RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
247 - Testo della trasmissione di domenica 4 settembre 2005
Aperto
oggi ad Assisi il IX simposio intercristiano.
Morto
a Palermo il Padre gesuita Ennio Pintacuda
Da
domani in provincia di Padova teologi a congresso e Chiesa e sinodalità
A New Orleans, completata
l’evacuazione del Superdome. In azione 50 mila soldati inviati al presidente
Bush nella zona colpita dall’uragano
Nuovo incendio a Parigi: 14 morti
in un edificio della periferia. Probabile l’origine dolosa.
4
settembre 2005
ALL’ANGELUS, BENEDETTO XVI RIBADISCE LA
CENTRALITA’ DELL’EUCARISTIA
NELLA VITA DELLA CHIESA E RICORDA L’AMORE PER
CRISTO DI GIOVANNI PAOLO II.
DOPO LA RECITA DELLA PREGHIERA MARIANA, IL PAPA
RIVOLGE UN PENSIERO
COMMOSSO ALLE VITTIME DELL’URAGANO KATRINA
E AGLI IRACHENI MORTI
NELLA STRAGE DI BAGHDAD, MERCOLEDI’ SCORSO
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Benedetto XVI è vicino alle
popolazioni colpite dall’uragano Katrina e alle vittime del terrorismo in Iraq.
All’Angelus domenicale, a Castel Gandolfo, dedicato alla centralità del mistero
eucaristico e all’amore per Cristo di Papa Wojtyla, il Pontefice annuncia
l’impegno del pontificio consiglio “Cor Unum” in favore delle popolazioni degli
Stati Uniti, sconvolte dall’uragano. Ma il pensiero del Papa va anche
all’afflitto popolo iracheno, a pochi giorni dalla terribile strage di
pellegrini sciiti a Baghdad. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“L’Eucaristia: fonte e culmine
della vita e della missione della Chiesa”: all’Angelus, Benedetto XVI ha
riaffermato “la centralità del Sacramento della presenza reale di Cristo nella
vita della Chiesa e in quella di ogni cristiano”. Ha ricordato dunque come
l’Anno dell’Eucaristia si avvii ormai verso la sua fase conclusiva, in ottobre,
con la celebrazione dell’Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi in
Vaticano:
Quest’Anno speciale dedicato al Mistero eucaristico è stato voluto
dall’amato Papa Giovanni Paolo II per ridestare nel popolo cristiano la fede,
lo stupore e l’amore verso questo grande Sacramento che costituisce il vero
tesoro della Chiesa.
Benedetto XVI ha ricordato come
la Santa Messa fosse il centro di ogni giornata del suo amato predecessore,
quindi con emozione è tornato agli ultimi momenti della vita terrena di
Giovanni Paolo II:
Negli ultimi mesi la malattia lo
ha assimilato sempre più a Cristo sofferente. Colpisce il pensiero che, nell’ora
della morte, egli si sia trovato ad unire l'offerta della propria vita a quella
di Cristo nella Messa che veniva celebrata accanto al suo letto. La sua
esistenza terrena si è chiusa nell’Ottava di Pasqua, proprio nel cuore di quest’Anno eucaristico, nel quale si è
compiuto il passaggio dal suo grande pontificato al mio.
In vista del Sinodo dei vescovi,
il Papa ha chiesto perciò a tutta la comunità ecclesiale che si senta coinvolta
in questa fase di preparazione all’importante evento. D’altro canto,
Benedetto XVI ha evidenziato come anche nella GMG di Colonia siano stati moltissimi
i riferimenti al mistero dell’Eucaristia. In particolare, la veglia nella
spianata di Marienfeld, culminata nell’adorazione eucaristica. “Una scelta
coraggiosa – l’ha definita il Papa – che ha fatto convergere gli sguardi e i
cuori dei giovani su Gesù presente nel Santissimo Sacramento”. “Confido – è
stato il richiamo del Pontefice – che, grazie all’impegno di Pastori e fedeli,
in ogni comunità sia sempre più assidua e fervida la partecipazione
all’Eucaristia”. Il Papa si è soffermato anche sulla figura di san Gregorio
Magno, di cui la Chiesa ha celebrato sabato la memoria liturgica. “Quel grande
Papa – ha spiegato – diede un contributo di portata storica alla promozione della
liturgia nei suoi vari aspetti e, in particolare, alla conveniente celebrazione
dell'Eucaristia”. Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha rivolto un pensiero
commosso alle vittime dell’uragano Katrina, negli Stati Uniti:
“Desidero assicurare la mia preghiera
per i defunti ed i loro familiari, per i feriti e i senzatetto, per gli
ammalati, i bambini, gli anziani; benedico quanti sono impegnati nella difficile
opera di soccorso e di ricostruzione. Al Presidente del Pontificio Consiglio
Cor Unum, l’Arcivescovo Paul Josef Cordes, ho dato incarico di recare alle
popolazioni colpite la testimonianza della mia solidarietà.
E a pochi giorni dalla strage di
sciiti a Baghdad, riuniti per una commemorazione religiosa, il Papa è tornato a
rivolgere un’accorata invocazione per la pace in Iraq:
Voglia l’Onnipotente toccare i
cuori di tutti, perché finalmente si instauri in quel tribolato Paese un clima
di riconciliazione e di reciproca fiducia.
Al termine dell’Angelus, in un
clima particolarmente festoso, Benedetto XVI ha salutato i pellegrini giunti a
Castelgandolfo. Tra loro partecipanti al corso di formazione permanente per
missionari promosso dall’Università Pontificia Salesiana, come pure i giovani
del Movimento dei Focolari e ai numerosi gruppi di fedeli provenienti da ogni
parte del mondo.
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IL PAPA RICEVE IN UDIENZA A CASTEL GANDOLFO IL
CARDINALE JOZEF TOMKO,
INVIATO SPECIALE AL CONGRESSO EUCARISTICO
NAZIONALE SLOVACCO
Benedetto
XVI ha ricevuto questa mattina in udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel
Gandolfo, il cardinale Jozef Tomko, presidente del pontificio comitato per i
Congressi Eucaristici Internazionali, inviato Speciale alle celebrazioni
conclusive del Congresso Eucaristico Nazionale Slovacco, in programma a
Bratislava, il prossimo 18 settembre.
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4
settembre 2005
SI CELEBRA OGGI NEL
VECCHIO CONTINENTE LA SESTA EDIZIONE
DELLA “GIORNATA EUROPEA
DELLA CULTURA EBRAICA”
- Ai nostri microfoni,
Amos Luzzatto -
Si celebra oggi in 26 Paesi del Vecchio
Continente la sesta edizione della “Giornata Europea della Cultura Ebraica”.
La manifestazione offre l'occasione di visitare luoghi e monumenti normalmente
chiusi al pubblico come sinagoghe, cimiteri, campi di concentramento, aree
archeologiche.
Benedetto XVI nella storica visita alla Sinagoga di
Colonia, il 19 agosto scorso, ha rilanciato il
dialogo tra cristiani ed ebrei per la promozione dei diritti dell'uomo e
della sacralità della vita umana, per i valori della famiglia, per la giustizia
sociale e per la pace nel mondo. Un dialogo – aveva detto il Pontefice - che
“se vuole essere sincero, non deve passare sotto silenzio le differenze
esistenti o minimizzarle”. “Ma – aveva aggiunto - anche nelle cose che, a causa della nostra intima convinzione di
fede, ci distinguono gli uni dagli altri, anzi proprio in esse, dobbiamo
rispettarci ed amarci a vicenda”. Ma quale può essere la testimonianza comune
che cristiani ed ebrei possono offrire all’Europa? A.V. lo ha chiesto
ad Amos Luzzatto, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche in Italia:
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A me pare che tutte e due le tradizioni, sia quella
ebraica che quella cristiana, insistano molto sul concetto dell’amore tra gli
uomini, dell’eguaglianza dei diritti e del valore di ciascun uomo, del valore
della vita, del valore della solidarietà e dell’aiuto ai più deboli e ai più
diseredati. Questo è comune a tutte due le tradizioni. Tutto questo vuol dire
un impegno per dare un contenuto forte, un forte cemento alle future popolazioni
europee che non si chiameranno più coi nomi separati dei singoli Stati, che si
guardano in cagnesco per strapparsi un pezzo di terra, ricordandosi che la
tradizione biblica fa dire al Signore Iddio che la terra è tutta sua e che noi,
esseri umani, siamo soltanto dei “fittavoli” su questa terra. Pensate che
bellezza di affermazione e quanta potenza avrebbero in futuro, possono avere,
avranno certamente sia la religione ebraica, sia quella cristiana per andare
alla ricerca in Europa di una vita affratellata nella pace e nella sicurezza.
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APPELLO
DEI VESCOVI TEDESCHI IN OCCASIONE DELLE ELEZIONI PARLAMENTARI
DEL 18
SETTEMBRE PROSSIMO: LA POLITICA SIA SEMPRE AL SERVIZIO DEL BENE COMUNE
- Servizio di Donika Lafratta -
In
occasione delle elezioni parlamentari del 18 settembre prossimo, i vescovi tedeschi
hanno lanciato un appello invitando tutti gli aventi diritti al voto a recarsi
alle urne. Nel documento, reso noto dall’arcidiocesi di Colonia, i presuli
fanno riferimento ai problemi interni della Germania, quali la disoccupazione,
l’instabilità sociale, l’invecchiamento della società, la tutela dell’ambiente
e la protezione della dignità dell’uomo. I dettagli nel servizio di Donika
Lafratta:
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“La
politica riuscirà a riconquistare fiducia solo se sarà caratterizzata dalla
lealtà e dal rispetto vicendevole, dal senso della verità e dalla serietà e se
s’impegnerà per il bene comune. Il nostro Paese ha bisogno di uomini politici
che abbiano il coraggio di assumere la responsabilità della guida e che si
orientino a quei valori di fondo che corrispondono all’immagine dell’uomo
rispecchiata dalla nostra Costituzione, sotto molti aspetti legata alla fede
cristiana”. Risuonano forti le parole dei vescovi tedeschi nell’appello
lanciato in vista delle elezioni parlamentari del 18 settembre.
“L’appuntamento
elettorale dei prossimi giorni – si legge nel documento – offre lo spunto per
ricordare il compito di formazione dei cristiani e quelle sfide attuali ed
importanti che, nella scelta elettorale, possono essere determinanti per il
futuro del nostro Paese”. Così, in vista delle elezioni, i vescovi invitano i
partiti politici a meditare sulle sfide con le quali sono chiamati a
confrontarsi: la disoccupazione, l’indebitamento dello Stato, il rinnovo dello Stato
sociale e l’invecchiamento della società.
Nell’attesa
della definizione di una nuova Germania, i presuli sottolineano, inoltre,
l’importanza del matrimonio e della famiglia per lo sviluppo del singolo e per
il futuro della società e ribadiscono il compito primario dello Stato nella
tutela dell’intangibilità della dignità umana. Sul piano internazionale,
infine, i vescovi invitano ad impegnarsi per la costruzione di un’Europa
solidale, per il riconoscimento della giustizia mondiale e per la lotta alla
povertà e alla miseria degli uomini in Africa, in Asia e in America Latina.
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NEL BRASILE ALLE PRESE CON LO SCANDALO CORRUZIONE CHE HA COINVOLTO
IL GOVERNO, I VESCOVI INVITANO I FEDELI A NON PERDERE
LA SPERANZA ANCHE IN QUESTI TEMPI DIFFICILI PER IL PAESE
- Con noi, mon mons. Luiz Demetrio Valentini -
Il popolo brasiliano non perda la speranza anche in
tempi difficili: è stato questo il messaggio chiave dell’Assemblea generale dei
vescovi del Paese sudamericano, svoltosi ad Itaici. La riunione dei presuli è
avvenuta in un momento difficile per il Brasile, scosso dallo scandalo per
corruzione che ha coinvolto il suo presidente, Luiz Inacio Lula da Silva, a
pochi mesi dalle elezioni presidenziali del 2006. Sulle difficoltà affrontate
in questo periodo dai brasiliani, Silvonei Protz ha intervistato mons. Luiz
Demetrio Valentini, vescovo di Jales:
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R. –
Senz’altro viviamo momenti difficili di fronte a rivelazioni che non pensavamo
possibili, soprattutto in questo governo. Noi, come vescovi, responsabili della
pastorale, con tanta gente che ci guarda, abbiamo sentito l’obbligo di trasmettere,
assieme a questi sentimenti di indignazione etica, la speranza che questa crisi
serva ad avanzare e non a retrocedere, ad una riforma politica che divenga sempre
più urgente. Che queste elezioni servano per sottolineare molto chiaramente
dove la corruzione trova spazio, e a modificare le nostre istituzioni nella
politica e far fronte a questa permanente tentazione della corruzione che si
pratica in politica. Il nostro messaggio, allora, ne è la derivazione, senza
pregiudizi, alla ricerca della verità, per identificare molto chiaramente chi
sono i responsabili e per imporre, secondo la nostra costituzione, la pena
necessaria. Allo stesso tempo, non soltanto condannare, ma rendersi conto che
questa crisi ci mostra delle lezioni pratiche che dobbiamo apprendere in questo
momento. Quindi, serve una parola che incentivi una riforma politica vera.
D. – Nei media comincia ad
apparire la parola impeachment. Lei, come vescovo brasiliano, cosa ne
pensa?
R. – Sì, se ne parla ed è anche
possibile, ma penso che non sia il momento, non sia il caso. Speriamo che il
presidente Lula trovi la forza per prendere con sicurezza in mano la situazione
di crisi e che possa concludere bene il suo mandato.
D. – Nell’Assemblea dei vescovi si è anche parlato del disarmo, della
bioetica e del tema centrale di quest’Assemblea, precisamente il progresso
della Chiesa, le sfide della sua missione…
R. – Il Referendum sul disarmo
sarà fatto nel mese di ottobre. Questa è una causa che da tempo la Chiesa
difende, per disarmare non soltanto dalle armi, ma anche gli spiriti, per
favorire una cultura di pace. Queste sono parole di speranza ed anche di
impegno, che assieme a tanta gente in Brasile la Chiesa vuole assumere molto
chiaramente. E vuole anche sentire che il Vangelo abbia sempre necessità di
illuminare le nuove situazioni che viviamo. Il profetismo mi sembra consista in
questo: riprendere sempre il Vangelo, perché possa illuminare, rimanere nuovo
nelle situazioni che viviamo. Non dobbiamo soltanto ripetere quello che è
scritto nella Bibbia, ma cercare di vedere come queste parole, che sono sempre
vive, illuminano e possono aiutare a prendere decisioni convenienti in ogni
situazione.
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PROGRESSI VERSO LA PACE
NELLA MARTORIATA REGIONE
DEL KASHMIR: DOMANI IL
GOVERNO DI NEW DELHI INCONTRA I SEPARATISTI
- Intervista con
Michelguglielmo Torri -
La giornata di domani potrebbe rivelarsi storica per
il futuro del Kashmir, regione contesa da India e Pakistan. È infatti il giorno
del primo incontro fra il capo del governo di New Delhi, Manmohan Singh, e la
coalizione Hurriyat, che raccoglie i partiti della regione. Il prossimo 14
settembre, poi, lo stesso Singh vedrà a New York il leader pakistano,
Musharraf. La pace, dunque, si avvicina, come conferma Michelguglielmo Torri,
docente di Storia moderna e contemporanea dell’Asia all’Università di Torino,
intervistato da Andrea Sarubbi:
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R. – Per lungo tempo, India e Pakistan,
quando si sono affrontati sulla questione del Kashmir, l’hanno trattata come un
problema di tipo bilaterale che coinvolgeva i due governi. Adesso, invece, c’è
– evidentemente – una presa di consapevolezza che è stata espressa sia dal
primo ministro Singh attraverso questo invito all’Hurriyat, sia al generale
Musharraf con una serie di dichiarazioni, secondo cui c’è una terza parte che
bisogna coinvolgere; questa terza parte è rappresentata dal popolo del Kashmir.
D. – Proprio in questi ultimi
giorni, l’India ha dato segnali di voler cambiare l’approccio ...
R. – C’è stato il primo
settembre, un importante discorso del primo ministro indiano, un discorso che,
apparentemente, non era correlato alla questione del Kashmir, ma che in realtà
aveva un’importanza anche per il Kashmir, perché il primo ministro Singh ha
detto, sostanzialmente: ‘C’è stato, negli ultimi 50-60 anni, in India, un
risorgere delle identità regionali che è stato favorito, tra l’altro, anche dal
diffondersi dei media, della televisione. Ora – ha detto il primo ministro
indiano – questo non è uno sviluppo negativo; questo può essere una ricchezza
per il Paese. Noi non dobbiamo cercare di sopprimere questi processi di differenziazione:
dobbiamo cercare di armonizzarli”. Mi sembra una presa di posizione molto
intelligente, se si pensa che l’India è un Paese estremamente complesso dal
punto di vista etnico, linguistico e religioso.
D. – Professore, lei vede
soluzioni concrete per il Kashmir, oggi?
R. – Non si possono, in realtà,
cambiare i confini; però, bisogna cercare di rendere questi confini ‘porosi’.
Cosa vuol dire, questo? Bisogna attuare un processo di ‘descalation’ – in
questo momento, il Kashmir è una delle regioni più militarizzate del mondo – e
bisogna favorire normali contatti commerciali e normali contatti tra la società
civile, sui due lati del confine. Qualche tempo fa, c’è stata la decisione di
aprire una rotta via terra, gestita da una corriera che ogni 14 giorni unisce
la capitale estiva del Kashmir indiano alla capitale del Kashmir pakistano. Adesso
si è fatto un passo avanti: cioè, si è deciso di aprire una rotta per i camion
e c’è in progetto di aprire una serie di strade di congiunzione tra le due
parti del Kashmir!
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SI
CHIUDE OGGI LA CAMPAGNA ELETTORALE PER LE PRESIDENZIALI EGIZIANE DI MERCOLEDI’
PROSSIMO. SUPER FAVORITO IL PRESIDENTE USCENTE, HOSNI MUBARAK
- Con noi, Marc Innaro -
Si chiude oggi in Egitto la campagna elettorale per le elezioni
presidenziali di mercoledì prossimo. Si tratta delle prime consultazioni
pluraliste e a suffragio universale della storia del Paese arabo. Dieci i
candidati in lizza, favoritissimo il presidente uscente Mubarak - che si
appresta ad un quinto mandato consecutivo - e 32 milioni gli egiziani registratisi
per il voto. Di queste elezioni, che giungono a un mese e mezzo dagli attentati
terroristici di Sharm-el-Sheikh del 23 luglio, ci parla Marc Innaro, corrispondente Rai dal Cairo, intervistato da
Giada Aquilino:
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R. – Che siano le
prime elezioni a suffragio universale diretto della storia egiziana questo è un
fatto innegabile. Non c’è alcun dubbio che per la prima volta nella storia di
questo Paese per tali elezioni ci siano in lizza non soltanto il presidente
Mubarak. Questi si avvia a diventare il regnante durato più a lungo di tutti,
persino probabilmente più dei faraoni stessi, visto che già regna da un quarto
di secolo. Con lui, però,ci sono altri 9 candidati in lizza. E’ ovvio che il
risultato è altrettanto scontato perché tutto il sistema del partito-Stato,
cioè del partito nazionale democratico, dell’industria statale, dell’industria
privata, delle radio, delle televisioni, dei giornali lavorano a tempo pieno
per il presidente Mubarak.
D. – Perché Mubarak si è ricandidato?
R. – Per dare anzitutto un segnale di
continuità al Paese e ha permesso che altri si candidassero per vari motivi,
sia interni che internazionali. I motivi internazionali sono ben noti: le
pressioni degli americani, le pressioni dell’Europa, il progetto del Greater
Middle East, del Grande Medio Oriente che sta tanto a cuore
all’amministrazione americana e anche però pressioni interne. La situazione in Egitto
non è affatto semplice: la disoccupazione è in aumento, anche se negli ultimi
6-8 mesi la situazione economica è nettamente migliorata con addirittura un rafforzamento
del pound, cioè della lira egiziana nei confronti del dollaro e delle monete
più forti. Questo, però, non toglie che l’Egitto si trovi in una situazione di estrema
debolezza dal punto di vista politico con ai confini il conflitto
israelo-palestinese. Poi, anche a causa del conflitto iracheno, i rischi di
destabilizzazione interna sono enormi.
D. – Gli attentati di Sharm hanno
proiettato Mubarak sulla scena mondiale. Quanto conta per l’Egitto il rapporto
con la comunità internazionale?
R. – E’ decisivo. Soltanto per quanto
riguarda i rapporti con gli Stati Uniti, ogni anno l’Egitto riceve aiuti
economici per un ammontare di circa 1 miliardo di dollari e non solo, il
turismo è la fonte principale di introiti di questo Paese, malgrado gli
attentati che, non a caso, hanno preso di mira i turisti a Taba a
Sarm-el-Sheik, ma anche qui al Cairo. Non dimentichiamo che il Cairo è la sede
della Lega Araba, cioè della massima organizzazione del mondo arabo.
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4
settembre 2005
AL VIA DA STAMANI AD ASSISI IL IX SIMPOSIO INTERCRISTIANO. IN UN
MESSAGGIO INVIATO AL CARDINALE WALTER KASPER IL PAPA INVITA A RIFLETTERE SULLA
COMUNIONE TRA TUTTI I DISCEPOLI DI CRISTO
-
A
cura di padre Egidio Picucci –
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ASSISI.= Con una solenne liturgia nella basilica di Santa
Maria degli Angeli di Assisi, presieduta da mons. Luigi Padovese,
vicario apostolico dell’Anatolia e alla quale ha assistito mons. Ignazio,
metropolita di Volos, accompagnato da una delegazione di 40 ortodossi, tra cui
6 professori di teologia, hanno avuto inizio questa mattina ad Assisi i lavori
del IX Simposio intercristiano, organizzato dall’Istituto francescano di
spiritualità dell’Antonianum di Roma e dall’università Aristotele di Tessalonica.
Per la circostanza Benedetto XVI, facendo riferimento al tema del Simposio, e
cioé l’Eucarestia nella tradizione orientale e occidentale, ha inviato un
messaggio al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per
la promozione dell’Unità dei cristiani, in cui si afferma che
l’iniziativa costituisce una felice occasione per riflettere su un tema molto
significativo per la vita dei cristiani e per la ricomposizione della piena
comunione tra tutti i discepoli di Cristo. Il dialogo che sarà sviluppato
durante il Simposio – aggiunge il
Pontefice – farà certamente emergere la fede comune insieme a quegli aspetti
teologici e liturgici dell’Oriente e dell’Occidente che costituiscono la
ricchezza della Chiesa. Identico concetto ha espresso Sua Beatitudine
Christodoulos, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, dicendo che
nell’Eucaristia si localizza la fede del rinnovamento della vita e l’unione di
tutti, fine ultimo della creazione e della salvezza. La scelta del tema – ha
sottolineato mons. Spiteris aprendo i lavori – è come il cammino su un terreno
minato perché in nessun altro momento della vita ecclesiale appare più chiara
la divisione tra i cristiani. Tuttavia – ha concluso il professor Milziade
Konstantinou, preside dell’Università di Tessalonica – i motivi che ci dividono
oggi sono più storici, politici e culturali che non teologici, quindi più
facili da superare soprattutto oggi, quando la domanda di riconciliazione tra
gli uomini si fa sempre più forte e urgente. Il simposio proseguirà fino a
martedì 6 settembre e affronterà i punti di maggiore interesse del tema scelto,
tra cui molto atteso è quello sull’Eucaristia come fattore dell’unità orientale
e occidentale dal secolo XIII ai nostri giorni.
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Morto a Palermo il Padre
gesuita Ennio Pintacuda, figura di spicco del mondo sociale e politico
siciliano
- A cura
di padre Federico Lombardi -
PALERMO. = È morto questa notte
a Palermo il padre Ennio Pintacuda. 72
anni, gesuita, figura di spicco per molti anni nel panorama sociale e politico
siciliano, assurto anche a notorietà nazionale per un certo tempo per le sue
prese di posizione politiche coraggiose, anche se controverse e sempre in
evoluzione in rapporto al mutare delle situazioni. Membro per lungo tempo della
comunità del Centro Studi Sociali dei gesuiti a Palermo, negli anni Ottanta era
stato fra gli iniziatori ed animatori – con il padre Bartolomeo Sorge –
dell’Istituto di formazione politica “Pedro Arrupe”, uno dei primi, se non il
primo dei molti istituti di formazione sorti a quel tempo per rilanciare
l’impegno culturale-politico del mondo cattolico. Molto impegnato nel movimento
della cosiddetta “primavera palermitana”, sviluppatosi in coraggiosa reazione
all’influsso della mafia nella vita cittadina e siciliana, e assai vicino a
Leoluca Orlando, si era successivamente dedicato ad altre forme di impegno, ma
restando sempre nell’ambito degli studi sociali, politici e della formazione.
Da sette anni era presidente del CERISDI, Centro di studi direzionali con sede
nel Castello Utveggio di Palermo. La Radio Vaticana ricorda diversi suoi acuti
contributi sulla situazione siciliana e in particolare la sua drammatica e
commossa testimonianza la sera dell’attentato a Paolo Borsellino. Recentemente
diversi studenti del Centro da lui diretto avevano compiuto stage di formazione
alla Radio Vaticana. La sua salute negli ultimi tempi non era buona, ma la
morte è sopraggiunta inattesa. La salma è esposta alla Casa Professa dei
Gesuiti di Palermo, comunità a cui attualmente apparteneva. Le esequie avranno
luogo lunedì mattina alle 11.30 nella chiesa della Casa Professa di Palermo, successivamente
sarà tumulato a Prizzi, il paese di origine a cui era sempre rimasto molto
legato.
TEOLOGI
A CONGRESSO DA DOMANI IN PROVINCIA DI PADOVA SU CHIESA E SINODALITÀ. CINQUE LE
GIORNATE DI STUDIO CUI PRENDERANNO PARTE ANCHE DIVERSI VESCOVI
PADOVA. =
“Chiesa e sinodalità. Coscienza, forme, processi”, è il tema del XIX congresso
nazionale dell’Associazione Teologica Italiana che si svolgerà a Camposampiero,
in provincia di Padova, dal 5 al 9 settembre. Organizzato dall’Associazione
Teologica Italiana si propone di fare un bilancio della vita ecclesiale a
quarant’anni dal Concilio Vaticano II, per indagare in profondità sulla
dimensione sinodale della Chiesa e per aprire prospettive sul futuro. In
particolare le giornate di studio vogliono evidenziare che la Chiesa potrà realmente
essere casa e scuola di comunione solo a condizione che ciò tocchi anche la concretezza
della sua vita e delle sue strutture. Il convegno si svolgerà nell’Oasi
spirituale di Camposampiero, il paese dove Sant’Antonio si rifugiava per
meditare, scrivere e riposare dalle fatiche della predicazione. Gli oltre
ottanta teologi che vi prenderanno parte si interrogheranno partendo dall’esortazione
di Giovanni Paolo II, che al termine del Giubileo del 2000 scriveva nella Novo
Millennio Ineunte: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione:
ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo
essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del
mondo”. “Questo incontro – ha commentato
mons. Pietro Coda, presidente dell’Associazione Teologica Italiana – è
una opportunità preziosa per quanti vogliano fermarsi a riflettere su un tema
di grande attualità ecclesiale; e, per i teologi, una nuova occasione per
offrire, con passione, il loro specifico contributo a servizio della Chiesa”.
(T.C.)
LA VITA DEI MONACI CERTOSINI IN PRIMO PIANO NE “IL
GRANDE SILENZIO” AL FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA . NELLA PELLICOLA DEL
POLACCO ZANUSSI, INVECE,
- A cura
di Luca Pellegrini -
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VENEZIA. = Die grosse Stille-
Il grande silenzio, è il primo film a descrivere la severa vita
comunitaria dei monaci certosini reclusi nella Grande Chartreuse, sulle Alpi
francesi. E’ stato proiettato nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di
Venezia. Una vera meditazione per immagini sulla vita monastica. Oggi in concorso
anche il regista polacco Krzysztof Zanussi con il suo Persona non grata.
Storie di uomini. Storie di idee e vocazioni. I giorni della storia sono
riletti con molta parsimonia, lucidità e disincanto da Krzysztof Zanussi che
costruisce una vicenda di ideali crollati, affari sporchi e cuori infranti a Montevideo,
fuori e dentro la locale ambasciata polacca. Un pretesto per riflettere il passato
recente e il presente incerto della Polonia e dell’Europa con un principale
interrogativo etico: siamo frutto di quali scelte e di quali illusioni
ideologiche e sociali? Magistrale la presenza dell’attore russo Nikita
Mikhalkov. Altri tempi sono quelli riflessi, invece, ne Il grande silenzio,
una vera “contemplazione” cinematografica. Le stagioni portano i loro colori, i
loro lievi rumori, il mormorio di un vento leggero, come quello ascoltato da
Elia sull’Oreb e che soffia sulla Grande Chartreuse, il monastero madre
dell’Ordine dei Certosini, incuneato tra le Alpi, dalle parti di Grenoble.
Raccolti e protetti da antiche e austere mura, alveare di santità e di
contemplazione, uomini sedotti da Dio e che si sono lasciati sedurre dalla sua
Parola e dalla sua Verità, scandiscono il trascorrere della vita misurandolo
non con le ore canoniche ma con il tocco di una campana e il richiamo alla
preghiera comune. Il resto è lavoro. Ora et labora. Philip Gröning ci è
finalmente penetrato, tra quelle celle, chiostri, corridoi e cappelle, dopo
diciotto anni di attesa. Per filmare, con il consenso dei monaci e del Priore,
questa vita lontana dagli uomini e vicina a Dio. Ci è rimasto quasi sei mesi,
da solo, con il severo impegno di portare con se solo il minimo
dell’attrezzatura. Niente luci artificiali, se non quelle della creazione;
niente commento musicale, se non il canto del gregoriano; nessuna spiegazione o
voce esterna, se non alcune citazioni bibliche scritte su fondo nero. È un silenzio
non solo grande, quello che ci accompagna per quasi tre ore: è un silenzio che,
nello stupore delle meraviglie di Dio, travalica i sensi e diventa “il senso”.
Una giornata, un mese ed un anno descritti anche attraverso un ceppo di legno,
un pezzo bianco di stoffa, un sedano tagliato, una candela e un breviario, un
asciugamano e una zappa. Potrebbe essere insostenibile ed inaccettabile, per
noi, quella immutabile ripetitività, la pesantezza di quella voluta reclusione,
questa innaturale assenza di voci umane. Ma, come ha affermato l’Arcangelo alla
Vergine Madre, nulla è impossibile a Dio. E, da allora, molto è possibile
all’uomo che Dio lo cerca, lo brama, lo ama, lo attende.
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- A cura
di Eugenio Bonanata -
A
New Orleans, si avvia a conclusione l’evacuazione dei sopravvissuti all’uragano
Katrina. Nella città è stato attivato un ponte aereo senza precedenti, tuttavia,
resta incerto il numero esatto delle vittime. Intanto, gli Stati Uniti hanno chiesto aiuti
all’Unione europea e alla Nato per affrontare l’emergenza. Il nostro servizio:
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New Orleans si svuota. Il Superdome è stato completamente evacuato e anche
l’evacuazione del Convention Center è andata avanti. Nelle ultime 24 ore, sono
partite almeno 42 mila persone. E sono 40 gli aerei che lavorano 24 ore su 24,
per un ponte aereo che mostra ora quell’efficienza nei soccorsi mancata durante
i primi giorni dopo il passaggio dell’uragano. Per accelerare le operazioni di
soccorso sono arrivate finalmente le prime avanguardie dei 7mila militari di
rinforzo dislocati dal Pentagono, che ha ordinato l’invio di altri 10 mila
militari della Guardia Nazionale, portando così oltre quota 50 mila le forze
impegnate nell’emergenza. Tuttavia, la massiccia evacuazione crea problemi nei
luoghi dove i rifugiati sono diretti. Il Texas è vicino all’esaurimento delle
capacità di accoglienza dei rifugiati. Intanto, emergono storie terribili di
violenze viste o subite dai sopravvissuti a New Orleans. E mentre in città
comincia la raccolta dei cadaveri, il genio lavora per colmare la breccia
rimasta aperta negli argini del lago Pontchartrain e si appresta a prosciugare
l’acqua dalla città. Un’operazione, questa, che richiederà forse alcuni mesi.
Dal canto suo, Bush tenta di correre ai ripari non solo riportando l’ordine, ma
anche con una presenza che indichi interesse politico. Nelle prossime ore,
infatti, il segretario di Stato, Rice, sarà in Alabama, suo Stato natale, e il
segretario alla difesa, Rumsfeld, in Mississippi e Louisiana. Se in questi
giorni si sono moltiplicate le espressioni di solidarietà nei confronti degli
Stati Uniti, l’unica voce dissonante è quella di al Qaeda, che con un
comunicato via Internet, si rallegra per i disastri provocati dall’uragano.
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A Parigi prosegue la tragica sequenza di
incendi. Durante la notte, un violento rogo è divampato in un edificio di 18
piani provocando la morte di 14 persone, tra cui 2 bambini. Il numero dei
feriti è di 35 e almeno 15 persone sarebbero ricoverate in condizioni gravi.
Secondo le prime notizie, il rogo potrebbe essere di origine dolosa. Il
servizio da Parigi è di Francesca Pierantozzi:
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L’incendio
– ha detto subito il capitano dei Vigili del fuoco Michel Cros - non ha nulla a
che vedere con gli altri incendi che hanno devastato immobili fatiscenti
occupati da immigrati a Parigi nelle ultime due settimane. Quattro giovani sono
stati interrogati questa mattina dalla polizia. Alcuni testimoni avrebbero infatti
visto dei ragazzi dare fuoco alle cassette delle lettere nell’atrio del palazzo
di 18 piani. Le vittime sarebbero tutte morte intossicate dal denso fumo che si
è levato dal piano terra. 300 degli 800 residenti nello stabile sono stati
evacuati. Un’inchiesta è stata immediatamente aperta dalla Brigata criminale.
Il primo ministro, Dominque de Villepin ha espresso la sua profonda emozione,
parlando anche lui di una probabile origine dolosa.
Francesca Pierantozzi da Parigi, per la Radio
Vaticana.
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dichiarazioni
del governo iracheno secondo il quale il processo all’ex dittatore comincerà il
prossimo 19 ottobre. “Il collegio di difesa – ha affermato - non è stato informato
della decisione e non l’ha sottoscritta”. In ogni caso, Dulaimi ha aggiunto di
non riconoscere la legittimità del tribunale speciale costituito per giudicare
l’ex rais che, però, ha confermato la data di inizio del processo. Sul terreno,
intanto, 5 soldati sono stati uccisi stamani in un agguato a nord di Baghdad,
mentre lo scoppio di un’autobomba, all’ingresso della città di Iskandariya, 60
km a sud di Baghdad, ha provocato la morte di un poliziotto.
Nello
Stato del Chattisgarh, nella parte orientale dell’India, 23 soldati indiani sono
morti per l’esplosione di un ordigno al passaggio del veicolo su cui viaggiavano.
Secondo le autorità locali, la paternità dell’attentato è da attribuire alla
guerriglia maoista che da diversi decenni opera in almeno otto stati della federazione
indiana, trovando linfa soprattutto nelle rivendicazioni dei contadini senza
terra.
All’età
di 80 anni si è spento ieri il presidente della
Corte Suprema degli Stati Uniti, William Rehnquist. Il giudice Rehnquist era da
tempo malato di cancro alla tiroide. La
morte di Rehnquist, di orientamento conservatore, da 19 anni al posto di
presidente, complica i giochi per la nuova composizione della Corte Suprema, un
organo che può incidere su temi come aborto, ricerca sulle staminali, unioni
omosessuali, oltre che sulla pena di morte e le quote razziali. Per la successione,
il presidente Bush potrebbe orientarsi sulla promozione di un attuale giudice
della Corte. L’alternativa è la designazione di un nuovo giudice alla carica di
presidente. Tuttavia, queste ipotesi andranno verificate nei prossimi giorni.
Il
Congresso americano è disposto ad appoggiare un eventuale nuovo atteggiamento
dell’amministrazione Bush verso la Corea del Nord, a patto che questa si
impegni a smantellare il suo programma nucleare. Lo ha affermato ieri a Seul il
deputato repubblicano Leach, che presiede la sottocommissione Affari del
Pacifico e Asia orientale. Leach, appena tornato da una visita a Pyongyang, ha
riferito inoltre che la Corea del Nord sembra disposta a tornare ai colloqui a
sei sul nucleare, fissati per la prossima settimana a Pechino. Proprio stamane,
tuttavia, il quotidiano economico giapponese, Nihon Keizai Shimbun, citando una
fonte governativa di Tokyo, ha affermato che Pyongyang continua la costruzione
di reattori in grado di produrre plutonio per armi di distruzione di massa. Il
quotidiano si basa su osservazioni recenti compiute da un satellite spia
americano sui siti nucleari di Yongbyon e Taechon.
Alla
vigilia del vertice UE-Cina, per trovare una soluzione al problema
dell’esportazione dei prodotti tessili cinesi in Europa, il commissario europeo
al commercio, Mandelson, ha incontrato a Pechino il ministro del Commercio
cinese. Venerdì a Bruxelles, gli esperti europei si erano riuniti per formulare
un pacchetto di proposte, senza tuttavia trovare un’intesa. Sulla questione,
infatti, pesa la posizione di alcuni Paesi europei, che si oppongono
all’ingresso indiscriminato in Europa dei prodotti cinesi finché con Pechino
non verrà raggiunto un accordo sulle quote per il 2005 e il 2006.
Il
governo italiano si aspettava le dimissioni del governatore della Banca d'Italia,
Antonio Fazio. Ad affermarlo oggi a Cernobbio, nel corso del suo intervento al
Workshop Ambrosetti, è il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco. “Abbiamo
fatto la riforma venerdì – ha affermato Siniscalco - e ieri ci saremmo attesi
un atto di sensibilità istituzionale del Governatore che non è venuto”. Se
fossi stato in lui – ha concluso - me ne sarei andato da tempo”.
L’improvvisa
esplosione di polvere utilizzata per la fabbricazione di fuochi d’artificio in
una casa di Tlacotepec, nello Stato messicano di Guerrero, ha causato la morte
di almeno 15 persone, fra cui cinque minorenni, ed il ferimento di decine di
altre. La protezione civile messicana, impegnata nel recupero dei cadaveri
sotto le macerie, ha comunicato che lo scoppio ha provocato il crollo di alcune
altre case vicine. Anche la chiesa di San Giacomo Apostolo, è rimasta
danneggiata.
Secondo
le previsioni del servizio meteorologico giapponese, il tifone asiatico Nabi è
atteso questa sera sull’arcipelago di Okinawa, che si trova 1.500 km a sud del
Giappone. Il tifone, che porta con se’ venti di oltre 160 km all’ora, procede
in direzione nord-ovest. A mezzogiorno, ora locale, si trovava sull’isoletta di
Kitadaito, a sud-est di Okinawa, dove ha provocato onde alte nove metri e un
blackout elettrico. Nabi, ridotto dagli esperti alla categoria quattro, è il
14esimo tifone della stagione e il terzo atteso sulle coste giapponesi
quest’anno.
In
Giappone, il partito del premier Koizumi siavvia alla vittoria nelle elezioni anticipate
per il rinnovo della Camera bassa. Dei 480 deputati che dovranno essere eletti,
Koizumi dovrebbe conquistare 269 seggi. Lo rivelano i sondaggi condotti
dall'agenzia di stampa 'Kyodo' e dai maggiori quotidiani nazionali su campioni
attorno a 150.000 elettori. Il Partito democratico, moderato riformista,
dovrebbe finire al di sotto dei 175 seggi che deteneva nella Camera dei
deputati uscente.
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