RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
304 - Testo della trasmissione di lunedì 31 ottobre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
I 40 anni della Dichiarazione
conciliare Nostra Aetate celebrati in
Uzbekistan
Allarme
dell’ONU: mancano i fondi per rimpatriare i profughi burundesi
Human Rights Watch accusa
il governo ivoriano di reclutare nell’esercito bambini liberiani
Terminato
a Fiuggi il convegno annuale del Rinnovamento Carismatico Cattolico
Si è svolto a Seriate un
convegno sull’Europa promosso dalla Fondazione “Russia cristiana”
Concluso
a Loreto il pellegrinaggio dell’Ordine Militare di Malta
I vescovi della Spagna si felicitano con la Casa Reale
per la nascita dell’Infanta Leonor
Iraq: 40 morti per un raid aereo americano contro una base della
guerriglia. Tra le vittime, donne e bambini. Uccisi 6 soldati statunitensi
Berlusconi incontra oggi a Washington il presidente Bush: per il
premier italiano la guerra in Iraq era forse sbagliata ma le truppe italiane
resteranno. Cancellata la conferenza stampa congiunta
31 ottobre 2005
GLI
AUGURI AFFETTUOSI DI BENEDETTO XVI AL CARDINALE FRANCIS ARINZE
PER IL
SUO 40.MO DI ORDINAZIONE EPISCOPALE. IL PORPORATO
E’
STATO RICEVUTO STAMANI DAL PAPA IN SALA CLEMENTINA, ASSIEME
AD UN
GRUPPO DI FEDELI DELLA NIGERIA, PAESE DI NASCITA DEL PREFETTO
DELLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO
- A cura di Alessandro Gisotti -
“Il Signore sia
sempre la tua guida e la tua forza nel servizio alla Chiesa”: con queste parole,
Benedetto XVI ha accolto in Sala Clementina il cardinale Francis Arinze, prefetto della
Congregazione per il Culto
Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in
occasione del 40.mo della sua ordinazione episcopale. Il porporato era
accompagnato da un gruppo di fedeli della Nigeria, Paese di nascita del
cardinale Arinze. A loro il Papa ha rivolto un cordiale saluto e impartito la
Benedizione Apostolica. Ieri, il cardinale Arinze aveva celebrato una Messa di
ringraziamento al Signore nella Chiesa romana di Santa Maria in Traspontina.
Nato a
Eziowelle, una cittadina della Nigeria, il primo novembre del 1932, il cardinale
Francis Arinze è stato ordinato sacerdote nel 1958 e nel 1965 ha ricevuto
l’ordinazione episcopale. E’ stato creato cardinale da Giovanni Paolo II nel
Concistoro del 25 maggio 1985. Dall’ottobre 2002 il porporato nigeriano è
prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei
Sacramenti.
LETTERA
DEL PAPA PER IL 50° DI SACERDOZIO DEL CARDINALE
LOZANO BARRAGÁN, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE
DELLA SALUTE
Il Papa ha inviato una lettera al cardinale Javier Lozano
Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, in
occasione del suo 50° anniversario di sacerdozio, celebrato ieri. Il porporato,
nato 72 anni fa a Toluca in Messico, è stato ordinato sacerdote il 30 ottobre
del 1955. Benedetto XVI esprime la sua riconoscenza al cardinale Lozano Barragán per il suo “fruttuoso e vario
ministero sacerdotale” e per le sue “virtù pastorali” mostrate in una molteplice e intensa
attività svolta sia in Messico che al
servizio della Santa Sede. In Particolare il Pontefice ricorda i 12 anni in cui
il porporato è stato vescovo di Zacatecas per 12 anni, dal 1985 al 1997: anni
in cui ha promosso “il rinnovamento del clero, il rafforzamento delle strutture diocesane e il dialogo con la
cultura”. “Non meno eccellentemente” – sottolinea il Papa – il cardinale
Lozano Barragán svolge dal 1997 la sua
opera come presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute,
incarico a cui è stato chiamato da Giovanni Paolo II. Ordinato vescovo il 15 agosto
del 1979, Javier Lozano Barragán è stato
creato cardinale da Papa Wojtyla il 21 ottobre 2003.
ALTRE UDIENZE
Sempre stamane il Papa ha ricevuto in successive udienze
il cardinale Camillo Ruini, suo vicario
per la diocesi di Roma, il cardinale Jean-Louis Tauran, Archivista e
Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, con don Raffaele Farina e il dott.
Ambrogio Piazzoni, rispettivamente
prefetto e vice prefetto della
Biblioteca Apostolica Vaticana, e infine mons. Franc Rodé, arcivescovo emerito
di Ljubljana, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata
e le Società di Vita Apostolica.
GRANDE
RISALTO, SULLA STAMPA INDONESIANA, AL CORDOGLIO
DEL
PAPA PER LE TRE RAGAZZE CRISTIANE UCCISE BARBARAMENTE IL 29 OTTOBRE.
AI
NOSTRI MICROFONI, LA TESTIMONIANZA DEL NUNZIO APOSTOLICO
A
GIACARTA, MONS. ALBERT MALCOLM RANJITH PATABENDIGE
Tre vite spezzate nel fiore degli anni, colpevoli solo di
credere in Cristo. Il mondo ha accolto con orrore la notizia della barbara
uccisione, il 29 ottobre scorso, a Poso – nella provincia indonesiana del
Sulawesi Centrale – di tre ragazze sedicenni, decapitate, mentre andavano a
scuola, da un gruppo di estremisti di cui non è stata ancora accertata
l’identità. Ieri, Benedetto XVI ha manifestato il suo profondo dolore per la
morte di queste giovani innocenti, assicurando la sua vicinanza spirituale alle
famiglie delle vittime. Nella regione, dove si è verificato l’agguato, da anni
si registrano violente manifestazioni di estremismo islamico. Ma l’efferatezza
di questo gesto ha scioccato tutti. Lo sottolinea il nunzio apostolico in
Indonesia, mons. Albert Malcolm Ranjith Patabendige,
raggiunto telefonicamente a Giacarta da Alessandro Gisotti:
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R. – Le ragazze erano cristiane, che frequentavano la
Chiesa. Erano giovani che andavano ancora a scuola. Questo evento ha causato
orrore qui, in Indonesia. Anch’io, come nunzio, sentendo la condizione di
queste comunità in quelle isole mi sono sentito scioccato. E’ veramente un
evento tragico.
D. – Eccellenza, la barbara uccisione di queste tre
ragazze è avvenuta in una zona dove purtroppo si verificano da anni degli
scontri. C’è un estremismo violento. Ma come si può arrivare a colpire così
barbaramente tre innocenti? Qual è il sentimento che viene espresso dalla
comunità cristiana locale?
R. – In tutti questi mesi, anzi anni, ci sono state
tensioni, soprattutto nella zona centrale dell’isola di Sulawesi, dove la
presenza cristiana e quella musulmana è paritaria. Ci sono state diverse
iniziative per portare pace, tranquillità e armonia. Ma ci sono elementi che
vengono da fuori, che cercano di disturbare questa pace ed armonia tra i gruppi
religiosi in Indonesia, un Paese a stragrande maggioranza islamica. Sono
elementi esterni che agiscono per cercare di attizzare il fuoco e creare
contrasti tra queste due comunità che, per secoli, hanno vissuto in pace ed
armonia. In questi ultimi anni, sono successe tante cose per cui la situazione
è veramente difficile.
D. – Benedetto XVI ha espresso pubblicamente il suo
dolore, il cordoglio per le vittime di questa barbara uccisione ed ha anche
voluto manifestare la sua vicinanza, la sua solidarietà per queste popolazione
ribadendo la sua preghiera per la pace. Come sono state accolte queste parole
del Papa?
R. – In Indonesia molti hanno condannato questo atto, tra
loro anche i capi musulmani, delle grosse organizzazioni islamiche del Paese.
Stamattina, le parole del Papa sono apparse nei giornali locali. Nel giornale
“Kompas”, il più venduto in questo Paese, e poi nel “Jakarta Post”, un
quotidiano inglese, le parole del Papa sono state pubblicate in prima pagina.
Il “Jakarta Post”, ad esempio, ha fatto un editoriale dove si condannava questo
atto, e riferiva le parole del Santo Padre come un atto di grande solidarietà
verso chi soffre. Chiede poi che non si permetta a questa gente di realizzare
l’obiettivo di provocare scontri fra gruppi religiosi, cercando di mantenere la
calma e pregare per quelli che hanno sofferto.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina – “Tenere
sempre vivo lo spirito del Concilio Vaticano II”: all’Angelus Benedetto XVI
invita a riprendere tra le mani i documenti della grande assise ecumenica conclusasi
quarant’anni fa.
Appello del Papa per le
popolazioni del Kashmir colpite dal terremoto.
Servizio vaticano –
L’udienza di Benedetto XVI al cardinale Francis Arinze e a fedeli della
Nigeria.
La Lettera del Santo
Padre al cardinale Javier Lozano Barragán in occasione del 50 di ordinazione
sacerdotale.
Servizio estero - La
lettera con la quale il cardinale Angelo Sodano esprime, a nome del Papa, il
cordoglio per le vittime delle esplosioni e del deragliamento del treno
avvenuti nei giorni scorsi a Nuova Delhi e nell’Andhra Pradesh.
Servizio culturale - Per
la rubrica “Incontri”, lo scrittore Luca Doninelli intervistato da Claudio
Toscani.
Servizio italiano -
Iraq: anche il Premier difende il capo del SISMI, Pollari, dalle accuse del
quotidiano “La Repubblica” sul caso “Niger-gate”.
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31
ottobre 2005
A TRE SETTIMANE DAL TERRIBILE TERREMOTO
CHE HA COLPITO IL KASHMIR, GLI AIUTI UMANITARI STENTANO AD ARRIVARE. IERI
L’APPELLO DI BENEDETTO XVI ALLA
COMUNITA’ INTERNAZIONALE
Resta drammatica la situazione in
Kashmir specialmente nel versante pakistano, colpito l’8 ottobre scorso, da un
devastante terremoto. Il bilancio ufficiale delle vittime resta fermo ad oltre
50mila morti, mentre per i soccorritori è una corsa contro il tempo per dare un
tetto a decine di migliaia di persone rimaste senza casa. Ieri, dopo la recita
della preghiera mariana, il Santo Padre ha rinnovato l’appello alla comunità internazionale,
affinché aiuti le persone colpite. “Anche in questo caso – ha riferito il
Pontefice - molteplici sono state le
forme di solidarietà, ma il bisogno appare più grande degli aiuti finora offerti”.
Ma qual è attualmente la situazione nell’area? Salvatore Sabatino lo ha chiesto
a Lucio Melandri, direttore dell’unità d’emergenza dell’Organizzazione
Intersos, impegnata in Pakistan negli aiuti umanitari:
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R. – Ci troviamo ad oltre tre
settimane dall’evento sismico che ha colpito molto duramente queste aree. Noi
di Intersos ci troviamo in una delle aree più colpite, dove abbiamo installato
dei campi per ospitare i senzatetto che sono diverse decine di migliaia, e
siamo riusciti a raggiungere anche le vallate più remote, dove fino a pochi giorni
fa nessun aiuto era arrivato. La gente vive nella disperazione, perché non ha
ancora ricevuto aiuti materiali: ormai fa molto freddo e vivono, senza tende e
senza coperte. Non sentono vicino la solidarietà internazionale. Anzi, sentono
di essere emarginati e sentono che non ci sia sufficiente interesse per loro.
Quello che noi stiamo facendo, grazie anche all’assistenza e al supporto del
governo italiano in coordinamento anche con altre organizzazioni umanitarie, è
proprio quello di rispondere ai bisogni essenziali ma anche quello di far
sentire alle popolazioni LA NOSTRA solidarietà di fronte a questo disastro che
le ha colpite.
D. – Quali sono le motivazioni?
Perché gli aiuti non arrivano? Ci sono difficoltà oggettive, o la comunità
internazionale non ha ben compreso la gravità della situazione?
R. – Se nei primi giorni era
difficile valutare l’entità di ciò che era avvenuto, ormai ad un tempo così
elevato di distanza, non ci possono essere dubbi. La comunità internazionale sa
quello che è accaduto: città intere rase completamente al suolo, popolazioni
che stanno spostandosi sulle montagne. Noi temiamo, e lanciamo appunto un
appello a tutti coloro che nella società civile possono fare pressione, affinché
tutti i governi rispondano a quello che è stato l’appello del governo del
Pakistan e al quale ancora oggi troppo scarse sono le risposte.
D. – Dopo questo appello di
Benedetto XVI, quale risposte vi aspettate?
R. – Noi confidiamo che tutte le
personalità del mondo religioso e della società civile riescano, nel giocare
questo loro ruolo di sollecitazione, a smuovere veramente le coscienze, perché
noi leghiamo troppo spesso il Pakistan ad ambienti legati al terrorismo, alla
criminalità; nella realtà, quelle che io guardo negli occhi tutti i giorni sono
persone che oggi faticano a sopravvivere. Sono bambini che cercano solo la
speranza di riuscire ad arrivare a domani. Quindi, ecco: noi speriamo che anche
grazie all’appello del Santo Padre, possa giungere a questa popolazione
quell’aiuto e quella solidarietà che si meritano e che ogni essere umano ha il
diritto di ricevere.
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I PARAMILITARI UNIONISTI DEL
NORD IRLANDA, HANNO ANNUNCIATO LA CESSAZIONE
DI OGNI AZIONE MILITARE: UN ENNESIMO PASSO IN
AVANTI DOPO GLI ACCORDI DI PACE DEL VENERDI’ SANTO NEL 1998 E DOPO IL DISARMO
DELL’IRA.
MA IN ULSTER NON TUTTI I PROBLEMI SONO RISOLTI
- Intervista con Silvia Calamati -
Si scioglie il gruppo
paramilitare lealista dell’Ulster Loyalist Volunteer Force (LVF), una mossa
decisa in risposta al disarmo dell’IRA, l’Esercito Repubblicano Irlandese. In
un comunicato, l’LVF ha detto che la decisione ha effetto dalla scorsa
mezzanotte. La formazione è nata nel 1996 per iniziativa del leader lealista di
Portadown, Billy Wright, dopo che la sua unità era stata sciolta dal gruppo
lealista più importante, con il quale da allora c’è stato conflitto. L’annuncio
della cessazione delle ostilità rappresenta un segnale positivo dopo gli
accordi di pace del Venerdì Santo del
1998 e dopo il recente e verificato disarmo dell’IRA. I leader
del gruppo paramilitare lealista hanno ordinato ai loro affiliati la cessazione
di ogni azione militare, anche se nulla è stato detto della distruzione del
loro arsenale.
Ma qual è la situazione oggi? Ce lo racconta Silvia
Calamati, giornalista che all’Ulster ha dedicato diverse pubblicazioni tra cui
l’ultimo libro uscito il mese scorso: “Irlanda del Nord. Una colonia in
Europa”. L’intervista è di Fausta Speranza:
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R. – Dalla firma degli Accordi
di Pace del Venerdì Santo del 1998, l’opinione comune è che nell’Irlanda del
Nord ci sia la pace: in realtà, questo non è vero. Nel luglio scorso, ci sono
stati – ad esempio – quattro morti e tantissimi attacchi a causa di cattolici nazionalisti.
Ci sono tantissime difficoltà a livello istituzionale e politico. Abbiamo
un’Assemblea per l’Irlanda del Nord che non decolla e che è stata sospesa
diversi anni fa e viene bloccata a causa dell’intransigenza dei partiti
unionisti protestanti; c’è un divario nella popolazione: abbiamo problemi
irrisolti come la disoccupazione. Ricordo che la popolazione cattolica denuncia
una disoccupazione doppia, come nei tempi passati, rispetto alla popolazione
unionista protestante; c’è una legge d’emergenza che non ha eguali in Europa,
che conferisce a soldati e polizia poteri eccezionali di arresto e di
perquisizione ancora oggi; l’uso indiscriminato di proiettili di plastica che
sono uno strumento di morte e hanno causato la morte di 14 persone, in gran
parte donne e bambini; e poi, soprattutto, direi che la cosa più difficile è la
giustizia che stanno ancora aspettando i familiari e congiunti di tante persone
uccise in questi anni …
D. – E’ un conflitto che è
passato, e tuttora a volte passa come un conflitto tra cattolici e protestanti.
Ma è così?
R. – Si tratta di un conflitto
politico-economico che ha avuto in alcuni momenti delle connotazioni religiose.
D. – Diciamo due parole,
comunque, di queste comunità che rimangono protagoniste di questa storia
drammatica: la comunità cattolica e la comunità protestante …
R. – C’è un forte divario in
entrambe le comunità tra i rappresentanti politici e le istituzioni che
rappresentano queste comunità, e la gente. Soprattutto, questo, a livello di comunità
protestante. Questa comunità è stata per molto tempo una comunità “garantita”;
adesso, con l’Accordo del Venerdì Santo, che cerca di eguagliare i diritti
delle due comunità, si sente in qualche modo privata di privilegi che aveva in
passato e che considera propri diritti. A livello invece di comunità
cattolico-nazionalista c’è una forte speranza, dopo la fine della guerra, di
poter avere quei diritti che sono stati negati da sempre: il diritto di parlare
la propria lingua, il diritto ad avere uguale appartenenza nei posti di lavoro,
il diritto ad una società in cui non ci siano leggi eccezionali, non ci siano
soldati e polizia che usino poteri assolutamente straordinari. E le due
comunità, a diversi livelli, collaborano insieme come ad esempio nel caso delle
donne, nei centri di accoglienza per le donne della comunità nazionalista
lavorano benissimo – come ho potuto vedere molte volte in questi anni a Belfast
– con la loro controparte protestante unionista: sono donne che lavorano
insieme per risolvere quei problemi che non sono stati mai affrontati dallo
Stato.
D. – Ci racconti qualcosa
dell’impatto che si ha arrivando oggi a Belfast, ricordando anche l’impatto
come poteva esserlo qualche anno fa …
R. – Da
un certo punto di vista, le cose sono un po’ cambiate dopo la firma
dell’Accordo del Venerdì Santo: i soldati non sono più nelle strade. Ma in
alcuni quartieri, come ad esempio … da parte cattolico-nazionalista, si vedono
ancora le griglie alle finestre, alle porte, ci sono i posti di blocco, gli elicotteri
che sorvolano le aree a tutte le ore del giorno, torrette di controllo,
telecamere nascoste che ti guardano dalla mattina alla sera, 24 ore al giorno.
La polizia ha cambiato uniformi ma è sempre una polizia che ti controlla costantemente.
Sicuramente, rispetto ai tempi delle barricate, la situazione è diversa, ma quello
che è rimasto uguale – ad esempio – sono alcune aree veramente povere che si
trovano sia da parte cattolica sia da parte protestante. Ricordo che in Irlanda
del Nord, ancora oggi, ci sono 150 mila bambini che vivono sotto la soglia di
povertà e circa mezzo milione di persone che possono essere considerate
“povere”. Ricordo anche che in passato, in certi quartieri, la disoccupazione
toccava l’80-90 per cento: era una disoccupazione “generazionale”. E’ vero che
i soldi stanno arrivando, ma è vero anche che vi sono ancora molte aree che
hanno bisogno di un intervento dello Stato molto forte soprattutto per le
donne, i bambini e gli anziani.
DOMANI LA CHIESA
CELEBRA LA SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI
E LA GIORNATA DELLA SANTIFICAZIONE
UNIVERSALE:
TUTTI I FEDELI SONO CHIAMATI ALLA
SANTITA’
- Intervista con p. Raniero
Cantalamessa -
Domani, 1° novembre, la Chiesa
celebra la Solennità di Tutti i Santi. E proprio domani è la Giornata della
“Santificazione Universale” promossa
dal Movimento Pro Sanctitate sul tema: “Santi in ogni vocazione”. L’intento è
quello di ribadire sulla scorta del Concilio Vaticano II che tutti i fedeli
sono chiamati alla santità. Ma
che cosa significa essere santi? Tiziana Campisi lo ha chiesto al predicatore
della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa:
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R. – La vocazione alla santità
non è una specializzazione riservata ad un’élite; è una chiamata universale,
cioè che ci riguarda tutti, perché tutti siamo battezzati e siamo stati quindi
santificati in radice da Cristo, ed essere santi nell’accezione più elementare
significa essere membri del Corpo di Cristo.
D. – Ma perché, essere santi?
R. – Perché noi – dice la
Scrittura – siamo stati fatti come immagine e somiglianza di Dio. Siccome Dio è
Santo, per essere immagine di Dio, cioè per essere noi stessi, per realizzare
la nostra identità più profonda, il nostro destino, potremmo dire, dobbiamo
essere santi. Infatti, la Scrittura lo ripete continuamente: “Siate santi
perché io, il vostro Dio, sono Santo”.
D. – Qualcuno afferma: “Sono
solo un uomo”. E’ come manifestare un certo pudore verso la santità, o un certo
distacco …
R. – Questo è dovuto al fatto
che, purtroppo, in passato si è finito per legare la santità ad alcune forme
specifiche di essa, in genere la forma di vita monastica o religiosa, che
comportavano un distacco dal mondo, dalle attività del mondo, dal matrimonio …
Questo, evidentemente, non poteva che incutere soggezione e paura: però oggi la
Chiesa ha riscoperto e proclama con forza che essere santi significa prima di
tutto essere veri uomini e vere donne, nell’ambiente in cui si è, nella professione
in cui si è. Quindi, forse la Festa dei Santi può essere una buona occasione
per togliere da questa parola questo aspetto che incute soggezione e paura e
vedere nella santità non un obbligo, un peso superiore alle nostre forze, ma un
incredibile privilegio, perché significa essere chiamati ad ereditare il Padre
celeste, essere come il Padre celeste.
D. – E che cosa vuol dire essere
in comunione con i Santi?
R. – Ha un significato molto
profondo. Vuol dire che tutti i Santi, essendo membri del Corpo di Cristo,
partecipano dello stesso Spirito di Cristo, quindi è un vincolo, diciamo, una
comunione superiore a quella che c’è tra parenti, perché la parentela è formata
dal fatto che in più persone scorre lo stesso sangue; la comunione dei Santi è
dovuta al fatto che in più persone scorre lo stesso Spirito, che è lo Spirito
di Cristo. Questo comporta poi anche un aspetto pratico, nel senso che tra i
Santi c’è una “comunione di beni”: come c’è nel matrimonio, la “comunione dei
beni”, c’è nella grande famiglia di Dio, il che significa che noi sulla terra
possiamo appropriarci di cose che i Santi hanno fatto.
D. – Quotidianamente, come
guardare ai Santi come modelli ed esempi?
R. – Credo che in questo ci sia
una certa specializzazione: non per nulla, la Chiesa ha stabilito dei Santi
Patroni per le varie categorie di persone, per i vari stadi di vita, perché a
seconda che un Santo sia più o meno vicino alla propria esperienza di vita, può
essere un’ispirazione, un modello, un incoraggiamento. E d’altra parte, bisogna
tener conto di una cosa: che i Santi non sono poi così diversi da noi, perché
spesso, leggendo le vite dei Santi, si mette in rilievo solo l’aspetto
positivo, quindi sembra che siano nati già santi: allora, ci scoraggiano!
Quando conosciamo da vicino la vita dei Santi, conosciamo che avevano le stesse
tentazioni, lotte, alle volte anche cadute che abbiamo noi; ci sono stati
perfino Santi nevrotici!, ma questo non ha impedito loro di farsi santi!
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31
ottobre 2005
I 40 ANNI DELLA
DICHIARAZIONE CONCILIARE NOSTRA AETATE
CELEBRATI IN UZBEKISTAN CON UN
CONCERTO, CHE HA UNITO RAPPRESENTANTI
CATTOLICI, EBREI E DI ALTRE RELIGIONI
TASHKENT. = Un concerto per celebrare i
40 anni dalla pubblicazione della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate, che aprì nuove vie all’ecumenismo. Teatro
dell’avvenimento, l’Uzbekistan, in particolare la parrocchia del Sacro Cuore,
nella capitale Tashkent. L’iniziativa, informa AsiaNews, si deve
all’ambasciatore di Israele nel Paese asiatico, Emmanuel Mehl. Le musiche
eseguite dall’orchestra da camera “Singing strings” hanno spaziato dalle composizioni
europee alle note della tradizione giudaica e sono state ascoltate, oltre che
dai cattolici e dai rappresentanti della comunità ebrea, anche da membri di
altre religioni e di altre confessioni cristiane. Ringrazio Dio “che mi ha dato
l’opportunità di celebrare i 40 anni della Nostra
Aetate con i rappresentanti di altre religioni e altre confessioni
cristiane”, ha detto in un intervento il vescovo Jerzy Maculewicz .
“Questo documento, soprattutto alla luce dei recenti avvenimenti, è molto
importante per la Chiesa cattolica in Uzbekistan, da sempre al servizio di
tutta la popolazione che è per la maggior parte di religione musulmana”. “È un
grande onore per me essere qui, nella chiesa cattolica, con il vescovo
Maculewicz”, ha replicato il diplomatico israeliano, Mehl, che ha parlato
dell’importanza del dialogo interreligioso affermando che esso “è necessario
per superare il passato e costruire un futuro migliore”. Il dialogo, ha
osservato, “è necessario oggi non solo tra ebrei e cristiani, ma anche con il
mondo islamico. L’Uzbekistan è il posto giusto per portare avanti questo
dialogo, perché è uno stato islamico moderato, dove i fanatici sono allontanati.
Dobbiamo lavorare per costruire un dialogo. È la nostra responsabilità nei
confronti dei nostri figli, e il nostro dovere verso Dio”. In Uzbekistan, sono
5 le parrocchie cattoliche: Tashkent, Buchara, Ferghana, Samarcanda e
Urgench. Su una popolazione di 26,9 milioni di persone, l’88% sono
musulmani, il 9% ortodossi e il rimanente 3% di altre religioni. (A.D.C.)
MANCANO I FONDI PER
RIMPATRIARE I PROFUGHI BURUNDESI:
ALLARME DELL’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI
UNITE PER I RIFUGIATI
BUJUMBURA . = L’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sta rapidamente
esaurendo i fondi destinati ad una delle operazioni di rimpatrio volontario più
importanti al mondo e la più estesa in Africa. Se non riceverà immediatamente
finanziamenti – riferisce la Fides - l'Agenzia ONU si vedrà costretta a ridurre
o persino a sospendere l'operazione di rimpatrio di centinaia di migliaia di
rifugiati burundesi dalla Tanzania. Dei 62 milioni di dollari necessari per
finanziare l'operazione di rientro nel Paese nell'anno in corso, l'UNHCR ha
raccolto solamente 29 milioni di dollari: fondi di fatto già esauriti, che
stanno costringendo l’Alto Commissariato a utilizzare fondi della propria
riserva di emergenza, in grado di coprire il fabbisogno solo per qualche
settimana. A partire da agosto, ogni mese sono rimpatriate tra le 12 mila e le
15 mila persone, gran parte delle quali dalla vicina Tanzania, che ospita ancora
400 mila rifugiati burundesi e nella quale la maggioranza di loro risiedeva
dalla metà degli anni ‘90, ma alcuni vi erano giunti addirittura all'inizio
degli anni ‘70. Il nuovo governo burundese deve affrontare sfide importanti,
come la ricostruzione di abitazioni e infrastrutture, la creazione di ospedali
e scuole, il conseguimento di una pace stabile e duratura e la reintegrazione
di centinaia di migliaia di rifugiati rimpatriati e di sfollati interni. Per
l’anno in corso, l'UNHCR si era impegnato a costruire quasi 23mila abitazioni,
48 scuole - per un totale di 245 aule - e 14 centri medici. A causa della
scarsità di finanziamenti, l'Agenzia si è già vista costretta a ridurre questi
obiettivi a 43 scuole e 11 centri medici, ma se l'attuale crisi finanziaria
proseguirà, sarà necessario sospendere tutti i programmi di costruzione.
Dovranno essere sospesi anche i programmi di formazione professionale e i
progetti mirati alla creazione di reddito, di cui beneficiano circa 10 mila
persone. Sono circa 285 mila i burundesi che dal 2001 hanno fatto ritorno nel
proprio Paese, 58 mila dei quali nel 2005. (A.D.C.)
DENUNCIA DI HUMAN RIGHTS WATCH AL
CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU:
IL GOVERNO DELLA COSTA D’AVORIO STAREBBE
RECLUTANDO MINORI LIBERIANI
DA TRASFORMARE IN BAMBINI-SOLDATO
NEW YORK. = Un rastrellamento di
minorenni della Liberia da vestire con una divisa e trasformare in combattenti.
A condurlo sarebbe il governo della Costa d'Avorio, secondo una denuncia
dell’organizzazione umanitaria Human Rights Watch (HRW), che ha chiesto al
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di indagare sul caso e di decidere,
se necessario, sanzioni contro Yamoussoukro. Secondo Peter Takirambudde, direttore
esecutivo della divisione africana di HRW, “il governo della Costa d'Avorio sta
accrescendo la sua mano d’opera militare reclutando bambini per combattere
nella brutale guerra civile in corso in Liberia”. “La comunita' internazionale
- ha aggiunto Takirambudde - deve fare
il possibile per garantire la smobilitazione di questi bambini, mentre che li
recluta deve finire dinnanzi a un tribunale”. (A.D.C.).
CONCLUSO IERI A FIUGGI IL
CONVEGNO ANNUALE DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO SUL TEMA:
“L’EUCARISTIA, FONTE DI COMUNIONE”
- Servizio di Paolo Salvo -
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FIUGGI. = Il senso forte della
gioia, tanto cara a Benedetto XVI, ha animato fino a ieri i tre giorni del
Convegno annuale organizzato al Palaterme di Fiuggi dalla Iniziativa di Comunione
nel Rinnovamento Carismatico Cattolico, una delle svariate espressioni di
questo movimento ecclesiale, che ha il proprio centro internazionale a Roma nel
Palazzo vaticano della Cancelleria.
Gioia dell’unità, gioia della guarigione, gioia della fede, i temi
particolari che hanno ispirato i tre giorni, sullo sfondo del grande messaggio
consegnato da Giovanni Paolo II al suo Successore Benedetto XVI, e con lui a
tutta la Chiesa: “L’Eucaristia sorgente ed epifania di comunione”. A
rappresentare la gioia dell’unità i vescovi Lorenzo Loppa di Anagni e Armando
Brambilla ausiliare di Roma, mentre ad animare la gioia della guarigione, con
un efficace insegnamento e con l’ardore della preghiera, è stato sabato
pomeriggio un medico, il maltese John Bonnici Mallia, responsabile della
Comunità carismatica “Maranathà” nell’isola mediterranea. “Gesù guarisce
ancora, anche oggi”, ha annunciato con forza all’assemblea tra cui tanti
giovani. Parole che riecheggiano quelle dette una volta da Papa Wojtyla: “Se si
prega con fede, anche oggi il Signore compie miracoli di guarigione”. E un
invito a tornare nel Cenacolo, luogo dell’Eucaristia e della Pentecoste, per
uscire poi come i primi apostoli ad “evangelizzare con potenza”. Le grazie straordinarie
può compierle la fede, che da apparente “salto nel buio” diventa “salto nella luce”.
Proprio nella gioia della fede, l’intervento del coordinatore nazionale, Anna
Maria Nascioli, con un forte appello a pregare per una “risurrezione
dell’amore” in mezzo a noi, quell’Amore che viene dal cuore stesso di Dio e
consiste nel cercare il bene dell’altro. Poi, le testimonianze di alcune
persone che si sono sentite guarite in seguito alla preghiera. Evangelicamente
provocatoria l’omelia conclusiva di padre Giuseppe Galliano, dei Missionari del
Sacro Cuore, ricordando che Gesù e il paralitico guarito hanno violato la legge
del sabato. I comandamenti vanno superati, si deve “andare oltre la legge”, ha
spiegato: per i cristiani non basta non uccidere, ma si deve dare la vita per
il Signore e per il prossimo.
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“DALL’UTOPIA ALLA RAGIONE – PER UNA RICOSTRUZIONE DELL’IDENTITA’
CRISTIANA DELL’EUROPA”: E’ IL TEMA DI UN
CONVEGNO INTERNAZIONALE
TENUTOSI
A SERIATE, IN PROVINCIA DI BERGAMO,
PROMOSSO
DALLA FONDAZIONE RUSSIA CRISTIANA
- A
cura di Fabio Brenna -
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SERIATE.= Oriente ed
Occidente insieme per la riscoperta del Cristianesimo e dell'Europa. Su queste
basi si è poggiato l'annuale convegno internazionale di studi promosso dalla
Fondazione Russia Cristiana e che si è svolto a Seriate, in provincia di
Bergamo il 29 e 30 ottobre. Studiosi, ma anche uomini politici e di chiesa
russi e italiani si sono confrontati a partire dal centenario della
"Piccola rivoluzione" del 1905 in Russia, evento a partire dal quale
- secondo molti autori cristiani russi - venne persa l'identità cristiana della
Russia. La rivoluzione come effetto dell'ateismo ma che portò alla sconfitta
della stessa rivoluzione. Di qui è partita un'interessante analisi su quella
sorta di perdita o censura del tema cristiano in ambito europeo, sfociata
clamorosamente nella bocciatura dei richiami alle radici cristiane nel
preambolo della Costituzione europea. Dal confronto fra i due eventi è emersa
soprattutto l'esigenza di elaborare un nuovo concetto di ragione, capace di
superare quello andato in crisi in epoca moderna e che ha prima portato ai
totalitarismo e poi al nichilismo contemporaneo. Da un punto di vista
ecclesiale, si è ribadito quello che è stato un imperativo del Papato di
Giovanni Paolo II e cioè che le due tradizioni orientale e ed occidentale
tornino a respirare insieme, concependo il cristianesimo come capacità di dare
risposte alle sfide del terzo millennio. Infine, da un punto di vista culturale,
la sfida è quella di sviluppare una nuova capacità d'incontro senza rinunciare
alla propria identità. Nel corso del convegno è stato anche affrontato il tema
dell'interpretazione del Primato Petrino in epoca contemporanea. E questo
impegno ad una riscoperta del cristianesimo e dell'Europa è stato affrontato
anche da una prospettiva orientale, attraverso l'intervento dell'Igumeno Filaret
Bulekov, osservatore della Chiesa Ortodossa russa al Parlamento Europeo. La
prospettiva occidentale è stata invece rappresentata nell'intervento conclusivo
di mons. Francesco Follo, osservatore della Santa Sede presso l'UNESCO.
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UNA SOLENNE CELEBRAZIONE
EUCARISTICA E UNA PROCESSIONE HANNO CONCLUSO
A LORETO IL PELLEGRINAGGIO DELL’ORDINE MILITARE DI
MALTA,
PARTICOLARMENTE LEGATO AL SANTUARIO LAURETANO
LORETO. = Milleduecento persone hanno partecipato
ieri al pellegrinaggio del Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM), che si è
chiuso a Loreto con una solenne concelebrazione eucaristica, seguita da un
processione. L’Ordine di Malta è di antichissima data: risale al 1099 e aveva
in origine il titolo di Militi Ospitali di San Giovanni Gerosolimitano. Dopo la perdita di San
Giovanni d' Acri (1291), l’Ordine si trasferì a Rodi, dove restò fino al 1522.
Di lì, si rifugiò a Malta, assumendo il nome attuale. In origine era un Ordine
religioso militare ospitaliero. E’ sovrano ed è guidato da un Principe Gran
Maestro, attualmente Frà Andrew W. N. Bertie. L’Ordine è benemerito nei
riguardi nel santuario lauretano: ha sostenuto buona parte della spesa per il
ripristino del Palazzo Illirico, adattato a ospizio dei pellegrini malati e
sani e ha finanziato i restauri della cappella del Crocifisso. “L’attenzione
alle persone che soffrono nel corpo e nello spirito - si legge in una nota della
Delegazione pontificia di Loreto - è un gesto eucaristico. Oggi, la sofferenza
vissuta nelle fede e nella carità diviene altare nel quale Dio continua a
celebrare la sua Messa attraverso suo Figlio, che si rivela in particolare
negli ultimi, nei sofferenti, negli ammalati”. (A.D.C.).
LA
CONFERENZA EPISCOPALE DI SPAGNA SI FELICITA CON LA CASA REALE
PER LA
NASCITA DI LEONOR, PRIMOGENITA DEL PRINCIPE DELLE ASTURIE,
NATA
QUESTA NOTTE IN UNA CLINICA DI MADRID
MADRID. = I vescovi della Spagna si felicitano con la Casa Reale per la nascita
dell’Infanta Leonor, primogenita del Principe delle Asturie. La piccola
- che é venuta alla luce in piena notte, con un parto cesareo - pesa 3 chili e
450 grammi. La gioia dei presuli di Spagna viene espressa in un messaggio
indirizzato alla principessa Letizia e al principe Felipe dal presidente della
conferenza episcopale iberica, mons. Ricardo Blázquez Pérez. “La nascita di un
figlio è il più grande regalo che Dio può fare a due genitori – si legge nel
messaggio – Vostra figlia lo è anche per tutti gli spagnoli”. Il Principe
Felipe, che ha incontrato la stampa nella clinica Ruber della capitale
spagnola, dove è avvenuto il parto, è apparso raggiante. La nascita di un
figlio, ha detto, è “la cosa più bella che può accadere nella vita”. (A.G.)
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31
ottobre 2005
- A cura di Fausta Speranza -
Ennesima giornata di
sangue in Iraq. A Karabila, al confine con la Siria, un aereo statunitense ha
bombardato una casa ritenendo che vi fosse nascosto un leader dell'organizzazione
terroristica di al-Qaeda. Secondo fonti ospedaliere nell'attacco sarebbero
rimaste uccise 40 persone, tra cui molte donne e bambini. 20 i feriti. Altre
due vittime, si registrano inoltre nella capitale, Baghdad. A renderlo noto è
la polizia locale precisando che si tratta di due civili iracheni. Oggi,
inoltre, 6 soldati USA sono rimasti uccisi per l’esplosione di una bomba a sud
di Baghdad.
Di Iraq parleranno Bush e Berlusconi nel colloquio e nella
colazione di lavoro che avranno a partire dalle 11.00, ora locale, le 17.00 in
Italia. Ma è stata cancellata, invece, la prevista conferenza stampa congiunta.
In tema di Iraq, in un’intervista alla televisione La 7, Berlusconi ha detto:
“Non sono mai stato convinto della
guerra come sistema migliore per rendere democratico un Paese e farlo
uscire da una dittatura sanguinaria”. Ho cercato – ha aggiunto - di convincere
il presidente degli Stati Uniti a non fare la guerra. Ma oggi non c’è altra strada
che restare lì fino al completamento dell’opera”. E il premier ha chiarito che,
suo avviso, “non staremo lì a lungo”.
Intanto, proprio ora il presidente degli Stati Uniti ha designato
il giudice Samuel Alito alla Corte
Suprema, al posto della dimissionaria Sandra Day O'Connor. L’annuncio viene mentre
continua a dividere gli Stati Uniti lo
scandalo sulla CIA, che sta mettendo in crisi lo stesso presidente Bush. Anche
Karl Rove, braccio destro del capo della Casa Bianca, è sotto inchiesta, mentre
c’è attesa per la testimonianza che i giudici hanno chiesto al vicepresidente
Cheney, sul coinvolgimento del suo capo di gabinetto Libby, incriminato per
false dichiarazioni. Paolo Mastrolilli:
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Dopo l’incriminazione di Libby
per aver mentito ed ostacolato la giustizia nel caso nato dalla rivelazione
dell’identità di un agente della CIA, moglie di un critico della Casa Bianca,
il procuratore Fitzgerald continua l’indagine su Rove. Nello stesso tempo, sta
preparando il processo al braccio destro di Cheney, che vuole chiamare sul
banco dei testimoni. La sua apparizione in tribunale metterebbe in imbarazzo la
Casa bianca e la esporrebbe anche alla scoperta di nuove notizie, capaci di
allargare l’inchiesta. I democratici, ieri. hanno detto che Bush dovrebbe
scusarsi con il Paese per quanto è avvenuto nella sua amministrazione e
dovrebbe licenziare Rove perché aveva promesso di prendere misure contro
chiunque avesse rivelato informazioni segrete come l’identità di un agente
della CIA. Il presidente finora ha risposto cercando di dare un’impressione di
normalità, sostenendo che non può lasciarsi distrarre dal compito di governo
che gli americani gli hanno affidato.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Il
premier israeliano, Ariel Sharon, deve
superare un nuovo banco di prova oggi alla Knesset, il Parlamento, quando
chiederà l’approvazione delle nomine di
alcuni nuovi ministri, cui la “fronda” del suo partito Likud, guidata da
Benyamin Netanyahu, si oppone. Secondo la stampa odierna, il premier ieri ha
cercato di ricucire in extremis le
fila del partito, invitando nella propria residenza anche quei deputati del
Likud che lo avevano duramente attaccato per il ritiro unilaterale da Gaza, ma
rischia stasera di trovarsi in minoranza. Il voto dovrebbe avvenire verso le
18.30 locali, le 17.30 in Italia. Ma potrebbe slittare di una settimana se, nel
corso del dibattito, venisse definito “voto di sfiducia” al governo. Intanto,
Israele ha elevato oggi lo stato di allerta nel timore di attentati in occasione
del primo anniversario della morte del presidente palestinese Yasser Arafat
che, secondo il calendario islamico, ricorre oggi. Arafat è deceduto nell’ospedale
militare di Percy, a Parigi, l’11 novembre 2004, all’età di 75 anni, in seguito
a un rapido deterioramento delle
condizioni di salute iniziato alla metà di ottobre a Ramallah, in Cisgiordania.
Il
presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, è tornato ieri ad attaccare
verbalmente Israele, dopo averne auspicato nei giorni scorsi la cancellazione
dalla carta geografica del mondo. E’ tornato a parlare anche l’ex presidente
Mohammad Khatami dopo un lungo silenzio. Tra le varie affermazioni, Ahmadinejad
ha detto: “Sarebbe un crimine imperdonabile” se alcuni governi arabi
riconoscessero lo Stato ebraico. E i governi che facessero un simile passo “si
troverebbero a fronteggiare la comunità dell’Islam (UMMA)”. Da parte sua, il
presidente iraniano ha sottolineato, tra l’altro, che nel mondo islamico
nessuno ha il diritto di riconoscere il “falso regime” di Israele. Alle
affermazioni dei giorni scorsi, che avevano avuto ampio risalto sui media,
aveva fatto seguito il disappunto della comunità internazionale.
Il
premier designato polacco, Kazimierz Marcinkiewicz, ha presentato stamani al
capo dello Stato, Aleksander Kwasniewski, la lista dei 17 ministri del suo governo di minoranza formato solo dal partito
di destra Diritto e Giustizia (PiS), dopo il ritiro dalle trattative per la
coalizione governativa del partito di centro Piattaforma Civica (PO). Secondo
l’ufficio del presidente polacco, il giuramento del nuovo governo avrà luogo
nel primo pomeriggio. Dopodiché, l’esecutivo avrà, secondo la Costituzione, due
settimane per presentare al Parlamento il programma e ottenere la fiducia della
maggioranza di deputati. Il PiS ha vinto le elezioni politiche in Polonia del
25 settembre scorso, promettendo maggiore giustizia e solidarietà nel Paese. Le
trattative per la formazione della coalizione con il PO erano state interrotte
la settimana scorsa dopo la nomina di Marek Jurek, vicepresidente del PiS, a
nuovo presidente della Camera dei deputati, carica che secondo gli accordi
intercorsi fra le due formazioni avrebbe dovuto essere assegnata a un esponente
di PO. Ieri sera i dirigenti dei due partiti si sono incontrati nella sede
della curia vescovile a Danzica, per proseguire le trattative che però non
hanno sortito alcun risultato.
In tema di influenza aviaria, i
risultati finali dei test eseguiti dal laboratorio comunitario inglese di
Weybridge (CRL) sui campioni prelevati da un tacchino morto nell’isola greca di
Chios, hanno dato esito negativo all’H5: di conseguenza, le autorità greche
sbloccheranno adesso l’export di pollame dalla zona ritenuta infetta. Lo ha
annunciato oggi la Commissione europea.
Intanto, altri due focolai di influenza aviaria sono stati identificati in
Romania: due volatili selvatici trovati sulle rive del Danubio nel Sud del
Paese sono infatti risultati positivi al virus H5.
E’
ancora stato di massima allerta in India, dopo i tre attentati che hanno
colpito sabato New Delhi, provocando oltre 60 morti e 188 feriti. Nella
capitale indiana sono state rafforzate le misure di sicurezza in vista della
festa della luce, che domani si celebrerà in tutto il Paese. Sul fronte delle
indagini, il ministro dell’Interno indiano ha detto che gli inquirenti hanno
molte informazioni e stanno andando verso la strada giusta. La rivendicazione
degli attentati da parte di un piccolo e semisconosciuto gruppo islamico
separatista kashmiro, Islamic Inqalabi Mehez, sembra essere stata fatta solo
per sviare l’attenzione da quelli che gli inquirenti ritengono i veri
colpevoli, il gruppo Lashkar-e-Taiba con sede in Pakistan, considerato vicino
ad Al Qaeda e ritenuto uno dei tre più cruenti della zona. Con gli attentati, avrebbero
voluto dare un segnale importante contro il processo di pace intrapreso da
India e Pakistan per il Kashmir.
Il primo ministro giapponese,
Junichiro Koizumi, ha annunciato un maxi rimpasto di governo, che colloca Shinzo Abe, 51 anni, in pole position per succedergli alla guida
del Paese nel settembre 2006, quando scadrà il suo mandato di presidente del
partito di governo liberaldemocratico (LDP). Lo stesso Abe ha confermato che si
tratta di “un governo che deve rafforzare e consolidare il processo di riforme
strutturali di Koizumi”. Abe, nipote di un primo ministro e figlio di un
ministro degli Esteri, ha ottenuto il ruolo di capo di gabinetto e portavoce
ufficiale del governo. Falco e conservatore in politica estera, specialmente
nei confronti dei vicini Paesi asiatici,
Abe avrà il ruolo di “volto” di quello che sarà con ogni probabilità l’ultimo
governo a guida Koizumi, al potere dall’aprile 2001.
Il presidente cinese, Hu Jintao,
è da oggi in Vietnam per una visita ufficiale di tre giorni, che rientra
nell’offensiva della diplomazia cinese per rafforzare le relazioni con i Paesi
vicini. I giornali dei due Paesi, strettamente controllati dai governi,
esaltano la cooperazione bilaterale e le buone relazioni tra i partiti
comunisti “fratelli”. In un editoriale, il quotidiano vietnamita “Il Popolo”
ricorda che la collaborazione si è tradotta in un aumento degli scambi che ha
portato la Cina a essere il primo partner commerciale di Hanoi. Le relazioni
tra i due Paesi comunisti non sono sempre state facili. Nel 1979, la Cina
invase per un breve periodo il Vietnam, colpevole di essere intervenuto in
Cambogia per rovesciare il regime degli khmer rossi, alleati di Pechino. I due
Paesi sono stati sull’orlo di un altro confronto militare nel 1988, nel quadro
di una disputa sulle isole Spratly, ricche di petrolio. La normalizzazione dei
rapporti è avvenuta solo nel 1991 ed è sancita dalla visita in Vietnam del
predecessore di Hu Jintao, Jiang Zemin, nel 2002.
Arresto eccellente in Colombia. John Eidelber Cano, uno dei
signori del narcotraffico e capo del cartello di Norte del Valle, è stato
catturato ieri, a seguito di uno scontro a fuoco fra le sue guardie del corpo e
le forze dell'ordine.
E’ declassato a tempesta tropicale l’uragano Beta
che, dopo essersi abbattuto ieri sulle coste del Nicaragua, è scemato di
intensità. Risparmiato l’Honduras, dove il governo aveva predisposto lo stato
di emergenza.
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