RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 294 - Testo della trasmissione di venerdì 21  ottobre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’Eucaristia sia al centro della vita ecclesiale contemporanea, come luce e anima per combattere le ombre della secolarizzazione e le ingiustizie sociali e rilanciare l’evangelizzazione: così il Messaggio finale del Sinodo presentato oggi nei suoi contenuti generali

 

Ieri sera in Vaticano il concerto in onore di Benedetto XVI: la creatività musicale – ha detto il Papa – è stata nutrita dalle radici cristiane dell’Europa

 

Domenica prossima, le prime canonizzazioni di Benedetto XVI. Tra i 5 nuovi santi, l’arcivescovo polacco Josef Bilczewski. Ce ne parla mons. Edward Nowak

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Della situazione ad Haiti si parla da ieri a Bruxelles alla Conferenza internazionale organizzata dalla Commissione europea: ai nostri microfoni Juan Gabriel Valdes

 

Il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati compie 25 anni: oltre 450 mila i profughi e gli sfollati assistiti in 54 Paesi. Con noi, padre Lluís Magriñà e padre Alberto Plaza

 

CHIESA E SOCIETA’:

Rapporto dell’Organizzazione “Reporter senza frontiere” sulla libertà di stampa nel mondo

 

Influenza aviaria al centro del dibattito dei ministri della salute dell’UE

 

Istituita dal governo in Angola una speciale commissione per lo sminamento

 

Sarà consacrata domani a Sofia, in Bulgaria, una nuova chiesa cattolica di rito bizantino-slavo, dedicata a Giovanni XXIII

 

24 ORE NEL MONDO:

 L’inchiesta dell’ONU sull’omicidio dell’ex premier libanese Hariri ha trovato prove di un coinvolgimento della Siria. Secondo Damasco le conclusioni sono lontane dalla verità

 

In Pakistan è di oltre 51 mila morti il bilancio delle vittime del terremoto. Secondo il presidente Musharraf gli aiuti sono insufficienti

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 ottobre 2005

 

 

L’EUCARISTIA SIA AL CENTRO DELLA VITA ECCLESIALE CONTEMPORANEA,

COME LUCE E ANIMA PER COMBATTERE LE OMBRE

DELLA SECOLARIZZAZIONE E LE INGIUSTIZIE SOCIALI

E RILANCIARE L’EVANGELIZZAZIONE NELLA FEDELTA’ AL MAGISTERO:

COSI’ IL MESSAGGIO FINALE DEL SINODO

 

Un grande cantiere di evangelizzazione all’inizio del terzo millennio, per confermare nella fede i cristiani di ogni parte della terra: ravvivandoli nella vita dei Sacramenti a partire dall’Eucaristia, rendendoli testimoni più incisivi del Vangelo nella società e più solidali con le miserie del pianeta. Dal Sinodo dei vescovi sull’Eucaristia, arriva un messaggio di gioia ma anche un’articolata riflessione sulle luci e le ombre che oggi fanno sperare o preoccupano i vertici della Chiesa universale. Il testo del Messaggio finale è stato presentato poco fa nei suoi contenuti generali in Sala Stampa vaticana. I Padri sinodali stanno ancora lavorando al testo definitivo. Le linee del documento nel servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Ventisei punti – scritti in parallelo nelle cinque lingue ufficiali del Sinodo - per abbracciare la Chiesa e il mondo, tra sviluppi positivi e dolori, per ribadire la dottrina sull’Eucaristia e sgombrarne il campo da equivoci o abusi liturgici, per rapportarsi nella verità con i fratelli delle Chiese separate o con i laici in particolari condizioni di vita. Ma anche per dissipare nelle anime il torpore della secolarizzazione che ha sbiadito il senso del sacro, la cui perdita è, per i padri sinodali, uno dei grandi mali della nostra epoca, poiché toglie forza all’evangelizzazione dei cinque miliardi di persone che ancora non conoscono Cristo.

 

La Chiesa del 21,mo secolo - fondata oggi come alla sua nascita sul memoriale della Passione, della morte e della risurrezione di Gesù, celebrati nell’Eucaristia – fa parte di quel villaggio globale del mondo contemporaneo in cui squilibri sociali e calamità naturali incutono timore e chiedono risposte. Prima di addentrarsi nelle questioni proprie del Sinodo, i padri rivolgono un saluto alle Chiese particolari della Cina e ai loro vescovi, quattro dei quali, invitati a Roma dal Papa, non hanno potuto partecipare ai lavori dell’assemblea, ma hanno avuto lo stesso un posto speciale nei pensieri e nelle preghiere dei padri sinodali. Tracciando poi una rapida panoramica mondiale, cardinali e vescovi affermano di essere in ascolto e di patire per i focolai di violenza in Medio Oriente e in Africa, per le ingiustizie e la povertà estrema in America Latina, in Asia, nello stesso continente africano. Denunciano l’indifferenza religiosa dell’Occidente e si appellano, fin dalle battute iniziali, ai capi delle nazioni perché abbiano a cuore la dignità dei singoli individui, ne difendano la vita fin dal concepimento, ne promuovano il progresso umano e sociale.

 

“L’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa”. E’ da questa angolazione che il Sinodo ha lavorato per tre settimane ed è in questa prospettiva che il Messaggio pone le sue considerazioni e i suoi auspici. Il documento registra dapprima le consolazioni attuali per la vita della Chiesa: rinnovata presa di coscienza della Messa domenicale, aumento delle vocazioni di sacerdoti e religiosi in molte zone del mondo, presenza di molti giovani formati alla fede – grazie anche all’opera delle GMG - che vivono un’autentica esperienza ecclesiale. Si parla poi anche degli abusi: nessuno si consideri padrone della liturgia della Chiesa - si afferma recisamente – ma piuttosto vescovi e sacerdoti, per primi, si adoperino per riportare al centro della pratica di fede il Sacramento della Riconciliazione, sollecitino i fedeli alla coerenza pubblica con ciò che professano per fede, promuovano più attivamente la pastorale per le vocazioni sacerdotali, la cui scarsità  – come ascoltato più volte questi giorni al Sinodo – mette a rischio in molte aree la celebrazione dell’Eucaristia.

 

Il capitolo ecumenico compare a più riprese nella filigrana del Messaggio sinodale. Nelle prime pagine si esortano i fratelli e le sorelle cristiani di ogni confessione a pregare perché maturi il momento della piena unità visibile della Chiesa nella celebrazione dell’Eucaristia. Più avanti - sottolineando il solenne impegno della Chiesa per la causa ecumenica, riaffermato da Benedetto XVI – il Messaggio riconosce l’impossibilità attuale, pur sofferta, della celebrazione condivisa, riaffermando anche le norme ecclesiali in vigore che disciplinano l’amministrazione della Comunione ai fratelli non ancora in piena comunione.

 

Un punto del documento è espressamente dedicato ad una delle questioni che hanno maggiormente interessato i media e, attraverso di essi, l’opinione pubblica: la Comunione ai divorziati risposati. Conosciamo le loro sofferenze e frustrazioni interiori, spiegano i padri sinodali, che pur non potendo condividere la scelta di tali coppie le invitano a non sentirsi escluse dalla vita della Chiesa e a partecipare alla Messa domenicale e all’ascolto della Parola di Dio. Alle famiglie in generale, i padri del Sinodo si rivolgono coscienti delle fragilità e incertezze che minano attualmente tale istituzione e le incoraggiano a conservare l’abitudine di partecipare insieme all’Eucaristia domenicale. Gli ultimi paragrafi del messaggio sono esortazioni alle singole categorie del corpo ecclesiale: ai sacerdoti perché, sull’esempio di Benedetto XVI, siano umili operai nella vigna del Signore. Agli altri gradi della gerarchia perché siano protagonisti di un ministero fecondo. Ai giovani, le “sentinelle del mattino”, perché sviluppando i valori positivi del mondo si impegnino per cambiare quanto in esso vi è di ingiusto o di violento. Il Messaggio si conclude con due immagini: quella dei cristiani del quarto secolo martiri di Abitene, in Nord Africa – ai quali si deve la celebre frase: “Senza la Domenica non possiamo vivere” – e quella dei discepoli di Emmaus. Due icone che parlano della centralità dell’Eucaristia, del Risorto, della gioia che nasce dall’essergli uniti.

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Un’immagine e una reliquia dei suoi indumenti, per rafforzarne la memoria e agevolarne la Causa di Beatificazione e di Canonizzazione. La presenza di Papa Wojtyla è stata evocata così questa mattina nell’Aula del Sinodo quando, al termine della prima parte della 20.ma plenaria, è stata distribuita ai padri sinodali un’immaginetta del Servo di Dio, Giovanni Paolo II, contenente una preghiera in varie lingue e una reliquia degli abiti. Il 17 ottobre scorso, giorno successivo al 27.mo anniversario dell’elezione del Pontefice scomparso, i padri sinodali – informa una nota - erano scesi nelle Grotte vaticane per venerare la tomba di Giovanni Paolo II e chiedere speciali grazie per il successo del Sinodo e per la Chiesa.

 

 

IERI SERA IN VATICANO IL CONCERTO IN ONORE DI BENEDETTO XVI:

LA CREATIVITA’ MUSICALE – HA DETTO IL PAPA – E’ STATA NUTRITA

DALLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA

        

La musica di Mozart, Verdi e Wagner consente di riscoprire le radici cristiane dell’Europa. È il pensiero che ha espresso ieri sera Benedetto XVI al termine del primo concerto tenutosi in suo onore nell’Aula Paolo VI in Vaticano gremita da circa settemila persone. Le esecuzioni di un’orchestra e di due cori della Baviera. C’era per noi Tiziana Campisi.

 

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(musica)

 

Anche la “creatività musicale … è sempre stata nutrita dalle radici cristiane dell’Europa”. Sono parole di Benedetto XVI, al termine del concerto eseguito dall’Orchestra Filarmonica di Baviera, dall’Athestis Chorus e dai Regensburger Domspatzen, dal 1964 al 1994 diretti con passione, come ha ricordato il Santo Padre, da suo fratello Georg. Un coro, quest’ultimo, che ha origini antichissime: risale infatti al 975, quando il vescovo di Ratisbona, Wolfgang, fondò una scuola nel Duomo di San Pietro. E di Georg Ratzinger è stato eseguito il “Sanctus” tratto dalla Missa de “L’Anno Santo”.

 

“AUCH WENN WAGNER, PFITZNER, VERDI UNS IN NEUE ZONEN DES ….”.

 

“Anche se Wagner, Pfitzner e Verdi ci conducono in nuove zone dell’esperienza della realtà, rimane tuttavia sempre presente ed efficace il fondamento comune dello spirito europeo formato dal cristianesimo” ha detto il Papa parlando ai suoi connazionali. “Una musica di alto livello” purifica, solleva e fa sentire “la grandezza e la bellezza di Dio”, ha commentato Benedetto XVI. Poi il saluto in italiano.

 

“Formulo voti che l’armonia del canto e della musica, che non conosce barriere sociali e religiose, rappresenti un costante invito per i credenti e per tutte le persone di buona volontà, a ricercare insieme l’universale linguaggio dell’amore che rende gli uomini capaci di costruire un mondo di giustizia e di solidarietà, di speranza e di pace”.

 

Il Santo Padre si è intrattenuto con alcune autorità poi ha acconsentito ad un bis della Filarmonica di Baviera; quindi si è voluto congratulare con i musicisti e i direttori Christian Thielemann e Roland Büchner, raggiungendoli personalmente.

 

(musica)

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DOMENICA PROSSIMA LE PRIME CANONIZZAZIONI DI BENEDETTO XVI.

TRA I 5 NUOVI SANTI, L’ARCIVESCOVO POLACCO JOSEF BILCZEWSKI:

APOSTOLO DELLA RICONCILIAZIONE DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE

- Intervista con mons. Edward Nowak -

 

Tra i 5 nuovi Santi che saranno proclamati domenica prossima da Benedetto XVI figura l’arcivescovo di Leopoli dei Latini, Josef Bilczewski, polacco, vissuto tra il 1860 e il 1923, professore di teologia dogmatica ed esperto in archeologia cristiana. In una terra contesa da varie nazioni e oggi appartenente all’Ucraina, operò per la riconciliazione di polacchi, ucraini, russi e austriaci portando il suo concreto sostegno a tutti: cattolici, ortodossi ed ebrei. Trasse forza e coraggio da un’intensa vita di preghiera passando intere notti a vegliare. Ascoltiamo in proposito quanto ci riferisce l’arcivescovo Edward Nowak, segretario della Congregazione delle Cause dei Santi, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R. – Il suo profilo spirituale si può riassumere in tre tratti caratteristici: la preghiera, il lavoro e l’abnegazione di se stesso. Soprattutto unì nella sua vita preghiera e lavoro. Egli considerava tutti gli avvenimenti alla luce della fede. Dalla sua persona emanava un certo fascino e una grande forza spirituale, con la quale disarmava perfino i propri avversari. Fu un pastore “orante”, pregava tanto. Considerava particolarmente il Sacramento dell’Eucaristia. Perciò fu chiamato “l’apostolo dell’Eucaristia”.

 

D. – Fu punto di riferimento e sostegno per cattolici, ortodossi ed ebrei in un periodo molto difficile …

 

R. – Un periodo particolarmente duro per la sua diocesi fu il primo conflitto mondiale. In un primo tempo la città di Leopoli fu occupata dai russi. Egli non si lasciò intimidire da loro. Malgrado la sua malferma salute, cercò di aiutare la popolazione della città e dintorni. Si sforzò anzitutto a difendere la Chiesa. Egli aiutò e difese i sacerdoti cattolici sia di rito latino, sia di rito greco. In definitiva, diventò l’unico valido punto di riferimento di tutta la popolazione della città, cattolica, ortodossa ed ebrea. Quando, negli anni 1915-1918 ritornano gli austriaci, si oppose con grande coraggio alle persecuzioni di molti abitanti, accusati di collaborazione con i russi. Riuscì a salvare molti dalla morte o dalla prigione. Scoppiata subito la guerra polacco-ucraina del 1918-1919, si adoperò a far cessare le lotte fratricide tra le due popolazioni. Dopo le guerre, eccezionale fu il suo impegno per la ricostruzione spirituale, morale e materiale delle popolazioni ivi residenti. Questi accenni alle guerre e alle numerose tragedie di quegli anni consentono di immaginare le difficoltà del tempo e il suo sforzo di porvi qualche rimedio.

 

D. – Qualche episodio significativo della sua vita …

 

R. – Per i sacerdoti dimostrava un particolare affetto paterno. Sì, fu esigente. Ma egualmente aveva un gran cuore. Era quasi leggendaria la sua bontà verso i sacerdoti. Racconta un sacerdote (Michele Rekas): “Camminavo insieme all’arcivescovo. Lungo il cammino s’informò a turno dei miei problemi materiali e spirituali. Mi chiese per esempio: ‘Hai le scarpe? Fai la meditazione? Ti confessi? Sei provvisto per l’inverno, hai la biancheria calda? Possiedi un cappotto?, Fai l’esame di coscienza?’ ecc. Giunti poi a casa, mi salutò. Senza che me lo aspettassi, tirò fuori una somma di danaro e me la diede”. Un altro piccolo episodio che testimonia la sua solidarietà con gli altri, è il seguente. Un giorno rifiutò di fare uso di burro, poiché non era possibile procurarne per il personale di servizio.

 

D. – Quale messaggio per noi oggi?

 

R. – E’ anzitutto un grande esempio per i pastori. Le circostanze del suo ministero furono oltremodo difficili. Oggi molti pastori della Chiesa in varie parti del mondo devono affrontare situazioni analoghe. Anzitutto, situazioni multietniche e multireligiose. Pensiamo all’America Latina, all’Asia, all’Africa. Egli ci insegna che la testimonianza cristiana è al primo posto, occorrono grande cura pastorale per i propri fedeli nonché particolare rispetto e apertura verso coloro che non sono cattolici ma che egualmente sono fratelli e sorelle, con cui si convive ogni giorno. Il suo messaggio in breve: la testimonianza cristiana e la fraternità umana.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il Medio Oriente: apprezzamento di Bush per il lavoro di Abu Mazen; dopo l'incontro alla Casa Bianca per rilanciare il processo di pace.

 

Servizio vaticano - Le parole di Benedetto XVI al termine del concerto in suo onore nell'Aula Paolo VI. La musica - ha detto il Papa - ci faccia sentire la grandezza e la bellezza di Dio. 

Il Cardinale Angelo Sodano inaugura l'anno accademico dell'Università Pontificia Salesiana.

 

Servizio estero - L'intervento della Santa Sede in occasione del dibattito sulla gioventù all'Assemblea Generale dell'Onu: "La comunità internazionale, insieme ai giovani, per la costruzione di un mondo più sicuro e felice".  

Libano: la Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite accusa la Siria dell'omicidio dell'ex Premier Hariri.

 

Servizio culturale - Un articolo di Paolo Miccoli dal titolo "Uno schema antropologico che raccoglie istanze della metafisica cristiana": cinquant'anni dalla morte d José Ortega y Gasset

Un articolo di Franco Patruno dal titolo "La sceneggiatura può 'frenare' l'estro poetico?": in merito al film d Roberto Benigni "La tigre e la neve".

 

Servizio italiano - Governo: giustizia e par condicio, trattative nella Cdl.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 ottobre 2005

 

 

 

DELLA SITUAZIONE AD HAITI SI PARLA DA IERI A BRUXELLES ALLA CONFERENZA

INTERNAZIONALE ORGANIZZATA DALLA COMMISSIONE EUROPEA

CON LA PARTECIPAZIONE DEL RAPPRESENTANTE DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU AD HAITI, VALDES, E I PRINCIPALI PROTAGONISTI ISTITUZIONALI

DELLA TRANSIZIONE E STABILIZZAZIONE DELL’ISOLA CARAIBICA

- Con noi Juan Gabriel Valdes -

 

Della situazione ad Haiti si parla da ieri a Bruxelles alla Conferenza internazionale organizzata dalla Commissione europea con la partecipazione del rappresentante del Segretario generale dell’ONU ad Haiti, Juan Gabriel Valdes, e i principali protagonisti istituzionali coinvolti nella transizione e nella stabilizzazione dell’isola caraibica. Nei giorni scorsi il Consiglio Europeo ha stanziato 72 milioni di euro del Fondo Europeo per lo Sviluppo per sostenere gli sforzi di democratizzazione intrapresi dal governo haitiano e l'organizzazione delle prossime elezioni legislative, che dal previsto 15 ottobre sono state rimandate al 20 novembre e poi ulteriormente posticipate a dicembre. Intanto nell'isola continuano gli episodi di violenza, compresi i rapimenti a scopo di estorsione, una vera e propria piaga, in particolare dopo la caduta dell'ex presidente Jean Bertrand Aristide, avvenuta alla fine di febbraio 2004. Nell’intervista di Fausta Speranza, ascoltiamo come descrive la situazione ad Haiti il rappresentante speciale dell’Onu, Juan Gabriel Valdes: 

 

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R. – LA SITUACION DE HAITI …

La situazione ad Haiti è notevolmente migliorata durante l’ultimo anno. Ci siamo trovati di fronte un Paese completamente distrutto, con conflitti interni molto gravi, una destabilizzazione dello Stato e delle istituzioni praticamente totale. Oggi esiste un governo provvisorio, che ha indetto per la fine dell’anno le elezioni. La violenza è diminuita, le forze delle Nazioni Unite controllano l’unità del Paese e sono riuscite a smobilitare i militari che si erano organizzati per destabilizzare lo Stato ed attentare alla sicurezza della nazione. Esistono, però, ancora alcuni gruppi armati fra la popolazione più emarginata di Port-au-Prince e sono proprio questi il nostro principale motivo di preoccupazione. Possiamo dire che esiste un processo nel quale si è impegnata la società haitiana e cioè il processo elettorale. Non è che consideriamo le elezioni come la panacea o la soluzione per i gravi problemi di Haiti, tuttavia la costituzione di un governo legittimamente eletto può aiutare a convogliare gli aiuti internazionali destinati ad affrontare i problemi dell’emarginazione sociale e la povertà.

 

D. – Che cosa si può dire circa il fenomeno dei sequestri di persona?

 

R. – ES UN TIPO DE …

E’ questo un crimine che esiste purtroppo in Haiti. Dobbiamo affrontarlo con i mezzi di cui dispongono le Nazioni Unite in appoggio alla polizia locale. Il sequestro è un’industria che si è sviluppata in molti Paesi latinoamericani. A questa pratica sono ricorsi i gruppi armati e le bande di criminali che operano in Haiti quando non hanno più potuto trafficare la droga a causa della presenza delle Nazioni Unite. Stiamo organizzandoci per lottare contro questo fenomeno e per garantire, per quanto è possibile, l’ordine e la sicurezza in modo che non abbia a danneggiare il processo elettorale che stiamo avviando.

 

D. – In che modo le Nazioni Unite sono intervenute nel Paese, dopo la caduta dell’ex presidente Jean Bertrand Aristide?

 

R. – BUENO, SOBRE LA BASE …

Su mandato del Consiglio di Sicurezza, è stato affidato alle Nazioni Unite il compito di dare stabilità al Paese, di coordinare gli aiuti, provenienti dalle Nazioni amiche di Haiti e dalla comunità internazionale. Lo scorso anno sono stati promessi da Washington oltre 1.500 milioni di dollari. Nella riunione dell’Unione Europea, attualmente in corso a Bruxelles, speriamo venga confermato un aiuto in denaro in modo che Haiti possa non solo adesso, ma anche con il nuovo governo contare sull’appoggio della comunità internazionale per progredire nello sviluppo.

 

D. -  Secondo Lei, la comunità internazionale si è dimenticata di Haiti?

 

R. – YO PIENSO QUE LA …

Penso che la comunità internazionale abbia mancato di continuità. Ha creato molte occasioni di appoggio alle istituzioni, ma senza continuità. Proprio questa mancanza di continuità ha creato delle difficoltà nell’avvio del processo di sviluppo. Spero che le Nazioni Unite e la comunità internazionale continuino ad appoggiare il programma di aiuti per Haiti per tutto il tempo che sarà necessario perché il Paese possa procedere sulla strada dello sviluppo.

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IL SERVIZIO DEI GESUITI PER I RIFUGIATI COMPIE 25 ANNI:

OLTRE 450 MILA I PROFUGHI E GLI SFOLLATI ASSISTITI IN 54 PAESI

- Con noi, padre Lluís Magriñà e padre Alberto Plaza -

 

“Accompagnare, servire e difendere i diritti dei rifugiati e degli sfollati”: è la missione del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS), che celebra in questi giorni i 25 anni di attività al fianco dei più bisognosi. L’organizzazione, presente in 54 nazioni con circa mille operatori, offre assistenza a profughi e sfollati attraverso progetti educativi, di generazione del reddito e di sostegno psicologico. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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Era il novembre del 1980, quando l’allora preposito generale, padre Pedro Arrupe, invitò i Gesuiti a fondare un servizio per assistere i rifugiati. In quel momento erano circa 16 milioni i profughi nel mondo. Il primo compito della Compagnia fu quello di portare soccorso nel Sudest asiatico, allestendo campi di accoglienza in Thailandia e Cambogia. Oggi, con 50 milioni di profughi nei 5 continenti, il Jesuit Refugee Service assiste oltre 450 mila persone. Ed è forte l’impegno in favore dei giovani, come spiega il direttore internazionale del JRS, padre Lluís Magriñà:

 

R. - UNA ESPERIENCIA ES…

Un’esperienza è quella per gli studenti della scuola elementare e superiore in Nepal, rifugiati del Bhutan. Hanno lasciato il loro Paese non a causa di una guerra, ma perché il re del Bhutan li ha espulsi e inviati in Nepal. Ci occupiamo della formazione di 43 mila studenti dai 6 ai 20 anni e, inoltre, di quella degli stessi insegnanti. Ogni anno, infatti, 200 o 300 di loro trovano un altro lavoro e quindi bisogna formare nuovi docenti. Un altro esempio concreto è il lavoro con i bambini-soldato nell’Est del Congo: bambini e bambine cui è stato tolto il diritto di essere fanciulli. Oggi hanno 13, 14, 15 anni e la prima cosa da fare è che recuperino la loro fanciullezza per poi poter essere adulti.

 

E progetti educativi, di formazione professionale e di accompagnamento pastorale cominciano a portare i primi frutti anche in Liberia dove, dopo 14 anni di guerra civile, lo scorso 11 ottobre oltre 1 milione di persone ha votato per legislative e presidenziali. Tra le conseguenze del conflitto, costato la vita a 250 mila persone, anche la condizione ancora difficile dei rifugiati liberiani. Ce ne parla, al microfono di Rebecca Rossi, il responsabile del JRS nel Paese, padre Alberto Plaza:

 

R. - NOSOTROS ESTAMOS…

Stiamo lavorando soprattutto con i rifugiati che si trovano dall’altro lato della frontiera liberiana, principalmente in Guinea. Lì ci sono ancora intorno ai 20, 30 mila rifugiati che non sono voluti tornare nel loro Paese prima di conoscere l’esito delle elezioni, sia per motivi di sicurezza, sia perché la Liberia è completamente distrutta e non offre molte opportunità per cominciare una nuova vita. Un altro problema è anche il grande numero di sfollati interni. Alcuni sono già rientrati a casa, ma ci sono ancora più di 85 mila persone che hanno abbandonato le città di origine 3, 4, 5 anni fa senza fare ritorno.

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CHIESA E SOCIETA’

21 ottobre 2005

 

 

RAPPORTO DELL’ORGANIZZAZIONE “REPORTER SENZA FRONTIERE”

SULLA LIBERTA’ DI STAMPA NEL MONDO: PROMOSSA A PIENI VOTI L’EUROPA DEL NORD, INDIETREGGIANO GLI STATI UNITI E L’ITALIA,

PESSIMA LA SITUAZIONE IN MOLTI PAESI DELL’ASIA,

MENTRE MIGLIORA IN ALCUNI PAESI AFRICANI

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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PARIGI. = Non poche le sorprese sulla libertà di stampa nel mondo, che devono stimolare una riflessione profonda nei Paesi occidentali di più antica tradizione democratica. Agli ultimi posti sono Corea del Nord, Eritrea e Turkmenistan. In questi Paesi - denuncia Reporter senza frontiere – “la stampa privata non esiste e la libertà d'espressione è nulla”. Secondo il rapporto, stilato ogni anno dall’organizzazione umanitaria, la situazione è pure critica in molti altri Paesi dell'Asia orientale e centrale e del Medio Oriente. In cima alla classifica dei Paesi più virtuosi si conferma invece la Danimarca insieme a Finlandia ed Irlanda, seguiti fino al decimo posto da altri Stati europei. Amarezza al contrario per l’Italia che scende ancora di due posizioni, arrivando al 42° posto, preceduta da Costa Rica e seguita dalla Macedonia. Ma ancora più indietro sono gli Stati Uniti, precipitati dal 22° al 44° posto. Forte delusione anche per la Francia, passata dal 19° al 30° posto. Sale invece la Gran Bretagna di quattro punti al 24° posto, seguita comunque dalla Namibia, tra i Paesi che “da poco hanno raggiunto l’indipendenza” – come sottolinea Reporter senza frontiere – e che si mostrano “molto rispettosi” della libertà di stampa, come anche la Slovenia e l’Estonia che figurano rispettivamente al 9° e 11° posto. Migliorano anche diversi Stati africani, come il Mozambico che sale al 49° posto, e si piazzano bene altri Paesi molto poveri come il Mali al 37°, la Bolivia al 45°, la Mongolia al 53°. Il rapporto poggia su un'indagine compiuta ascoltando giornalisti, corrispondenti, ricercatori e giuristi dei diversi Paesi, in tutto 167, escluse le nazioni dove non è stato possibile raccogliere informazioni adeguate.

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INFLUENZA AVIARIA AL CENTRO DI UNA RIUNIONE DEI MINISTRI DELLA SALUTE

DELL’UNIONE EUROPEA, IERI A WATFORD, IN GRAN BRETAGNA.

IN PRIMO PIANO LA POSSIBILE SOSPENSIONE DEI DIRITTI

SUI BREVETTI DEI FARMACI, IN CASO DI PANDEMIA

 

LONDRA. = L’influenza aviaria è stata al centro della riunione dei ministri della Salute dell’Unione Europea, tenutasi ieri a Watford, a nord di Londra. All’incontro hanno partecipato anche rappresentanti di Romania, Bulgaria, Croazia e Turchia. Durante i lavori, si è discusso della possibilità di produrre farmaci antivirali generici ora coperti da brevetto per permettere la produzione massiccia di questi medicinali in caso di pandemia. Il ministro della Salute italiano, Francesco Storace, ha riferito che “sulla questione dei farmaci c’è allarme in molti Paesi, perché alcuni non hanno la possibilità di acquistarli”. Sul fronte della caccia, per il momento, non c’è preoccupazione da parte dell’UE: il tema, infatti, è stato posto solo dall’Italia. Alla fine del dibattito, il ministro della Sanità britannico, Patricia Hewit, a nome della presidenza di turno UE ha dichiarato che si è trattato di “una discussione informale, nessuna decisione è stata presa”. Provvedimenti potrebbero essere adottati dal Consiglio dei ministri della Sanità, che si terrà l’8 e il 9 dicembre. Nel frattempo, arriva una buona notizia da Giakarta: il risultato dei test svolti su un uomo ed un figlio, ricoverati con sintomi della febbre aviaria, è risultato negativo. Lo ha riferito oggi un funzionario del Ministero della Sanità indonesiano. In questi due casi, si era ipotizzato che il virus si fosse trasmesso da uomo a uomo. Resta molto grave, invece, la situazione in Cina dopo l’annuncio, nei giorni scorsi, del primo caso di influenza aviaria nel Paese asiatico. Notizie negative anche da Bangkok: il figlio dell'agricoltore thailandese morto ieri per l'influenza aviaria è risultato positivo al virus in due test praticati in laboratori diversi. Lo ha reso noto oggi l'ospedale, precisando che le condizioni del bambino stanno comunque migliorando. Per quanto riguarda l’Italia, due quintali di carne bovina e di pollame, privi delle etichette di provenienza previste dalla legge, sono state sequestrate ieri a Como dalla Guardia di finanza. La carne era stata trasportata in un automezzo senza cella frigorifera e in cattive condizioni igieniche. (R.R.)

 

 

ISTITUITA DAL GOVERNO IN ANGOLA UNA SPECIALE COMMISSIONE

PER LO SMINAMENTO, UN’ EMERGENZA NAZIONALE. IN QUESTO PAESE

VI SONO 15 MILIONI DI MINE INESPLOSE, EREDITA’ DI 27 ANNI DI GUERRA CIVILE.

DECINE OGNI ANNO I MORTI E I MUTILATI A CAUSA DEGLI ORDIGNI

 

LUANDA. = Una speciale Commissione per lo sminamento, è stata istituita ieri dal governo dell’Angola per eliminare definitivamente il dramma delle mine, eredità di 27 anni di guerra civile nel Paese africano. La decisione è stata presa dal presidente Josè Eduardo dos Santos al termine del Consiglio dei ministri di mercoledì scorso. La Commissione dovrà effettuare una mappatura completa degli ordigni dislocati nel Paese, verificando le zone già segnalate e procedere poi alla distruzione delle mine. Secondo l’Ufficio per gli Affari umanitari dell’ONU (OCHA), in Angola sono disseminate quasi 15 milioni di mine su una popolazione di 10 milioni di persone, la più alta concentrazione al mondo, il che rende improduttivo un terzo del territorio del Paese. L’ex colonia portoghese detiene anche il primato di un amputato ogni 334 abitanti, per un totale di circa 70 mila vittime, delle quali circa 8 mila hanno meno di 15 anni. Ogni anno in Angola decine di persone muoiono o subiscono menomazioni a causa di ordigni inesplosi. Ai ritmi attuali, è stato calcolato che occorrerà più di un secolo per bonificare le aree minate in tutta l’Angola, durante il conflitto che tra il 1975 e il 2002 ha provocato oltre mezzo milione di morti. (R.G.)

 

 

SARA’ CONSACRATA DOMANI A SOFIA, IN BULGARIA, UNA NUOVA CHIESA CATTOLICA

DI RITO BIZANTINO-SLAVO, DEDICATA A GIOVANNI XXIII. LA CERIMONIA SARA’

 PRESIEDUTA DALL’ESARCA, CHRISTO PROIKOV, ALLA PRESENZA DEL NUNZIO

APOSTOLICO, GIUSEPPE LEANZA, E DI ALCUNI VESCOVI UCRAINI E MACEDONI

 

SOFIA. = Domani, a Sofia, in Bulgaria, sarà consacrata una nuova chiesa cattolica di rito bizantino-slavo, dedicata al Beato Giovanni XXIII. Ottanta anni fa, l'allora mons. Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, iniziava il suo ministero come visitatore apostolico in Bulgaria, dove i cattolici erano e sono una minoranza. Tra i progetti previsti dal visitatore apostolico, per testimoniare la fede e la devozione dei cattolici bulgari, c'era anche la costruzione di una chiesa. Mons. Roncalli acquistò perciò a Sofia un terreno in Via Montevideo. La chiesa, che sarà consacrata domani, sorge ora proprio su quel terreno. La cerimonia sarà presieduta da mons. Christo Proykov, esarca della Chiesa cattolica in Bulgaria, alla presenza del nunzio apostolico, l’arcivescovo Giuseppe Leanza, e di alcuni vescovi ucraini e macedoni. Per la famiglia Roncalli assisterà al rito della dedicazione Emanuele Roncalli, pronipote del Beato Giovanni XXIII, e redattore del quotidiano cattolico di Bergamo "L'Eco". La nuova chiesa è stata progettata dagli architetti Dobrina e Svetoslav Dimovi: ha una superficie di 412 metri quadrati ed offre 200 posti a sedere. Una pietra, presa da una delle case di Sotto il Monte, paese natìo di Giovanni XXIII, verrà sistemata nelle fondamenta del nuovo edificio. Un fatto analogo è accaduto in Olanda dove, nel paese natale di Bergen op Zoom, vi è una scuola intitolata a Giovanni XXIII, la "Roncalli Scholengeenschap", la cui prima pietra è stata presa dalla casa natale del Papa e condotta lì dal fratello, Giuseppe, e da un nipote. (A.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

21 ottobre 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Andrea Cocco -

 

L’inchiesta dell’ONU sull’assassinio dell’ex premier libanese Rafik Hariri ha trovato prove di un coinvolgimento siriano e libanese. Il rapporto, consegnato ieri al Palazzo di Vetro al segretario generale Kofi Annan, evidenza in particolare come “molti indizi portino direttamente ad agenti dei servizi segreti siriani”. Il governo di Damasco ha detto, però, che le conclusioni del documento sono lontane dalla verità. Secondo diversi osservatori, il risultato dell’inchiesta è comunque inquietante e scontato.  Lo conferma anche Camille Eid, esperto di Medio Oriente del quotidiano ‘Avvenire’, intervistato da Salvatore Sabatino:

 

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R. - Era scontato, e sin dal primo momento dopo l’assassinio dell’ex primo ministro Hariri tutto il popolo libanese ha indicato nella Siria e nella forza di sicurezza libanese i responsabili di questo delitto. La stessa famiglia di Hariri ha detto che conosce bene gli autori. Probabilmente hanno legato il delitto alle minacce che Hariri aveva ricevuto direttamente per bocca di Assad, in occasione della discussione accesa sulla proroga del mandato presidenziale. Il rapporto conferma, quindi, tutti questi dubbi.

 

D. – Dobbiamo dire che la pubblicazione di questo rapporto giunge in un momento già particolarmente delicato per la Siria sul piano internazionale. Non rischia di far alzare ulteriormente la tensione nell’area mediorientale?

 

R. – La Siria è già additata come responsabile del deterioramento della situazione in Iraq e in Palestina. I siriani pensavano che con il loro ritiro militare dal Libano, avrebbero risolto tutto o il 90 per cento della questione. Invece non è così, perché la Siria sta pagando il prezzo dei suoi errori accumulati durante i 30 anni di dominio assoluto in Libano. Adesso vedremo se la Siria accetterà, come dimostrazione di buona volontà, di consegnare i responsabili al Tribunale internazionale. In base alla sua reazione, si potrà anche vedere se l’attuale regime può o meno stare ancora in piedi.

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In Iraq è stato ucciso l’avvocato difensore dell’ex capo del Tribunale rivoluzionario accusato, come l’ex rais Saddam Hussein, di essere coinvolto nel massacro di 143 sciiti a Dujail nel 1982. Il legale era stato rapito ieri a Baghdad: tre soldati iracheni sono stati invece assassinati da guerriglieri nel nord del Paese, e almeno 5 militanti di Al Qaeda sono rimasti uccisi in seguito ad un raid aereo americano nei pressi della città sunnita di Ramadi. Nuovi particolari emergono, poi, sul  sequestro di Rory Carroll, il corrispondente del ‘Guardian’ rapito mercoledì scorso e liberato ieri a Baghdad. Il giornalista, dopo aver dichiarato di voler rimanere in Iraq, ha rivelato che i suoi sequestratori erano sciiti. “Volevano scambiare la mia liberazione – ha spiegato Carrol - con quella di militanti del leader radicale sciita Moqtada Sadr. Il mio timore – ha aggiunto – era di essere venduto a gruppi di fondamentalisti sunniti”.

 

L’obiettivo finale del processo di pace in Medio Oriente resta la realizzazione di due Stati democratici, Israele e Palestina, che vivano in pace. Lo ha detto il capo di Stato americano, George Bush, dopo l’incontro alla Casa Bianca con il presidente palestinese Abu Mazen. Bush ha anche chiesto al governo di Israele di porre fine all’espansione coloniale e alla costruzione degli insediamenti illegali in Cisgiordania. “La creazione di uno Stato palestinese - ha poi precisato Bush - è più vicina che mai”, non volendo tuttavia precisare una scadenza determinata. Dal canto suo, Abu Mazen ha proposto allo Stato di Israele una reale collaborazione per la pace.

 

Negli Stati Uniti, il Pentagono ha avviato un’inchiesta dopo la trasmissione di un video da parte di una Tv australiana nel quale si mostrano soldati americani che bruciano i cadaveri di due guerriglieri talebani in Afghanistan e poi li mostrano alla popolazione come monito. L’esercito americano e le autorità militari afgane stanno indagando sull’accaduto.

 

Il bilancio del terremoto che ha colpito la regione del Kashmir è di oltre 51 mila morti. Lo hanno reso noto le autorità pakistane, precisando che a questo drammatico dato bisogna aggiungere le vittime della parte indiana della regione, oltre 1000. Intanto, il presidente pachistano Musharraf ha dichiarato che gli aiuti sono largamente insufficienti. Secondo Musharraf fino ad ora sono stati promessi al Pakistan 620 milioni di dollari, ma per la ricostruzione delle zone devastate ci vorrebbero almeno 5 miliardi.

 

La Corea del Nord è pronta a partecipare, senza condizioni, ai nuovi negoziati sulla crisi nucleare, previsti per metà novembre. Lo ha annunciato, stamani, l’ex ambasciatore americano all’ONU, Richardson, di ritorno da un viaggio in Corea del Nord. “La Corea ha mostrato un atteggiamento di flessibilità e di apertura al dialogo” ha dichiarato Richardson, precisando che il governo di Pyongyang sarebbe anche disposto ad accettare la visita dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Il 19 settembre, al termine di un primo round di incontri sulla crisi nucleare nordcoreana, Pyongyang si era impegnata a rinunciare al proprio programma militare atomico e a sottoscrivere il Trattato di non proliferazione nucleare, in cambio della prospettiva di usare in futuro il nucleare per scopi civili.

 

La crescita del potenziale militare della Cina preoccupa gli Stati Uniti. E’ quanto ha dichiarato il segretario di Stato americano, Rumsfeld, appena rientrato da una visita di tre giorni in Cina. “Pechino vuole sviluppare missili capaci di raggiungere varie zone del mondo” ha detto Rumsfeld, sottolineando i timori della Casa Bianca per l’ammodernamento dell’arsenale cinese. Sullo sfondo, le polemiche riguardo il reale ammontare delle spese militari di Pechino. Secondo l’amministrazione statunitense, il governo cinese spende tre volte di più rispetto ai 30 miliardi di dollari ufficialmente dichiarati. L’attenzione è ora rivolta alla visita a Pechino di Bush, prevista per novembre.

 

In Azerbaigian, a due settimane dalle elezioni legislative, si accende la tensione per l’ondata di arresti tra gli oppositori al governo. Le manette sono scattate anche per alcuni ex ministri. Secondo le autorità, si starebbe preparando un colpo di Stato in vista dell’appuntamento politico.

 

Stato di massima allerta nella penisola messicana dello Yucatan dove è atteso, nelle prossime ore, l’arrivo dell’uragano ‘Wilma’. L’uragano, con raffiche di vento di quasi 250 chilometri l’ora, non dovrebbe toccare terra ma è comunque “estremamente pericoloso”, ha precisato nell’ultimo bollettino il servizio meteorologico messicano.  Ma non è solo il Messico a temere l’arrivo dell’uragano. In Honduras, l’avvicinarsi di Wilma ha provocato forti piogge e a Cuba sono state fatte evacuare almeno 235.000 persone. In Florida è stato dichiarato lo stato di emergenza ed è già stata mobilitata la Guardia nazionale.

 

Un passo verso la modernizzazione dell’Italia, afferma la maggioranza di centrodestra. Uno strappo istituzionale che deforma la Costituzione, sostiene l’opposizione di centrosinistra. Sono opposte le valutazioni degli schieramenti politici, in Italia, alla riforma approvata ieri dalla Camera che riscrive 55 articoli della seconda parte della Carta costituzionale. Il provvedimento passa ora al Senato per il via libera definitivo. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Devolution e premierato. Sono questi i capisaldi della riforma che quando entrerà in vigore - una parte dopo l’approvazione definitiva, una parte solo dal 2011 - trasformerà l’Italia in una Repubblica federale. Il Parlamento sarà composto dalla Camera dei deputati e dal Senato federale - entrambi con meno rappresentanti - che non avranno più uguali poteri. Montecitorio esaminerà le leggi riguardanti materie riservate allo Stato. Palazzo Madama sarà competente per le materie di legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Si rafforzano i poteri del premier. Per l’investitura, non gli servirà più la fiducia del Parlamento ma solo un voto sul programma. Deciderà la politica del governo, potrà sciogliere la Camera, nominare e revocare i ministri. Compiti questi che finora spettavano al Capo dello Stato, il quale sarà il garante della Costituzione e dell’unità federale della Repubblica.    Ma naturalmente il punto centrale della riforma, quello più discusso, è l’introduzione della devolution. Il trasferimento cioè di competenze dallo Stato alle regioni in materia di sanità, organizzazione scolastica e polizia amministrativa regionale e locale. E’ il colpo definitivo alla Costituzione, insorge il centrosinistra che ha già annunciato il referendum. Il centrodestra invece esulta. Soprattutto, come ovvio, la Lega di Bossi, che questo obiettivo ha perseguito tenacemente. Il premier Berlusconi è particolarmente soddisfatto della nuova prova di ritrovata compattezza della coalizione, dopo quella sulla riforma elettorale in senso proporzionale. Da registrare tuttavia l’astensione dell’ex segretario dell’UDC, Follini. E ora Berlusconi pensa a cambiare entro la legislatura anche la legge sulla par condicio radiotelevisiva in periodo di campagna elettorale, legge in vigore dal 2000. Ma contro questa iniziativa si è già schierato con forza il presidente della Camera Casini.

 

Giampiero Guadagni per la Radio Vaticana.

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Restiamo in Italia, dove polizia e carabinieri hanno condotto in Calabria operazioni contro presunti affiliati alla ‘ndrangheta, pochi giorni dopo l’omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale calabrese, Francesco Fortugno. Sono stati effettuati, in particolare, diversi arresti in relazione all’assassinio del boss Antonio Dragone, di 62 anni, ucciso a Cutro il 10 maggio del 2004. I carabinieri e le forze di polizia di Spagna, Olanda, Francia, Belgio e Serbia-Montenegro hanno notificato, inoltre, diversi provvedimenti di fermo per associazione finalizzata al narcotraffico internazionale. Al centro delle indagini, figurano le cosche della ‘ndrangheta di Africo, già guidata dall’ex latitante Giuseppe Morabito, arrestato nel mese di febbraio del 2004.

 

In Turchia, una forte scossa di terremoto ha provocato la morte di una persona. L’epicentro del sisma è stato registrato nei pressi della città di Izmir, nella parte occidentale del Paese. La scossa è stata avvertita anche nelle isole greche della parte orientale dell'Egeo.

 

 

 

 

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