RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
291 - Testo della trasmissione di martedì 18 ottobre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il dopo-terremoto in Pakistan: è alto il rischio di
epidemie. Ce ne parla Raffaele Salinari
CHIESA E SOCIETA’:
La Chiesa ricorda oggi l’evangelista Luca
Morto
a 90 anni il vescovo cinese Pietro Zhang Bairen
Violenta
irruzione in India di quattro persone nella casa del vescovo di Neyyatinkara
Vittorio Messori anticipa i contenuti del suo nuovo libro
“Ipotesi su Maria”
Il presidente palestinese Abu Mazen ottimista sulla ripresa del
dialogo con Israele
18 ottobre 2005
STAMANE IN SAN PIETRO,
PRESIEDUTE DAL PAPA,
LE ESEQUIE, DEL CARDINALE GIUSEPPE CAPRIO,
AL TERMINE DI UN LUNGO PELLEGRINAGGIO TERRENO
INTENSO E FRUTTUOSO,
A SERVIZIO DELLA CHIESA
Presiedute dal
Santo Padre, si sono celebrate stamane nella Basilica di San Pietro, le esequie
del cardinale Giuseppe Caprio, spentosi sabato scorso, nella Città del
Vaticano, all’età di 90 anni. Alla cerimonia funebre sono intervenuti circa cinquanta
cardinali e molti dei vescovi presenti a Roma per il Sinodo, oltre a vari rappresentanti
del Corpo diplomatico presso la Santa Sede, uniti ai familiari del compianto
cardinale. Ascoltiamo le parole di Benedetto XVI in omaggio alla memoria del porporato.
Il servizio di Roberta Gisotti:
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“Egli ci ha
lasciato, al termine un lungo pellegrinaggio terreno, che lo ha condotto da un
piccolo paese dell’Irpinia in varie parti del mondo, e specialmente qui a Roma,
al servizio della Santa Sede, per la quale ha speso la sua vita”.
Il ricordo
commosso del cardinale Giuseppe Caprio, delineato dal Papa, che ha ripercorso
la personalità umana e il carisma spirituale del porporato, attraverso il suo testamento,
dove ringrazia la Santissima Trinità per essere nato “in una famiglia povera di
mezzi materiali, ma ricca di virtù cristiane” e ancora ringrazia Dio “col cuore
pieno di confusione e riconoscenza” per averlo “chiamato al sacerdozio”. Nato
nel 1914 a Lapìo, in provincia di Avellino, il giovane Giuseppe Caprio, dopo
aver frequentato il seminario di Benevento, proseguì gli studi a Roma, all’Università
Gregoriana e alla Pontifica Accademia ecclesiastica, conseguendo la Licenza in
teologia e la laurea in Diritto canonico. Ordinato sacerdote a 34 anni,
consacrato vescovo nel 1961, creato cardinale nel 1979, Giuseppe Caprio è stato
“solerte collaboratore” di ben cinque Papi, come aveva sottolineato ieri
Benedetto XVI nel telegramma di cordoglio per la sua scomparsa, dopo aver
ricoperto diversi, “delicati e importanti uffici” diplomatici all’estero e
nella Città del Vaticano. Una vita “particolarmente intensa e fruttuosa”, che
poggiava su un punto di forza:
“Mi piace pensare, specialmente in questi giorni in cui tutta la Chiesa
è come concentrata sul mistero eucaristico, che proprio lì, all’altare, la vita
e il ministero del Cardinale Caprio abbiano avuto il loro punto di profonda
unità, nei diversi spostamenti che per lui ha comportato il servizio
diplomatico della Santa Sede.”
Da Roma a
Nanchino, in Cina, dal 1947 al 1951, quando fu espulso dai comunisti dopo tre
mesi di domicilio coatto, e poi ancora a Bruxelles, a Saigon, a Taipei, a New
Delhi e, infine, nuovamente a Roma, dove tra vari incarichi di massima
responsabilità è stato sostituto della Segreteria di Stato e presidente
dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. “Di lui - ha detto
Benedetto XVI - è stata riconosciuta la visione d’insieme dei problemi della
Chiesa e la preoccupazione costante di considerare gli aspetti amministrativi
nella loro relazione con gli interessi superiori, in piena adesione allo
spirito del Concilio”.
“Con affetto
e gratitudine accompagniamo questo nostro fratello nell’ultimo viaggio verso il
vero Oriente, cioè verso Cristo, sole senza tramonto, con la piena fiducia che
Iddio lo accoglierà a braccia aperte, riservandogli il posto preparato per i
suoi amici, fedeli servitori del Vangelo e della Chiesa”.
Dopo i
funerali la salma del cardinale è stata trasferita nel suo paese d’origine,
Lapìo, per la tumulazione.
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I
VESCOVI CINESI ATTESI AL SINODO SULL’EUCARISTIA
CONFERMANO
IN UN MESSAGGIO LA LORO IMPOSSIBILITA’ A RAGGIUNGERE ROMA.
IL
TESTO LETTO IN AULA DAL CARDINALE SODANO
- Ai
nostri microfoni suor Elvira Petrozzi
-
Benedetto XVI li aveva attesi in tutti questi giorni,
senza mai perdere la speranza di condividere con loro e con tutta l’assemblea i
lavori del Sinodo sull’Eucaristia. Ma oggi, un messaggio letto in Aula – il cui
contenuto e la risposta del Papa verranno resi noti in seguito - ha confermato
l’impossibilità per i quattro vescovi cinesi invitati dal Papa di raggiungere
Roma. La notizia ha segnato l’apertura della 19.ma sessione plenaria del Sinodo,
che ha avuto uno svolgimento ridotto. Per i particolari, il servizio di uno dei
nostri inviati al Sinodo, Alessandro De Carolis:
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Poche righe in latino, lette nel silenzio dell’Aula dal
cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. I padri sinodali hanno appreso
così di dover rinunciare a una speranza, e a una presenza significativa, più
volte evocate durante gli incontri di questi giorni. Il messaggio, scritto da uno
dei quattro presuli cinesi anche a nome degli altri tre – è l’epilogo di una
vicenda iniziata alla vigilia del Sinodo, quando il segretario generale, arcivescovo
Nikola Eterovic, aveva reso noto l’invito di Benedetto XVI ai quattro vescovi
della Cina continentale. Si tratta di nomine con le quali “il Santo Padre ha
inteso manifestare la comunione esistente tra la Santa Sede e la Chiesa
cattolica in Cina” e anche per “manifestare rispetto nei riguardi del popolo
cinese”, aveva detto lo stesso mons. Eterovic ai giornalisti, nella conferenza
stampa del primo ottobre, spiegando le difficoltà burocratiche incontrate dai
presuli nell’ottenere i permessi necessari al viaggio. “Restiamo aperti a riceverli
qui anche l’ultimo giorno del Sinodo”, aveva aggiunto: un avvenimento che non
sarà possibile, ma che non impedirà di considerare i vescovi cinesi assenti
come padri sinodali spiritualmente uniti ai lavori in corso, al punto da tenere
conto di loro nel computo delle votazioni, che concluderanno il Sinodo.
Stamattina, intanto, la plenaria in Aula è stata più breve
del solito, poiché molti cardinali e vescovi hanno partecipato alla Messa
esequiale presieduta da Benedetto XVI per il cardinale Giuseppe Caprio. Nella
prima parte della mattinata di oggi, i padri sinodali hanno assisitito alla
presentazione delle proposizioni, che nei prossimi giorni verranno emendate
fino ad arrivare al voto di sabato 22.
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Sempre questa mattina, al termine della 19.ma
congregazione generale, mons. Nicola Eterovic ha presentato al Santo Padre il
primo volume, da poco edito dai Dehoniani di Bologna, dell'Enchiridion del
Sinodo dei Vescovi in edizione bilingue latina e italiana.
L'iniziativa di raccogliere gli atti di tutti i Sinodi
celebratisi finora è dovuta al fatto che quest'anno si celebra il 40.mo
anniversario dell'istituzione del Sinodo voluto da Papa Paolo VI il15 settembre
1965. In questi 40 anni il Sinodo si è riunito in assemblea generale ordinaria
10 volte e straordinaria due volte, trattando questioni rilevanti per l'intera
Chiesa; nonché in assemblea speciale otto volte, per affrontare problematiche
relative a specifiche aree, come ad esempio i Sinodi continentali convocati da
Giovanni Paolo II in vista del grande Giubileo del Duemila.
Il primo volume dell'Enchiridion comprende i documenti
d'istituzione (1965-1966) e quelli riguardanti le prime dieci assemblee
generali. Si chiude con il Sinodo sui laici del 1987 e quindi con l'esortazione
apostolica Christifideles laici del 30 dicembre 1988. Di ogni Sinodo si
riportano i testi chiave: lineamenta, instrumentum laboris, esortazione apostolica
post-sinodale ed eventuali documenti accessori di attuazione. A tutti i Padri
sinodali dell'assemblea in corso ne verrà data una copia omaggio.
Ieri, intanto, i partecipanti i padri sinodali si sono
raccolti in preghiera nella Basilica Vaticana insieme con Benedetto XVI, con i
membri della Curia Romana e i fedeli della diocesi di Roma, per un momento
solenne di adorazione eucaristica, nel particolare momento di fede che la
Chiesa sta vivendo in quest' Anno dell'Eucaristia. Nella Basilica Vaticana
c'era per noi Giovanni Peduto:
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(note del Pange lingua)
La celebrazione si è svolta alternando momenti di
preghiera e di canto, di proclamazione e di ascolto della Parola, di
confessione della fede e di ringraziamento, con momenti di silenzio che hanno
favorito la contemplazione e la lode. Dopo l'ingresso del Santissimo Sacramento
e il canto che ha accompagnato l'esposizione le prime quattro strofe dell'inno
medioevale Pange lingua - il celebrante, cardinale Francis Arinze, ha
invitato l'assemblea alla lode con una invocazione trinitaria. E' seguita la
proclamazione della Parola di Dio tesa a illuminare il mistero eucaristico,
come mistero della presenza del Signore. Alla lettura del Vangelo è seguito,
come risposta di acclamazione e ringraziamento alla Parola del Signore, un
canto di lode con brani tratti dalla preghiera della Didaché.
Dopo un congruo tempo di silenzio, l'assemblea ha
proseguito nell'adorazione eucaristica con il canto medioevale Adoro devote.
Per evidenziare l'ispirazione biblica dell'inno, attribuito a San Tommaso
d'Aquino, ad ogni strofa è stata premessa una frase evangelica, letta da un
padre sinodale rispettivamente in spagnolo, francese, indi, arabo, tedesco,
portoghese, in modo da comporre un dialogo intenso fra la Parola del Signore e
la risposta di fede e di amore della Chiesa in preghiera. E' seguita la
benedizione eucaristica con il canto Tantum Ergo, l'orazione e il segno
di croce con il Sacramento. L'adorazione eucaristica si è conclusa con il canto
Ave verum Corpus, natum de Maria Virgine, che sintetizza la confessione
della nostra fede nella presenza del Signore nell 'Eucaristia. (note dell'Ave,
verum).
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Tra i partecipanti al Sinodo figura
in veste di uditrice suor Elvira Petrozzi, la fondatrice della Comunità
Cenacolo, che dal 1983, attraverso una rete di case sparse nei vari continenti,
lavora per recuperare i giovani dalla tossicodipendenza. Giovanni Peduto le ha
chiesto di ricordare questa sua particolare vocazione:
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R. – E’
stato un momento in cui io ho preso coscienza che i giovani andavano allo sbaraglio.
Avevo colto dentro di me che il Signore mi aveva dato qualcosa per loro. Mi
sono sempre trovata molto bene nella mia Congregazione fondata da Santa
Giovanna Antida Thouret. Però, il Signore è passato dentro di me e mi ha fatto
un altro invito e ho capito che se non dicevo sì, sarei stata sempre una suora
fallita.
D. – Suor Elvira, dal punto di vista spirituale, quali
sono i punti di riferimento che improntano le case da lei fondate?
R. –
L’amore che dona, accoglie, ama, serve, senza condizioni: è questo un po’ il
nostro stile. I giovani, oggi più di ieri, sono convinti di quella spiritualità
dentro di loro che deve essere coltivata. E allora noi abbiamo proposto subito
la Parola di Dio, la preghiera, l’Eucaristia, la presenza continua della Madre,
la presenza quindi di Maria nelle nostre case: silenziosa, ma così efficace,
che protegge tutti.
D. – Lei, suor
Elvira, sta partecipando al Sinodo dei vescovi sull’Eucaristia e mi risulta che
l’Eucaristia è al centro della spiritualità nelle vostre case…
R. –
Veramente è così. E questo ha dato significato ai nostri giovani. Questa
presenza silenziosa, ma luminosa, che loro vivono parla al cuore. E anche se in
un primo momento rimangono sconcertati e mi dicono: “Ma Elvira sono disturbato,
quando sono davanti all’Eucaristia, perché mi ritornano tutte le cose che ho
vissuto, che ho fatto”, io rispondo: “Caro, è il momento in cui Gesù ti sta
guarendo. Questa è la nostra fede”.
D. –
Secondo la sua esperienza, suor Elvira, un giovane che arriva alla droga,
perché ci arriva? Quali carenze si porta dentro?
R. –
Penso sia un fatto che riguardi l’infanzia, soprattutto le carenze affettive, i
rifiuti che hanno ricevuto. Non abbiamo coltivato questa educazione di rispetto
del bambino, della giustizia del bambino, dei diritti di essere accolto, di
essere amato, di essere compreso. E allora quando non si fa questo nasce, mi
sembra, un sentimento di vendetta.
D. –
Quante case lei ha aperto finora e dove sono dislocate?
R. –
Sono dislocate un po’ in Europa. Abbiamo aperto una casa in Messico anche per i
bambini di strada. Abbiamo tre case in Brasile, altre più recenti in Perú. La prima
cosa che chiediamo è il forno per fare il pane, la cappella per gustare il pane
della vita e poi un campo da pallone, perché vogliamo che facciano sport.
D. –
Come si mantengono queste case?
R. – E’
la cosa più affascinante che sto vivendo. Pensi che da 22 anni che abbiamo aperto
le case non sono mai entrata in un negozio a fare la spesa e non abbiamo mai
fatto neanche i questuanti. Dicevo ai ragazzi, e lo dico ancora oggi: quello
che c’è, c’è. E quello che non c’è, se ne fa a meno. Questo è anche il coraggio
della vita. Non c’è mai mancato nulla, perché crediamo alla parola di Gesù che
ci dice: “Non preoccupatevi, il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno”.
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DOMENICA
PROSSIMA IL PAPA PROCLAMERÀ 5 NUOVI SANTI:
TRA
QUESTI UN FRATE CAPPUCCINO SICILIANO, FELICE DA NICOSIA, VISSUTO NEL 1700. ANALFABETA
MA SANTO!
-
Padre Florio Tessari -
Domenica prossima 23 ottobre, Benedetto XVI presiederà sul
sagrato della Basilica Vaticana la Santa Messa per la chiusura del Sinodo e
dell’Anno dell’Eucaristia nonché per la
Canonizzazione di 5 beati. Tra questi c’è Felice da Nicosia, fratello laico dei
Francescani Cappuccini, vissuto nella Sicilia del 1700: di umili origini,
analfabeta, ha sperimentato l’umiliazione anche tra i suoi confratelli, che lo
sbeffeggiavano per la sua ignoranza. Aveva il compito di fare l’elemosina e
definiva se stesso come l’asinello del convento. Le sue parole d’ordine erano
obbedienza e carità. Ma sulla figura di fra Felice ascoltiamo il postulatore
della causa di canonizzazione, padre Florio Tessari, al microfono di Giovanni Peduto:
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D.
– Orfano di padre fin dalla sua nascita, proveniva da una povera famiglia, che
stentava a procacciarsi di che vivere. A diciotto anni, nel 1735, bussò alla
porta del convento per esservi accolto come fratello laico. Ma essendo analfabeta,
ricevette il primo no. Egli ripeté molte volte la domanda, non si stancò e non
cercò altre vie. Una vocazione non facile, provata, matura, ampiamente
ponderata e desiderata. Finalmente dopo dieci anni di attesa, fu accolto
nell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini con il nome di fra Felice da Nicosia.
Dopo l'anno di Noviziato e professione religiosa, fra Felice fu destinato a
Nicosia, dove rimase questuante per tutta la vita diventando nella città una
presenza di spiritualità radicata nella popolazione. Ogni giorno attraversava
le vie bussando tanto ai palazzi dei ricchi invitandoli a condividere il loro
benessere, quanto alle umili dimore dei poveri per offrire loro conforto nelle
necessità quotidiane. “Sia, per l 'amor di Dio!”. Era il suo ringraziamento.
D. – La caratteristica della sua santità …
R. – Fra Felice, da analfabeta, ma non di
Dio e del suo Spirito, ha capito che il segreto della vita, capace di aprire e
di illuminare ogni evento, non consiste nell’indicare con forza a Dio la nostra
volontà, ma nel fare sempre gioiosamente la sua. Questa semplice scoperta gli
permette di vedere sempre, dovunque e nonostante tutto, Dio e il suo amore;
particolarmente dove è più difficile scorgerli. Intento solo a lasciarsi
invadere e riempire da Dio, va subito al cuore delle cose, alla radice della
vita, dove tutto si ricompone nella sua originaria armonia. Per fare questo non
ci vuole molta scienza, non ci vogliono tante parole. Basta l'essenziale sapienza
del cuore dove abita, parla ed agisce lo Spirito. E come sempre custode di
tutto questo privilegiatamente è il silenzio più che il rumore. Sapienza che
fra Felice non solo conosceva, ma soprattutto viveva. Per lui tutto esisteva in
Dio, fonte di vita, armonia e pace. E oltre Dio, veramente non esisteva più
nulla, o nulla che contasse veramente. Su Dio egli aveva scommesso proprio
tutto, sicuramente tutto di sé. La sua fu una vita apparentemente fatta di
niente e invece capace di trasformare tutto nel Tutto. E così dove la sua vita
rischiava di infossarsi, egli la trasfigurava con l'amore di Dio e l'accendeva
di infinito.
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NOMINA
Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare
dell’arcidiocesi di Lingayen-Dagupan, nelle Filippine, mons. Renato Pine
Mayugba, finora rettore del Seminario Mary Help of Christians College a Bonuan, Dagupan, assegnandogli la
sede titolare vescovile di Centuriones. Mons. Renato Pine Mayugba è nato a
Sampaloc, nell’arcidiocesi di Manila, il 4 dicembre 1955. E’ stato ordinato
sacerdote il 25 aprile 1981 per l’arcidiocesi di Lingayen-Dagupan. Ha compiuto
gli studi a Roma, presso l’ Angelicum, ove ha conseguito la Licenza
in Teologia.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - Benedetto
XVI insieme con i Padri del Sinodo partecipa all’Adorazione Eucaristica nella
Basilica Vaticana: l’XI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei
Vescovi vive un alto momento di preghiera e di contemplazione.
Servizio vaticano - Una
pagina dedicata ai funerali del compianto cardinale Giuseppe Caprio.
Un pagina con le Lettere
pastorali di Vescovi italiani.
Servizio estero - Medio
Oriente: Abu Mazen ottimista sulla ripresa dei colloqui diretti con Israele.
Servizio culturale - Un
articolo di Angelo Mundula su una raccolta di poesie di ragazzi detenuti dal
titolo “Voci di dentro”.
Per l’“Osservatore
libri” un articolo di Marco Testi dal titolo “Una nuova lettura della religiosità”:
in merito all’opera di Elio Gianola “Psicanalisi e interpretazione letteraria”.
Servizio italiano - In
rilievo le primarie e la finanziaria.
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18
ottobre 2005
VIOLENZE E RISCHIO EPIDEMIE NEL KASHMIR
SCONVOLTO DAL TERREMOTO
- Ai nostri microfoni Raffaele Salinari -
Grave episodio di violenza nel Kashmir
indiano: il viceministro dell’Istruzione è stato assassinato da separatisti
musulmani nella sua abitazione a Srinagar. Si tratta dell’ennesima vittima del
conflitto scoppiato nel 1989 nella regione contesa tra India e Pakistan e
costato la vita ad oltre 40 mila persone. In questo drammatico contesto si deve
aggiunge la tragedia del sisma dello scorso 8 ottobre che ha causato la morte
di almeno 50 mila persone. Dopo il terremoto ora a preoccupare
maggiormente le organizzazioni internazionali presenti nell’area colpita dal
sisma, è il rischio epidemie. Tra le Ong presenti in Pakistan, figura anche “Terres
del Hommes”, impegnata da oltre 5 anni in quell’area. Ma quali sono gli interventi
più urgenti? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Raffaele Salinari, presidente
dell’Organizzazione non governativa:
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R. - Abbiamo interventi a tre
livelli. Primo, quello dell’intervento di supporto psicologico ai bambini
traumatizzati, ed è un aspetto che spesso viene sottostimato. Molti bambini, anche
se non hanno ricevuto traumi fisici, cioè si sono salvati dalle distruzioni e
dalla macerie, hanno traumi psicologici. Bambini che magari hanno visto morire
i parenti, i genitori, i fratellini. Il secondo livello è quello della sopravvivenza
materiale. Abbiamo iniziato dei laboratori di panificazione perché la gente
possa riorganizzarsi e darsi il minimo di sostentamento, quindi il pane ovviamente
fatto con le tradizioni locali, perché spesso manca un minimo di alimentari e
oltre tutto, quando le popolazioni si aiutano da se stesse, in una situazione
così disastrata come quella del Pakistan, questo fatto aiuta anche molto il morale.
Per ultimo, ma non per ordine di importanza, la protezione ai bambini che sono
a rischio di traffico, in particolare i minori orfani. Abbiamo creato una serie
di unità per l’identificazione di questi bambini. Purtroppo come accade in
tutte queste situazioni, i trafficanti di esseri umani sono già arrivati.
D. – State intervenendo anche
sul fronte della nuova emergenza che coinvolge quell’area, quella sanitaria?
Qual è la situazione attualmente?
R.
– La situazione è drammatica ogni giorno di più. A causa delle piogge gli aiuti
non stanno arrivando. Devo dire che l’opinione pubblica internazionale purtroppo si sta limitando a pubblicare foto
di persone che scappano con delle cifre che ogni giorno crescono. Questo non ci
aiuta. Noi stiamo facendo il possibile con i nostri mezzi, anche rispetto alla prevenzione delle epidemie, facendo la
potabilizzazione dell’acqua e vaccinazioni, in una situazione di caos crescente
e di condizioni metereologiche decisamente avverse.
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IN IRAQ CRESCE L’ATTESA PER L’ESITO DEL REFERENDUM
SULLA COSTITUZIONE E L’INIZIO, DOMANI, DEL PROCESSO A SADDAM HUSSEIN
-
Intervista con Alberto Negri
-
In Iraq continua lo spoglio delle
schede del referendum di sabato scorso sulla Costituzione. Sembra quasi certa
la vittoria dei ‘si’ grazie alla grande partecipazione alla consultazione di
sciiti e curdi. Nel Paese arabo, dove quattro ribelli e due soldati americani
sono rimasti uccisi in scontri al confine con la Giordania, cresce intanto
l’attesa per il processo di domani a Saddam Hussein. Il servizio di Amedeo
Lomonaco:
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Saddam
Hussein è accusato di aver organizzato il massacro di 142 sciiti e la deportazione
di centinaia di donne e bambini del villaggio di Dujail, a nord di Baghdad.
L’ex rais è accusato anche di aver violato il diritto internazionale ordinando
nel 1990 l’invasione del Kuwait, di aver autorizzato il genocidio dei curdi e
di aver usato armi non convenzionali nella guerra tra Iran e Iraq che ha provocato
negli anni ‘80 oltre un milione di morti. Saddam, nato in un villaggio nei
pressi di Tikrit il 28 aprile del 1937, è stato eletto presidente dell’Iraq nel
1979. L’epilogo della sua dittatura risale al 2003, anno della seconda guerra
del Golfo, della caduta del regime e del suo arresto, il 13 dicembre, in un
nascondiglio a Tikrit. Domani il processo aggiungerà, dunque, un nuovo tassello
alla storia personale di Saddam e a quella dell’Iraq, un passo importante che,
secondo il portavoce del dipartimento di Stato americano, “chiude un capitolo
cupo della storia irachena”. “Saddam – ha detto il ministro degli Esteri Zebari
in un’intervista al quotidiano ‘La Repubblica’ - non pare ancora aver capito di
aver perso la guerra”. Parlando dell’attuale situazione e riferendosi al
referendum sulla Costituzione, Zebari ha aggiunto che il popolo iracheno ha per
la prima volta la possibilità di scrivere la propria Costituzione. Proprio il testo
costituzionale è l’altro tema cruciale di questi giorni. In base ai dati
parziali del referendum sulla Costituzione hanno prevalso i ‘si’ ma i risultati
definitivi saranno resi noti solo nei prossimi giorni.
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Ma
che valore ha oggi, in questa fase politica irachena, il processo a Saddam Hussein?
Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24
Ore a Baghdad:
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R. – Nelle intenzioni del
governo, questo processo dovrebbe segnare, insieme con la Costituzione, un
altro momento di stacco con il vecchio regime. Nella realtà, si discuterà, ma
credo molto brevemente, dei massacri del passato che tragicamente si incrociano
con quelli del presente.
D. – Si è molto insistito
affinché Saddam Hussein venisse giudicato dagli iracheni. Sarà vera giustizia?
R. – E’ chiaro che c’è una certa
“sindrome di Norimberga”. Quando i vincitori giudicano i vinti non è mai una
Corte che può essere ritenuta sopra le parti o corretta, esistendo peraltro un Tribunale
penale internazionale al quale, per esempio, gli americani e neppure l’Iraq
aderiscono. Quindi, ci troviamo di fronte ad una situazione molto particolare.
Oltre tutto, questa Corte e questo processo sono stati imbastiti pochi giorni
prima della cattura di Saddam Hussein, quando non c’era un governo iracheno ma
il Consiglio transitorio degli americani. Inoltre, le regole di questo processo
sono state cambiate in corso d’opera per evitare, per esempio, che l’imputato
potesse in qualche modo parlare direttamente alla corte e fare una sorta di
“show” politico. Ecco, ci sono una serie di interrogativi, cui tra l’altro
aggiungere i giudici. Noi ne conosciamo soltanto uno, ma quali sono gli altri?
Quali sono i loro nomi? Chi li ha nominati, in base a che cosa? Ci sono tanti
interrogativi sulla costituzione di questa Corte e su come questo processo sia
stato istruito.
D. – C’è a rischio che a margine
del processo a Saddam Hussein si rafforzi anche la guerriglia dell’estremismo
sunnita?
R. – Parliamoci chiaro: qui c’è
una parte degli sciiti che vorrebbe vedere condannato a morte Saddam Hussein
nel più breve tempo possibile dopo un processo veloce. Poi, c’è una parte dei
sunniti che tengono – per esempio – ancora un ritratto del presidente in casa,
nelle zone di Tikrit, la sua città natale, o in quelle di Ramadi e Falluja,
dove è comunque ancora un simbolo per una parte della popolazione. In un simile
contesto credo che si voglia far uscire dalla scena il più rapidamente
possibile Saddam Hussein per rendere innocuo anche il suo ricordo sulla scena
politica irachena.
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18
ottobre 2005
È MORTO, ALL’ETÁ DI 90
ANNI, MONS. PIETRO ZHANG BAIREN, VESCOVO DI HANYANG: UOMO DI FEDE E DI
CORAGGIO, FIERO DI ESSERE RIMASTO SEMPRE FEDELE AL PAPA
HANYANG. = È morto il 12 ottobre
scorso, per problemi cardiaci, il vescovo della diocesi di Hanyang, nella
provincia dello Hubei, in Cina, mons. Pietro
Zhang Bairen. Aveva 90 anni. Nato il 14 febbraio del 1915 a Zhangjiazhuang,
a 1.230 chilometri a sud di Pechino, proveniva da una fervente famiglia
cattolica. A 21 anni è entrato nel Seminario maggiore diocesano e dal 1937 al
1945 ha studiato a Roma, ospite del Collegio Urbano, dove ha conseguito il
dottorato in teologia. È stato ordinato sacerdote nel 1942 e nel marzo 1986 è
stato consacrato vescovo per la diocesi di Hanyang. Nel 1957, alle guardie che
col fucile puntato gli chiesero di rinnegare la comunione con il Papa disse:
“Sparate pure, io non rinnegherò mai la mia fede”. L’anziano vescovo ricordava
così quei momenti: “Non spararono e così feci 24 anni di carcere e di lavori
forzati”. Si diceva molto fiero della
grazia, che egli attribuiva all’intercessione di Maria Santissima, di essere
rimasto sempre fedele, insieme con la sua diocesi, al Santo Padre. Mons. Zhang
è stato stimato da tutti come un uomo di fede, di coraggio e di
carattere amabile. Il suo grande spirito di evangelizzazione ha superato i
confini del piccolo villaggio in cui si era ritirato da anni: in tutta la
provincia lo rimpiangono come un uomo che ha portato alla fede migliaia di
persone, soprattutto con la testimonianza del suo entusiasmo, con la sincera
ospitalità che praticava verso tutti pur vivendo in grande povertà. I funerali
sono stati celebrati il 15 ottobre, tanti i cattolici che vi hanno preso parte.
Hanyang è una delle tre città che compongono oggi la grande metropoli di Wuhan,
capoluogo della provincia dello Hubei, nella Cina centrale. La diocesi conta 7
sacerdoti, 4 seminaristi, 6 suore e 20.000 cattolici. (T.C.)
LA CHIESA RICORDA OGGI L’EVANGELISTA LUCA. LE SUE
PAGINE SONO QUELLE
CHE CONTENGONO PIÚ PARTICOLARI SUI PRIMI ANNI DI
VITA
DI GESÚ E
SULLA FIGURA DI MARIA
- A cura di Tiziana
Campisi -
ROMA.
= Il suo è il Vangelo che annuncia la salvezza a tutti popoli. Luca parla in
particolare ai poveri, ai peccatori, ai pagani e alle donne, offre più dettagli
sull’infanzia di Gesù. Il caro amico medico di Paolo era di origine antiochena
e fu compagno dell’Apostolo delle genti nei suoi viaggi missionari. Forse per
questo, nella sua “buona novella”, spicca l’universalità della salvezza. La
misericordia di Cristo salva tutti: questo vuole annunciare l’evangelista, Gesù
è il medico universale che sana tutte le sofferenze. Alla penna di Luca sono
attribuiti anche gli Atti degli Apostoli, dove emerge la figura ideale della
Chiesa perseverante nell’insegnamento dei discepoli di Cristo, nella comunione
di carità, nella frazione del pane e nelle preghiere. Il convertito, l’ex
pagano che Paolo di Tarso chiama “compagno di lavoro”, scrive basandosi su
racconti di testimoni diretti della vita di Gesù. Nel suo Vangelo, c’è un’ampia
presenza femminile e largo spazio è dedicato alle parole, ai gesti e ai silenzi
di Maria. Le sue sono anche le uniche pagine che ci hanno tramandato la visita
ad Elisabetta ed il cantico del Magnificat, che vuole rendere lode al disegno
salvifico di Dio compiutosi con il sì della giovane Vergine. Secondo un’antica
leggenda, Luca sarebbe stato anche pittore e, in particolare, autore di
numerosi ritratti della Madonna. Poco sappiamo di lui, ma pare che sull’esempio
di Paolo si sia dedicato alla predicazione dopo la sua morte.
VIOLENTA IRRUZIONE IN INDIA DI QUATTRO PERSONE
NELLA CASA DEL VESCOVO
DI NEYYATINKARA, VINCENT SAMUEL. IL PRESULE: È LA
PRIMA VOLTA CHE NEL KERALA VIENE ATTACCATA UN’ISTITUZIONE RELIGIOSA
NEYYATINKARA.
= Quattro persone armate con spranghe di legno hanno attaccato l’abitazione di
mons. Vincent Samuel, vescovo della diocesi di Neyyatinkara, in India, nello stato
meridionale del Kerala. Durante l’aggressione, si legge in un comunicato
dell’agenzia Asianews, avvenuta tra la notte di lunedì e martedì, una guardia
della sicurezza è rimasta ferita alla testa. Gli uomini non sono stati ancora
identificati, hanno distrutto porte-finestre e danneggiato alcune auto
parcheggiate nella zona. Hanno tentato di introdursi nella casa, dopo aver
interrotto l’energia elettrica, ma sono dovuti scappare per l’arrivo di una
moto della polizia. Ancora sconosciute le cause dell’aggressione, mons. Christu
Das, vicario generale della diocesi, ritiene che “l’attacco potrebbe essere
stato ordinato dalla mafia locale per l’impegno del vescovo contro l’alcolismo,
che rappresenta un grave problema sociale. La Chiesa locale, infatti, porta
avanti da tempo una campagna per introdurre leggi più severe contro questa
piaga”. “È la prima volta che nel Kerala viene attaccata apertamente
un’istituzione religiosa”, ha commentato mons. Samuel. Secondo un’altra
ipotesi, l’assalto potrebbe essere stato rivolto a padre Joseph Mathias, un
sacerdote che vive nella sede episcopale e che sarebbe stato testimone, nel
2003, dell’omicidio di un devoto di Krishna. (R.R)
NESSUN
DIVIETO DI CACCIA TRA LE MISURE DELL’UE PER FAR FRONTE ALL’INFLUENZA AVIARIA.
REGISTRATI INTANTO NUOVI CASI IN GRECIA E ROMANIA.
IN
ITALIA SEQUESTRATO UN CARICO DI PRODOTTI AVICOLI PROVENIENTI DALLA CINA
LUSSEMBURGO.
= Il commissario UE alla salute, Markos Kyprianou, ha escluso per il momento
l’introduzione di un divieto europeo della caccia tra le nuove misure per far
fronte all’influenza aviaria. Ha rilevato però che “la questione resta
d’attualita” e sarà di nuovo affrontata dai ministri della Sanità della UE,
giovedì e venerdì prossimi. “Possiamo dire che l’epidemia è trasmessa dagli
uccelli selvatici – ha affermato in un incontro con la stampa a Lussemburgo –
pertanto non possiamo escludere che avremo altri casi nella UE”. “Serve
un'azione coordinata, con piani nazionali e un piano europeo di coordinamento”,
ha poi concluso Kyprianou. Intanto, il virus dei polli ha colpito un
piccolissimo allevamento di tacchini in Grecia, nell’Egeo settentrionale. Il
governo di Atene ha adottato misure drastiche: tutte le esportazioni di pollame
sono state bloccate. Un nuovo caso è stato pure individuato in Romania, mentre
in Italia un grosso quantitativo di alimenti, in particolare prodotti avicoli,
importati illecitamente dalla Cina, è stato sequestrato dalla Guardia di
Finanza di Genova. Il carico stava per essere depositato in un capannone alla periferia
di Prato. Denunciato un cittadino cinese. I militari delle Fiamme Gialle hanno
sottoposto ad un accurato controllo la merce racchiusa in un container che,
secondo i documenti di viaggio, doveva trasportare accessori da cucina.
Dall’ispezione è però emerso che dietro al carico di copertura era nascosto un
ingente quantitativo di prodotti prevalentemente avicoli (pollame, uova e
anatre) destinati ad una società della provincia di Prato. Sotto sequestro
oltre 3.000 polli confezionati, 260 anatre congelate, 36.000 uova di anatra ed
altri generi alimentari. (T.C.)
VITTORIO MESSORI ANTICIPA I CONTENUTI DEL SUO
NUOVO LIBRO “IPOTESI SU MARIA”, IN LIBRERIA IL 30 NOVEMBRE. IL TESTO OFFRE
CURIOSITÁ E ANEDDOTI
IN UN APPROCCIO FUORI DAI CANONI DEL DEVOZIONALISMO
- A cura di Fabio Brenna -
MILANO.
= Un percorso ed un riassunto di documenti e riflessioni accumulate in
vent’anni: su questa base Vittorio Messori ha confezionato il suo ultimo libro
“Ipotesi su Maria” che sarà pubblicato dalle edizioni Ares il 30 novembre.
Ieri, in anteprima, Messori ha presentato il suo lavoro nel corso di
un’incontro a Milano, organizzato dall’Oftal, l’Opera federativa trasporto
ammalati a Lourdes. L’autore ha detto di aver voluto un approccio col tema
mariano fuori dai canoni del devozionalismo. Il libro compie un excursus fra le
curiosità, gli aneddoti, i dogmi, la liturgia mariana. Ma soprattutto esplora
sistematicamente l’immensa bigliografia sulla Madonna che, sui pochi versetti
dedicati a Maria nei Vangeli, ha costruito intere biblioteche. “Maria è una
scoperta continua”, ha ammesso lo stesso Messori, che ha ricordato come nella
suo incontro con la fede abbia privilegiato la figura di Cristo, per
avvicinarsi poi alla Madonna con spirito razionale e arrivare così a concludere
che si tratta di una immagine di donna essenziale per il cristianesimo,
impossibile da riassumere anche nei cinquanta capitoli del nuovo libro. Ne esce
così un percorso sicuro, che attraverso Maria conduce a Cristo perché, ha osservato
Messori, “la mariologia è un capitolo della cristologia”. Nel suo incontro,
l’unico programmato a Milano, Messori ha poi parlato anche del suo libro “Io,
il bambino ebreo rapito da Pio IX” che ripercorre la storia di Edgardo Mortara,
poi divenuto frate, e basato sul ritrovamento dell’autobiografia in cui Mortara
difende Pio IX denunciando la strumentalizzazione della vicenda e le violenze
che dovette subire dai liberali, in quegli anni seguiti alla presa di Roma nel
1870. “Un contributo all’attuale dibattito sulla laicità dello Stato” lo ha
definito Messori.
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18 ottobre 2005
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
In attesa dell’incontro di oggi pomeriggio a Roma con il ministro degli Esteri,
Gianfranco Fini, e un intervento nel Parlamento italiano, il Commissario per
l’allargamento dell’Unione Europea, Olli Rehn, ha incontrato questa mattina i
giornalisti nella sede della Commissione Europea a Roma. Per noi c’era Fausta
Speranza:
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Prossime scadenze in tema di
allargamento: innanzitutto, la prossima settimana, la riunione per fare il
punto su Bulgaria e Romania, per decidere se davvero si rispetterà la data del
2007 per l’entrata nell’Unione Europea. Olli Rehn ha detto che “tanto è stato
fatto” ma in tema di corruzione, ad esempio, bisognerà leggere bene gli ultimi
dossier prodotti. Ci sono poi altre scadenze per l’area dei Balcani: dopo
l’Accordo di associazione e stabilizzazione con Serbia e Montenegro, la
settimana scorsa, nei prossimi due mesi dovrebbe arrivare quello con l’Albania
e entro l’anno quello con Bosnia ed Erzegovina. Non significa di certo ancora
negoziati di annessione ma è un passo significativo in tema di collaborazione.
“L’Accordo di associazione e stabilizzazione comporta - ha spiegato Olli Rehn –
la condivisione di alcuni standard e programmi”. Infine, in tema di Turchia, il
commissario europeo ha ribadito che il negoziato avviato il 1 ottobre scorso è
il “più rigoroso” che l’Unione Europea abbia mai attivato. Nello stesso giorno
hanno preso il via anche i negoziati con la Croazia e, a questo proposito, il
commissario ha precisato che è avvenuto un anno dopo il previsto, perché
l’Unione europea non era soddisfatta della collaborazione di Zagabria con il
Tribunale penale internazionale sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia. In
ogni caso, il Commissario ha precisato:
SUMMIT NEXT WEEK IN LONDON…
Nel vertice dei 25 della
prossima settimana a Londra, si dovrà capire davvero con quali riforme l’Unione
Europea ripartirà dopo la crisi dei ‘no’ ai referendum sul Trattato costituzionale.
Per rispondere alle sfide in tema di crescita economica, posti di lavoro,
sicurezza.
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In Germania è stata definita
ieri la lista dei componenti del nuovo governo tedesco guidato da Angela
Merkel. Otto dicasteri vanno al fronte cristiano-democratico, altrettanti ai
social democratici. Sempre ieri sono iniziati i colloqui per la definizione del
programma di governo.
Il presidente palestinese Abu Mazen, ricevuto a
Parigi da Chirac, si è detto comunque ottimista su una rapida ripresa dei contatti
con Israele. Lo stop ai contatti con l'Autorità Nazionale Palestinese e misure
di sicurezza più rigide in Cisgiordania, erano stati annunciati dal governo
israeliano ieri in reazione all’uccisione di 3 ragazzi domenica scorsa vicino a
Betlemme, da parte di miliziani delle brigate al-Aqsa.
Torna alta la tensione a Nalcik, la città del
Caucaso teatro giovedì scorso di una sanguinosa operazione di guerriglia rivendicata
da Shamil Basaiev, leader del movimento indipendentista ceceno. Durante la
notte, le forze speciali russe hanno circondato e rastrellato un quartiere alla
ricerca di banditi. Testimoni hanno riferito di una sparatoria. Al momento, non
si hanno notizie di vittime.
La prevista missione del ministro degli Esteri giapponese Machimura in Cina
è stata annullata dopo la visita, ieri, del premier nipponico Koizumi ad un memoriale
in onore dei caduti della seconda guerra mondiale. Nel santuario sono sepolti
anche generali giapponesi ritenuti responsabili di massacri di civili cinesi.
Lo ha reso noto il portavoce del ministero degli Esteri, Kong Quan, precisando
che la visita, al momento, non è opportuna. Il segretario alla Difesa americano
Donald Rumsfeld è arrivato, intanto, a Pechino dove incontrerà il presidente
cinese, Hu Jintao, e il ministro della Difesa, Gao Gangchuan.
Nell’arco degli ultimi 15 anni i
conflitti armati sono diminuiti del 40 per cento, il numero delle vittime
provocate dalle guerre è in forte calo e sono in aumento, invece, gli attacchi
terroristici. E’ quanto emerge dal rapporto presentato dall’istituto
specializzato canadese “Human security center”. Il numero medio di morti in un conflitto - indica la ricerca - è passato
da quasi 37.000, durante la guerra in Corea, a circa 600 nel 2002. Le guerre di
oggi – si legge nel rapporto - sono a bassa intensità e vengono combattute
soprattutto con armi leggere in Paesi molto poveri. Lo studio sottolinea, inoltre, come siano diminuiti, dalla fine della
guerra fredda, i casi di abusi dei diritti umani. In calo sono anche i genocidi,
diminuiti di oltre l’80 per cento tra il 1998 ed il 2001.
E’ di un morto e almeno venti feriti il bilancio, ancora provvisorio,
della collisione avvenuta ieri nei pressi del Canale di Suez tra un cargo
cipriota e una nave da crociera che trasportava pellegrini musulmani di ritorno
dalla Mecca.
Le autorità dell’Honduras hanno decretato lo stato di
allerta in vista dell’imminente arrivo della tempesta tropicale ‘Wilma’. La
situazione è seguita con preoccupazione anche in Nicaragua, Guatemala e
Salvador. Si teme che Wilma possa diventare un uragano. Con questa nuova
perturbazione, è salito a 21 il numero di tempeste tropicali nel 2005. E’ stato
eguagliato così il record del 1933.
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