: siamo frutto di quali scelte e di quali illusioni ideologiche e sociali? Magistrale la presenza dell’attore russo Nikita Mikhalkov. Altri tempi sono quelli riflessi, invece, ne Il grande silenzio, una vera “contemplazione” cinematografica. Le stagioni portano i loro colori, i loro lievi rumori, il mormorio di un vento leggero, come quello ascoltato da Elia sull’Oreb e che soffia sulla Grande Chartreuse, il monastero madre dell’Ordine dei Certosini, incuneato tra le Alpi, dalle parti di Grenoble. Raccolti e protetti da antiche e austere mura, alveare di santità e di contemplazione, uomini sedotti da Dio e che si sono lasciati sedurre dalla sua Parola e dalla sua Verità, scandiscono il trascorrere della vita misurandolo non con le ore canoniche ma con il tocco di una campana e il richiamo alla preghiera comune. Il resto è lavoro. Ora et labora. Philip Gröning ci è finalmente penetrato, tra quelle celle, chiostri, corridoi e cappelle, dopo diciotto anni di attesa. Per filmare, con il consenso dei monaci e del Priore, questa vita lontana dagli uomini e vicina a Dio. Ci è rimasto quasi sei mesi, da solo, con il severo impegno di portare con se solo il minimo dell’attrezzatura. Niente luci artificiali, se non quelle della creazione; niente commento musicale, se non il canto del gregoriano; nessuna spiegazione o voce esterna, se non alcune citazioni bibliche scritte su fondo nero. È un silenzio non solo grande, quello che ci accompagna per quasi tre ore: è un silenzio che, nello stupore delle meraviglie di Dio, travalica i sensi e diventa “il senso”. Una giornata, un mese ed un anno descritti anche attraverso un ceppo di legno, un pezzo bianco di stoffa, un sedano tagliato, una candela e un breviario, un asciugamano e una zappa. Potrebbe essere insostenibile ed inaccettabile, per noi, quella immutabile ripetitività, la pesantezza di quella voluta reclusione, questa innaturale assenza di voci umane. Ma, come ha affermato l’Arcangelo alla Vergine Madre, nulla è impossibile a Dio. E, da allora, molto è possibile all’uomo che Dio lo cerca, lo brama, lo ama, lo attende.

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24 ORE NEL MONDO

4 settembre 2005

 

- A cura di  Eugenio Bonanata -

 

 

A New Orleans, si avvia a conclusione l’evacuazione dei sopravvissuti all’uragano Katrina. Nella città è stato attivato un ponte aereo senza precedenti, tuttavia, resta incerto il numero esatto delle vittime. Intanto, gli Stati Uniti hanno chiesto aiuti all’Unione europea e alla Nato per affrontare l’emergenza. Il nostro servizio:

 

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New Orleans si svuota. Il Superdome è stato completamente evacuato e anche l’evacuazione del Convention Center è andata avanti. Nelle ultime 24 ore, sono partite almeno 42 mila persone. E sono 40 gli aerei che lavorano 24 ore su 24, per un ponte aereo che mostra ora quell’efficienza nei soccorsi mancata durante i primi giorni dopo il passaggio dell’uragano. Per accelerare le operazioni di soccorso sono arrivate finalmente le prime avanguardie dei 7mila militari di rinforzo dislocati dal Pentagono, che ha ordinato l’invio di altri 10 mila militari della Guardia Nazionale, portando così oltre quota 50 mila le forze impegnate nell’emergenza. Tuttavia, la massiccia evacuazione crea problemi nei luoghi dove i rifugiati sono diretti. Il Texas è vicino all’esaurimento delle capacità di accoglienza dei rifugiati. Intanto, emergono storie terribili di violenze viste o subite dai sopravvissuti a New Orleans. E mentre in città comincia la raccolta dei cadaveri, il genio lavora per colmare la breccia rimasta aperta negli argini del lago Pontchartrain e si appresta a prosciugare l’acqua dalla città. Un’operazione, questa, che richiederà forse alcuni mesi. Dal canto suo, Bush tenta di correre ai ripari non solo riportando l’ordine, ma anche con una presenza che indichi interesse politico. Nelle prossime ore, infatti, il segretario di Stato, Rice, sarà in Alabama, suo Stato natale, e il segretario alla difesa, Rumsfeld, in Mississippi e Louisiana. Se in questi giorni si sono moltiplicate le espressioni di solidarietà nei confronti degli Stati Uniti, l’unica voce dissonante è quella di al Qaeda, che con un comunicato via Internet, si rallegra per i disastri provocati dall’uragano.

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A Parigi prosegue la tragica sequenza di incendi. Durante la notte, un violento rogo è divampato in un edificio di 18 piani provocando la morte di 14 persone, tra cui 2 bambini. Il numero dei feriti è di 35 e almeno 15 persone sarebbero ricoverate in condizioni gravi. Secondo le prime notizie, il rogo potrebbe essere di origine dolosa. Il servizio da Parigi è di Francesca Pierantozzi:

  

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         L’incendio – ha detto subito il capitano dei Vigili del fuoco Michel Cros - non ha nulla a che vedere con gli altri incendi che hanno devastato immobili fatiscenti occupati da immigrati a Parigi nelle ultime due settimane. Quattro giovani sono stati interrogati questa mattina dalla polizia. Alcuni testimoni avrebbero infatti visto dei ragazzi dare fuoco alle cassette delle lettere nell’atrio del palazzo di 18 piani. Le vittime sarebbero tutte morte intossicate dal denso fumo che si è levato dal piano terra. 300 degli 800 residenti nello stabile sono stati evacuati. Un’inchiesta è stata immediatamente aperta dalla Brigata criminale. Il primo ministro, Dominque de Villepin ha espresso la sua profonda emozione, parlando anche lui di una probabile origine dolosa.

 

         Francesca  Pierantozzi da Parigi, per la Radio Vaticana.

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dichiarazioni del governo iracheno secondo il quale il processo all’ex dittatore comincerà il prossimo 19 ottobre. “Il collegio di difesa – ha affermato - non è stato informato della decisione e non l’ha sottoscritta”. In ogni caso, Dulaimi ha aggiunto di non riconoscere la legittimità del tribunale speciale costituito per giudicare l’ex rais che, però, ha confermato la data di inizio del processo. Sul terreno, intanto, 5 soldati sono stati uccisi stamani in un agguato a nord di Baghdad, mentre lo scoppio di un’autobomba, all’ingresso della città di Iskandariya, 60 km a sud di Baghdad, ha provocato la morte di un poliziotto.  

 

Nello Stato del Chattisgarh, nella parte orientale dell’India, 23 soldati indiani sono morti per l’esplosione di un ordigno al passaggio del veicolo su cui viaggiavano. Secondo le autorità locali, la paternità dell’attentato è da attribuire alla guerriglia maoista che da diversi decenni opera in almeno otto stati della federazione indiana, trovando linfa soprattutto nelle rivendicazioni dei contadini senza terra.

 

All’età di 80 anni si è spento ieri il presidente della Corte Suprema degli Stati Uniti, William Rehnquist. Il giudice Rehnquist era da tempo malato di cancro alla tiroide. La morte di Rehnquist, di orientamento conservatore, da 19 anni al posto di presidente, complica i giochi per la nuova composizione della Corte Suprema, un organo che può incidere su temi come aborto, ricerca sulle staminali, unioni omosessuali, oltre che sulla pena di morte e le quote razziali. Per la successione, il presidente Bush potrebbe orientarsi sulla promozione di un attuale giudice della Corte. L’alternativa è la designazione di un nuovo giudice alla carica di presidente. Tuttavia, queste ipotesi andranno verificate nei prossimi giorni.

 

Il Congresso americano è disposto ad appoggiare un eventuale nuovo atteggiamento dell’amministrazione Bush verso la Corea del Nord, a patto che questa si impegni a smantellare il suo programma nucleare. Lo ha affermato ieri a Seul il deputato repubblicano Leach, che presiede la sottocommissione Affari del Pacifico e Asia orientale. Leach, appena tornato da una visita a Pyongyang, ha riferito inoltre che la Corea del Nord sembra disposta a tornare ai colloqui a sei sul nucleare, fissati per la prossima settimana a Pechino. Proprio stamane, tuttavia, il quotidiano economico giapponese, Nihon Keizai Shimbun, citando una fonte governativa di Tokyo, ha affermato che Pyongyang continua la costruzione di reattori in grado di produrre plutonio per armi di distruzione di massa. Il quotidiano si basa su osservazioni recenti compiute da un satellite spia americano sui siti nucleari di Yongbyon e Taechon.

 

  Alla vigilia del vertice UE-Cina, per trovare una soluzione al problema dell’esportazione dei prodotti tessili cinesi in Europa, il commissario europeo al commercio, Mandelson, ha incontrato a Pechino il ministro del Commercio cinese. Venerdì a Bruxelles, gli esperti europei si erano riuniti per formulare un pacchetto di proposte, senza tuttavia trovare un’intesa. Sulla questione, infatti, pesa la posizione di alcuni Paesi europei, che si oppongono all’ingresso indiscriminato in Europa dei prodotti cinesi finché con Pechino non verrà raggiunto un accordo sulle quote per il 2005 e il 2006.

 

   Il governo italiano si aspettava le dimissioni del governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio. Ad affermarlo oggi a Cernobbio, nel corso del suo intervento al Workshop Ambrosetti, è il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco. “Abbiamo fatto la riforma venerdì – ha affermato Siniscalco - e ieri ci saremmo attesi un atto di sensibilità istituzionale del Governatore che non è venuto”. Se fossi stato in lui – ha concluso - me ne sarei andato da tempo”.

 

  L’improvvisa esplosione di polvere utilizzata per la fabbricazione di fuochi d’artificio in una casa di Tlacotepec, nello Stato messicano di Guerrero, ha causato la morte di almeno 15 persone, fra cui cinque minorenni, ed il ferimento di decine di altre. La protezione civile messicana, impegnata nel recupero dei cadaveri sotto le macerie, ha comunicato che lo scoppio ha provocato il crollo di alcune altre case vicine. Anche la chiesa di San Giacomo Apostolo, è rimasta danneggiata.

 

 Secondo le previsioni del servizio meteorologico giapponese, il tifone asiatico Nabi è atteso questa sera sull’arcipelago di Okinawa, che si trova 1.500 km a sud del Giappone. Il tifone, che porta con se’ venti di oltre 160 km all’ora, procede in direzione nord-ovest. A mezzogiorno, ora locale, si trovava sull’isoletta di Kitadaito, a sud-est di Okinawa, dove ha provocato onde alte nove metri e un blackout elettrico. Nabi, ridotto dagli esperti alla categoria quattro, è il 14esimo tifone della stagione e il terzo atteso sulle coste giapponesi quest’anno.

 

 In Giappone, il partito del premier Koizumi siavvia alla vittoria nelle elezioni anticipate per il rinnovo della Camera bassa. Dei 480 deputati che dovranno essere eletti, Koizumi dovrebbe conquistare 269 seggi. Lo rivelano i sondaggi condotti dall'agenzia di stampa 'Kyodo' e dai maggiori quotidiani nazionali su campioni attorno a 150.000 elettori. Il Partito democratico, moderato riformista, dovrebbe finire al di sotto dei 175 seggi che deteneva nella Camera dei deputati uscente. 

 

 

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