RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 299 - Testo della trasmissione di mercoledì 26 ottobre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All’udienza generale, la preghiera di Benedetto XVI per le tante necessità della Chiesa e del mondo, in particolare per le popolazioni colpite dal terremoto e da altre calamità ambientali

 

          Visita ufficiale a Mosca del segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, mons. Giovanni Lajolo

 

A 40 anni dalla promulgazione della “Nostra Aetate”, sui rapporti con l’ebraismo, con noi, il cardinale Walter Kasper  

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Padre Matteo Ricci sia per noi uno stimolo al dialogo: così il cardinale Angelo Sodano all’inaugurazione ieri del nuovo Centro congressi della Gregoriana, intitolato al gesuita che evangelizzò la Cina nel 1500. Ce ne parla p. Angelo Lazzarotto

 

L’Europa di fronte alla sfida della mondializzazione: tema del Consiglio europeo informale di domani nei pressi di Londra. Secondo il portavoce di Blair, presidente di turno, l’obiettivo è un consenso strategico sulla direzione dell’UE. Intervista con Andrea Bonanni

 

Ogni minuto un bambino, nel mondo, rimane contagiato dal virus dell'AIDS ed un altro muore per malattie correlate: drammatici i dati resi noti ieri dall’UNICEF

        

CHIESA E SOCIETA’:

Terzo focolaio di influenza aviaria nella Cina centrale

 

L’appello dell’ONU ai Paesi donatori: servono oltre 500 milioni di dollari per risollevare il Pakistan settentrionale dopo il terremoto

 

 I gesuiti indonesiani ricordano alla comunità internazionale che è ancora grave la situazione alimentare nei Paesi asiatici colpiti dallo tsunami

 

Il governo indonesiano ha stanziato fondi per ricostruire chiese e moschee distrutte negli anni del conflitto nelle Molucche

 

La siccità in Mozambico ha messo a rischio di sopravvivenza più di mezzo milione di persone

 

Decimo Convegno nazionale  di Comunione di Rinnovamento carismatico cattolico a Fiuggi

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuovi attentati in Iraq all’indomani dell’approvazione della Costituzione. - In Libano l’esercito circonda basi palestinesi radicali al confine con la Siria

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 ottobre 2005

 

ALL’UDIENZA GENERALE, LA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI PER LE TANTE NECESSITA’

 DELLA CHIESA E DEL MONDO, IN PARTICOLARE PER LE POPOLAZIONI COLPITE

DAL TERREMOTO E DA ALTRE CALAMITA’ AMBIENTALI

 

Come sempre anche stamane una grande folla di pellegrini ha accolto il Papa in Piazza San Pietro per l’Udienza generale, tra questi un numeroso gruppo di circa mille bambini e ragazzi di varie regioni italiane, guariti negli ultimi 10 anni da malattie neoplastiche. Aderenti alla Fondazione “Città della speranza” di Padova, sono venuti per ricevere la benedizione papale e donare una speranza in più a tutti i malati di poter vincere il tumore. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Clima di ottobrata romana, pieno sole ed aria tersa hanno allietato l’incontro di Benedetto XVI con i fedeli di tutto il mondo, oltre 50 mila, che il Papa come di consueto ha voluto salutare da vicino, percorrendo un lungo giro nella piazza a bordo della sua auto scoperta, prima di iniziare la catechesi. Catechesi che ha preso spunto dal Cantico “Cristo, servo di Dio”, tratto dalla Lettera di San Paolo ai Filippesi, per spiegare come “all’obbedienza sacrificale del Figlio”, “obbedienza perfetta fino alla morte”,  segua “la risposta glorificatrice del Padre, cui si unisce l’adorazione da parte dell’umanità e del creato”. “Il progetto di salvezza ha nel Figlio il suo pieno compimento e i fedeli – ha raccomandato il Santo Padre - sono invitati, soprattutto nella liturgia, a proclamarlo e a viverne i frutti”. Quindi una riflessione finale con parole a braccio, rispetto al testo ufficiale, richiamando San Paolo e San Gregorio Nazianzeno.

          

“Alla fine di questa meditazione vorrei per la nostra vita sottolineare due parole: questo ammonimento di San Paolo: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”. Imparare, sentire come sentiva Gesù, conformare il nostro modo di pensare, di decidere, di agire con i sentimenti di Gesù. Se prendiamo questa strada, viviamo bene e prendiamo la strada giusta. L’altra è la parola di San Gregorio Nazianzieno: “Egli, Gesù, ti vuol bene”. Questa parola di tenerezza è per noi una grande consolazione, un conforto e anche una grande responsabilità giorno per giorno”.

        

Commovente il saluto particolare di Benedetto XVI ai bambini, ragazzi, rinati alla vita dopo la drammatica esperienza di una malattia tumorale, accompagnati dai loro familiari e da personale medico e paramedico:

 

“Cari amici, come abbiamo sentito nella catechesi, la croce di Cristo ci fa comprendere il significato vero della sofferenza e del dolore.

 

Poi l’invito del Papa  in chiusura del mese di ottobre dedicato al Santo Rosario, “a recitare con devozione questa preghiera cara alla tradizione del popolo cristiano”; infine una preghiera speciale:

 

“Preghiamo per le tante necessità della Chiesa e del mondo, in modo speciale per le popolazioni colpite dal terremoto e da calamità fisiche e ambientali. Mai venga meno per quanti si trovano in difficoltà il nostro sostegno spirituale e materiale”

        

Al termine dell’udienza, una parentesi per gli appassionati del pallone: sul sagrato della Basilica, Benedetto XVI ha saluto il presidente del Comitato promotore dei Mondiali di Calcio 2006, che si svolgeranno in Germania, Franz Beckenbauer, accompagnato dall’ambasciatore dei mondiali, Rudi Voeller.

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Come abbiamo appena ascoltato, tra le migliaia di pellegrini in Piazza San Pietro, il Papa si è rivolto ai ragazzi della “Città della speranza”, una fondazione veneta davvero meritevole.  Ce ne parla Tiziana Campisi.

 

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Una fondazione nata nel 1994 per i bambini leucemici. “Città della speranza” è stata voluta da un gruppo di imprenditori e privati del Veneto per sostenere la costruzione di un reparto di Oncoematologia Pediatrica nell’Azienda Ospedaliera di Padova e per sostenere la ricerca sulle neoplasie infantili. L’organizzazione finanzia e gestisce progetti scelti da un Comitato Scientifico Internazionale e aiuta bambini di tutta l’Italia ma anche provenienti dall’estero, in particolare dall’Est e da Chernobyl. Uno dei soci fondatori ne descrive le attività:

 

R. – Noi tutti siamo volontari e tutto quello che entra attraverso la raccolta di manifestazioni, di donazioni, serve per la ricerca. La fondazione “Città della speranza” paga gli stipendi a questi ricercatori. Prima abbiamo costruito questo padiglione, dove ci sono stanze che raccolgono i bambini, ma anche dove i genitori possono avere una sistemazione confortevole, perché devono purtroppo per mesi e mesi stare dentro a questi padiglioni.  

 

Ma come affrontano genitori e figli la malattia? Ascoltiamo la testimonianza di una madre:

 

R. – Bisogna avere fiducia nei medici, nel consiglio dei sacerdoti, delle comunità… Si guardava sempre ad un’immagine di Maria e di Gesù con la speranza della guarigione”.

 

Laura oggi ha trent’anni, ne aveva 15 quando ha vinto la sua battaglia contro la leucemia grazie al trapianto del midollo ricevuto dal fratello.

 

R. – Adesso sto bene, faccio una vita normale, lavoro, ho amici …

 

D. – Come sei riuscita a superare i momenti più difficili?

 

R. – Avevo vicino i miei genitori. Mi appoggiavo su di loro e un po’ alla volta ne sono venuta fuori.

 

D. – Cosa, invece, ti sentiresti di dire ad una persona che ancora deve affrontare tanto?

 

R. – Di avere tanta pazienza.

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VISITA UFFICIALE A MOSCA DI MONS. GIOVANNI LAJOLO.

INCONTRERA’, TRA GLI ALTRI, IL RAPPRESENTANTE DEL PATRIARCA ORTODOSSO,

ALESSIO II, E IL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO

 

Quattro giorni a Mosca, per una serie di incontri di alto livello ecclesiale ed ecumenico. Si accinge a compierli l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, che questa sera arriverà nella capitale russa, accompagnato da un consigliere, il rev.do Julio Murat. Domani mattina, mons. Lajolo incontrerà i vescovi cattolici nella nunziatura, mentre nel pomeriggio avrà un colloquio con il presidente della Commissione per gli Affari esteri della Duma, la Camera bassa del Parlamento russo. Venerdì, altro incontro politico con il ministro degli Esteri russo, Lavrov; mentre nel pomeriggio dello stesso giorno, alle 16.00, sarà la volta del colloquio con il Metropolita Kirill, presidente del Dipartimento delle Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato ortodosso di Mosca. Dopo una visita al Cremlino, in programma sabato mattina, mons. Lajolo presiederà una solenne celebrazione eucaristica nella cattedrale cattolica di Mosca.

 

 

A 40 ANNI DALLA PROMULGAZIONE DEL DECRETO CONCILIARE

“NOSTRA AETATE” SUI RAPPORTI CON L’EBRAISMO,

CON NOI, IL CARDINALE KASPER, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO

PER LA PROMOZIONE DEL DIALOGO FRA I CRISTIANI

- Intervista con il porporato -

 

Si compiono 40 anni dalla promulgazione del decreto conciliare “Nostra Aetate”, concernente i rapporti con l’ebraismo. Del significato di questo documento e dei frutti che ha portato, ci parla, nell’intervista di Giovanni Peduto, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione del dialogo fra i cristiani:

 

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R. – Il documento “Nostra Aetate”, soprattutto il capitolo IV sul rapporto con l’ebraismo, è uno dei documenti più “rivoluzionari” del Concilio Vaticano II, perché la storia con l’ebraismo è sempre stata molto difficile, complessa, travagliata, anche penosa. Questo documento ha quindi rappresentato una vera svolta in questo rapporto, ed esso contiene due messaggi: un “no” deciso all’antisemitismo e all’antigiudaismo in ogni forma, e un “sì” alle radici cristiane, alle radici ebraiche del cristianesimo. Gesù era ebreo, e sua madre, Maria, era una donna ebrea; gli apostoli erano ebrei ed hanno pregato e pensato secondo la spiritualità dei Salmi! Perciò, veramente abbiamo una base in comune con gli ebrei: abbiamo in comune il monoteismo, abbiamo in comune i Dieci Comandamenti e molte altre cose, tra cui anche la speranza escatologica. Ecco perché abbiamo un rapporto unico con l’ebraismo, che non abbiamo con nessun’altra religione del mondo. Questo documento ha portato grandi frutti; sono nate e cresciute molte amicizie, abbiamo regolari incontri a livello mondiale e da due anni anche una Commissione tra il Gran Rabbinato d’Israele e la Santa Sede, nell’ambito della quale si svolgono discussioni teologiche perché – evidentemente – ci sono differenze tra il giudaismo e il cristianesimo, soprattutto per quanto riguarda la Persona di Gesù Cristo. C’è però anche una grande comunanza che abbiamo riscoperto, e Papa Giovanni Paolo II ha svolto un grande ruolo in questo. Gli ebrei lo considerano “il” Papa, quello che più ha fatto per gli ebrei in tutta la storia del Papato. La sua visita nella Grande Sinagoga di Roma, il messaggio che ha lasciato nel Muro del Pianto a Gerusalemme … tutto questo è vivo nella memoria degli ebrei. Adesso, abbiamo incominciato anche una collaborazione pratica in campo politico e sociale, per la difesa dei diritti dell’uomo, per l’educazione dei bambini, per i valori della famiglia, per la giustizia e per la pace: sono tutti valori comuni, dove possiamo veramente collaborare e vogliamo avanzare in questa direzione. Ora siamo soltanto all’inizio di un inizio: c’è ancora molta strada da percorrere nella teologia, nella storia, anche nella cooperazione pratica e anche nella formazione della nuova generazione. Perché questi giovani di oggi non hanno vissuto durante la Shoah, non conoscono, non sono stati testimoni di questi eventi atroci, terribili, non c’erano all’epoca del Concilio Vaticano II … Non si può superare l’antisemitismo una volta per tutte: il percorso è quello di un’educazione-formazione continua. Dobbiamo mantenere viva la fiaccola di questa cooperazione, di questa nuova amicizia tra ebrei e cristiani e passarla ad una nuova generazione, per costruire un mondo di pace.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina l’udienza generale.


Servizio vaticano - Due pagine dedicate al cammino della Chiesa in Italia.

 

Servizio estero - Nazioni Unite: ogni minuto l’AIDS uccide un bambino. Appena il cinque per cento dei minori sieropositivi ha accesso alle terapie. Lanciata dall’UNICEF e dall’UNAIDS una “Campagna globale” per limitare la strage.

 

Servizio culturale - Un articolo di Armando Rigobello sul convegno del Centro studi filosofici di Gallarate sul tema “Metafisica e violenza”.

 

Servizio italiano - Università; Ddl Moratti: sì definitivo alla Camera in un clima di tensione. Il testo di riforma è stato approvato con 259 voti favorevoli.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 ottobre 2005

 

PADRE MATTEO RICCI SIA PER NOI UNO STIMOLO AL DIALOGO:

COSÌ IL CARDINALE SODANO ALLA INAUGURAZIONE IERI

DEL NUOVO CENTRO CONGRESSI DELLA GREGORIANA,

INTITOLATO AL GESUITA CHE EVANGELIZZÒ LA CINA NEL 1500

 

E’ intitolato a Matteo Ricci, il gesuita che evangelizzò la Cina nel 1500 , il nuovo centro convegni dell’università Gregoriana, inaugurato ieri sera alla presenza di molti autorevoli invitati. Dopo il saluto del Rettore Magnifico padre Gianfranco Ghirlanda, il cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato Vaticano, ha tenuto il discorso inaugurale ed ha ripercorso le varie tappe storiche della prestigiosa università, dal Collegio Romano ai nostri giorni, riferendosi anche con  qualche accenno personale, ai suoi studi compiuti proprio in questo Pontificio Ateneo retto dai Gesuiti. Ha tracciato la biografia e le grandi azioni del missionario della Compagnia di Gesù, formulando l’augurio che ascoltiamo nel servizio di Marco Cardinali :

 

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“Il padre Matteo Ricci sia per noi uno stimolo al dialogo necessario anche oggi fra le culture, fra le religioni, senza mai cadere in un facile sincretismo religioso”.

 

Il padre Franco Imoda, presidente del centro Convegni, ha poi concluso la serata inaugurale, parlando degli scopi del centro, uno dei più grandi nel cuore di Roma, con quella capacità propria della Chiesa Cattolica e della città di Roma, di essere segno di una grande stabilità unita, però, alla capacità di adattarsi alle nuove circostanze. Al termine dell’evento il cardinale sodano si è fermato a parlare coi giornalisti sulla situazione dei rapporti della Santa Sede con la Cina, ripetendo gli auspici per l’apertura di un nuovo dialogo. “Abbiamo sempre spiegato - ha detto il cardinale Sodano - che la Santa sede ha molta stima per la storia, la cultura del popolo cinese, in cui sono fioriti tanti grandi uomini e anche tanti santi”.

 

Riguardo al Sinodo appena concluso, ha aggiunto: “E’ dispiaciuto ai vescovi di tutto il mondo riuniti in Sinodo di non vedere i confratelli dalla Cina, questi quattro confratelli che il Papa  aveva invitato. Però speriamo che presto, come loro hanno anche scritto al Papa, possano prender la strada di Roma e darci un  abbraccio fraterno. La storia cammina e io credo che presto vedremo superate queste difficoltà”. A proposito dei tempi, però, il Segretario di Stato vaticano  ha invitato a “non entrare nei piani della Provvidenza”. “La  Santa Sede - ha ribadito - ha sempre detto che è pronta al  dialogo, è pronta ai contatti, nel diritto alla libertà religiosa di ogni uomo.

 

L’attuale presenza della Chiesa a Taiwan non è un ostacolo. “Ho detto tante volte - ha spiegato - che se possiamo avere  contatti con Pechino, non domattina ma stasera stessa, l'incaricato d'affari che è a Taiwan va a Pechino”. “Ma la Santa Sede - ha ammonito - non può essere trattata  peggio degli altri Stati. Quando gli altri Stati terminarono a  Taiwan andarono subito a Pechino. E perchè la Santa Sede, se termina i contatti con Taiwan, non può andare a Pechino?”.

 

Dove – ricorda - si trovava la sua sede originaria. “'Noi sentiamo come nostri fratelli e sorelle i cattolici cinesi - ha concluso il cardinale Sodano - come tutti gli altri uomini di buona volontà. Continuiamo a tendere ponti, perchè la Chiesa non cerca altro se non annunciare i principi cristiani del Vangelo di Cristo, nel rispetto di tutti gli uomini e di tutte le culture”.

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Sui rapporti tra Santa Sede e Pekino è intervenuto, al microfono di Roberto Piermarini, il missionario del PIME, padre Angelo Lazzarotto, appena rientrato dalla Cina:

 

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R. – In questi ultimi due o tre anni ci sono stati degli sforzi anche da parte di queste autorità di capire un po’ di più. Bisogna infatti rendersi conto che non capiscono la natura sovrapolitica del Papa, che non è solo un capo di Stato, di un piccolo Stato come potrebbe essere la Repubblica di San Marino, il Papa ha una responsabilità sulla Chiesa totale. Quindi, anche per i cristiani della Cina. Questo non lo riescono a capire. Ora, mi sembra che in questi ultimi anni abbiano sollecitato anche gli studiosi e le strutture dell’Ufficio affari religiosi, dell’Ufficio di Stato, come anche del Fronte Unito, a studiare il problema. Però poi, quando arrivano a dover prendere delle decisioni nuove rispetto al passato si trovano bloccati anche da tante ragioni interne, come i conservatori, cioè quelli che sono più attaccati all’ideologia, al partito. Anche perché, purtroppo, in questi ultimi due, tre anni, i cristiani, specialmente protestanti e specialmente americani, mi sembra facciano apposta per metterli in allarme con delle pubblicazioni come il libro “Jesus in Beijing”, che ipotizza come fra una ventina d’anni un terzo dei cinesi potrebbe essere cristiano. Le autorità si allarmano, perché dicono che questa è un’invasione culturale con la scusa della religione. Quindi, hanno creato in questi due, tre anni, da una parte iniziative per capire la Chiesa, ma dall’altra hanno fatto anche molte restrizioni, specialmente sul piano culturale, sulla diffusione di materiale religioso, controllando di più Internet e tutti gli accessi alle notizie che vengono dall’estero.

 

D. – Quindi, padre Lazzaretto non c’è soltanto il riconoscimento di Taiwan che impedisce le relazioni con il Vaticano …

 

R. – Quella è una cosa accidentale. E’ logico che se il dialogo con la Santa Sede maturasse in qualcosa di concreto con un mutuo riconoscimento, è logico che la rappresentanza che oggi è a Taipei andrebbe a Pechino, perché non possono esserci due Cine. Non ci può essere la stessa cosa a Taipei e a Pechino. Non lo vuole nessuno, né a Taipei, né a Pechino.

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L’EUROPA DI FRONTE ALLA SFIDA DELLA MONDIALIZZAZIONE:

TEMA DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI DOMANI NEI PRESSI DI LONDRA.

SECONDO IL PORTAVOCE DI BLAIR, PRESIDENTE DI TURNO DELL’UE,

L’OBIETTIVO È UN CONSENSO STRATEGICO SULLA DIREZIONE DELL’UE

- Intervista con Andrea Bonanni -

 

         Un consenso strategico globale sulla direzione dell’Europa: è quanto la presidenza di turno dell’Unione Europea si ripromette di ottenere con il  Vertice  organizzato domani ad Hampton Court, nei pressi di Londra. Lo ha detto il portavoce del premier inglese Tony Blair, aggiungendo che il consenso serve per quello che ha definito il “duro lavoro dei prossimi due mesi”. Il vertice è dedicato alla sfida della mondializzazione. Ma qual è, dunque, l’obiettivo di questo Consiglio europeo? Ascoltiamo, nell’intervista di Fausta Speranza, Andrea Bonanni, analista di questioni europee del quotidiano La Repubblica:

 

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R. – Sarà un vertice in cui l’obiettivo unico di Blair è quello di mostrare l’immagine di una ritrovata concordia in seno al Consiglio europeo, cioè tra i capi di governo europei. E’ una concordia che è mancata finora, soprattutto nei rapporti tra Londra e Parigi, perché la “rissa” di giugno sulla questione del bilancio tra Chirac e Blair ha lasciato delle cicatrici abbastanza profonde; tanto profonde che la questione della decisione sulla riforma del bilancio dell’Unione Europea, che avrebbe dovuto essere discussa in questo vertice, è stata rinviata al vertice di dicembre.

 

D. – Come punto di riferimento per la discussione, c’è il rapporto della Commissione. I problemi – lo sappiamo – sono crescita, occupazione, sicurezza. Ci sono spunti interessanti su questi temi?

 

R. – Il problema è che, come già successe cinque anni fa a Lisbona, sull’elenco dei problemi sono tutti d’accordo. In teoria, c’è anche un certo accordo su come risolverli, cioè sulle cose da fare. Ma siccome tutta la gestione delle politiche economiche rimane sostanzialmente affidata alla buona volontà di ciascun governo, qui il processo si ferma. Si interrompe perché i governi, come abbiamo visto in Germania, in Francia e nella stessa Italia, poi si scontrano con resistenze interne di fronte alle riforme da fare e con prezzi politici da pagare che sono tali per cui le cose che pure si dice di voler fare, non si riesce a farle.

 

D. – Si parlerà del ‘gap’ con l’opinione pubblica?

 

R. – Questa è una domanda interessante. Io ho la sensazione che questo argomento come tale, così come tu lo esprimi, non sarà affrontato. Non sarà affrontato e lo dimostra il fatto che non più di qualche settimana fa, i 25 hanno deciso di aprire un negoziato di adesione con la Turchia, ignorando il fatto che l’opinione pubblica dovunque è largamente contraria a questa iniziativa. Cioè, la sintonizzazione tra le politiche europee e l’opinione pubblica europea, che continua a diventare sempre più omogenea, è ancora un tema che risulta, secondo me, tabù per la maggior parte degli uomini politici e degli statisti dell’Unione. Diranno forse che ne avranno discusso, ma non credo che lo faranno veramente nei termini in cui sarebbe necessario farlo.

 

D. – Andrea Bonanni, analista di questioni europee: il portavoce di Blair ha detto che al Vertice di domani spera di ottenere – tali sono le parole – un consenso strategico globale sulla direzione dell’Europa. Non sembra troppo, visto che fino adesso non abbiamo avuto neanche un consenso?

 

R. – Sì, sembra troppo, e dall’altra parte – se ci guardiamo bene – è nulla, perché il consenso strategico globale c’è e c’è da tempo. Il problema è – come dicevamo – la sua applicazione pratica, la messa in applicazione attraverso una serie di misure concrete e coordinate e su questo terreno finora si è fatto veramente poco!

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OGNI MINUTO UN BAMBINO, NEL MONDO, RIMANE CONTAGIATO DAL VIRUS DELL'AIDS ED UN ALTRO MUORE PER MALATTIE CORRELATE:

DRAMMATICI I DATI RESI NOTI IERI DALL’UNICEF

 

Ogni minuto un bambino, nel mondo, rimane contagiato dal virus dell'Aids ed un altro muore per malattie correlate a questa patologia. Sono i drammatici dati resi noti dall’UNICEF, che, insieme all’UNAIDS, ha lanciato una campagna mondiale di informazione e prevenzione contro il virus dell’HIV. Il servizio di Isabella Piro:

 

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Il volto dell’Aids diventa sempre più giovane: ogni giorno, ad ogni minuto, un bambino al di sotto dei 15 anni muore per una malattia legata al virus HIV e ogni 15 secondi un ragazzo tra i 15 e i 24 anni viene contagiato da questa malattia. E’ questo l’allarme che arriva dall’UNICEF che, insieme all’UNAIDS, ha lanciato una campagna mondiale di prevenzione e informazione: “Uniti per i bambini, uniti contro l’AIDS”, questo lo slogan dell’iniziativa, vuole ricordare al mondo che i più piccoli sono il vero volto nascosto della sindrome di immunodeficienza acquisita.

 

“Meno del 5% dei bambini sieropositivi riceve cure mediche - spiega il direttore generale dell’UNICEF, Ann Veneman  - mentre 15 milioni di piccoli hanno perso i genitori a causa dell’AIDS”. Un numero destinato tragicamente ad aumentare: si prevede, infatti, che entro il 2010 saranno 18 milioni i bambini che resteranno orfani, soprattutto in Africa, Paese che conta il 90% di contagi. “L’AIDS sta distruggendo l’infanzia”, ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. “Sono troppi i bambini abbandonati a se stessi”. La campagna lanciata dall’UNICEF si pone 4 obiettivi, tutti da realizzare entro i prossimi 5 anni: Il primo è quello di prevenire il contagio da madre a figlio che spesso avviene al momento del parto o durante l’allattamento. Ma, al momento, solo il 10% delle donne incinta ha accesso alla cure specialistiche. Secondo obiettivo è garantire l’assistenza pediatrica ad almeno l’80% dei piccoli malati, che potrebbero essere curati con antibiotici come il cotrimoxazole, un farmaco che combatte le malattie infettive mortali e che costa solo tre centesimi di dollaro.

 

Il terzo punto del progetto UNICEF è quello di prevenire la diffusione del virus tra gli adolescenti dai 15 ai 24 anni: solo nel 2004 ne sono stati contagiati 2 milioni a causa della scarsa informazione e dell’impossibilità di accedere ai servizi preventivi. Infine, l’UNICEF vuole proteggere e aiutare i bambini costretti ad abbandonare gli studi e a lavorare per poter mantenere i parenti malati. 4 obiettivi importanti, quindi, per i quali, secondo l’agenzia dell’ONU per l’infanzia, occorrono 55 miliardi di dollari nei prossimi 3 anni, di cui 22 miliardi solo nel 2008.

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CHIESA E SOCIETA’

26 ottobre 2004

 

 

 

TERZO FOCOLAIO DELL’INFLUENZA AVIARIA NELLA CINA CENTRALE. IL VIRUS HA UCCISO OLTRE 500 ANIMALI E 2.500 SONO STATI ABBATTUTI PER PRECAUZIONE.

SOSPETTI DI CONTAGIO ANCHE PER UNA DECINA DI UCCELLI TROVATI MORTI IN INDIA,

MENTRE L’UNIONE EUROPEA SCONSIGLIA IL CONSUMO DI UOVA E DI POLLAME CRUDI

 

PECHINO. = La Cina ha annunciato l'esistenza di un nuovo focolaio di influenza aviaria, nella provincia dell'Hunan (centro), dove sono morti 545 tra polli e anatre. Lo ha riferito oggi l'Organizzazione mondiale della Sanità animale (OIE). Il focolaio è stato localizzato sabato nel villaggio di Wantang. In seguito alla scoperta, sono stati abbattuti circa 2.500 volatili. L'esistenza del focolaio è stata comunicata ieri da Pechino a Hong Kong. “Abbiamo appreso che in totale 687 polli e anatre hanno mostrato segni della malattia. Di questi, 545 sono morti. In totale 2.487 uccelli dello stesso stock sono stati abbattuti”, ha dichiarato il governo di Hong Kong in un comunicato. E' il terzo focolaio di influenza aviaria registrato in una settimana in Cina. I due precedenti erano stati segnalati in Mongolia interna e nella provincia di Anhui (est). Una portavoce dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di Pechino ha affermato che la Cina ha preso “un serio impegno ad alto livello politico” per la trasparenza e la collaborazione con le organizzazioni internazionali. L’individuazione dei tre nuovi focolai è avvenuta dopo una martellante campagna di stampa mirata a convincere i riluttanti funzionari provinciali a fornire tempestivamente al centro tutte le notizie sull’influenza aviaria, che da quando è emersa in Asia, nel 2003, ha causato la morte di 60 persone, tutte a stretto contatto con animali infetti. Intanto, l’agenzia alimentare dell'Unione Europea, tra le misure preventive adottate in ambito comunitario, si accinge a sconsigliare il consumo di uova e di carni di pollo crude. Lo affermano due quotidiani, il britannico Financial Times e il tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, secondo il quale nulla dimostra tuttora che il virus H5N1 si possa contrarre attraverso il cibo. Sospetti di influenza aviaria anche in India, dove una decina di uccelli migratori sono stati trovati morti nella parte orientale del Paese: saranno sottoposti al test. (A.D.C.)

 

 

OLTRE 500 MILIONI DI DOLLARI PER RISOLLEVARE IL PAKISTAN SETTENTRIONALE

DALLE CONSEGUENZE DEL TERREMOTO. L’APPELLO LANCIATO DELL’ONU

AI PAESI DONATORI, MA FINORA I CONTRIBUTI PERVENUTI

SONO UN DECIMO DEL NECESSARIO

 

GINEVRA. = Le Nazioni Unite hanno aumentato da 312 a 549 milioni di dollari la richiesta di aiuti per i sopravvissuti al sima dello scorso 8 ottobre in Pakistan. Il bilancio ufficiale del disastro è salito nel frattempo a 54 mila morti e 77 mila feriti. È stato l’ambasciatore pakistano all’Onu a Ginevra, Masood Khan, a notificare l’appello per ulteriori aiuti poche ore prima di una conferenza di Paesi donatori. Tre settimane fa - informa la MISNA - l’organismo sovranazionale aveva lanciato una richiesta per 312 milioni di dollari, ricevendone finora solo 67,8 milioni e vedendosi promettere altri 35 milioni nei prossimi sei mesi. Intanto, il ministro dell’Interno pakistano Aftab Sherpao ha annunciato un nuovo aumento nel numero di morti e feriti causati dal sisma: bilancio che da settimane è in crescita e potrebbe ulteriormente salire nei prossimi giorni. Nonostante siano trascorse oltre due settimane dal disastro, ci potrebbero essere ancora cadaveri intrappolati sotto le macerie degli edifici e, inoltre, le rigide temperature nelle zone di montagna potrebbero mietere altre vite. Nel frattempo l’India, come spiega il quotidiano “Hindustantimes”, sta provvedendo all’allestimento di campi lungo la Loc, Linea di controllo che divide il Kashmir indiano da quello pakistano, per favorire le famiglie che abitano in una zona estremamente delicata da un punto di vista geo-politico e da mezzo secolo oggetto di una violenta disputa tra i due Stati. (A.D.C.)

 

 

APPELLO DEI GESUITI INDONESIANI ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE:

NON DIMENTICATE I SOPRAVVISSUTI ALLO TSUNAMI. ANCORA GRAVE LA SITUAZIONE

ALIMENTARE DEI PAESI ASIATICI COLPITI DAL MAREMOTO DEL 26 DICEMBRE SCORSO

 

GIAKARTA. = I volontari indonesiani che operano in favore delle popolazioni colpite dallo tsunami, che il dicembre scorso a travolto le coste di diversi Paesi asiatici, chiedono alla comunità internazionale di non dimenticare i profughi sopravvissuti alla catastrofe, ora che tutta l’attenzione è rivolta al terremoto avvenuto in Pakistan. Fra le organizzazioni più attive sul campo, vi sono i Gesuiti del Jesuit Reugees Service (Jrs), che nella provincia di Aceh, sull’isola di Sumatra, continuano ad offrire il loro sostegno. “Molti sfollati hanno ancora bisogno di assistenza alimentare – riferiscono i responsabili del Jrs - soprattutto quelli che vivono in baracche e tende da campo e che hanno accesso con difficoltà agli aiuti”. Bisogna soccorrere soprattutto i più deboli, senza però “instaurare una dipendenza”, offrendo loro la possibilità di “ricostruire forme autonome di sostentamento”. Secondo gli osservatori, l’attività di sostegno alimentare per le vittime del maremoto è insufficiente e proprio a questo riguardo il PAM, il Programma alimentare mondiale, ha deciso di convocare una riunione per il 7 novembre, a Roma. Nell’incontro si farà il punto della situazione e si organizzerà la distribuzione d’emergenza dei viveri in Aceh, durante il 2006. I lavori di ricostruzione delle    aree colpite è ancora lungo: le prime 10 mila case permanenti per i superstiti del maremoto sono state completate il sette ottobre, mentre altre 12.000 sono ancora in costruzione. Kuntoro Mangkusubroto, leader dell’Agenzia per la Ricostruzione e Riabilitazione ad Aceh, ha parlato delle difficoltà di passare dalla fase di    emergenza a quella di ricostruzione. (R.R.)

 

 

IL GOVERNO INDONESIANO HA STANZIATO DEI FONDI PER LA RICOSTRUZIONE

DELLE CHIESE E DELLE MOSCHEE DISTRUTTE DURANTE I QUATTRO ANNI

DEL CONFLITTO NELLE MOLUCCHE

 

AMBON. = Furono 144 i luoghi di culto distrutti durante il conflitto nelle Molucche, fra il 1999 e il 2003: ora arriveranno i soldi per ricostruirli. Lo ha dichiarato

Muh Maftuh Basyuni, ministro per gli Affari religiosi, in occasione della cerimonia di apertura del 35.mo Sinodo della Chiesa protestante delle Molucche che si è tenuto ad Ambon il 23 ottobre. Il governatore, Karel Albert Ralahalu, ha confermato – secondo quanto riferisce AsiaNews - che 60 luoghi di culto (26 chiese, 24 moschee e 10 fra Pura, sacrari funebri, e Klenteng, templi cinesi) sono già stati restituiti alla popolazione. Ralahalu ha poi dichiarato che il governo ha accettato le richieste di costruire alcune case di culto in luoghi diversi da quelli originali dato che delle comunità si sono spostate. Il 22 ottobre scorso, Ralahalu e Basyuni erano invece presenti alla moschea di Al Fatah ad Ambon dove la comunità musulmana ha tenuto una “Nuzulul Quran” (celebrazione del Corano). Dopo la celebrazione, il governatore ha dichiarato che “le Molucche sono tornate alla normalità, ma ci sono ancora molte cose da fare. L’economia è in sviluppo e la costruzione delle case procede, ma il settore amministrativo e gli altri servizi sono ancora in deficit”. Basyuni ha invece chiesto agli abitanti di tornare al “Pela Gandong”, il patto di fraternità stretto da gruppi rivali che era stato in uso per molto tempo nella provincia. “Dipende solo dalla nostra volontà – ha dichiarato - se il Pela Gandong è ancora in grado di essere una garanzia di armonia”. (A.D.C.)

 

 

DECIMO CONVEGNO NAZIONALE A FIUGGI ORGANIZZATO DA INIZIATIVA DI COMUNIONE DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO. DURANTE I LAVORI,

PREVISTI SETTE SIMPOSI SULL’EUCARISTIA, TENUTI DA SACERDOTI E LAICI

 

FIUGGI. = Per il decimo anno consecutivo, si riunisce al Palaterme di Fiuggi, dal 28 al 30 ottobre prossimi, l’ormai tradizionale Convegno organizzato dalla Iniziativa di Comunione nel Rinnovamento Carismatico Cattolico, cui aderiscono una cinquantina di gruppi e comunità sparsi in tutta Italia, che si distinguono per una speciale devozione allo Spirito Santo unita alla preghiera di lode, di liberazione e di guarigione. “L’Eucaristia fonte di comunione” è il tema di questa tre giorni, che si aprirà venerdì pomeriggio con un insegnamento di don Gabriele Amorth, noto esorcista, cui seguirà la Messa inaugurale presieduta dal vescovo Armando Brambilla, ausiliare della diocesi di Roma nonché delegato per la Pastorale sanitaria, i pii sodalizi e le confraternite. Sarà invece il vescovo di Anagni-Alatri, Lorenzo Loppa, a presiedere la celebrazione eucaristica di sabato mattina, mentre nel pomeriggio, dopo la “preghiera di lode carismatica” che caratterizzerà ogni sessione, interverrà il medico maltese, John Bonnici Mallia, anch’egli molto conosciuto nel Movimento carismatico cattolico, che svolgerà un insegnamento e guiderà una “preghiera di guarigione interiore”. Previsti per domenica mattina l’intervento di Anna Maria Nascigli, coordinatore nazionale di Iniziativa di Comunione, e la Messa conclusiva presieduta da padre Giuseppe Galliano, responsabile di una comunità carismatica che ha sede a Novara, intitolata a “Nostra Signore del Sacro Cuore di Gesù”. Nell’ambito del Convegno, si terranno sette simposi sul tema dell’Eucaristia svolti da sacerdoti e laici. Le singole giornate avranno come temi particolari “La gioia dell’unità”, “La gioia della guarigione”, “La gioia della fede”. Il tema generale di quest’anno si richiama volutamente al pensiero di Giovanni Paolo II sull’Eucaristia e alla spiritualità della Iniziativa di Comunione, realtà che costituisce una delle varie espressioni della grande famiglia del Rinnovamento Carismatico Cattolico. Nato negli Stati Uniti d’America nel contesto del Movimento pentecostale e sulla scia del Concilio Vaticano II, il Rinnovamento Carismatico è seguito oggi da 120 milioni di cattolici in tutto il mondo. Nel Palazzo vaticano della Cancelleria a Roma ha sede il suo centro internazionale, che fa riferimento con un proprio statuto al Pontificio Consiglio per i Laici.

 

 

LA SICCITA’ IN MOZAMBICO HA MESSO A RISCHIO DI SOPRAVVIVENZA

PIU’ DI MEZZO MILIONE DI PERSONE, IN VENTIDUE DISTRETTI DEL PAESE.

DISTRUTTE MOLTE COLTIVAZIONI, FONTE PRINCIPALE DELL’ECONOMIA LOCALE

 

HARARE. = Più di mezzo milione di persone alla fame. La siccità che ha colpito il Mozambico sta provocando l’ennesimo dramma umanitario nel Paese africano. Ventidue distretti del sud e del centro - riferisce la MISNA - sono a rischio di sopravvivenza, secondo quanto spiegato dal ministro dell’Agricoltura, Tomas Mandlate, durante una sessione della Commissione africana sulle statistiche agricole. Il 68% della popolazione mozambicana - ha detto - vive e lavora nel settore agricolo, eppure solo il 25 per cento del prodotto interno lordo arriva dall’agricoltura: un apparente paradosso che si spiega, sempre secondo il ministro, con gli scarsi mezzi tecnologici a disposizione, i quali contribuiscono a mantenere la produttività molto bassa. Pur sottolineando le obiettive difficoltà a fornire cifre esatte sulle persone colpite dalla siccità, Mandlate ha affermato che da luglio a settembre sono state stimate in oltre 400.000, ma il numero è già salito a circa 560.000 dall’inizio di questo mese. Nel Paese, coltivato in maggioranza a mais e cassava, giungono periodicamente notizie di decessi per fame, tra cui alcuni casi segnalati nei notiziari televisivi la scorsa settimana nel distretto di Panda, provincia meridionale di Inhambane. Per il momento, il Programma alimentare mondiale dell'ONU ha a disposizione 8 milioni e mezzo di dollari, ritenuti insufficienti a soddisfare le esigenze alimentari della popolazione, e riesce a raggiungere solo un terzo degli oltre 500.000 abitanti a rischio fame nelle province di Maputo, Gaza, Manica, Inhambane, Sofala e Tete. (A.D.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 ottobre 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Dopo l’approvazione della Costituzione, l’Iraq è stato scosso da nuovi attacchi contro esponenti del mondo politico: a Baghdad un gruppo di uomini armati ha ucciso il segretario generale del ministero della Cultura. La guerriglia ha attaccato anche il convoglio del ministro delle risorse idriche. Due guardie del corpo sono rimaste ferite. Al Qaeda ha rivendicato, inoltre, gli attacchi contro gli hotel Palestine e Sheraton a Baghdad, costati la vita sabato scorso a 17 persone. Gli Stati Uniti hanno espresso soddisfazione, intanto, per l’approvazione della Costituzione. Secondo molti osservatori, l’esito favorevole del referendum è sicuramente un traguardo importante, anche se il cammino verso il futuro democratico è costellato di insidie. Lo sostiene anche lo scrittore iracheno Younis Tawfik, intervistato da Salvatore Sabatino:

 

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R. – Ci vuole tanto lavoro, tanti sacrifici ancora, soprattutto per quanto riguarda il terrorismo internazionale che è ancora attivo in Iraq. Ci vorranno ancora ulteriori sacrifici per convincere le parti in disaccordo con la Costituzione, che c’è sempre la possibilità di poter cambiare il testo e di trovare in futuro altre intese tra le varie componenti del popolo iracheno.

 

D. – Quali sono state le ragioni che hanno spinto quasi il 20 per cento dei votanti a dire ‘no’ al testo costituzionale?

 

R. – Non credo siano ragioni religiose o politiche, ma economiche. Le province sunnite non hanno grandi risorse, soprattutto minerarie o petrolifere. Non hanno sbocco da nessuna parte. Sono, dunque, rinchiusi tra il nord curdo e il sud sciita.

 

D. – Il presidente Bush si è detto soddisfatto dell’approvazione del testo costituzionale e queste dichiarazioni non possono, secondo lei, esacerbare ancora di più gli animi della guerriglia che vedono ancora una volta la Casa Bianca troppo presente nella politica irachena?

 

R. – La guerriglia risponderà ancora più duramente ma credo che la politica interna irachena non sia del tutto estranea ad interventi americani, perché il progetto statunitense deve ‘passare’ a tutti i costi. Abbiamo visto che il popolo iracheno è comunque in grado di gestirsi e anche di fare la sua politica. Adesso noi aspettiamo dicembre per consolidare questa indipendenza, quando sarà eletto poi un vero e proprio Parlamento iracheno. A questo punto, potremo avere forse un governo quasi indipendente.

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Cresce la tensione in Libano: l’esercito ha circondato basi palestinesi radicali al confine con la Siria. Proprio in Siria, intanto, il presidente Assad assicura che verrà processato chiunque sia coinvolto nell’omicidio dell’ex premier libanese. Il nostro servizio:

 

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L’esercito libanese ha circondato due basi militari di un gruppo palestinese radicale filosiriano. Le autorità di Beirut hanno inviato circa 400 soldati e creato un posto di blocco nei pressi di un villaggio nella valle orientale della Bekaa, dove il cosiddetto ‘Fronte per la liberazione della Palestina’ ha il suo quartiere generale. Il provvedimento è stato preso all’indomani dell’uccisione di un soldato siriano da parte di presunti militanti palestinesi. Nella vicina Siria, intanto, il presidente Bashar Assad assicura, in una lettera inviata ai governi di Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna, che verrà processato qualunque siriano accusato di coinvolgimento  nell’assassinio dell’ex premier libanese. Ieri gli Stati Uniti e la Francia avevano minacciato di ricorrere a sanzioni economiche contro la Siria se il governo di Damasco non collaborerà pienamente con l’ONU. Nella risoluzione delle Nazioni Unite si chiede alla Siria di collaborare all’inchiesta sull’omicidio di Hariri consentendo al procuratore tedesco Mehlis di interrogare i membri dell’esecutivo siriano sospettati di essere coinvolti nell’attentato. Il portavoce del ministero degli   Esteri russo ha dichiarato, infine, che la Russia è contraria all’ipotesi di sanzioni contro la Siria. La Russia -  ha detto il portavoce - farà tutto il necessario per bloccare tentativi di imporre misure restrittive contro Damasco.

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In Medio Oriente, l’esercito dello Stato ebraico ha bombardato, la scorsa notte, l’area settentrionale della Striscia di Gaza da dove, poche ore prima, era stato lanciato un razzo contro la cittadina israeliana di Sderot. Il raid, fortunatamente, non ha provocato vittime. Il movimento estremista Hamas ha annunciato, intanto, che verranno rapiti cittadini israeliani se lo Stato ebraico non rilascerà i prigionieri politici palestinesi.

 

Il leader della rete terroristica di Al Qaeda, Osama Bin Laden, sarebbe morto nella città afghana di Kandahar. A sostenerlo è una fonte citata dal giornale pakistano 'Awsaf'. Secondo questa fonte, il terrorista saudita sarebbe morto nel mese di giugno mentre era nascosto all’interno di un’abitazione nella regione afghana di Bamiyan. Secondo il giornale, questa notizia troverebbe conferma dal fatto che da un anno non vengono diffusi video o messaggi audio del capo di Al Qaeda. Secondo diversi osservatori Bin Laden potrebbe essere ancora vivo e potrebbe aver deciso di non apparire in video per motivi di sicurezza.

 

E’ salito a 54 mila morti il drammatico bilancio del terremoto dello scorso 8 ottobre in Pakistan. Lo ha reso noto il ministro dell’Interno pachistano. Le Nazioni Unite hanno informato inoltre che sono necessari almeno 549 milioni di dollari per aiutare i terremotati.

 

• Lotta al terrorismo, situazione in Iraq e programmi di non proliferazione nucleare in Iran e Corea del nord. Sono questi i temi al centro dell’annuale rapporto dell’Istituto per gli Studi Strategici di Londra, che analizza le capacità militari di tutti i Paesi del pianeta. Da Londra, Sagyda Syed:

 

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L’Istituto per gli Studi strategici di Londra ha pubblicato il nuovo Rapporto sugli armamenti nelle varie regioni del mondo. L’edizione del 2005, che analizza in dettaglio le capacità militari di 196 Paesi, verte principalmente su tre aspetti: la lotta al terrorismo, la situazione in Iraq e i programmi di non-proliferazione nucleare in Iran e nella Corea del Nord. Nel rapporto emerge il carattere asimmetrico dei conflitti nel mondo. Le guerre, in altre parole, vengono sempre meno combattute secondo gli schemi classici e sempre più su terreno tecnologico. Il terrorismo, soprattutto dopo gli attacchi del 7 luglio a Londra, sembra essere il nemico meno convenzionale e più pericoloso degli ultimi mesi. Per combatterlo le Nazioni occidentali stanno investendo grandi risorse economiche, ma secondo l’Istituto, la guerra verrà vinta sul piano ideologico. La corsa agli armamenti in Iran è fonte di gravi preoccupazioni e dovrà essere affrontata a New York durante il prossimo incontro dell’Agenzia per l’energia atomica (AIEA). La situazione in Iraq viene valutata positivamente dal punto di vista politico, ma non altrettanto dal punto di vista militare. La soluzione del conflitto sembra essere soltanto una: il progressivo ritiro delle truppe americane a favore di una nuova coalizione internazionale. L’Istituto, infine, si chiede se valga ancora investire nei grandi eserciti: affermativa la risposta. Possono essere impegnati anche in operazioni umanitarie.

 

Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.

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Dopo il passaggio dell’uragano Wilma che in Messico, a Cuba e nella Florida ha causato più di 20 morti, una nuova tempesta tropicale, Alpha, ha colpito Haiti e la Repubblica domenicana. Secondo le autorità dei due Stati dell’isola di Hispaniola, le vittime provocate da questa perturbazione sono almeno 15.

 

Sarà eseguita il prossimo 13 dicembre la condanna a morte di Stanley Williams, un tempo boss di una gang di Los Angeles ed oggi un simbolo per chi si oppone alla pena di morte. Williams, cinque volte candidato al Nobel per la pace e premiato dal presidente statunitense George Bush, è accusato di aver compiuto diversi omicidi. Si è sempre dichiarato innocente e in carcere ha scritto nove libri nei quali spiega, soprattutto ai giovani che vivono nei quartieri degradati delle città americane, gli errori che ha commesso in gioventù. La sentenza, emessa ieri da un giudice di Los Angeles, non verrà eseguita solo se il governatore della California, Arnold Schwarzenegger, firmerà un atto di clemenza.

 

• In Italia oltre 50 mila persone hanno manifestato ieri, davanti alla Camera, contro la riforma della scuola e dell’università avanzata dal ministro Moratti. Diversi i feriti a causa degli scontri con le forze dell’ordine. Aspro confronto anche tra i partiti di maggioranza e opposizione, impegnati in Aula a votare il disegno di legge, approvato poi in serata, con 259 ‘sì’.

 

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