RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 302 - Testo della trasmissione di sabato 29  ottobre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Oggi pomeriggio il Papa presenzia ai riti conclusivi della Messa di Beatificazione di 8 religiosi uccisi in odio alla fede durante la guerra civile spagnola. Presiede la celebrazione il cardinale Saraiva Martins: intervista con padre Bartolomeo Mas

 

Dichiarazione del dott. Navarro-Valls dopo il riaccendersi della violenza in Medio Oriente e le dichiarazioni del presidente iraniano sulla cancellazione dello Stato ebraico

 

Prosegue la visita dell’arcivescovo Lajolo in Russia. Ieri l’incontro con il metropolita Kirill

 

Rileggere la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II sul Rosario: l’invito di Benedetto XVI per riscoprire il valore di una preghiera profonda e preziosa

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Oggi è il primo anniversario della Carta Costituzionale europea: con noi mons. Aldo Giordano

 

Sugli schermi in Italia Oliver Twist, il nuovo film di Polanski

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Indonesia: tre studentesse cristiane uccise mentre si recavano a scuola

 

India: decine di morti per il deragliamento di un treno passeggeri

 

In corso a Fiuggi un convegno del Rinnovamento carismatico. Il saluto del Papa

 

Riapre a Dresda la Frauenkirche, la chiesa di Nostra Signora, bombardata nel 1945

 

Convegno a Bergamo della Fondazione Russia cristiana sull’identità cristiana dell’Europa

 

24 ORE NEL MONDO:

 Negli USA scoppia il Ciagate, scandalo legato alla guerra in Iraq

 

L’ONU proroga per altri sei mesi la propria missione nel Sahara Occidentale

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

29 ottobre 2005

 

 

 

OGGI POMERIGGIO IL PAPA PRESENZIA AI RITI CONCLUSIVI

DELLA MESSA DI BEATIFICAZIONE DI 8 RELIGIOSI UCCISI IN ODIO ALLA FEDE

DURANTE LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA. 

PRESIEDE LA CELEBRAZIONE IL CARDINALE SARAIVA MARTINS

- Intervista con padre Bartolomeo Mas -

 

Oggi pomeriggio Benedetto XVI presenzierà nella Basilica di San Pietro ai riti conclusivi della Messa di Beatificazione di otto Servi di Dio, sette spagnoli e un francese, uccisi in odio alla fede durante la guerra civile spagnola nell’agosto del 1936. Presiede la celebrazione, che inizierà alle 17.00, il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Tra i nuovi Beati figurano sette sacerdoti diocesani, Josep Tápies e sei compagni, fucilati nella città catalana di La Pobla de Segur, e una religiosa della Congregazione delle Suore Zelatrici del Culto Eucaristico, María de Los Angeles Ginard Martí, nata nell’isola di Maiorca e fucilata a Madrid. Durante la guerra civile spagnola, durata dal 1936 al 1939, furono migliaia i cattolici, sia religiosi che laici, uccisi nel tentativo di distruggere la Chiesa in Spagna. Oggi parliamo di suor María de Los Angeles. Giovanni Peduto ha chiesto al postulatore della Causa di Beatificazione, padre Bartolomeo Mas, di raccontarci gli ultimi giorni di vita della religiosa:

 

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R. – Il 20 Luglio 1936, per causa della persecuzione religiosa, i superiori ecclesiastici obbligarono le suore a lasciare il convento per l’imminente pericolo di essere sequestrate. Suor Maria de Los Angeles si rifugiò presso la casa di una famiglia vicina. Un mese dopo per delazione del portiere dello stabile, i persecutori la cercarono. Nella perquisizione minuziosa dell’edificio non riuscirono a trovarla, ma sequestrarono una signora e la portavano via. Appena se ne accorse, Suor Maria de Los Angeles uscì subito dal suo nascondiglio e gridò ai miliziani anarchici comunisti: “Lasciate la signora che avete preso, lei non è suora, l’unica suora in tutto questo palazzo sono io”. Così confessò la sua condizione di religiosa e salvò la vita di quella signora. Era il 25 agosto del 1936. Il giorno seguente la fucilarono.

 

D. – Il suo messaggio per l’uomo d’oggi …

 

R. – È il suo grande amore alla persona di Cristo e la sua intima unione con Lui presente nell'Eucaristia. Ci lascia un grande messaggio: dall’Eucaristia celebrata, ricevuta e adorata -come i primi martiri cristiani così anche i martiri dei nostri giorni - il cristiano deve trarre sempre la sua forza, il suo coraggio e anche la sua generosità nel darsi agli altri. Lei, la nuova Beata ci invita a una fedeltà costante e coraggiosa, fatta di umile semplicità e di forte coerenza di vita, senza alcun rispetto umano e anche senza paura di diventare santi. Incoraggiava sempre le altre suore nel tempo della persecuzione e diceva loro: “Non abbiate paura, il più che possono farci è ucciderci”. La Beata Maria degli Angeli, sul finire dell’Anno dell’Eucaristia, ci richiama al vero centro della spiritualità cristiana: la persona di Cristo presente nel Santissimo Sacramento, nel quale ci fa il dono del suo Corpo e del suo Sangue, e dove rimane per essere da noi amato e adorato.

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La Radio Vaticana a partire dalle 16.50 trasmetterà la cronaca della Messa di Beatificazione, con commento in italiano, sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.

 

Con la celebrazione odierna salgono a 14 i Beati proclamati durante questi primi sei mesi di Pontificato di Benedetto XVI. Cinque i nuovi Santi.

 

 

NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato membri del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti mons. Precioso D. Cantillas, vescovo di Maasin, (Filippine), mons. Lino Bortolo Belotti, vescovo ausiliare di Bergamo (Italia) e mons. Jean-Luc Brunin, vescovo di Ajaccio (Francia).

 

 

ISRAELIANI E PALESTINESI HANNO DIRITTO DI VIVERE CIASCUNO

IN UN PROPRIO STATO SOVRANO: COSI’ IL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA

DELLA SANTA SEDE, NAVARRO-VALLS, DOPO IL RIACCENDERSI DELLA VIOLENZA

IN MEDIO ORIENTE E LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE IRANIANO

 SULLA CANCELLAZIONE DELLO STATO EBRAICO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

        

“Inaccettabili”: così, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls, definisce in una nota le recenti dichiarazioni del presidente iraniano Ahmadinejad sulla cancellazione dello Stato d’Israele. Palestinesi e Israeliani, sottolinea il comunicato, hanno diritto di vivere “ciascuno in un proprio Stato sovrano”. La Santa Sede condanna inoltre fermamente gli atti di violenza, che in questi giorni hanno scosso la Terra Santa, mortificando le speranze di pace nella regione. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“I gravi fatti di questi ultimi giorni in Terra Santa preoccupano grandemente la Santa Sede”, sottolinea la nota del direttore della Sala Stampa vaticana, Navarro-Valls. Dopo l’attentato terroristico di Hadera e la successiva rappresaglia israeliana, la Santa Sede, esprime dunque “la propria ferma condanna per gli atti di violenza da qualunque parte essi provengano, come pure per alcune dichiarazioni, particolarmente gravi e inaccettabili, con cui si è negato il diritto all’esistenza dello Stato di Israele”. “La Santa Sede – prosegue la nota – riafferma in questa occasione il diritto sia degli Israeliani che dei Palestinesi a vivere in pace e sicurezza, ciascuno in un proprio Stato sovrano”.

 

“Al tempo stesso – afferma Navarro-Valls – la Santa Sede sente il dovere di rinnovare l’appello ai responsabili di tutti i popoli del Medio Oriente perché ascoltino l’anelito alla pace e alla giustizia che sale dalle popolazioni” ed evitino “di compiere gesti o scelte di divisione e di morte” impegnandosi “con coraggio e determinazione a creare le condizioni minime necessarie per riprendere il dialogo, l’unica via che assicurerà un futuro di pace e di prosperità ai figli di quella terra”.

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PROSEGUE LA VISITA DELL’ARCIVESCOVO GIOVANNI LAJOLO IN RUSSIA.

 DOPO L’INCONTRO DI IERI CON IL METROPOLITA ORTODOSSO KIRILL,

IL SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON GLI STATI DELLA SANTA SEDE

CELEBRERA’ DOMANI LA MESSA NELLA CATTEDRALE CATTOLICA

 MOSCOVITA, PRIMA DEL RIENTRO A ROMA

- A cura di Alessandro Gisotti -

        

Una visita ricca di incontri significativi sia sul piano dei rapporti tra Santa Sede e Russia, che sotto il profilo ecumenico. Con questo spirito, prosegue a Mosca la missione dell’arcivescovo Giovanni Lajolo, iniziata mercoledì scorso. Particolarmente intensa la giornata di ieri: il segretario per i rapporti con gli Stati della Santa Sede ha incontrato nella mattinata il ministro degli Esteri russo, Lavrov. Successivamente, nel pomeriggio, ha avuto un colloquio al monastero Danilovskij, con il Metropolita Kirill, presidente del Dipartimento delle Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca.

 

Il presule, che oggi si è recato in visita al Cremlino, celebrerà domani la Santa Messa nella Cattedrale cattolica moscovita, a conclusione della terza sessione del Congresso eucaristico dell’Arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca. Mons. Lajolo sarà, quindi, a pranzo con l’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, prima di recarsi all’aeroporto per far ritorno a Roma nel tardo pomeriggio.

 

 

RILEGGERE LA LETTERA APOSTOLICA DI GIOVANNI PAOLO II SUL ROSARIO:

L’INVITO DI BENEDETTO XVI AI FEDELI, MERCOLEDI’ SCORSO,

PER RISCOPRIRE IL VALORE DI UNA PREGHIERA PROFONDA E PREZIOSA

 

Un invito a recitare “con devozione” il Rosario, “preghiera cara alla tradizione del popolo cristiano”. Lo ha rivolto ai fedeli Benedetto XVI, al termine dell’udienza di mercoledì 26 ottobre, a pochi giorni dalla chiusura del mese tradizionalmente dedicato a questa antica orazione mariana. Ad essa, due anni fa Giovanni Paolo II dedicò un Anno speciale con la pubblicazione della lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, nel 25.mo del Pontificato. Una sintesi del suo contenuto, in questo servizio di Alessandro De Carolis.  

 

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Il Rosario “un efficace strumento spirituale di fronte ai mali della società”. A prima vista, sembrerebbe un pensiero moderno e invece ha centotrent’anni. Leone XIII lo formulò nel 1883 promulgando l’Enciclica Supremi apostolatus officio, primo documento pontificio dedicato al Rosario. La Lettera apostolica di Giovanni Paolo II si inserisce in questo solco magisteriale, non solo per il suo valore di approfondimento spirituale della preghiera mariana per eccellenza, ma anche per il suo essere strumento di soluzione di quelle “cause difficili” su scala mondiale, che anche Papa Wojtyla, come Leone XIII, attribuiva alla pratica di questa devozione: prime tra tutte, scriveva Giovanni Paolo II, “la causa della pace del mondo e quella della famiglia”.

 

Le innumerevoli biografie del Papa scomparso il 2 aprile scorso contengono invariabilmente uno o più capitoli dedicati alla sua filiazione mariana. “Fin dagli anni giovanili – ricorda nella Rosarium Virginis Mariae – questa preghiera ha avuto un posto importante nella mia vita spirituale”. E poco più avanti: “Il Rosario è la mia preghiera prediletta”. Le ragioni profonde di questa predilezione, Giovanni Paolo II le spiega diffusamente. “Il Rosario è insieme meditazione e supplica”, afferma. “Nel Rosario Maria, mentre è supplicata da noi, si pone per noi davanti al Padre che l’ha creata nella sua semplicità e profondità”. I misteri, aggiunge, “ci mettono in viva comunione con Gesù” e nello stesso tempo – osserva Giovanni Paolo II con bella intuizione – nelle decine del Rosario il cuore di chi prega può racchiudere “tutti i fatti che compongono la vita dell’individuo, della famiglia, della nazione, della Chiesa e dell’umanità”. Così, chiosa, “la semplice preghiera del Rosario batte il ritmo della vita umana”.

 

Non è un caso, dunque, che Giovanni Paolo II lasci un’impronta indelebile dilatando i confini della preghiera mariana con l’aggiunta dei cinque “Misteri della luce”. Fu lui stesso a spiegare cosa lo avesse spinto a questa modifica durante l’udienza generale del 16 ottobre 2002, che inaugurava l’Anno del Rosario:

 

“Perché tale sintesi del Vangelo sia più completa e offra una maggiore ispirazione nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, ho proposto di aggiungere altri cinque misteri e li ho chiamati misteri della luce (applausi). (…) Questo suggerimento ha lo scopo di ampliare l’orizzonte del Rosario, affinché sia possibile a chi lo recita con devozione e non meccanicamente, penetrare ancora più a fondo nel contenuto della Buona Novella e conformare sempre più la propria esistenza a quella di Cristo”.

 

Il Rosario, quindi, come mezzo che favorisce “l’incontro con Cristo” e tutt’altro “che una via di fuga dal mondo” o, peggio, l’“amuleto” di chi ne ha smarrito lo spirito. Giovanni Paolo II chiude la sua Lettera con una scelta controcorrente: accreditare il Rosario come preghiera giovane e dei giovani. “Si può obiettare che il Rosario appare preghiera poco adatta al gusto dei ragazzi e dei giovani d'oggi”, osserva. “Ma forse l'obiezione tiene conto di un modo di praticarlo spesso poco accurato. Del resto, fatta salva la sua struttura fondamentale, nulla vieta – suggerisce Papa Wojtyla - che per i ragazzi e i giovani la recita del Rosario – tanto in famiglia quanto nei gruppi– si arricchisca di opportuni accorgimenti simbolici e pratici, che ne favoriscano la comprensione e la valorizzazione. Perché non provarci? (…) Se il Rosario viene ben presentato – conclude - sono sicuro che i giovani stessi saranno capaci di sorprendere ancora una volta gli adulti, nel far propria questa preghiera e nel recitarla con l'entusiasmo tipico della loro età”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - La beatificazione di sette presbiteri e di una religiosa martiri in Spagna: nella serata di sabato 29 la solenne concelebrazione eucaristica che si concluderà alla presenza di Benedetto XVI.

Sempre in prima, un articolo di Andrea Riccardi dal titolo “Che cosa vuol dire cambiare per la Chiesa?”: il Sinodo dell’Anno dell’Eucaristia.

 

Servizio vaticano - La Lettera di Benedetto XVI al cardinale Jozef Tomko per la nomina a suo Inviato speciale al primo Congresso eucaristico internazionale universitario che si svolgerà a Murcia, in Spagna, dal 9 al 13 novembre.

 

Servizio estero - La notizia dell’uccisione di due missionari in Jamaica.

Usa: incriminato il capo di gabinetto del vice presidente Dick Cheney; coinvolto nell’inchiesta per appurare chi ha svelato l’identità di un agente della CIA.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “Leggere per pensare”: i dati ISTAT sulla produzione libraria.

 

Servizio italiano –Ndrangheta: varato per la Calabria il piano d’emergenza.

 

 

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DOMENICA TERMINA L'ORA LEGALE

E SI TORNA ALL'ORA SOLARE

 

 

Questa notte, esattamente alle 3.00,

si torna all'ora solare dopo sette mesi di ora legale,

ossia dal 27 marzo. Le lancette degli orologi

dovranno essere spostate indietro di 60 minuti.

 

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

29 ottobre 2005

 

 

TROVARE NUOVO SLANCIO NELLA VALORIZZAZIONE DELLE PROPRIE RADICI CRISTIANE: COSI’ MONS. ALDO GIORDANO, SEGRETARIO GENERALE DEL CONSIGLIO

DELLE CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE NEL PRIMO ANNIVERSARIO

DELLA FIRMA DELLA CARTA COSTITUZIONALE EUROPEA

 

Ricorre oggi il primo anniversario della firma, a Roma, del Trattato e dell'Atto finale della Carta Costituzionale Europea. Un anno difficile per le istituzioni dell’Unione, che ha visto la vittoria dei “no” alla ratifica della Costituzione nei referendum svoltisi in Francia ed Olanda. Per una riflessione su questo primo anniversario, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee:

 

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R. – Certamente, un anno fa non ci aspettavamo questa reazione negativa degli europei al Trattato, perché si aveva l’impressione che il processo di unificazione e anche il processo del Trattato fossero qualcosa quasi ineluttabile, mancando anche certi entusiasmi o essendoci delle riserve. A livello di Chiese ci rendiamo conto che questa crisi e questo shock devono diventare sempre più un’occasione di sosta piena di riflessione.

 

D. – In Polonia, alle recenti elezioni ha vinto una coalizione che sottolinea l’importanza delle radici cristiane nella costruzione dell’Europa; un’assenza, questa, nel Preambolo della Costituzione, che pesa…

 

R. – Certamente, pesa! Quando io ho partecipato al dibattito sulla citazione delle radici cristiane, ho sempre notato che si usa la parola ‘cristianesimo’ o ‘religione’, ma il contenuto che si dà a queste non è l’autentico contenuto di cos’è il Cristianesimo. Auspico che noi cogliamo questa occasione per puntare in alto e per riscoprire, anche dal punto di vista cristiano, qual è il contributo autentico che si può dare.

 

D. – In questi giorni si è tenuto il Vertice europeo di Hampton Court; dopo le frizioni del recente passato fra Francia e Gran Bretagna, il clima è più sereno ma restano le difficoltà sul bilancio. Si parla poi molto di sicurezza e globalizzazione. Ma qual è, secondo lei, la vera sfida per l’Europa in questo inizio di terzo millennio?

 

R. – Forse la vera sfida è il confronto con il mondo. L’Europa deve domandarsi come può essere protagonista nei confronti dei grandi movimenti mondiali: nei confronti della Cina e dell’India, pensiamo al terrorismo o fatti come l’influenza aviaria, di questi giorni … Ecco, queste sono sfide enormi, planetarie, che ci costringono a domandarci come possiamo essere protagonisti di questo mondo, anche qui per dare un contributo alle varie regioni della Terra.

 

D. – La tragedia del rogo nel centro per clandestini nell’aeroporto di Amsterdam, ha riportato drammaticamente in primo piano il tema dell’immigrazione. C’è una posizione del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee su questo punto?

 

R. – Sul fatto delle emigrazioni, come Chiese siamo interessati a creare un’idea di fratellanza universale: questo mi sembra tipico delle Chiese. La nostra fede ci dice che siamo figli di Dio, che quindi c’è una fratellanza da sostenere. Per essere poi concreti, ci appelliamo al mondo politico e al mondo dell’economia, affinché facciano funzionare bene la politica e l’economia. Il fenomeno dell’emigrazione, secondo le Chiese, è il fenomeno forse più influente sulla nostra società attuale, e sempre sarà più influente anche per il futuro. Basti pensare al numero degli abitanti in nazioni come Cina e India per facilmente profetizzare che il nostro prossimo futuro sarà ancora più condizionato da grandi fenomeni migratori.

 

D. – Qual è il contributo più significativo che gli episcopati europei possono offrire in questa fase delicata dell’Unione Europea?

 

R. – Io credo che sia il contributo di spingere l’Europa da una parte a puntare in alto. Quindi, il nostro interesse a fare una riflessione sulle radici cristiane è soprattutto questo: non vogliamo un’Europa che si accontenti di ‘navigare’ o di ‘galleggiare’, bensì un’Europa che abbia una visione, che abbia una meta, dei fondamenti; dall’altra parte, che sia un’Europa fatta per i cittadini, dove il cittadino non si senta minacciato quasi da una struttura che gli è esterna, che gli è lontana. Deve sentirla come una realtà sua, dove lui è protagonista: questa centralità della persona umana è il grosso contributo che possiamo dare.

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SUGLI SCHERMI IN ITALIA “OLIVER TWIST”, IL NUOVO FILM DI POLANSKI

 

Il regista Roman Polanski affronta un capolavoro della letteratura ottocentesca: Oliver Twist di Charles Dickens. E’ diventato uno splendido film in questi giorni sui nostri schermi, dedicato a tutti i ragazzi del mondo, nel quale il regista, ricordando la sua stessa infanzia, dimostra ancora una volta una grande passione per il racconto. Il servizio di Luca Pellegrini.

 

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Come in un teatro delle ombre, danza il truce Fagin per insegnare ad Oliver l’arte del furto e dello scippo. Gli spettatori-attori sono i ragazzini di una sudicia e disperata corte dei miracoli alla mercé del vecchio e della fame. Si apre, con queste premesse, uno squarcio d’autore sulla Londra del 1837, la Londra sporca e chiassosa del sotto-proletariato urbano raccontata allora da Charles Dickens ed oggi dall’estro magistrale di Roman Polanski.

 

Storia per bambini, quella di Oliver Twist, e storia adatta anche ai loro genitori. Con Polanski i toni sono vicinissimi all’originale letterario e le immagini, parsimoniose ed essenziali, si susseguono come lo scorrere delle pagine del capolavoro: per lui la Varsavia del Pianista, film che vinse tre premi Oscar, cede il posto alla Londra dell’orfano. Ora protagonista è l’intraprendente e sfortunato Oliver, anche lui sottoposto, per destino di nascita e di vita, ad una gara per la sopravvivenza non meno dolorosa e pericolosa. Ma le tonalità sono meno esacerbate e drammatiche che nel ghetto polacco, la violenza meno esuberante, addolcita dalla finzione letteraria, esperienza di formazione meno travolgente di quella realmente vissuta dal regista negli orribili anni della seconda guerra mondiale.

 

Eppure Polanski sa cogliere anche in un riso beffardo, nello sciabordare dei liquami in un vicolo, nel cielo plumbeo, nello sfrigolio, sul selciato, di ciò che rimane d’una scarpa, nell’affanno di un corpo affamato, tutte le miserie e le paure di una società dei deboli, senza per questo trarne a forza per noi, in tale contesto, inutili moralismi. Lui asseconda il suo piacere sommo del racconto. Lui scruta, s’emoziona, spinge il suo occhio fin dentro l’animo, non per suscitare la nostra lacrima ma per generare passione e stupore, nello sconcerto per il degrado e nella gioia per la giustizia. Ricostruzione sontuosa della dark city londinese, splendida colonna sonora, fluida sceneggiatura e decine di perfetti attori british. 

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

 

Domani, 30 ottobre, 31ma Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui  Gesù invita  i suoi discepoli a fare quanto predicano gli scribi e i farisei ma a non imitare il loro comportamento, perché essi dicono e non fanno, legano  pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere – dice Gesù – le fanno per essere ammirati dagli uomini e per farsi chiamare ‘maestri’. Quindi il Signore aggiunge:

 

 “Non fatevi chiamare ‘maestri’, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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San Paolo dice che il senso della legge è quello di essere un pedagogo che conduce a Dio, Autore della Legge. Con la decadenza, la Legge diventa sempre più fine a se stessa. I farisei ponevano un’enorme attenzione ai minimi dettagli della Legge eppure non riuscivano a seguirne il senso e a giungere al riconoscimento di Cristo che è il compimento di tutta la Legge, anzi ne apre un significato radicalmente nuovo. Perciò Cristo dice: fate ciò che vi dicono, ma non seguite il loro esempio.

 

Seguire la Legge è comunque sempre un impegno, un lavoro, una fatica e se non nasce un rapporto personale con Dio, in cui è il dono dell’amore che consola, vivifica, dà gioia e il sapore della vita, allora l’uomo deve consolarsi almeno con la gloria ed il riconoscimento attribuito dalla gente. La Legge vissuta male gonfia di superbia quelli che pensano di compierla. La Legge vissuta religiosamente rende docili e umili e Dio si dona agli umili e resiste ai superbi.

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CHIESA E SOCIETA’

29 ottobre 2005

 

 

ORRORE IN INDONESIA: TRE STUDENTESSE CRISTIANE UCCISE

MENTRE SI RECAVANO A SCUOLA. LE RAGAZZE SONO STATE DECAPITATE.

 SI SUPPONE SIANO STATE ASSASSINATE DA FONDAMENTALISTI ISLAMICI

 

POSO. =  Tre studentesse cristiane sono state barbaramente uccise a Poso, nella provincia indonesiana di Sulawesi Centrale, nell’isola di Cèlebes, dove da alcuni anni si registrano violente manifestazioni di estremismo islamico. Il portavoce della polizia provinciale, Rais Adam, ha detto che i corpi sono stati scoperti in una piantagione di cocco. Le ragazze sono state decapitate. Si pensa siano state assassinate da un gruppo di estremisti musulmani mentre si recavano a scuola, ma non si escludono altre ipotesi. Le teste di due vittime sono state abbandonate vicino a una stazione di polizia. Quella della terza studentessa è stata trovata vicino a una chiesa cristiana. “Stiamo aspettando i risultati di una inchiesta sul terreno: siamo in attesa di stabilire se ci sia o meno un movente religioso”, ha detto il funzionario di polizia. Nella provincia Sulawesi Centrale, dal 2000 un accampamento accoglie una decina di migliaia di persone fuggite dall’arcipelago delle Mollucche, dove numerosi sono gli scontri fra musulmani e cristiani. Da allora si è verificata una serie di violenze anche a Poso. Più di 1.000 le persone uccise fino ad ora. Nel 2001 il governo ha mediato una tregua, ma la violenza è continuata a intermittenza. Si ritiene che Cèlebes sia uno dei territori dell’Indonesia dove l’organizzazione Yemaa Islamiya, considerata il braccio regionale di Al Qaeda, ha radici più profonde. Alla Yemaa Islamiya sono stati attribuiti tra gli altri gli attentati perpetrati a Bali nel 2002, dove sono rimaste uccise 202 persone, e all’inizio di questo mese altre 23. (T.C.)

 

 

IN INDIA DERAGLIA UN TRENO PASSEGGERI. A CAUSA DI FORTI PIOGGE CROLLA

UN PONTE FERROVIARIO. ALMENO 60 I MORTI, MA IL NUMERO DELLE VITTIME È DESTINATO A SALIRE MENTRE PROSEGUONO LE OPERAZIONI DI SOCCORSO

 

NALGONDA. = Tragico bilancio di vittime per il deragliamento di un treno passeggeri in India, nello stato dell'Andhra Pradesh. Almeno sessanta corpi sono già stati estratti dal convoglio deragliato, a causa del crollo di un ponte ferroviario, lungo un corso d’acqua. Il maltempo e le forti piogge di questi giorni avevano creato un’onda che ha minato le basi del cavalcavia. Secondo testimoni giunti sul posto, alcuni passeggeri sono riusciti a salvarsi uscendo dai finestrini e raggiungendo a nuoto la riva, ma molti altri sono rimasti intrappolati. Il treno viaggiava tra Repalli a Secunderabad; sette vagoni sono usciti dai binari, cinque invece sono precipitati in un canale in piena, nel distretto di Nalgonda, circa 80 chilometri a sud della capitale dello Stato, Hyderabad. “Due vagoni sono ancora immersi e non sappiamo quante persone vi siano dentro”, ha dichiarato Swaranjit Sen, direttore generale della polizia dell'Andhra Pradesh alla catena televisiva locale Aaj Tak. Il numero delle vittime, secondo un funzionario delle ferrovie locali, potrebbe arrivare a 150. L’India è attraversata da una delle più estese reti ferroviarie del mondo: circa 110.000 chilometri di binari, su cui viaggiano ogni giorno 13 milioni di passeggeri a bordo di 14.000 treni, molti dei quali obsoleti. Nonostante l’introduzione di molti sistemi di controllo elettronico, la maggior parte della segnaletica sulla rete ferroviaria indiana è ancora azionata dal personale delle ferrovie, per cui la maggior parte degli incidenti si verifca per errori umani. (T.C.)

 

 

 A FIUGGI, CONVEGNO DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO.

TEMA DELL’APPUNTAMENTO ANNUALE: “L’EUCARISTIA, FONTE DI COMUNIONE”.

 PIÙ DI MILLE I PARTECIPANTI AI QUALI HA INVIATO UN MESSAGGIO BENEDETTO XVI

- A cura di Paolo Salvo -

 

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FIUGGI. = La gioiosa preghiera di lode, che nella visione biblica indica la presenza del Signore nel suo popolo, ha dato il via oggi a Fiuggi all’incontro dei carismatici che si richiama alla spiritualità di comunione, il prezioso patrimonio consegnato da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI insieme alla cultura di Pentecoste. Canti e preghiere sono salite al cielo con il tono inconfondibile di una festa tipicamente carismatica. Non emotività ma bellezza della preghiera suscitata dallo Spirito, in cuori che si sono aperti, anzi spalancati ad accogliere il Risorto come proprio personale Salvatore per iniziare una nuova vita da risorti. Intere famiglie e tanti giovani da tutta Italia si sono sentiti convocati dalla Parola del Cristo vivente: “Ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo”. Ieri pomeriggio don Gabriele Amorth, esorcista della diocesi di Roma, parlando dell’Eucaristia ha raccomandato la confessione e ha detto che la Comunione non è un premio per i buoni, ma cibo e medicina per tutti. Nella Messa di apertura, concelebrata con 15 sacerdoti, il vescovo di Anagni, Lorenzo Loppa, ha definito l’Eucaristia un “elisir di perenne gioventù” e ha richiamato il suo significato ecclesiale perché quanti si nutrono di un solo pane formano un solo corpo. Nel telegramma di saluto del Papa, l’auspicio che il convegno carismatico accresca la gioiosa adesione a Cristo e il generoso impegno nel servizio ai fratelli. In serata un’intensa preghiera di guarigione, guidata da don Francesco Broccio, parroco nella diocesi di Messina. Sull’evento cristiano che il Risorto regna in modo invisibile, ma non meno reale, ha parlato stamane all’omelia il vescovo Armando Brambilla, ausiliare di Roma, con l’efficace esempio della corrente elettrica, come si ricorderà portato da Papa Benedetto XVI nell’incontro con i bambini della Prima Comunione. “La Chiesa non è un organizzazione – ha detto – ma una comunità vitale che prega e ama, nutrita dall’Eucaristia”. In una singolare litania è poi risuonato l’invito di Giovanni Paolo II, fatto proprio dal suo successore: “Non abbiate paura di Cristo. Lui vi riempirà di gioia e vi renderà beatitudine per il mondo”.

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DOPO DIECI ANNI DI LAVORO, RIAPRE DOMANI LA FRAUENKIRCHE DI DRESDA,

 BOMBARDATA NEL 1945. LA CHIESA BAROCCA È STATA RICOSTRUITA RECUPERANDO

 IL MATERIALE ORIGINALE TROVATO TRA LE MACERIE

 

DRESDA. = Verrà riaperta domani a Dresda la ‘Frauenkirche’, la chiesa di Nostra Signora distrutta durante le incursioni dell’aviazione britannica e statunitense nel febbraio del 1945. La chiesa, definita dal quotidiano britannico ‘The independent’ il “simbolo della disperazione passata e della speranza per il futuro”, è stata ricostruita dopo dieci anni di lavori. La cerimonia di inaugurazione della cattedrale barocca, ridotta dopo il bombardamento ad un ammasso di macerie, sarà presieduta dal vescovo luterano della Sassonia, Jochen Bohl. Dopo la distruzione, il regime comunista della Repubblica democratica tedesca (DDR) decise deliberatamente di lasciare la cattedrale in rovina: si voleva che quel rudere continuasse a testimoniare l’orrore della guerra. Dopo la riunificazione della Germania, è stata presa la decisione di ricostruire la ‘Frauenkirche’. Con l’ausilio di computer è stata individuata la collocazione originale di ognuna delle pietre trovate tra le macerie. La chiesa, definita da molti una “campana di pietra”, presenta infatti dei tasselli neri che identificano il materiale recuperato dalla distruzione e ricollocato esattamente nel posto in cui si trovava prima del bombardamento. Durante i raid aerei americani e britannici, morirono almeno 35 mila abitanti di Dresda, ma, secondo alcune stime, le vittime furono più di 120 mila. (A.L.)

 

“DALL’UTOPIA ALLA RAGIONE – PER UNA RICOSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ CRISTIANA DELL’EUROPA”: È IL TEMA DEL CONVEGNO ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE RUSSIA CRISTIANA, FINO A DOMANI A BERGAMO

 

SERIATE. = Al via oggi a Seriate, in provincia di Bergamo, il convegno internazionale “Dall’utopia alla ragione – per una ricostruzione dell’identità cristiana dell’Europa”. L’incontro è organizzato dalla Fondazione Russa cristiana nata nel 1992 con lo scopo di promuovere e divulgare studi e ricerche di carattere teologico, filosofico, liturgico e artistico sui Paesi dell’Est Europa e in particolare sulla Russia. La Fondazione collabora con istituzioni accademiche e universitarie europee, enti statali, autorevoli personalità del mondo della scienza e della cultura, col fine di offrire il dovuto spazio ad avvenimenti culturali poco noti e alla promozione di iniziative di studio e aggiornamento tramite convegni e seminari. Nel meeting si parlerà della crisi delle coscienza europea e della secolarizzazione dell’Europa, della censura delle origini cristiane, dell’eredità lasciata da Cirillo e Metodio, della riscoperta del Cristianesimo e dell’Europa e della sfida culturale dell’unità dei cristiani. L’incontro è stato voluto a cento anni dalla rivoluzione russa del 1905 ed è incentrato sul quadro tracciato da un gruppo di pensatori cristiani, autori dell’antologia Vechi, “La svolta”. L’opera denunciò la radicale perdita dell’identità della persona, della nazione, dello Stato e della Chiesa in Russia. Il convegno intende proseguire il lavoro con il quale la Fondazione ha intrapreso la rivisitazione di alcuni momenti della storia del XX secolo, evidenziando il ritrovamento dell’identità cristiana. (R.R.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

29 ottobre 2005

 

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Negli Stati Uniti desta sempre più clamore il cosiddetto caso “Ciagate”, l’inchiesta sui servizi segreti americani. Lewis Libby, il capo di gabinetto del vicepresidente statunitense Dick Cheney, è stato incriminato con l’accusa di ostruzione alla giustizia e false testimonianze. Subito dopo essere venuto a conoscenza dei capi di imputazione, Libby si è dimesso dal proprio incarico. Su questa intricata vicenda, ascoltiamo il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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L’inchiesta sul “Ciagate” è arrivata fino alla Casa Bianca, ieri, con l’incriminazione di Lewis Libby, il braccio destro del vice presidente Cheney. Il procuratore Fitzgerald gli ha notificato alcuni capi d’accusa: aver mentito durante le indagini e aver cercato di ostacolare il corso della giustizia. Se riconosciuto colpevole, Libby rischia fino a 30 anni di prigione. Karl Rove, il principale consigliere del presidente Bush, non è stato incriminato, ma il procuratore ha detto che l’indagine non è ancora finita. L’inchiesta è finalizzata a scoprire se alcuni funzionari della Casa Bianca hanno rivelato il nome dell’agente della CIA, Valerie Plame, per screditare il marito, l’ambasciatore Joseph Wilson, che aveva accusato il governo di aver diffuso informazioni false sull’acquisto in Niger di uranio arricchito da parte di Saddam, allo scopo di giustificare l’intervento militare. Lo sfondo dello scandalo, quindi, è la guerra in Iraq. Il presidente Bush ha reagito dicendo che Libby ha il diritto di essere considerato innocente fino all’eventuale condanna ed ha aggiunto che non si lascerà distrarre e continuerà ad occuparsi dei problemi dell’America: dalla sicurezza all’economia, alla nomina del prossimo giudice della Corte Suprema. La popolarità del capo della Casa Bianca, però, è ai minimi del suo mandato e proprio le difficoltà in Iraq, dove sono morti oltre 2000 soldati americani, lo stanno trascinando in basso.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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L’Iran non ha alcuna intenzione di attaccare Israele e si ritiene vincolato ai suoi impegni internazionali. Dopo le dichiarazioni del presidente Mahmud Ahmadinejad, secondo cui “Israele deve essere cancellato dalla mappa del mondo”, un comunicato del Ministero degli esteri di Teheran precisa: “L’Iran ha preso degli impegni internazionali in virtù della Carta delle Nazioni Unite e non ha mai fatto ricorso o minacciato di fare ricorso alla forza contro alcun Paese”.

 

In Iraq, un soldato americano è rimasto ucciso in un agguato teso dalla guerriglia a nord di Baghdad  e sei militari iracheni sono morti in seguito a due attacchi dei ribelli nel nord del Paese. Il quotidiano americano Washington Post rivela, intanto, che le forze statunitensi hanno ceduto, nel corso degli ultimi mesi, il controllo di 27 basi militari all’esercito iracheno. Il provvedimento rientra nel piano per il progressivo passaggio dei poteri al governo di Baghdad.

 

Nuova ondata di attacchi in meno di 24 ore nel nord della Striscia di Gaza: sono stati presi di mira nuovamente il campo profughi di Jabaliya e la vicina Beit Lahila. Un uomo, presunto membro delle Brigate dei martiri di al Aqsa, è rimasto ucciso durante un raid aereo. Stati Uniti, Russia, ONU e Unione Europeo, hanno chiesto intanto alla Siria di chiudere immediatamente gli uffici della Jihad islamica a Damasco e di impedire ai militanti di usare il territorio siriano come base dalla quale pianificare attacchi terroristici.

 

Funzionari pachistani ed indiani hanno avviato, stamani, colloqui per concordare l’apertura della linea di confine che divide le due parti del Kashmir in modo da facilitare i soccorsi alla popolazione colpita dal terremoto dello scorso 8 ottobre. La regina Rania di Giordania è arrivata, intanto, in Pakistan per presenziare alla consegna degli aiuti umanitari di Amman. La Giordania ha inviato in Pakistan cinque aerei carichi di tende, medicinali, coperte e generi alimentari.

 

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha rinnovato, per altri sei mesi, la missione MINURSO nel Sahara occidentale. La missione, composta da 230 osservatori, soldati e forze dell’ordine internazionali sta cercando di sbloccare la contesa tra Marocco, al quale il territorio è annesso senza riconoscimento internazionale, e il Fronte Polisario, che chiede la realizzazione del referendum di autodeterminazione proposto dalle Nazioni Unite. Sulla situazione del Sahara occidentale, ascoltiamo il nostro servizio:

 

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Unico territorio dell’Africa a non aver mai ottenuto l’indipendenza, il Sahara occidentale è passato dalla dominazione coloniale spagnola del XIX secolo ad un’occupazione militare marocchina a partire dal 1975. La popolazione locale, i Saharawi, rivendicano il diritto dell’autodeterminazione. L’esercito per la liberazione del Sahara occidentale, il Fronte Polisario, ha chiesto l’indizione di un referendum di autodeterminazione ma agli abitanti nativi, oltre 260 mila, non è ancora stata data, la possibilità di esercitare il diritto al voto, come proposto dall’ONU. A questa popolazione bisogna poi aggiungere più di 210 mila coloni marocchini ai quali il Fronte Polisario non vorrebbe concedere la possibilità di esprimersi sull’in-dipendenza. Il Sahara occidentale, inizialmente rivendicato anche dalla Mauritania, è dunque al centro di una disputa ormai trentennale. Nel corso degli anni ’80, i soldati del Marocco, per difendersi dagli attacchi sferrati dal Polisario, hanno costruito migliaia di muri di sabbia e hanno dislocato più di un milione di mine. Attualmente, il Sahara occidentale è una delle regioni al mondo con il maggior numero di mine. Nel 1988, il governo di Rabat e il Polisario hanno aderito ad un piano di pace provvisorio e dal 1991 l’ONU controlla, con la missione MINURSO, il rispetto della tregua. La proroga di questa missione di peacekeeping, decisa ieri sera e presentata dagli Stati Uniti, ripropone adesso l’elemento centrale di questa spinosa questione: riconoscere o negare al popolo Sahrawi il diritto all’autodetermi-nazione. Il Sahara occidentale, poco più grande del Regno Unito, è uno tra i primi produttori al mondo di fosfati naturali, impiegati in vari settori quali l’agricoltura e l’industria bellica.

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Il presidente della Guinea Bissau, Bernardo Vieira, ha sciolto il governo guidato dal primo ministro Carlos Gomes Junior, sottolineando l’urgenza di garantire la stabilità e l’unità nazionale. La vittoria di Vieira alle presidenziali, tenutesi nel mese di luglio, non è stata mai riconosciuta dal primo ministro Gomes Junior, che aveva anche denunciato brogli e irregolarità.

 

Un uomo di 26 anni ed una ragazza di 14 sono morti pochi giorni fa in Vietnam dopo essere stati ricoverati in ospedale con sintomi simili a quelli provocati dall’influenza dei polli. Dopo questi due decessi sospetti, avvenuti nella provincia di Quang Binh, sono stati effettuati controlli che escluderebbero la presenza del virus. Intanto, l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha chiesto alla Cina chiarimenti sulle cause del decesso di una bambina di 12 anni, morta nei giorni scorsi in un’area rurale colpita dall’aviaria. Secondo il governo di Pechino, la dodicenne è morta per una polmonite.

 

La tempesta tropicale Beta è diventata un uragano e si è abbattuta, con venti a 120 chilometri l’ora, sulla piccola isola colombiana di Providencia, noto rifugio di pirati nel diciassettesimo secolo. Al momento, non si ha notizia di vittime. Cresce, inoltre, l’allerta nei Paesi dove, nelle prossime ore, è previsto l’arrivo dell’uragano: in Nicaragua, sono state evacuate diverse aree della costa e in Honduras il presidente Maduro ha decretato lo stato di emergenza.

 

Il più grande aereo passeggeri del mondo, l’Airbus 380, ha compiuto stamani il suo primo atterraggio, nell’aeroporto internazionale di Francoforte, davanti ad oltre 5 mila spettatori. L’aereo, in grado di trasportare 853 persone, è giunto ormai alla fase finale del collaudo. Il quadrireattore è in grado di volare, senza dover ricorrere ad uno scalo, per 15 mila chilometri ed è lungo più di 72 metri. Il primo Airbus 380 dovrebbe entrare in servizio alla fine del 2006.

 

 

 

 

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