RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
299 - Testo della trasmissione di mercoledì 26 ottobre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Visita
ufficiale a Mosca del segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, mons.
Giovanni Lajolo
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Terzo focolaio di influenza
aviaria nella Cina centrale
La siccità in Mozambico ha
messo a rischio di sopravvivenza più di mezzo milione di persone
Decimo Convegno nazionale di Comunione di Rinnovamento carismatico
cattolico a Fiuggi
Nuovi attentati in Iraq
all’indomani dell’approvazione della Costituzione. - In Libano l’esercito
circonda basi palestinesi radicali al confine con la Siria
26 ottobre 2005
ALL’UDIENZA GENERALE, LA PREGHIERA DI BENEDETTO
XVI PER LE TANTE NECESSITA’
DELLA CHIESA E DEL MONDO, IN PARTICOLARE PER
LE POPOLAZIONI COLPITE
DAL
TERREMOTO E DA ALTRE CALAMITA’ AMBIENTALI
Come sempre anche stamane una grande folla di pellegrini
ha accolto il Papa in Piazza San Pietro per l’Udienza generale, tra questi un
numeroso gruppo di circa mille bambini e ragazzi di varie regioni italiane,
guariti negli ultimi 10 anni da malattie neoplastiche. Aderenti alla Fondazione
“Città della speranza” di Padova, sono venuti per ricevere la benedizione
papale e donare una speranza in più a tutti i malati di poter vincere il
tumore. Il servizio di Roberta Gisotti:
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Clima di ottobrata romana, pieno sole ed aria tersa hanno
allietato l’incontro di Benedetto XVI con i fedeli di tutto il mondo, oltre 50
mila, che il Papa come di consueto ha voluto salutare da vicino, percorrendo un
lungo giro nella piazza a bordo della sua auto scoperta, prima di iniziare la catechesi.
Catechesi che ha preso spunto dal Cantico “Cristo, servo di Dio”, tratto dalla
Lettera di San Paolo ai Filippesi, per spiegare come “all’obbedienza
sacrificale del Figlio”, “obbedienza perfetta fino alla morte”, segua “la risposta glorificatrice del Padre,
cui si unisce l’adorazione da parte dell’umanità e del creato”. “Il progetto di
salvezza ha nel Figlio il suo pieno compimento e i fedeli – ha raccomandato il
Santo Padre - sono invitati, soprattutto nella liturgia, a proclamarlo e a viverne
i frutti”. Quindi una riflessione finale con parole a braccio, rispetto al
testo ufficiale, richiamando San Paolo e San Gregorio Nazianzeno.
“Alla
fine di questa meditazione vorrei per la nostra vita sottolineare due parole:
questo ammonimento di San Paolo: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che
furono in Cristo Gesù”. Imparare, sentire come sentiva Gesù, conformare il
nostro modo di pensare, di decidere, di agire con i sentimenti di Gesù. Se
prendiamo questa strada, viviamo bene e prendiamo la strada giusta. L’altra è
la parola di San Gregorio Nazianzieno: “Egli, Gesù, ti vuol bene”. Questa
parola di tenerezza è per noi una grande consolazione, un conforto e anche una
grande responsabilità giorno per giorno”.
Commovente il saluto particolare di Benedetto XVI ai
bambini, ragazzi, rinati alla vita dopo la drammatica esperienza di una
malattia tumorale, accompagnati dai loro familiari e da personale medico e
paramedico:
“Cari amici, come
abbiamo sentito nella catechesi, la croce di Cristo ci fa comprendere il
significato vero della sofferenza e del dolore.
Poi l’invito del Papa
in chiusura del mese di ottobre dedicato al Santo Rosario, “a recitare
con devozione questa preghiera cara alla tradizione del popolo cristiano”;
infine una preghiera speciale:
“Preghiamo per le
tante necessità della Chiesa e del mondo, in modo speciale per le popolazioni
colpite dal terremoto e da calamità fisiche e ambientali. Mai venga meno per
quanti si trovano in difficoltà il nostro sostegno spirituale e materiale”
Al termine dell’udienza, una parentesi per gli
appassionati del pallone: sul sagrato della Basilica, Benedetto XVI ha saluto
il presidente del Comitato promotore dei Mondiali di Calcio 2006, che si
svolgeranno in Germania, Franz Beckenbauer, accompagnato dall’ambasciatore dei
mondiali, Rudi Voeller.
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Come abbiamo appena ascoltato, tra le migliaia di
pellegrini in Piazza San Pietro, il Papa si è rivolto ai ragazzi della “Città
della speranza”, una fondazione veneta davvero meritevole. Ce ne parla Tiziana Campisi.
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Una fondazione nata nel 1994 per i bambini leucemici.
“Città della speranza” è stata voluta da un gruppo di imprenditori e privati
del Veneto per sostenere la costruzione di un reparto di Oncoematologia
Pediatrica nell’Azienda Ospedaliera di Padova e per sostenere la ricerca sulle
neoplasie infantili. L’organizzazione finanzia e gestisce progetti scelti da un
Comitato Scientifico Internazionale e aiuta bambini di tutta l’Italia ma anche
provenienti dall’estero, in particolare dall’Est e da Chernobyl. Uno dei soci
fondatori ne descrive le attività:
R. – Noi tutti
siamo volontari e tutto quello che entra attraverso la raccolta di manifestazioni,
di donazioni, serve per la ricerca. La fondazione “Città della speranza” paga
gli stipendi a questi ricercatori. Prima abbiamo costruito questo padiglione,
dove ci sono stanze che raccolgono i bambini, ma anche dove i genitori possono
avere una sistemazione confortevole, perché devono purtroppo per mesi e mesi
stare dentro a questi padiglioni.
Ma come affrontano genitori e figli la malattia?
Ascoltiamo la testimonianza di una madre:
R. – Bisogna avere fiducia nei medici, nel consiglio dei sacerdoti, delle
comunità… Si guardava sempre ad un’immagine di Maria e di Gesù con la speranza
della guarigione”.
Laura oggi ha trent’anni, ne aveva 15 quando ha vinto la
sua battaglia contro la leucemia grazie al trapianto del midollo ricevuto dal
fratello.
R. – Adesso sto bene, faccio una vita normale, lavoro, ho
amici …
D. – Come sei riuscita a superare i momenti più difficili?
R. – Avevo vicino i miei genitori. Mi appoggiavo su di
loro e un po’ alla volta ne sono venuta fuori.
D. – Cosa, invece, ti sentiresti di dire ad una persona
che ancora deve affrontare tanto?
R. – Di avere tanta pazienza.
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VISITA UFFICIALE A MOSCA
DI MONS. GIOVANNI LAJOLO.
INCONTRERA’, TRA GLI ALTRI, IL RAPPRESENTANTE DEL
PATRIARCA ORTODOSSO,
ALESSIO II, E IL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO
Quattro giorni a Mosca, per una
serie di incontri di alto livello ecclesiale ed ecumenico. Si accinge a
compierli l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli
Stati, che questa sera arriverà nella capitale russa, accompagnato da un
consigliere, il rev.do Julio Murat. Domani mattina, mons. Lajolo incontrerà i vescovi cattolici nella nunziatura,
mentre nel pomeriggio avrà un colloquio con il
presidente della Commissione per gli Affari esteri della Duma, la Camera bassa
del Parlamento russo. Venerdì, altro incontro politico con il ministro degli Esteri
russo, Lavrov; mentre nel pomeriggio dello stesso giorno, alle 16.00, sarà la
volta del colloquio con
il Metropolita Kirill, presidente del Dipartimento delle Relazioni
ecclesiastiche esterne del Patriarcato ortodosso di Mosca. Dopo una visita al
Cremlino, in programma sabato mattina, mons. Lajolo presiederà una solenne
celebrazione eucaristica nella cattedrale cattolica di Mosca.
A 40 ANNI DALLA PROMULGAZIONE DEL DECRETO
CONCILIARE
“NOSTRA
AETATE” SUI RAPPORTI CON L’EBRAISMO,
CON
NOI, IL CARDINALE KASPER, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO
PER LA
PROMOZIONE DEL DIALOGO FRA I CRISTIANI
-
Intervista con il porporato -
Si compiono 40 anni dalla promulgazione del decreto
conciliare “Nostra Aetate”, concernente i rapporti con l’ebraismo. Del significato
di questo documento e dei frutti che ha portato, ci parla, nell’intervista di
Giovanni Peduto, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio
Consiglio per la promozione del dialogo fra i cristiani:
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R. – Il documento “Nostra Aetate”, soprattutto il capitolo
IV sul rapporto con l’ebraismo, è uno dei documenti più “rivoluzionari” del
Concilio Vaticano II, perché la storia con l’ebraismo è sempre stata molto
difficile, complessa, travagliata, anche penosa. Questo documento ha quindi rappresentato
una vera svolta in questo rapporto, ed esso contiene due messaggi: un “no” deciso
all’antisemitismo e all’antigiudaismo in ogni forma, e un “sì” alle radici
cristiane, alle radici ebraiche del cristianesimo. Gesù era ebreo, e sua madre,
Maria, era una donna ebrea; gli apostoli erano ebrei ed hanno pregato e pensato
secondo la spiritualità dei Salmi! Perciò, veramente abbiamo una base in comune
con gli ebrei: abbiamo in comune il monoteismo, abbiamo in comune i Dieci
Comandamenti e molte altre cose, tra cui anche la speranza escatologica. Ecco
perché abbiamo un rapporto unico con l’ebraismo, che non abbiamo con
nessun’altra religione del mondo. Questo documento ha portato grandi frutti;
sono nate e cresciute molte amicizie, abbiamo regolari incontri a livello
mondiale e da due anni anche una Commissione tra il Gran Rabbinato d’Israele e
la Santa Sede, nell’ambito della quale si svolgono discussioni teologiche
perché – evidentemente – ci sono differenze tra il giudaismo e il
cristianesimo, soprattutto per quanto riguarda la Persona di Gesù Cristo. C’è
però anche una grande comunanza che abbiamo riscoperto, e Papa Giovanni Paolo
II ha svolto un grande ruolo in questo. Gli ebrei lo considerano “il” Papa,
quello che più ha fatto per gli ebrei in tutta la storia del Papato. La sua
visita nella Grande Sinagoga di Roma, il messaggio che ha lasciato nel Muro del
Pianto a Gerusalemme … tutto questo è vivo nella memoria degli ebrei. Adesso,
abbiamo incominciato anche una collaborazione pratica in campo politico e
sociale, per la difesa dei diritti dell’uomo, per l’educazione dei bambini, per
i valori della famiglia, per la giustizia e per la pace: sono tutti valori
comuni, dove possiamo veramente collaborare e vogliamo avanzare in questa
direzione. Ora siamo soltanto all’inizio di un inizio: c’è ancora molta strada
da percorrere nella teologia, nella storia, anche nella cooperazione pratica e
anche nella formazione della nuova generazione. Perché questi giovani di oggi
non hanno vissuto durante la Shoah, non conoscono, non sono stati testimoni di
questi eventi atroci, terribili, non c’erano all’epoca del Concilio Vaticano II
… Non si può superare l’antisemitismo una volta per tutte: il percorso è quello
di un’educazione-formazione continua. Dobbiamo mantenere viva la fiaccola di
questa cooperazione, di questa nuova amicizia tra ebrei e cristiani e passarla
ad una nuova generazione, per costruire un mondo di pace.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l’udienza
generale.
Servizio vaticano - Due pagine dedicate al cammino della Chiesa in Italia.
Servizio estero - Nazioni
Unite: ogni minuto l’AIDS uccide un bambino. Appena il cinque per cento dei
minori sieropositivi ha accesso alle terapie. Lanciata dall’UNICEF e dall’UNAIDS
una “Campagna globale” per limitare la strage.
Servizio culturale - Un
articolo di Armando Rigobello sul convegno del Centro studi filosofici di
Gallarate sul tema “Metafisica e violenza”.
Servizio italiano - Università;
Ddl Moratti: sì definitivo alla Camera in un clima di tensione. Il testo di
riforma è stato approvato con 259 voti favorevoli.
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26 ottobre 2005
PADRE MATTEO RICCI SIA PER NOI UNO STIMOLO AL
DIALOGO:
COSÌ
IL CARDINALE SODANO ALLA INAUGURAZIONE IERI
DEL
NUOVO CENTRO CONGRESSI DELLA GREGORIANA,
INTITOLATO
AL GESUITA CHE EVANGELIZZÒ LA CINA NEL 1500
E’ intitolato a Matteo Ricci, il gesuita che evangelizzò
la Cina nel 1500 , il nuovo centro convegni dell’università Gregoriana,
inaugurato ieri sera alla presenza di molti autorevoli invitati. Dopo il saluto
del Rettore Magnifico padre Gianfranco Ghirlanda, il cardinale Angelo Sodano,
Segretario di Stato Vaticano, ha tenuto il discorso inaugurale ed ha ripercorso
le varie tappe storiche della prestigiosa università, dal Collegio Romano ai
nostri giorni, riferendosi anche con
qualche accenno personale, ai suoi studi compiuti proprio in questo
Pontificio Ateneo retto dai Gesuiti. Ha tracciato la biografia e le grandi azioni
del missionario della Compagnia di Gesù, formulando l’augurio che ascoltiamo
nel servizio di Marco Cardinali :
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“Il padre Matteo Ricci sia per noi uno stimolo al dialogo
necessario anche oggi fra le culture, fra le religioni, senza mai cadere in un
facile sincretismo religioso”.
Il padre Franco Imoda, presidente del centro Convegni, ha
poi concluso la serata inaugurale, parlando degli scopi del centro, uno dei più
grandi nel cuore di Roma, con quella capacità propria della Chiesa Cattolica e
della città di Roma, di essere segno di una grande stabilità unita, però, alla
capacità di adattarsi alle nuove circostanze. Al termine dell’evento il
cardinale sodano si è fermato a parlare coi giornalisti sulla situazione dei
rapporti della Santa Sede con la Cina, ripetendo gli auspici per l’apertura di
un nuovo dialogo. “Abbiamo sempre spiegato - ha detto il cardinale Sodano - che
la Santa sede ha molta stima per la storia, la cultura del popolo cinese, in
cui sono fioriti tanti grandi uomini e anche tanti santi”.
Riguardo al Sinodo appena concluso, ha aggiunto: “E’
dispiaciuto ai vescovi di tutto il mondo riuniti in Sinodo di non vedere i
confratelli dalla Cina, questi quattro confratelli che il Papa aveva invitato. Però speriamo che presto,
come loro hanno anche scritto al Papa, possano prender la strada di Roma e
darci un abbraccio fraterno. La storia
cammina e io credo che presto vedremo superate queste difficoltà”. A proposito
dei tempi, però, il Segretario di Stato vaticano ha invitato a “non entrare nei piani della Provvidenza”. “La Santa Sede - ha ribadito - ha sempre detto
che è pronta al dialogo, è pronta ai
contatti, nel diritto alla libertà religiosa di ogni uomo.
L’attuale presenza della Chiesa a Taiwan non è un
ostacolo. “Ho detto tante volte - ha spiegato - che se possiamo avere contatti con Pechino, non domattina ma
stasera stessa, l'incaricato d'affari che è a Taiwan va a Pechino”. “Ma la
Santa Sede - ha ammonito - non può essere trattata peggio degli altri Stati. Quando gli altri Stati terminarono
a Taiwan andarono subito a Pechino. E
perchè la Santa Sede, se termina i contatti con Taiwan, non può andare a
Pechino?”.
Dove – ricorda - si trovava la sua sede originaria. “'Noi
sentiamo come nostri fratelli e sorelle i cattolici cinesi - ha concluso il cardinale
Sodano - come tutti gli altri uomini di buona volontà. Continuiamo a tendere
ponti, perchè la Chiesa non cerca altro se non annunciare i principi cristiani
del Vangelo di Cristo, nel rispetto di tutti gli uomini e di tutte le culture”.
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Sui rapporti tra Santa Sede e Pekino è intervenuto, al
microfono di Roberto Piermarini, il missionario del PIME, padre Angelo
Lazzarotto, appena rientrato dalla Cina:
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R. – In
questi ultimi due o tre anni ci sono stati degli sforzi anche da parte di
queste autorità di capire un po’ di più. Bisogna infatti rendersi conto che non
capiscono la natura sovrapolitica del Papa, che non è solo un capo di Stato, di
un piccolo Stato come potrebbe essere la Repubblica di San Marino, il Papa ha
una responsabilità sulla Chiesa totale. Quindi, anche per i cristiani della
Cina. Questo non lo riescono a capire. Ora, mi sembra che in questi ultimi anni
abbiano sollecitato anche gli studiosi e le strutture dell’Ufficio affari
religiosi, dell’Ufficio di Stato, come anche del Fronte Unito, a studiare il
problema. Però poi, quando arrivano a dover prendere delle decisioni nuove
rispetto al passato si trovano bloccati anche da tante ragioni interne, come i
conservatori, cioè quelli che sono più attaccati all’ideologia, al partito.
Anche perché, purtroppo, in questi ultimi due, tre anni, i cristiani,
specialmente protestanti e specialmente americani, mi sembra facciano apposta
per metterli in allarme con delle pubblicazioni come il libro “Jesus in
Beijing”, che ipotizza come fra una ventina d’anni un terzo dei cinesi potrebbe
essere cristiano. Le autorità si allarmano, perché dicono che questa è
un’invasione culturale con la scusa della religione. Quindi, hanno creato in
questi due, tre anni, da una parte iniziative per capire la Chiesa, ma
dall’altra hanno fatto anche molte restrizioni, specialmente sul piano
culturale, sulla diffusione di materiale religioso, controllando di più
Internet e tutti gli accessi alle notizie che vengono dall’estero.
D. – Quindi, padre Lazzaretto non c’è soltanto il
riconoscimento di Taiwan che impedisce le relazioni con il Vaticano …
R. –
Quella è una cosa accidentale. E’ logico che se il dialogo con la Santa Sede
maturasse in qualcosa di concreto con un mutuo riconoscimento, è logico che la
rappresentanza che oggi è a Taipei andrebbe a Pechino, perché non possono
esserci due Cine. Non ci può essere la stessa cosa a Taipei e a Pechino. Non lo
vuole nessuno, né a Taipei, né a Pechino.
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L’EUROPA DI FRONTE ALLA SFIDA DELLA MONDIALIZZAZIONE:
TEMA
DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI DOMANI NEI PRESSI DI LONDRA.
SECONDO
IL PORTAVOCE DI BLAIR, PRESIDENTE DI TURNO DELL’UE,
L’OBIETTIVO
È UN CONSENSO STRATEGICO SULLA DIREZIONE DELL’UE
-
Intervista con Andrea Bonanni -
Un
consenso strategico globale sulla direzione dell’Europa: è quanto la presidenza
di turno dell’Unione Europea si ripromette di ottenere con il Vertice
organizzato domani ad Hampton Court, nei pressi di Londra. Lo ha detto
il portavoce del premier inglese Tony Blair, aggiungendo che il consenso serve
per quello che ha definito il “duro lavoro dei prossimi due mesi”. Il vertice è
dedicato alla sfida della mondializzazione. Ma qual è, dunque, l’obiettivo di
questo Consiglio europeo? Ascoltiamo, nell’intervista di Fausta Speranza,
Andrea Bonanni, analista di questioni europee del quotidiano La Repubblica:
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R. – Sarà un vertice in cui l’obiettivo unico di Blair è
quello di mostrare l’immagine di una ritrovata concordia in seno al Consiglio
europeo, cioè tra i capi di governo europei. E’ una concordia che è mancata
finora, soprattutto nei rapporti tra Londra e Parigi, perché la “rissa” di
giugno sulla questione del bilancio tra Chirac e Blair ha lasciato delle
cicatrici abbastanza profonde; tanto profonde che la questione della decisione
sulla riforma del bilancio dell’Unione Europea, che avrebbe dovuto essere
discussa in questo vertice, è stata rinviata al vertice di dicembre.
D. – Come punto di riferimento per la discussione, c’è il
rapporto della Commissione. I problemi – lo sappiamo – sono crescita,
occupazione, sicurezza. Ci sono spunti interessanti su questi temi?
R. – Il problema è che, come già successe cinque anni fa a
Lisbona, sull’elenco dei problemi sono tutti d’accordo. In teoria, c’è anche un
certo accordo su come risolverli, cioè sulle cose da fare. Ma siccome tutta la
gestione delle politiche economiche rimane sostanzialmente affidata alla buona
volontà di ciascun governo, qui il processo si ferma. Si interrompe perché i
governi, come abbiamo visto in Germania, in Francia e nella stessa Italia, poi
si scontrano con resistenze interne di fronte alle riforme da fare e con prezzi
politici da pagare che sono tali per cui le cose che pure si dice di voler
fare, non si riesce a farle.
D. – Si parlerà del ‘gap’ con l’opinione pubblica?
R. – Questa è una domanda interessante. Io ho la
sensazione che questo argomento come tale, così come tu lo esprimi, non sarà
affrontato. Non sarà affrontato e lo dimostra il fatto che non più di qualche
settimana fa, i 25 hanno deciso di aprire un negoziato di adesione con la
Turchia, ignorando il fatto che l’opinione pubblica dovunque è largamente
contraria a questa iniziativa. Cioè, la sintonizzazione tra le politiche
europee e l’opinione pubblica europea, che continua a diventare sempre più
omogenea, è ancora un tema che risulta, secondo me, tabù per la maggior parte
degli uomini politici e degli statisti dell’Unione. Diranno forse che ne
avranno discusso, ma non credo che lo faranno veramente nei termini in cui
sarebbe necessario farlo.
D. – Andrea Bonanni, analista di questioni europee: il
portavoce di Blair ha detto che al Vertice di domani spera di ottenere – tali
sono le parole – un consenso strategico globale sulla direzione dell’Europa.
Non sembra troppo, visto che fino adesso non abbiamo avuto neanche un consenso?
R. – Sì, sembra troppo, e dall’altra parte – se ci
guardiamo bene – è nulla, perché il consenso strategico globale c’è e c’è da
tempo. Il problema è – come dicevamo – la sua applicazione pratica, la messa in
applicazione attraverso una serie di misure concrete e coordinate e su questo
terreno finora si è fatto veramente poco!
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OGNI MINUTO UN BAMBINO, NEL MONDO,
RIMANE CONTAGIATO DAL VIRUS DELL'AIDS ED UN ALTRO MUORE PER MALATTIE CORRELATE:
DRAMMATICI I DATI RESI NOTI IERI DALL’UNICEF
Ogni minuto un bambino, nel mondo, rimane
contagiato dal virus dell'Aids ed un altro muore per malattie correlate a
questa patologia. Sono i drammatici dati resi noti dall’UNICEF, che, insieme
all’UNAIDS, ha lanciato una campagna mondiale di informazione e prevenzione
contro il virus dell’HIV. Il servizio di Isabella Piro:
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Il
volto dell’Aids diventa sempre più giovane: ogni giorno, ad ogni minuto, un
bambino al di sotto dei 15 anni muore per una malattia legata al virus HIV e
ogni 15 secondi un ragazzo tra i 15 e i 24 anni viene contagiato da questa
malattia. E’ questo l’allarme che arriva dall’UNICEF che, insieme all’UNAIDS,
ha lanciato una campagna mondiale di prevenzione e informazione: “Uniti per i
bambini, uniti contro l’AIDS”, questo lo slogan dell’iniziativa, vuole
ricordare al mondo che i più piccoli sono il vero volto nascosto della sindrome
di immunodeficienza acquisita.
“Meno
del 5% dei bambini sieropositivi riceve cure mediche - spiega il direttore
generale dell’UNICEF, Ann Veneman -
mentre 15 milioni di piccoli hanno perso i genitori a causa dell’AIDS”. Un
numero destinato tragicamente ad aumentare: si prevede, infatti, che entro il
2010 saranno 18 milioni i bambini che resteranno orfani, soprattutto in Africa,
Paese che conta il 90% di contagi. “L’AIDS sta distruggendo l’infanzia”, ha
dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. “Sono troppi
i bambini abbandonati a se stessi”. La campagna lanciata dall’UNICEF si pone 4
obiettivi, tutti da realizzare entro i prossimi 5 anni: Il primo è quello di
prevenire il contagio da madre a figlio che spesso avviene al momento del parto
o durante l’allattamento. Ma, al momento, solo il 10% delle donne incinta ha
accesso alla cure specialistiche. Secondo obiettivo è garantire l’assistenza
pediatrica ad almeno l’80% dei piccoli malati, che potrebbero essere curati con
antibiotici come il cotrimoxazole, un farmaco che combatte le malattie
infettive mortali e che costa solo tre centesimi di dollaro.
Il
terzo punto del progetto UNICEF è quello di prevenire la diffusione del virus
tra gli adolescenti dai 15 ai 24 anni: solo nel 2004 ne sono stati contagiati 2
milioni a causa della scarsa informazione e dell’impossibilità di accedere ai servizi
preventivi. Infine, l’UNICEF vuole proteggere e aiutare i bambini costretti ad
abbandonare gli studi e a lavorare per poter mantenere i parenti malati. 4
obiettivi importanti, quindi, per i quali, secondo l’agenzia dell’ONU per
l’infanzia, occorrono 55 miliardi di dollari nei prossimi 3 anni, di cui 22
miliardi solo nel 2008.
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26
ottobre 2004
TERZO FOCOLAIO
DELL’INFLUENZA AVIARIA NELLA CINA CENTRALE. IL VIRUS HA UCCISO OLTRE 500
ANIMALI E 2.500 SONO STATI ABBATTUTI PER PRECAUZIONE.
SOSPETTI DI CONTAGIO ANCHE PER UNA
DECINA DI UCCELLI TROVATI MORTI IN INDIA,
MENTRE L’UNIONE EUROPEA SCONSIGLIA IL
CONSUMO DI UOVA E DI POLLAME CRUDI
PECHINO. = La Cina ha annunciato
l'esistenza di un nuovo focolaio di influenza aviaria, nella provincia
dell'Hunan (centro), dove sono morti 545 tra polli e anatre. Lo ha riferito
oggi l'Organizzazione mondiale della Sanità animale (OIE). Il focolaio è stato
localizzato sabato nel villaggio di Wantang. In seguito alla scoperta, sono
stati abbattuti circa 2.500 volatili. L'esistenza del focolaio è stata comunicata
ieri da Pechino a Hong Kong. “Abbiamo appreso che in totale 687 polli e anatre
hanno mostrato segni della malattia. Di questi, 545 sono morti. In totale 2.487
uccelli dello stesso stock sono stati abbattuti”, ha dichiarato il governo di
Hong Kong in un comunicato. E' il terzo focolaio di influenza aviaria registrato
in una settimana in Cina. I due precedenti erano stati segnalati in Mongolia interna
e nella provincia di Anhui (est). Una portavoce dell'Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS) di Pechino ha affermato che la Cina ha preso “un serio impegno
ad alto livello politico” per la trasparenza e la collaborazione con le
organizzazioni internazionali. L’individuazione dei tre nuovi focolai è
avvenuta dopo una martellante campagna di stampa mirata a convincere i
riluttanti funzionari provinciali a fornire tempestivamente al centro tutte le
notizie sull’influenza aviaria, che da quando è emersa in Asia, nel 2003, ha
causato la morte di 60 persone, tutte a stretto contatto con animali infetti.
Intanto, l’agenzia alimentare dell'Unione Europea, tra le misure preventive adottate
in ambito comunitario, si accinge a sconsigliare il consumo di uova e di carni
di pollo crude. Lo affermano due quotidiani, il britannico Financial Times e il
tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, secondo il quale nulla dimostra tuttora
che il virus H5N1 si possa contrarre attraverso il cibo. Sospetti di influenza
aviaria anche in India, dove una decina di uccelli migratori sono stati trovati
morti nella parte orientale del Paese: saranno sottoposti al test. (A.D.C.)
OLTRE 500 MILIONI DI DOLLARI
PER RISOLLEVARE IL PAKISTAN SETTENTRIONALE
DALLE CONSEGUENZE DEL TERREMOTO. L’APPELLO
LANCIATO DELL’ONU
AI PAESI DONATORI, MA FINORA I CONTRIBUTI
PERVENUTI
SONO UN DECIMO DEL NECESSARIO
GINEVRA. = Le Nazioni Unite
hanno aumentato da 312 a 549 milioni di dollari la richiesta di aiuti per i
sopravvissuti al sima dello scorso 8 ottobre in Pakistan. Il bilancio ufficiale
del disastro è salito nel frattempo a 54 mila morti e 77 mila feriti. È stato
l’ambasciatore pakistano all’Onu a Ginevra, Masood Khan, a notificare l’appello
per ulteriori aiuti poche ore prima di una conferenza di Paesi donatori. Tre
settimane fa - informa la MISNA - l’organismo sovranazionale aveva lanciato una
richiesta per 312 milioni di dollari, ricevendone finora solo 67,8 milioni e vedendosi
promettere altri 35 milioni nei prossimi sei mesi. Intanto, il ministro
dell’Interno pakistano Aftab Sherpao ha annunciato un nuovo aumento nel numero
di morti e feriti causati dal sisma: bilancio che da settimane è in crescita e
potrebbe ulteriormente salire nei prossimi giorni. Nonostante siano trascorse oltre
due settimane dal disastro, ci potrebbero essere ancora cadaveri intrappolati
sotto le macerie degli edifici e, inoltre, le rigide temperature nelle zone di
montagna potrebbero mietere altre vite. Nel frattempo l’India, come spiega il
quotidiano “Hindustantimes”, sta provvedendo all’allestimento di campi lungo la
Loc, Linea di controllo che divide il Kashmir indiano da quello pakistano, per
favorire le famiglie che abitano in una zona estremamente delicata da un punto
di vista geo-politico e da mezzo secolo oggetto di una violenta disputa tra i
due Stati. (A.D.C.)
APPELLO DEI GESUITI INDONESIANI ALLA COMUNITA’
INTERNAZIONALE:
NON DIMENTICATE I SOPRAVVISSUTI ALLO TSUNAMI. ANCORA GRAVE LA SITUAZIONE
ALIMENTARE DEI PAESI ASIATICI COLPITI DAL MAREMOTO DEL 26 DICEMBRE
SCORSO
GIAKARTA. = I volontari indonesiani che operano in favore
delle popolazioni colpite dallo tsunami, che il dicembre scorso a travolto le
coste di diversi Paesi asiatici, chiedono alla comunità internazionale di non
dimenticare i profughi sopravvissuti alla catastrofe, ora che tutta
l’attenzione è rivolta al terremoto avvenuto in Pakistan. Fra le organizzazioni
più attive sul campo, vi sono i Gesuiti del Jesuit Reugees Service (Jrs), che
nella provincia di Aceh, sull’isola di Sumatra, continuano ad offrire il loro
sostegno. “Molti sfollati hanno ancora bisogno di assistenza alimentare –
riferiscono i responsabili del Jrs - soprattutto quelli che vivono in baracche
e tende da campo e che hanno accesso con difficoltà agli aiuti”. Bisogna soccorrere
soprattutto i più deboli, senza però “instaurare una dipendenza”, offrendo loro
la possibilità di “ricostruire forme autonome di sostentamento”. Secondo gli
osservatori, l’attività di sostegno alimentare per le vittime del maremoto è
insufficiente e proprio a questo riguardo il PAM, il Programma alimentare
mondiale, ha deciso di convocare una riunione per il 7 novembre, a Roma.
Nell’incontro si farà il punto della situazione e si organizzerà la distribuzione
d’emergenza dei viveri in Aceh, durante il 2006. I lavori di ricostruzione
delle aree colpite è ancora lungo: le
prime 10 mila case permanenti per i superstiti del maremoto sono state
completate il sette ottobre, mentre altre 12.000 sono ancora in costruzione.
Kuntoro Mangkusubroto, leader dell’Agenzia per la Ricostruzione e Riabilitazione
ad Aceh, ha parlato delle difficoltà di passare dalla fase di emergenza a quella di ricostruzione. (R.R.)
IL GOVERNO INDONESIANO
HA STANZIATO DEI FONDI PER LA RICOSTRUZIONE
DELLE CHIESE E DELLE MOSCHEE DISTRUTTE
DURANTE I QUATTRO ANNI
DEL CONFLITTO NELLE MOLUCCHE
AMBON. = Furono 144 i luoghi di culto
distrutti durante il conflitto nelle Molucche, fra il 1999 e il 2003: ora
arriveranno i soldi per ricostruirli. Lo ha dichiarato
Muh Maftuh Basyuni, ministro per gli
Affari religiosi, in occasione della cerimonia di apertura del 35.mo Sinodo
della Chiesa protestante delle Molucche che si è tenuto ad Ambon il 23 ottobre.
Il governatore, Karel Albert Ralahalu, ha confermato – secondo quanto riferisce
AsiaNews - che 60 luoghi di culto (26 chiese, 24 moschee e 10 fra Pura, sacrari
funebri, e Klenteng, templi cinesi) sono già stati restituiti alla popolazione.
Ralahalu ha poi dichiarato che il governo ha accettato le richieste di
costruire alcune case di culto in luoghi diversi da quelli originali dato che
delle comunità si sono spostate. Il 22 ottobre scorso, Ralahalu e Basyuni erano
invece presenti alla moschea di Al Fatah ad Ambon dove la comunità musulmana ha
tenuto una “Nuzulul Quran” (celebrazione del Corano). Dopo la celebrazione, il
governatore ha dichiarato che “le Molucche sono tornate alla normalità, ma ci
sono ancora molte cose da fare. L’economia è in sviluppo e la costruzione delle
case procede, ma il settore amministrativo e gli altri servizi sono ancora in
deficit”. Basyuni ha invece chiesto agli abitanti di tornare al “Pela Gandong”,
il patto di fraternità stretto da gruppi rivali che era stato in uso per molto
tempo nella provincia. “Dipende solo dalla nostra volontà – ha dichiarato - se
il Pela Gandong è ancora in grado di essere una garanzia di armonia”. (A.D.C.)
DECIMO CONVEGNO NAZIONALE A
FIUGGI ORGANIZZATO DA INIZIATIVA DI COMUNIONE DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO
CATTOLICO. DURANTE I LAVORI,
PREVISTI SETTE SIMPOSI SULL’EUCARISTIA, TENUTI DA
SACERDOTI E LAICI
FIUGGI. = Per il decimo anno
consecutivo, si riunisce al Palaterme di Fiuggi, dal 28 al 30 ottobre prossimi,
l’ormai tradizionale Convegno organizzato dalla Iniziativa di Comunione nel
Rinnovamento Carismatico Cattolico, cui aderiscono una cinquantina di gruppi e
comunità sparsi in tutta Italia, che si distinguono per una speciale devozione
allo Spirito Santo unita alla preghiera di lode, di liberazione e di
guarigione. “L’Eucaristia fonte di comunione” è il tema di questa tre giorni,
che si aprirà venerdì pomeriggio con un insegnamento di don Gabriele Amorth,
noto esorcista, cui seguirà la Messa inaugurale presieduta dal vescovo Armando
Brambilla, ausiliare della diocesi di Roma nonché delegato per la Pastorale sanitaria,
i pii sodalizi e le confraternite. Sarà invece il vescovo di Anagni-Alatri, Lorenzo
Loppa, a presiedere la celebrazione eucaristica di sabato mattina, mentre nel
pomeriggio, dopo la “preghiera di lode carismatica” che caratterizzerà ogni
sessione, interverrà il medico maltese, John Bonnici Mallia, anch’egli molto
conosciuto nel Movimento carismatico cattolico, che svolgerà un insegnamento e
guiderà una “preghiera di guarigione interiore”. Previsti per domenica mattina
l’intervento di Anna Maria Nascigli, coordinatore nazionale di Iniziativa di
Comunione, e la Messa conclusiva presieduta da padre Giuseppe Galliano,
responsabile di una comunità carismatica che ha sede a Novara, intitolata a
“Nostra Signore del Sacro Cuore di Gesù”. Nell’ambito del Convegno, si terranno
sette simposi sul tema dell’Eucaristia svolti da sacerdoti e laici. Le singole
giornate avranno come temi particolari “La gioia dell’unità”, “La gioia della
guarigione”, “La gioia della fede”. Il tema generale di quest’anno si richiama
volutamente al pensiero di Giovanni Paolo II sull’Eucaristia e alla
spiritualità della Iniziativa di Comunione, realtà che costituisce una delle
varie espressioni della grande famiglia del Rinnovamento Carismatico Cattolico.
Nato negli Stati Uniti d’America nel contesto del Movimento pentecostale e
sulla scia del Concilio Vaticano II, il Rinnovamento Carismatico è seguito oggi
da 120 milioni di cattolici in tutto il mondo. Nel Palazzo vaticano della
Cancelleria a Roma ha sede il suo centro internazionale, che fa riferimento con
un proprio statuto al Pontificio Consiglio per i Laici.
LA SICCITA’ IN MOZAMBICO HA
MESSO A RISCHIO DI SOPRAVVIVENZA
PIU’ DI MEZZO MILIONE DI PERSONE, IN VENTIDUE
DISTRETTI DEL PAESE.
DISTRUTTE MOLTE COLTIVAZIONI, FONTE PRINCIPALE
DELL’ECONOMIA LOCALE
HARARE. = Più di mezzo milione
di persone alla fame. La siccità che ha colpito il Mozambico sta provocando
l’ennesimo dramma umanitario nel Paese africano. Ventidue distretti del sud e
del centro - riferisce la MISNA - sono a rischio di sopravvivenza, secondo quanto
spiegato dal ministro dell’Agricoltura, Tomas Mandlate, durante una sessione della
Commissione africana sulle statistiche agricole. Il 68% della popolazione
mozambicana - ha detto - vive e lavora nel settore agricolo, eppure solo il 25
per cento del prodotto interno lordo arriva dall’agricoltura: un apparente
paradosso che si spiega, sempre secondo il ministro, con gli scarsi mezzi
tecnologici a disposizione, i quali contribuiscono a mantenere la produttività
molto bassa. Pur sottolineando le obiettive difficoltà a fornire cifre esatte
sulle persone colpite dalla siccità, Mandlate ha affermato che da luglio a
settembre sono state stimate in oltre 400.000, ma il numero è già salito a
circa 560.000 dall’inizio di questo mese. Nel Paese, coltivato in maggioranza a
mais e cassava, giungono periodicamente notizie di decessi per fame, tra cui
alcuni casi segnalati nei notiziari televisivi la scorsa settimana nel
distretto di Panda, provincia meridionale di Inhambane. Per il momento, il
Programma alimentare mondiale dell'ONU ha a disposizione 8 milioni e mezzo di
dollari, ritenuti insufficienti a soddisfare le esigenze alimentari della popolazione,
e riesce a raggiungere solo un terzo degli oltre 500.000 abitanti a rischio
fame nelle province di Maputo, Gaza, Manica, Inhambane, Sofala e Tete. (A.D.C.)
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26
ottobre 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco -
• Dopo
l’approvazione della Costituzione, l’Iraq è stato scosso da nuovi attacchi
contro esponenti del mondo politico: a Baghdad un gruppo di uomini armati ha
ucciso il segretario generale del ministero della Cultura. La guerriglia ha
attaccato anche il convoglio del ministro delle risorse idriche. Due guardie
del corpo sono rimaste ferite. Al Qaeda ha rivendicato, inoltre, gli attacchi
contro gli hotel Palestine e Sheraton a Baghdad, costati la vita sabato scorso
a 17 persone. Gli Stati Uniti hanno espresso
soddisfazione, intanto, per l’approvazione della Costituzione. Secondo molti
osservatori, l’esito favorevole del referendum è sicuramente un traguardo
importante, anche se il cammino verso il futuro democratico è costellato di
insidie. Lo sostiene anche lo scrittore iracheno Younis Tawfik, intervistato da
Salvatore Sabatino:
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R. –
Ci vuole tanto lavoro, tanti sacrifici ancora, soprattutto per quanto riguarda
il terrorismo internazionale che è ancora attivo in Iraq. Ci vorranno ancora
ulteriori sacrifici per convincere le parti in disaccordo con la Costituzione,
che c’è sempre la possibilità di poter cambiare il testo e di trovare in futuro
altre intese tra le varie componenti del popolo iracheno.
D. –
Quali sono state le ragioni che hanno spinto quasi il 20 per cento dei votanti
a dire ‘no’ al testo costituzionale?
R. –
Non credo siano ragioni religiose o politiche, ma economiche. Le province
sunnite non hanno grandi risorse, soprattutto minerarie o petrolifere. Non
hanno sbocco da nessuna parte. Sono, dunque, rinchiusi tra il nord curdo e il
sud sciita.
D. –
Il presidente Bush si è detto soddisfatto dell’approvazione del testo costituzionale
e queste dichiarazioni non possono, secondo lei, esacerbare ancora di più gli
animi della guerriglia che vedono ancora una volta la Casa Bianca troppo
presente nella politica irachena?
R. –
La guerriglia risponderà ancora più duramente ma credo che la politica interna
irachena non sia del tutto estranea ad interventi americani, perché il progetto
statunitense deve ‘passare’ a tutti i costi. Abbiamo visto che il popolo iracheno
è comunque in grado di gestirsi e anche di fare la sua politica. Adesso noi
aspettiamo dicembre per consolidare questa indipendenza, quando sarà eletto poi
un vero e proprio Parlamento iracheno. A questo punto, potremo avere forse un
governo quasi indipendente.
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• Cresce
la tensione in Libano: l’esercito ha circondato basi palestinesi radicali al
confine con la Siria. Proprio in Siria, intanto, il presidente Assad assicura
che verrà processato chiunque sia coinvolto nell’omicidio dell’ex premier
libanese. Il nostro servizio:
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L’esercito
libanese ha circondato due basi militari di un gruppo palestinese radicale
filosiriano. Le autorità di Beirut hanno inviato circa 400 soldati e creato un
posto di blocco nei pressi di un villaggio nella valle orientale della Bekaa,
dove il cosiddetto ‘Fronte per la liberazione della Palestina’ ha il suo
quartiere generale. Il provvedimento è stato preso all’indomani dell’uccisione
di un soldato siriano da parte di presunti militanti palestinesi. Nella vicina
Siria, intanto, il presidente Bashar Assad assicura, in una lettera
inviata ai governi di Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna, che verrà
processato qualunque siriano accusato di coinvolgimento nell’assassinio
dell’ex premier libanese. Ieri gli Stati Uniti e la
Francia avevano minacciato di ricorrere a sanzioni economiche contro la Siria
se il governo di Damasco non collaborerà pienamente con l’ONU. Nella
risoluzione delle Nazioni Unite si chiede alla Siria di collaborare
all’inchiesta sull’omicidio di Hariri
consentendo al procuratore tedesco Mehlis di interrogare i membri
dell’esecutivo siriano sospettati di essere coinvolti nell’attentato. Il portavoce del ministero degli Esteri russo ha dichiarato, infine, che la Russia è contraria
all’ipotesi di sanzioni contro la Siria. La Russia - ha detto il portavoce - farà tutto il necessario per bloccare
tentativi di imporre misure restrittive contro Damasco.
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• In Medio Oriente, l’esercito dello Stato ebraico ha bombardato, la
scorsa notte, l’area settentrionale della Striscia di Gaza da dove, poche ore
prima, era stato lanciato un razzo contro la cittadina israeliana di Sderot. Il
raid, fortunatamente, non ha provocato vittime. Il movimento estremista Hamas
ha annunciato, intanto, che verranno rapiti cittadini israeliani se lo Stato
ebraico non rilascerà i prigionieri politici palestinesi.
• Il leader della rete terroristica di Al Qaeda, Osama Bin Laden,
sarebbe morto nella città afghana di Kandahar. A sostenerlo è una fonte citata
dal giornale pakistano 'Awsaf'. Secondo questa fonte, il terrorista saudita
sarebbe morto nel mese di giugno mentre era nascosto all’interno di
un’abitazione nella regione afghana di Bamiyan. Secondo il giornale, questa
notizia troverebbe conferma dal fatto che da un anno non vengono diffusi video
o messaggi audio del capo di Al Qaeda. Secondo diversi osservatori Bin Laden potrebbe
essere ancora vivo e potrebbe aver deciso di non apparire in video per motivi
di sicurezza.
• E’
salito a 54 mila morti il drammatico bilancio del terremoto dello scorso 8 ottobre
in Pakistan. Lo ha reso noto il ministro dell’Interno pachistano. Le Nazioni
Unite hanno informato inoltre che sono necessari almeno 549 milioni di dollari
per aiutare i terremotati.
• Lotta al terrorismo,
situazione in Iraq e programmi di non proliferazione nucleare in Iran e Corea
del nord. Sono questi i temi al centro dell’annuale rapporto dell’Istituto per
gli Studi Strategici di Londra, che analizza le capacità militari di tutti i
Paesi del pianeta. Da Londra, Sagyda Syed:
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L’Istituto
per gli Studi strategici di Londra ha pubblicato il nuovo Rapporto sugli armamenti
nelle varie regioni del mondo. L’edizione del 2005, che analizza in dettaglio
le capacità militari di 196 Paesi, verte principalmente su tre aspetti: la
lotta al terrorismo, la situazione in Iraq e i programmi di non-proliferazione
nucleare in Iran e nella Corea del Nord. Nel rapporto emerge il carattere
asimmetrico dei conflitti nel mondo. Le guerre, in altre parole, vengono sempre
meno combattute secondo gli schemi classici e sempre più su terreno
tecnologico. Il terrorismo, soprattutto dopo gli attacchi del 7 luglio a
Londra, sembra essere il nemico meno convenzionale e più pericoloso degli
ultimi mesi. Per combatterlo le Nazioni occidentali stanno investendo grandi
risorse economiche, ma secondo l’Istituto, la guerra verrà vinta sul piano
ideologico. La corsa agli armamenti in Iran è fonte di gravi preoccupazioni e
dovrà essere affrontata a New York durante il prossimo incontro dell’Agenzia
per l’energia atomica (AIEA). La situazione in Iraq viene valutata
positivamente dal punto di vista politico, ma non altrettanto dal punto di
vista militare. La soluzione del conflitto sembra essere soltanto una: il
progressivo ritiro delle truppe americane a favore di una nuova coalizione internazionale.
L’Istituto, infine, si chiede se valga ancora investire nei grandi eserciti:
affermativa la risposta. Possono essere impegnati anche in operazioni umanitarie.
Da Londra, per la Radio Vaticana,
Sagida Syed.
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• Dopo il
passaggio dell’uragano Wilma che in Messico, a Cuba e nella Florida ha causato
più di 20 morti, una nuova tempesta tropicale, Alpha, ha colpito Haiti e la
Repubblica domenicana. Secondo le autorità dei due Stati dell’isola di
Hispaniola, le vittime provocate da questa perturbazione sono almeno 15.
• Sarà eseguita
il prossimo 13 dicembre la condanna a morte di Stanley Williams, un tempo boss
di una gang di Los Angeles ed oggi un simbolo per chi si oppone alla pena di morte.
Williams, cinque volte candidato al Nobel per la pace e premiato dal presidente
statunitense George Bush, è accusato di aver compiuto diversi omicidi. Si è
sempre dichiarato innocente e in carcere ha scritto nove libri nei quali
spiega, soprattutto ai giovani che vivono nei quartieri degradati delle città
americane, gli errori che ha commesso in gioventù. La sentenza, emessa ieri da
un giudice di Los Angeles, non verrà eseguita solo se il governatore della California,
Arnold Schwarzenegger, firmerà un atto di clemenza.
• In Italia oltre 50 mila
persone hanno manifestato ieri, davanti alla Camera, contro la riforma della
scuola e dell’università avanzata dal ministro Moratti. Diversi i feriti a
causa degli scontri con le forze dell’ordine. Aspro confronto anche tra i
partiti di maggioranza e opposizione, impegnati in Aula a votare il disegno di
legge, approvato poi in serata, con 259 ‘sì’.
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