RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 303 - Testo della trasmissione di domenica 30  ottobre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“I credenti in Cristo tengano sempre vivo lo spirito del Concilio Vaticano II”: è l’esortazione di Benedetto XVI all’Angelus, dedicato alla fruttuosa eredità dei documenti conciliari, tra cui in particolare la Nostra Aetate. Dopo la preghiera mariana, il Papa ha rinnovato l’appello per le popolazioni del Kashmir colpite dal terremoto.

 

I nuovi martiri siano esempio vivo di identità sacerdotale: così, il Papa al termine della celebrazione di beatificazione, ieri in San Pietro, di 8 religiosi uccisi durante la guerra civile spagnola.

 

Cordoglio del Santo Padre per le tre ragazze cristiane uccise barbaramente in Indonesia.

 

Ieri, Benedetto XVI in pellegrinaggio privato al santuario della Mentorella.

 

Si conclude oggi la visita dell’arcivescovo Giovanni Lajolo in Russia. Stamani, la celebrazione della Messa nella cattedrale cattolica moscovita.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In Costa d’Avorio si apre una fase incerta per la scadenza, oggi, del mandato del presidente Laurent Gbagbo. Con noi Massimo Alberizzi

 

Presentata nei giorni scorsi al Parlamento italiano una mozione sulle armi leggere: ce ne parlano Alex Zanotelli e Daniela Carboni

 

CHIESA E SOCIETA’:

 

Uccisi in Giamaica due missionari cattolici

        

Aperta ieri a Rimini la 29.ma Conferenza degli Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo

 

Al via le celebrazioni per l’ottavo centenario di fondazione dei Frati Minori Francescani

        

I vescovi tailandesi proclamano il 2006 Anno dell’evangelizzazione

        

In Ciad, un missionario comboniano realizza un film per promuovere il dialogo tra le religioni            

 

24 ORE NEL MONDO:

New Delhi blindata dopo gli attacchi terroristici che ieri hanno provocato oltre 60 morti – L’uragano Beta si abbatte sulle coste del Nicaragua

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

30 ottobre 2005

 

 

“I CREDENTI IN CRISTO TENGANO SEMPRE VIVO LO SPIRITO

DEL CONCILIO VATICANO II”: È L’ESORTAZIONE DI BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS,

 DEDICATO ALLA FRUTTUOSA EREDITA’ DEI DOCUMENTI CONCILIARI, TRA CUI

 IN PARTICOLARE LA DICHIARAZIONE NOSTRA AETATE.

AL TERMINE DELLA PREGHIERA MARIANA, IL PAPA HA RINNOVATO L’APPELLO ALLA

COMUNITA’ INTERNAZIONALE, AFFINCHE’ SOSTENGA LE POPOLAZIONI DEL KASHMIR, COLPITE DAL TERREMOTO L’8 OTTOBRE SCORSO

 

Riprendere in mano i documenti conciliari per tenere sempre vivo lo spirito del Concilio Vaticano II: è l’esortazione di Benedetto XVI ai fedeli. Parole pronunciate all’Angelus domenicale, in una piazza San Pietro gremita da migliaia di pellegrini giunti da tutto il mondo. Il Papa, che ha ricordato in particolare l’attualità della Dichiarazione Nostra Aetate, ha rinnovato l’appello alla comunità internazionale affinché dia sostegno alle popolazioni colpite dal terremoto in Pakistan. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Quarant’anni fa, ha ricordato Benedetto XVI, iniziava la settima sessione del Concilio Vaticano II, fase finale di quello storico evento ecclesiale, iniziato tre anni prima, in cui venne approvata la maggior parte dei documenti conciliari. Il Papa ha riconosciuto che non tutti sono noti allo stesso modo, ma tutti meritano di essere richiamati, “perché conservano il loro valore e rivelano un’attualità che per certi aspetti è addirittura aumentata”. E’ il caso, ha constatato, della Dichiarazione Nostra Aetate, che riguarda l’atteggiamento della Comunità ecclesiale nei confronti delle religioni non cristiane:

 

Con la Dichiarazione Nostra Aetate i Padri del Vaticano II hanno proposto alcune verità fondamentali: hanno ricordato con chiarezza lo speciale vincolo che lega i cristiani e gli ebrei, hanno ribadito la stima verso i musulmani  ed i seguaci delle altre religioni  ed hanno confermato lo spirito di fraternità universale che bandisce qualsiasi discriminazione o persecuzione religiosa.

 

Benedetto XVI ha menzionato anche altri documenti meno citati: i decreti Christus Dominus, Perfectae caritatis e Optatam totius come anche la Dichiarazione Gravissimum educationis, che affrontano temi centrali nella vita della Chiesa, dal rinnovamento della vita religiosa alla formazione sacerdotale. Insegnamenti ripresi e approfonditi da tre Assemblee ordinarie del Sinodo dei vescovi, svoltesi nel 1990, 1995 e 2001. E qui, il Pontefice ha citato le esortazioni apostoliche post sinodali dell’amato predecessore, Giovanni Paolo II: Pastores dabo vobis, Vita consecrata e Pastores gregis. “Da sempre – ha proseguito il Santo Padre – la Chiesa è impegnata nell’educazione della gioventù alla quale il Concilio riconobbe un’estrema importanza sia per la vita dell’uomo che per il progresso sociale”. Parole corredate da una profonda riflessione:

 

Anche oggi, nell’epoca della comunicazione globale, la Comunità ecclesiale avverte tutta l’importanza di un sistema educativo che riconosca il primato dell’uomo come persona, aperta alla verità e al bene. Primi e principali educatori sono i genitori.

 

Una responsabilità, ha aggiunto il Papa, particolarmente sentita dalla Chiesa, alla quale “Cristo ha affidato il compito di comunicare la via della vita”. Missione cui cerca di adempiere in diversi modi, in famiglia come in parrocchia e nelle scuole. Benedetto XVI ha così invitato tutti i fedeli a tenere vivo lo spirito del Vaticano II:

 

Cari fratelli e sorelle, mentre vi invito a riprendere tra le mani questi documenti, vi esorto a pregare insieme con me la Vergine Maria, affinché aiuti tutti i credenti in Cristo a tenere sempre vivo lo spirito del Concilio Vaticano II, per contribuire ad instaurare nel mondo quella fraternità universale che risponde alla volontà di Dio sull’uomo, creato a immagine di Dio.

 

Dopo la recita della preghiera mariana, il Santo Padre ha rinnovato l’appello alla comunità internazionale, affinché aiuti le persone colpite dal terribile terremoto che ha devastato il Kashmir, l’8 ottobre scorso:

 

Anche in questo caso, molteplici sono state le forme di solidarietà, ma il bisogno appare più grande degli aiuti finora offerti. Rinnovo, pertanto, il mio appello alla comunità internazionale, affinché si moltiplichino gli sforzi a sostegno di quelle popolazioni tanto provate.

 

Il Papa ha infine salutato i gruppi di pellegrini, numerosi quelli provenienti da diverse diocesi italiane, dando loro appuntamento a martedì, festività di Tutti i Santi.

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I NUOVI MARTIRI SIANO UN ESEMPIO VIVO DI IDENTITA’ SACERDOTALE:

COSI’, BENEDETTO XVI AL TERMINE DELLA CELEBRAZIONE DI BEATIFICAZIONE,

IERI SERA IN SAN PIETRO, DI 8 RELIGIOSI UCCISI IN ODIO

ALLA FEDE DURANTE LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

 

 “Un esempio vivo di identità sacerdotale”. Così il Papa ha definito gli otto religiosi proclamati Beati ieri pomeriggio, nella Basilica Vaticana. Si tratta di sette sacerdoti diocesani, Josep Tàpies e sei compagni, e di una religiosa della Congregazione delle Suore Zelatrici del Culto Eucaristico, Marìa de Los Angeles Ginard Martì, uccisi durante la guerra civile spagnola. La Santa Messa è stata presieduta dal cardinale Josè Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Benedetto XVI si è recato nella Basilica di San Pietro per i riti di conclusione, per venerare le reliquie dei nuovi Beati e salutare i fedeli presenti. Il servizio di Dorotea Gambardella.

 

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(Musica)

 

“Estos nuevos Beatos son para todos nosotros un ejemplo vivo…”

 

“Questi nuovi Beati sono per tutti un esempio vivo di identità sacerdotale e di consacrazione religiosa. Rendiamo grazie a Dio per il grande dono di questi eroici testimoni della fede”. Con queste parole, Benedetto XVI ha rivolto il suo saluto alle centinaia di fedeli giunti nella Basilica di San Pietro, per rendere omaggio agli otto nuovi beati, uccisi in odio alla fede durante la guerra civile spagnola nell’estate del 1936. Riferendosi, in particolare, ai sette martiri, Josep Tàpies e i sei compagni, il Papa ha sottolineato:

 

“El ejemplar grupo de sacerdotes della diòcesis de Urgell…”

 

“Gli esemplari sacerdoti della diocesi di Urgell immolarono la loro vita per la loro fedeltà al ministero sacerdotale, che esercitarono con grande impegno nelle rispettive comunità parrocchiali”. Quindi, il Santo Padre ha ricordato che nel momento del martirio “perdonarono i loro persecutori e invocarono il Re dell’Universo”. Poi, il Pontefice ha rivolto il suo pensiero a Marìa de Los Angeles Ginard Martì, che patì il martirio nei pressi di Madrid:

 

“La nueva Beata entregada totalmente al Senor…”

 

“La nuova Beata – ha detto – consacrandosi totalmente al Signore nella vita religiosa, dedicava molte ore all’adorazione dell’Eucaristia e al servizio della comunità. In tal modo si è preparata ad offrire la propria vita come espressione suprema di amore per Cristo”.

 

(Musica)

 

Alle parole del Papa, si aggiungono quelle del cardinale Josè Saraiva Martins, il quale, nella sua omelia, ha parlato del martirio come del “segno più autentico che la Chiesa è di Cristo, è la Chiesa che Gesù ha amato e fondato e nella quale è presente”.

 

“El martirio cristiano proclama con claridad que Jesucristo…”

 

“Il martirio cristiano proclama con chiarezza – ha aggiunto il porporato – che Cristo, la fede in Dio e nel Vangelo costituiscono i valori più alti, fino al punto che per essi si deve sacrificare la vita stessa”. Poi, ha sottolineato che il messaggio dei martiri per i cristiani di oggi è quello di vivere fino in fondo la fede non solo nel privato, ma anche nella società, in cui è necessario promuovere e tutelare quei valori – la vita, la famiglia, il diritto irrinunciabile dei padri ad educare i propri figli - che sono la radice stessa di una convivenza basata sulla giustizia.

 

“Il mondo contemporaneo ha più che mai bisogno di comprendere la grande lezione di questi testimoni visibili dell’amore cristiano, perché solo l’amore è credibile”.

 

(Musica)

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IERI, BENEDETTO XVI IN PELLEGRINAGGIO PRIVATO AL SANTUARIO DELLA

MENTORELLA VICINO TIVOLI, NEL GIORNO IN CUI, 27 ANNI FA, GIOVANNI PAOLO II

COMPI’ LA PRIMA VISITA DA PONTEFICE, FUORI DAL VATICANO

 

Benedetto XVI ha trascorso parte della giornata di ieri al Santuario mariano “Madre delle Grazie” della Mentorella, nella diocesi di Tivoli, ad una cinquantina di chilometri da Roma. Un pellegrinaggio, in forma privata, di particolare significato, come ci riferisce Alessandro Gisotti:

 

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Un luogo ricco di storia, di testimonianze forti della vita cristiana: Benedetto XVI si è recato ieri in pellegrinaggio al Santuario della Mentorella, dove ha celebrato una messa in onore della Madonna. Proprio un 29 ottobre, quello di 27 anni fa, Giovanni Paolo II si era recato in questo luogo sacro arroccato sui monti Prenestini, nella sua prima visita ufficiale da Pontefice, fuori da Città del Vaticano. Papa Wojtyla, che più volte aveva visitato il Santuario prima dell’elezione alla Cattedra di Pietro, affermò in quell’occasione: “Ho desiderato venire qui, tra queste montagne per cantare dietro le orme di Maria il Magnificat... Questo luogo mi ha aiutato molto a pregare”.

 

 Tanta l’emozione tra i pellegrini allora, come grande la sorpresa ieri per la visita inaspettata del Santo Padre. Alla Mentorella, luogo della conversione di Sant’Eustachio, è particolarmente legata alla figura di San Benedetto da Norcia. Qui, infatti, passando da Roma, il santo si fermò per 2 anni in una grotta dietro la chiesa dedicata a Sant’Eustachio, consacrata da Papa Silvestro nel IV secolo.

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IL DOLORE DEL SANTO PADRE PER LA BARBARA UCCISIONE

DI TRE RAGAZZE CRISTIANE IN INDONESIA

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Profondo cordoglio di Benedetto XVI per “la barbara uccisione di tre ragazze cristiane in Indonesia”. Una dichiarazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls, diramata stamani informa che “appena appresa la dolorosa notizia”, il Santo Padre “ha incaricato il vescovo di Manado, mons. Joseph Theodorus Suwatan, di porgere alle famiglie delle vittime ed a quella comunità diocesana le più sentite condoglianze, assicurando di elevare al Signore fervide preghiere per il ritorno della pace fra quelle popolazioni”.

 

Ieri, il mondo aveva appreso con orrore la notizia che a Poso - nella provincia indonesiana di Sulawesi Centrale - tre studentesse cristiane, mentre si recavano a scuola, erano state decapitate. La barbara uccisione è avvenuta in una regione dove da anni si registrano violente manifestazioni di estremismo islamico.

 

 

L’EUCARISTIA SIA SEGNO DI SPERANZA, APRA ALLA MISSIONE, SPINGA ALLA

CARITÀ. COSÌ IL SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON GLI STATI DELLA SANTA SEDE

 MONS. GIOVANNI LAJOLO, NELL’OMELIA DELLA MESSA PONTIFICALE PRESIEDUTA

A MOSCA, NELLA CATTEDRALE DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE, A CONCLUSIONE

 DELLA SUA VISITA NELLA CAPITALE RUSSA

 

Si conclude oggi a Mosca la visita del segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, mons. Giovanni Lajolo. Il presule ha celebrato stamattina, nella cattedrale cattolica moscovita, la Santa Messa di chiusura dell’anno dedicato all’Eucaristia e a conclusione del Congresso Eucaristico dell’arcidiocesi della Madre di Dio.

 

Nei giorni scorsi, l’arcivescovo Lajolo ha incontrato il ministro degli Affari Esteri russo, Sergej Lavrov, e il metropolita Kirill, presidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato ortodosso di Mosca. Sulla celebrazione di stamani a Mosca, il servizio di Tiziana Campisi.

 

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L’Eucaristia sia “segno di speranza”, “quella virtù che è tutta protesa verso il vero futuro”, “luminoso e perfetto che non conosce tramonto”, e al “raggiungimento dell’incomparabile ed indefettibile gioia del nostro essere totalmente con Cristo”. Sono le parole pronunciate dall’arcivescovo Giovanni Lajolo, durante l’omelia della Messa pontificale, presieduta oggi a Mosca nella cattedrale dell’Immacolata Concezione.

 

In Russia da quattro giorni per una serie di incontri di carattere diplomatico e di profilo ecumenico, il presule ha sottolineato che “l’Eucaristia è il pane del pellegrino”, che “tiene aperto l’orizzonte della vita eterna”. “Nel nostro pellegrinaggio terreno – ha detto mons. Lajolo – l’Eucaristia ci fa comprendere ciò che vale per la vita in maniera incondizionata, assoluta, e ciò che vale solo relativamente al giorno che passa, o che non vale affatto, o che è un controvalore, non un cibo, ma un veleno. È lo stesso nostro Signore Gesù Cristo, in corpo, sangue, anima e divinità – ha continuato il presule – che ci unisce a sé ed al suo sacrificio, come risposta di amore”.

 

“L’Eucaristia – ha specificato – ci ricolma di quell’unico amore che solo può saziare la fame ed estinguere la sete del nostro cuore, sempre pellegrino”. Il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati ha evidenziato ancora che pellegrinare è un cammino non senza privazioni e fatica, ma che è percorso pure con gioia, “perché la meta resta fissa nel cuore, perché il viaggio, pur tra inevitabili difficoltà, è anche allietato da incontri incoraggianti ed esperienze arricchenti”.

 

“Il pellegrino cristiano non avanza mai in una solitudine desolata – ha detto ancora mons. Giovanni Lajolo – egli è, anzitutto, con la compagnia del Signore

 

 

Gesù, che è sempre con noi tutti i giorni della nostra vita”. Il presule ha poi ricordato che l’Eucaristia ha “una potente valenza sociale. Essa crea comunione tra i fedeli”. “Apre anche alla testimonianza, alla missione - ha spiegato - è partecipazione ad una verità grande e gioiosa che trasforma la vita e non può non volersi comunicare agli altri”. Infine, l’arcivescovo Lajolo ha sottolineato che ’Eucaristia “spinge all’azione caritativa, perché l’amore di Cristo che ci urge dentro si rivolge a tutto l’uomo nella sua integralità e a tutti gli uomini senza esclusione alcuna”.

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OGGI IN PRIMO PIANO

30 ottobre 2005

 

 

NELLA COSTA D’AVORIO DIVISA IN DUE A CAUSA DELLA GUERRA CIVILE,

 SI APRE UNA FASE INCERTA DOPO LA SCADENZA

 DEL MANDATO PRESIDENZIALE DI LAURENT GBAGBO

- Con noi, Massimo Alberizzi -

 

In Costa d’Avorio scade oggi il mandato presidenziale di Laurent Gbagbo. Dalla guerra civile del 2002, il capo dello Stato ha dovuto governare un Paese di fatto diviso in due, con il sud guidato dal governo ed il nord controllato dai ribelli. Un contingente di 10 mila caschi blu dell’ONU, a maggioranza francese, ha il compito di monitorare il rispetto degli accordi di pace, ma c’è il timore che il vuoto di potere sino alle prossime elezioni presidenziali possa favorire il riesplodere della violenza. Su questi aspetti, Giancarlo La Vella ha intervistato Massimo Alberizzi, inviato speciale ed africanista del Corriere della Sera:

 

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R. – L’African Union ed il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno chiesto a Gbagbo di restare ancora in carica per 12 mesi. Naturalmente l’opposizione e i ribelli armati rifiutano di riconoscere Gbabo dopo il 30 ottobre. Questo ovviamente crea una condizione di attrito. E’ notizia di questi giorni da Human Rights Watch, che il governo della Costa d’Avorio sta reclutando mercenari liberiani.

 

D. – Questo potrebbe dire che Gbagbo, manu militari, potrebbe tentare di rimanere al potere comunque?

 

R. – In questo momento Gbagbo è vincente sul piano politico. Quindi non credo che a lui convenga prendere il potere militarmente. Più che altro potranno essere i ribelli che attaccano. Uno degli attori in gioco è Blaise Compaoré, il presidente del Burkina Faso, che sostiene i ribelli del nord della Costa d’Avorio. Bisogna anche vedere quale atteggiamento assumerà lui nei prossimi giorni.

 

D. – Si intravede un qualche personaggio che possa prendere il posto di Gbabo?

 

R. – In questo momento no dalla parte governativa perché ormai Gbagbo è diventato una bandiera. Dall’altra parte, il capo dei ribelli è ancora troppo debole per poter dire di assumere il potere. Io credo che si dovrebbe andare verso un governo di coalizione serio, guardato a vista dalle Nazioni Unite e dalla Francia perché non si mettano a litigare e quindi a far riscoppiare una guerra.

 

D. – Che bilancio si può fare della presidenza Gbagbo?

 

R. – E’ molto difficile farlo perché, in realtà, lui ha governato poco più di un anno, con il Paese non diviso e poi la guerra ha influito sulla sua politica. Gbagbo ha cercato, comunque, di scollare la dipendenza della Costa d’Avorio dalla Francia. Il suo primo viaggio l’ha fatto in Italia. Questo non è stato gradito anche sul piano formale dalla Francia. Da questo punto di vista è stata una presidenza che io stimo, perché ha cercato di togliere la dipendenza di un Paese da un altro Paese, ma ha sbagliato, però, sul piano diplomatico perché la Francia non accetterà mai di perdere del tutto o anche in parte la Costa d’Avorio, la sua ex colonia prediletta.

 

D. – Alla comunità internazionale interessa una Costa d’Avorio stabile, perché?

 

R. – La Costa d’Avorio era il Paese più stabile nell’Africa occidentale, il più ricco dell’area. Ancora oggi, dei Paesi dell’Africa francofona, il 40% del Prodotto interno lordo è dato dalla Costa d’Avorio. La sua ricchezza ed anche la sua stabilità avrebbe dovuto essere d’esempio agli altri Paesi. Invece, purtroppo no, anche perché, secondo me, c’è il Burkina Faso che destabilizza l’area.

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PRESENTATA AL PARLAMENTO ITALIANO UNA MOZIONE

PER CONTRASTARE IL TRAFFICO DELLE ARMI LEGGERE

- Intervista con Alex Zanotelli e Daniela Carboni -

 

Impegnare il governo italiano, sia a livello internazionale che nazionale nel promuovere una maggiore trasparenza nel commercio di armi prevedendo sanzioni per gli Stati che violino le leggi in materia. E’ la finalità della mozione sulle armi leggere presentata nei giorni scorsi alla Camera e al Senato e finora sottoscritta da 101 parlamentari. Il servizio è di Francesca Sabatinelli:

 

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L’appuntamento cruciale è nel luglio 2006, quando a New York, alla seconda conferenza ONU sui traffici illeciti di armi leggere, si segnerà il destino della lotta a queste armi, che sono 639 milioni nel mondo, 8 milioni quelle prodotte ogni anno. Dalle Nazioni Unite ci si aspetta un impegno ufficiale che porti all’adozione di un Trattato internazionale sul commercio delle armi, che ogni anno uccidono 500 mila persone. La pressione della IANSA, la Coalizione internazionale sulle armi leggere, che in Italia conta su Rete disarmo italiana e Amnesty International, è inarrestabile: la mancanza di controllo sul commercio di armi, è l’avvertimento, sta facendo crescere i conflitti, la povertà e le violazioni dei diritti umani in tutto il mondo. Una voce forte è quella del missionario comboniano, Alex Zanotelli:

 

“50 milioni di persone all’anno continuano a morire di fame, oggi. Questo davanti all’incredibile fatto delle armi. Praticamente, l’anno scorso abbiamo speso oltre mille miliardi di dollari in armi: in un anno! La Banca Mondiale ci dice: ‘Con 40 miliardi di dollari, noi potremmo risolvere fame e sanità in tutto il mondo, per un anno intero’. E’ un momento tragico, per l’umanità, ed ecco dove le religioni dovranno toccare il cuore dell’uomo, aiutarlo a capire che siamo sull’orlo del precipizio: o ci tiriamo indietro, e cominciamo tutti a ragionare, o moriremo tutti!”.

 

L’Italia, nel 2001, è stata il secondo esportatore al mondo armi leggere e di piccolo calibro; si stima che tra il 1999 ed il 2003 abbia esportato armi ad uso civile e sportivo per un valore di oltre un miliardo e mezzo di euro, spesso destinandole a Paesi accusati di violazioni dei diritti umani. Daniela Carboni, di Amnesty International-Italia:

 

“Speriamo che la posizione del governo italiano sia più decisa, per avere un sostegno concreto al Trattato internazionale, perché bisogna arrivare a definirlo e ad approvarlo, non a viverlo soltanto come un problema economico, ma come una questione di diritti umani”.

 

La faccia di chi si ribella a tutto questo è la l’arma più potente contro la violenza armata. Per questo, gli organizzatori invitano i cittadini a farne un buon uso con la foto-petizione, un nuovo strumento di mobilitazione che mira a raccogliere un milione di volti in tutto il mondo entro il luglio del 2006 in occasione della conferenza.

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CHIESA E SOCIETA’

30 ottobre 2005

 

 

UCCISI IN GIAMAICA DUE MISSIONARI CATTOLICI.

I RELIGIOSI, DA DUE ANNI IMPEGNATI NELL’ASSISTENZA AI POVERI E AGLI AMMALATI SONO STATI RAGGIUNTI DA UNA PALLOTTOLA, MENTRE SI TROVAVANO IN CASA

 

KINGSTON. = Due missionari cattolici, l’uno indiano l’altro filippino, sono morti raggiunti da uno stesso proiettile, in un quartiere alla periferia della capitale giamaicana Kingston. Da una prima ricostruzione, riferisce l’agenzia MISNA, sembra che Suresh Barwa, 31 anni, e  Marco Candelario Lasbuna, 22 anni, si trovassero nella cucina della casa dei “Missionari dei poveri” quando una pallottola sparata dall’esterno ha fatalmente colpito Barwa alla testa per poi raggiungere anche il confratello. La polizia ritiene si sia trattato di un incidente dovuto a un proiettile vagante, ma non si escludono altre ipotesi. I due religiosi, che si preparavano ad essere ordinati sacerdoti, erano in Giamaica da due anni al servizio della missione che assiste poveri e malati di sindrome da immunodeficienza acquisita. Con la morte dei due frati salgono a 1.382 i decessi per cause violente avvenuti sull’isola caraibica dall’inizio dell’anno, di cui gli ultimi 225 in meno di due mesi. La polizia attribuisce la crisi di sicurezza, che si registra dal 2001, agli scontri tra gang rivali per il controllo della criminalità organizzata. La conflittualità sociale è alimentata anche dalla crescente povertà e disoccupazione. (T.C.)

 

 

 

 

 

 

SI È APERTA IERI A RIMINI LA 29ESIMA CONFERENZA ANIMATORI DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO. TEMA DELL’INCONTRO: “A CIASCUNO È DATA UNA

MANIFESTAZIONE PARTICOLARE DELLO SPIRITO PER L’UTILITÀ COMUNE”. PRESENTI

DIVERSI VESCOVI ED OLTRE 3.500 RESPONSABILI DEL MOVIMENTO ECCLESIALE

PROVENIENTI DA TUTTA L’ITALIA.

- A cura di Luciano Castro -

 

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RIMINI. = Preghiera ed impegno sociale. Sono questi i cardini su cui si sta sviluppando la Conferenza Animatori del Rinnovamento nello Spirito. Ne ha parlato stamattina Salvatore Martinez, coordinatore nazionale del movimento: “Il tempo presente reclama un impegno sociale dei carismatici sempre più ricorrente”, ha detto Martinez nella relazione iniziale, ricordando anche gli inviti di Benedetto XVI alla missione nella società. “Quando è in pericolo il Regno di Dio – ha proseguito –, quando il Vangelo è calpestato e la dignità degli uomini irrisa nella vita di tutti i giorni, non ci è dato rifugiarci appena nella preghiera. La vera preghiera – ha concluso Martinez – non può che condurre all’impegno, per il rinnovamento di tutta la Chiesa e del mondo intero”. Nel suo messaggio, il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, l’arcivescovo Stanislaw Rylko, ha invitato i partecipanti alla conferenza ad “impegnarsi con sempre maggiore zelo nella propria formazione permanente, per esercitare una guida sicura, retta ed esemplare”. Da parte sua, il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Betori, ha espresso “l’augurio di mettersi con disponibilità in ascolto di quanto lo Spirito vorrà suggerire”. Ieri sera, nella concelebrazione di apertura, il vescovo di Pitigliano-Savona-Orbetello, mons. Mario Meini, ha rivolto un appello alla santità: “Solo se siamo santi – ha detto nell’omelia – l’esercizio dei carismi è davvero per l’utilità comune”. Oggi, la conferenza affronta l’approfondimento dei carismi legati al servizio pastorale, mentre domani la giornata sarà dedicata alla crescita della dimensione carismatica e alla testimonianza della carità. I 3.500 animatori saranno anche impegnati nel “Roveto Ardente”, una quarantotto ore di adorazione eucaristica secondo gli auspici già espressi al Rinnovamento da Giovanni Paolo II.

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THAILANDIA: I VESCOVI PROCLAMANO IL 2006 ANNO DELLA EVANGELIZZAZIONE. IN UNA LETTERA PASTORALE L’INVITO AI FEDELI AD ESSERE TESTIMONI CONCRETI DI CRISTO

 

BANGKOK. = La Chiesa in Thailandia ha proclamato il 2006 come Anno dell’Evangelizzazione. In una lettera pastorale, si legge in un comunicato dell’agenzia Asianews, i vescovi tailandesi esortano i fedeli ad essere sempre più “consapevoli dell’importanza del Vangelo ed ogni giorno testimoni concreti di Gesù”. Firmato dal cardinale Michai Kitbunchu, presidente della Conferenza episcopale del Paese asiatico (Cbct), e da mons. Louise Chamniern Santisukniran, presidente della Commissione episcopale per la missione e l’educazione, il documento ricorda l’Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Asia firmata da Giovanni Paolo II il 6 novembre 1999: “Come nel primo millennio la Croce fu piantata sul suolo europeo, nel secondo millennio su quello americano e africano, nel terzo millennio si potrà sperare di raccogliere una grande messe di fede in questo continente così vasto e vivo”. La lettera pastorale annuncia anche un Congresso delle missioni asiatiche, previsto dal 19 al 22 ottobre 2006 a Bangkok sul tema “Parlare di Gesù Cristo agli asiatici”.  Per preparare i fedeli la Conferenza episcopale il documento invita “alla consapevolezza ed alla spiritualità, che deve però essere manifestata con atti concreti” ed annuncia la creazione di una Commissione speciale con il compito di garantire il coordinamento e la buona riuscita di “ogni livello di questo anno così importante”. (T.C.)

 

 

 

 

 

 

L’ORDINE DEI FRATI MINORI FRANCESCANI FESTEGGIA L’OTTAVO CENTENARIO DI

 FONDAZIONE. APERTE AD ASSISI LE CELEBRAZIONI CHE SI

PROTRARRANNO PER TUTTO IL 2006

 

ASSISI. = Riscoprire i valori fondanti del Francescanesimo. Questo l'invito rivolto dal Padre generale dei Frati minori a tutti i religiosi dei cinque continenti, all'apertura delle celebrazioni per l'ottavo centenario di fondazione dell'Ordine dei Frati Minori. Ieri ad Assisi, nella Basilica di S. Maria degli Angeli alla Porziuncola, il ministro generale dei Frati minori ha presieduto una celebrazione eucaristica.  Fr. José Rodriguez Carballo ha invitato tutti i frati a vivere il 2006 come “anno sabbatico” per comprendere ciò che il Signore chiede, a livello individuale e istituzionale, in questi tempi delicati e faticosi, ma anche ricchi di speranza. “In questo contesto - ha continuato padre Carballo - il Signore della storia ci invita, ancora una volta, ad esaminare tutto, per tenere ciò che è buono, e ci chiede di riconoscere, leggere ed interpretare alla luce del Vangelo i segni dei tempi attraverso i quali ci interpella”. La Santa Messa è stata preceduta da una veglia nella basilica di Santa Chiara durante la quale il ministro generale ha affidato l’Ordine all’intercessione della prima seguace del poverello e alla preghiera delle clarisse. Nella grande famiglia francescana nata dal Santo di Assisi, i Frati minori sono la presenza più capillarmente diffusa nel mondo: oltre 16.000 religiosi in oltre 112 Paesi impegnati nella missione e nell'annuncio del Vangelo secondo lo stile di Francesco di Assisi. (T.C.)

 

 

NEL CIAD UN MISSIONARIO COMBONIANO REALIZZA UN FILM PER PROMUOVERE IL DIALOGO TRA FEDELI DI DIFFERENTI CONFESSIONI RELIGIOSE.

 GLI SPETTATORI: “NONOSTANTE LA DIVERSITÀ DELLE NOSTRE FEDI SIAMO PRONTI A LAVORARE INSIEME PER LA PACE”

 

N’DJAMENA. = Un missionario comboniano in Ciad, padre Fabrizio Colombo, realizza un film per richiamare alla pace e all’unità nell’ambito delle manifestazioni dell’ottobre missionario. Due bambini, uno cristiano e l’altro musulmano, si incontrano sui banchi di scuola, inizialmente distanti a causa del diverso credo religioso, ma, grazie all’amicizia, finiscono per superare ogni barriera e riescono anche a ricongiungere i rispettivi genitori, un tempo amici e successivamente separati dalla guerra civile del 1979. Questa la trama del lungometraggio proiettato davanti a un pubblico di cattolici, protestanti e musulmani nella capitale N’Djamena. La pellicola è stata il punto di partenza per un dibattito tra i presenti. Tutti hanno ribadito che la loro diversità di credo non costituisce un problema e che è possibile lavorare insieme in nome della pace e della coabitazione pacifica. “Prima del conflitto del 1979 convivevamo senza difficoltà, ma in seguito i politici hanno sfruttato le divergenze di vedute per approfittare della situazione” ha spiegato all’agenzia MISNA uno dei promotori dell’incontro, padre Saturnin Comlan Poignon, comboniano di 39 anni, originario del Benin e in missione in Ciad dal 2001. “Con la nostra iniziativa – ha aggiunto – abbiamo voluto invitare tutti i componenti della società civile a tornare a uno scenario pre-1979, per un Ciad finalmente pacifico”. Il dibattito è stato esteso a tutte le comunità cattoliche di N’Djamena. Nel 1979, gli 11 principali partiti del Paese formarono un governo transitorio di unità nazionale; dopo le dimissioni del ministro della Difesa, Hissène Habré, l’alleanza si ruppe e iniziò la guerra civile, mentre Habré affermava la sua egemonia nel sud. Nel 1980 l’ex ministro fece bombardare la capitale, provocando la fuga di migliaia di persone nei Paesi vicini. Potenze occidentali (Francia e Usa) e africane (Libia, Sudan, Egitto) furono implicate nel conflitto, la cui prima fase si concluse nel 1982, lasciando una nazione in rovina. I ciadiani dovettero attendere il 1997, con il governo di Idriss Deby, per beneficiare di una riconciliazione tra le diverse forze nazionali con la firma di un accordo di pace. (T.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

30 ottobre 2005

 

- A cura di Andrea Cocco -

 

        

Cresce di ora in ora il bilancio delle vittime delle tre bombe esplose ieri a New Delhi. Secondo le ultime informazioni sarebbero almeno 62 i morti e 150 i feriti. La polizia indiana, che dà quasi per certa una connessione tra i tre attacchi, sta lentamente ricostruendo la dinamica degli attentati. La prima bomba è esplosa alle 17.40 locali nel mercato di un quartiere centrale della capitale, la seconda pochi minuti più tardi in un altro mercato nel sud della città, mentre il terzo attentato è avvenuto su un autobus pubblico. Il nostro servizio.

 

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Il giorno dopo gli attentati di New Delhi, la paura di nuovi attacchi cresce in India. Le autorità hanno rafforzato al massimo le misure di sicurezza, moltiplicando i posti di blocco e il pattugliamento nei pressi dei templi induisti e delle moschee. A New Delhi è stato dichiarato lo stato d’emergenza e tutti i mercati sono stati chiusi. Mentre il bilancio delle vittime continua a salire, la polizia ha avviato una gigantesca operazione di caccia all’uomo alla ricerca dei responsabili. Secondo un’emittente televisiva locale sono almeno 150 le persone fermate a seguito di una serie di blitz effettuati nella notte in alcuni quartieri della capitale. “Per ora non seguiamo nessuna pista certa”, hanno precisato le autorità investigative, che hanno però annunciato la scoperta di diversi indizi sui luoghi degli attentati. Il primo ministro indiano Manmohan Singh  ha denunciato con forza gli attentati, definendoli “atti ignobili di terrorismo”, ma sottolineando che sarebbe prematuro indicare i sospetti. Molto meno cauta la stampa, che questa mattina puntava il dito sui gruppi separatisti del Kashmir, regione settentrionale dell’India, a maggioranza musulmana e storicamente contesa dal Pakistan. Alcuni giornali arrivano ad accusare apertamente i guerriglieri del Lashkar-e-Taiba (Esercito della purezza) e il Jaish-e-Mohammed (Armata di Maometto), due organizzazioni che hanno le proprie basi in Pakistan e che sono ritenute responsabili degli attentati del 2001 al parlamento indiano. A sostenere la matrice kashmira sono anche gli esperti indiani di terrorismo, secondo cui i gruppi armati che rivendicano l’indipendenza del Kashmir sono i soli ad avere i mezzi e le capacità per realizzare un attentato come quello di ieri. Una conferma potrebbe essere la data scelta per l’attentato. Proprio mentre a New Delhi esplodevano le bombe, in Pakistan il governo indiano raggiungeva uno storico accordo con il governo di Islamabad per l’apertura delle frontiere tra i due Paesi, a seguito del terremoto che ha colpito le regioni pachistane lo scorso 8 ottobre.

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Per una testimonianza su come la popolazione di New Delhi ha vissuto la terribile giornata di ieri, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente nella città, sconvolta dall’attentato, padre Grysa Tomasz, segretario della nunziatura in India:

 

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R. – Io mi accingevo a celebrare la Santa Messa per la comunità di lingua spagnola, come tutti i sabati. Molti partecipanti sono stati colti di sorpresa da questa notizia arrivata proprio mentre iniziava la celebrazione. Soprattutto c’è stata paura per la Chiesa locale in quanto le esplosioni sono avvenute nelle zone centrali, vicino alla cattedrale.

 

D. – Questo attentato può sconvolgere la convivenza religiosa di New Delhi?

 

R. – Non sembra che questo fatto possa danneggiare in modo grave e per sempre le relazioni tra le comunità religiose, anche perché il Pakistan ha subito e fermamente condannato questo atto. Non credo che ci sia il pericolo di nuove difficoltà fra la comunità musulmana e le altre.

 

D. – C’è la paura a New Delhi che possa esserci un nuovo attentato?

 

R. – Certo si respira un’aria di grande tensione, anche perché la città è stata quasi sigillata, si può entrare ed uscire soltanto dopo controlli molto severi. La popolazione teme che si possano ripetere tali fatti e l’atmosfera è davvero tesa in città. 

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E sempre in India sale il bilancio delle vittime dell’incidente ferroviario avvenuto ieri nello Stato sud orientale dell’Andrha Pradesh. Secondo le autorità le vittime potrebbero essere almeno 150. A causare il rovesciamento del treno in un fiume in piena le forti piogge che hanno colpito la regione.

 

Non accenna a diminuire la tensione tra Iran e Israele a seguito delle dichiarazioni rilasciate due giorni fa del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, che ha auspicato la “cancellazione” dello Stato ebraico. L’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite ha chiesto al segretario generale dell’Onu di sospendere la visita in Iran prevista nelle prossime settimane. “Il viaggio di Annan darebbe legittimità ad una  nazione che chiede la distruzione di un altro Stato”, ha detto il diplomatico israeliano. Dal canto suo, le autorità iraniane non sembrano voler smorzare i tono della polemica. Il presidente Ahmadinejad e' tornato stamattina sulle parole che hanno provocato indignazione e sgomento nella comunità internazionale, spiegando di aver semplicemente “ribadito una  posizione condivisa dalla Repubblica islamica da 27 anni”. E ha aggiunto: “Qualsiasi Paese islamico che dovesse riconoscere lo Stato ebraico, commetterebbe un crimine imperdonabile”.

 

In Iraq è salito a 30 morti e 42 feriti il bilancio dell'autobomba che ieri ha insanguinato la cittadina sciita irachena di Huaider, 60 chilometri a nordest di  Baghdad. Secondo particolari appresi stamane, un uomo con abiti sportivi ha parcheggiato un'utilitaria piena di esplosivo nel centro della cittadina, facendola esplodere quando la folla si è radunata per gli acquisti al mercato. L'esplosione e' giunta all'indomani della presentazione delle liste per le elezioni del 15 dicembre. Intanto, il governo statunitense ha pubblicato per la prima volta dall’inizio del conflitto, un rapporto sulle vittime civili degli attentati compiuti dai gruppi armati iracheni. Secondo, il Pentagono sono circa 26 mila gli iracheni feriti o uccisi dagli insorti a partire dal gennaio 2004.

 

Sale la tensione a Zanzibar, dove questa mattina si vota per il rinnovo del parlamento locale e per la nomina del nuovo presidente regionale. Nei giorni scorsi parte della popolazione di Pemba e Unguja, le due isole che formano l’arcipelago, ha lasciato Zanzibar per il timore di scontri tra le forze armate e i militanti del Civic United Front, partito d’opposizione che rivendica una maggiore autonomia dalla Tanzania. Parte integrante della Repubblica di Tanzania, la regione semi-autonoma di Zanzibar è attraversata da profonde divisioni politiche. Nel 2000 l’accusa di brogli a seguito delle elezioni aveva scatenato un’ondata di violenze, provocando almeno 40 morti e la fuga precipitosa di migliaia di persone. Il prossimo 18 dicembre la popolazione dell’arcipelago sarà nuovamente chiamata alle urne insieme per l’elezione del presidente della repubblica.

 

Il governo del Nicaragua ha ordinato l’evacuazione dei 60 mila abitanti della città di Puerto Cabezas sulla costa orientale del Paese, in vista dell’arrivo nell’area dell’uragano Beta. Secondo le previsioni del centro meteorologico di Miami, nelle prossime ore l’uragano, con venti che hanno già raggiunto i 190 chilometri orari, crescerà di intensità. Giunto in prossimità di Providencia, isola colombiana nel Mar dei Carabi, l’uragano ha già provocato danni, causando lo scoperchiamento di diverse abitazioni e centinaia di feriti. Anche in Honduras, dove è stato dichiarato lo stato di massima allerta, l’uragano è atteso con apprensione.

 

Nessuna traccia di febbre aviaria in Grecia. E’ negativo il risultato delle analisi condotte sul campione di volatili inviati nei laboratori della Gran Bretagna, a seguito dell’allarme sulla diffusione del virus lanciato dal governo di Atene due settimane fa. Ad annunciare lo scampato pericolo è stato il ministro greco dell’agricoltura, che nella serata di ieri ha reso noti i risultati dei test condotti nel laboratorio della Commissione europea.

 

L’annuncio di un nuovo accordo militare tra Washington e Tokyo ha sollevato un’ondata di critiche in Giappone. Il nuovo trattato, firmato sabato a Washington, prevede il ritiro di 7000 uomini dell’esercito statunitense dal Giappone, dove sono presenti dal 1945, e permette al governo di Tokyo di sostenere eventuali operazioni militari promosse dalla Casa Bianca. Secondo il Partito social democratico giapponese, principale forza d’opposizione del Paese, il nuovo accordo mette a repentaglio la tradizione pacifica che ha caratterizzato gli ultimi 50 anni della storia del Paese.

 

 

 

 

 

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