RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 290 - Testo della trasmissione di lunedì 17  ottobre 2005

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’importanza del dialogo ecumenico, il dovere della solidarietà nei confronti dei fratelli e delle sorelle della Somalia: al centro del discorso del Papa ai vescovi di Etiopia ed Eritrea a conclusione

della visita ad Limina e nel 75.mo di fondazione del Pontificio Collegio etiopico in Vaticano

 

Cordoglio del Papa per la morte del cardinale Giuseppe Caprio, scomparso sabato scorso. Aveva 90 anni.  Le esequie presiedute da Benedetto XVI domani alle 11.00 nella Basilica Vaticana

 

Oggi pomeriggio alle 17.00 il Papa e i Padri sinodali partecipano in San Pietro all’Adorazione eucaristica. Sono invitati tutti i fedeli

 

La prima intervista televisiva di Benedetto XVI alla TV pubblica polacca: il Papa parla della sua amicizia con Giovanni Paolo II

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Ancora un appello forte contro la fame nel mondo, nel 60.mo della FAO. Il cardinale Sodano raccomanda  di riscoprire il senso della persona umana

 

Si celebra oggi la Giornata mondiale del rifiuto della miseria: con noi Claudio Calvaruso

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Chiesa ricorda oggi Sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire del II secolo

 

Presentato a Roma un rapporto dell’UE sulla tratta degli esseri umani

 

Riunione dei ministri degli esteri dell’UE domani in Lussemburgo sull’influenza aviaria

 

Kenya: l’Eucaristia risveglia la fede nelle carceri di Nairobi

 

Sostenere la formazione degli insegnanti delle scuole cattoliche. Ne discutono a Roma i vescovi di venti Conferenze episcopali d’Europa

 

24 ORE NEL MONDO:

Incertezza sull’esito del referendum in Iraq.  70 ribelli uccisi dai soldati americani

 

Israele sospende le relazioni con l’Autorità Nazionale Palestinese dopo nuovi attacchi contro insediamenti ebraici in Cisgiordania

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

17 ottobre 2005

 

 

L’IMPORTANZA DEL DIALOGO ECUMENICO,  IL DOVERE DELLA SOLIDARIETÀ

NEI CONFRONTI DEI FRATELLI E DELLE SORELLE DELLA SOMALIA: AL CENTRO

DEL DISCORSO DEL PAPA AI VESCOVI DI ETIOPIA ED ERITREA A CONCLUSIONE

DELLA VISITA AD LIMINA, E NEL 75ESIMO DI FONDAZIONE

 DEL PONTIFICIO COLLEGIO ETIOPICO IN VATICANO

 

Questa mattina il Papa ha fatto visita al Pontificio Collegio Etiopico in Vaticano, a conclusione della visita ad Limina dei vescovi di Etiopia ed Eritrea e in occasione del 75esimo anniversario di fondazione del Collegio. Delle parole che il Papa ha rivolto ai vescovi ci riferisce Fausta Speranza:

 

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L’urgenza del dialogo ecumenico nei due Paesi africani dove i cattolici sono una piccola minoranza; l’importanza dell’impegno umanitario e della solidarietà nei confronti dei fratelli e delle sorelle della Somalia. Sono tra i punti forti del discorso di Benedetto XVI che sottolinea come nella travagliata regione che comprende l’Etiopia e l’Eritrea i cattolici diano testimonianza di unità. “Continuano – afferma precisamente - a proclamare ad una voce la fede apostolica trascendendo tutte le divisioni politiche ed etniche”. Tutto ciò gioca un ruolo fondamentale nel portare il messaggio di riconciliazione del cristianesimo. Dove c’è genuino impegno a seguire Cristo – spiega il Papa – “difficoltà e fraintendimenti di qualunque tipo possono essere superati perché Dio ha riconciliato il mondo a sé”. E Benedetto XVI raccomanda anche ai vescovi, quali insegnanti della fede, di “aiutare il popolo a capire che non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza perdono”. Nel raccomandare la solidarietà alla vicina Somalia, ricorda che in quel Paese  l’instabilità politica rende  impossibile vivere con la dignità che appartiene ad ogni essere umano. A proposito dell’impegno ecumenico, Benedetto XVI afferma: qualunque ostacolo possiate incontrare, non lasciatevi scoraggiare dal perseguire tale vitale obiettivo. Ribadisce che fra i cristiani la fraternità vera non è solo un sentimento e non implica indifferenza alla verità. E’ radicata nel Sacramento del Battesimo ed è legata ad una buona formazione teologica. Proprio quello che potrà assicurare in Etiopia il nascere di un’Università cattolica. Un progetto per il quale – aggiunge il Papa – grazie a Dio lunghi negoziati hanno recentemente portato frutto.

 

E il Papa ricordando che metà della popolazione nei due Paesi ha meno di vent’anni, sottolinea le potenzialità della vitalità e dell’entusiasmo delle nuove generazioni e l’importanza di aiutare i giovani a scoprire che nell’amicizia con Cristo possono trovare il compimento dei loro ideali, energie, desideri. E l’importanza anche di aiutare a riconoscere e rispondere generosamente quanti sono chiamati al sacerdozio o alla vita religiosa. Ricordiamo che oltre alla coincidenza in questi giorni  della visita ad Limina dei vescovi di Etiopia ed Eritrea con il 75esimo anniversario di fondazione del Pontificio Collegio Etiopico c’è anche, ancora in corso fino al 23 ottobre, la riunione della Conferenza episcopale dei due Paesi africani.

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IL CORDOGLIO DEL PAPA PER LA MORTE DEL CARDINALE GIUSEPPE CAPRIO,

SCOMPARSO SABATO SCORSO. LE ESEQUIE PRESIEDUTE DA BENEDETTO XVI

 DOMANI ALLE 11.00 NELLA BASILICA VATICANA

 

È morto sabato il cardinale Giuseppe Caprio. Aveva 90 anni. Le sue esequie verranno celebrate domani alle 11 nella Basilica Vaticana e saranno presiedute dal Papa. Benedetto XVI ha inviato un telegramma di cordoglio alla sorella Maria Caprio e ai familiari. La sua è stata una testimonianza di “vita particolarmente intensa e fruttuosa”, ha scritto il Santo Padre, “solerte collaboratore di ben cinque Papi miei predecessori che gli affidarono delicati e importanti uffici rendo grazie al Signore per il fedele e generoso servizio alla Chiesa ed alla Santa Sede”. Nato a Lapio, in provincia di Avellino, il 15 novembre del 1914 ha studiato alla Gregoriana e alla Pontificia Accademia Ecclesiastica. Ordinato sacerdote il 17 dicembre 1938 ha svolto servizio alla Segreteria di Stato. Nel 1947 è stato inviato all’Internunziatura Apostolica della Cina, dove è rimasto fino al 1951, quando è stato espulso dai comunisti dopo aver sofferto tre mesi di domicilio coatto. Il 17 dicembre 1961 ha ricevuto l’ordinazione episcopale a Benevento dalle mani del cardinale Gregorio Pietro Agagianian. Paolo VI gli ha affidato l’importante e delicato ufficio di Sostituto della Segreteria di Stato il 14 giugno 1977. Giovanni Paolo II lo ha designato massimo responsabile dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica il 30 aprile 1979 e il 30 giugno dello stesso anno lo ha creato cardinale. Dall’81 al ‘90 è stato Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, dall’88 al ‘95 Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Con la scomparsa del cardinale Giuseppe Caprio il Collegio Cardinalizio risulta adesso composto da 180 cardinali, di cui 112 elettori e 68 non elettori.

 

 

OGGI POMERIGGIO ALLE 17.00 IL PAPA E I PADRI SINODALI PARTECIPANO IN SAN PIETRO ALL’ADORAZIONE EUCARISTICA. SONO INVITATI TUTTI I FEDELI

 

Oggi pomeriggio alle 17.00, in occasione del Sinodo sull’Eucaristia in corso in Vaticano, Benedetto XVI e i Padri sinodali parteciperanno all’adorazione eucaristica nella Basilica di San Pietro. Sono invitati tutti i fedeli. Sono previsti canti, preghiere, momenti di silenzio e letture della Sacra Scrittura sul mistero eucaristico. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca del rito sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Ma cosa significa adorare il Santissimo Sacramento del Corpo e del Sangue di Gesù? Ascoltiamo in proposito il servizio di Sergio Centofanti:

 

 

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L'adorazione – ha detto Benedetto XVI ai giovani a Colonia - significa “unione”. “Dio non è più soltanto di fronte a noi” ma “è dentro di noi, e noi siamo in Lui. La sua dinamica ci penetra e da noi vuole propagarsi agli altri e estendersi a tutto il mondo, perché il suo amore diventi realmente la misura dominante del mondo”.  Il Papa precisa la differente accezione che la parola "adorazione" ha in greco e in latino. “La parola greca – afferma - suona proskynesis. Essa significa il gesto della sottomissione, il riconoscimento di Dio come nostra vera misura, la cui norma accettiamo di seguire. Significa che libertà non vuol dire godersi la vita, ritenersi assolutamente autonomi, ma orientarsi secondo la misura della verità e del bene, per diventare in tal modo noi stessi veri e buoni. Questo gesto è necessario, anche se la nostra brama di libertà in un primo momento resiste a questa prospettiva. Il farla completamente nostra sarà possibile soltanto nel secondo passo che l'Ultima Cena ci dischiude. La parola latina per adorazione – afferma infatti il Papa - è ad-oratio - contatto bocca a bocca, bacio, abbraccio e quindi in fondo amore. La sottomissione diventa unione, perché colui al quale ci sottomettiamo è Amore. Così sottomissione acquista un senso, perché non ci impone cose estranee, ma ci libera in funzione della più intima verità del nostro essere”.

 

Questi i concetti espressi a Colonia. Sabato scorso invece incontrando in Piazza San Pietro i bambini della Prima Comunione ha spiegato così l’adorazione eucaristica:

 

“Adorazione è riconoscere che Gesù è il mio Signore, che Gesù mi mostra la vita da prendere e che vivo bene soltanto se conosco la strada indicata da Gesù e se seguo la via mostrata da Gesù. Quindi, adorare è dire: Gesù, io sono tuo e ti seguo. Nella mia vita non vorrei mai perdere questa amicizia, questa comunione con Te. Potrei anche dire che l’adorazione nella sua essenza è un abbraccio con Gesù, al quale dico: “Io sono tuo e ti prego sii anche tu sempre con me”.

 

Anche Giovanni Paolo II raccomandava caldamente l’adorazione ecucaristica che viveva come un vero e proprio bisogno di stare a lungo con Gesù, in spirituale e silenziosa conversazione: “È bello – scrive nell’enciclica Ecclesia de Eucharistia - intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il discepolo prediletto, essere toccati dall'amore infinito del suo cuore”. “Quante volte  ho fatto questa esperienza – esclamava Papa Wojtyla - e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno!”. “L'Eucaristia – secondo Giovanni Paolo II - è un tesoro inestimabile: non solo il celebrarla, ma anche il sostare davanti ad essa fuori della Messa consente di attingere alla sorgente stessa della grazia”.

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NOMINE

 

In Italia il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Trivento, presentata da mons. Antonio Santucci, per raggiunti limiti di età.

 

Gli succede mons. Domenico Angelo Scotti, del clero dell’arcidiocesi di Chieti-Vasto, vicario generale della medesima arcidiocesi.

Mons. Domenico Angelo Scotti è nato a Pollutri (Chieti) l’8 febbraio 1942. È stato ordinato sacerdote il 25 giugno 1967.

 

In data 16 ottobre il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Sankt Gallen, in Svizzera, presentata da mons. Ivo Fürer, per raggiunti limiti di età.

 

 

LA PRIMA INTERVISTA TELEVISIVA DI BENEDETTO XVI ALLA TV POLACCA:

IL PAPA PARLA DELLA SUA AMICIZIA CON GIOVANNI PAOLO II

 

Grande risalto è stato dato in tutto il mondo alla prima intervista televisiva rilasciata da Benedetto XVI  alla TV pubblica polacca (TVP) e trasmessa ieri sera. L’occasione è stata la “Giornata del Papa” che da cinque anni viene celebrata in Polonia  il 16 ottobre, giorno dell’elezione di Giovanni Paolo II. Benedetto XVI ha parlato della sua amicizia con Papa Wojtyla e dei punti più significativi del  Pontificato del suo predecessore. L’autore dell’intervista è il padre gesuita Andrea Majewski, responsabile dei programmi cattolici della televisione polacca:

 

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Grazie di cuore, Padre Santo, per averci concesso questa breve intervista in occasione della Giornata del Papa, che si celebra in Polonia.  Il 16 ottobre del 1978, il cardinale Karol Wojtyla diventò Papa e da quel giorno Giovanni Paolo II, per oltre 26 anni, da Successore di San Pietro, come è Lei adesso, ha guidato la Chiesa assieme ai vescovi e ai cardinali. Tra i cardinali vi era anche Vostra Santità, persona singolarmente apprezzata e stimata dal suo predecessore; persona di cui il Pontefice Giovanni Paolo II ebbe a scrivere nel libro “Alzatevi, andiamo” - e qui cito – “Ringrazio Iddio per la presenza e l’aiuto del cardinale Ratzinger. E’ un amico provato”, ha scritto Giovanni Paolo II. Come è iniziata questa amicizia e quando Vostra Santità ha conosciuto il cardinale Karol Wojtyla?

 

R. – Personalmente lo ho conosciuto soltanto nei due pre-conclave e conclave del ’78. Avevo naturalmente sentito parlare del cardinale Wojtyla, inizialmente soprattutto nel contesto della corrispondenza fra vescovi polacchi e tedeschi nel ’65. I cardinali tedeschi mi hanno raccontato come era grandissimo il merito e il contributo dell’arcivescovo di Cracovia e che era proprio l’anima di questa corrispondenza realmente storica. Da amici universitari avevo anche sentito della sua filosofia e della grandezza della sua figura di pensatore. Ma come ho detto l’incontro personale la prima volta si è realizzato per il conclave del ’78. Dall’inizio ho sentito una grande simpatia e, grazie a Dio, immeritatamente, il cardinale di quel tempo mi ha donato fin dall’inizio la sua amicizia. Sono grato per questa fiducia che mi ha donato, senza i miei meriti. Soprattutto vedendolo pregare, ho visto e non solo capito, ho visto che era un uomo di Dio. Questa era l’impressione fondamentale: un uomo che vive con Dio, anzi in Dio. Mi ha poi impressionato la cordialità, senza pregiudizi, con la quale si è incontrato con me. In questi incontri del pre-conclave dei cardinali, ha preso diverse volte la parola e qui ho avuto anche la possibilità di sentire la statura del pensatore. Senza grandi parole, era così nata un’amicizia che veniva proprio dal cuore e, subito dopo la sua elezione, il Papa mi ha chiamato diverse volte a Roma per colloqui e alla fine mi ha nominato Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

D. – Dunque non è stata una sorpresa questa nomina e questa convocazione a Roma?

 

R. – Per me era un po’ difficile, perché dall’inizio del mio episcopato a Monaco, con la solenne consacrazione a vescovo nella cattedrale di Monaco, vi era per me un obbligo, quasi un matrimonio con questa diocesi ed avevano anche sottolineato che dopo decenni ero il primo vescovo originario della diocesi. Mi sentivo quindi molto obbligato e legato a questa diocesi. C’erano poi dei problemi difficili che non erano ancora risolti e non volevo lasciare la diocesi con dei problemi non risolti. Di tutto questo ho discusso con il Santo Padre, con grande apertura e con questa fiducia che aveva il Santo Padre, che era molto paterno con me. Mi ha dato quindi tempo di riflettere, egli stesso voleva riflettere. Alla fine mi ha convinto, perché  questa era la volontà di Dio. Potevo così accettare questa chiamata e questa responsabilità grande, non facile, che di per sé superava le mie capacità. Ma nella fiducia alla paterna benevolenza del Papa e con la guida dello Spirito Santo, potevo dire di sì.

 

D. - Questa esperienza durò per più di 20 anni…

 

R. -  Sì, sono arrivato nel febbraio dell’82 ed è durata  fino alla morte del Papa nel 2005.

 

D. - Quali sono, secondo Lei, Santo Padre, i punti più significativi del Pontificato di Giovanni Paolo II?

 

R. - Possiamo avere, direi, due punti di vista: uno ad extra - al mondo -,  ed uno ad intra - alla Chiesa -. Riguardo al mondo, mi sembra che il Santo Padre, con i suoi discorsi, la sua persona, la sua presenza, la sua capacità di convincere, ha creato una nuova sensibilità per i valori morali, per l’importanza della religione nel mondo. Questo ha fatto sì che si creasse una nuova apertura, una nuova sensibilità per i problemi della religione, per la necessità della dimensione religiosa nell’uomo e soprattutto è cresciuta – in modo inimmaginabile – l’importanza del Vescovo di Roma. Tutti i cristiani hanno riconosciuto – nonostante le differenze e nonostante il loro non riconoscimento del Successore di Pietro – che è lui il portavoce della cristianità. Nessun altro al mondo, a livello mondiale può parlare così nel nome della cristianità e dar voce e forza nell’attualità del mondo alla realtà cristiana. Ma anche per la non cristianità e per le altre religioni, era lui il portavoce dei grandi valori dell’umanità. E’ anche da menzionare che è riuscito a creare un clima di dialogo fra le grandi religioni e un senso di comune responsabilità che tutti abbiamo per il mondo, ma anche che le violenze e le religioni sono incompatibili e che insieme dobbiamo cercare la strada per la pace, in una responsabilità comune per l’umanità. Spostiamo l’attenzione ora verso la situazione della Chiesa. Io direi che, anzitutto, ha saputo entusiasmare la gioventù per Cristo. Questa è una cosa nuova, se pensiamo alla gioventù del ’68 e degli anni Settanta. Che la gioventù si sia entusiasmata per Cristo e per la Chiesa ed anche per valori difficili, poteva ottenerlo soltanto una personalità con quel carisma; soltanto Lui poteva in tal modo riuscire a mobilitare la gioventù del mondo per la causa di Dio e per l’amore di Cristo. Nella Chiesa ha creato – penso – un nuovo amore per l’Eucaristia. Siamo ancora nell’Anno dell’Eucaristia, voluto da lui, con tanto amore; ha creato un nuovo senso per la grandezza della Misericordia Divina; e ha anche approfondito molto l’amore per la Madonna e ci ha così guidato ad una interiorizzazione della fede e, allo stesso tempo, ad una maggiore efficienza. Naturalmente bisogna menzionare – come sappiamo tutti - anche quanto sia stato essenziale il suo contributo per i grandi cambiamenti nel mondo nell’89, per il crollo del cosiddetto socialismo reale.

 

D. – Nel corso dei suoi incontri personali e dei colloqui con Giovanni Paolo II, che cosa faceva maggior impressione a Vostra Santità? Potrebbe raccontarci i suoi ultimi incontri, forse di quest’anno, con Giovanni Paolo II?

 

R. – Sì. Gli ultimi due incontri li ho avuti, un primo, al Policlinico “Gemelli”, intorno al 5-6 febbraio; e, un secondo, il giorno prima della sua morte, nella sua stanza. Nel primo incontro il Papa soffriva visibilmente, ma era pienamente lucido e molto presente. Io era andato semplicemente per un incontro di lavoro, perché avevo bisogno di alcune sue decisioni. Il Santo Padre - benché soffrendo – seguiva con grande attenzione quanto dicevo. Mi comunicò in poche parole le sue decisioni, mi diede la sua benedizione, mi salutò in tedesco, accordandomi tutta la sua fiducia e la sua amicizia. Per me è stato molto commovente vedere, da una parte, come la sua sofferenza fosse in unione col Signore sofferente, come portasse la sua sofferenza con il Signore e per il Signore; e, dall’altra, vedere come risplendesse di una serenità interiore e di una lucidità completa. Il secondo incontro è stato il giorno prima della morte: era ovviamente più sofferente, visibilmente, circondato da medici ed amici. Era ancora molto lucido, mi ha dato la sua benedizione. Non poteva più parlare molto. Per me questa sua pazienza nel soffrire è stato un grande insegnamento, soprattutto riuscire a vedere e a sentire come fosse nella mani di Dio e come si abbandonasse alla volontà di Dio. Nonostante i dolori visibili, era sereno, perché era nelle mani dell’Amore Divino.

 

D. – Lei, Santo Padre, spesso nei suoi discorsi evoca la figura di Giovanni Paolo II, e di Giovanni Paolo II dice che era un Papa grande, un predecessore compianto e venerato. Ricordiamo sempre le parole di Vostra Santità espresse alla Messa del 20 aprile scorso, parole dedicate proprio a Giovanni Paolo II. E’ stato Lei, Santo Padre, a dire – e qui cito – “sembra che egli mi tenga forte per mano, vedo i suoi occhi ridenti e sento le sue parole, che in quel momento rivolge a me in particolare: ‘non aver paura!’”. Santo Padre, una domanda alla fine molto personale: Lei continua ad avvertire la presenza di Giovanni Paolo II, e se è così, in che modo?

 

R. – Certo. Comincio a rispondere alla prima parte della sua domanda. Avevo inizialmente, parlando dell’eredità del Papa, dimenticato di parlare dei tanti documenti che ci ha lasciato – 14 Encicliche, tante Lettere Pastorali e tanti altri – e tutto questo rappresenta un patrimonio ricchissimo che non è ancora sufficientemente assimilato nella Chiesa. Io considero proprio una mia missione essenziale e personale di non emanare tanti nuovi documenti, ma di fare in modo che questi documenti siano assimilati, perché sono un tesoro ricchissimo, sono l’autentica interpretazione del Vaticano II. Sappiamo che il Papa era l’uomo del Concilio, che aveva assimilato interiormente lo spirito e la lettera del Concilio e con questi testi ci fa capire veramente cosa voleva e cosa non voleva il Concilio. Ci aiuta ad essere veramente Chiesa del nostro tempo e del tempo futuro. Adesso vengo alla seconda parte della sua domanda. Il Papa mi è sempre vicino attraverso i suoi testi: io lo sento e lo vedo parlare, e posso stare in dialogo continuo col Santo Padre, perché con queste parole parla sempre con me, conosco anche l’origine di molti testi, ricordo i dialoghi che abbiamo avuto su uno o sull’altro testo. Posso continuare il dialogo con il Santo Padre. Naturalmente questa vicinanza attraverso le parole è una vicinanza non solo con i testi, ma con la persona, dietro i testi sento il Papa stesso. Un uomo che va dal Signore, non si allontana: sempre più sento che un uomo che va dal Signore si avvicina ancora di più e sento che dal Signore è vicino a me in quanto io sono vicino al Signore, sono vicino al Papa e lui ora mi aiuta ad essere vicino al Signore e cerco di entrare nella sua atmosfera di preghiera, di amore del Signore, di amore della Madonna e mi affido alla sue preghiere. C’è così un dialogo permanente ed anche un essere vicini, in un nuovo modo, ma in modo molto profondo. 

 

D. – Padre Santo, la aspettiamo ora in Polonia. Tanti domandano quando il Papa verrà in Polonia?

 

R. – Sì, l’intenzione di venire in Polonia, se Dio vuole, se i tempi me lo permetteranno, c’è. Ho parlato con mons. Dziwisz riguardo alla data e mi dicono che giugno sarebbe il periodo più adeguato. Tutto è ancora naturalmente da organizzare con tutte le istanze competenti. In questo senso è una parola provvisoria, ma sembra che forse il prossimo giugno, se il Signore lo concede, potrei venire in Polonia.

 

D. - Santo Padre, a nome di tutti i telespettatori, la ringrazio di cuore per questa intervista. Grazie, Padre Santo.

 

R. -  Grazie a Lei.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - Benedetto XVI, catechista tra i bambini, ricorda il primo incontro con Gesù: in Piazza San Pietro oltre 150.000 fanciulli raccolgono l’invito del Papa per un intenso momento di preghiera, di adorazione e di festa. Sull’avvenimento un articolo di Gaetano Vallini.

  
Servizio vaticano – All’Angelus, nel XXVII anniversario dell’elezione al Pontificato di Karol Wojtyla, Benedetto XVI ha ricordato il suo predecessore, “contemplativo e missionario”.

Il discorso del Papa ai vescovi di Etiopia e di Eritrea: “Il vostro popolo - ha detto il Santo Padre - ha vissuto la carestia, l’oppressione e la guerra; aiutatelo a scoprire nell’Eucaristia l’atto centrale che rinnova il mondo.  

Una pagina dedicata all’intervento del cardinale Angelo Sodano alla FAO in occasione del sessantesimo anniversario dell’organizzazione.

Una pagina sulla figura del compianto cardinale Giuseppe Caprio.

 

Servizio estero - Iraq: la comunità internazionale elogia la popolazione che, nonostante la minaccia di attacchi, si è recata alle urne in occasione del referendum sulla Costituzione.

 

Servizio culturale - Un articolo di Armando Rigobello da titolo “L’identità tra ideologia e concretezza”: a proposito di un recente articolo di Gustavo Zagrebelsky su “Repubblica”, in cui viene affrontato il tema della “questione cattolica”.

 

Servizio italiano - In primo piano il tema delle primarie.

 

 

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ANCORA UN APPELLO FORTE CONTRO LA FAME NEL MONDO, DALLA SEDE FAO

 A ROMA NEL 60.MO DELLA NASCITA DELL’AGENZIA DELL’ONU.

IL CARDINALE ANGELO SODANO, NEL SUO INTERVENTO,

 HA  RACCOMANDATO DI RISCOPRIRE IL SENSO DELLA PERSONA UMANA

 

Ancora un appello forte per la lotta alla fame, è quello che si alza oggi dalla sede della FAO a Roma, in occasione del 60.mo anniversario della nascita dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Proprio in un messaggio al direttore della FAO, nei giorni scorsi il Papa aveva chiesto ai governanti di ascoltare il grido dei poveri. Per “una campagna efficace contro la fame” si richiede molto più di indicazioni sui meccanismi di mercato o su tecniche di produzione alimentare – ha detto oggi il cardinale Sodano, segretario di Stato della Santa Sede - è necessario prima di tutto “riscoprire il senso della persona umana nella sua dimensione individuale e comunitaria”. Ha seguito la cerimonia a Roma e l’intervento del cardinale Angelo Sodano Debora Donnini.

 

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Il porporato si è soffermato sui “motivi di questa situazione paradossale, nella quale abbondanza e scarsità coesistono. Uno consiste nel fatto che alcune forme di assistenza allo sviluppo sono subordinate all’attuazione da parte dei Paesi più poveri di politiche di aggiustamento strutturale per potere accedere al mercato dei prodotti agricoli. Nei Paesi più sviluppati, vi è poi una cultura consumistica che tende ad esaltare falsi bisogni a discapito di quelli reali”.

 

Portando il saluto del Papa, il cardinale Sodano ha anche assicurato il sostegno della Santa Sede all’impegno della FAO nella prioritaria lotta alla fame: “Più si spende per gli armamenti e meno rimane per gli affamati”, ha sottolineato ancora il cardinale. Un concetto che è riecheggiato anche nelle parole del presidente della Repubblica italiana, Ciampi: “Una società che spende centinaia di miliardi in armamenti e consente che ogni anno cinque milioni di bambini muoiano di fame, è malata di egoismo e di indifferenza”. “Una strage silenziosa” - la definisce Ciampi - “cui la coscienza non può non ribellarsi. Un mondo più equo è un mondo più sicuro”.

 

I passi avanti, gli obiettivi e gli impegni sono stati ricordati stamani dai diversi capi di Stato e di governo presenti alla cerimonia. Tra gli altri, il venezuelano Chavez; il capo di Stato dello Zimbabwe, Mugabe; il brasiliano Lula che ha sottolineato: “La fame è la peggiore arma di distruzione di massa del nostro secolo”.

 

Dal 1960 ad oggi, la percentuale di persone che soffrono la fame è scesa dal 35 al 16 per cento, ma ancora 852 milioni di persone soffrono per mancanza di cibo, ha ricordato il direttore generale della FAO, Diouf, che ha annunciato una bozza di riforma per combattere meglio il flagello della fame.

 

Dal Palazzo della FAO a Roma, Debora Donnini, Radio Vaticana.

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In occasione dell’odierna giornata mondiale del rifiuto della miseria

 il santo padre esorta autorità civili e governanti ad ascoltare il grido

 dei poveri e ad intensificare le azioni nella lotta contro la miseria

- Con noi Claudio Calvaruso -

 

“La miseria è un flagello contro il quale l’Umanità deve lottare senza interruzione. Noi siamo chiamati ad una solidarietà sempre più grande, perché nessuno sia escluso dalla società”. Così Benedetto XVI, ieri all’Angelus, ricordando l’odierna Giornata mondiale del rifiuto della miseria. Un appuntamento nato per iniziativa di padre Joseph Wresinski, scomparso nel 1988, che fu il fondatore del Movimento ATD Quart Monde in favore dei senza tetto parigini. La giornata, riconosciuta ufficialmente dalle Nazioni Unite nel 1992, quest’anno ha come tema “Raggiungere gli Obiettivi del Millennio: risollevare i più poveri tra i poveri”. Ma qual è il volto della povertà oggi? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Claudio Calvaruso, presidente dell’associazione Amici di ATD Quarto Mondo:

 

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R. - Tendiamo ad ignorare o a rimuovere la povertà perché la consideriamo lontana. Invece, quello che si chiede in questa Giornata è di avvicinarsi ai problemi che ci toccano da vicino. Purtroppo, infatti, la povertà è ancora nelle nostre grandi città, nei nostri quartieri, spesso nei palazzi in cui abitiamo; ed è una povertà che è difficile da scoprire, perché i poveri la nascondono, hanno paura di essere etichettati, di venire quindi respinti ed emarginati dalla società. Ed è una povertà di gente comune, di persone che non riescono a finire il mese, di famiglie numerose, di anziani senza pensione, di malati che non possono acquistare certe medicine... Ecco, dobbiamo renderci conto anche di quanto intorno a noi ci sia oggi: tanta povertà che purtroppo non tende a diminuire.

 

D. – Secondo lei, cosa manca?

 

R. – Manca una presa di coscienza ed una responsabilizzazione di tutta la società civile. Diciamo che la nostra comunità non è una comunità finché non accogliamo i poveri e finché non abbiamo nei loro riguardi veramente quel metterci al posto loro per comprenderne e condividerne le difficoltà e accoglierli nella nostra comunità. Senza i poveri, noi non abbiamo una comunità.

 

D. – Qual è la risposta fornita da ATD – Quart Monde?

 

R. – La chiave dell’intervento è quella di seguire le famiglie e poi di aiutarle ad essere protagoniste. Quando padre Joseph dice: “Non facciamo le opere: stiamo vicini a loro”, intende questa vicinanza costruttiva. Il Movimento ha dei volontari; quando avvicinano quartieri o persone, li aiutano a prendere coscienza di se stessi, della loro dignità, ed a fare essi stessi dei passi per una emancipazione, per avere rispettati i propri diritti. Quindi, questo star vicino, condividere, dare forza, aiutarli, accompagnarli a liberarsi dalla povertà.

 

D. – Sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema emarginazione e povertà: qual è il ruolo dei media in questo percorso?

 

R. – E’ fondamentale, perché sono solo i media, in fondo, che possono far conoscere la vita dei poveri. E c’è una cosa che i media dovrebbero far conoscere: che i poveri, a loro modo, malgrado tutte le difficoltà, sono delle persone positive, che costruiscono anch’esse una parte di welfare, cioè che sono in grado di dare solidarietà, di essere vicini. Quindi, migliorano complessivamente la qualità della vita di tutta la nostra società. Bisogna smetterla di considerare i poveri soltanto delle persone passive, dei soggetti che ricevono, dei destinatari degli interventi delle istituzioni, una sorta di peso della società!

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CHIESA E SOCIETA’

17 ottobre 2005

 

 

LA CHIESA CELEBRA OGGI LA MEMORIA DI SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA,

VESCOVO E MARTIRE DEL II SECOLO. LA SUA PASTORALE PONE AL CENTRO L’EUCARISTIA COME MISTERO DA CELEBRARE E DA VIVERE PER POTER ESSERE AUTENTICI CRISTIANI

- A cura di Tiziana Campisi -

 

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ROMA. = “Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi sia dato di godere di Dio. Sono frumento di Dio e bisogna che io sia macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo”. Con queste parole Sant’Ignazio di Antiochia, di cui oggi la Chiesa celebra memoria, scriveva ai Romani in viaggio verso l’Urbe, dove fu martirizzato nel 107. Secondo successore di Pietro come vescovo di Antiochia, la città dove i seguaci di Cristo per la prima volta furono chiamati cristiani, Ignazio è considerato un pilastro della Chiesa primitiva. Pastore ardente di zelo, testimone di una Chiesa incentrata sull’Eucaristia, fu condannato ad essere sbranato dalle fiere al tempo di Traiano. Per festeggiare l’imperatore vittorioso in Dacia venivano organizzati diverse manifestazioni e nei giochi al circo, per far spettacolo, i cristiani dovevano lottare contro animali feroci. Durante la navigazione che lo condusse a Roma Ignazio scrisse sette lettere che indirizzò ad alcune comunità locali. Nelle missive emerge la sua dottrina, la sua sollecitudine pastorale e la sua anima eroica di appassionato imitatore di Cristo. Nei suoi scritti, ardenti di misticismo, il vescovo raccomanda ai cristiani di fuggire il peccato, di guardarsi dagli errori delle eresie e di mantenere l’unità della Chiesa. Ignazio ebbe una concezione eucaristica del martirio: lo considerava un prolungamento del sacrificio di amore di Cristo celebrato nell’Eucaristia. Sollecitò i fedeli a radunarsi frequentemente per l’Eucaristia. Ogni partecipazione all’Eucaristia - esortò Ignazio - è per i cristiani partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo.

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IN TEMA DI TRATTA DEGLI ESSERI UMANI, L’UNIONE EUROPEA NON È DISPOSTA

 A TOLLERARE. IN UN RAPPORTO PRESENTATO A ROMA DAL COMMISSARIO

PER LA GIUSTIZIA, LA LIBERTÀ E LA SICUREZZA, FRANCO FRATTINI,

L’IMPEGNO DELLA COMMISSIONE EUROPEA

- A cura di Stefano Leszczynski -

 

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ROMA. = Ogni anno, nel mondo, più di un milione di persone è vittima del traffico di esseri umani, e l'80% è costituito da donne e bambini. Il commissario europeo Franco Frattini illustra i dati allarmanti relativi alla tratta e sottolinea come il 70% delle vittime venga utilizzato per lo sfruttamento a scopo sessuale. “Uniformare ed armonizzare le legislazioni europee per contrastare il fenomeno – spiega Frattini illustrando il Rapporto della commissione di esperti - è un dovere morale.  L’Europa deve avere una voce sola nel contrastare il traffico di esseri umani e deve cominciare con i Paesi terzi, non europei, in sede di negoziato, a porre questo problema come una pregiudiziale per accordi politici. Noi non possiamo favorire, aiutare e finanziare coloro che chiudono gli occhi, purtroppo, sui grandi flussi di traffico degli esseri umani”. Per quanto riguarda le donne sfruttate dal mercato della prostituzione, il commissario ha spiegato che il problema della clientela “non può essere ignorato”, in quanto “non si può dire - ha aggiunto - di non sapere che una ragazza contattata per strada sia vittima di tratta”. Particolarmente preoccupante appare il nuovo fenomeno della tratta all’interno dei Paesi europei. “È un problema – spiega Teresa Albano, funzionaria dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni – perché le attuali misure di protezione, sia quelle a livello nazionale, sia quelle a livello comunitario, cioè la bozza di direttiva sul permesso temporaneo di soggiorno per le vittime di tratta che collaborano, sono degli strumenti spuntati. Parliamo di persone che non hanno bisogno di un permesso di soggiorno, né hanno titolo per richiederlo, essendo comunitarie o neocomunitarie. Assistiamo ad un aumento, comunque, del flusso di lituane, di ungheresi, di polacche, nei confronti delle quali le misure di protezione attuali sono assolutamente inapplicabili”.

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Turchia e Romania si aggiungono alla lista dei Paesi colpiti dal virus dell’influenza aviaria: L’APPELLO ALLA PRECAUZIONE DELLA Commissione Europea consiglia di adottare precauzioni. In Italia, Da oggi, per la vendita di carni bianche è obbligatoria un’etichetta che indichi la provenienza del volatile

 

ROMA. = Sarà una settimana intensa per l’Unione Europea, impegnata a trovare un fronte comune davanti alla minaccia dell'influenza aviaria. I primi ad occuparsene saranno i ministri degli Esteri dei 25 che si incontreranno domani a Lussemburgo, seguiti dai ministri della Sanità che si vedranno in Inghilterra giovedì e venerdì.  L’obiettivo, come ha ricordato anche il presidente della Commissione Europea, Barroso, è di essere pronti per ogni evenienza. Secondo le prime raccomandazioni della Commissione Europea, non si tratta di escludere i viaggi nei Paesi colpiti, ma solo di adottare alcune misure precauzionali. Ad esempio, bisogna evitare il contatto con pollame vivo, con superfici contaminate dalle feci degli animali ed evitare di maneggiare animali trovati morti. Inoltre, è consigliato di non mangiare piatti a base di pollo e uova crudi oppure di portare, di ritorno da viaggi, prodotti a base di pollo. Intanto in Italia, da oggi, è in vigore il decreto del ministero della Salute che obbliga la vendita di carni bianche con un'etichetta che indica la provenienza, il luogo di allevamento e quello di macellazione dell’animale. Tra le misure previste dall’ordinanza anche l’intensificazione dei controlli delle forze dell’ordine in pollai e allevamenti, per contrastare il rischio di importazione clandestina dai Paesi colpiti dal virus. Secondo il ministro della Sanità britannico, Donaldson, una pandemia di influenza aviaria, derivata da una combinazione del virus dei polli con quello dell'influenza umana, non potrà essere evitata. Questo potrebbe provocare 50 mila morti in Gran Bretagna, contro i 12 mila di una normale influenza stagionale. Tuttavia - ha specificato il ministro - “è poco probabile che la pandemia arrivi in Europa questo inverno”. La Gran Bretagna, intanto, ha immagazzinato 2,5 milioni di dosi di antivirali e ne accumula oltre 800.000 al mese. (E.B.)

 

 

KENYA: L’EUCARISTIA RISVEGLIA LA FEDE NELLE CARCERI DI NAIROBI.

CIRCA 200 I DETENUTI CHE PARTECIPANO ALL’ADORAZIONE EUCARISTICA

E ALLE CELEBRAZIONI LITURGICHE

 

NAIROBI. = “L’Eucaristia ha fatto il miracolo di risvegliare la fede nelle carceri di Nairobi”. Lo ha detto padre Eugenio Ferrari all’agenzia Fides, missionario della Consolata, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie del Kenya. “Grazie alla disponibilità delle autorità carcerarie ho potuto celebrare l’Anno dell’Eucaristia nel carcere di Nairobi”, ha spiegato padre Ferrari. “Ho visitato tutte le celle, da quelle dei condannati a morte a quelle dei detenuti in attesa di giudizio, da quelli in isolamento a quelli ricoverati nell’infermeria, e ho visto una grande gioia e disponibilità ad accogliere il Santissimo”. “Nella prigione si sono costituite da tempo alcune comunità di cristiani, seguite da me e da due catechisti - ha raccontato il missionario - questo ha favorito senza dubbio la disponibilità ad accogliere il Santissimo, ma i risultati ottenuti sono andati oltre ogni mia aspettativa”. Padre Ferrari ha anche descritto il suo lavoro nelle carceri: “Mi reco nelle singole celle, confesso le persone che me lo chiedono, poi i detenuti che lo vogliono, in genere sono 200 persone, si riuniscono nella cappella per un’ora di adorazione eucaristica seguita dalla Messa, che termina con una processione eucaristica nel cortile del penitenziario”. I detenuti che non possono o non vogliono partecipare alla processione guardano dalle finestre, così come le guardie carcerarie. “In tutti ho visto profondo rispetto per la celebrazione – ha detto ancora il Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie del Kenya – e diverse persone che erano lontane dalla fede hanno iniziato un processo di revisione della loro vita chiedendo di potere seguire un percorso di fede”. Un gruppo di donne accompagna il missionario durante le sue visite nel carcere. Domenica 23 ottobre i detenuti di Nairobi parteciperanno all’iniziativa di preghiera mondiale per le missioni, pregando dalle 9.00 alle 10.00 del mattino. (T.C.)

 

 

SOSTENERE LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI DELLE SCUOLE CATTOLICHE:

NE DISCUTONO A ROMA I VESCOVI DI VENTI CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA

 

ROMA. = “Come la Chiesa può sostenere la formazione degli insegnanti e dei    ‘leaders’ nelle scuole cattoliche”. Su questo argomento da ieri discutono a Roma una trentina di vescovi responsabili per la scuola cattolica di 20 Conferenze episcopali d’Europa: Albania, Austria, Belgio, Bosnia e Erzegovina, Croazia, Germania, Inghilterra e Galles, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Paesi Scandinavi, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, SS. Cirillo e Metodio, Svizzera, Ucraina bizantina. All’incontro partecipano anche i membri del Comitato Europeo dell’Educazione Cattolica. Scopo dell’iniziativa è anche il confronto delle diverse strutture dell’educazione cattolica in Europa e la condivisione di nuove esperienze, specialmente nella formazione degli insegnanti. (T.C.)

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

17 ottobre 2005

                                                                                                    

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, lo spoglio delle schede del referendum sulla nuova Costituzione prosegue in un clima dominato dalle violenze: a Ramadi, capoluogo della turbolenta provincia sunnita di Al Anbar, almeno 70 ribelli sono stati uccisi in seguito a raid aerei americani. Lo hanno riferito fonti militari statunitensi aggiungendo che l’esplosione di una bomba ha causato ieri, sempre a Ramadi, la morte di cinque marines. In questo quadro instabile si deve comunque registrare un dato positivo: oltre il 60 per cento degli elettori ha partecipato al voto di sabato scorso. Il nostro servizio:

 

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Il presidente statunitense, George Bush, ha sottolineato l’alta partecipazione degli iracheni ed il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, ha detto che, con ogni probabilità, la Costituzione è stata approvata. Ma dai primi risultati emerge un quadro incerto. Nella provincia sunnita di Salaheddin, dove è nato l’ex rais Saddam Hussein, oltre il 78 per cento degli elettori ha votato ‘no’. Sembra scontata una netta vittoria del fronte del ‘no’ anche nella provincia di Al Anbar dove l’affluenza è stata molto alta. C’è incertezza, invece, nelle altre due province sunnite, Ninive e Diyala. In queste due zone l’esito della votazione è decisivo. Le norme elettorali prevedono, infatti, la bocciatura della Costituzione in caso di ‘no’ da parte dei due terzi dei votanti in almeno tre delle 18 province irachene. Il risultato di questo referendum influirà, inoltre, sulle elezioni legislative previste il prossimo 15 dicembre. Se la Costituzione verrà approvata, si voterà per eleggere un Parlamento con pieni poteri e con un mandato di 4 anni. Se il testo costituzionale verrà respinto, si voterà invece per formare una Assemblea transitoria alla quale verrà presentata una nuova bozza della Costituzione.

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Il governo israeliano ha deciso di sospendere tutti i contatti con le autorità palestinesi in seguito agli attacchi di ieri contro gli insediamenti in Cisgiordania, costati la vita a tre coloni ebrei. Lo hanno reso noto  fonti  della  sicurezza israeliana. Il capo dei negoziatori palestinesi, Erakat, condannando anche l’uccisione da parte israeliana di un militante della  Jihad  Islamica, ha criticato Israele per aver aggravato le restrizioni. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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Secondo quanto riferiscono i media locali, tra le restrizioni decise dal ministro della Difesa israeliano, Mofaz, c'è l’attivazione dei posti di blocco stradali in Cisgiordania, il divieto di transito delle auto private palestinesi e, infine, il proseguimento della politica di uccisioni mirate. Una fonte vicina al premier Sharon, citata dal Jerusalem Post, afferma, tuttavia, che il congelamento dei contatti con i palestinesi è “solo temporaneo”. Il capo dei negoziatori palestinesi, Erekat, ha intanto condannato il duplice attacco. Episodi del genere - ha affermato - minano gli sforzi delle due parti per riavviare il processo di pace. Erekat ha anche criticato Israele per aver aggravato le restrizioni. Questa situazione rischia di mettere in discussione la missione diplomatica regionale ed internazionale avviata dal presidente palestinese, Abu Mazen. Una missione che da Amman  lo  porterà prima in Egitto, poi in Francia, Spagna e Stati Uniti, dove incontrerà il presidente Bush. In questo quadro c’è da segnalare che, ieri, la Giordania ha garantito il pieno sostegno all’Autorità palestinese per radicare il suo controllo sulla striscia di Gaza e sui territori dai quali Israele si ritirerà in futuro.

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Un disertore dell’esercito siriano, presunto testimone chiave per l’uccisione dell’ex premier libanese Hariri, è stato arrestato a Parigi. Il provvedimento è stato richiesto della magistratura libanese e della Commissione d’inchiesta dell’ONU perché l’uomo avrebbe cercato di sviare le indagini.

 

Sono almeno 53 mila le vittime del disastroso terremoto dello scorso 8 ottobre in Pakistan. Lo ha detto il capo del governo regionale del Kashmir aggiungendo che questo bilancio potrebbe aggravarsi ulteriormente. Per la ricostruzione - hanno precisato le autorità pachistane - ci vorranno almeno dieci anni. Nel nord del Paese, intanto, quattro bambini fra due mesi e nove anni sono stati estratti vivi dalle macerie.

 

Una forte scossa di terremoto con una magnitudo di 5,9 gradi della scala Richter è stata avvertita nella città di Smirne, nella Turchia occidentale. Al momento, non ci sono notizie di vittime o danni.

 

In Indonesia sta per iniziare il ritiro dei primi 6mila militari dell’esercito di Giacarta dalla provincia di Aceh. Il piano di disimpegno segue l’accordo, firmato ad Helsinki lo scorso 15 agosto e siglato dal governo e dai ribelli del Gam. Questa intesa prevede che il numero di soldati e agenti indonesiani presenti nell’area di Aceh passeranno da 45 mila a 20 mila. L’accordo è stato raggiunto dopo la decisione, da parte dei ribelli, di deporre le armi. Il conflitto tra forze governative e gli insorti nella provincia di Aceh è iniziato nel 1976 ed è costato la vita ad almeno 12 mila persone.

 

Il premier giapponese Junichiro Koizumi è tornato stamani, per la quinta volta, a visitare il memoriale di Yasukuni costruito in onore dei caduti della seconda guerra mondiale, tra i quali i criminali di guerra responsabili di atrocità in Asia. La visita è stata criticata da Cina e Corea del Sud. L’ambasciatore cinese a Tokyo ha definito la visita “una grave provocazione” che “danneggia i rapporti bilaterali” tra il governo di Pechino e quello di Tokyo. Poco dopo queste dichiarazioni, il ministro cinese degli Esteri, Li Zhaoxing, ha convocato con urgenza l’ambasciatore giapponese a Pechino.

 

Il leader indipendentista ceceno, Shamil Basaev, ha rivendicato gli attacchi compiuti la settimana scorsa da militanti islamici contro le forze di sicurezza russe a Nalcik, nella Repubblica di Cabardino Balkaria. Secondo il governo di Mosca, nei combattimenti sono rimasti uccisi 92 guerriglieri, 33 uomini delle forze di sicurezza e 12 civili.

 

In Italia, oltre quattro milioni di elettori si sono recati ieri a votare per le primarie dell’Unione. Romano Prodi ha ottenuto oltre il 74 per cento delle preferenze e sarà il candidato premier del centrosinistra alle prossime elezioni politiche di primavera. Il leader dell’UDEUR, Clemente Mastella, che prima della consultazione aveva denunciato irregolarità, ha detto di voler appoggiare dall’esterno l’Unione e ha chiarito che comunque da parte sua “non ci sarà alcun passaggio di campo”. La giornata elettorale è stata funestata da un grave episodio: in un seggio di Locri è stato assassinato il vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, Franco Fortugno. Gli inquirenti ritengono che dietro l’omicidio ci sia la mano della criminalità organizzata.

 

Continua lo spoglio delle schede delle elezioni presidenziali in Liberia, tenutesi lo scorso 11 ottobre: dopo lo scrutinio dell’84 per cento dei voti, l’ex calciatore George Weah ha ottenuto circa il 30 per cento delle preferenze e la sua principale rivale, l’economista della Banca Mondiale Ellen Johnson-Sirleaf, ha conquistato quasi il 20 per cento dei consensi. E’ ormai scontato che si andrà al ballottaggio.

 

Sei militari colombiani sono morti in uno scontro a fuoco con presunti ribelli su un’autostrada nella regione di Dabeiba, 350 chilometri a nordest della capitale Bogotà. Lo hanno reso noto fonti governative. Secondo le autorità locali, i responsabili dell’agguato sarebbero miliziani delle sedicenti Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc).

 

Almeno 32 persone sono morte e sei sono rimaste ferite in Argentina per una rivolta in un carcere a sud di Buenos Aires. Lo ha reso noto l’emittente televisiva argentina ‘TN’. La rissa è scoppiata nel carcere di Magdalena, 120 chilometri a sud di Buenos Aires. A scatenare le protese dei detenuti, sabato scorso, è stato il rifiuto da parte dell’amministrazione del carcere, di accordare il permesso alla ricezione di visite di parenti e familiari.

 

Tragico incidente negli Stati Uniti: in una contea dello Stato dello Wisconsin uno scontro tra un bus con a bordo 60 bambini e un camion ha provocato la morte di 5 persone.

 

In Germania la leader della formazione cristiano democratica e cancelliera designata, Angela Merkel, annuncerà nel primo pomeriggio i nomi dei sei ministri del nuovo governo. Subito dopo prenderà il via il negoziato tra Cdu/Csu e Spd sul programma di governo, negoziato che dovrà concludersi entro il 12 novembre. Per domani è fissata la seduta costitutiva del Bundestag, la Camera bassa, rinnovata dal voto anticipato del 18 settembre, in cui saranno eletti il presidente e i sei vicepresidenti.

 

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