RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 304 - Testo della trasmissione di lunedì 31 ottobre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Gli auguri di Benedetto XVI al cardinale Francis Arinze per il suo 40.mo di ordinazione episcopale e al cardinale Javier Lozano Barragán per i 50 anni di sacerdozio

 

Grande risalto sulla stampa indonesiana al cordoglio del Papa per le tre ragazze cristiane uccise barbaramente il 29 ottobre. Con noi il nunzio apostolico a Giacarta, mons.  Albert Malcolm Ranjith Patabendige

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

A tre settimane dal  terremoto che ha colpito il Kashmir, gli aiuti umanitari stentano ad arrivare. Ieri l’appello di Benedetto XVI alla comunità internazionale: ce ne parla Lucio Melandri

Un gruppo paramilitare unionista del Nord Irlanda annuncia la cessazione di ogni azione militare: nuovo passo in avanti dopo il disarmo dell’IRA.  Intervista con Silvia Calamati

 

Domani la Chiesa celebra la solennità di Tutti i Santi e la Giornata della santificazione universale: la riflessione di padre Raniero Cantalamessa

 

CHIESA E SOCIETA’:

I 40 anni della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate celebrati in Uzbekistan

 

Allarme dell’ONU: mancano i fondi per rimpatriare i profughi burundesi

 

Human Rights Watch accusa il governo ivoriano di reclutare nell’esercito bambini liberiani

 

Terminato a Fiuggi il convegno annuale del Rinnovamento Carismatico Cattolico

 

Si è svolto a Seriate un convegno sull’Europa promosso dalla Fondazione “Russia cristiana”

 

Concluso a Loreto il pellegrinaggio dell’Ordine Militare di Malta

 

I vescovi della Spagna si felicitano con la Casa Reale per la nascita dell’Infanta Leonor

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq: 40 morti per un raid aereo americano contro una base della guerriglia. Tra le vittime, donne e bambini. Uccisi  6 soldati statunitensi

 

Berlusconi incontra oggi a Washington il presidente Bush: per il premier italiano la guerra in Iraq era forse sbagliata ma le truppe italiane resteranno. Cancellata la conferenza stampa congiunta

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

31 ottobre 2005

 

GLI AUGURI AFFETTUOSI DI BENEDETTO XVI AL CARDINALE FRANCIS ARINZE

PER IL SUO 40.MO DI ORDINAZIONE EPISCOPALE. IL PORPORATO

E’ STATO RICEVUTO STAMANI DAL PAPA IN SALA CLEMENTINA, ASSIEME

AD UN GRUPPO DI FEDELI DELLA NIGERIA, PAESE DI NASCITA DEL PREFETTO

 DELLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

“Il Signore sia sempre la tua guida e la tua forza nel servizio alla Chiesa”: con queste parole, Benedetto XVI ha accolto in Sala Clementina il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in occasione del 40.mo della sua ordinazione episcopale. Il porporato era accompagnato da un gruppo di fedeli della Nigeria, Paese di nascita del cardinale Arinze. A loro il Papa ha rivolto un cordiale saluto e impartito la Benedizione Apostolica. Ieri, il cardinale Arinze aveva celebrato una Messa di ringraziamento al Signore nella Chiesa romana di Santa Maria in Traspontina.

 

Nato a Eziowelle, una cittadina della Nigeria, il primo novembre del 1932, il cardinale Francis Arinze è stato ordinato sacerdote nel 1958 e nel 1965 ha ricevuto l’ordinazione episcopale. E’ stato creato cardinale da Giovanni Paolo II nel Concistoro del 25 maggio 1985. Dall’ottobre 2002 il porporato nigeriano è prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

 

 

LETTERA DEL PAPA PER IL 50° DI SACERDOZIO DEL CARDINALE  LOZANO BARRAGÁN, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE DELLA SALUTE

 

Il Papa ha inviato una lettera al cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, in occasione del suo 50° anniversario di sacerdozio, celebrato ieri. Il porporato, nato 72 anni fa a Toluca in Messico, è stato ordinato sacerdote il 30 ottobre del 1955. Benedetto XVI esprime la sua riconoscenza al cardinale Lozano  Barragán per il suo “fruttuoso e vario ministero sacerdotale” e per le sue “virtù pastorali”  mostrate in una molteplice e intensa attività  svolta sia in Messico che al servizio della Santa Sede. In Particolare il Pontefice ricorda i 12 anni in cui il porporato è stato vescovo di Zacatecas per 12 anni, dal 1985 al 1997: anni in cui ha promosso “il rinnovamento del clero, il rafforzamento  delle strutture diocesane e il dialogo con la cultura”. “Non meno eccellentemente” – sottolinea il Papa – il cardinale Lozano  Barragán svolge dal 1997 la sua opera come presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, incarico a cui è stato chiamato da Giovanni Paolo II. Ordinato vescovo il 15 agosto del 1979, Javier Lozano Barragán  è stato creato cardinale da Papa Wojtyla il 21 ottobre 2003.

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Sempre stamane il Papa ha ricevuto in successive udienze il cardinale Camillo Ruini, suo vicario  per la diocesi di Roma, il cardinale Jean-Louis Tauran, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, con don Raffaele Farina e il dott. Ambrogio Piazzoni, rispettivamente  prefetto e vice prefetto  della Biblioteca Apostolica Vaticana, e infine mons. Franc Rodé, arcivescovo emerito di Ljubljana, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

 

 

GRANDE RISALTO, SULLA STAMPA INDONESIANA, AL CORDOGLIO

DEL PAPA PER LE TRE RAGAZZE CRISTIANE UCCISE BARBARAMENTE IL 29 OTTOBRE.

AI NOSTRI MICROFONI, LA TESTIMONIANZA DEL NUNZIO APOSTOLICO

A GIACARTA, MONS. ALBERT MALCOLM RANJITH PATABENDIGE

 

Tre vite spezzate nel fiore degli anni, colpevoli solo di credere in Cristo. Il mondo ha accolto con orrore la notizia della barbara uccisione, il 29 ottobre scorso, a Poso – nella provincia indonesiana del Sulawesi Centrale – di tre ragazze sedicenni, decapitate, mentre andavano a scuola, da un gruppo di estremisti di cui non è stata ancora accertata l’identità. Ieri, Benedetto XVI ha manifestato il suo profondo dolore per la morte di queste giovani innocenti, assicurando la sua vicinanza spirituale alle famiglie delle vittime. Nella regione, dove si è verificato l’agguato, da anni si registrano violente manifestazioni di estremismo islamico. Ma l’efferatezza di questo gesto ha scioccato tutti. Lo sottolinea il nunzio apostolico in Indonesia, mons. Albert Malcolm Ranjith Patabendige, raggiunto telefonicamente a Giacarta da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Le ragazze erano cristiane, che frequentavano la Chiesa. Erano giovani che andavano ancora a scuola. Questo evento ha causato orrore qui, in Indonesia. Anch’io, come nunzio, sentendo la condizione di queste comunità in quelle isole mi sono sentito scioccato. E’ veramente un evento tragico.

 

D. – Eccellenza, la barbara uccisione di queste tre ragazze è avvenuta in una zona dove purtroppo si verificano da anni degli scontri. C’è un estremismo violento. Ma come si può arrivare a colpire così barbaramente tre innocenti? Qual è il sentimento che viene espresso dalla comunità cristiana locale?

 

R. – In tutti questi mesi, anzi anni, ci sono state tensioni, soprattutto nella zona centrale dell’isola di Sulawesi, dove la presenza cristiana e quella musulmana è paritaria. Ci sono state diverse iniziative per portare pace, tranquillità e armonia. Ma ci sono elementi che vengono da fuori, che cercano di disturbare questa pace ed armonia tra i gruppi religiosi in Indonesia, un Paese a stragrande maggioranza islamica. Sono elementi esterni che agiscono per cercare di attizzare il fuoco e creare contrasti tra queste due comunità che, per secoli, hanno vissuto in pace ed armonia. In questi ultimi anni, sono successe tante cose per cui la situazione è veramente difficile.

 

D. – Benedetto XVI ha espresso pubblicamente il suo dolore, il cordoglio per le vittime di questa barbara uccisione ed ha anche voluto manifestare la sua vicinanza, la sua solidarietà per queste popolazione ribadendo la sua preghiera per la pace. Come sono state accolte queste parole del Papa?

 

R. – In Indonesia molti hanno condannato questo atto, tra loro anche i capi musulmani, delle grosse organizzazioni islamiche del Paese. Stamattina, le parole del Papa sono apparse nei giornali locali. Nel giornale “Kompas”, il più venduto in questo Paese, e poi nel “Jakarta Post”, un quotidiano inglese, le parole del Papa sono state pubblicate in prima pagina. Il “Jakarta Post”, ad esempio, ha fatto un editoriale dove si condannava questo atto, e riferiva le parole del Santo Padre come un atto di grande solidarietà verso chi soffre. Chiede poi che non si permetta a questa gente di realizzare l’obiettivo di provocare scontri fra gruppi religiosi, cercando di mantenere la calma e pregare per quelli che hanno sofferto.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina – “Tenere sempre vivo lo spirito del Concilio Vaticano II”: all’Angelus Benedetto XVI invita a riprendere tra le mani i documenti della grande assise ecumenica conclusasi quarant’anni fa.

Appello del Papa per le popolazioni del Kashmir colpite dal terremoto.

 

Servizio vaticano – L’udienza di Benedetto XVI al cardinale Francis Arinze e a fedeli della Nigeria.

La Lettera del Santo Padre al cardinale Javier Lozano Barragán in occasione del 50 di ordinazione sacerdotale.

 

Servizio estero - La lettera con la quale il cardinale Angelo Sodano esprime, a nome del Papa, il cordoglio per le vittime delle esplosioni e del deragliamento del treno avvenuti nei giorni scorsi a Nuova Delhi e nell’Andhra Pradesh.

 

Servizio culturale - Per la rubrica “Incontri”, lo scrittore Luca Doninelli intervistato da Claudio Toscani.

 

Servizio italiano - Iraq: anche il Premier difende il capo del SISMI, Pollari, dalle accuse del quotidiano “La Repubblica” sul caso “Niger-gate”.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

31 ottobre 2005

 

                                   

A TRE SETTIMANE DAL TERRIBILE TERREMOTO CHE HA COLPITO IL KASHMIR, GLI AIUTI UMANITARI STENTANO AD ARRIVARE. IERI L’APPELLO DI BENEDETTO XVI ALLA

COMUNITA’ INTERNAZIONALE

 

Resta drammatica la situazione in Kashmir specialmente nel versante pakistano, colpito l’8 ottobre scorso, da un devastante terremoto. Il bilancio ufficiale delle vittime resta fermo ad oltre 50mila morti, mentre per i soccorritori è una corsa contro il tempo per dare un tetto a decine di migliaia di persone rimaste senza casa. Ieri, dopo la recita della preghiera mariana, il Santo Padre ha rinnovato l’appello alla comunità internazionale, affinché aiuti le persone colpite. “Anche in questo caso – ha riferito il Pontefice -  molteplici sono state le forme di solidarietà, ma il bisogno appare più grande degli aiuti finora offerti”. Ma qual è attualmente la situazione nell’area? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Lucio Melandri, direttore dell’unità d’emergenza dell’Organizzazione Intersos, impegnata in Pakistan negli aiuti umanitari:

 

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R. – Ci troviamo ad oltre tre settimane dall’evento sismico che ha colpito molto duramente queste aree. Noi di Intersos ci troviamo in una delle aree più colpite, dove abbiamo installato dei campi per ospitare i senzatetto che sono diverse decine di migliaia, e siamo riusciti a raggiungere anche le vallate più remote, dove fino a pochi giorni fa nessun aiuto era arrivato. La gente vive nella disperazione, perché non ha ancora ricevuto aiuti materiali: ormai fa molto freddo e vivono, senza tende e senza coperte. Non sentono vicino la solidarietà internazionale. Anzi, sentono di essere emarginati e sentono che non ci sia sufficiente interesse per loro. Quello che noi stiamo facendo, grazie anche all’assistenza e al supporto del governo italiano in coordinamento anche con altre organizzazioni umanitarie, è proprio quello di rispondere ai bisogni essenziali ma anche quello di far sentire alle popolazioni LA NOSTRA solidarietà di fronte a questo disastro che le ha colpite.

 

D. – Quali sono le motivazioni? Perché gli aiuti non arrivano? Ci sono difficoltà oggettive, o la comunità internazionale non ha ben compreso la gravità della situazione?

 

R. – Se nei primi giorni era difficile valutare l’entità di ciò che era avvenuto, ormai ad un tempo così elevato di distanza, non ci possono essere dubbi. La comunità internazionale sa quello che è accaduto: città intere rase completamente al suolo, popolazioni che stanno spostandosi sulle montagne. Noi temiamo, e lanciamo appunto un appello a tutti coloro che nella società civile possono fare pressione, affinché tutti i governi rispondano a quello che è stato l’appello del governo del Pakistan e al quale ancora oggi troppo scarse sono le risposte.

 

D. – Dopo questo appello di Benedetto XVI, quale risposte vi aspettate?

 

R. – Noi confidiamo che tutte le personalità del mondo religioso e della società civile riescano, nel giocare questo loro ruolo di sollecitazione, a smuovere veramente le coscienze, perché noi leghiamo troppo spesso il Pakistan ad ambienti legati al terrorismo, alla criminalità; nella realtà, quelle che io guardo negli occhi tutti i giorni sono persone che oggi faticano a sopravvivere. Sono bambini che cercano solo la speranza di riuscire ad arrivare a domani. Quindi, ecco: noi speriamo che anche grazie all’appello del Santo Padre, possa giungere a questa popolazione quell’aiuto e quella solidarietà che si meritano e che ogni essere umano ha il diritto di ricevere.

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I PARAMILITARI UNIONISTI DEL NORD IRLANDA, HANNO ANNUNCIATO LA CESSAZIONE

DI OGNI AZIONE MILITARE: UN ENNESIMO PASSO IN AVANTI DOPO GLI ACCORDI DI PACE DEL VENERDI’ SANTO NEL 1998 E DOPO IL DISARMO DELL’IRA.

MA IN ULSTER NON TUTTI I PROBLEMI SONO RISOLTI

- Intervista con Silvia Calamati -

 

Si scioglie il gruppo paramilitare lealista dell’Ulster Loyalist Volunteer Force (LVF), una mossa decisa in risposta al disarmo dell’IRA, l’Esercito Repubblicano Irlandese. In un comunicato, l’LVF ha detto che la decisione ha effetto dalla scorsa mezzanotte. La formazione è nata nel 1996 per iniziativa del leader lealista di Portadown, Billy Wright, dopo che la sua unità era stata sciolta dal gruppo lealista più importante, con il quale da allora c’è stato conflitto. L’annuncio della cessazione delle ostilità rappresenta un segnale positivo dopo gli accordi di pace del Venerdì Santo del 1998 e dopo il recente e verificato disarmo dell’IRA. I leader del gruppo paramilitare lealista hanno ordinato ai loro affiliati la cessazione di ogni azione militare, anche se nulla è stato detto della distruzione del loro arsenale.

Ma qual è la situazione oggi? Ce lo racconta Silvia Calamati, giornalista che all’Ulster ha dedicato diverse pubblicazioni tra cui l’ultimo libro uscito il mese scorso: “Irlanda del Nord. Una colonia in Europa”.  L’intervista è di Fausta Speranza:

 

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R. – Dalla firma degli Accordi di Pace del Venerdì Santo del 1998, l’opinione comune è che nell’Irlanda del Nord ci sia la pace: in realtà, questo non è vero. Nel luglio scorso, ci sono stati – ad esempio – quattro morti e tantissimi attacchi a causa di cattolici nazionalisti. Ci sono tantissime difficoltà a livello istituzionale e politico. Abbiamo un’Assemblea per l’Irlanda del Nord che non decolla e che è stata sospesa diversi anni fa e viene bloccata a causa dell’intransigenza dei partiti unionisti protestanti; c’è un divario nella popolazione: abbiamo problemi irrisolti come la disoccupazione. Ricordo che la popolazione cattolica denuncia una disoccupazione doppia, come nei tempi passati, rispetto alla popolazione unionista protestante; c’è una legge d’emergenza che non ha eguali in Europa, che conferisce a soldati e polizia poteri eccezionali di arresto e di perquisizione ancora oggi; l’uso indiscriminato di proiettili di plastica che sono uno strumento di morte e hanno causato la morte di 14 persone, in gran parte donne e bambini; e poi, soprattutto, direi che la cosa più difficile è la giustizia che stanno ancora aspettando i familiari e congiunti di tante persone uccise in questi anni …

 

D. – E’ un conflitto che è passato, e tuttora a volte passa come un conflitto tra cattolici e protestanti. Ma è così?

 

R. – Si tratta di un conflitto politico-economico che ha avuto in alcuni momenti delle connotazioni religiose.

 

D. – Diciamo due parole, comunque, di queste comunità che rimangono protagoniste di questa storia drammatica: la comunità cattolica e la comunità protestante …

 

R. – C’è un forte divario in entrambe le comunità tra i rappresentanti politici e le istituzioni che rappresentano queste comunità, e la gente. Soprattutto, questo, a livello di comunità protestante. Questa comunità è stata per molto tempo una comunità “garantita”; adesso, con l’Accordo del Venerdì Santo, che cerca di eguagliare i diritti delle due comunità, si sente in qualche modo privata di privilegi che aveva in passato e che considera propri diritti. A livello invece di comunità cattolico-nazionalista c’è una forte speranza, dopo la fine della guerra, di poter avere quei diritti che sono stati negati da sempre: il diritto di parlare la propria lingua, il diritto ad avere uguale appartenenza nei posti di lavoro, il diritto ad una società in cui non ci siano leggi eccezionali, non ci siano soldati e polizia che usino poteri assolutamente straordinari. E le due comunità, a diversi livelli, collaborano insieme come ad esempio nel caso delle donne, nei centri di accoglienza per le donne della comunità nazionalista lavorano benissimo – come ho potuto vedere molte volte in questi anni a Belfast – con la loro controparte protestante unionista: sono donne che lavorano insieme per risolvere quei problemi che non sono stati mai affrontati dallo Stato.

 

D. – Ci racconti qualcosa dell’impatto che si ha arrivando oggi a Belfast, ricordando anche l’impatto come poteva esserlo qualche anno fa …

 

R. – Da un certo punto di vista, le cose sono un po’ cambiate dopo la firma dell’Accordo del Venerdì Santo: i soldati non sono più nelle strade. Ma in alcuni quartieri, come ad esempio … da parte cattolico-nazionalista, si vedono ancora le griglie alle finestre, alle porte, ci sono i posti di blocco, gli elicotteri che sorvolano le aree a tutte le ore del giorno, torrette di controllo, telecamere nascoste che ti guardano dalla mattina alla sera, 24 ore al giorno. La polizia ha cambiato uniformi ma è sempre una polizia che ti controlla costantemente. Sicuramente, rispetto ai tempi delle barricate, la situazione è diversa, ma quello che è rimasto uguale – ad esempio – sono alcune aree veramente povere che si trovano sia da parte cattolica sia da parte protestante. Ricordo che in Irlanda del Nord, ancora oggi, ci sono 150 mila bambini che vivono sotto la soglia di povertà e circa mezzo milione di persone che possono essere considerate “povere”. Ricordo anche che in passato, in certi quartieri, la disoccupazione toccava l’80-90 per cento: era una disoccupazione “generazionale”. E’ vero che i soldi stanno arrivando, ma è vero anche che vi sono ancora molte aree che hanno bisogno di un intervento dello Stato molto forte soprattutto per le donne, i bambini e gli anziani.

 

 

DOMANI LA CHIESA CELEBRA LA SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI

E LA GIORNATA DELLA SANTIFICAZIONE UNIVERSALE:

TUTTI I FEDELI SONO CHIAMATI ALLA SANTITA’

- Intervista con p. Raniero Cantalamessa -

 

Domani, 1° novembre, la Chiesa celebra la Solennità di Tutti i Santi. E proprio domani è la Giornata della “Santificazione Universale” promossa dal Movimento Pro Sanctitate sul tema: “Santi in ogni vocazione”. L’intento è quello di ribadire sulla scorta del Concilio Vaticano II che tutti i fedeli sono chiamati alla santità.  Ma che cosa significa essere santi? Tiziana Campisi lo ha chiesto al predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa:

 

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R. – La vocazione alla santità non è una specializzazione riservata ad un’élite; è una chiamata universale, cioè che ci riguarda tutti, perché tutti siamo battezzati e siamo stati quindi santificati in radice da Cristo, ed essere santi nell’accezione più elementare significa essere membri del Corpo di Cristo.

 

D. – Ma perché, essere santi?

 

R. – Perché noi – dice la Scrittura – siamo stati fatti come immagine e somiglianza di Dio. Siccome Dio è Santo, per essere immagine di Dio, cioè per essere noi stessi, per realizzare la nostra identità più profonda, il nostro destino, potremmo dire, dobbiamo essere santi. Infatti, la Scrittura lo ripete continuamente: “Siate santi perché io, il vostro Dio, sono Santo”.

 

D. – Qualcuno afferma: “Sono solo un uomo”. E’ come manifestare un certo pudore verso la santità, o un certo distacco …

 

R. – Questo è dovuto al fatto che, purtroppo, in passato si è finito per legare la santità ad alcune forme specifiche di essa, in genere la forma di vita monastica o religiosa, che comportavano un distacco dal mondo, dalle attività del mondo, dal matrimonio … Questo, evidentemente, non poteva che incutere soggezione e paura: però oggi la Chiesa ha riscoperto e proclama con forza che essere santi significa prima di tutto essere veri uomini e vere donne, nell’ambiente in cui si è, nella professione in cui si è. Quindi, forse la Festa dei Santi può essere una buona occasione per togliere da questa parola questo aspetto che incute soggezione e paura e vedere nella santità non un obbligo, un peso superiore alle nostre forze, ma un incredibile privilegio, perché significa essere chiamati ad ereditare il Padre celeste, essere come il Padre celeste.

 

D. – E che cosa vuol dire essere in comunione con i Santi?

 

R. – Ha un significato molto profondo. Vuol dire che tutti i Santi, essendo membri del Corpo di Cristo, partecipano dello stesso Spirito di Cristo, quindi è un vincolo, diciamo, una comunione superiore a quella che c’è tra parenti, perché la parentela è formata dal fatto che in più persone scorre lo stesso sangue; la comunione dei Santi è dovuta al fatto che in più persone scorre lo stesso Spirito, che è lo Spirito di Cristo. Questo comporta poi anche un aspetto pratico, nel senso che tra i Santi c’è una “comunione di beni”: come c’è nel matrimonio, la “comunione dei beni”, c’è nella grande famiglia di Dio, il che significa che noi sulla terra possiamo appropriarci di cose che i Santi hanno fatto.

 

D. – Quotidianamente, come guardare ai Santi come modelli ed esempi?

 

R. – Credo che in questo ci sia una certa specializzazione: non per nulla, la Chiesa ha stabilito dei Santi Patroni per le varie categorie di persone, per i vari stadi di vita, perché a seconda che un Santo sia più o meno vicino alla propria esperienza di vita, può essere un’ispirazione, un modello, un incoraggiamento. E d’altra parte, bisogna tener conto di una cosa: che i Santi non sono poi così diversi da noi, perché spesso, leggendo le vite dei Santi, si mette in rilievo solo l’aspetto positivo, quindi sembra che siano nati già santi: allora, ci scoraggiano! Quando conosciamo da vicino la vita dei Santi, conosciamo che avevano le stesse tentazioni, lotte, alle volte anche cadute che abbiamo noi; ci sono stati perfino Santi nevrotici!, ma questo non ha impedito loro di farsi santi!

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CHIESA E SOCIETA’

31 ottobre 2005

 

 

I 40 ANNI DELLA DICHIARAZIONE CONCILIARE NOSTRA AETATE

CELEBRATI IN UZBEKISTAN CON UN CONCERTO, CHE HA UNITO RAPPRESENTANTI

CATTOLICI, EBREI E DI ALTRE RELIGIONI

 

TASHKENT. = Un concerto per celebrare i 40 anni dalla pubblicazione della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate, che aprì nuove vie all’ecumenismo. Teatro dell’avvenimento, l’Uzbekistan, in particolare la parrocchia del Sacro Cuore, nella capitale Tashkent. L’iniziativa, informa AsiaNews, si deve all’ambasciatore di Israele nel Paese asiatico, Emmanuel Mehl. Le musiche eseguite dall’orchestra da camera “Singing strings” hanno spaziato dalle composizioni europee alle note della tradizione giudaica e sono state ascoltate, oltre che dai cattolici e dai rappresentanti della comunità ebrea, anche da membri di altre religioni e di altre confessioni cristiane. Ringrazio Dio “che mi ha dato l’opportunità di celebrare i 40 anni della Nostra Aetate con i rappresentanti di altre religioni e altre confessioni cristiane”, ha detto in un intervento il vescovo Jerzy Maculewicz . “Questo documento, soprattutto alla luce dei recenti avvenimenti, è molto importante per la Chiesa cattolica in Uzbekistan, da sempre al servizio di tutta la popolazione che è per la maggior parte di religione musulmana”. “È un grande onore per me essere qui, nella chiesa cattolica, con il vescovo Maculewicz”, ha replicato il diplomatico israeliano, Mehl, che ha parlato dell’importanza del dialogo interreligioso affermando che esso “è necessario per superare il passato e costruire un futuro migliore”. Il dialogo, ha osservato, “è necessario oggi non solo tra ebrei e cristiani, ma anche con il mondo islamico. L’Uzbekistan è il posto giusto per portare avanti questo dialogo, perché è uno stato islamico moderato, dove i fanatici sono allontanati. Dobbiamo lavorare per costruire un dialogo. È la nostra responsabilità nei confronti dei nostri figli, e il nostro dovere verso Dio”. In Uzbekistan, sono 5 le parrocchie cattoliche: Tashkent, Buchara, Ferghana, Samarcanda e Urgench. Su una popolazione di 26,9 milioni di persone, l’88% sono musulmani, il 9% ortodossi e il rimanente 3% di altre religioni. (A.D.C.)

 

 

MANCANO I FONDI PER RIMPATRIARE I PROFUGHI BURUNDESI:

ALLARME DELL’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI

 

BUJUMBURA . = L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sta rapidamente esaurendo i fondi destinati ad una delle operazioni di rimpatrio volontario più importanti al mondo e la più estesa in Africa. Se non riceverà immediatamente finanziamenti – riferisce la Fides - l'Agenzia ONU si vedrà costretta a ridurre o persino a sospendere l'operazione di rimpatrio di centinaia di migliaia di rifugiati burundesi dalla Tanzania. Dei 62 milioni di dollari necessari per finanziare l'operazione di rientro nel Paese nell'anno in corso, l'UNHCR ha raccolto solamente 29 milioni di dollari: fondi di fatto già esauriti, che stanno costringendo l’Alto Commissariato a utilizzare fondi della propria riserva di emergenza, in grado di coprire il fabbisogno solo per qualche settimana. A partire da agosto, ogni mese sono rimpatriate tra le 12 mila e le 15 mila persone, gran parte delle quali dalla vicina Tanzania, che ospita ancora 400 mila rifugiati burundesi e nella quale la maggioranza di loro risiedeva dalla metà degli anni ‘90, ma alcuni vi erano giunti addirittura all'inizio degli anni ‘70. Il nuovo governo burundese deve affrontare sfide importanti, come la ricostruzione di abitazioni e infrastrutture, la creazione di ospedali e scuole, il conseguimento di una pace stabile e duratura e la reintegrazione di centinaia di migliaia di rifugiati rimpatriati e di sfollati interni. Per l’anno in corso, l'UNHCR si era impegnato a costruire quasi 23mila abitazioni, 48 scuole - per un totale di 245 aule - e 14 centri medici. A causa della scarsità di finanziamenti, l'Agenzia si è già vista costretta a ridurre questi obiettivi a 43 scuole e 11 centri medici, ma se l'attuale crisi finanziaria proseguirà, sarà necessario sospendere tutti i programmi di costruzione. Dovranno essere sospesi anche i programmi di formazione professionale e i progetti mirati alla creazione di reddito, di cui beneficiano circa 10 mila persone. Sono circa 285 mila i burundesi che dal 2001 hanno fatto ritorno nel proprio Paese, 58 mila dei quali nel 2005. (A.D.C.)

 

 

DENUNCIA DI HUMAN RIGHTS WATCH  AL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU:

IL GOVERNO DELLA COSTA D’AVORIO STAREBBE RECLUTANDO MINORI LIBERIANI

DA TRASFORMARE IN BAMBINI-SOLDATO

 

NEW YORK. = Un rastrellamento di minorenni della Liberia da vestire con una divisa e trasformare in combattenti. A condurlo sarebbe il governo della Costa d'Avorio, secondo una denuncia dell’organizzazione umanitaria Human Rights Watch (HRW), che ha chiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di indagare sul caso e di decidere, se necessario, sanzioni contro Yamoussoukro. Secondo Peter Takirambudde, direttore esecutivo della divisione africana di HRW, “il governo della Costa d'Avorio sta accrescendo la sua mano d’opera militare reclutando bambini per combattere nella brutale guerra civile in corso in Liberia”. “La comunita' internazionale - ha aggiunto Takirambudde -  deve fare il possibile per garantire la smobilitazione di questi bambini, mentre che li recluta deve finire dinnanzi a un tribunale”. (A.D.C.).

 

 

CONCLUSO IERI A FIUGGI IL CONVEGNO ANNUALE DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO SUL TEMA: “L’EUCARISTIA, FONTE DI COMUNIONE”

- Servizio di Paolo Salvo -

 

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FIUGGI. = Il senso forte della gioia, tanto cara a Benedetto XVI, ha animato fino a ieri i tre giorni del Convegno annuale organizzato al Palaterme di Fiuggi dalla Iniziativa di Comunione nel Rinnovamento Carismatico Cattolico, una delle svariate espressioni di questo movimento ecclesiale, che ha il proprio centro internazionale a Roma nel Palazzo vaticano della Cancelleria.  Gioia dell’unità, gioia della guarigione, gioia della fede, i temi particolari che hanno ispirato i tre giorni, sullo sfondo del grande messaggio consegnato da Giovanni Paolo II al suo Successore Benedetto XVI, e con lui a tutta la Chiesa: “L’Eucaristia sorgente ed epifania di comunione”. A rappresentare la gioia dell’unità i vescovi Lorenzo Loppa di Anagni e Armando Brambilla ausiliare di Roma, mentre ad animare la gioia della guarigione, con un efficace insegnamento e con l’ardore della preghiera, è stato sabato pomeriggio un medico, il maltese John Bonnici Mallia, responsabile della Comunità carismatica “Maranathà” nell’isola mediterranea. “Gesù guarisce ancora, anche oggi”, ha annunciato con forza all’assemblea tra cui tanti giovani. Parole che riecheggiano quelle dette una volta da Papa Wojtyla: “Se si prega con fede, anche oggi il Signore compie miracoli di guarigione”. E un invito a tornare nel Cenacolo, luogo dell’Eucaristia e della Pentecoste, per uscire poi come i primi apostoli ad “evangelizzare con potenza”. Le grazie straordinarie può compierle la fede, che da apparente “salto nel buio” diventa “salto nella luce”. Proprio nella gioia della fede, l’intervento del coordinatore nazionale, Anna Maria Nascioli, con un forte appello a pregare per una “risurrezione dell’amore” in mezzo a noi, quell’Amore che viene dal cuore stesso di Dio e consiste nel cercare il bene dell’altro. Poi, le testimonianze di alcune persone che si sono sentite guarite in seguito alla preghiera. Evangelicamente provocatoria l’omelia conclusiva di padre Giuseppe Galliano, dei Missionari del Sacro Cuore, ricordando che Gesù e il paralitico guarito hanno violato la legge del sabato. I comandamenti vanno superati, si deve “andare oltre la legge”, ha spiegato: per i cristiani non basta non uccidere, ma si deve dare la vita per il Signore e per il prossimo.

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“DALL’UTOPIA ALLA RAGIONE – PER UNA RICOSTRUZIONE DELL’IDENTITA’

 CRISTIANA DELL’EUROPA”: E’ IL TEMA DI UN CONVEGNO INTERNAZIONALE

TENUTOSI A SERIATE, IN PROVINCIA DI BERGAMO,

PROMOSSO DALLA FONDAZIONE RUSSIA CRISTIANA

- A cura di Fabio Brenna -

 

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SERIATE.= Oriente ed Occidente insieme per la riscoperta del Cristianesimo e dell'Europa. Su queste basi si è poggiato l'annuale convegno internazionale di studi promosso dalla Fondazione Russia Cristiana e che si è svolto a Seriate, in provincia di Bergamo il 29 e 30 ottobre. Studiosi, ma anche uomini politici e di chiesa russi e italiani si sono confrontati a partire dal centenario della "Piccola rivoluzione" del 1905 in Russia, evento a partire dal quale - secondo molti autori cristiani russi - venne persa l'identità cristiana della Russia. La rivoluzione come effetto dell'ateismo ma che portò alla sconfitta della stessa rivoluzione. Di qui è partita un'interessante analisi su quella sorta di perdita o censura del tema cristiano in ambito europeo, sfociata clamorosamente nella bocciatura dei richiami alle radici cristiane nel preambolo della Costituzione europea. Dal confronto fra i due eventi è emersa soprattutto l'esigenza di elaborare un nuovo concetto di ragione, capace di superare quello andato in crisi in epoca moderna e che ha prima portato ai totalitarismo e poi al nichilismo contemporaneo. Da un punto di vista ecclesiale, si è ribadito quello che è stato un imperativo del Papato di Giovanni Paolo II e cioè che le due tradizioni orientale e ed occidentale tornino a respirare insieme, concependo il cristianesimo come capacità di dare risposte alle sfide del terzo millennio. Infine, da un punto di vista culturale, la sfida è quella di sviluppare una nuova capacità d'incontro senza rinunciare alla propria identità. Nel corso del convegno è stato anche affrontato il tema dell'interpretazione del Primato Petrino in epoca contemporanea. E questo impegno ad una riscoperta del cristianesimo e dell'Europa è stato affrontato anche da una prospettiva orientale, attraverso l'intervento dell'Igumeno Filaret Bulekov, osservatore della Chiesa Ortodossa russa al Parlamento Europeo. La prospettiva occidentale è stata invece rappresentata nell'intervento conclusivo di mons. Francesco Follo, osservatore della Santa Sede presso l'UNESCO.

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UNA SOLENNE CELEBRAZIONE EUCARISTICA E UNA PROCESSIONE HANNO CONCLUSO

A LORETO IL PELLEGRINAGGIO DELL’ORDINE MILITARE DI MALTA,

PARTICOLARMENTE LEGATO AL SANTUARIO LAURETANO

 

LORETO. = Milleduecento persone hanno partecipato ieri al pellegrinaggio del Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM), che si è chiuso a Loreto con una solenne concelebrazione eucaristica, seguita da un processione. L’Ordine di Malta è di antichissima data: risale al 1099 e aveva in origine il titolo di Militi Ospitali di San Giovanni  Gerosolimitano. Dopo la perdita di San Giovanni d' Acri (1291), l’Ordine si trasferì a Rodi, dove restò fino al 1522. Di lì, si rifugiò a Malta, assumendo il nome attuale. In origine era un Ordine religioso militare ospitaliero. E’ sovrano ed è guidato da un Principe Gran Maestro, attualmente Frà Andrew W. N. Bertie. L’Ordine è benemerito nei riguardi nel santuario lauretano: ha sostenuto buona parte della spesa per il ripristino del Palazzo Illirico, adattato a ospizio dei pellegrini malati e sani e ha finanziato i restauri della cappella del Crocifisso. “L’attenzione alle persone che soffrono nel corpo e nello spirito - si legge in una nota della Delegazione pontificia di Loreto - è un gesto eucaristico. Oggi, la sofferenza vissuta nelle fede e nella carità diviene altare nel quale Dio continua a celebrare la sua Messa attraverso suo Figlio, che si rivela in particolare negli ultimi, nei sofferenti, negli ammalati”. (A.D.C.).

 

 

LA CONFERENZA EPISCOPALE DI SPAGNA SI FELICITA CON LA CASA REALE

PER LA NASCITA DI LEONOR, PRIMOGENITA DEL PRINCIPE DELLE ASTURIE,

NATA QUESTA NOTTE IN UNA CLINICA DI MADRID

 

MADRID. = I vescovi della Spagna si felicitano con la Casa Reale per la nascita dell’Infanta Leonor, primogenita del Principe delle Asturie. La piccola - che é venuta alla luce in piena notte, con un parto cesareo - pesa 3 chili e 450 grammi. La gioia dei presuli di Spagna viene espressa in un messaggio indirizzato alla principessa Letizia e al principe Felipe dal presidente della conferenza episcopale iberica, mons. Ricardo Blázquez Pérez. “La nascita di un figlio è il più grande regalo che Dio può fare a due genitori – si legge nel messaggio – Vostra figlia lo è anche per tutti gli spagnoli”. Il Principe Felipe, che ha incontrato la stampa nella clinica Ruber della capitale spagnola, dove è avvenuto il parto, è apparso raggiante. La nascita di un figlio, ha detto, è “la cosa più bella che può accadere nella vita”. (A.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

31 ottobre 2005

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Ennesima giornata di sangue in Iraq. A Karabila, al confine con la Siria, un aereo statunitense ha bombardato una casa ritenendo che vi fosse nascosto un leader dell'organizzazione terroristica di al-Qaeda. Secondo fonti ospedaliere nell'attacco sarebbero rimaste uccise 40 persone, tra cui molte donne e bambini. 20 i feriti. Altre due vittime, si registrano inoltre nella capitale, Baghdad. A renderlo noto è la polizia locale precisando che si tratta di due civili iracheni. Oggi, inoltre, 6 soldati USA sono rimasti uccisi per l’esplosione di una bomba a sud di Baghdad.

 

Di Iraq parleranno Bush e Berlusconi nel colloquio e nella colazione di lavoro che avranno a partire dalle 11.00, ora locale, le 17.00 in Italia. Ma è stata cancellata, invece, la prevista conferenza stampa congiunta. In tema di Iraq, in un’intervista alla televisione La 7, Berlusconi ha detto: “Non sono mai stato convinto della  guerra come sistema migliore per rendere democratico un Paese e farlo uscire da una dittatura sanguinaria”. Ho cercato – ha aggiunto - di convincere il presidente degli Stati Uniti a non fare la guerra. Ma oggi non c’è altra strada che restare lì fino al completamento dell’opera”. E il premier ha chiarito che, suo avviso, “non staremo lì a lungo”.

 

Intanto, proprio ora il presidente degli Stati Uniti ha designato il giudice  Samuel Alito alla Corte Suprema, al posto della dimissionaria Sandra Day O'Connor. L’annuncio viene mentre continua a dividere gli Stati Uniti lo scandalo sulla CIA, che sta mettendo in crisi lo stesso presidente Bush. Anche Karl Rove, braccio destro del capo della Casa Bianca, è sotto inchiesta, mentre c’è attesa per la testimonianza che i giudici hanno chiesto al vicepresidente Cheney, sul coinvolgimento del suo capo di gabinetto Libby, incriminato per false dichiarazioni. Paolo Mastrolilli:

 

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Dopo l’incriminazione di Libby per aver mentito ed ostacolato la giustizia nel caso nato dalla rivelazione dell’identità di un agente della CIA, moglie di un critico della Casa Bianca, il procuratore Fitzgerald continua l’indagine su Rove. Nello stesso tempo, sta preparando il processo al braccio destro di Cheney, che vuole chiamare sul banco dei testimoni. La sua apparizione in tribunale metterebbe in imbarazzo la Casa bianca e la esporrebbe anche alla scoperta di nuove notizie, capaci di allargare l’inchiesta. I democratici, ieri. hanno detto che Bush dovrebbe scusarsi con il Paese per quanto è avvenuto nella sua amministrazione e dovrebbe licenziare Rove perché aveva promesso di prendere misure contro chiunque avesse rivelato informazioni segrete come l’identità di un agente della CIA. Il presidente finora ha risposto cercando di dare un’impressione di normalità, sostenendo che non può lasciarsi distrarre dal compito di governo che gli americani gli hanno affidato.

        

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Il premier israeliano, Ariel  Sharon, deve superare un nuovo banco di prova oggi alla Knesset, il Parlamento, quando chiederà l’approvazione delle nomine di  alcuni nuovi ministri, cui la “fronda” del suo partito Likud, guidata da Benyamin Netanyahu, si oppone. Secondo la stampa odierna, il premier ieri ha cercato di ricucire in extremis le fila del partito, invitando nella propria residenza anche quei deputati del Likud che lo avevano duramente attaccato per il ritiro unilaterale da Gaza, ma rischia stasera di trovarsi in minoranza. Il voto dovrebbe avvenire verso le 18.30 locali, le 17.30 in Italia. Ma potrebbe slittare di una settimana se, nel corso del dibattito, venisse definito “voto di sfiducia” al governo. Intanto, Israele ha elevato oggi lo stato di allerta nel timore di attentati in occasione del primo anniversario della morte del presidente palestinese Yasser Arafat che, secondo il calendario islamico, ricorre oggi. Arafat è deceduto nell’ospedale militare di Percy, a Parigi, l’11 novembre 2004, all’età di 75 anni, in seguito a un rapido  deterioramento delle condizioni di salute iniziato alla metà di ottobre a Ramallah, in Cisgiordania.

 

Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, è tornato ieri ad attaccare verbalmente Israele, dopo averne auspicato nei giorni scorsi la cancellazione dalla carta geografica del mondo. E’ tornato a parlare anche l’ex presidente Mohammad Khatami dopo un lungo silenzio. Tra le varie affermazioni, Ahmadinejad ha detto: “Sarebbe un crimine imperdonabile” se alcuni governi arabi riconoscessero lo Stato ebraico. E i governi che facessero un simile passo “si troverebbero a fronteggiare la comunità dell’Islam (UMMA)”. Da parte sua, il presidente iraniano ha sottolineato, tra l’altro, che nel mondo islamico nessuno ha il diritto di riconoscere il “falso regime” di Israele. Alle affermazioni dei giorni scorsi, che avevano avuto ampio risalto sui media, aveva fatto seguito il disappunto della comunità internazionale.

 

Il premier designato polacco, Kazimierz Marcinkiewicz, ha presentato stamani al capo dello Stato, Aleksander Kwasniewski, la lista dei 17 ministri del suo  governo di minoranza formato solo dal partito di destra Diritto e Giustizia (PiS), dopo il ritiro dalle trattative per la coalizione governativa del partito di centro Piattaforma Civica (PO). Secondo l’ufficio del presidente polacco, il giuramento del nuovo governo avrà luogo nel primo pomeriggio. Dopodiché, l’esecutivo avrà, secondo la Costituzione, due settimane per presentare al Parlamento il programma e ottenere la fiducia della maggioranza di deputati. Il PiS ha vinto le elezioni politiche in Polonia del 25 settembre scorso, promettendo maggiore giustizia e solidarietà nel Paese. Le trattative per la formazione della coalizione con il PO erano state interrotte la settimana scorsa dopo la nomina di Marek Jurek, vicepresidente del PiS, a nuovo presidente della Camera dei deputati, carica che secondo gli accordi intercorsi fra le due formazioni avrebbe dovuto essere assegnata a un esponente di PO. Ieri sera i dirigenti dei due partiti si sono incontrati nella sede della curia vescovile a Danzica, per proseguire le trattative che però non hanno sortito alcun risultato. 

 

In tema di influenza aviaria, i risultati finali dei test eseguiti dal laboratorio comunitario inglese di Weybridge (CRL) sui campioni prelevati da un tacchino morto nell’isola greca di Chios, hanno dato esito negativo all’H5: di conseguenza, le autorità greche sbloccheranno adesso l’export di pollame dalla zona ritenuta infetta. Lo ha annunciato oggi la Commissione  europea. Intanto, altri due focolai di influenza aviaria sono stati identificati in Romania: due volatili selvatici trovati sulle rive del Danubio nel Sud del Paese sono infatti risultati positivi al virus H5.

 

E’ ancora stato di massima allerta in India, dopo i tre attentati che hanno colpito sabato New Delhi, provocando oltre 60 morti e 188 feriti. Nella capitale indiana sono state rafforzate le misure di sicurezza in vista della festa della luce, che domani si celebrerà in tutto il Paese. Sul fronte delle indagini, il ministro dell’Interno indiano ha detto che gli inquirenti hanno molte informazioni e stanno andando verso la strada giusta. La rivendicazione degli attentati da parte di un piccolo e semisconosciuto gruppo islamico separatista kashmiro, Islamic Inqalabi Mehez, sembra essere stata fatta solo per sviare l’attenzione da quelli che gli inquirenti ritengono i veri colpevoli, il gruppo Lashkar-e-Taiba con sede in Pakistan, considerato vicino ad Al Qaeda e ritenuto uno dei tre più cruenti della zona. Con gli attentati, avrebbero voluto dare un segnale importante contro il processo di pace intrapreso da India e Pakistan per il Kashmir.

Il primo ministro giapponese, Junichiro Koizumi, ha annunciato un maxi rimpasto di  governo, che colloca Shinzo Abe, 51 anni, in pole position per succedergli alla guida del Paese nel settembre 2006, quando scadrà il suo mandato di presidente del partito di governo liberaldemocratico (LDP). Lo stesso Abe ha confermato che si tratta di “un governo che deve rafforzare e consolidare il processo di riforme strutturali di Koizumi”. Abe, nipote di un primo ministro e figlio di un ministro degli Esteri, ha ottenuto il ruolo di capo di gabinetto e portavoce ufficiale del governo. Falco e conservatore in politica estera, specialmente nei confronti dei  vicini Paesi asiatici, Abe avrà il ruolo di “volto” di quello che sarà con ogni probabilità l’ultimo governo a guida Koizumi, al potere dall’aprile 2001.

 

Il presidente cinese, Hu Jintao, è da oggi in Vietnam per una visita ufficiale di tre giorni, che rientra nell’offensiva della diplomazia cinese per rafforzare le relazioni con i Paesi vicini. I giornali dei due Paesi, strettamente controllati dai governi, esaltano la cooperazione bilaterale e le buone relazioni tra i partiti comunisti “fratelli”. In un editoriale, il quotidiano vietnamita “Il Popolo” ricorda che la collaborazione si è tradotta in un aumento degli scambi che ha portato la Cina a essere il primo partner commerciale di Hanoi. Le relazioni tra i due Paesi comunisti non sono sempre state facili. Nel 1979, la Cina invase per un breve periodo il Vietnam, colpevole di essere intervenuto in Cambogia per rovesciare il regime degli khmer rossi, alleati di Pechino. I due Paesi sono stati sull’orlo di un altro confronto militare nel 1988, nel quadro di una disputa sulle isole Spratly, ricche di petrolio. La normalizzazione dei rapporti è avvenuta solo nel 1991 ed è sancita dalla visita in Vietnam del predecessore di Hu Jintao, Jiang Zemin, nel 2002.

 

 

Arresto eccellente in Colombia. John Eidelber Cano, uno dei signori del narcotraffico e capo del cartello di Norte del Valle, è stato catturato ieri, a seguito di uno scontro a fuoco fra le sue guardie del corpo e le forze dell'ordine.

 

E’ declassato a tempesta tropicale l’uragano Beta che, dopo essersi abbattuto ieri sulle coste del Nicaragua, è scemato di intensità. Risparmiato l’Honduras, dove il governo aveva predisposto lo stato di emergenza.

 

 

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