RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 300 - Testo della trasmissione di giovedì 27 ottobre 2005

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’arcivescovo Giovanni Lajolo in Russia per un’importante visita ecumenica. Domani il Papa riceve l’ambasciatore russo presso la Santa Sede per la presentazione delle Lettere credenziali

 

Il Sinodo sull’Eucaristia, una straordinaria esperienza di collegialità: intervista con mons. Roland Minnerath

 

Oggi alle 17.30 nella Basilica Vaticana il cardinale Grocholewski presiede la celebrazione per l’inizio dell’Anno Accademico delle Pontificie Università Ecclesiastiche: con noi il porporato

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’India promette un aiuto di 25 milioni di dollari al Pakistan, dove sono più di 400 i villaggi non raggiunti dai soccorsi dopo il terremoto: ce ne parla Roberto Battiston

 

Dopo l’esito favorevole del referendum in Iraq, gli sciiti annunciano la formazione di una lista unica e i sunniti la creazione di una coalizione: con noi, il cardinale Roberto Tucci

 

Presentato a Roma il Dossier sull’immigrazione in Italia a cura della Caritas e della Fondazione Migrantes: interviste con mons. Francesco Montenegro e Franco Pittau

 

     Esce oggi con “Famiglia Cristiana” il primo volume de “La storia del Cristianesimo 1878-2005”: ai nostri microfoni, mons. Bruno Forte e Andrea Riccardi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Influenza aviaria: forse un nuovo vaccino per gli uomini, a contrastare il virus H7N1, ritenuto meno pericoloso del ceppo H5N1, principale imputato delle attuali infezioni nel mondo

 

Presentato il rapporto CENSIS sulla comunicazione in Italia

 

Assegnato al cardinale Karl Lehman il Premio ebraico Abraham Geiger 2006

 

Il governo cinese ha il “sincero desiderio” di migliorare le proprie relazioni col Vaticano

 

24 ORE NEL MONDO:

Rappresaglia israeliana dopo l’attentato, ieri, di estremisti palestinesi in un mercato ad Hadera

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 ottobre 2005

 

OGGI IL PAPA HA RICEVUTO IL PRESIDENTE DEL LAND TEDESCO 

DELLA RENANIA-PALATINATO E ALCUNI PRESULI

 

Stamane Benedetto XVI ha ricevuto in successive udienze: l'on. Kurt Beck, presidente del Land tedesco della Renania-Palatinato, con la consorte e il seguito; il cardinale William Henry Keeler, arcivescovo di Baltimore (Stati Uniti); mons. Sean Patrick O'Malley, arcivescovo di Boston (Stati Uniti); mons. Alberto Ricardo da Silva, vescovo di Díli (Timor Est); il vescovo Javier Echevarría Rodríguez, prelato della Prelatura personale dell'Opus Dei. Oggi alle 18,00 il Santo Padre riceverà il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.

 

 

RINUNCIA

 

Negli Stati Uniti il Santo Padre ha accettato la rinuncia all'ufficio di ausiliare della diocesi di Brooklyn  presentata da mons. René A. Valero per raggiunti limiti di età.

 

 

L’ARCIVESCOVO GIOVANNI LAJOLO IN RUSSIA PER UNA VISITA DAL PROFONDO

 SIGNIFICATO ECUMENICO. INTERVISTATO DA UN’AGENZIA DI MOSCA,

IL SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON GLI STATI DELLA SANTA SEDE, HA SOTTOLINEATO CHE UN VIAGGIO DI BENEDETTO XVI IN RUSSIA DOVREBBE ESSERE MOTIVO

DI GIOIA NON SOLO PER I CATTOLICI. INTANTO, DOMANI, IL PAPA RICEVE IN VATICANO IL NUOVO AMBASCIATORE RUSSO PER LE LETTERE CREDENZIALI

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

In primo piano, in questi giorni, le relazioni tra la Santa Sede e la Federazione Russa: domani, Benedetto XVI riceverà in udienza il nuovo ambasciatore russo per la presentazione delle Lettere credenziali. Incontro che avviene mentre è in corso a Mosca la visita dell’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede. La missione del presule, iniziata ieri per concludersi domenica, è particolarmente importante sotto il profilo ecumenico e fa seguito ad un invito del ministro degli Affari Esteri russo, Sergej Lavrov. La visita di mons. Lajolo, la sua prima volta in Russia, è caratterizzata da un’agenda ricca di incontri con rappresentanti delle istituzioni e personalità religiose. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Migliorare i rapporti con il Patriarcato di Mosca, anche in vista di una necessaria testimonianza comune di tutti i cristiani, nel mondo contemporaneo, dei valori evangelici”. E’ questa la finalità della significativa visita dell’arcivescovo Giovanni Lajolo in Russia. Così, lo stesso presule ha definito la portata del suo viaggio, in un’intervista al periodico cattolico “Svet Evangelja”, auspicando inoltre che si raggiungano “pieni rapporti diplomatici” tra Mosca e la Santa Sede. Dopo l’incontro di stamani con i vescovi cattolici, l’arcivescovo Lajolo sarà ricevuto nel pomeriggio alla Duma, la Camera bassa del parlamento russo. Domani, due colloqui di rilievo: il primo con il ministro degli Affari Esteri, Lavrov; il secondo con il Metropolita Kirill, presidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. Sabato è in programma una visita al Cremlino. Domenica, infine, prima della partenza per Roma, mons. Lajolo celebrerà la santa Messa nella cattedrale cattolica moscovita e si intratterrà con mons. Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo metropolita della diocesi della Madre di Dio a Mosca.

 

Intervistato dall’agenzia di stampa russa “Blagovest-Info”, mons. Lajolo ha ribadito che la “Santa Sede non chiede privilegi in favore della Chiesa cattolica, ma ovunque chiede il rispetto del diritto alla libertà di religione”. Quindi, si è soffermato sull’ipotesi di un viaggio apostolico del Papa in Russia. Tale visita, ha affermato mons. Lajolo all’agenzia, “costituirebbe un evento ecumenico molto significativo ed importante”, aggiungendo che “dovrebbe rappresentare un motivo di gioia e di speranza non solo per i cattolici, ma per tutta la Russia”. “Non penso – ha affermato il presule – che il Santo Padre compirebbe una visita che, invece di contribuire ad una maggiore comprensione e concordia anzitutto in campo cristiano, potesse essere motivo di tensione o di scontento”.

 

Mons. Lajolo riconosce che le relazioni tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa in Russia sono “segnate da reciproche difficoltà”, a volte da “una dolorosa incapacità di elaborare un linguaggio comune per affrontare l’esame e ricercare la soluzione delle divergenze”. Tuttavia, ha sottolineato che “non esistono problemi irrisolvibili, se solo ci lasciamo guidare dal Vangelo”. La Chiesa Cattolica è dunque “pronta da sempre ad esaminare insieme alla Chiesa Ortodossa i motivi e le occasioni delle differenze e talvolta dei malintesi per cercare di risolverli in spirito soprannaturale”. D’altro canto, ha constato l’arcivescovo Lajolo, “pur nei momenti più difficili, il canale di comunicazione tra la Santa Sede ed il Patriarcato di Mosca non si è mai chiuso”.

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IL SINODO SULL’EUCARISTIA,

UNA STRAORDINARIA ESPERIENZA DI COLLEGIALITA’

- Intervista con mons. Roland Minnerath -

 

A pochi giorni dalla fine del Sinodo sull’Eucaristia, sono ancora forti gli echi dell’assise che ha riunito cardinali e vescovi da tutto il mondo per restituire un’immagine ecclesiale, aggiornata e realistica, della vita eucaristica in rapporto alle culture e alle situazioni sociali dei vari continenti. Jeremy Brossard, della redazione francese, ha chiesto a mons. Roland Minnerath, segretario speciale del Sinodo, quale sia stata la sua esperienza:

 

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R. – C’EST MAGNIFIQUE! C’EST POUR LA PREMIERE FOIS QUE J’AI CE GENRE ...

E’ stato straordinario! E’ stata la prima volta che ho fatto un’esperienza di questo genere: abbiamo sentito quanto in un’assemblea  relativamente piccola – eravamo circa 250 – fosse presente in realtà il mondo intero, con tutte le sensibilità e anche con tutte le preoccupazioni che ciascuno  porta con sé. Sono tutti elementi nuovi che arricchiscono la nostra visione dell’Eucaristia, e sicuramente anche della fede e della Chiesa, che è veramente una comunità umana unica al mondo, perché essa è in ogni luogo ed è in ogni luogo la stessa.

 

D. – Al Sinodo si è parlato della dignità della celebrazione eucaristica e si è parlato anche della necessità di correggere alcuni abusi ...

 

R. – NOUS AVONS TOUS CONSTATE QU’IL Y A BEAUCOUP MOINS D’ABUS QU’IL Y A ...

Abbiamo potuto constatare tutti che oggi ci sono molto meno abusi di 20, 30 anni fa, e che per riscoprire il senso dell’Eucaristia è necessario che l’Eucaristia sia celebrata in tutta la sua pienezza per riuscire a penetrare nel suo mistero, perché essa non può assolutamente essere ridotta ad un fenomeno puramente umano. Ecco perché deve essere conservata l’atmosfera del mistero nella cura con cui viene celebrata. L’Eucaristia parla a tutte le dimensioni del nostro essere: non solo alla dimensione cerebrale, ma anche al cuore, al sentimento ... L’importanza dei gesti, la bellezza dei canti, spesso fanno passare messaggi più profondi di tutte le nostre parole.

 

D. – Questo Sinodo è stato voluto da Giovanni Paolo II e presieduto da Benedetto XVI ...

 

R. – C’EST UN SIGNE DE PLUS DE LA CONTINUITE ENTRE LE DEUX PONTIFICATS. ...

E’ un segno ulteriore della continuità tra i due Pontificati. Ma io direi che, intanto questo Sinodo non è ancora “archiviato”. Il Sinodo troverà il suo punto d’arrivo nell’Esortazione apostolica che, per consuetudine, il Papa pubblicherà tra qualche mese.

 

D. – Una parola su Benedetto XVI, sulla sua presenza al Sinodo…

 

R. – C’ETAIT EXTREMEMENT APPRECIE; IL VIENT EN FRERE E IL A GRAND SENS ...

E’ stata una presenza estremamente apprezzata, anche perché lui è venuto da fratello: ha un forte senso della collegialità e sin dai primi giorni ci ha detto che noi tutti abbiamo la responsabilità di guidare insieme la Chiesa.

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OGGI ALLE 17.30 NELLA BASILICA VATICANA IL CARDINALE GROCHOLEWSKI

 PRESIEDE LA CELEBRAZIONE PER L’INIZIO DELL’ANNO ACCADEMICO

DELLE PONTIFICIE UNIVERSITA’ ECCLESIASTICHE

- Intervista con il cardinale Zenon Grocholewski -

 

Il cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, presiede oggi pomeriggio alle 17.30 nella Basilica Vaticana la concelebrazione per l’inizio dell’Anno Accademico delle Pontificie Università Ecclesiastiche. Ma con quali auspici inizia questo nuovo anno? Giovanni Peduto lo ha chiesto allo stesso cardinale Grocholewski:

 

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R. - Penso che soprattutto dobbiamo avere presente che si è concluso l’Anno Eucaristico. Questo è un messaggio per il nuovo Anno Accademico: si deve valorizzare l’Eucaristia anche come fonte della conoscenza di Dio, della verità divina. Per conoscere i misteri di Dio non basta lo studio, ma dobbiamo avvicinarci al Signore con la preghiera. Se noi guardiamo i grandi teologi come San Tommaso d’Aquino, San Bonaventura, San Roberto Bellarmino, erano persone che hanno acquisito la conoscenza dei misteri di Dio soprattutto nella preghiera. Roberto Bellarmino ha detto: ho imparato più davanti al Tabernacolo che dai libri.

 

D. - Ci sono novità in quest’Anno Accademico?

 

R. – Penso che la novità principale sia il fatto che abbiamo un nuovo Pontefice, che è un nuovo esempio di metodologia teologica coraggiosa, di coerenza tra fede, preghiera e ragione. L’attuale Pontefice si distingue per la sua grande chiarezza. Io penso che oggi ci vuole chiarezza nell’esposizione della fede.

 

D. – Un accenno alle Pontificie Università Ecclesiastiche, almeno alle principali, e alle loro caratteristiche peculiari…

 

R. – Abbiamo a Roma un grande ventaglio di diversi istituti di studi superiori. Sette di questi sono università di cui  la più antica e più nota è la Pontificia Università Gregoriana dei Padri Gesuiti, che gode di grande prestigio in tutto il mondo ed ha avuto sempre un grande numero di studenti provenienti da varie nazioni.  Poi ha avuto un grande sviluppo l’Università del Papa, quella del Laterano. Un altro Ateneo specifico è la Pontificia Università Urbaniana che si occupa soprattutto della preparazione dei missionari, che devono conoscere le diverse culture. Un’altra università è l’Angelicum dei Padri Domenicani, con una sua propria specificità. I padri Francescani hanno invece l’Antonianum, che presta particolare attenzione alla Terra Santa e agli studi biblici. Ciascuna ha una sua caratteristica. Oltre a queste università ci sono a Roma moltissimi altri istituti specializzati in diverse materie e tutti si concentrano sulla missione della Chiesa, affinché la Chiesa possa sempre meglio svolgere la propria missione sia all’interno della Chiesa stessa che nel mondo.

 

D. – Queste Pontificie Università, Atenei, eccetera sono aperti a tutti ormai, non ci sono restrizioni di nessun genere …

 

R. – No, non ci sono restrizioni. Vi possono studiare tutti, anche non cattolici. Per esempio l’attuale Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ha conseguito il dottorato qui a Roma (ndr: negli anni ’60, presso l’Istituto Orientale dell’Università Gregoriana). Dunque possono studiare anche non cattolici. Molti ricevono borse di studio e vivono nei nostri collegi.

 

D. – Si può quantificare il numero di studenti che frequentano ...

 

R. – Sono oltre 20 mila studenti. L’ambiente è caratterizzato dall’internazionalità. Abbiamo studenti e anche professori provenienti da tutto il mondo. Questo rappresenta una grande ricchezza, un grande arricchimento. Credo che le Pontificie Università Ecclesiastiche siano il più internazionale centro di studi che esista oggi.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina il Medio Oriente: nuovo attentato suicida palestinese mette a rischio la tregua con Israele.

 

Servizio vaticano - Un articolo di del cardinale Javier Lozano Barragan dal titolo “Anzianità: piena maturità della vita”.

 

Servizio estero - Libano: dopo il rapporto sull’omicidio Hariri serie di incontri all’ONU per una risoluzione sulla Siria.

 

Servizio culturale - Un articolo di Agnese Pellegrini dal titolo “Luci ed ombre su Tucidide”: un volume di Luciano Canfora sullo storico greco.

Una monografica - a cura di Danilo Veneruso e di Francesco Malgeri - sui cento anni dalla nascita di Guido Gonella.

 

Servizio italiano - In rilievo le parole del Capo dello Stato: “Bisogna pensare ai problemi reali”.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 ottobre 2005

 

L’INDIA PROMETTE UN AIUTO DI 25 MILIONI DI DOLLARI AL PAKISTAN

DOVE SONO PIÙ DI 400 I VILLAGGI NON RAGGIUNTI DAI SOCCORSI DOPO IL TERREMOTO

- Intervista con Roberto Battiston -

 

In Pakistan è sempre più drammatica la situazione nella regione del Kashmir colpita l’8 ottobre dal violento terremoto che ha causato oltre 50 mila morti, migliaia di feriti e tre milioni di senzatetto. L’India, intanto, ha promesso un aiuto di 25 milioni dollari al Pakistan dove sono più di 400 i villaggi non ancora raggiunti dai soccorsi. L’ONU ha sollecitato aiuti urgenti perché la neve potrebbe arrivare tra qualche settimana. Attraverso la Caritas, anche la Chiesa pakistana è impegnata nell’opera di soccorso, come ci spiega al microfono di Fabio Colagrande da Islamabad Roberto Battiston, da anni in Pakistan, impegnato nel volontariato sociale:

 

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R. – Siamo in una grave emergenza. Ci sono interi villaggi distrutti. Purtroppo nelle zone più colpite dal sisma, vicino all’epicentro, ci sono ancora gravi difficoltà di comunicazione, perché le montagne sono molto friabili, ci sono frane sulle strade di accesso. Si arriva solo con elicotteri. Si parla addirittura di più di 400 villaggi non ancora raggiunti. E’ una tragedia di cui non ci si rende ancora conto del tutto.

 

D. – Su molte zone ha già iniziato a nevicare?

 

R. – Secondo le previsioni, il tempo peggiorerà tra alcuni giorni. Le Nazioni Unite hanno dato tre settimane di tempo prima dell’inizio delle nevicate.

 

D. – Come sono coordinati gli aiuti? Dalla Caritas Pakistan arrivano notizie che la cosa più difficile sia proprio coordinare le varie operazioni di soccorso …

 

R. – Il problema è di grandi dimensioni per le difficoltà nel raggiungere la zona colpita dal terremoto. Ovviamente in queste situazioni, in mancanza di una protezione civile adeguata è chiaro che la situazione è sempre più drammatica.

 

D. – La Chiesa è impegnata in questa opera di soccorso. In che modo?

 

R. – La Chiesa è impegnata soprattutto attraverso la Caritas. Si sono attivate varie Caritas nazionali. Svolgono il loro lavoro, in questo momento, soprattutto cercando di capire come intervenire nel modo migliore e ovviamente portando i primi aiuti, soprattutto tende e coperte, le cose più urgenti al momento insieme con i medicinali.

 

D. – Come è la collaborazione con le organizzazioni di un Paese musulmano? Come avviene anche questa sorta di dialogo interreligioso nella tragedia?

 

R. – Diventa un dialogo concreto. Proprio nell’aiutare gli altri ci si trova uno accanto all’altro; si lavora insieme per queste persone, per l’umanità e ci si scopre fratelli al di là della diversità religiose. Si scopre che si è figli dello stesso Padre. C’è un altruismo che fa rimanere senza parole.

 

D. – Come se dal disastro venissero fuori, poi, delle energie positive?

 

R. – Proprio così. Da una parte, con un cataclisma di questo genere sembra di trovarsi di fronte ad una fragilità dell’uomo. Dall’altra parte, si vede anche la sua forza e tutte le energie che scaturiscono da questo vivere per gli altri e donarsi agli altri.

 

D. – Si è parlato anche di una tragedia umanitaria che in qualche modo, forse in maniera anche un po’ forzosa, però, ha riavviato la cooperazione proprio lungo la frontiera che è stata causa di tanti scontri in Kashmir…

 

R. – Il Kashmir è una questione di non facile soluzione. Erano decine di anni che un velivolo da trasporto indiano non atterrava  in Pakistan, ma questa volta era per portare aiuti e rifornimenti. Naturalmente, non si può pensare ingenuamente che questa sia una soluzione, un riavvicinamento, ma siamo costretti tutti ad andare al di là delle divisioni per aiutare queste persone.

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ALMENO 19 MORTI PER SCONTRI A BAGHDAD TRA MILIZIANI SCIITI E LA POLIZIA.

DOPO L’ESITO FAVOREVOLE DEL REFERENDUM IN IRAQ, GLI SCIITI ANNUNCIANO

INTANTO LA FORMAZIONE DI UNA LISTA UNICA E I SUNNITI

 LA CREAZIONE DI UNA COALIZIONE

- Intervista con il cardinale Roberto Tucci -

 

In Iraq, 17 miliziani sciiti dell’esercito del Mehdi, la formazione del leader radicale sciita Moqtada Al Sadr, sono rimasti uccisi durante violenti scontri. Nei combattimenti sono morti anche due poliziotti iracheni. Dopo l’approvazione della Costituzione da parte del popolo iracheno si delineano intanto, sempre più chiaramente, gli schieramenti che il prossimo 15 dicembre si presenteranno alle elezioni politiche. La coalizione sciita attualmente al governo, ‘l’Alleanza irachena unita’, ha annunciato che parteciperà alla consultazione con una lista unica. La decisione è stata presa dopo una serie di intese, tra cui quella di riconoscere un maggiore ruolo al movimento nazionalista del leader religioso radicale, Moqtada al Sadr. Anche i tre principali gruppi sunniti – ilPartito islamico’, il ‘Consiglio del dialogo nazionale’ e la ‘Riunione del Popolo’ - hanno annunciato la formazione di una coalizione, il ‘Fronte iracheno della concordia’. In questa cruciale fase per l’Iraq, l’ambasciatore statunitense a Baghdad ha dichiarato, inoltre, che i progressi sul piano politico e il miglioramento del grado di preparazione delle forze armate irachene potrebbero consentire, nel 2006, una riduzione della presenza militare statunitense nel Paese arabo. Ma la strada dell’Iraq verso la democrazia non è priva, comunque, di aspetti controversi. Un articolo del testo costituzionale appena approvato precisa, ad esempio, che l’Islam è la principale fonte della legislazione. Ascoltiamo, in proposito, al microfono di Rosario Tronnolone, il cardinale Roberto Tucci.

 

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R. – Fanno un po’ paura questi principi che danno tanta importanza all’Islam per qualsiasi legislazione venga poi messa in atto nel Paese. E’ preoccupante il principio che l’Islam è la religione ufficiale dello Stato ed è fonte principale per la legislazione. Nessuna legge – precisa la Costituzione - può essere approvata se contraddice i principi fissati dalle regole islamiche. E’ vero che poi si accetta anche il sistema democratico e il sistema parlamentare. Qui c’è una certa contraddizione e posso capire che i cristiani si sentano un po’ esposti; sono solamente il 10 per cento della popolazione. Si dice che siano circa 800 mila, dei quali, credo, 200 mila cattolici. Non si tiene abbastanza conto che i caldei – si chiamano così i cristiani dell’Iraq – sono tra gli abitanti più antichi e quelli che si possono ricollegare con le antiche tradizioni del Paese, perché sono autentici cittadini. Non sono degli immigrati ma sono dei cristiani presenti in Iraq da molto più tempo degli islamici.

 

D. – Sull’Avvenire di ieri un rappresentante degli sciiti sottolineava come la Costituzione sia stata scritta in nome della gente. Ed è per questo che tanti hanno votato. Diceva anche: non abbiamo vinto noi, ha vinto tutto l’Iraq, anche i sunniti, anche se forse ancora non lo sanno…

 

R. – Uno degli elementi positivi della situazione attuale è la linea del capo religioso degli sciiti Al Sistani, perché effettivamente ha dimostrato di avere una grande moderazione. Siccome ha un grande prestigio morale e religioso presso gli sciiti, c’è da sperare che questo suo influsso permanga forte. Certo bisogna stare molto attenti. A me è piaciuto molto l’intervento del cardinale arcivescovo di Westminster, Murphy-O’Connor, che ha chiesto al ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, di fare in modo che l’Inghilterra e anche indirettamente la Comunità europea si preoccupino di impedire la formazione di una specie di Stato islamico con la sharia come legge dello Stato. E’ pericoloso. Noi non possiamo dire che il futuro sarà negativo  per i cristiani in Iraq, ma comunque non possiamo essere tranquilli.

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PRESENTATO OGGI A ROMA IL DOSSIER SULL’IMMIGRAZIONE

A CURA DELLA CARITAS E DELLA FONDAZIONE MIGRANTES

- Intervista con mons. Francesco Montenegro e Franco Pittau -

 

“Immigrazione è globalizzazione”. E’ il tema del  XV rapporto sull’immi-grazione presentato oggi a Roma da Caritas italiana e fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana (CEI). Alla conferenza era presente anche il direttore della Caritas italiana don Vittorio Nozza che ha sottolineato come il numero degli immigrati sia destinato a crescere nel corso degli anni e il bisogno quindi di diffondere una cultura dell’accoglienza perché non siano considerati solo forze lavoro ma prima di tutto uomini da rispettare. Il servizio di Marina Tomarro.

 

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Nel 1970 gli immigrati in Italia erano 144 mila, oggi a 35 anni di distanza gli stranieri regolarmente soggiornanti nel Paese sono 2 milioni e ottocentomila, di cui 340 mila  vivono Roma. E’  uno dei dati principali che vengono alla luce nel nuovo dossier statistico della Caritas intitolato “Immigrazione è globalizzazione”. Mons. Francesco Montenegro presidente nazionale della Caritas:

 

R. – Nella presentazione del dossier si vogliono sottolineare tre aspetti. Migrazione come globalizzazione, non solo una globalizzazione fatta di numeri e fatta di profitto, ma fatta da uomini. Quindi, il problema dell’immigrazione rende più umana anche la globalizzazione. Questo richiede una necessità di attenzione alla legislazione, una legislazione che è attenta e non può più considerare l’immigrazione come un’emergenza. Ormai ha una funzione strutturale, rientra nella nostra storia. E quindi se c’è immigrazione ed è così rilevante, è chiaro che dobbiamo parlare di partecipazione degli immigrati alla vita della nostra nazione. Quindi, togliendo quelle barriere di paura, di diversità, creando relazioni e camminando insieme.

 

Alla presentazione ha preso parte anche l’onorevole Franco Frattini vicepresidente della Commissione europea che ha sottolineato come gli immigrati rappresentino oggi una ricchezza per l’Europa, ma anche  il bisogno di un piano di azione, che deve impegnare tutte le istituzioni politiche e sociali del Paese per regolamentare i flussi di immigrazione ed impedire così l’espandersi della mano d’opera in nero. Ma quali sono i motivi che spingono queste persone a lasciare i loro Paesi d’ origine e ad arrivare in Italia? Franco Pittau coordinatore del dossier statistico per la Caritas:

 

R. – I dati del ministero dell’Interno ci aiutano molto, perché noi sappiamo che circa il 60 per cento viene per lavoro, un altro 30 per cento viene per motivi familiari. Quindi, noi abbiamo il 90 per cento dell’immigrazione in Italia, che viene per motivi stabili. Poi ci sono dei motivi minori, che possono essere lo studio. Si recano in Italia ogni anno quasi 50 mila persone per studio, oppure vengono per curarsi o perché hanno scelto l’Italia come patria di elezione.

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ESCE OGGI CON “FAMIGLIA CRISTIANA” IL PRIMO VOLUME

DE “LA STORIA DEL CRISTIANESIMO 1878-2005”

- Intervista con mons. Bruno Forte e Andrea Riccardi -

 

Far conoscere la storia del cristianesimo da Leone XIII a Benedetto XVI. E’ quanto si propone il settimanale Famiglia Cristiana che da oggi offre ai lettori il primo volume di un’opera iniziata in Francia nell’800 ed aggiornata al 265° pontificato. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

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Quattordici volumi che illustrano le pagine più importanti della storia del cristianesimo. Diretta dal cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, da mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto e da Andrea Riccardi, Ordinario di Storia Contemporanea alla Terza Università di Roma, “La storia del cristianesimo 1878-2005” offre una panoramica dei protagonisti della fede, degli Ordini, dei movimenti e dei documenti del Magistero. In collaborazione con il “Progetto culturale della Chiesa italiana” il settimanale “Famiglia cristiana” propone ai lettori un viaggio lungo 127 anni. Ma quale fase sta vivendo oggi la storia del cristianesimo? Risponde mons. Bruno Forte:

 

R. – Certamente una stagione di grandi sfide, ma anche di grandi promesse. Le grandi sfide sono quelle connesse alla ipotetica lettura di uno scontro di civiltà, che invece la Chiesa propone essere piuttosto un incontro di civiltà. Passare, dunque, dalla rottura al dialogo e all’incontro. Ma è anche una grande sfida che tutti noi cristiani dobbiamo portare avanti: essere ponti fra Oriente ed Occidente, essere ponti fra cristianesimo e islam, perché non lo scontro, ma il dialogo sia la via del futuro.  

 

D. – Come porsi guardando al futuro?

 

R. – Con un atteggiamento di fede, perché questa è la nostra forza. Il che vuol dire anche speranza nella fedeltà di Dio, fiducia nella sua presenza, e con un grande coraggio, il coraggio di quella libertà interiore che ci viene dalla ricerca della volontà di Dio, del piacere a Lui solo, e che proprio per ciò ci fa essere impegnati sul fronte della giustizia, della pace, della prossimità ai più deboli, senza paura. Certo, con umiltà, perché le nostre forze sono limitate, ma anche sapendo che la nostra vera forza è il Signore.

 

Da Leone XIII a Benedetto XVI: questi i Pontefici presentati dall’enci-clopedia del cristianesimo. Ma quali tappe più importanti ha percorso la cristianità in quest’arco di tempo? Ascoltiamo il professor Andrea Riccardi:

 

R. – Le tappe più importanti sono il rapporto con la modernità. Questa è la tappa decisiva e fondamentale.

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CHIESA E SOCIETA’

27 ottobre 2005

 

 

 

INFLUENZA AVIARIA: FORSE UN NUOVO VACCINO PER GLI UOMINI, A CONTRASTARE

 IL VIRUS H7N1, RITENUTO MENO PERICOLOSO DEL CEPPO H5N1, PRINCIPALE IMPUTATO DELLE ATTUALI INFEZIONI NEL MONDO.  LA SPERIMENTAZIONE SULL’UOMO

DEL FARMACO RD-3 SI PREVEDE NELLA PROSSIMA PRIMAVERA.

MONTANO INTANTO LE POLEMICHE PER I RITARDI DEI GOVERNI

E GLI ALLARMI CONTRADDITTORI AI CONSUMATORI

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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ROMA. = Dopo l’incontro europeo a Londra dei ministri della salute e la conferenza internazionale di Ottawa in Canada, che non hanno sortito le attese decisioni, delegati e rappresentanti di governo di tutto il mondo torneranno a riunirsi dal 7 al 9 novembre a Ginevra per decidere una campagna globale contro l’influenza     aviaria, e creare un fondo per sopperire a lacune di sistemi sanitari e veterinari nazionali, ed arginare l’espandersi della cosiddetta epidemia dei polli. Un altro vertice regionale di cinque Paesi del Sudest asiatico si svolgerà invece a Bangkok dal 1 al 3 novembre. E mentre sale la preoccupazione dei cittadini, privati di informazioni chiare sui rischi per l’uomo e su prevenzione e cure, infuocano le polemiche e cresce l’allarme per le conseguenze economiche. A tacitare notizie contraddittorie, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ieri sera ha detto sì al consumo di uova crude e carni di pollo: non c’è alcuna prova di pericolo. Sul fronte sanitario, l’importante comunicato stamane della Commissione europea: ricercatori italiani, britannici e norvegesi, che collaborano con l’Istituto francese Pasteur, hanno messo a punto “il primo vaccino che potrebbe servire per gli esseri umani”. In Italia intanto l’agenzia del farmaco (AIFA) ha scoraggiato la corsa dei cittadini all’acquisto all’estero dei vaccini Tamiflu e Relenza, poiché i due farmaci antivirali potrebbero essere usati per diminuire la gravità della malattia nei soggetti già infettati ma non potrebbero se utilizzati come profilassi di massa evitare la pandemia. Si continua inoltre a discutere sulla possibilità, in caso di emergenza, di produrre a livello locale i vaccini protetti da brevetto. Cosi farà il Vietnam – ha annunciato il governo di Hanoi – se l’influenza che ha gia mietuto nel Paese asiatico 41 morti si espanderà. E un nuovo focolaio è stato scoperto in Russia nella regione di Omsk, nella Siberia occidentale, mentre Pechino non ha dato conferme sul caso riportato da un giornale cinese di una bambina di 12 anni morta con sintomi dell’aviaria.

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PRESENTATO IL RAPPORTO CENSIS SULLA COMUNICAZIONE:

GLI ITALIANI APPASSIONATI DI NUOVE TECNOLOGIE, SOPRATTUTTO  DI TELEFONI

CELLULARI. IN FORTE CRESCITA LA TV DIGITALE MA C’E’ INSODDISFAZIONE

PER L’OFFERTA DEI PROGRAMMI TELEVISIVI MENTRE CAMBIA L’ASCOLTO DELLA RADIO

- Servizio di Alessandro Guarasci -

 

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ROMA. = Gli Italiani usano sempre di più i mass media. Lo afferma l’ultimo Rapporto CENSIS sulla comunicazione, presentato stamani a Roma. Negli ultimi quattro anni gli utenti dei cellulari sono raddoppiati, le nuove tecnologie sono parte integrante delle case degli italiani. E oramai sono 8 milioni le persone che guardano la tv digitale anche se a quasi la metà degli intervistati le nuove offerte televisive non piacciono. In compenso la radio sta vivendo una nuova primavera. Italiani dunque malati di cellulare. Nel 2001 i telefonini in Italia erano 21 milioni ora sono 40 milioni. L’amore per le nuove tecnologie sta crescendo. Questo è confermato dal fatto che nel 55,4% delle abitazioni c’è un computer, anche se l’11% non è connesso a internet. Circa il 49% degli italiani usa la tv tradizionale e oramai sono già otto milioni coloro che guardano la tv via satellite. Cala un po’ la lettura dei quotidiani, ma rimane stabile il numero dei lettori abituali. Per Giuseppe De Rita, presidente del CENSIS, tutto ciò però non vuol dire più comunicazione. Quando si aumentano gli strumenti a disposizione, per cui si raddoppia il numero di chi ha il telefonino, si triplicano le persone che hanno il computer, si aumentano gli strumenti, il problema è se contemporaneamente aumentano i significati. Il vero problema – secondo De Rita - è che alla fine gli strumenti diventano tutti uguali perché nessuno di loro rischia di essere diverso. E la Radio si sta trasformando in un nuovo media. Circa il 18 per cento degli italiani dice di ascoltare la radio dove capita, anche su internet o sul cellulare. La Tv è sempre la regina incontrastata dell’informazione, ma il 47,7% degli intervistati afferma che le nuove offerte sono solo un modo per spillare soldi. Ed Emilio Rossi, presidente dell’UCSI, non vorrebbe che sfuggisse il fatto della crescente resistenza e crescente fastidio per la volgarità, particolarmente rilevante proprio per la Televisione. In aumento gli acquisti su Internet. Sono 3 milioni in un anno gli Italiani che fanno spesa on line.

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AL CARDINALE KARL LEHMAN, PRESIDENTE DELL’EPISCOPATO TEDESCO,

VA L’EDIZIONE 2006 DEL PREMIO EBRAICO ABRAHAM GEIGER, PER I MERITI

 DEL PORPORATO NELLA PROMOZIONE DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI

 

BERLINO. = Il cardinale Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha vinto l’edizione 2006 del premio ebraico Abraham Geiger, per i suoi meriti a favore del dialogo tra cattolici ed ebrei. Il porporato viene premiato, spiega la motivazione, anche per la sua tolleranza e libertà di pensiero. Il riconoscimento, dotato di 5 mila euro, verrà consegnato al cardinale Lehmann il prossimo 20 marzo a Berlino. Il premio Abraham Geiger, che prende il nome da un rabbino tedesco vissuto nel XIX secolo, è stato istituito nel 1999 in occasione dell’inizio del corso di studi per rabbini all’università di Potsdam. Si tratta del primo corso aperto in Germania per rabbini dalla fine delle persecuzioni naziste contro gli ebrei. Il porporato ha già reso noto che intende devolvere la somma del premio a progetti sociali. (A.G.)

 

 

IL GOVERNO CINESE HA IL “SINCERO DESIDERIO” DI MIGLIORARE

LE PROPRIE RELAZIONI CON IL VATICANO: LA DICHIARAZIONE DI PECHINO

FA SEGUITO ALLE PAROLE DEL CARDINALE SODANO, SEGRETARIO DI STATO, 

RIGUARDO LA POSSIBILITA’ DI SPOSTARE LA SEDE

DELLA NUNZIATURA DELLA SANTA SEDE DA TAIPEI A PECHINO

- A cura di Roberta Gisotti -

 

PECHINO. = Il governo di Pechino ha il “sincero desiderio” di migliorare le proprie relazioni col Vaticano, e si augura che questo “faccia seguire i fatti alle parole”. Lo ha  detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri, Kong Quan, commentando le recenti dichiarazioni del cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato Vaticano, sui rapporti tra la Santa Sede e la Cina. Il porporato, interpellato da alcuni giornalisti a margine di un Convegno, ha spiegato che la Santa Sede è pronta a trasferire la Nunziatura Apostolica in Cina: “Ho detto tante volte che se possiamo avere contatti con Pechino, non domattina ma stasera stessa, l’incaricato d’affari che è a Taiwan va a Pechino.” Il portavoce governativo cinese ha puntualizzato le due condizioni che, secondo il governo cinese, dovrebbero essere soddisfatte: primo, che il Vaticano rompa le sue relazioni diplomatiche con Taipei; secondo, che “non interferisca negli affari interni cinesi, in particolare che non interferisca in nome della religione'”. Da parte sua, il cardinale Sodano ha evidenziato le intenzioni della Santa Sede: “Continuiamo a tendere ponti, perché la Chiesa non cerca altro se non annunciare i principi cristiani del Vangelo di Cristo, nel rispetto di tutti gli uomini e di tutte le culture”. Alla reazione di Pechino si è aggiunta stamane anche quella dell’ambasciatore di Taiwan presso la Santa Sede, Chou Seng Tou, secondo il quale “il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e Pechino è ancora lontano”, poiché permangono i problemi relativi al rispetto dei diritti fondamentali di ogni cinese e la questione della libertà religiosa e della nomina dei vescovi da parte del Papa.

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

27 ottobre 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 Tragedia in Olanda: almeno 11 immigrati sono morti in seguito ad un rogo divampato, la scorsa notte, in un centro di permanenza temporanea nell’aeroporto di Schiphol, tra Amsterdam e l’Aja. I ministri della Giustizia e dell'Immigrazione olandesi, hanno dichiarato che i soccorritori hanno fatto tutto il possibile e le autorità olandesi hanno reso noto che verrà aperta un’inchiesta sull’accaduto. Al momento dell’incendio, si trovavano nel centro più di 350 persone in attesa di essere espulse dal Paese.

 

 Rischia di precipitare la situazione in Medio Oriente dopo l’attentato di ieri nel mercato di Hadera, costato la vita a 5 persone. La risposta di Israele è stata durissima: nella notte sono stati sferrati diversi raid aerei nell’area di Gaza. Il premier israeliano, Ariel Sharon, ha detto che le azioni non si fermeranno fino a quando non termineranno gli atti terroristici palestinesi. In questo difficile scenario si complica, inoltre, la posizione del presidente palestinese, Abu Mazen, che vede ridimensionata la possibilità di controllare i gruppi fondamentalisti contrari al processo di pace. Ma quali potrebbero essere le strategie da adottare per ricondurre nuovamente questa crisi verso il dialogo? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al docente di Relazioni internazionali presso l’Università di Firenze, prof. Enzo Di Nolfo:

 

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R. – Credo che Abu Mazen debba imporre, chiedere ed ottenere dal suo governo un’azione in grado di spingere Hamas verso una condizione di impotenza. E’ un’operazione nella quale gli israeliani stessi si sono impegnati aiutando, indirettamente, Abu Mazen. Questo aiuto consiste in attacchi mirati contro gli esponenti dell’estremismo palestinese. Tuttavia, è una situazione che non sembra proporre alternative. Per questo non è possibile essere troppo ottimisti, dal momento che la rappresentatività di Abu Mazen è discussa soprattutto da parte dei movimenti estremisti all’interno di Gaza.

 

D. – Questi nuovi attacchi palestinesi non rischiano di creare una crisi, provocata da coloro che si erano detti contrari al ritiro da Gaza, anche nell’ambito della politica interna israeliana?

 

R. – Questa è un’ipotesi plausibile. Non so fino a che punto sia un’ipotesi realistica, nel senso che il consenso ottenuto da Sharon era stato abbastanza vasto e profondo nell’opinione pubblica israeliana. Tuttavia, è evidente che l’opposizione di Netanyahu e degli altri che avevano fatto coalizione contro Sharon, riceve forza dalla contraddizione che emerge dai fatti.

 

D. – Su questa tensione delle ultime ore si innesta poi un altro fronte di crisi, questa volta con l’Iran, il cui presidente Ahmadinejad ha proposto provocatoriamente di cancellare Israele dalla mappa mediorientale. Questo trambusto può essere provocato anche dai nuovi assetti geopolitici in quell’area, soprattutto dopo che l’Iraq ha approvato la costituzione e, quindi, in un certo senso, ha iniziato il suo difficile cammino verso la democrazia?

 

R. – In generale ho l’impressione che tutto il Medio Oriente stia per attraversare una fase di scollinamento rispetto alla fase più acuta della crisi. Siamo in cima alla crisi, ma siamo in un momento in cui si può e sia ricadere indietro che andare avanti. Non ci sono forze che spingono verso un processo di normalizzazione. Il fatto, viceversa, che il presidente iraniano si ponga su posizioni estremiste, dà tutta la misura del modo in cui in Iran, negli ambienti siriani, filoiraniani, nello stesso mondo iracheno, siano ancora fortemente presenti elementi contrari a questo sviluppo.

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 Dopo la ferma condanna di Stati Uniti ed Israele alle dichiarazioni del presidente iraniano Ahmadinejad, secondo cui Israele “deve essere cancellato dalla carta geografica”, anche l’Unione Europea stigmatizza le frasi del capo di Stato dell’Iran. Il presidente della Commissione Barroso e l’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza Solana hanno definito “assolutamente inaccettabili” le esternazioni del presidente iraniano.

 

 Tredici persone, fra cui cinque bambini, sono morte e altre 30 sono rimaste ferite nella città di Kanpur, in India settentrionale, quando un vecchio palazzo è crollato in seguito all'esplosione di una bombola di gas. Lo hanno detto responsabili locali. Il bilancio potrebbe aggravarsi perchè cinque dei feriti sono in gravi condizioni, hanno detto le fonti. “Le macerie sono state quasi interamente rimosse e non c'è più nessuno sotto di esse”, ha affermato Dipak Kumar, responsabile dell'amministrazione comunale. Nelle città indiane innumerevoli edifici sono vecchi di decenni e con poca manutenzione. Ad agosto a Mumbay era crollato un palazzo di quattro piani, con un bilancio di almeno 11 morti.

 I leader europei “condannano nella maniera più forte” i commenti attribuiti al presidente iraniano Ahmedinejad contro l'esistenza dello Stato di Israele. I 25, riuniti nel vertice di Hampton Court, sottolineano che i commenti ''causano preoccupazione riguardo il ruolo dell'Iran nella regione''. I capi di stato e di governo dell’UE sono riuniti nei pressi di Londra per il vertice informale dedicato ad un confronto sulla sfida della globalizzazione e il modello sociale europeo.  Il servizio di Fausta Speranza:

 

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L’aggettivo “informale” che ha definito dal momento dell’annuncio questo vertice si spiega con l’altro annuncio dato poche ore fa: non ci saranno conclusioni scritte. Blair, premier britannico e presidente di turno dell’UE,  lo ha spiegato alla vigilia: si tratta di trovare un accordo su una piattaforma di priorità strategiche per l'UE. Dunque - ha affermato – si tratta di volare alto sul piano delle strategie. In pratica, un ripensamento vero e proprio sulla direzione da prendere per il futuro, di fronte alla sfida della globalizzazione. Sei le priorità elencate da Blair: ricerca e sviluppo, università, demografia, immigrazione ed energia. Solo dopo - sottolinea Blair – si potrà riprendere in mano la questione del bilancio. Ricordiamo che a giugno scorso non è stato votato il piano delle prospettive finanziarie per il 2007-2013, con tutto ciò che questo comporta: senza pianificazione di bilancio non si possono fare politiche incisive. Blair si è impegnato a fare di tutto  per raggiungere un accordo sulle finanze  entro la fine del semestre britannico, cioè entro dicembre.  L’appuntamento di oggi sembra, in definitiva, l’occasione per riprendere slancio dopo quella che è stata definita una pausa di riflessione in conseguenza dei ‘no’ alla Costituzione. Cedendo ad una curiosità storica, ricordiamo che dal palazzo di Hampton Court, che ospita oggi i 25 leader, ha preso il nome lo storico trattato che nel 1527 sancì la pace tra Francia e Inghilterra. Spontaneo augurarsi almeno un rilassamento delle tensioni proprio tra Francia e Gran Bretagna protagoniste del braccio di ferro sul bilancio. Da parte sua, il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Durao Barroso, ha auspicato che dal vertice emergano “progetti concreti” per il futuro dell'Europa.

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 Almeno 7 persone sono morte in seguito ad una serie di attacchi lanciati da gruppi di ribelli contro isolati villaggi nel sud della Thailandia. Le vittime sono 5 civili e di 2 militanti separatisti. Gli attacchi sono stati condotti da ribelli che hanno preso di mira le milizie civili create dal governo per assicurare un sistema di difesa nei villaggi.

 

 In Italia, Lorenzo Cesa è il nuovo segretario dell’UDC. Sostituisce il dimissionario Follini. Al Consiglio nazionale che lo ha eletto per alzata di mano, il nuovo segretario del partito centrista, che fa parte della coalizione di maggioranza, ha chiarito che sarà in linea con quanto affermato dall’ultimo congresso. “Confermiamo – ha detto Cesa - il sostegno alla nuova legge elettorale, anche se l’avremmo voluta diversa, e il nostro no, senza se e senza ma, alla modifica  della legge sulla par condicio”. “Con la candidatura di Casini, - ha aggiunto Cesa - possiamo diventare un partito a due cifre ed essere capisaldi di  quel partito dei moderati che gli italiani ci chiedono”. 

 

 Dopo quelli sbarcati la notte scorsa sull’isola italiana, altri sei clandestini, a bordo di un’imbarcazione, sono stati fermati a Sud di Lampedusa dalla motovedetta Cp 818 della guardia costiera dopo la segnalazione fatta da un peschereccio.

 

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