RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
300 - Testo della trasmissione di giovedì 27 ottobre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Presentato il rapporto CENSIS sulla comunicazione in
Italia
Assegnato al cardinale Karl Lehman il Premio ebraico Abraham
Geiger 2006
Il governo cinese ha il “sincero desiderio” di
migliorare le proprie relazioni col Vaticano
Rappresaglia israeliana dopo l’attentato, ieri, di estremisti palestinesi in un mercato ad Hadera
27 ottobre 2005
OGGI
IL PAPA HA RICEVUTO IL PRESIDENTE DEL LAND TEDESCO
DELLA
RENANIA-PALATINATO E ALCUNI PRESULI
Stamane Benedetto XVI
ha ricevuto in successive udienze: l'on. Kurt Beck, presidente del Land
tedesco della Renania-Palatinato, con la consorte e
il seguito; il cardinale William Henry Keeler, arcivescovo di Baltimore
(Stati Uniti); mons. Sean Patrick
O'Malley, arcivescovo di Boston (Stati Uniti); mons. Alberto Ricardo da Silva, vescovo di Díli
(Timor Est); il vescovo Javier Echevarría
Rodríguez, prelato della Prelatura
personale dell'Opus Dei. Oggi alle 18,00
il Santo Padre riceverà il cardinale Crescenzio Sepe,
prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.
RINUNCIA
Negli Stati Uniti il Santo Padre ha accettato la rinuncia
all'ufficio di ausiliare della diocesi di Brooklyn presentata
da mons. René A. Valero per
raggiunti limiti di età.
L’ARCIVESCOVO
GIOVANNI LAJOLO IN RUSSIA PER UNA VISITA DAL PROFONDO
SIGNIFICATO ECUMENICO. INTERVISTATO DA
UN’AGENZIA DI MOSCA,
IL SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON
GLI STATI DELLA SANTA SEDE, HA SOTTOLINEATO CHE UN
VIAGGIO DI BENEDETTO XVI IN RUSSIA DOVREBBE ESSERE MOTIVO
DI GIOIA NON SOLO PER I CATTOLICI. INTANTO,
DOMANI, IL PAPA RICEVE IN VATICANO IL NUOVO AMBASCIATORE RUSSO PER LE LETTERE
CREDENZIALI
- Servizio di Alessandro
Gisotti -
In primo piano, in questi
giorni, le relazioni tra la Santa Sede e la Federazione Russa: domani,
Benedetto XVI riceverà in udienza il nuovo ambasciatore russo per la presentazione
delle Lettere credenziali. Incontro che avviene mentre
è in corso a Mosca la visita dell’arcivescovo Giovanni Lajolo,
segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede.
La missione del presule, iniziata ieri per concludersi
domenica, è particolarmente importante sotto il profilo ecumenico e fa seguito
ad un invito del ministro degli Affari Esteri russo, Sergej
Lavrov. La visita di mons. Lajolo,
la sua prima volta in Russia, è caratterizzata da un’agenda ricca di incontri con rappresentanti delle istituzioni e
personalità religiose. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
**********
“Migliorare i rapporti con il Patriarcato di Mosca, anche
in vista di una necessaria testimonianza comune di tutti i cristiani, nel mondo
contemporaneo,
dei valori evangelici”. E’ questa la finalità della significativa
visita dell’arcivescovo Giovanni Lajolo in Russia. Così, lo stesso presule ha definito la portata del suo viaggio, in
un’intervista al periodico cattolico “Svet Evangelja”, auspicando inoltre che si raggiungano “pieni
rapporti diplomatici” tra Mosca e la Santa Sede. Dopo l’incontro di
stamani con i vescovi cattolici, l’arcivescovo Lajolo
sarà ricevuto nel pomeriggio alla Duma, la Camera
bassa del parlamento russo. Domani, due colloqui di rilievo:
il primo con il ministro degli Affari Esteri, Lavrov;
il secondo con il Metropolita Kirill, presidente del Dipartimento
delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. Sabato è in
programma una visita al Cremlino. Domenica, infine, prima della partenza per
Roma, mons. Lajolo celebrerà la santa Messa nella
cattedrale cattolica moscovita e si intratterrà con
mons. Tadeusz Kondrusiewicz,
arcivescovo metropolita della diocesi della Madre di Dio a Mosca.
Intervistato
dall’agenzia di stampa russa “Blagovest-Info”, mons. Lajolo ha ribadito che la “Santa
Sede non chiede privilegi in favore della Chiesa cattolica, ma ovunque chiede
il rispetto del diritto alla libertà di religione”. Quindi,
si è soffermato sull’ipotesi di un viaggio apostolico del Papa in Russia. Tale
visita, ha affermato mons. Lajolo all’agenzia,
“costituirebbe un evento ecumenico molto significativo
ed importante”, aggiungendo che “dovrebbe rappresentare un motivo di gioia e di
speranza non solo per i cattolici, ma per tutta la Russia”. “Non penso – ha
affermato il presule – che il Santo Padre compirebbe una visita che, invece di
contribuire ad una maggiore comprensione e concordia anzitutto in campo cristiano,
potesse essere motivo di tensione o di scontento”.
Mons. Lajolo riconosce che le
relazioni tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa in Russia sono “segnate da reciproche difficoltà”, a volte da “una
dolorosa incapacità di elaborare un linguaggio comune per affrontare l’esame e
ricercare la soluzione delle divergenze”. Tuttavia, ha sottolineato
che “non esistono problemi irrisolvibili, se solo ci lasciamo guidare dal
Vangelo”. La Chiesa Cattolica è dunque “pronta da sempre ad esaminare insieme
alla Chiesa Ortodossa i motivi e le occasioni delle differenze e talvolta dei
malintesi per cercare di risolverli in spirito soprannaturale”. D’altro canto, ha constato l’arcivescovo Lajolo,
“pur nei momenti più difficili, il canale di comunicazione tra la Santa Sede ed
il Patriarcato di Mosca non si è mai chiuso”.
**********
UNA
STRAORDINARIA ESPERIENZA DI COLLEGIALITA’
-
Intervista con mons. Roland Minnerath
-
A pochi giorni dalla fine del Sinodo sull’Eucaristia, sono
ancora forti gli echi dell’assise che ha riunito
cardinali e vescovi da tutto il mondo per restituire un’immagine ecclesiale, aggiornata
e realistica, della vita eucaristica in rapporto alle culture e alle situazioni
sociali dei vari continenti. Jeremy Brossard, della redazione francese, ha chiesto a mons. Roland Minnerath, segretario
speciale del Sinodo, quale sia stata la sua esperienza:
**********
R. –
C’EST MAGNIFIQUE! C’EST POUR LA PREMIERE FOIS QUE J’AI CE
GENRE ...
E’ stato straordinario! E’ stata la prima volta che ho
fatto un’esperienza di questo genere: abbiamo sentito quanto in un’assemblea relativamente
piccola – eravamo circa 250 – fosse presente in realtà il mondo intero, con
tutte le sensibilità e anche con tutte le preoccupazioni che ciascuno porta con sé. Sono tutti elementi nuovi che
arricchiscono la nostra visione dell’Eucaristia, e sicuramente anche della fede
e della Chiesa, che è veramente una comunità umana unica al mondo, perché essa
è in ogni luogo ed è in ogni luogo la stessa.
D. – Al Sinodo si è parlato della dignità della
celebrazione eucaristica e si è parlato anche della necessità di correggere
alcuni abusi ...
R. – NOUS AVONS TOUS CONSTATE QU’IL Y A BEAUCOUP MOINS
D’ABUS QU’IL Y A ...
Abbiamo potuto constatare tutti che oggi ci sono molto
meno abusi di 20, 30 anni fa, e che per riscoprire il senso dell’Eucaristia è
necessario che l’Eucaristia sia celebrata in tutta la
sua pienezza per riuscire a penetrare nel suo mistero, perché essa non può
assolutamente essere ridotta ad un fenomeno puramente umano. Ecco perché deve
essere conservata l’atmosfera del mistero nella cura con cui viene
celebrata. L’Eucaristia parla a tutte le dimensioni del nostro essere: non solo
alla dimensione cerebrale, ma anche al cuore, al sentimento ... L’importanza
dei gesti, la bellezza dei canti, spesso fanno passare messaggi più profondi di
tutte le nostre parole.
D. – Questo Sinodo è stato voluto
da Giovanni Paolo II e presieduto da Benedetto XVI ...
R. – C’EST UN SIGNE DE PLUS DE LA CONTINUITE ENTRE LE DEUX
PONTIFICATS.
...
E’ un segno ulteriore della
continuità tra i due Pontificati. Ma io direi che, intanto
questo Sinodo non è ancora “archiviato”. Il Sinodo troverà il suo punto
d’arrivo nell’Esortazione apostolica che, per consuetudine, il Papa pubblicherà
tra qualche mese.
D. – Una parola su Benedetto XVI, sulla
sua presenza al Sinodo…
R. – C’ETAIT EXTREMEMENT APPRECIE; IL VIENT EN FRERE E IL
A GRAND SENS ...
E’ stata una presenza estremamente
apprezzata, anche perché lui è venuto da fratello: ha un forte senso della
collegialità e sin dai primi giorni ci ha detto che noi tutti abbiamo la
responsabilità di guidare insieme la Chiesa.
**********
OGGI ALLE 17.30 NELLA BASILICA VATICANA IL
CARDINALE GROCHOLEWSKI
PRESIEDE LA CELEBRAZIONE PER L’INIZIO
DELL’ANNO ACCADEMICO
DELLE
PONTIFICIE UNIVERSITA’ ECCLESIASTICHE
-
Intervista con il cardinale Zenon Grocholewski
-
Il cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione
Cattolica, presiede oggi pomeriggio alle 17.30 nella Basilica Vaticana la
concelebrazione per l’inizio dell’Anno Accademico delle Pontificie Università
Ecclesiastiche. Ma con quali auspici inizia questo
nuovo anno? Giovanni Peduto lo ha chiesto allo stesso cardinale Grocholewski:
**********
R. - Penso che
soprattutto dobbiamo avere presente che si è concluso
l’Anno Eucaristico. Questo è un messaggio per il nuovo Anno Accademico: si deve
valorizzare l’Eucaristia anche come fonte della conoscenza di Dio, della verità
divina. Per conoscere i misteri di Dio non basta lo studio, ma dobbiamo
avvicinarci al Signore con la preghiera. Se noi guardiamo i
grandi teologi come San Tommaso d’Aquino, San Bonaventura, San Roberto Bellarmino, erano persone che hanno acquisito la conoscenza
dei misteri di Dio soprattutto nella preghiera. Roberto Bellarmino ha detto: ho imparato più davanti al Tabernacolo
che dai libri.
D. - Ci sono novità in quest’Anno Accademico?
R. – Penso che
la novità principale sia il fatto che abbiamo un nuovo
Pontefice, che è un nuovo esempio di metodologia teologica coraggiosa, di
coerenza tra fede, preghiera e ragione. L’attuale Pontefice si distingue per la
sua grande chiarezza. Io penso che oggi ci vuole
chiarezza nell’esposizione della fede.
D. – Un accenno alle Pontificie Università Ecclesiastiche, almeno alle
principali, e alle loro caratteristiche peculiari…
R. – Abbiamo a
Roma un grande ventaglio di diversi istituti di studi
superiori. Sette di questi sono università di cui la più antica e più nota è la
Pontificia Università Gregoriana dei Padri Gesuiti, che gode di grande
prestigio in tutto il mondo ed ha avuto sempre un grande numero di studenti
provenienti da varie nazioni. Poi ha
avuto un grande sviluppo l’Università del Papa, quella del Laterano. Un altro
Ateneo specifico è la Pontificia Università Urbaniana
che si occupa soprattutto della preparazione dei missionari, che devono conoscere
le diverse culture. Un’altra università è l’Angelicum
dei Padri Domenicani, con una sua propria specificità.
I padri Francescani hanno invece l’Antonianum, che
presta particolare attenzione alla Terra Santa e agli studi biblici. Ciascuna
ha una sua caratteristica. Oltre a queste università ci sono
a Roma moltissimi altri istituti specializzati in diverse materie e tutti si
concentrano sulla missione della Chiesa, affinché la Chiesa possa sempre
meglio svolgere la propria missione sia all’interno della Chiesa stessa che nel
mondo.
D. – Queste
Pontificie Università, Atenei, eccetera sono aperti a tutti
ormai, non ci sono restrizioni di nessun genere …
R. – No, non ci
sono restrizioni. Vi possono studiare tutti, anche non cattolici. Per esempio
l’attuale Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ha
conseguito il dottorato qui a Roma (ndr: negli anni
’60, presso l’Istituto Orientale dell’Università Gregoriana). Dunque possono studiare anche non cattolici. Molti ricevono
borse di studio e vivono nei nostri collegi.
D. – Si può quantificare il numero di studenti che
frequentano ...
R. – Sono oltre
20 mila studenti. L’ambiente è caratterizzato dall’internazionalità. Abbiamo
studenti e anche professori provenienti da tutto il mondo. Questo rappresenta
una grande ricchezza, un grande arricchimento. Credo
che le Pontificie Università Ecclesiastiche siano il più internazionale centro
di studi che esista oggi.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il Medio
Oriente: nuovo attentato suicida palestinese mette a rischio la tregua con
Israele.
Servizio
vaticano - Un articolo di del cardinale Javier Lozano Barragan dal titolo
“Anzianità: piena maturità della vita”.
Servizio estero - Libano: dopo
il rapporto sull’omicidio Hariri serie di incontri all’ONU per una risoluzione sulla Siria.
Servizio culturale - Un
articolo di Agnese Pellegrini dal titolo “Luci ed
ombre su Tucidide”: un volume di Luciano Canfora
sullo storico greco.
Una
monografica - a cura di Danilo Veneruso e di
Francesco Malgeri - sui cento anni dalla nascita di
Guido Gonella.
Servizio
italiano - In rilievo le parole del Capo dello Stato: “Bisogna pensare ai
problemi reali”.
=======ooo=======
27 ottobre 2005
L’INDIA PROMETTE UN AIUTO DI 25 MILIONI DI DOLLARI AL PAKISTAN
DOVE SONO PIÙ DI 400 I VILLAGGI NON RAGGIUNTI DAI SOCCORSI DOPO IL
TERREMOTO
- Intervista con Roberto Battiston -
In Pakistan è
sempre più drammatica la situazione nella regione del Kashmir colpita l’8 ottobre dal violento terremoto che ha causato oltre 50
mila morti, migliaia di feriti e tre milioni di senzatetto. L’India, intanto,
ha promesso un aiuto di 25 milioni dollari al Pakistan dove sono più di 400 i
villaggi non ancora raggiunti dai soccorsi. L’ONU ha sollecitato aiuti urgenti
perché la neve potrebbe arrivare tra qualche settimana. Attraverso la Caritas, anche la Chiesa pakistana è impegnata nell’opera
di soccorso, come ci spiega al microfono di Fabio Colagrande
da Islamabad Roberto Battiston,
da anni in Pakistan, impegnato nel volontariato sociale:
************
R. – Siamo in una grave emergenza. Ci sono interi villaggi
distrutti. Purtroppo nelle zone più colpite dal sisma, vicino all’epicentro, ci
sono ancora gravi difficoltà di comunicazione, perché le montagne sono molto
friabili, ci sono frane sulle strade di accesso. Si
arriva solo con elicotteri. Si parla addirittura di più di 400 villaggi non
ancora raggiunti. E’ una tragedia di cui non ci si rende ancora conto del
tutto.
D. – Su molte zone ha già iniziato a nevicare?
R. – Secondo le previsioni, il tempo peggiorerà tra alcuni
giorni. Le Nazioni Unite hanno dato tre settimane di tempo
prima dell’inizio delle nevicate.
D. – Come sono
coordinati gli aiuti? Dalla Caritas Pakistan arrivano
notizie che la cosa più difficile sia proprio
coordinare le varie operazioni di soccorso …
R. – Il problema è di grandi
dimensioni per le difficoltà nel raggiungere la zona colpita dal terremoto.
Ovviamente in queste situazioni, in mancanza di una protezione civile adeguata
è chiaro che la situazione è sempre più drammatica.
D. – La Chiesa è impegnata in questa opera di soccorso. In che modo?
R. – La Chiesa è impegnata
soprattutto attraverso la Caritas. Si sono attivate
varie Caritas nazionali. Svolgono il loro lavoro, in
questo momento, soprattutto cercando di capire come intervenire nel modo
migliore e ovviamente portando i primi aiuti, soprattutto tende e coperte, le
cose più urgenti al momento insieme con i medicinali.
D. – Come è
la collaborazione con le organizzazioni di un Paese musulmano? Come avviene
anche questa sorta di dialogo interreligioso nella tragedia?
R. – Diventa un dialogo concreto.
Proprio nell’aiutare gli altri ci si trova uno accanto all’altro; si lavora
insieme per queste persone, per l’umanità e ci si scopre fratelli al di là della diversità religiose. Si scopre che si è figli
dello stesso Padre. C’è un altruismo che fa rimanere senza parole.
D. – Come se dal disastro
venissero fuori, poi, delle energie positive?
R. – Proprio così. Da una parte,
con un cataclisma di questo genere sembra di trovarsi di
fronte ad una fragilità dell’uomo. Dall’altra parte, si vede anche la sua forza
e tutte le energie che scaturiscono da questo vivere per gli altri e donarsi
agli altri.
D. – Si è parlato anche di una
tragedia umanitaria che in qualche modo, forse in maniera anche un po’ forzosa,
però, ha riavviato la cooperazione proprio lungo la
frontiera che è stata causa di tanti scontri in Kashmir…
R. – Il Kashmir è una questione di
non facile soluzione. Erano decine di anni che un velivolo
da trasporto indiano non atterrava in
Pakistan, ma questa volta era per portare aiuti e rifornimenti. Naturalmente,
non si può pensare ingenuamente che questa sia una soluzione, un
riavvicinamento, ma siamo costretti tutti ad andare al di là
delle divisioni per aiutare queste persone.
**********
ALMENO
19 MORTI PER SCONTRI A BAGHDAD TRA MILIZIANI SCIITI E LA POLIZIA.
DOPO
L’ESITO FAVOREVOLE DEL REFERENDUM IN IRAQ, GLI SCIITI ANNUNCIANO
INTANTO
LA FORMAZIONE DI UNA LISTA UNICA E I SUNNITI
LA CREAZIONE DI UNA COALIZIONE
-
Intervista con il cardinale Roberto Tucci -
In Iraq, 17 miliziani sciiti
dell’esercito del Mehdi, la formazione del leader radicale sciita Moqtada Al Sadr, sono rimasti uccisi durante violenti scontri. Nei
combattimenti sono morti anche due poliziotti iracheni. Dopo l’approvazione
della Costituzione da parte del popolo iracheno si delineano
intanto, sempre più chiaramente, gli schieramenti che il prossimo 15 dicembre
si presenteranno alle elezioni politiche. La coalizione
sciita attualmente al governo, ‘l’Alleanza irachena unita’,
ha annunciato che parteciperà alla consultazione con una lista unica. La
decisione è stata presa dopo una serie di intese, tra
cui quella di riconoscere un maggiore ruolo al movimento nazionalista del
leader religioso radicale, Moqtada al Sadr. Anche i tre principali gruppi sunniti – il ‘Partito islamico’, il ‘Consiglio
del dialogo nazionale’ e la ‘Riunione del Popolo’ - hanno annunciato la formazione di una coalizione,
il ‘Fronte iracheno della concordia’. In questa
cruciale fase per l’Iraq, l’ambasciatore statunitense a Baghdad ha dichiarato,
inoltre, che i progressi sul piano politico e il miglioramento del grado di
preparazione delle forze armate irachene potrebbero
consentire, nel 2006, una riduzione della presenza militare statunitense nel
Paese arabo. Ma la strada dell’Iraq verso la democrazia non è priva, comunque, di aspetti controversi. Un
articolo del testo costituzionale appena approvato precisa, ad esempio, che
l’Islam è la principale fonte della legislazione. Ascoltiamo, in
proposito, al microfono di Rosario Tronnolone, il
cardinale Roberto Tucci.
**********
R. – Fanno un po’ paura questi principi che danno tanta
importanza all’Islam per qualsiasi legislazione venga
poi messa in atto nel Paese. E’ preoccupante il principio che l’Islam è la
religione ufficiale dello Stato ed è fonte principale per la legislazione.
Nessuna legge – precisa la Costituzione - può essere approvata se contraddice i
principi fissati dalle regole islamiche. E’ vero che poi si accetta anche il
sistema democratico e il sistema parlamentare. Qui c’è
una certa contraddizione e posso capire che i cristiani si sentano un po’ esposti;
sono solamente il 10 per cento della popolazione. Si dice
che siano circa 800 mila, dei quali, credo, 200 mila cattolici. Non si tiene
abbastanza conto che i caldei – si chiamano così i
cristiani dell’Iraq – sono tra gli abitanti più antichi e quelli che si possono
ricollegare con le antiche tradizioni del Paese, perché sono autentici
cittadini. Non sono degli immigrati ma sono dei
cristiani presenti in Iraq da molto più tempo degli islamici.
D. – Sull’Avvenire di ieri un rappresentante degli sciiti sottolineava come la Costituzione sia stata scritta in nome
della gente. Ed è per questo che tanti hanno votato.
Diceva anche: non abbiamo vinto noi, ha vinto tutto
l’Iraq, anche i sunniti, anche se forse ancora non lo sanno…
R. – Uno degli elementi positivi
della situazione attuale è la linea del capo religioso degli sciiti Al Sistani, perché effettivamente ha dimostrato di avere una
grande moderazione. Siccome ha un grande prestigio
morale e religioso presso gli sciiti, c’è da sperare che questo suo influsso
permanga forte. Certo bisogna stare molto attenti. A me è piaciuto molto
l’intervento del cardinale arcivescovo di Westminster,
Murphy-O’Connor, che ha chiesto al ministro degli
Esteri britannico, Jack Straw, di fare in modo che
l’Inghilterra e anche indirettamente la Comunità europea si preoccupino
di impedire la formazione di una specie di Stato islamico con la sharia come legge dello Stato. E’ pericoloso. Noi non
possiamo dire che il futuro sarà negativo per i cristiani in Iraq, ma comunque non possiamo
essere tranquilli.
**********
PRESENTATO OGGI A ROMA IL DOSSIER
SULL’IMMIGRAZIONE
A CURA DELLA CARITAS E DELLA FONDAZIONE MIGRANTES
- Intervista con mons. Francesco Montenegro e Franco Pittau -
“Immigrazione è globalizzazione”.
E’ il tema del
XV rapporto sull’immi-grazione presentato oggi a Roma da Caritas italiana e fondazione Migrantes
della Conferenza episcopale italiana (CEI). Alla conferenza era presente anche
il direttore della Caritas italiana don Vittorio Nozza che ha sottolineato come il
numero degli immigrati sia destinato a crescere nel corso degli anni e il
bisogno quindi di diffondere una cultura dell’accoglienza perché non siano
considerati solo forze lavoro ma prima di tutto uomini da rispettare. Il
servizio di Marina Tomarro.
**********
Nel 1970 gli
immigrati in Italia erano 144 mila, oggi a 35 anni di distanza gli stranieri regolarmente
soggiornanti nel Paese sono 2 milioni e ottocentomila, di cui 340 mila vivono Roma. E’ uno dei dati
principali che vengono alla luce nel nuovo dossier statistico della Caritas intitolato “Immigrazione è globalizzazione”.
Mons. Francesco Montenegro presidente nazionale della
Caritas:
R. – Nella presentazione del dossier si vogliono sottolineare tre aspetti. Migrazione come globalizzazione, non solo una globalizzazione
fatta di numeri e fatta di profitto, ma fatta da
uomini. Quindi, il problema dell’immigrazione rende
più umana anche la globalizzazione. Questo richiede
una necessità di attenzione alla legislazione, una
legislazione che è attenta e non può più considerare l’immigrazione come
un’emergenza. Ormai ha una funzione strutturale, rientra
nella nostra storia. E quindi se c’è immigrazione ed è
così rilevante, è chiaro che dobbiamo parlare di partecipazione degli immigrati
alla vita della nostra nazione. Quindi, togliendo quelle
barriere di paura, di diversità, creando relazioni e camminando insieme.
Alla presentazione ha preso parte anche l’onorevole Franco
Frattini vicepresidente della Commissione europea che
ha sottolineato come gli immigrati rappresentino oggi
una ricchezza per l’Europa, ma anche il
bisogno di un piano di azione, che deve impegnare tutte le istituzioni
politiche e sociali del Paese per regolamentare i flussi di immigrazione ed
impedire così l’espandersi della mano d’opera in nero. Ma quali sono i motivi
che spingono queste persone a lasciare i loro Paesi d’ origine
e ad arrivare in Italia? Franco Pittau coordinatore
del dossier statistico per la Caritas:
R. – I dati del ministero dell’Interno ci aiutano
molto, perché noi sappiamo che circa il 60 per cento viene per lavoro, un altro
30 per cento viene per motivi familiari. Quindi, noi abbiamo
il 90 per cento dell’immigrazione in Italia, che viene per motivi stabili.
Poi ci sono dei motivi minori, che possono essere lo studio. Si recano in
Italia ogni anno quasi 50 mila persone per studio, oppure vengono per curarsi o
perché hanno scelto l’Italia come patria di elezione.
**********
ESCE OGGI CON “FAMIGLIA CRISTIANA” IL PRIMO
VOLUME
DE “LA
STORIA DEL CRISTIANESIMO 1878-2005”
-
Intervista con mons. Bruno Forte e Andrea Riccardi -
Far conoscere la storia del cristianesimo da Leone XIII a
Benedetto XVI.
E’ quanto si propone il settimanale Famiglia Cristiana
che da oggi offre ai lettori il primo volume di un’opera iniziata in Francia
nell’800 ed aggiornata al 265° pontificato. Il servizio di Tiziana Campisi.
**********
Quattordici volumi che illustrano le pagine più importanti
della storia del cristianesimo. Diretta dal cardinale Angelo Scola, patriarca di
Venezia, da mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto
e da Andrea Riccardi, Ordinario di Storia
Contemporanea alla Terza Università di Roma, “La
storia del cristianesimo 1878-2005” offre una panoramica dei protagonisti della
fede, degli Ordini, dei movimenti e dei documenti del Magistero. In collaborazione
con il “Progetto culturale della Chiesa italiana” il settimanale “Famiglia cristiana”
propone ai lettori un viaggio lungo 127 anni. Ma quale
fase sta vivendo oggi la storia del cristianesimo? Risponde mons. Bruno Forte:
R. – Certamente una stagione di grandi sfide, ma anche di
grandi promesse.
Le grandi sfide sono quelle connesse alla ipotetica
lettura di uno scontro di civiltà, che invece la Chiesa propone essere piuttosto
un incontro di civiltà. Passare, dunque, dalla rottura al dialogo e
all’incontro. Ma è anche una grande sfida che tutti
noi cristiani dobbiamo portare avanti: essere ponti fra Oriente ed Occidente,
essere ponti fra cristianesimo e islam, perché non lo scontro, ma il dialogo
sia la via del futuro.
D. – Come
porsi guardando al futuro?
R. – Con un atteggiamento di fede, perché questa è la
nostra forza.
Il che vuol dire anche speranza nella fedeltà di Dio, fiducia nella sua
presenza, e con un grande coraggio, il coraggio di
quella libertà interiore che ci viene dalla ricerca della volontà di Dio, del
piacere a Lui solo, e che proprio per ciò ci fa essere impegnati sul fronte
della giustizia, della pace, della prossimità ai più deboli, senza paura. Certo,
con umiltà, perché le nostre forze sono limitate, ma anche sapendo che la
nostra vera forza è il Signore.
Da Leone XIII a Benedetto XVI: questi i Pontefici
presentati dall’enci-clopedia del cristianesimo. Ma quali tappe più importanti ha percorso la cristianità in quest’arco di tempo?
Ascoltiamo il professor Andrea Riccardi:
R. – Le
tappe più importanti sono il rapporto con la modernità. Questa è la tappa decisiva
e fondamentale.
**********
=======ooo=======
27 ottobre 2005
INFLUENZA AVIARIA: FORSE UN NUOVO VACCINO PER GLI
UOMINI, A CONTRASTARE
IL VIRUS H7N1, RITENUTO MENO
PERICOLOSO DEL CEPPO H5N1, PRINCIPALE IMPUTATO DELLE ATTUALI INFEZIONI NEL
MONDO. LA SPERIMENTAZIONE
SULL’UOMO
DEL
FARMACO RD-3 SI PREVEDE NELLA PROSSIMA PRIMAVERA.
MONTANO
INTANTO LE POLEMICHE PER I RITARDI DEI GOVERNI
E GLI
ALLARMI CONTRADDITTORI AI CONSUMATORI
-
Servizio di Roberta Gisotti -
**********
ROMA. = Dopo l’incontro europeo a Londra
dei ministri della salute e la conferenza internazionale di Ottawa
in Canada, che non hanno sortito le attese decisioni, delegati e rappresentanti
di governo di tutto il mondo torneranno a riunirsi dal 7 al 9 novembre a Ginevra
per decidere una campagna globale contro l’influenza aviaria, e creare un fondo per sopperire a
lacune di sistemi sanitari e veterinari nazionali, ed arginare l’espandersi
della cosiddetta epidemia dei polli. Un altro vertice regionale di cinque Paesi
del Sudest asiatico si svolgerà invece a Bangkok dal 1 al 3 novembre. E mentre
sale la preoccupazione dei cittadini, privati di informazioni
chiare sui rischi per l’uomo e su prevenzione e cure, infuocano le polemiche e
cresce l’allarme per le conseguenze economiche. A tacitare notizie
contraddittorie, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ieri
sera ha detto sì al consumo di uova crude e carni di
pollo: non c’è alcuna prova di pericolo. Sul fronte sanitario, l’importante
comunicato stamane della Commissione europea: ricercatori
italiani, britannici e norvegesi, che collaborano con l’Istituto francese Pasteur, hanno messo a punto “il
primo vaccino che potrebbe servire per gli esseri umani”. In Italia intanto
l’agenzia del farmaco (AIFA) ha scoraggiato la corsa dei cittadini all’acquisto
all’estero dei vaccini Tamiflu e Relenza,
poiché i due farmaci antivirali potrebbero essere usati per diminuire la
gravità della malattia nei soggetti già infettati ma
non potrebbero se utilizzati come profilassi di massa evitare la pandemia. Si
continua inoltre a discutere sulla possibilità, in caso di emergenza,
di produrre a livello locale i vaccini protetti da brevetto. Cosi farà il Vietnam – ha annunciato il governo di Hanoi – se l’influenza che ha gia mietuto nel Paese
asiatico 41 morti si espanderà. E un nuovo focolaio è stato scoperto in Russia
nella regione di Omsk, nella
Siberia occidentale, mentre Pechino non ha dato conferme sul caso riportato da
un giornale cinese di una bambina di 12 anni morta con sintomi dell’aviaria.
**********
PRESENTATO IL RAPPORTO CENSIS SULLA
COMUNICAZIONE:
GLI ITALIANI APPASSIONATI DI NUOVE TECNOLOGIE,
SOPRATTUTTO DI
TELEFONI
CELLULARI. IN FORTE CRESCITA LA TV DIGITALE MA C’E’ INSODDISFAZIONE
PER L’OFFERTA DEI PROGRAMMI TELEVISIVI MENTRE CAMBIA
L’ASCOLTO DELLA RADIO
- Servizio di Alessandro
Guarasci -
**********
ROMA.
= Gli Italiani usano sempre di più i mass media. Lo
afferma l’ultimo Rapporto CENSIS sulla comunicazione, presentato stamani a
Roma. Negli ultimi quattro anni gli utenti dei cellulari sono
raddoppiati, le nuove tecnologie sono parte integrante delle case degli
italiani. E oramai sono 8 milioni le persone che guardano la tv digitale anche se a quasi la metà degli intervistati le
nuove offerte televisive non piacciono. In compenso la radio sta vivendo una
nuova primavera. Italiani dunque malati di cellulare. Nel 2001 i telefonini in
Italia erano 21 milioni ora sono 40 milioni. L’amore
per le nuove tecnologie sta crescendo. Questo è confermato dal fatto che nel
55,4% delle abitazioni c’è un computer, anche se l’11% non è connesso a internet. Circa il 49% degli italiani usa la tv tradizionale
e oramai sono già otto milioni coloro che guardano la tv via
satellite. Cala un po’ la lettura dei quotidiani, ma rimane stabile il
numero dei lettori abituali. Per Giuseppe De Rita, presidente del CENSIS, tutto
ciò però non vuol dire più comunicazione. Quando si aumentano gli strumenti a
disposizione, per cui si raddoppia il numero di chi ha
il telefonino, si triplicano le persone che hanno il computer, si aumentano gli
strumenti, il problema è se contemporaneamente aumentano i significati. Il vero
problema – secondo De Rita - è che alla fine gli strumenti diventano tutti
uguali perché nessuno di loro rischia di essere
diverso. E la Radio si sta trasformando in un nuovo
media. Circa il 18 per cento degli italiani dice di ascoltare la radio dove
capita, anche su internet o sul cellulare. La Tv è sempre la regina
incontrastata dell’informazione, ma il 47,7% degli intervistati afferma che le
nuove offerte sono solo un modo per spillare soldi. Ed Emilio
Rossi, presidente dell’UCSI, non vorrebbe che sfuggisse il fatto della
crescente resistenza e crescente fastidio per la volgarità, particolarmente
rilevante proprio per la Televisione. In aumento gli acquisti su Internet. Sono
3 milioni in un anno gli Italiani che fanno spesa on line.
**********
AL CARDINALE KARL LEHMAN, PRESIDENTE DELL’EPISCOPATO
TEDESCO,
VA L’EDIZIONE 2006 DEL PREMIO EBRAICO ABRAHAM
GEIGER, PER I MERITI
DEL PORPORATO
NELLA PROMOZIONE DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI
BERLINO. = Il cardinale Karl
Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca,
ha vinto l’edizione 2006 del premio ebraico Abraham Geiger, per i
suoi meriti a favore del dialogo tra cattolici ed ebrei. Il porporato viene premiato, spiega la motivazione, anche per la sua tolleranza
e libertà di pensiero. Il riconoscimento, dotato di 5 mila euro, verrà consegnato al cardinale Lehmann
il prossimo 20 marzo a Berlino. Il premio Abraham Geiger, che prende il
nome da un rabbino tedesco vissuto nel XIX secolo, è
stato istituito nel 1999 in occasione dell’inizio del corso di studi per
rabbini all’università di Potsdam. Si tratta del
primo corso aperto in Germania per rabbini dalla fine delle persecuzioni
naziste contro gli ebrei. Il porporato ha già reso noto
che intende devolvere la somma del premio a progetti sociali. (A.G.)
IL
GOVERNO CINESE HA IL “SINCERO DESIDERIO” DI MIGLIORARE
LE
PROPRIE RELAZIONI CON IL VATICANO: LA DICHIARAZIONE DI PECHINO
FA
SEGUITO ALLE PAROLE DEL
CARDINALE SODANO, SEGRETARIO DI STATO,
RIGUARDO
LA POSSIBILITA’ DI SPOSTARE LA SEDE
DELLA
NUNZIATURA DELLA SANTA SEDE DA TAIPEI A PECHINO
- A
cura di Roberta Gisotti -
PECHINO. = Il governo di Pechino ha il “sincero desiderio”
di migliorare le proprie relazioni col Vaticano, e si augura che questo “faccia
seguire i fatti alle parole”. Lo ha detto oggi il portavoce del ministero
degli Esteri, Kong Quan, commentando le recenti
dichiarazioni del cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato Vaticano, sui
rapporti tra la Santa Sede e la Cina. Il porporato, interpellato da alcuni
giornalisti a margine di un Convegno, ha spiegato che la Santa Sede è pronta a
trasferire la Nunziatura Apostolica in Cina: “Ho detto tante volte che se
possiamo avere contatti con Pechino, non domattina ma
stasera stessa, l’incaricato d’affari che è a Taiwan va a Pechino.” Il
portavoce governativo cinese ha puntualizzato le due condizioni che, secondo il
governo cinese, dovrebbero essere soddisfatte: primo, che il Vaticano rompa le
sue relazioni diplomatiche con Taipei; secondo, che
“non interferisca negli affari interni cinesi, in particolare che non
interferisca in nome della religione'”. Da parte sua,
il cardinale Sodano ha evidenziato le intenzioni della
Santa Sede: “Continuiamo a tendere ponti, perché la Chiesa non cerca altro se
non annunciare i principi cristiani del Vangelo di Cristo, nel rispetto di
tutti gli uomini e di tutte le culture”. Alla reazione di Pechino si è aggiunta
stamane anche quella dell’ambasciatore di Taiwan
presso la Santa Sede, Chou Seng
Tou, secondo il quale “il ristabilimento delle
relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e Pechino è ancora lontano”,
poiché permangono i problemi relativi al rispetto dei diritti
fondamentali di ogni cinese e la questione della libertà religiosa e della
nomina dei vescovi da parte del Papa.
=======ooo=======
27 ottobre 2005
- A cura di Amedeo
Lomonaco -
Tragedia
in Olanda: almeno 11 immigrati sono morti in seguito ad un rogo divampato, la
scorsa notte, in un centro di permanenza temporanea nell’aeroporto di Schiphol, tra Amsterdam e l’Aja.
I ministri della Giustizia e dell'Immigrazione olandesi, hanno dichiarato che i
soccorritori hanno fatto tutto il possibile e le autorità olandesi hanno reso noto che verrà aperta un’inchiesta sull’accaduto. Al
momento dell’incendio, si trovavano nel centro più di 350 persone in attesa di essere espulse dal Paese.
Rischia di precipitare la situazione in Medio
Oriente dopo l’attentato di ieri nel mercato di Hadera,
costato la vita a 5 persone. La risposta di Israele è stata
durissima: nella notte sono stati sferrati diversi raid aerei nell’area di
Gaza. Il premier israeliano, Ariel Sharon, ha detto
che le azioni non si fermeranno fino a quando non termineranno gli atti terroristici
palestinesi. In questo difficile scenario si complica, inoltre, la posizione
del presidente palestinese, Abu Mazen,
che vede ridimensionata la possibilità di controllare i gruppi fondamentalisti
contrari al processo di pace. Ma quali potrebbero
essere le strategie da adottare per ricondurre nuovamente questa crisi verso il
dialogo? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al docente di Relazioni
internazionali presso
l’Università di Firenze, prof. Enzo Di Nolfo:
**********
R. – Credo che Abu Mazen debba imporre, chiedere ed ottenere dal suo governo
un’azione in grado di spingere Hamas verso una condizione di impotenza.
E’ un’operazione nella quale gli israeliani stessi si sono impegnati aiutando,
indirettamente, Abu Mazen.
Questo aiuto consiste in attacchi mirati contro gli esponenti dell’estremismo
palestinese. Tuttavia, è una situazione che non sembra proporre alternative.
Per questo non è possibile essere troppo ottimisti, dal
momento che la rappresentatività di Abu Mazen è discussa soprattutto da parte dei movimenti
estremisti all’interno di Gaza.
D. – Questi nuovi attacchi
palestinesi non rischiano di creare una crisi, provocata da coloro che si erano detti contrari al ritiro da Gaza, anche nell’ambito
della politica interna israeliana?
R. – Questa è un’ipotesi
plausibile. Non so fino a che punto sia un’ipotesi
realistica, nel senso che il consenso ottenuto da Sharon era stato abbastanza
vasto e profondo nell’opinione pubblica israeliana. Tuttavia, è evidente che
l’opposizione di Netanyahu e degli altri che avevano fatto
coalizione contro Sharon, riceve forza dalla contraddizione che emerge dai
fatti.
D. – Su questa tensione delle
ultime ore si innesta poi un altro fronte di crisi,
questa volta con l’Iran, il cui presidente Ahmadinejad ha proposto provocatoriamente di
cancellare Israele dalla mappa mediorientale. Questo trambusto può essere
provocato anche dai nuovi assetti geopolitici in
quell’area, soprattutto dopo che l’Iraq ha approvato la costituzione e, quindi,
in un certo senso, ha iniziato il suo difficile cammino verso la democrazia?
R. – In generale ho
l’impressione che tutto il Medio Oriente stia per
attraversare una fase di scollinamento rispetto alla
fase più acuta della crisi. Siamo in cima alla crisi, ma siamo in un momento in
cui si può e sia ricadere indietro che andare avanti.
Non ci sono forze che spingono verso un processo di normalizzazione.
Il fatto, viceversa, che il presidente iraniano si ponga
su posizioni estremiste, dà tutta la misura del modo in cui in Iran, negli
ambienti siriani, filoiraniani, nello stesso mondo
iracheno, siano ancora fortemente presenti elementi contrari a questo sviluppo.
**********
Dopo la ferma condanna di Stati Uniti ed
Israele alle dichiarazioni del presidente iraniano Ahmadinejad,
secondo cui Israele “deve essere cancellato dalla carta geografica”, anche
l’Unione Europea stigmatizza le frasi del capo di
Stato dell’Iran. Il presidente della Commissione Barroso
e l’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza Solana hanno definito “assolutamente inaccettabili” le
esternazioni del presidente iraniano.
Tredici persone, fra cui cinque bambini, sono
morte e altre 30 sono rimaste ferite nella città di Kanpur,
in India settentrionale, quando un vecchio palazzo è crollato in seguito all'esplosione
di una bombola di gas. Lo hanno detto responsabili locali. Il bilancio potrebbe aggravarsi perchè cinque dei feriti sono in gravi
condizioni, hanno detto le fonti. “Le macerie sono state quasi interamente
rimosse e non c'è più nessuno sotto di esse”, ha affermato
Dipak Kumar, responsabile
dell'amministrazione comunale. Nelle città indiane innumerevoli edifici sono
vecchi di decenni e con poca manutenzione. Ad agosto a Mumbay
era crollato un palazzo di quattro piani, con un bilancio di almeno 11 morti.
I
leader europei “condannano nella maniera più forte” i commenti attribuiti al
presidente iraniano Ahmedinejad contro l'esistenza
dello Stato di Israele. I 25, riuniti nel vertice di Hampton Court, sottolineano che i
commenti ''causano preoccupazione riguardo il ruolo dell'Iran nella regione''. I capi di stato e di governo dell’UE sono
riuniti nei pressi di Londra per il vertice informale dedicato ad un confronto
sulla sfida della globalizzazione e il modello sociale europeo. Il servizio di Fausta Speranza:
**********
L’aggettivo “informale” che ha
definito dal momento dell’annuncio questo vertice si
spiega con l’altro annuncio dato poche ore fa: non ci saranno conclusioni scritte.
Blair, premier britannico e presidente di turno dell’UE, lo ha spiegato alla vigilia: si tratta
di trovare un accordo su una piattaforma di priorità strategiche per l'UE. Dunque - ha affermato – si tratta di volare alto sul piano
delle strategie. In pratica, un ripensamento vero e proprio
sulla direzione da prendere per il futuro, di fronte alla sfida della globalizzazione.
Sei le priorità elencate da Blair: ricerca e sviluppo,
università, demografia, immigrazione ed energia. Solo dopo - sottolinea
Blair – si potrà riprendere in mano la questione del bilancio. Ricordiamo che a
giugno scorso non è stato votato il piano delle prospettive finanziarie per il
2007-2013, con tutto ciò che questo comporta: senza
pianificazione di bilancio non si possono fare politiche incisive. Blair si è
impegnato a fare di tutto
per raggiungere un accordo sulle finanze entro la fine del semestre britannico, cioè
entro dicembre. L’appuntamento di oggi sembra, in definitiva, l’occasione per riprendere
slancio dopo quella che è stata definita una pausa di riflessione in
conseguenza dei ‘no’ alla Costituzione. Cedendo ad una curiosità storica, ricordiamo
che dal palazzo di Hampton Court, che ospita oggi i
25 leader, ha preso il nome lo storico trattato che nel 1527 sancì
la pace tra Francia e Inghilterra. Spontaneo augurarsi almeno
un rilassamento delle tensioni proprio tra Francia e Gran Bretagna protagoniste
del braccio di ferro sul bilancio. Da parte sua, il presidente della
Commissione europea, Josè Manuel Durao Barroso, ha auspicato che dal vertice emergano
“progetti concreti” per il futuro dell'Europa.
**********
Almeno 7 persone sono morte in seguito ad una serie di attacchi lanciati da gruppi di ribelli contro isolati
villaggi nel sud della Thailandia. Le vittime sono 5 civili e di 2 militanti
separatisti. Gli attacchi sono stati condotti da ribelli che hanno preso di
mira le milizie civili create dal governo per assicurare un sistema di difesa
nei villaggi.
In Italia, Lorenzo Cesa
è il nuovo segretario dell’UDC. Sostituisce il dimissionario Follini. Al Consiglio nazionale che lo ha eletto per alzata
di mano, il nuovo segretario del partito centrista, che fa parte della coalizione di maggioranza, ha chiarito che sarà in linea con
quanto affermato dall’ultimo congresso. “Confermiamo – ha detto Cesa - il sostegno alla nuova legge elettorale, anche se
l’avremmo voluta diversa, e il nostro no, senza se e senza ma, alla modifica della legge sulla
par condicio”. “Con la candidatura di Casini, - ha
aggiunto Cesa - possiamo diventare un partito a due
cifre ed essere capisaldi di
quel partito dei moderati che gli italiani ci chiedono”.
Dopo quelli sbarcati la notte scorsa sull’isola italiana, altri
sei clandestini, a bordo di un’imbarcazione, sono stati fermati a Sud di
Lampedusa dalla motovedetta Cp 818 della guardia
costiera dopo la segnalazione fatta da un peschereccio.
=======ooo=======