RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 246 - Testo della trasmissione di sabato 3 settembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI proclamerà 5 nuovi santi il prossimo 23 ottobre. Si terranno tra l’Italia e l’estero, invece, le cerimonie di beatificazione di otto servi di Dio, presiedute da cardinali

 

Lo stato della società e della Chiesa locale al centro della visita ad limina dei presuli del Messico, in corso in Vaticano. Intervista con mons. Godìn Ramòn Flores, vescovo di Aguascalientes in Messico

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Migliora la situazione a New Orleans, dopo il passaggio dell’uragano Katrina, ma sono ancora migliaia le persone che attendono aiuti di prima necessità. Stanziati 10 miliardi e mezzo per gli scampati al disastro. Con noi Ray Nagin, Tennis Redmont e Massimo Teodori

 

Un anno fa, il tragico epilogo nella scuola di Beslan. Realizzata dall’Unicef una mostra di fotografie scattate dai bambini sopravvissuti. Intervista con Giacomo Pirozzi

 

La vita di Giovanni Paolo II rivisitata attraverso un melodramma presentato in prima assoluta questa sera, ad Introd, in Valle d’Aosta. Ai nostri microfoni il maestro Adriano Bassi e il vescovo di Aosta, mons. Giuseppe Anfossi

 

         Il Vangelo di domani: il commento di Padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Consacrato ieri a Kuwait City dal cardinale Crescenzio Sepe il vicario apostolico del Kuwait

 

Il governo indonesiano ordina la chiusura forzata dei luoghi di culto cristiani a Giava

 

Nello Sri Lanka, la Chiesa cattolica moltiplica gli sforzi a favore dei negoziati di pace tra governo e ribelli Tamil

 

Documento dei vescovi kenioti in merito al testo della nuovo Costituzione del Paese

 

Primo mese di vita dell’ospedale cattolico internazionale di Rason, in Corea del Nord

 

Friulani, carinziani e sloveni insieme oggi per il “Pellegrinaggio dei tre popoli”.

 

24 ORE NEL MONDO:

Identificati in Egitto grazie al test del DNA gli autori suicidi degli attentati di Sharm el Sheik

 

Inizierà il 19 ottobre il processo a Saddam Hussein

 

In Italia, decisa la Riforma della Banca d’Italia. Controversi i pareri delle parti politiche, mentre Bruxelles continua a monitorare la vicenda del governatore Fazio

 

Tregua a sorpresa in Nepal, annunciata dei ribelli maoisti

 

Cautamente ottimista l’Alto Commissario per i diritti umani al termine di una visita di 5 giorni in Cina

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 settembre 2005

 

 

BENEDETTO XVI PROCLAMERA’ 5 NUOVI SANTI IL PROSSIMO 23 OTTOBRE.

TRA L’ITALIA E L’ESTERO, INVECE, LE CERIMONIE DI BEATIFICAZIONE

DI OTTO SERVI DI DIO, PRESIEDUTE DA CARDINALI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

         Cinque nuovi Santi e undici nuovi Beati. La Prefettura della Casa Pontificia ha comunicato il calendario delle solenni celebrazioni che, tra ottobre e novembre, impegneranno Benedetto XVI e alcuni cardinali tra Roma e diverse località italiane ed estere. La cerimonia di canonizzazione di cinque Beati - tra cui un arcivescovo un sacerdote, un laico e due fondatori di Congregazioni femminili – si terrà in Piazza San Pietro il 23 ottobre prossimo, presieduta dal Papa.

 

Sarà invece un cardinale, secondo la consuetudine reintrodotta da Benedetto XVI, a presiedere la beatificazione del cardinale Augusto Von Galen, in programma il 9 ottobre. Esattamente venti giorni più tardi, in San Pietro, un porporato celebrerà la beatificazione di otto martiri della Guerra civile in Spagna. Domenica 6 novembre, a Vicenza, si svolgerà la beatificazione di Eurosia Fabris, mentre la settimana seguente, in San Pietro, verranno elevati agli onori degli altari tre Servi di Dio, tra i quali Charles de Foucauld. Infine, il 20 novembre, a Guadalajara, in Messico, verranno beatificati quattro martiri delle persecuzioni avvenute tra la fine del 1920 e i primi anni del decennio successivo.

        

 

LO STATO DELLA SOCIETA’ E DELLA CHIESA LOCALE

AL CENTRO DELLA VISITA AD LIMINA DEI PRESULI DEL MESSICO,

IN CORSO IN VATICANO

 

E’ iniziata tre giorni fa la visita ad Limina dei vescovi del Messico. L’ultima volta che l’episcopato della nazione latinoamericana si era ritrovato a Roma a confronto con il Papa era stato nel 1994 e da allora la Chiesa locale ha compiuto numerosi passi in avanti, sia come presenza attiva nella società, sia nelle relazioni con i governi che si sono succeduti in questi anni. Ieri, tra i presuli ricevuti da Benedetto XVI a Castel Gandolfo, c’era anche il vescovo di Aguascalientes, Ramón Godínez Flores. Ce ne parla in questo servizio Alessandro De Carolis.

 

**********

Riconferma dell’unità episcopale con la sede di Pietro e un rapporto sullo stato della Chiesa nel Paese: sono questi due tra gli obiettivi principali che ogni cinque anni portano a Roma l’episcopato di una nazione dinanzi al Papa. Per il primo gruppo di presuli messicani che dal primo settembre si divide tra Roma e Castel Gandolfo per il tradizionale pellegrinaggio ad limina apostolorum, sulle tombe degli Apostoli, all’importanza dell’appunta-mento istituzionale si aggiunge anche la novità di un primo contatto personale con il nuovo Pontefice. Mons. Ramón Godínez Flores, vescovo di Aguascalientes, racconta, al microfono di padre Pedro Rodriguez, le impressioni suscitate in lui dopo l’incontro di ieri con Benedetto XVI e pone l’accento sull’unità con il Papa sperimentata nella preghiera quotidiana:

 

“Per noi, l’incontro con il Santo Padre rappresenta un tempo di grazia e di speranza. Benedetto XVI ci ha ricevuto con grande cordialità. Abbiamo l’impressione, grata, di essere stati ascoltati in profondità. Abbiamo anche ascoltato lui, con attenzione. E’ stata una visita cordiale e anche la Santa Messa che celebriamo tutti i giorni è anche un momento per pregare per noi e per ogni fedele: la preghiera va comunque sempre accompagnata dalla buona volontà, di gioia, di profonda speranza”.

 

Ogni visita ad Limina, come detto, costituisce anche un incontro “operativo”. Dallo scambio di informazioni e di idee con il Papa, la Chiesa locale trae spunto per stabilire la sua rotta pastorale e missionaria, come conferma ancora mons. Godínez Flores:

 

“Con il Papa, abbiamo parlato della pratica religiosa della diocesi di Aguascalientes, che non è molto numerosa, va dal 20 al 30 per cento dei cattolici che hanno l’obbligo di partecipare alla Messa e non partecipano. Poi, il Santo Padre ha fatto commenti interessanti confrontando la nostra situazione con la pratica della fede qui, in Italia, o in Germania, o negli Stati Uniti. Poi, abbiamo parlato delle vocazioni: tutto il centro della Repubblica messicana è un territorio con la famiglia ben integrata, favorevole alle vocazioni consacrate. Abbiamo un buon numero di sacerdoti: per esempio, ad Aguascalientes abbiamo 10 ordinazioni sacerdotali l’anno. Poi, abbiamo parlato della vita religiosa, delle religiose che sono numerose, piene di carità. Abbiamo parlato della situazione economica del Messico, difficile, perché siamo vicini al Sud degli Stati Uniti e molti messicani – giovani o adulti – devono emigrare negli Stati Uniti e questo fa sì che le famiglie si trovino a disagio, perché qualcuno se n’è andato al nord. Questi sono i temi di cui abbiamo parlato”.

**********

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

In prima pagina: Stati Uniti: la macchina dei soccorsi faticosamente si avvia. Si ingigantisce il bilancio della tragedia. Alcune fonti parlano di 10 mila morti nella sola Louisiana e di oltre 150 nel Mississippi. “Katrina” svela agli occhi dell’Ame-rica le piaghe della povertà e dell’emarginazione. Russia: ricordato nella scuola di Beslan il massacro di bimbi innocenti. Iraq: sottoscrizioni e iniziative congiunte tra sunniti e sciiti in favore della famiglie coinvolte nella strage di Baghdad.

 

Servizio vaticano – Dopo la XX Giornata Mondiale della Gioventù: “In nome di Cristo, Benedetto XVI ha affidato alla gioventù una esigente missione di gioia e di speranza”. Il cardinale Sepe conferisce l’ordinazione episcopale a mons. Ballin, Vicario apostolico di Kuwait.

 

Servizio estero – Afghanistan: il governo di Kabul aderisce alla Convenzione sui rifugiati. Nucleare: l’AIEA chiede maggiore cooperazione a Teheran.

 

Servizio culturale – L’Elzeviro di Mario Gabriele Giordano: “Il filosofo terapeuta”.

 

Servizio italiano – Banca d’Italia: il prossimo Governatore in carica per sette anni. RC auto: indennizzo diretto in caso d’incidente. Alitalia: il ministro Lunardi precetta gli assistenti di volo che confermano lo sciopero del 6 e 7.

 

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

3 settembre 2005

 

MIGLIORA LA SITUAZIONE A NEW ORLEANS, MA SONO ANCORA MIGLIAIA LE PERSONE CHE ATTENDONO AIUTI DI PRIMA NECESSITA’. STANZIATI 10 MILIARDI E MEZZO PER

I SOPRAVVISSUTI ALLA FURIA DELL’URAGANO KATRINA, MENTRE SI METTE IN MOTO

 LA MACCHINA DELLA SOLIDARIETA’ IN PATRIA E ALL’ESTERO

- Con noi, il prof. Massimo Teodori e Dennis Redmont -

 

Si è messa finalmente in moto la macchina degli aiuti alle popolazioni colpite dall’uragano Katrina e insieme a viveri, abiti e medicine arrivano anche i primi ingenti finanziamenti del governo di Washington. Dunque, la situazione a New  Orleans, in preda al caos e alla violenza da giorni, migliora con l’arrivo di soldati della Guardia Nazionale. Gli ospedali della città, almeno quelli più in difficoltà, sono stati completamente evacuati. Dal canto loro, governo federale e compagnie aree statunitensi hanno lanciato un ponte aereo che contribuirà al trasferimento dalle aree disastrate verso zone sicure di oltre 25.000 residenti a New Orleans. Tuttavia, secondo gli esperti, ci vorranno mesi per prosciugare la città dall'acqua. Di ritorno alla Casa Bianca da un sopralluogo nelle regioni devastate dall’uragano, il presidente George W. Bush ha firmato la legge che stanzia 10,5 miliardi di dollari per le vittime. Intanto, il Senato degli Stati Uniti ha deciso di avviare, la settimana prossima, un’inchiesta sui ritardi nella gestione dell’emergenza. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

**********

La Guardia Nazionale finalmente è entrata in forze a New Orleans per portare il cibo e ristabilire l’ordine. Ma la crisi continua e lo stesso presidente Bush ha ammesso che i risultati dei soccorsi non sono accettabili, visitando ieri le regioni colpite dall’uragano Katrina. Un senatore della Louisiana ha affermato che le vittime potrebbero essere 10 mila, mentre i danni potrebbero raggiungere la cifra di 100 miliardi di dollari. La “cavalleria sta arrivando”, hanno detto ieri i militari prendendo il controllo dello stadio Superdome del Convention Center, dove è ripresa l’evacuazione degli sfollati anche se un autobus che li portava via si è rovesciato uccidendo almeno una persona. Il resto della città però rimane in preda al caos e ci sono ancora abitanti intrappolati nelle case allagate. Ieri mattina Bush, criticato per la lentezza con cui ha reagito alla crisi, è andato a visitare le zone colpite volando prima in Alabama, poi in Mississipi e quindi a New Orleans. Il capo della Casa Bianca ha detto che i soccorsi non hanno funzionato come dovevano ma ha promesso di salvare le vite dei sopravvissuti, riportare l’ordine e ricostruire la città, mettendo a disposizione le risorse del governo federale del Pentagono. Washington ha chiesto di attingere alle riserve strategiche europee di petrolio e benzina. Dal canto suo, l’Italia ha offerto l’invio di due aerei militari con aiuti.

**********

 

Il senatore della Louisiana, Mary Landrieu, ha chiesto a Bush di affidare a una persona di sua scelta con rango di ministro il compito di guidare la risposta federale alla devastazione dell’uragano Katrina. E dopo l’incontro con il presidente Bush, il sindaco di New Orleans, Ray Nagin, ha rilasciato una dichiarazione ad una radio locale. Un drammatico appello a fare tutto il possibile per salvare i sopravvissuti dell’uragano Katrina. Ascoltiamo:

 

**********

I TOLD HIM WE HAD AN INCREDIBLE CRISIS …

“Ho detto al presidente che abbiamo una crisi terribile qui, di cui non ci si rende conto volando dall’Air Force One. Gli ho detto che ho girato tutta la città e che sono frustrato perché non abbiamo mezzi sufficienti a far fronte all’emergenza. Sapete perché i saccheggi ci sono sfuggiti di controllo? Perché abbiamo dovuto dedicare la maggior parte delle risorse per salvare la gente, migliaia di persone, donne, anziani, aggrappate sui tetti delle proprie case. Ogni giorno che ritardiamo i soccorsi la gente muore e muoiono a centinaia”.

**********

        

L’anarchia e gli episodi di violenza seguiti alla devastazione portata da Katrina a New Orleans hanno colpito l’opinione pubblica internazionale. Su questo aspetto della tragedia, la riflessione di Dennis Redmont, direttore in Italia dell’agenzia di stampa americana Associated Press, intervistato da Debora Donnini:

        

**********

R. – Molta gente crede che la zona colpita sia delimitata a New Orleans, ma in verità è un’area grande come l’Italia: molto difficile da pattugliare, da tenere sotto controllo, per prima cosa. In secondo luogo, c’è un grande divario tra ricchezza e povertà nel sud che, come si sa, è stato per molti anni il fronte di battaglia per i diritti civili. Dunque, c’è anche una grande disparità di salari. Naturalmente, quando ci sono tragedie e una disperazione dal punto di vista materiale, gli Stati Uniti non sono immuni a questo tipo di cose. Un’altra cosa forse che si può aggiungere è che le autorità non si erano preparate a questo uragano forza 5. C’ è stato quindi un problema di risposta perché molte Guardie Nazionali sono impegnate in altri posti, incluso in Iraq.

 

D. – Può confermare che da parte dei media americani c’è, in qualche modo, un’accusa al presidente Bush di aver stornato per la guerra in Iraq i fondi necessari per il sistema di dighe, di chiuse di New Orleans?

 

R. – Questa è una cosa uscita nelle ultime ore. Si dovrà vedere. E’ una voce che gira in molti dei siti web che potrà essere esaminata. Non c’è dubbio che quanto si prende da una parte si mette dall’altra, ma come questi fondi specifici siano stati stornati per poi essere utilizzati in un altro posto, è tutto da verificare.

**********

         Gli Stati Uniti sono “commossi” dalle offerte di aiuto per la crisi provocata  dall’uragano Katrina arrivate da tutto il mondo, compresa un’“offerta generosa” da parte dello Sri Lanka, uno dei Paesi più colpiti dallo tsunami di dicembre. E’ quanto sottolineato dal segretario di Stato americano, Condoleezza Rice. Dal canto suo, il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha offerto l’aiuto del Palazzo Vetro al popolo americano “che – ha detto Annan – è sempre stato il più generoso nel rispondere a disastri in altre parti del globo”. Su questa gara di solidarietà, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione del prof. Massimo Teodori, professore di storia degli Stati Uniti all’Università di Perugia:

 

**********

R. – L’atteggiamento più importante è quello dei vari Paesi dell’Unione Europea, i quali si sono mossi in una certa misura anche loro, per dimostrare che non sono lontani dagli Stati Uniti. Anche se gli osservatori americani – leggevo oggi proprio sul New York Times – fanno notare che gli aiuti stanziati dall’Europa, in particolare dalla Francia e dalla Germania, si sono, sì, mossi, ma non con quella prontezza con la quale lo erano stati in altri disastri internazionali. Quello che invece è rilevante ed importante è la mobilitazione internazionale sul piano del petrolio: da parte dell’Ente internazionale del petrolio sono state messe a disposizione degli Stati Uniti le riserve petrolifere, perché quello è il centro grosso della crisi che può influire molto sull’economia americana.

 

D. – Come osservatore da tanti anni della politica e della società americana, cosa l’ha colpita di più di questa crisi?

 

R. – C’è un aspetto, che poi è un aspetto che è balzato agli occhi di tutti: il fatto di rendersi conto che all’interno della società opulenta del Paese più ricco e più potente del mondo, in realtà esiste un’area che è un’area di sottosviluppo, di marginalità sociale, direi è l’aspetto che è apparso in maniera più evidente non con il disastro naturale ma con l’incapacità di governare il disastro stesso.

 

D. – Sono giuste, secondo lei, le critiche mosse a Bush in questa circostanza?

 

R. – Ci sono due discorsi diversi che bisogna distinguere per non fare di tutt’erba un fascio. Innanzitutto, bisogna un po’ “mettere nella spazzatura” i discorsi di quelli che hanno detto: “Vedete, la politica ambientalista dell’amministra-zione Bush, che non ha firmato Kyoto, è quella che provoca questo tipo di disastri”. Quello che vale la pena di dire, invece, è il fatto che in una struttura federale di un Paese come gli Stati Uniti, quando le forze locali non ce la fanno, perché tutta la protezione civile e tutta l’amministrazione degli interni riguarda l’amministrazione dei diversi Stati, quindi il governatore e poi la città; quando gli Stati non ce la fanno, quello che si è dimostrato è che non c’è una struttura nazionale, cioè federale, da Washington, in grado di supplire quello che i singoli Stati non riescono a fare. In realtà, è clamorosamente venuto fuori che, nel momento in cui gli Stati non ce l’hanno fatta con le loro forze, non è esistito il governo federale.

**********

 

 

SCATTI FOTOGRAFICI, TRA RICORDO E TERAPIA:

I BAMBINI SCAMPATI ALLA STRAGE DI BESLAN ESPONGONO LE LORO FOTO,

IN UNA MOSTRA ORGANIZZATA DALL’UNICEF

- Intervista con Giacomo Pirozzi -

 

“I bambini sono la cosa più preziosa del mondo”: si intitola così la mostra fotografica dell’UNICEF inaugurata nei giorni scorsi a Beslan, in Ossezia, dove il 3 settembre dello scorso anno finì in tragedia il sequestro dei terroristi ceceni in una scuola, con 330 morti, tra cui 186 bambini. Le foto esposte nella mostra dell’UNICEF sono state scattate dai bambini sopravvissuti alla strage. I piccoli fotografi hanno seguito un laboratorio di fotografia, tenuto dal fotografo dell’agenzia ONU per l’infanzia, Giacomo Pirozzi. Isabello Piro lo ha intervistato:

 

**********

R. – E’ cominciato come un seminario basato sulle tecniche di fotografia, poi è diventato addirittura una terapia per i ragazzi stessi, perché quando facevo vedere le foto di tanti Paesi dove sono stato – immagini di bambini affetti da AIDS o colpiti da altri problemi come lo tsunami – hanno comunque visto che ci sono bambini, non solo in Ossezia, che soffrono per differenti motivi.

 

D. – Come hanno reagito i bambini davanti a queste immagini?

 

R. – Hanno scelto di tornare a scuola. Per loro è stato importante tornare in quella scuola non più come vittime di quella terribile situazione. Hanno deciso di andare al cimitero per mostrare dove i loro amici e parenti sono sepolti ed hanno scelto di andare a visitare alcune delle famiglie vittime della tragedia. Hanno anche chiesto che io mostrassi le fotografie da me fatte l’anno scorso, quando sono stato a Beslan. C’è stato un silenzio incredibile in sala quando hanno visto le foto.

 

D. – E, a loro volta, i bambini che cosa hanno scelto di fotografare?

 

R. – Hanno fotografato dei corridoi della vecchia scuola e poi i corridoi della nuova scuola. Poi immagini di madri con i loro figli, di bambini che giocano. E’ stato un vero reportage su come vive Beslan, oggi, attraverso gli occhi dei bambini.

 

D. – Qual è la foto che l’ha emozionata di più?

 

R. – L’immagine di un fiore che sboccia. E’ un messaggio bello, pieno di vita.

 

D. – Come sono state scelte le immagini da esporre?

 

R. – Abbiamo diviso le immagini in gruppi. Un occhio al passato, a ciò che è successo, alle famiglie come stanno ora, poi questo messaggio di gioia e di speranza.

 

D. - Cosa è cambiato nelle famiglie dopo la tragedia di Beslan?

 

R. – Il mondo degli adulti continua a vivere questa tragedia in modo molto più forte. I genitori nei confronti dei bambini hanno un senso di paura, non vogliono lasciarli per nessun motivo.

 

D. – Secondo lei, cosa ci vogliono dire questi piccoli fotografi attraverso i loro scatti?

 

R. – Che i bambini di Beslan stanno continuando a vivere e hanno voglia di continuare a vivere.

**********

 

 

LA STORIA DI GIOVANNI PAOLO II RIVISITATA IN UN MELODRAMMA

DA ADRIANO BASSI:

LA PRIMA RAPPRESENTAZIONE STASERA AD INTROD, IN VALLE D’AOSTA,

SEDE DI NUMEROSI SOGGIORNI ESTIVI DEL PONTEFICE SCOMPARSO

 

Questa sera alle 21, al teatro di Villeneuve in Valle d’Aosta, a due passi da Introd, la località scelta da Papa Wojtyla per le sue vacanze, verrà rappresentata l’opera in un atto dal titolo “Giovanni Paolo II”. L’opera, un melodramma in cui gli attori cantano e narrano le tappe più significative dell’esistenza del Santo Padre, rappresenta una novità assoluta nel suo genere. All’appuntamento saranno presenti oltre al vescovo di Aosta, mons. Giuseppe Anfossi, anche diverse autorità. Il servizio di Eugenio Bonanata.

 

**********

Che un musicista dedichi un componimento ad un grande personaggio del secolo è cosa normale. Tuttavia, nessuno mai aveva pensato di rendere omaggio a Giovanni Paolo II attraverso un melodramma. Ci ha pensato il maestro Adriano Bassi che, come si suol dire, ha messo in musica la vita del Santo Padre. Il compositore ci spiega così le caratteristiche principali dell’opera:

 

“Ho cercato di non essere eccessivamente moderno. Credo molto nella melodia. Credo molto nella memorizzazione di vari temi che fanno parte di quest’opera. Per me la gente deve ancora uscire da teatro canticchiando il tema musicale”.

 

Dunque, dall’infanzia di Karol al sacerdozio, dall’ascesa al soglio pontificio fino all’attentato: tutto in un solo atto. Una soluzione, questa, che soddisfa anche la richiesta di sintesi tipica del nostro tempo. Ma in che modo lo spettatore verrà proiettato in questa biografia? Ancora Adriano Bassi:

 

“Non poteva mancare in questo percorso musicale anche l’immagine. Perciò verranno proiettate delle diapositive che condurranno lo spettatore per mano dall’inizio, con Wojtyla da bambino. Lo si vede nelle fotografie scolastiche tradizionali e lo si vede operaio alla Solvay, vestito da operaio. Si rimane un po’ colpiti perché si è abituati all’immagine del Papa, vestito di bianco: in questa circostanza, invece, lo si vede scuro, quasi anonimo. Questo cambiamento anche dell’itinerario visivo penso emozionerà sicuramente il pubblico, perché oltre alla musica verranno mandate in diffusione anche il momento della guerra, gli spari e oltre a quello anche il momento dell’investitura di Giovanni Paolo II, quando si affaccia al balcone di San Pietro e parla di sé come il Papa che viene da lontano con voce emozionata che ormai appartiene alla storia. E ancora, il momento dell’attentato fino alla conclusione”.

 

Cornice della rappresentazione è la Valle d’Aosta, una terra tanto cara a Giovanni Paolo II. Mons. Giuseppe Anfossi, vescovo di Aosta, ci illustra il significato di quest’opera per la comunità locale:

 

“Per noi ha un significato di vicinanza affettiva perché è venuto 11 volte, 10 volte per riposarsi. Quindi, la gente che in Valle d’Aosta ama il canto, ama la musica, esprime la sua riconoscenza attraverso diverse iniziative e questa è una, che ha la caratteristica di fare riferimento ad un Papa molto amato. La partecipazione coinvolge anche le persone che abitano intorno a questo luogo che il Papa ha frequentato per il suo riposo”.

 

Il prossimo passo è la pubblicazione dell’opera che verrà distribuita in tutto il mondo.

**********

 

=======ooo=======

 

 

IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 4 settembre, 23.ma Domenica del Tempo ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù  parla della necessità  della correzione fraterna e dei modi in cui deve svolgersi, affinché sia sempre conservata l’unità dei fratelli nel suo nome. Quindi Gesù aggiunge:

 

“In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà.  Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

**********

La correzione fraterna è stata praticamente una delle prime forme dell’esame di coscienza. La Chiesa diventa la voce della coscienza e la comunione con gli altri diventa esperienza di essere fratelli, figli dello stesso Padre. Si può ammonire il fratello quando l’amore è così reale da far sentire che la vita dell’uno è legata alla vita dell’altro. Gli antichi monaci insegnano che questo è un gesto di carità e si può farlo quando il cuore non serba alcun rancore né rabbia, né superbia. La carità crea la comunione, anzi la carità è comunione e il nostro Dio è la comunione delle Santissime Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Dovunque si realizza la comunione delle persone, Dio ha messo la sua dimora. Quando due o tre persone uniscono la voce nella preghiera, hanno superato l’egoismo con i suoi interessi piccini e domandano ciò che giova anche agli altri. Tale preghiera è esaudita perché è fatta già secondo Dio.

**********               

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

3 settembre 2005

 

 

CONSACRATO IERI VESCOVO DI KUWAIT CITY, IL VICARIO APOSTOLICO

DEL PAESE ARABO. A PRESIEDERE LA CERIMONIA DI CONSACRAZIONE,

IL CARDINALE CRESCENZIO SEPE

 

KUWAIT CITY. = È stato consacrato vescovo ieri a Kuwait City il vicario apostolico di dello Stato arabo, Camillo Ballin. La celebrazione è stata presieduta dal prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il cardinale Crescenzio Sepe. Nominato vicario apostolico di Kuwait City il 14 luglio scorso, mons. Ballin è un padre comboniano. Originario di Fontanaviva, in provincia di Padova, nella diocesi di Vicenza, è direttore del Centro di Studi arabi e islamici “Dar Comboni” al Cairo. È stato parroco nella capitale egiziana e missionario a Khartoum, in Sudan, dove ha iniziato un progetto di formazione per gli insegnanti di religione cattolica. “Il vescovo è in mezzo alla sua Chiesa sentinella vigile, profeta coraggioso, testimone credibile e servo fedele di Cristo – ha detto il cardinale Sepe nella sua omelia – chiamato a far fiorire nella Chiesa frutti maturi di comunione”. “In un mondo pervaso di individualismo – ha proseguito Sepe – la Chiesa deve splendere come faro di comunione, di fraternità e di pace. Occorrerà perciò promuovere, anche in questa comunità di Kuwait City, ricca di nazionalità, lingue, culture e riti, la spiritualità della comunione, la quale va costruita giorno dopo giorno, nell’amore e nella verità, coscienti che la verità senza amore genera conflitti e divisioni, e l’amore senza verità produce falsità”. Il vicariato apostolico del Kuwait conta 2.650.000 abitanti, di cui 158.500 cattolici, distribuiti in 4 parrocchie con 10 sacerdoti (2 diocesani ed 8 religiosi) e 13 religiose. (T.C.)

 

 

INDONESIA: CHIUSURA FORZATA DEI LUOGHI DI CULTO CRISTIANI.

LA DECISIONE DEL GOVERNO CONDANNATA DAI CAPI RELIGIOSI ISLAMICI

 

GIAKARTA. = Il Governo decide la chiusura di una decina di chiese a Giava e il Consiglio indonesiano degli Ulema (MUI) condanna il provvedimento. Lo riferisce l’agenzia Misna che riporta la dichiarazione del capo del Mui, Umar Shihab, che ritiene la chiusura dei luoghi di culto cristiani una forma di violenza. Shihab ha sottolineato che la sua organizzazione, composta da studiosi dell’Islam e della sharia, “non tollera questi comportamenti arbitrari. È chiaramente scritto nel Corano – ha proseguito – che l’Islam non permette né tollera azioni violente”. Shihab ha parlato nel corso di una udienza presso la Commissione per le questioni religiose, sociali e femminili della Camera dei rappresentanti. Anche il vicepresidente indonesiano, Jusuf Kalla, ha condannato le chiusure forzate degli edifici religiosi ed ha suggerito alla polizia di intraprendere azioni legali contro i vari gruppi colpevoli dei reati. (T.C.)

 

 

SRI LANKA: MAGGIORE IMPEGNO DELLA CHIESA CATTOLICA

PER FAVORIRE I NEGOZIATI DI PACE FRA GOVERNO E GRUPPI DI RIBELLI TAMIL

 

COLOMBO. = La Chiesa cattolica moltiplica gli sforzi per mantenere la pace e far progredire il cammino di avvicinamento verso i negoziati tra gruppi di ribelli tamil e governo dello Sri Lanka. Lo scrive l’agenzia Fides. Uno dei settori in cui l’impegno delle comunità cattoliche si sta avvertendo in modo particolare è quello della distribuzione degli aiuti dopo lo tsunami del 26 dicembre 2004. In un primo momento, il disastro aveva aumentato le speranze di un riavvicinamento tra le parti, ma negli ultimi mesi le accuse di discriminazione nella distribuzione degli aiuti ha creato forti tensioni. La divisione virtuale del Paese fra aree sotto controllo del governo e quelle dove domina il Liberation Tigers of Tamil Eelam (LTTE) complica la regolare distribuzione degli aiuti. Sacerdoti, religiosi e volontari laici cattolici, sotto l’egida della Caritas Sri Lanka, stanno operando con grande impegno, mantenendo i criteri di massima equità, giustizia e trasparenza nella distribuzione degli aiuti e nel lavoro di ricostruzione che è in corso. Il 24 giugno il governo dello Sri Lanka aveva concluso con l’LTTE un accordo sulla distribuzione dei fondi per lo tsunami, ma uno dei partiti oltranzisti nella coalizione di governo, il Jvp, ha portato l’accordo in tribunale. Il 15 luglio, la Corte Suprema ha sospeso l'accordo fino al suo pronunciamento, atteso in settembre. “Nonostante i significativi progressi degli ultimi tre anni, lo Sri Lanka si trova a un bivio”, ha dichiarato all’agenzia Fides il gesuita p. Vinny Joseph, direttore del Jesuit Refugees Service in Sri Lanka. “La sospensione dei colloqui di pace e i recenti scontri tra i gruppi di ribelli tamil hanno messo a rischio la tregua – ha precisato il sacerdote – i negoziati sono in stallo e la pace è in pericolo”. Il quadro politico si è anche complicato a causa dell’assassinio del ministro degli Esteri del Paese, Lakshman Kadirgamar, in seguito al quale la presidente Chandrika Kumaratunga ha dichiarato lo stato di emergenza. Il fronte tamil ha comunque escluso di voler tornare alla lotta armata. La guerriglia contro il governo di Colombo, durata oltre vent’anni, ha prodotto 60.000 morti. Nel 2002, le parti hanno firmato una tregua, ma si attende ancora la stesura di un vero e proprio accordo di pace. (T.C.)

 

 

IN UN DOCUMENTO DEI VESCOVI DEL KENYA, LE OSSERVAZIONI

SUL TESTO DELLA NUOVA COSTITUZIONE CHE SARÀ SOTTOPOSTO A REFERENDUM

 

NAIROBI. = I vescovi kenioti, riuniti nei giorni scorsi in sessione plenaria straor-dinaria nel seminario di San Tommaso d'Aquino a Nairobi, dopo aver studiato alcuni punti riguardanti la proposta della nuova Costituzione del Kenya, hanno indirizzato un messaggio a tutte le persone di buona volontà nel Paese. La nuova Costituzione, il cui testo sarà sottoposto a referendum a novembre, ha suscitato forti riserve tra i cristiani, soprattutto nella parte in cui riconosce la legge islamica (sharia) nelle dispute familiari o religiose. A sostegno delle loro preoccupazioni, i presuli hanno ricordato l’esperienza negativa del Sudan e del nord della Nigeria. I 29 vescovi kenioti che si sono incontrati a Nairobi hanno stilato una dichiarazione in cui si legge che la bozza per la nuova Costituzione non può essere sottoposta a referendum, perché l'Assemblea che l'ha redatta non è un'Assemblea costituente, dato che i suoi membri non sono stati eletti direttamente dal popolo. È stata comunque sottolineata la necessità che tutti i cittadini siano bene informati con una formazione civica in modo da poter prendere una decisione responsabile. Infine, i presuli invitano il popolo del Kenya a recarsi alle urne per il referendum. (T.C.)

 

 

PRIMO MESE DI VITA PER L’OSPEDALE CATTOLICO INTERNAZIONALE DI RASON,

IN NORD COREA. È GESTITO DAI BENEDETTINI E SOSTENUTO

DALL’EPISCOPATO DELLA COREA DEL SUD

 

RASON. = L'Ospedale internazionale di Rason, nella provincia nordcoreana di Hamgyeongbuk-do, prima struttura sanitaria cattolica ad essere stata inaugurata, il mese scorso nella Corea comunista, festeggia il suo primo mese di attività. Lo ricorda l’agenzia Asianews. L’Ospedale del Popolo della Città di Rason è costituita da 3 piani e si estende su un’area di 8 mila metri quadrati. L’intero complesso copre 2 ettari e mezzo. I posti letto sono 100. Il personale conta, tra medici, paramedici ed infermieri, 80 elementi. La costruzione dell’ospedale è il frutto della cooperazione tra la Congregazione Benedettina tedesca di Sant’Ottilio e la Cooperazione internazionale del Servizio Medico Cattolico (ICCMS), sostenuta dall’episcopato della Corea del Sud. Il progetto è stato varato nel 1994, quando l’arciabate, Notker Werner Wolf, eletto nel 2000 abate primate della Confederazione Benedettina, ha fatto visita alla capitale Pyongyang. La prima pietra è stata posta nel 1997, la costruzione è iniziata due anni dopo. “L’ospedale, in quanto tale, non è un’istituzione cattolica - spiega l’abate primate - ma una donazione ed è gestito da dottori e da infermiere nordcoreani". Spiegando il significato della presenza di un ospedale cattolico nella Corea del Nord comunista, padre Wolf ha detto che esso è “il segno che i fedeli cattolici sono obbligati a servire i poveri e coloro che sono nel bisogno al di là del sistema politico”. “I nostri affari non sono politici, sono l'amore per la gente”, ha detto il religioso. (T.C.)

 

 

FRIULANI, CARINZIANI E SLOVENI INSIEME PER IL “PELLEGRINAGGIO DEI TRE POPOLI”.

A GUIDARLO I PRESULI DI DIVERSE DIOCESI

 

UDINE. = Un pellegrinaggio che coinvolge friulani, carinziani e sloveni. Divisi dalla storia, oggi sono riuniti nella preghiera a Monte Santo (Sveta Gora), sotto la guida di mons. Pietro Brollo, arcivescovo di Udine, di mons. Alojzij Uran, arcivescovo di Lubiana (Slovenia), e di mons. Aloiz Schwarz, vescovo di Gurk (Austria). Il “Pellegrinaggio dei tre popoli” è stato ideato nei primi anni Ottanta dall’allora arcivescovo di Udine, mons. Alfredo Battisti, ed è stato accolto con entusiasmo dai pastori delle Chiese sorelle di Gurk-Klagenfurt e di Lubiana. Scopo dell’iniziativa, riunire ogni anno in un santuario mariano delle tre regioni i friulani, i carinziani e gli sloveni per pregare per la pace, la fratellanza e la solidarietà di genti accomunate dalle stesse radici, divise però dalle tragedie della storia. “Correvano anni difficili – ricorda Ezio Gosgnach, direttore de “La Vita Cattolica”, settimanale del Friuli – Solo l’Italia faceva parte della Comunità Europea, all’Austria il Trattato di pace impediva l’ingresso, la Slovenia era prigioniera del regime comunista jugoslavo. Immaginare in quei tempi i tre popoli insieme appariva come la più assurda delle utopie. E invece un’incrollabile speranza e la forza della preghiera hanno compiuto il miracolo”. (T.C.)

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

3 settembre 2005

- A cura di Roberta Gisotti -

 

 

Sarebbero stati identificati in Egitto grazie al test del DNA gli autori suicidi degli attentati del 23 luglio scorso a Sharm el Sheikh, sul Mar Rosso, costati la vita a 64 persone. Lo riferisce oggi il giornale governativo al Ahram. Si tratta di Mohamed Hamad, Mohamed Ouda Said, e Moussa Ghioneim, appartenenti ad una cellula terroristica che non avrebbe legami con l'estero, guidata da un estremista religioso locale, ora in stato di arresto insieme ad altre 28 imputati, fra cui alcuni accusati degli  attentati di Taba, nei quali lo scorso ottobre sono morte 34 persone.

 

Il processo a Saddam Hussein inizierà il 19 ottobre, pochi giorni dopo il referendum sulla Costituzione, previsto per il 15. Arrestato il 13 dicembre del 2003, l’ex presidente iracheno dovrà rispondere delle accuse di crimini di guerra e contro l’umanità commessi nei 35 anni del regime. Sul fronte di guerra intanto almeno 9 membri delle Forze dell’ordine irachene sono morte oggi in due attentati a nord di Baghdad, mentre una bomba è esplosa nei pressi di Kirkuk, distruggendo un tratto dell’oleodotto diretto verso la Turchia.

 

I corpi ritrovati giovedì sera nel sud dell’Afghanistan sono quelli dei due turisti giapponesi scomparsi da un mese. La conferma è arrivata stamane. E sarebbero state uccise anche le cinque persone rapite ieri sempre nel sud del Paese da miliziani Talebani. Tra le vittime, il capo del governo del distretto di Ghorak e un candidato della provincia di Kandahar. La notizia dell’esecuzione è stata diffusa dal commando dei rapitori. Cresce intanto la tensione nel Paese in vista delle elezioni del 18 settembre.

 

La Banca d’Italia sarà riformata, ma gli effetti della riforma avranno effetto solo dal prossimo Governatore. Lo ha deciso ieri il governo di Roma. Il provvedimento in discussione da tempo ha subìto un’accelerazione dopo le polemiche che hanno investito l’attuale Governatore dell’Istituto centrale, Antonio Fazio, a proposito dei tentativi di scalata finanziaria di alcuni gruppi bancari. Vicenda controversa che è rimbalzata anche in sede europea. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

**********

Collegialità nelle decisioni e mandato a termine per il Governatore. Sette anni non rinnovabili. Sono questi i cardini della riforma della Banca d’Italia, approvata ieri dal Governo. La proprietà di Banca Italia passerà gradualmente ma interamente allo Stato e agli Enti pubblici. Soddisfatto il premier Berlusconi che auspica il voto favorevole dell’opposizione ma il centro sinistra definisce la riforma l’ennesima occasione mancata. Consenso solo per l’introduzione del mandato a termine del Governatore, ma è ancora scontro sulla persona di Fazio le cui dimissioni vengono chieste a gran voce dall’opposizione dopo il caso delle intercettazioni telefoniche legate alla scalata di Antonveneta. Per il ministro dell’Economia, Siniscalco, la riforma è in linea con gli statuti della Banca Centrale Europea, e Bruxelles fa sapere che la vicenda viene continuamente monitorata.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

**********

 

E proprio dall’Italia - dove ieri a Roma ha incontrato il presidente del Consiglio Berlusconi - il premier turco Erdogan ha commentato gli esiti del Vertice europeo, chiusosi a New Port in Galles e dedicato in gran parte all’ingresso di Ankara nell’Unione. “Se i nostri amici europei non ci aiuteranno, per noi le difficoltà saranno maggiori”, ha dichiarato Erdogan sottolineando che solo quando la Turchia avrà raggiunto il suo posto in Europa vi sarà un Unione piena di “culture” e di “valori”. Ottimista sull’avvio del negoziato per l’adesione, previsto il 3 ottobre, si è detto il ministro degli Esteri turco, Gul. Ma la questione spinosa rimasta irrisolta a New Port è il mancato riconoscimento della Repubblica di Cipro da parte di Ankara.

 

La ripresa delle attività nucleari dell’Iran - confermata ieri a Vienna dal capo dell’Agenzia internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), el Baradei – ha suscitato una dura reazione dell’Unione Europea, che ha minacciato di deferire la Repubblica Islamica al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Ma l’Iran ha ribattuto che “le critiche al programma nucleare nazionale hanno motivazioni politiche”.

 

Dopo le violenze dei mesi scorsi il Nepal vede la pace. Con una mossa a sorpresa il leader dei ribelli maoisti, Prachanda, ha annunciato stamane un cessate il fuoco unilaterale per tre mesi. Il servizio è di Maria Grazia Coggiola:

 

**********

L’Esercito di liberazione del popolo, il movimento dei guerriglieri che da 9 anni guida la rivolta contro la monarchia nepalese, rimarrà in posizione difensiva, come si legge in un comunicato inviato via fax. Prachanda,primula rossa’ dei maoisti, ha detto che il cessate-il-fuoco dovrebbe incoraggiare tutte le forze, dentro e fuori il Nepal, che vogliono la pace a trovare una soluzione politica al conflitto. Dopo la controversa presa del potere del re Gyanendra e i falliti tentativi di dialogo con i ribelli, sembra quindi riaprirsi uno spiraglio per superare la profonda crisi politica in cui ormai da anni si trova il Regno himalayano. Era da qualche mese che i maggiori Partiti nepalesi, esautorati dalla monarchia, cercavano l’avvicinamento con i ribelli per creare un fronte comune. La condizione, però, era che i maoisti rinunciassero alla violenza. Quando re Gyanendra lo scorso febbraio ha esautorato il governo del premier Deuba e instaurato di fatto una monarchia assoluta, 6 Partiti dell’opposizione hanno formato un fronte comune di protesta con l’intenzione di coinvolgere anche i maoisti.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

**********

 

Si è conclusa ieri la visita di cinque giorni in Cina del commissario ONU per i diritti umani, Louise Arbour. L’inviata del Palazzo di Vetro si è detta “cautamente ottimista” per i dialoghi avuti con Pechino. Ma molte questioni restano ancora aperte, come ci riferisce Bernardo Cervellera:

 

**********

Fra i pochi risultati raggiunti vi è un accordo con cui la Cina accetta di ratificare presto la Convenzione ONU sui diritti civili e politici. Pechino ha già firmato nel ’98 la Convenzione ma fin ora non l’ha ratificata in Parlamento. Arbour però ha riaffermato che ogni nazione, nel rispetto dei diritti umani, non può fare a modo suo ma deve seguire criteri internazionali. Lo sviluppo economico della Cina impone ormai un riconoscimento più ampio dei diritti umani. Il Commissario ONU ha chiesto anche informazioni sugli Uiguri del Xinjiang che chiedono autonomia e sono perseguiti come terroristi; sul Tibet, dove la colonizzazione cinese sta distruggendo la cultura e il popolo tibetano sulla libertà religiosa concessa con il contagocce. Arbour ha anche cercato, ma inutilmente, di riformare illaogai’, cioè i quattro anni di lavori forzati che la Polizia può comminare senza processo e l’uso sconsiderato della pena di morte.

 

Per la Radio Vaticana, Bernardo Cervelliera

**********

 

Cina flagellata dal maltempo. Almeno 42 le vittime del tifone Talim, che ha investito la costa orientale e si sta ora spostando, con minore intensità, verso l'interno del Paese. I danni causati, secondo le autorità, ammontano ad oltre 421 milioni di dollari. Nella provincia dello Zhejinag si contano almeno 11 mila case distrutte. Circa 700 mila i residenti delle regioni costiere evacuati. Dall'inizio del 2005, 1.024 persone sono rimaste uccise per le violente piogge in Cina. 

Ucciso in Algeria il sindaco di Ammal, nei pressi della capitale L’omicidio per mano di un gruppo di estremista islamico è avvenuto giovedì scorso, ma la notizia è giunta solo oggi. Sempre giovedì, è invece scampato ad un attentato il sindaco del vicino Ccomune di Uled Aissa. I fondamentalisti che operano in questa zona appartengono al Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento (GSPC), movimento affiliato ad al Qaida, che si oppone al progetto di pacificazione del presidente Bouteflika.

 

Il presidente della Nigeria Obasanjo, ha accettato l’apertura di un’inchiesta per corruzione in cui sarebbe direttamente coinvolto. Un governatore del suo stesso partito lo ha accusato di aver ricevuto tangenti in cambio di concessioni petrolifere e aperto conti esteri illegali. La Nigeria è considerato uno dei Paesi più corrotti del continente. La scorsa settimana negli Stati Uniti è stata aperta un’inchiesta contro il vice presidente nigeriano.

 

La giustizia argentina ha acquisito prove inconfutabili sui “voli della morte”, compiuti durante la dittatura militare per eliminare dissidenti e  persone invise al regime. Lo ha dichiarato ieri il giudice argentino Sergio Torres, che indaga su diversi crimini contro l’umanità compiuti dai militari tra il 1976 e il 1983, tra cui il sequestro e la scomparsa di due suore francesi. Nessuno sa con esattezza quante persone furono gettate nell’Oceano dagli aerei militari. Lo scorso anno un Tribunale spagnolo ha condannato a 640 anni di carcere un ex comandante argentino che ha confessato di aver partecipato ai voli.

 

Il presidente della Repubblica francese, Chirac è stato ricoverato ieri sera all'ospedale militare di Val du Grace, e vi resterà per una settimana per curare un “leggero disturbo alla vista”.

 

 

=======ooo=======