RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
298 - Testo della trasmissione di martedì 25 ottobre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Presentato a Roma un
libro su “Pio XII e il cinema”: ce ne parla mons. Dario Viganò
CHIESA E SOCIETA’:
Dopo 1400 anni verrà
eretta nel Qatar la prima chiesa cristiana nella capitale Doha
Inaugurata nuova chiesa cattolica
intitolata alla Santa Famiglia di Nazareth ad Hissar, in Bulgaria
L'Iraq dice
sì alla costituzione: 78% i voti favorevoli. Ma gli
attentati continuano a sconvolgere il Paese. Anche oggi
numerosi i morti
25 ottobre 2005
“MIGRAZIONI: SEGNO DEI TEMPI:
E’ IL TEMA DEL MESSAGGIO
DI
BENEDETTO XVI PER LA PROSSIMA GIORNATA MONDIALE
DEL
MIGRANTE E DEL RIFUGIATO: SARA’ PRESENTATO VENERDI’
PROSSIMO
NELLA SALA STAMPA VATICANA
“Migrazioni: segno dei tempi”: è il tema del messaggio di Benedetto XVI per la 92a Giornata Mondiale del Migrante
e del Rifugiato 2006, che la Chiesa celebrerà il prossimo 15 gennaio. Il
messaggio verrà presentato venerdì prossimo alle 11.30
in una conferenza stampa presso la Sala Stampa vaticana dal cardinale Stephen Fumio Hamao
e dall'arcivescovo Agostino Marchetto, rispettivamente presidente e segretario
del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.
Nell’Angelus del 19 giugno scorso Benedetto XVI aveva detto che è dovere dei cristiani mostrare un’ “attenzione
amorevole” e una capacità tempestiva di sostegno nei confronti dei milioni di
uomini, donne e bambini costretti a sfollare dal loro Paese “per scampare a gravi
difficoltà e pericoli”. “La comunità cristiana – aveva detto il Papa - si sente
vicina a quanti vivono questa dolorosa condizione; si sforza di sostenerli e in diversi modi manifesta loro il suo interessamento e il
suo amore che si traduce in concreti gesti di solidarietà, perché chiunque si
trova lontano dal proprio Paese senta la Chiesa come una patria dove nessuno è
straniero”.
NOMINE
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Río Gallegos,
in Argentina, presentata da mons. Alejandro Antonio Buccolini, salesiano, per raggiunti limiti di età.
Gli succede don Juan Carlos Romanin, anch’egli
salesiano, finora Direttore della Comunità Salesiana di Mar del
Plata. Don Juan Carlos Romanin è nato a Sarandi
(diocesi di Avellaneda e Provincia di Buenos Aires)
il 4 novembre 1954. Entrato molto giovane nella Congregazione di Don Bosco, ha
seguito gli studi di Filosofia e Teologia a Buenos Aires. Ha emesso la
professione perpetua il 21 dicembre 1978 ed è stato ordinato sacerdote il 24
ottobre 1981.
Il Santo Padre ha quindi nominato vescovo ausiliare
dell’arcidiocesi di Birmingham, in Inghilterra, il rev.do
Canonico David Christopher McGough,
del clero della medesima arcidiocesi, finora vicario episcopale per Walsall, Wolverhamton, Black Country e Worcs, assegnandogli
la sede titolare vescovile di Cunavia.
Il rev.do David Christopher McGough
è nato a Tunstall, Stoke-on-Trent,
nell’arcidiocesi di Birmingham, il 20 novembre 1944. Dopo i primi due anni di
studi filosofici nel seminario dell'arcidiocesi, è stato inviato al Venerabile
Collegio Inglese a Roma ed ha studiato presso l’Università Gregoriana,
ottenendo la Licenza in Sacra Teologia. E' stato ordinato sacerdote il 14 marzo
1970 per l’arcidiocesi di Birmingham. Dopo un anno come insegnante all'Oscott College di Birmingham, è
tornato a Roma per continuare gli studi al Pontificio Istituto Biblico
ottenendo la Licenza in Sacra Scrittura nel 1974.
SULLA FRUTTUOSA EREDITA’ DEL SINODO DEI VESCOVI, CHE
HA SUGGELLATO
LA
CONCLUSIONE DELL’ANNO DELL’EUCARISTIA, LA RIFLESSIONE
AI NOSTRI MICROFONI DELL’ARCIVESCOVO DI
BARI-BITONTO,
MONS. FRANCESCO CACUCCI
Il Sacramento eucaristico sia sempre al
centro della vita dei cristiani: questo il messaggio forte emerso dal Sinodo dei vescovi presieduto da Benedetto XVI, conclusosi domenica
scorsa, dopo tre settimane di confronto e riflessione. Un
avvenimento straordinario che ha suggellato la fine dell’Anno dell’Eucaristia,
voluto da Giovanni Paolo II. L’assise è stata
vissuta con particolare emozione dai 256 padri sinodali che vi hanno preso
parte. E’ quanto sottolinea l’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Francesco Cacucci,
intervistato da Fabio Colagrande:
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R. –
Soprattutto porto con me l’esperienza intensa dell’universalità della Chiesa.
Il respiro cattolico della Chiesa si vive in un modo unico nell’esperienza
sinodale, che permette di cogliere nelle varie parti del mondo, attraverso la
testimonianza e la viva voce dei pastori, le differenti sensibilità e anche le
situazioni differenti. Penso ai vescovi dei Paesi
dell’Est che, dopo le persecuzioni e dopo la mancanza di libertà religiosa,
desiderano essere fortemente testimoni di Gesù in
mezzo ai loro fratelli.
D. – Lei crede che questa riflessione che ha riportato al
centro della vita della Chiesa il mistero eucaristico, possa
davvero rinnovare l’evangelizzazione e in che modo?
R. – Teniamo presente che il Sinodo si inserisce
come ultimo momento, anche se il più solenne, dell’Anno dell’Eucaristia,
iniziato con il Congresso eucaristico internazionale di Guadalajara, con la
celebrazione in Italia del 24.mo
Congresso eucaristico nazionale di Bari, dove il Papa per la prima volta ha
compiuto quella che è stata definita la Statio
nationis; e poi con la Gmg,
la Giornata mondiale della gioventù di Colonia, e quindi Roma, questo momento
finale, concluso con la celebrazione di domenica scorsa, che è diventato si può
dire il coronamento. Ciò che emergerà è il frutto di tutto questo
anno. Naturalmente, le riflessioni dei padri sinodali hanno permesso e permettono al Sommo Pontefice di cogliere in un modo ancora
più intenso e più preciso, non solo le sensibilità, ma le attese di tutto il
popolo cristiano, in tutta la cattolicità.
D. – Sabato, nella conferenza stampa conclusiva, nella
Sala Stampa della Santa Sede, alcuni giornalisti hanno detto
che da questo Sinodo non è emerso nulla di nuovo …
R. – Forse si riferiscono soltanto ad alcuni argomenti che
poi hanno occupato le pagine dei giornali. Ma
l’Eucaristia è sempre nuova e ogni realtà che riguarda l’Eucaristia non può se
non essere capace di rinnovare il mondo. C’è la Proposizione 47 che parla della
conversione e l’ecologia”, dove si parla addirittura della nuova creazione
inaugurata nella risurrezione di Cristo, nuovo Adamo, che ha dato alla Chiesa
il compito di preparare la trasformazione del Creato nei nuovi cieli e nuova terra. Questo evidentemente non può essere misurato
con il metro di una mentalità umana.
D. – Usando le parole di Benedetto XVI, quale volto della
comunità cattolica, secondo lei mons. Cacucci, è
emerso da questo Sinodo?
R. – Un volto colmo di grande
amore nei confronti del mondo contemporaneo. Non di condanna, ma di grande
amore. Questo Sinodo ha avuto una intenzionalità pastorale
prioritaria. Ecco perché è stato fondamentale che più che approfondimenti dottrinali
siano emersi, da parte dei pastori, gli intenti di una evangelizzazione
attraverso l’Eucaristia, che deve essere mistero proclamato, ma poi mistero
celebrato e mistero vissuto.
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LA SOLIDARIETA’ TRA I CREDENTI DI TUTTO IL MONDO E’ LA
VIA PER PROMUOVERE
UN MAGGIOR RISPETTO PER LA RELIGIONE DI FRONTE AD UN CRESCENTE
SECOLARISMO:
COSI’ IL MESSAGGIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO
PER IL
DIALOGO INTERRELIGIOSO INVIATO AGLI INDU’ PER LA FESTA DEL DIWALI
-
Intervista con mons. Michael Fitzgerald -
“In un’epoca in cui il secolarismo aggressivo sembra
essere in crescita e il rispetto per i valori umani fondamentali appare spesso
in declino” il dialogo e la “cooperazione fra persone di diverse religioni può
portare, nel mondo d’oggi, ad un nuovo rispetto per la religione”. E' quanto
afferma mons. Michael Fitzgerald, presidente del Pontificio Consiglio per il
Dialogo Interreligioso, nel messaggio inviato agli indù in occasione della
festa del Diwali, che si celebra il 1° novembre. Ma
ascoltiamo lo stesso mons. Fitzgerald che ci parla di
questa festa indù al microfono di Giovanni Peduto:
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R. – La festa del Diwali è una
festa indù, che però è celebrata anche da molti cristiani,
e rappresenta la vittoria della luce sulle tenebre, dunque del bene sul male.
Si accendono le luci, tutte le case sono decorate, c’è un’atmosfera di festa
che richiama un po’ il nostro Natale ...
D. – Quest’anno cosa avete voluto dire loro?
R. – Siamo stati colpiti dall’effetto dello
tsunami, che ha causato grande distruzione anche in
India. Abbiamo visto anche la solidarietà di persone di diverse religioni, che
sono venute ad aiutare i sinistrati. Abbiamo pensato di centrare il messaggio
su questo fatto. Noi celebriamo delle feste, ma sappiamo bene che non tutto
nella nostra vita è roseo: ci sono le difficoltà, ci sono tragedie ... Ora viene questa festa, dobbiamo festeggiare, ma rimanendo
coscienti delle persone che soffrono. E questa è un’esortazione a seguire le
indicazioni della Nostra Aetate, il documento
conciliare sul dialogo interreligioso, che incoraggia i cristiani a collaborare
con persone di altre religioni, a beneficio dei loro
fratelli e sorelle. Ed è questo senso di
collaborazione per aiutare le persone che sono nel bisogno, il punto centrale
del messaggio.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l’Iraq:
approvata la nuova Costituzione.
Servizio vaticano - La relazione del cardinale Jean-Louis
Tauran alla seduta accademica svoltasi a Varsavia: “Al servizio della Verità,
coscienza e diritto”.
Servizio estero - Messico:
sacerdote assassinato a Tijuana.
Servizio culturale - Un
articolo di Anna Maria Tripodi in ricordo di Padre
Remo Bessero Belti.
Per l’“Osservatore libri”, un
articolo di Danilo Veneruso in merito al volume di Amos Elon “Storia degli ebrei
in Germania (1743-1933)”.
Servizio italiano - In rilievo
il tema della legge elettorale.
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25 ottobre 2005
ALLARME DELLE NAZIONI UNITE: RESTANO SOLO TRE
SETTIMANE PER AIUTARE
LE
POPOLAZIONI COLPITE DAL SISMA IN PAKISTAN, PRIMA DELL’ARRIVO DELLA NEVE
- Intervista
con Maurizio Gallo -
La comunità internazionale dispone di
tre settimane per aiutare i terremotati del Pakistan prima dell’arrivo della
neve. E’ l’allarme lanciato ieri a Ginevra dall’Ufficio dell'ONU per gli Affari
Umanitari, che ha sottolineato come, già nei prossimi
giorni, il cattivo tempo renderà più difficili le operazioni di soccorso. Intanto,
continua senza sosta il lavoro della Caritas
Pakistan per portare sollievo alle popolazioni colpite dal sisma dell’8 ottobre scorso. Il vescovo di Faisalabad
e direttore della Caritas pakistana, mons. Joseph Coutts, ha
dichiarato all’agenzia Fides che ora “la sfida più importante è
coordinare gli aiuti”. Tra le organizzazioni attive nell’area colpita c’è
anche il Karakorum Trust,
progetto di cooperazione internazionale promosso dal CNR e dal CESVI. Ecco la
testimonianza di Maurizio Gallo, direttore esecutivo del progetto umanitario,
raggiunto telefonicamente da Alessandro Gisotti a Balakot,
città del nord del Pakistan completamente rasa al suolo:
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R. – Ci sono sostanziali differenze a
seconda delle zone: nelle città come Muzaffarabad
e le città più basse che sono state molto colpite, si sono però concentrati gli
interventi, anche perché molti giornalisti erano presenti lì e quindi da parte
di tutti c’era l’esigenza di far vedere che si stava cercando di migliorare la
situazione. Quindi, a Muzaffarabad,
dove sembrava che ci fosse la situazione più grave in tutto il Pakistan, le
cose stanno andando meglio, nel senso che le ruspe hanno lavorato, hanno
liberato le strade, cominciano a vedersi i primi negozietti appoggiati sulle
macerie, vendono la frutta …
D. – In una nostra intervista il vescovo di Islamabad-Rawalpindi ci ha
detto: “Fuori dal Pakistan, dalla zona colpita, non si ha l’idea di quale
devastazione abbia portato questo terremoto” …
R. – Sì, di fatto qui la
situazione, nelle zone di montagna, dove ancora moltissime strade sono bloccate
e si possono raggiungere solo in elicottero, la situazione è tragica. Il 100
per cento delle case è crollato, le persone hanno le famiglie completamente
distrutte, stanno lì, sedute affianco alle macerie, con
tutti i parenti sotto le macerie, si guardano intorno chiedendosi come ricominciare
a dare un senso alla vita che in un momento è finita. L’altro giorno, sono
passato in uno di questi paesi di montagna, siamo arrivati con l’elicottero, e
mi hanno fatto vedere una scuola crollata; sotto le macerie di questa scuola
c’erano sepolti 260 bambini, ancora sono lì sotto e nessuno ha l’intenzione di
andare a tirarli fuori, perché non hanno le ruspe per poterlo fare. C’è stato
un grande aiuto in questi giorni da parte degli americani che hanno mandato qui
una quarantina di elicotteri dall’Afghanistan, e con
questi elicotteri americani, che sono molto grandi, si riesce a servire anche
questi paesi di montagna, sperduti. Però, la cosa
complicata è che nel Kashmir la popolazione vive quasi per la maggior parte in
case isolate, sparse nelle montagne che si raggiungono solamente a piedi …
D. –
Ecco, quali sono le necessità più urgenti per la popolazione sopravvissuta,
secondo l’esperienza sul campo che lei sta facendo?
R. – Chiaramente le tende, le coperte, i viveri, sono le
prime cose di cui hanno bisogno. Adesso, mi pare che vengano
distribuite; rimangono però sul terreno tante persone ferite: quindi, avere la
possibilità di allestire piccoli ospedali da campo in giro per le varie zone
colpite, è un’esigenza alla quale far fronte in tempi brevissimi.
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ESCE DI SCENA ALAN
GREENSPAN: BUSH HA NOMINATO
NUOVO
PRESIDENTE DELLA FEDERAL
RESERVE
BEN
BERNANKE, GIÀ CAPO ECONOMISTA DELLA CASA BIANCA
-
Intervista con il prof. Alberto Quadrio Curzio -
George W. Bush ha scelto quale capo della Federal
Reserve Ben Bernanke, il
51enne ex professore a Princeton e già capo economista
della Casa Bianca, ascoltato consigliere e da tempo il più accreditato per il
prestigioso incarico. Anticipando i tempi di una designazione attesa verso la
fine della settimana, Bush ha scelto la persona che deve raccogliere
l'eredità di Alan Greenspan,
da 18 anni custode del dollaro. ''Le decisioni della Fed si riflettono sulle vite e sul modo di vivere degli
americani. – ha detto Bush - La
carica di presidente ispira il profondo rispetto nella comunità finanziaria''. E il presidente ha
definito Bernanke ''la persona migliore per
continuare il lavoro di Greenspan''.
Esce dunque di
scena Alan Greenspan, che è
stato definito una “icona del capitalismo globalizzato”.
Per capire il perché di questa definizione, Fausta Speranza ha intervistato
l’economista Alberto Quadrio Curzio:
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R. – Greenspan ha saputo affrontare molte difficili crisi:
soprattutto quella della Borsa nel 1987, poi una crisi asiatica negli anni ’90,
quella russo-brasiliana alla fine degli anni ’90 e
molte altre. In ciò, egli ha dimostrato di avere una fiducia straordinaria da
parte dei mercati internazionali e nel contempo di avere
egli stesso molta fiducia nell’economia americana e nella crescita economica
mondiale.
D. – Greenspan è stato per quasi
19 anni un punto fermo. Sono passati 4 presidenti degli Stati Uniti d’America
e lui è stato al suo posto …
R. – Certamente la sua autorevolezza con il passare dei
presidenti è andata crescendo, ragion per cui nessun
presidente degli Stati Unii, dopo i primi tempi di avvio della sua carica di
governatore, avrebbe comunque potuto fare a meno di una figura che sui mercati
mondiali era più autorevole del presidente degli Stati Uniti stesso. In tutto
ciò devo però rilevare che Greenspan
ha sempre mantenuto una straordinaria discrezione e una straordinaria misura
nei suoi comportamenti. Non è mai uscito dai limiti delle sue competenze, con
ciò dimostrando una professionalità che merita grandissimo apprezzamento, al di là di un’eventuale condivisione di tutte le sue misure,
perché qualche errore l’avrà commesso pure lui.
D. – Prof. Quadrio Curzio,
veniamo all’oggi. Potrà cambiare qualcosa per gli Stati Uniti, per l’economia
degli Stati Uniti, e per l’equilibrio dell’economia
internazionale?
R. – Il nuovo governatore è giovane, ha
quasi 52 anni. E’ stato un professore universitario autorevole. Ha avuto già
una lunga esperienza alla Federal Reserve
e recentemente è stato promosso a consigliere
economico della Casa Bianca. Naturalmente, l’eredità che egli rileva non è
un’eredità semplice, anche perché gli Stati Uniti, malgrado
i loro successi, hanno dei grossi problemi: il problema del deficit federale è tutt’altro che banale; il problema del deficit commerciale
verso l’estero è tutt’altro che banale e lo stesso
dollaro incomincia adesso ad avere una valuta concorrente che non è affatto
banale. L’euro non è una banalità, è una cosa molto
seria. Quindi, da un lato, questo nuovo governatore eredita
un passato glorioso; dall’altra, si trova davanti questioni tutt’altro
che semplici. Bisognerà vedere nel tempo. Giudicare adesso
che cosa potrà fare non è possibile. Non credo che sarà una passeggiata.
D. – Professore, ci viene in mente che la Federal Reserve che lascia Greenspan non è quella che ha trovato quasi 19 anni fa: non
c’era lo stesso rapporto con l’Europa, non c’era questa Unione
Europea, non c’era l’euro, non c’era neanche il boom di India e Cina. A questo
proposito che cosa dire?
R. – Il mondo del XXI secolo
anche per gli Stati Uniti è un mondo più difficile, è un mondo più complesso,
guardato dal punto di vista dell’economia. Si tratta indubbiamente sempre di
una superpotenza, ma è una superpotenza che non avrà vita facile come quella
che ebbe nella seconda parte del XX secolo. Lei stessa
ha citato tre casi diversi tra loro, ma non meno rilevanti l’uno dell’altro:
Cina, India ed Unione Europea. Credo che da un punto di vista economico, gli
Stati Uniti dovranno capire che sono una superpotenza in mezzo ad altre superpotenze e non sono più l’unica superpotenza. Gli Stati
Uniti rimangono dal punto di vista strategico-militare
l’unica superpotenza mondiale.
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PRESENTATA A ROMA LA NUOVA EDIZIONE DEL LIBRO DI
DON GIUSSANI
“IL
RISCHIO EDUCATIVO”
-
Interviste con don Julian Carron
e Giancarlo Cesana -
“Il rischio educativo come creazione di personalità e
storia” è stato il tema dell’incontro, nei giorni scorsi a Roma, fra Ernesto
Galli della Loggia, preside della facoltà di filosofia all’Università San
Raffaele di Milano, Giancarlo Cesana, professore di medicina
del lavoro all’Università di Milano-Bicocca
e don Julian Carron presidente
della Fraternità di Comunione e liberazione. L’occasione è stata la nuova edizione
per la Rizzoli del libro “Il rischio educativo” di
monsignor Luigi Giussani, fondatore di Comunione e
Liberazione, scomparso il 22 gennaio di quest’anno. Il servizio di Debora Donnini.
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Introduzione
nella realtà. Ecco che cos’è l’educazione, scrisse
mons. Luigi Giussani nel libro “Il rischio
educativo”, un’opera che partendo dall’educazione dei giovani abbraccia ed
interroga l’uomo di ogni età. Tutto lo sforzo di mons. Giussani
- ha ricordato Giancarlo Cesana - è di far penetrare
la realtà, scoprendone il senso che è Cristo:
R. - Dal punto di vista dell’educazione, secondo me il
principio più importante è che l’educazione sia una proposta che si rivolge
alla libertà. E per rievocare la libertà deve essere
una proposta di verità, di senso delle cose.
D. – Qual è l’educazione che voi avete ricevuto da don Giussani?
R. – Che tutte le cose, tutta la
realtà, tutto quello che c’è ha un senso. La vita ha un senso.
D. – Centrale, per don Julian Carron, la questione del
metodo...
R. – Il punto che più mi ha colpito è soprattutto la
questione del metodo. “Don Giussani” ha la capacità
di impostare un metodo educativo che risponde alla situazione odierna, dove la
questione fondamentale in cui ci troviamo, secondo me,
è l’incapacità di tanti giovani di interessarsi a qualcosa. E questo può essere
soltanto ridestato avendo davanti qualcosa, una
proposta incarnata in un testimone che lo fa veramente appassionandosi ad una
vita più grande. Questo è quello che don Giussani ha
testimoniato.
A scuola Giussani diceva: “Non
sono qui perché voi riteniate come vostre le idee che io vi do, ma per
insegnarvi un metodo vero, per giudicare le cose che vi dirò. E le cose che vi dirò sono un’esperienza che è l’esito di un
cammino lungo 2000 anni. Lo scopo, mostrare la pertinenza della fede alle esigenze
della vita”.
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PRESENTATO IL VOLUME “PIO XII E IL CINEMA”
- Intervista
con mons. Dario Vigano -
E’ stato presentato nei giorni scorsi alla Pontificia
Università Lateranense il volume “Pio XII e il cinema” curato da mons. Dario Vigano, presidente dell’Ente dello Spettacolo. I saggi di diversi
autori si propongono di inquadrare l’ampio insieme di problemi che sostanzia e
definisce il rapporto tra Pio XII e il mezzo cinematografico. Servizio di Luca
Pellegrini.
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D. – Tra inquietudine e speranza la Chiesa di Pio XII
affrontava, nel decennio successivo alla fine della guerra, un prudente dialogo
ed un’altrettanto prudente apertura nei confronti del
cinema. Gli anni cinquanta furono, infatti, caratterizzati da uno slancio
dottrinale ed intellettuale che il Pontefice volle tradurre in analisi, a
partire proprio dall’impiego di quelle discipline e dall’attenzione a quegli strumenti di comunicazione che della modernità
costituiscono le manifestazioni più eclatanti. Per questo è davvero una
scoperta significativa sfogliare le pagine del volume
curato da Mons. Dario Viganò,
al quale abbiamo chiesto l’origine ed il motivo di questa ricerca storica:
R. – L’origine di questo volume nasce anzitutto per non
far trascorrere nella dimenticanza un anniversario importante che sono i 50 anni da quando Pio XII tenne i due discorsi sul
film ideale, perché sono due testi di una straordinaria grandezza. A me pare
che si possa dire che siamo di fronte, mettendo
insieme i due discorsi, ad una vera trattazione teorica sulla settima arte. Mi
pare che si possa proprio dire che siamo di fronte non
solo ad un documento davvero molto importante, forse il più importante sul cinema
ma anche quello assolutamente più moderno, quello assolutamente che ha
anticipato le teoriche che sono poi state scritte negli anni successivi.
D. – Pio XII traccia dunque con chiarezza i lineamenti
di una prospettiva etica ed estetica alla luce della quale il cinema è chiamato
a farsi strumento di innalzamento spirituale dell’uomo
e della comunità. Del Pontificato pacelliano quali
momenti prende maggiormente in esame e con quali risultati?
R. – Quello che io prendo in esame è un Pio XII degli
ultimi anni del suo Pontificato: abbiamo in questo momento un discorso per
esempio, assolutamente straordinario quando il Papa
non fa riferimento alle solite riflessioni che conosciamo e che in qualche modo
rappresenta la realtà, ma fa riferimento ad una teoria dello spettatore. Quindi
diciamo che c’è un elemento di grande novità che è appunto
l’elemento dell’approccio psicologico che ci permette di introdurre una
precisazione sullo spettatore. Cioè in qualche modo il
Papa sta configurando quello che potremmo dire lo stato spettatoriale,
lo statuto nuovo dello spettatore. E questo mi pare
che sia davvero di un’estrema novità pensando agli anni ’50.
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25 ottobre 2005
NUOVA VITTIMA IN INDONESIA DELL’INFLUENZA AVIARIA,
MENTRE SI ATTENDONO
LE
DECISIONI DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE APERTA IERI AD OTTAWA,
IN CANADA,
PER ARGINARE L’EPIDEMIA
- Servizio di Roberta Gisotti -
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OTTAWA. = Una quarta persona è
morta in Indonesia, lo hanno annunciato oggi le autorità di Giacarta:
sale così a 121 il numero dei casi confermati di influenza
aviaria in Asia, che hanno causato finora 61 vittime. Ma nelle ultime due settimane
uccelli contagiati dal virus sono stati individuati in diversi Paesi di altri continenti, compresa l’Europa. C’è attesa dunque
per gli esiti del summit, che si chiuderà oggi ad Ottawa in Canada, dove sono
riuniti i ministri della Sanità o loro delegati di una trentina di Stati, oltre
a numerosi rappresentanti di organismi internazionali,
tra cui l’Organizzazione mondiale della sanità.
Si aspettano direttive – a dire il vero con grande
ritardo – su come prevenire e combattere
un epidemia planetaria, che sta destando sempre più preoccupazione non solo tra
gli addetti al settore avicolo – che oggi in Italia sono scesi in piazza per
sottolineare l’allarme - ma tra tutta la popolazione dei Paesi colpiti e tra
quanti attendono da un giorno all’altro di dover correre ai ripari. Intanto,
nuovi focolai del cosiddetto virus dei polli sono stati scoperti nell’est della Cina, nella Russia europea, e nella Croazia,
interdetta all’esportazione di volatili vivi e di piumaggi nell’Unione Europea,
dove saranno banditi – la decisione giungerà ufficialmente questo pomeriggio –
anche tutti gli uccelli da gabbia provenienti da Paesi terzi. E si sospettano
nuovi casi di aviaria in Germania e in Portogallo. Se
la comunità scientifica non offre indicazioni certe sulle modalità di trasmissione
del virus, né sulla validità e necessità dei vaccini per tutti o per i soggetti
a rischio, la comunità politica segna il passo e si procede piuttosto con
interventi tampone a macchia di leopardo, mentre la stampa sovente genera
allarmi confusi cosicché, ad esempio in Italia, il consumo di pollame è
crollato del 60 per cento e si stimano già ad oltre 350 milioni di euro i danni economici.
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ABBANDONARE IL LINGUAGGIO DELLA VIOLENZA, PUNTANDO
SULL’ASCOLTO RECIPROCO: APPELLO CONGIUNTO DEL GRAN MUFTI D’EGITTO
E DI PAPA SHENOUDA III, A MUSULMANI E CRISTIANI, DOPO IL TENTATO ASSALTO
AD UNA CHIESA COPTA,
SEGUITO ALLE POLEMICHE SULLA DIFFUSIONE
NEL PAESE DI UN DVD RITENUTO LESIVO DELL’ISLAM
ALESSANDRIA. = “Tristezza e sofferenza” per ciò che è
accaduto domenica scorsa nella città di Alessandria d’Egitto, davanti alla
chiesa di S. Giorgio, è stata espressa da Papa Shenouda
III, leader spirituale della Chiesa coopta ortodossa d'Egitto, e da Mouhammad Sahid El Tantawi, Gran Muftì d’Egitto. In una dichiarazione
congiunta, rivolta a cristiani e musulmani, i due leader spirituali condannano
gli incidenti che si sono verificati “durante il mese di Ramadan, dedicato a
preghiera, perdono e tolleranza” ed esortano i fedeli a “dimenticare il linguaggio della violenza,
che non fa parte del patrimonio cristiano né di quello
musulmano”. Ad originare i fatti incresciosi, per cui
una folla di 5 mila musulmani avrebbe tentato di assaltare un chiesa copta, ostacolata da violenti scontri con la Polizia,
sarebbe la diffusione di un DVD su una rappresentazione teatrale, giudicata
irriverente e blasfema per l’Islam. Shenouda
III ed il Gran Muftì d’Egitto rivolgono quindi un appello alle comunità coinvolte negli
incidenti, pregandole di “puntare sul dialogo e sull’ascolto reciproco”, senza
lasciare “alcuna occasione al maligno, che vuole creare divisione e rancori”.
Lo stesso presidente egiziano Hosni Moubarak, tramite il suo portavoce Souleiman
Awad, ha comunicato “sentimenti di disagio” per
l’accaduto ed a chiesto di “riscoprire i valori comuni che legano i musulmani
ai loro connazionali copti, che sono il tessuto sociale egiziano”. Su 72 milioni di abitanti,
l’89 per cento sono islamici ed il 10 per cento sono cristiani copti. (R.G.)
DOPO 1400 ANNI VERRA’ ERETTA NEL
QATAR LA PRIMA CHIESA CRISTIANA:
SARA’ SITUATA NELLA CAPITALE DOHA
DOHA. =
Sorgerà nel Qatar la prima chiesa cristiana dopo 1400 anni. L’annuncio è stato
fatto da monsignor Clive Handford,
vescovo anglicano di Cipro e dei Paesi del Golfo, spiegando che i lavori
inizieranno nei primi mesi del 2006. Il luogo di culto sorgerà su un terreno,
donato agli anglicani dallo sceicco Amir Hamad bin Khalifa
Al Thani, nella periferia meridionale della capitale Doha. Il costo previsto per la costruzione della chiesa
dell’Epifania, questo sarà il suo nome, è di circa 26 milioni di riyal, pari a sette milioni di
dollari. Il Qatar ha una popolazione di circa 743 mila abitanti, con una
comunità cristiana di 70 mila fedeli, dei quali 7 mila
sono anglicani e 50 mila cattolici. (R.R.)
UN CALENDARIO PER RACCOGLIERE FONDI IN FAVORE
DEGLI INSEGNANTI
NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO:
E’ L’INIZIATIVA DELL’OPERA DI PROMOZIONE DELL’ALFABETIZZAZIONE
NEL MONDO, CHE PER QUESTO LAVORO SI E’ ISPIRATA
ALLA OMELIA
DI INIZIO PONTIFICATO DI BENEDETTO XVI
ROMA. = E’ pronta l’edizione
2006 del calendario dell’OPAM, l’Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione
nel Mondo, che dal 1972 è impegnata nella tutela e nell’affermazione del
diritto universale all’istruzione. A scandire i mesi del nuovo anno, saranno 12
“semi di speranza – spiega Annamaria Errera,
ideatrice del calendario - con i quali l’OPAM spera di
far fiorire quel deserto denunciato
dal Papa Benedetto XVI”, durante l’omelia della Messa di inizio Pontificato.
“Vi è il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete, vi è il deserto
dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto”, sottolineò allora il
Papa. “E c’è il deserto dell’ignoranza”, aggiunge
mons. Aldo Martini, presidente dell’OPAM, spiegando il titolo del calendario di
quest’anno. “E’ questo deserto che cerchiamo di irrigare, perché́ diventi
terra fertile, luogo di vita. L’istruzione infatti è
gettare semi di speranza, seminare futuro”. Il calendario contiene fotografie
provenienti da ogni parte del mondo e generosamente concesse
all’OPAM da fotografi di fama nazionale e internazionale. Ogni
mese, si ricorda uno degli “ingredienti” necessari per irrigare il deserto, che
corrispondono ad altrettanti diritti fondamentali dell’infanzia: il diritto
all’amicizia, all’identità personale, al gioco, alle cure e agli affetti, il
diritto alla formazione, alla comunicazione, al rispetto sessuale, al cibo e,
naturalmente, il diritto all’istruzione. Quest’anno,
l’OPAM ha voluto rivolgere un’attenzione particolare agli insegnanti, che in
molte parti del mondo svolgono il proprio lavoro in condizioni economiche e
sociali assai difficili. “Per far fiorire questo deserto servono innanzitutto insegnanti: tanti maestri, qualificati e motivati.
Questo calendario servirà quindi a finanziare i progetti OPAM del 2006 per la
formazione e lo stipendio degli insegnanti”. Il calendario, per il quale è richiesta un’offerta minima di 7 euro (5 euro per
ordini superiori alle 100 copie) può essere acquistato on-line sul sito www.opam.it,
oppure presso la sede dell’associazione Via Pietro Cossa,
41 in Roma. (A.G.)
INAUGURATA
AD HISSAR, IN BULGARIA, UNA NUOVA CHIESA CATTOLICA
INTITOLATA
ALLA “SANTA FAMIGLIA DI NAZARETH”
HISSAR.
= Una nuova chiesa intitolata alla “Santa Famiglia di Nazareth” è stata inaugurata
a Hissar, in Bulgaria, domenica 23 ottobre. La
comunità cattolica del Paese è molto piccola, e la nuova chiesa servirà una
parrocchia che non supera i 200 fedeli. Il luogo di culto, che sorge a circa 50
chilometri da Plovdiv, è di architettura
molto moderna ed è stato costruito anche grazie alle offerte di parrocchie ed
associazioni italiane. La cerimonia d’inaugurazione è stata presieduta dal vescovo
della diocesi di Sofia-Plovdiv, Gheorghi
Jovcev, insieme al vescovo di rito bizantino, mons. Projkov, e del nunzio apostolico, l’arcivescovo Giuseppe Leanza. Significativa è stata la
presenza di preti ortodossi della regione, anch’essi soddisfatti del nuovo
luogo di culto, poiché la loro chiesa locale si trova lontano ed in questo modo
la gente avrà comunque un posto vicino dove pregare. “La Santa Famiglia di
Nazareth - ha affermato mons. Jovcev - dimostra che
la famiglia rappresenta la chiesa domestica, solo nel seno della famiglia
cresce il cristiano adulto”. Il parroco Dimitar Dimitrov lamenta come oggi si viva “in una società dove la
famiglia non è più importante”, e invece del “rispetto” riceva “continui
attacchi”. Un importante evento attende ancora la Chiesa cattolica in Bulgaria:
verrà inaugurata a maggio 2006 la cattedrale di Sofia,
a quattro anni di distanza dalla visita di Giovanni Paolo II nel Paese. (R.R.)
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25 ottobre 2005
- A cura di Amedeo
Lomonaco -
In Iraq è stata approvata la
Costituzione. Il risultato del referendum dello scorso 15 ottobre è ufficiale: il
78 per cento dei votanti ha optato per il ‘si’, i voti contrari hanno superato di poco
il 20 per cento. Questo importante passo per il futuro democratico iracheno
avviene però in una cornice segnata dall’ormai consueto dramma delle violenze.
Il nostro servizio:
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Il risultato è storico: il
progetto della Costituzione è stato approvato ed il prossimo 15 dicembre la popolazione sarà chiamata ad un nuovo appuntamento
elettorale per eleggere un Parlamento non più transitorio. L’approvazione è
arrivata nonostante la maggioranza di voti contrari in tre province sunnite. Nelle province di al Anbar e in quella di Salaheddin
più dei due terzi dei votanti hanno optato per il “no”. Nella provincia di Ninive i “no” hanno superato di poco il 55 per cento. In
base alle norme elettorali, la Costituzione sarebbe stata bocciata con i due
terzi di voti contrari in tre delle 18 province irachene. Nel pomeriggio il
presidente americano, George Bush, pronuncerà un discorso incentrato proprio
sulla situazione in Iraq e sulla Costituzione. Un altro dato importante
riguarda la partecipazione al referendum: ha votato più del 63 per cento degli aventi diritto.
Sul terreno, intanto, una lunga
serie di violenze ha scosso l’Iraq: l’esplosione di un’autobomba a Sulaimaniya, nel Kurdistan iracheno, ha causato nove morti.
L’esplosione è avvenuta vicino ad un palazzo dove abitano esponenti dei ‘peshmerga’, i miliziani curdi. Altre 5 persone sono rimaste
uccise per un attacco contro una raffineria nel nord del Paese. A Baghdad un
agguato della guerriglia costato la vita a due soldati
americani ha fatto salire inoltre a 2000 il bilancio dei militari statunitensi
morti in Iraq dall’inizio della guerra. Sempre nella capitale, tre attentati kamikaze hanno
provocato ieri 17 morti, tutti civili
iracheni. Gli attacchi hanno preso di mira l’hotel ‘Palestine’, tradizionale residenza dei giornalisti
stranieri dall’inizio della guerra in Iraq. Secondo fonti
del governo iracheno, le azioni terroristiche rientravano in un piano per
rapire i giornalisti. La maggiore organizzazione americana in difesa dei
diritti civili, l’American Civil Liberties Union (ACLU), ha denunciato inoltre che
almeno 21, tra detenuti iracheni e afghani morti nelle prigioni delle forze
militari americane in Iraq e in Afghanistan, sono stati uccisi durante o dopo
un interrogatorio. Il governo iracheno ha annunciato, infine, che entro
l’inizio di novembre, alla fine del Ramadan, verranno
scarcerati dal famigerato carcere di Abu Ghraib più di 560 detenuti.
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Ma quale significato
ha l’approvazione della Costituzione per il futuro del Paese? Salvatore
Sabatino lo ha chiesto a Erfan
Rashid, giornalista iracheno sunnita,
caporedattore del settore arabo dell’ADN Kronos
Internazionale:
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R. – Intanto possiamo dire che i numeri cantano, a questo punto, è il caso di dirlo,
perché il 78 per cento dei votanti dei quasi 10 milioni di elettori iracheni ha
approvato non solo la Costituzione, come carta del diritto del cittadino iracheno
per la prima volta, ma ha approvato anche un nuovo corso che porterà
sicuramente dei risultati significativi per il futuro dell’Iraq, sconfessando
così le vie della violenza.
D. – Non dobbiamo dimenticare che ieri erano stati
diffusi i dati di due province, che avevano invece detto ‘no’ al testo. Un
risultato questo che, nonostante l’approvazione di oggi,
dovrà essere comunque tenuto presente…
R. – Sinceramente, anche se
fosse stata bocciata la Costituzione, sarebbe stato uno stop al processo
politico, ma la cosa non sarebbe stata così drammatica, perché la gente, il
popolo, ha deciso di aderire al confronto politico, per poter portare il Paese
avanti e finalmente chiudere con il passato.
D. – Molti osservatori hanno visto
nei durissimi attacchi delle ultime ore da parte della guerriglia una relazione
proprio all’attesa dei risultati. Quale sarà a questo punto la risposta di
quella guerriglia?
R. – La scelta del giorno, del
luogo e del modo di attacco di ieri, non è stato
assolutamente casuale, perché attaccare i giornalisti che hanno sempre riportato
la verità nelle sue varie sfaccettature in Iraq era un modo per impedire che
queste notizie e altre notizie venissero fuori dall’Iraq. Quindi, questo impone
a tutti noi, ai media dei giornali, di andare a
cercare il volto nuovo dell’Iraq che dopo oggi, sarà positivo, ovviamente
intriso di errori, di sbagli, di insuccessi, ma comunque avrà un nuovo
corso.
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In Afghanistan sei civili sono
rimasti uccisi a sud di Kabul in seguito ad un attacco di ribelli contro un
convoglio militare americano. Le vittime viaggiavano in un’auto poco distante
dai mezzi militari statunitensi. Un portavoce del ministero dell’Interno afgano
ha precisato che l’attacco è avvenuto lungo la strada che collega Kabul alla
vicina provincia di Logar.
Gli ambasciatori dei 15 Paesi
membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si
incontrano oggi per discutere del rapporto della commissione Onu sull'omicidio dell'ex premier
libanese, Rafic Hariri. Il
servizio di Fausta Speranza:
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Il
rapporto accusa il regime di Damasco di essere coinvolto nell'attentato del 14
febbraio scorso
a Beirut e di non avere collaborato con gli inquirenti. Sarà ascoltato anche Mehlis, il procuratore tedesco che ha guidato l’inchiesta e
ha redatto il
rapporto. Intanto, il portavoce del Dipartimento di Stato USA, Sean McCormack, fa sapere
che gli Stati Uniti hanno chiesto e – sembra - ottenuto una riunione,
questa volta a livello ministeriale, del Consiglio di Sicurezza dell'Onu per
discutere il seguito da dare al rapporto della commissione internazionale sulla
complicità siriana. Washington chiede che la riunione abbia
luogo il 31 ottobre prossimo, ma nessuna data è stata ancora stabilita.
Washington non nasconde di volere l'adozione di una risoluzione di
condanna della Siria ma non chiede, almeno
apertamente, l'imposizione immediata di sanzioni. Secondo
fonti del Palazzo di Vetro protette dall'anonimato, gli Stati Uniti e la
Gran Bretagna stanno valutando l’opportunità di ricorrere a sanzioni ma non è
stata formulata una richiesta in tal senso. La Francia
precisa che per le sanzioni preferirebbe aspettare fino alla conclusione
dell'inchiesta, il cui mandato è stato prorogato fino al 15 dicembre. Primo
obiettivo, dunque, è insistere affinchè
la Siria collabori con gli inquirenti. C’è, poi, la dichiarazione del
presidente statunitense che ha parlato del caso in un'intervista alla Tv araba al Arabiya. Bush ha detto di
sperare che la Siria coopererà nell'inchiesta
sull'omicidio dell’ex premier libanese Rafic Hariri ed ha aggiunto che l'azione militare viene
considerata da Washington l'ultima risorsa.
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Due operazioni sono state
condotte dall’aviazione israeliana nel nord e nel sud di Gaza, dopo il lancio
di missili palestinesi contro la città di Sderot. Secondo fonti palestinesi, l’azione israeliana ha provocato
il ferimento di una donna di 65 anni, di un neonato di quattro mesi e di altre
tre persone.
L’uragano Wilma ha provocato in
Florida la morte di almeno 5 persone. Lo riferiscono le autorità locali
precisando che Wilma ha perso intensità. I danni causati dalla perturbazione
potrebbero raggiungere 9 miliardi di dollari. Il passaggio di Wilma in Messico,
a Cuba e in Florida ha causato complessivamente 24 morti.
E’ morta
all’età di 92 anni Rosa Parks, la donna che nel 1955
ha dato inizio alla lotta contro l’apartheid
rifiutandosi di cedere su un autobus in Alabama il posto ad un uomo bianco. Il
suo arresto innescò un lungo boicottaggio da parte della comunità nera, tra i
cui leader già si distingueva un allora giovanissimo Martin Luter King.
Questa protesta è considerata l’atto di inizio del
moderno movimento per i diritti civili che, all'inizio degli anni Sessanta,
sfociò nel varo del ‘Civil Rights
Act’. In una cerimonia commemorativa nel 2000,
l’allora governatore dell’Alabama disse che il gesto
della Parks “cambiò lo Stato e la Nazione per
sempre”.
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