RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 298 - Testo della trasmissione di martedì 25 ottobre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“Migrazioni: segno dei tempi”: è il tema del messaggio di Benedetto XVI per la prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Sarà presentato venerdì prossimo

 

Sulla fruttuosa eredità del Sinodo dei vescovi, che ha suggellato la conclusione dell’Anno dell’Eucaristia, la riflessione di mons. Francesco Cacucci

 

Messaggio del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso per la festa indù del Diwali: intervista con mons. Michael Fitzgerald

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Allarme ONU: restano solo tre settimane per aiutare le popolazioni colpite dal sisma in Pakistan, prima dell’arrivo della neve: ce ne parla Maurizio Gallo

 

Esce di scena Alan Greenspan: Bush ha nominato nuovo presidente della Federal Reserve Ben Bernanke. Ai nostri microfoni il prof. Alberto Quadrio Curzio

 

Presentata a Roma la nuova edizione del libro di don Giussani “Il rischio educativo”: con noi don Julian Carron e Giancarlo Cesana  

 

Presentato a Roma un libro su “Pio XII e il cinema”: ce ne parla mons. Dario Viganò

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nuova vittima in Indonesia dell’influenza aviaria, mentre si attendono le decisioni della Conferenza internazionale aperta ieri ad Ottawa, in Canada, per arginare il virus

 

Abbandonare il linguaggio della violenza, puntando sull’ascolto reciproco: appello congiunto del Gran Muftì d’Egitto e di Papa Shenouda III, a musulmani e cristiani

 

Dopo 1400 anni verrà eretta nel Qatar la prima chiesa cristiana nella capitale Doha

 

Un calendario per raccogliere fondi in favore degli insegnanti nei Paesi in via di sviluppo: è l’iniziativa dell’Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo

 

Inaugurata nuova chiesa cattolica intitolata alla Santa Famiglia di Nazareth ad Hissar, in Bulgaria

 

24 ORE NEL MONDO:

L'Iraq dice sì alla costituzione: 78% i voti favorevoli. Ma gli attentati continuano a sconvolgere il Paese. Anche oggi numerosi i morti

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 ottobre 2005

 

 

“MIGRAZIONI: SEGNO DEI TEMPI: E’ IL TEMA DEL MESSAGGIO

DI BENEDETTO XVI PER LA PROSSIMA GIORNATA MONDIALE

DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO: SARA’ PRESENTATO VENERDI’

PROSSIMO NELLA SALA STAMPA VATICANA

                                                           

“Migrazioni: segno dei tempi”: è il tema del messaggio di  Benedetto  XVI per la 92a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2006, che la Chiesa celebrerà il prossimo 15 gennaio. Il messaggio verrà presentato venerdì prossimo alle 11.30 in una conferenza stampa presso la Sala Stampa vaticana dal cardinale Stephen Fumio Hamao e dall'arcivescovo Agostino Marchetto, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

 

Nell’Angelus del 19 giugno scorso Benedetto XVI aveva detto che è dovere dei cristiani mostrare un’ “attenzione amorevole” e una capacità tempestiva di sostegno nei confronti dei milioni di uomini, donne e bambini costretti a sfollare dal loro Paese “per scampare a gravi difficoltà e pericoli”. “La comunità cristiana – aveva detto il Papa - si sente vicina a quanti vivono questa dolorosa condizione; si sforza di sostenerli e in diversi modi manifesta loro il suo interessamento e il suo amore che si traduce in concreti gesti di solidarietà, perché chiunque si trova lontano dal proprio Paese senta la Chiesa come una patria dove nessuno è straniero”.

 

 

NOMINE

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Río Gallegos, in Argentina, presentata da mons. Alejandro Antonio Buccolini, salesiano, per raggiunti limiti di età.

 

Gli succede don Juan Carlos Romanin, anch’egli salesiano, finora Direttore della Comunità Salesiana di Mar del Plata. Don Juan Carlos Romanin  è nato a Sarandi (diocesi di Avellaneda e Provincia di Buenos Aires) il 4 novembre 1954. Entrato molto giovane nella Congregazione di Don Bosco, ha seguito gli studi di Filosofia e Teologia a Buenos Aires. Ha emesso la professione perpetua il 21 dicembre 1978 ed è stato ordinato sacerdote il 24 ottobre 1981.

 

Il Santo Padre ha quindi nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Birmingham, in Inghilterra, il rev.do Canonico David Christopher McGough, del clero della medesima arcidiocesi, finora vicario episcopale per Walsall, Wolverhamton, Black Country e Worcs, assegnandogli la sede titolare vescovile di Cunavia.

 

Il rev.do David Christopher McGough è nato a Tunstall, Stoke-on-Trent, nell’arcidiocesi di Birmingham, il 20 novembre 1944. Dopo i primi due anni di studi filosofici nel seminario dell'arcidiocesi, è stato inviato al Venerabile Collegio Inglese a Roma ed ha studiato presso l’Università Gregoriana, ottenendo la Licenza in Sacra Teologia. E' stato ordinato sacerdote il 14 marzo 1970 per l’arcidiocesi di Birmingham. Dopo un anno come insegnante all'Oscott College di Birmingham, è tornato a Roma per continuare gli studi al Pontificio Istituto Biblico ottenendo la Licenza in Sacra Scrittura nel 1974.

 

 

SULLA FRUTTUOSA EREDITA’ DEL SINODO DEI VESCOVI, CHE HA SUGGELLATO

LA CONCLUSIONE DELL’ANNO DELL’EUCARISTIA, LA RIFLESSIONE

 AI NOSTRI MICROFONI DELL’ARCIVESCOVO DI BARI-BITONTO,

 MONS. FRANCESCO CACUCCI

 

         Il Sacramento eucaristico sia sempre al centro della vita dei cristiani: questo il messaggio forte emerso dal Sinodo dei vescovi presieduto da Benedetto XVI, conclusosi domenica scorsa, dopo tre settimane di confronto e riflessione. Un avvenimento straordinario che ha suggellato la fine dell’Anno dell’Eucaristia, voluto da Giovanni Paolo II. L’assise è stata vissuta con particolare emozione dai 256 padri sinodali che vi hanno preso parte. E’ quanto sottolinea l’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Francesco Cacucci, intervistato da Fabio Colagrande:

 

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R. – Soprattutto porto con me l’esperienza intensa dell’universalità della Chiesa. Il respiro cattolico della Chiesa si vive in un modo unico nell’esperienza sinodale, che permette di cogliere nelle varie parti del mondo, attraverso la testimonianza e la viva voce dei pastori, le differenti sensibilità e anche le situazioni differenti. Penso ai vescovi dei Paesi dell’Est che, dopo le persecuzioni e dopo la mancanza di libertà religiosa, desiderano essere fortemente testimoni di Gesù in mezzo ai loro fratelli.

 

D. – Lei crede che questa riflessione che ha riportato al centro della vita della Chiesa il mistero eucaristico, possa davvero rinnovare l’evangelizzazione e in che modo?

 

R. – Teniamo presente che il Sinodo si inserisce come ultimo momento, anche se il più solenne, dell’Anno dell’Eucaristia, iniziato con il Congresso eucaristico internazionale di Guadalajara, con la celebrazione in Italia del 24.mo Congresso eucaristico nazionale di Bari, dove il Papa per la prima volta ha compiuto quella che è stata definita la Statio nationis; e poi con la Gmg, la Giornata mondiale della gioventù di Colonia, e quindi Roma, questo momento finale, concluso con la celebrazione di domenica scorsa, che è diventato si può dire il coronamento. Ciò che emergerà è il frutto di tutto questo anno. Naturalmente, le riflessioni dei padri sinodali hanno permesso e permettono al Sommo Pontefice di cogliere in un modo ancora più intenso e più preciso, non solo le sensibilità, ma le attese di tutto il popolo cristiano, in tutta la cattolicità.

 

D. – Sabato, nella conferenza stampa conclusiva, nella Sala Stampa della Santa Sede, alcuni giornalisti hanno detto che da questo Sinodo non è emerso nulla di nuovo …

 

R. – Forse si riferiscono soltanto ad alcuni argomenti che poi hanno occupato le pagine dei giornali. Ma l’Eucaristia è sempre nuova e ogni realtà che riguarda l’Eucaristia non può se non essere capace di rinnovare il mondo. C’è la Proposizione 47 che parla della conversione e l’ecologia”, dove si parla addirittura della nuova creazione inaugurata nella risurrezione di Cristo, nuovo Adamo, che ha dato alla Chiesa il compito di preparare la trasformazione del Creato nei nuovi cieli e nuova terra. Questo evidentemente non può essere misurato con il metro di una mentalità umana.

 

D. – Usando le parole di Benedetto XVI, quale volto della comunità cattolica, secondo lei mons. Cacucci, è emerso da questo Sinodo?

 

R. – Un volto colmo di grande amore nei confronti del mondo contemporaneo. Non di condanna, ma di grande amore. Questo Sinodo ha avuto una intenzionalità pastorale prioritaria. Ecco perché è stato fondamentale che più che approfondimenti dottrinali siano emersi, da parte dei pastori, gli intenti di una evangelizzazione attraverso l’Eucaristia, che deve essere mistero proclamato, ma poi mistero celebrato e mistero vissuto.

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LA SOLIDARIETA’ TRA I CREDENTI DI TUTTO IL MONDO E’ LA VIA PER PROMUOVERE

 UN MAGGIOR RISPETTO  PER LA RELIGIONE  DI FRONTE AD UN CRESCENTE

SECOLARISMO: COSI’ IL MESSAGGIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO

PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO INVIATO AGLI INDU’ PER LA FESTA DEL DIWALI

- Intervista con mons. Michael Fitzgerald -

 

“In un’epoca in cui il secolarismo aggressivo sembra essere in crescita e il rispetto per i valori umani fondamentali appare spesso in declino” il dialogo e la “cooperazione fra persone di diverse religioni può portare, nel mondo d’oggi, ad un nuovo rispetto per la religione”. E' quanto afferma mons. Michael  Fitzgerald, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, nel messaggio inviato agli indù in occasione della festa del Diwali, che si celebra il 1° novembre. Ma ascoltiamo lo stesso mons. Fitzgerald  che ci parla di questa festa indù al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – La festa del Diwali è una festa indù, che però è celebrata anche da molti cristiani, e rappresenta la vittoria della luce sulle tenebre, dunque del bene sul male. Si accendono le luci, tutte le case sono decorate, c’è un’atmosfera di festa che richiama un po’ il nostro Natale ...

 

D. – Quest’anno cosa avete voluto dire loro?

 

R. – Siamo stati colpiti dall’effetto dello tsunami, che ha causato grande distruzione anche in India. Abbiamo visto anche la solidarietà di persone di diverse religioni, che sono venute ad aiutare i sinistrati. Abbiamo pensato di centrare il messaggio su questo fatto. Noi celebriamo delle feste, ma sappiamo bene che non tutto nella nostra vita è roseo: ci sono le difficoltà, ci sono tragedie ... Ora viene questa festa, dobbiamo festeggiare, ma rimanendo coscienti delle persone che soffrono. E questa è un’esortazione a seguire le indicazioni della Nostra Aetate, il documento conciliare sul dialogo interreligioso, che incoraggia i cristiani a collaborare con persone di altre religioni, a beneficio dei loro fratelli e sorelle. Ed è questo senso di collaborazione per aiutare le persone che sono nel bisogno, il punto centrale del messaggio.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’Iraq: approvata la nuova Costituzione.


Servizio vaticano - La relazione del cardinale Jean-Louis Tauran alla seduta accademica svoltasi a Varsavia: “Al servizio della Verità, coscienza e diritto”.

 

Servizio estero - Messico: sacerdote assassinato a Tijuana.

 

Servizio culturale - Un articolo di Anna Maria Tripodi in ricordo di Padre Remo Bessero Belti.

Per l’“Osservatore libri”, un articolo di Danilo Veneruso in merito al volume di Amos Elon “Storia degli ebrei in Germania (1743-1933)”.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della legge elettorale.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

25 ottobre 2005

 

ALLARME DELLE NAZIONI UNITE: RESTANO SOLO TRE SETTIMANE PER AIUTARE

LE POPOLAZIONI COLPITE DAL SISMA IN PAKISTAN, PRIMA DELL’ARRIVO DELLA NEVE

- Intervista con Maurizio Gallo -

 

La comunità internazionale dispone di tre settimane per aiutare i terremotati del Pakistan prima dell’arrivo della neve. E’ l’allarme lanciato ieri a Ginevra dall’Ufficio dell'ONU per gli Affari Umanitari, che ha sottolineato come, già nei prossimi giorni, il cattivo tempo renderà più difficili le operazioni di soccorso. Intanto, continua senza sosta il lavoro della Caritas Pakistan per portare sollievo alle popolazioni colpite dal sisma dell’8 ottobre scorso. Il vescovo di Faisalabad e direttore della Caritas pakistana, mons. Joseph Coutts, ha dichiarato all’agenzia Fides che ora “la sfida più importante è coordinare gli aiuti”. Tra le organizzazioni attive nell’area colpita c’è anche il Karakorum Trust, progetto di cooperazione internazionale promosso dal CNR e dal CESVI. Ecco la testimonianza di Maurizio Gallo, direttore esecutivo del progetto umanitario, raggiunto telefonicamente da Alessandro Gisotti a Balakot, città del nord del Pakistan completamente rasa al suolo:

 

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R. – Ci sono sostanziali differenze a seconda delle zone: nelle città come Muzaffarabad e le città più basse che sono state molto colpite, si sono però concentrati gli interventi, anche perché molti giornalisti erano presenti lì e quindi da parte di tutti c’era l’esigenza di far vedere che si stava cercando di migliorare la situazione. Quindi, a Muzaffarabad, dove sembrava che ci fosse la situazione più grave in tutto il Pakistan, le cose stanno andando meglio, nel senso che le ruspe hanno lavorato, hanno liberato le strade, cominciano a vedersi i primi negozietti appoggiati sulle macerie, vendono la frutta …

 

D. – In una nostra intervista il vescovo di Islamabad-Rawalpindi ci ha detto: “Fuori dal Pakistan, dalla zona colpita, non si ha l’idea di quale devastazione abbia portato questo terremoto” …

 

R. – Sì, di fatto qui la situazione, nelle zone di montagna, dove ancora moltissime strade sono bloccate e si possono raggiungere solo in elicottero, la situazione è tragica. Il 100 per cento delle case è crollato, le persone hanno le famiglie completamente distrutte, stanno lì, sedute affianco alle macerie, con tutti i parenti sotto le macerie, si guardano intorno chiedendosi come ricominciare a dare un senso alla vita che in un momento è finita. L’altro giorno, sono passato in uno di questi paesi di montagna, siamo arrivati con l’elicottero, e mi hanno fatto vedere una scuola crollata; sotto le macerie di questa scuola c’erano sepolti 260 bambini, ancora sono lì sotto e nessuno ha l’intenzione di andare a tirarli fuori, perché non hanno le ruspe per poterlo fare. C’è stato un grande aiuto in questi giorni da parte degli americani che hanno mandato qui una quarantina di elicotteri dall’Afghanistan, e con questi elicotteri americani, che sono molto grandi, si riesce a servire anche questi paesi di montagna, sperduti. Però, la cosa complicata è che nel Kashmir la popolazione vive quasi per la maggior parte in case isolate, sparse nelle montagne che si raggiungono solamente a piedi …

 

D. – Ecco, quali sono le necessità più urgenti per la popolazione sopravvissuta, secondo l’esperienza sul campo che lei sta facendo?

 

R. – Chiaramente le tende, le coperte, i viveri, sono le prime cose di cui hanno bisogno. Adesso, mi pare che vengano distribuite; rimangono però sul terreno tante persone ferite: quindi, avere la possibilità di allestire piccoli ospedali da campo in giro per le varie zone colpite, è un’esigenza alla quale far fronte in tempi brevissimi.

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ESCE DI SCENA ALAN GREENSPAN: BUSH HA NOMINATO

NUOVO PRESIDENTE DELLA  FEDERAL RESERVE

BEN BERNANKE, GIÀ CAPO ECONOMISTA DELLA CASA BIANCA

- Intervista con il prof. Alberto Quadrio Curzio -

 

George W. Bush ha scelto quale capo della Federal Reserve Ben Bernanke, il 51enne ex professore a Princeton e già capo economista della Casa Bianca, ascoltato consigliere e da tempo il più accreditato per il prestigioso incarico. Anticipando i tempi di una designazione attesa verso la fine della settimana, Bush ha scelto la persona  che deve raccogliere l'eredità di Alan Greenspan, da 18 anni custode del dollaro. ''Le decisioni della Fed si riflettono sulle vite e sul modo di vivere degli americani. – ha detto Bush - La carica di presidente ispira il profondo rispetto nella comunità finanziaria''. E il presidente ha definito Bernanke ''la persona migliore per continuare il lavoro di Greenspan''.

 

Esce dunque di scena Alan Greenspan, che è stato definito una “icona del capitalismo globalizzato”. Per capire il perché di questa definizione, Fausta Speranza ha intervistato l’economista Alberto Quadrio Curzio:

 

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R. – Greenspan ha saputo affrontare molte difficili crisi: soprattutto quella della Borsa nel 1987, poi una crisi asiatica negli anni ’90, quella russo-brasiliana alla fine degli anni ’90 e molte altre. In ciò, egli ha dimostrato di avere una fiducia straordinaria da parte dei mercati internazionali e nel contempo di avere egli stesso molta fiducia nell’economia americana e nella crescita economica mondiale.

 

D. – Greenspan è stato per quasi 19 anni un punto fermo. Sono passati 4  presidenti degli Stati Uniti d’America e lui è stato al suo posto …

 

R. – Certamente la sua autorevolezza con il passare dei presidenti è andata crescendo, ragion per cui nessun presidente degli Stati Unii, dopo i primi tempi di avvio della sua carica di governatore, avrebbe comunque potuto fare a meno di una figura che sui mercati mondiali era più autorevole del presidente degli Stati Uniti stesso. In tutto ciò devo però rilevare che Greenspan ha sempre mantenuto una straordinaria discrezione e una straordinaria misura nei suoi comportamenti. Non è mai uscito dai limiti delle sue competenze, con ciò dimostrando una professionalità che merita grandissimo apprezzamento, al di là di un’eventuale condivisione di tutte le sue misure, perché qualche errore l’avrà commesso pure lui.

 

D. – Prof. Quadrio Curzio, veniamo all’oggi. Potrà cambiare qualcosa per gli Stati Uniti, per l’economia degli Stati Uniti, e per l’equilibrio dell’economia internazionale?

 

R. – Il nuovo governatore è giovane, ha quasi 52 anni. E’ stato un professore universitario autorevole. Ha avuto già una lunga esperienza alla Federal Reserve e recentemente è stato promosso a consigliere economico della Casa Bianca. Naturalmente, l’eredità che egli rileva non è un’eredità semplice, anche perché gli Stati Uniti, malgrado i loro successi, hanno dei grossi problemi: il problema del deficit federale è tutt’altro che banale; il problema del deficit commerciale verso l’estero è tutt’altro che banale e lo stesso dollaro incomincia adesso ad avere una valuta concorrente che non è affatto banale. L’euro non è una banalità, è una cosa molto seria. Quindi, da un lato, questo nuovo governatore eredita un passato glorioso; dall’altra, si trova davanti questioni tutt’altro che semplici. Bisognerà vedere nel tempo. Giudicare adesso che cosa potrà fare non è possibile. Non credo che sarà una passeggiata.

 

D. – Professore, ci viene in mente che la Federal Reserve che lascia Greenspan non è quella che ha trovato quasi 19 anni fa: non c’era lo stesso rapporto con l’Europa, non c’era questa Unione Europea, non c’era l’euro, non c’era neanche il boom di India e Cina. A questo proposito che cosa dire?

 

R. – Il mondo del XXI secolo anche per gli Stati Uniti è un mondo più difficile, è un mondo più complesso, guardato dal punto di vista dell’economia. Si tratta indubbiamente sempre di una superpotenza, ma è una superpotenza che non avrà vita facile come quella che ebbe nella seconda parte del XX secolo. Lei stessa ha citato tre casi diversi tra loro, ma non meno rilevanti l’uno dell’altro: Cina, India ed Unione Europea. Credo che da un punto di vista economico, gli Stati Uniti dovranno capire che sono una superpotenza in mezzo ad altre superpotenze e non sono più l’unica superpotenza. Gli Stati Uniti rimangono dal punto di vista strategico-militare l’unica superpotenza mondiale. 

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PRESENTATA A ROMA LA NUOVA EDIZIONE DEL LIBRO DI DON GIUSSANI

“IL RISCHIO EDUCATIVO”

- Interviste con don Julian Carron e Giancarlo Cesana -

 

“Il rischio educativo come creazione di personalità e storia” è stato il tema dell’incontro, nei giorni scorsi a Roma, fra Ernesto Galli della Loggia, preside della facoltà di filosofia all’Università San Raffaele di Milano, Giancarlo Cesana, professore di medicina del lavoro all’Università di Milano-Bicocca e don Julian Carron presidente della Fraternità di Comunione e liberazione. L’occasione è stata la nuova edizione per la Rizzoli del libro “Il rischio educativo” di monsignor Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, scomparso il 22 gennaio di quest’anno. Il servizio di Debora Donnini.

 

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Introduzione nella realtà. Ecco che cos’è l’educazione, scrisse mons. Luigi Giussani nel libro “Il rischio educativo”, un’opera che partendo dall’educazione dei giovani abbraccia ed interroga l’uomo di ogni età. Tutto lo sforzo di mons. Giussani - ha ricordato Giancarlo Cesana - è di far penetrare la realtà, scoprendone il senso che è Cristo:

 

R. - Dal punto di vista dell’educazione, secondo me il principio più importante è che l’educazione sia una proposta che si rivolge alla libertà. E per rievocare la libertà deve essere una proposta di verità, di senso delle cose.

 

D. – Qual è l’educazione che voi avete ricevuto da don Giussani?

 

R. – Che tutte le cose, tutta la realtà, tutto quello che c’è ha un senso. La vita ha un senso.

 

D. – Centrale, per don Julian Carron, la questione del metodo...

 

R. – Il punto che più mi ha colpito è soprattutto la questione del metodo. “Don Giussani” ha la capacità di impostare un metodo educativo che risponde alla situazione odierna, dove la questione fondamentale in cui ci troviamo, secondo me, è l’incapacità di tanti giovani di interessarsi a qualcosa. E questo può essere soltanto ridestato avendo davanti qualcosa, una proposta incarnata in un testimone che lo fa veramente appassionandosi ad una vita più grande. Questo è quello che don Giussani ha testimoniato.

 

A scuola Giussani diceva: “Non sono qui perché voi riteniate come vostre le idee che io vi do, ma per insegnarvi un metodo vero, per giudicare le cose che vi dirò. E le cose che vi dirò sono un’esperienza che è l’esito di un cammino lungo 2000 anni. Lo scopo, mostrare la pertinenza della fede alle esigenze della vita”.

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PRESENTATO IL VOLUME “PIO XII E IL CINEMA”

- Intervista con mons. Dario Vigano -

 

E’ stato presentato nei giorni scorsi alla Pontificia Università Lateranense il volume “Pio XII e il cinema” curato da mons. Dario Vigano, presidente dell’Ente dello Spettacolo. I saggi di diversi autori si propongono di inquadrare l’ampio insieme di problemi che sostanzia e definisce il rapporto tra Pio XII e il mezzo cinematografico. Servizio di Luca Pellegrini.

 

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D. – Tra inquietudine e speranza la Chiesa di Pio XII affrontava, nel decennio successivo alla fine della guerra, un prudente dialogo ed un’altrettanto prudente apertura nei confronti del cinema. Gli anni cinquanta furono, infatti, caratterizzati da uno slancio dottrinale ed intellettuale che il Pontefice volle tradurre in analisi, a partire proprio dall’impiego di quelle discipline e dall’attenzione a quegli strumenti di comunicazione che della modernità costituiscono le manifestazioni più eclatanti. Per questo è davvero una scoperta significativa sfogliare le pagine del volume curato da Mons. Dario Viganò, al quale abbiamo chiesto l’origine ed il motivo di questa ricerca storica:

 

R. – L’origine di questo volume nasce anzitutto per non far trascorrere nella dimenticanza un anniversario importante che sono i 50 anni da quando Pio XII tenne i due discorsi sul film ideale, perché sono due testi di una straordinaria grandezza. A me pare che si possa dire che siamo di fronte, mettendo insieme i due discorsi, ad una vera trattazione teorica sulla settima arte. Mi pare che si possa proprio dire che siamo di fronte non solo ad un documento davvero molto importante, forse il più importante sul cinema ma anche quello assolutamente più moderno, quello assolutamente che ha anticipato le teoriche che sono poi state scritte negli anni successivi.

 

D. – Pio XII traccia dunque con chiarezza i lineamenti di una prospettiva etica ed estetica alla luce della quale il cinema è chiamato a farsi strumento di innalzamento spirituale dell’uomo e della comunità. Del Pontificato pacelliano quali momenti prende maggiormente in esame e con quali risultati?

 

R. – Quello che io prendo in esame è un Pio XII degli ultimi anni del suo Pontificato: abbiamo in questo momento un discorso per esempio, assolutamente straordinario quando il Papa non fa riferimento alle solite riflessioni che conosciamo e che in qualche modo rappresenta la realtà, ma fa riferimento ad una teoria dello spettatore. Quindi diciamo che c’è un elemento di grande novità che è appunto l’elemento dell’approccio psicologico che ci permette di introdurre una precisazione sullo spettatore. Cioè in qualche modo il Papa sta configurando quello che potremmo dire lo stato spettatoriale, lo statuto nuovo dello spettatore. E questo mi pare che sia davvero di un’estrema novità pensando agli anni ’50.

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CHIESA E SOCIETA’

25 ottobre 2005
 

 

NUOVA VITTIMA IN INDONESIA DELL’INFLUENZA AVIARIA, MENTRE SI ATTENDONO

 LE DECISIONI DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE APERTA IERI AD OTTAWA,

 IN CANADA, PER ARGINARE L’EPIDEMIA

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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OTTAWA. = Una quarta persona è morta in Indonesia, lo hanno annunciato oggi le autorità di Giacarta: sale così a 121 il numero dei casi confermati di influenza aviaria in Asia, che hanno causato finora 61 vittime. Ma nelle ultime due settimane uccelli contagiati dal virus sono stati individuati in diversi Paesi di altri continenti, compresa l’Europa. C’è attesa dunque per gli esiti del summit, che si chiuderà oggi ad Ottawa in Canada, dove sono riuniti i ministri della Sanità o loro delegati di una trentina di Stati, oltre a numerosi rappresentanti di organismi internazionali, tra cui l’Organizzazione mondiale della sanità.  Si aspettano direttive – a dire il vero con grande ritardo – su  come prevenire e combattere un epidemia planetaria, che sta destando sempre più preoccupazione non solo tra gli addetti al settore avicolo – che oggi in Italia sono scesi in piazza per sottolineare l’allarme - ma tra tutta la popolazione dei Paesi colpiti e tra quanti attendono da un giorno all’altro di dover correre ai ripari. Intanto, nuovi focolai del cosiddetto virus dei polli sono stati scoperti nell’est della Cina, nella Russia europea, e nella Croazia, interdetta all’esportazione di volatili vivi e di piumaggi nell’Unione Europea, dove saranno banditi – la decisione giungerà ufficialmente questo pomeriggio – anche tutti gli uccelli da gabbia provenienti da Paesi terzi. E si sospettano nuovi casi di aviaria in Germania e in Portogallo. Se la comunità scientifica non offre indicazioni certe sulle modalità di trasmissione del virus, né sulla validità e necessità dei vaccini per tutti o per i soggetti a rischio, la comunità politica segna il passo e si procede piuttosto con interventi tampone a macchia di leopardo, mentre la stampa sovente genera allarmi confusi cosicché, ad esempio in Italia, il consumo di pollame è crollato del 60 per cento e si stimano già ad oltre 350 milioni di euro i danni economici.

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ABBANDONARE IL LINGUAGGIO DELLA VIOLENZA, PUNTANDO SULL’ASCOLTO RECIPROCO: APPELLO CONGIUNTO DEL GRAN MUFTI D’EGITTO E DI PAPA SHENOUDA III, A MUSULMANI E CRISTIANI, DOPO IL TENTATO ASSALTO AD UNA CHIESA COPTA,

SEGUITO ALLE POLEMICHE SULLA DIFFUSIONE

NEL PAESE DI UN DVD RITENUTO LESIVO DELL’ISLAM

 

ALESSANDRIA. =  “Tristezza e sofferenza” per ciò che è accaduto domenica scorsa nella città di Alessandria d’Egitto, davanti alla chiesa di S. Giorgio, è stata espressa da Papa Shenouda III, leader spirituale della Chiesa coopta ortodossa d'Egitto, e da Mouhammad Sahid El Tantawi, Gran Muftì d’Egitto. In una dichiarazione congiunta, rivolta a cristiani e musulmani, i due leader spirituali condannano gli incidenti che si sono verificati “durante il mese di Ramadan, dedicato a preghiera, perdono e tolleranza” ed esortano i fedeli a “dimenticare il linguaggio della violenza, che non fa parte del patrimonio cristiano né di quello musulmano”. Ad originare i fatti incresciosi, per cui una folla di 5 mila musulmani avrebbe tentato di assaltare un chiesa copta, ostacolata da violenti scontri con la Polizia, sarebbe la diffusione di un DVD su una rappresentazione teatrale, giudicata irriverente e blasfema per l’Islam. Shenouda III ed il Gran Muftì d’Egitto rivolgono quindi un appello alle comunità coinvolte negli incidenti, pregandole di “puntare sul dialogo e sull’ascolto reciproco”, senza lasciare “alcuna occasione al maligno, che vuole creare divisione e rancori”. Lo stesso presidente egiziano Hosni Moubarak, tramite il suo portavoce Souleiman Awad, ha comunicato “sentimenti di disagio” per l’accaduto ed a chiesto di “riscoprire i valori comuni che legano i musulmani ai loro connazionali copti, che sono il tessuto sociale egiziano”. Su 72 milioni di abitanti, l’89 per cento sono islamici ed il 10 per cento sono cristiani copti. (R.G.)

 

 

DOPO 1400 ANNI VERRA’ ERETTA NEL QATAR LA PRIMA CHIESA CRISTIANA:

SARA’ SITUATA NELLA CAPITALE DOHA

 

DOHA. = Sorgerà nel Qatar la prima chiesa cristiana dopo 1400 anni. L’annuncio è stato fatto da monsignor Clive Handford, vescovo anglicano di Cipro e dei Paesi del Golfo, spiegando che i lavori inizieranno nei primi mesi del 2006. Il luogo di culto sorgerà su un terreno, donato agli anglicani dallo sceicco Amir Hamad bin Khalifa Al Thani, nella periferia meridionale della capitale Doha. Il costo previsto per la costruzione della chiesa dell’Epifania, questo sarà il suo nome, è di circa 26 milioni di riyal, pari a sette milioni di dollari. Il Qatar ha una popolazione di circa 743 mila abitanti, con una comunità cristiana di 70 mila fedeli, dei quali 7 mila sono anglicani e 50 mila cattolici. (R.R.) 

 

 

UN CALENDARIO PER RACCOGLIERE FONDI IN FAVORE DEGLI INSEGNANTI

NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO: E’ L’INIZIATIVA DELL’OPERA DI PROMOZIONE DELL’ALFABETIZZAZIONE NEL MONDO, CHE PER QUESTO LAVORO SI E’ ISPIRATA

 ALLA OMELIA DI INIZIO PONTIFICATO DI BENEDETTO XVI

 

ROMA. = E’ pronta l’edizione 2006 del calendario dell’OPAM, l’Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo, che dal 1972 è impegnata nella tutela e nell’affermazione del diritto universale all’istruzione. A scandire i mesi del nuovo anno, saranno 12 “semi di speranza – spiega Annamaria Errera, ideatrice del calendario - con i quali l’OPAM spera di far fiorire quel deserto denunciato dal Papa Benedetto XVI”, durante l’omelia della Messa di inizio Pontificato. “Vi è il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete, vi  è il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto”, sottolineò allora il Papa. “E c’è il deserto dell’ignoranza”, aggiunge mons. Aldo Martini, presidente dell’OPAM, spiegando il titolo del calendario di quest’anno. “E’ questo deserto che cerchiamo di irrigare, perché́ diventi terra fertile, luogo di vita. L’istruzione infatti è gettare semi di speranza, seminare futuro”. Il calendario contiene fotografie provenienti da ogni parte del mondo e generosamente concesse all’OPAM da fotografi di fama nazionale e internazionale. Ogni mese, si ricorda uno degli “ingredienti” necessari per irrigare il deserto, che corrispondono ad altrettanti diritti fondamentali dell’infanzia: il diritto all’amicizia, all’identità personale, al gioco, alle cure e agli affetti, il diritto alla formazione, alla comunicazione, al rispetto sessuale, al cibo e, naturalmente, il diritto all’istruzione. Quest’anno, l’OPAM ha voluto rivolgere un’attenzione particolare agli insegnanti, che in molte parti del mondo svolgono il proprio lavoro in condizioni economiche e sociali assai difficili. “Per far fiorire questo deserto servono innanzitutto insegnanti: tanti maestri, qualificati e motivati. Questo calendario servirà quindi a finanziare i progetti OPAM del 2006 per la formazione e lo stipendio degli insegnanti”. Il calendario, per il quale è richiesta un’offerta minima di 7 euro (5 euro per ordini superiori alle 100 copie) può essere acquistato on-line sul sito www.opam.it, oppure presso la sede dell’associazione Via Pietro Cossa, 41 in Roma. (A.G.)

 

 

INAUGURATA AD HISSAR, IN BULGARIA, UNA NUOVA CHIESA CATTOLICA

INTITOLATA ALLA “SANTA FAMIGLIA DI NAZARETH”

 

HISSAR. = Una nuova chiesa intitolata alla “Santa Famiglia di Nazareth” è stata inaugurata a Hissar, in Bulgaria, domenica 23 ottobre. La comunità cattolica del Paese è molto piccola, e la nuova chiesa servirà una parrocchia che non supera i 200 fedeli. Il luogo di culto, che sorge a circa 50 chilometri da Plovdiv, è di architettura molto moderna ed è stato costruito anche grazie alle offerte di parrocchie ed associazioni italiane. La cerimonia d’inaugurazione è stata presieduta dal vescovo della diocesi di Sofia-Plovdiv, Gheorghi Jovcev, insieme al vescovo di rito bizantino, mons. Projkov, e del nunzio apostolico, l’arcivescovo Giuseppe Leanza. Significativa è stata la presenza di preti ortodossi della regione, anch’essi soddisfatti del nuovo luogo di culto, poiché la loro chiesa locale si trova lontano ed in questo modo la gente avrà comunque un posto vicino dove pregare. “La Santa Famiglia di Nazareth - ha affermato mons. Jovcev - dimostra che la famiglia rappresenta la chiesa domestica, solo nel seno della famiglia cresce il cristiano adulto”. Il parroco Dimitar Dimitrov lamenta come oggi si viva “in una società dove la famiglia non è più importante”, e invece del “rispetto” riceva “continui attacchi”. Un importante evento attende ancora la Chiesa cattolica in Bulgaria: verrà inaugurata a maggio 2006 la cattedrale di Sofia, a quattro anni di distanza dalla visita di Giovanni Paolo II nel Paese. (R.R.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

25 ottobre 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

In Iraq è stata approvata la Costituzione. Il risultato del referendum dello scorso 15 ottobre è ufficiale: il 78 per cento dei votanti ha optato per il  ‘si’, i voti contrari hanno superato di poco il 20 per cento. Questo importante passo per il futuro democratico iracheno avviene però in una cornice segnata dall’ormai consueto dramma delle violenze. Il nostro servizio:

 

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Il risultato è storico: il progetto della Costituzione è stato approvato ed il prossimo 15 dicembre la popolazione sarà chiamata ad un nuovo appuntamento elettorale per eleggere un Parlamento non più transitorio. L’approvazione è arrivata nonostante la maggioranza di voti contrari in tre province sunnite. Nelle province di al Anbar e in quella di Salaheddin più dei due terzi dei votanti hanno optato per il “no”. Nella provincia di Ninive i “no” hanno superato di poco il 55 per cento. In base alle norme elettorali, la Costituzione sarebbe stata bocciata con i due terzi di voti contrari in tre delle 18 province irachene. Nel pomeriggio il presidente americano, George Bush, pronuncerà un discorso incentrato proprio sulla situazione in Iraq e sulla Costituzione. Un altro dato importante riguarda la partecipazione al referendum: ha votato più del 63 per cento degli aventi diritto.

 

Sul terreno, intanto, una lunga serie di violenze ha scosso l’Iraq: l’esplosione di un’autobomba a Sulaimaniya, nel Kurdistan iracheno, ha causato nove morti. L’esplosione è avvenuta vicino ad un palazzo dove abitano esponenti dei ‘peshmerga’, i miliziani curdi. Altre 5 persone sono rimaste uccise per un attacco contro una raffineria nel nord del Paese. A Baghdad un agguato della guerriglia costato la vita a due soldati americani ha fatto salire inoltre a 2000 il bilancio dei militari statunitensi morti in Iraq dall’inizio della guerra. Sempre nella capitale, tre attentati kamikaze hanno provocato ieri 17 morti, tutti civili iracheni. Gli attacchi hanno preso di mira l’hotelPalestine’, tradizionale residenza dei giornalisti stranieri dall’inizio della guerra in Iraq. Secondo fonti del governo iracheno, le azioni terroristiche rientravano in un piano per rapire i giornalisti. La maggiore organizzazione americana in difesa dei diritti civili, l’American Civil Liberties Union (ACLU), ha denunciato inoltre che almeno 21, tra detenuti iracheni e afghani morti nelle prigioni delle forze militari americane in Iraq e in Afghanistan, sono stati uccisi durante o dopo un interrogatorio. Il governo iracheno ha annunciato, infine, che entro l’inizio di novembre, alla fine del Ramadan, verranno scarcerati dal famigerato carcere di Abu Ghraib più di 560 detenuti. 

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 Ma quale significato ha l’approvazione della Costituzione per il futuro del Paese? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Erfan Rashid, giornalista iracheno sunnita, caporedattore del settore arabo dell’ADN Kronos Internazionale:

 

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R. – Intanto possiamo dire che i numeri cantano, a questo punto, è il caso di dirlo, perché il 78 per cento dei votanti dei quasi 10 milioni di elettori iracheni ha approvato non solo la Costituzione, come carta del diritto del cittadino iracheno per la prima volta, ma ha approvato anche un nuovo corso che porterà sicuramente dei risultati significativi per il futuro dell’Iraq, sconfessando così le vie della violenza.

 

D. – Non dobbiamo dimenticare che ieri erano stati diffusi i dati di due province, che avevano invece detto ‘no’ al testo. Un risultato questo che, nonostante l’approvazione di oggi, dovrà essere comunque tenuto presente…

 

R. – Sinceramente, anche se fosse stata bocciata la Costituzione, sarebbe stato uno stop al processo politico, ma la cosa non sarebbe stata così drammatica, perché la gente, il popolo, ha deciso di aderire al confronto politico, per poter portare il Paese avanti e finalmente chiudere con il passato.

 

D. – Molti osservatori hanno visto nei durissimi attacchi delle ultime ore da parte della guerriglia una relazione proprio all’attesa dei risultati. Quale sarà a questo punto la risposta di quella guerriglia?

 

R. – La scelta del giorno, del luogo e del modo di attacco di ieri, non è stato assolutamente casuale, perché attaccare i giornalisti che hanno sempre riportato la verità nelle sue varie sfaccettature in Iraq era un modo per impedire che queste notizie e altre notizie venissero fuori dall’Iraq. Quindi, questo impone a tutti noi, ai media dei giornali, di andare a cercare il volto nuovo dell’Iraq che dopo oggi, sarà positivo, ovviamente intriso di errori, di sbagli, di insuccessi, ma comunque avrà un nuovo corso.    

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In Afghanistan sei civili sono rimasti uccisi a sud di Kabul in seguito ad un attacco di ribelli contro un convoglio militare americano. Le vittime viaggiavano in un’auto poco distante dai mezzi militari statunitensi. Un portavoce del ministero dell’Interno afgano ha precisato che l’attacco è avvenuto lungo la strada che collega Kabul alla vicina provincia di Logar.

 

Gli ambasciatori dei 15 Paesi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite  si  incontrano oggi per discutere del rapporto della  commissione Onu sull'omicidio dell'ex premier libanese, Rafic Hariri. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Il rapporto accusa il regime di Damasco di essere coinvolto nell'attentato del 14 febbraio  scorso a Beirut e di non avere collaborato con gli inquirenti. Sarà ascoltato anche Mehlis, il procuratore tedesco che ha guidato l’inchiesta e ha  redatto il rapporto. Intanto, il portavoce del  Dipartimento di Stato USA, Sean McCormack,  fa sapere  che gli Stati Uniti hanno chiesto e – sembra - ottenuto una riunione, questa volta a livello ministeriale, del Consiglio di Sicurezza dell'Onu per discutere il seguito da dare al rapporto della commissione internazionale sulla complicità siriana. Washington chiede che la riunione abbia luogo il 31 ottobre prossimo, ma nessuna data è stata ancora  stabilita.  Washington non nasconde di volere l'adozione di una risoluzione di condanna della Siria ma non chiede, almeno apertamente, l'imposizione immediata di sanzioni. Secondo fonti del Palazzo di Vetro protette dall'anonimato, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna stanno valutando l’opportunità di ricorrere a sanzioni ma non è stata formulata una richiesta in tal senso. La Francia precisa che per le sanzioni preferirebbe aspettare fino alla conclusione dell'inchiesta, il cui mandato è stato prorogato fino al 15 dicembre. Primo obiettivo, dunque, è insistere affinchè la Siria collabori con gli inquirenti. C’è, poi, la dichiarazione del presidente statunitense che ha parlato del caso in un'intervista alla Tv araba al Arabiya. Bush ha detto di sperare che la Siria coopererà nell'inchiesta sull'omicidio dell’ex premier libanese Rafic Hariri ed ha aggiunto che l'azione militare viene considerata da Washington l'ultima  risorsa.

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Due operazioni sono state condotte dall’aviazione israeliana nel nord e nel sud di Gaza, dopo il lancio di missili palestinesi contro la città di Sderot. Secondo fonti palestinesi, l’azione israeliana ha provocato il ferimento di una donna di 65 anni, di un neonato di quattro mesi e di altre tre persone.

 

L’uragano Wilma ha provocato in Florida la morte di almeno 5 persone. Lo riferiscono le autorità locali precisando che Wilma ha perso intensità. I danni causati dalla perturbazione potrebbero raggiungere 9 miliardi di dollari. Il passaggio di Wilma in Messico, a Cuba e in Florida ha causato complessivamente 24 morti.

 

E’ morta all’età di 92 anni Rosa Parks, la donna che nel 1955 ha dato inizio alla lotta contro l’apartheid rifiutandosi di cedere su un autobus in Alabama il posto ad un uomo bianco. Il suo arresto innescò un lungo boicottaggio da parte della comunità nera, tra i cui leader già si distingueva un allora giovanissimo Martin Luter King. Questa protesta è considerata l’atto di inizio del moderno movimento per i diritti civili che, all'inizio degli anni Sessanta, sfociò nel varo del ‘Civil Rights Act’. In una cerimonia commemorativa nel 2000, l’allora governatore dell’Alabama disse che il gesto della Parks “cambiò lo Stato e la Nazione per sempre”.

 

 

 

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