RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
289 - Testo della trasmissione di domenica 16 ottobre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Si
chiude oggi “l’Anno Gerardino”, inaugurato il 5 settembre 2004
In Kashmir il maltempo
ostacola le operazioni di soccorso
L’Unione Europea è
pronta a varare misure severe per contrastare il virus dei polli
16 ottobre 2005
IL RICORDO DI PAPA WOJTYLA A 27 ANNI DALLA SUA
ELEZIONE,
LA SUA EREDITA’ PER LA CHIESA E IN PARTICOLARE LA
SUA TOTALE CONSACRAZIONE
A CRISTO PER MEZZO DI MARIA:
AL CENTRO DELLE PAROLE DI BENEDETTO XVI
ALL’ANGELUS.
L’APPELLO A NON CESSARE LA LOTTA CONTRO
L’INDIGENZA, ALLA VIGILIA
DELLA GIORNATA DEL RIFIUTO DELLA MISERIA
Ventisette anni fa veniva eletto
papa il cardinale Karol Wojtyła e iniziava uno dei pontificati più lunghi
della storia della Chiesa, durante il quale un Papa ‘venuto da un Paese lontano’
fu “riconosciuto quale autorità morale anche da tanti non cristiani e non credenti”.
Così Benedetto XVI ha scelto di dedicare alla figura del suo predecessore
l’intervento prima della preghiera mariana. Con il ricordo per “l’amato
Giovanni Paolo II, entrato nel cuore della gente”, Benedetto XVI ha aggiunto
parole sull’importanza dell’Eucaristia e del Rosario. Tra i saluti, un appello
a non cessare di lottare contro l’indigenza, ricordando che domani sarà la
Giornata del rifiuto della miseria. Il servizio di Fausta Speranza:
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Un appello ai governanti per
azioni efficaci nella lotta contro la miseria, è l’unico argomento che in
questa domenica distrae Benedetto XVI da una riflessione interamente e affettuosamente
dedicata alla figura di Giovanni Paolo II. “Contemplativo e missionario” definisce
il suo predecessore, ricordando che lo è stato “grazie all’intima unione con
Dio, quotidianamente alimentata dall’Eucari-stia e da prolungati tempi di
orazione”. Sottolinea quanto “sia entrato nel cuore della gente, soprattutto
per la sua testimonianza di amore e dedizione nella sofferenza” per poi
aggiungere:
“Un Papa, come disse, “venuto da un Paese lontano” fu riconosciuto
quale autorità morale anche da tanti non cristiani e non credenti, come hanno
dimostrato le commoventi manifestazioni di affetto in occasione della sua
malattia e di vivo cordoglio dopo la sua morte”.
“In lui abbiamo potuto ammirare
la forza della fede e della preghiera, e un totale affidamento a Maria
Santissima”, afferma il Papa, sottolineando che “attraverso la radio e la
televisione, i fedeli del mondo intero hanno potuto tante volte unirsi a lui in
questa preghiera mariana e, grazie al suo esempio ed ai suoi insegnamenti,
riscoprirne il senso autentico, contemplativo e cristologico”. E aggiunge una
nota che si fa, con un’espressione a braccio, vivo ricordo personale:
“Venne eletto nel cuore del mese del Rosario, - e mi ricordo bene
quella domenica - e la corona che spesso teneva tra le mani è diventata uno dei
simboli del suo pontificato”.
E il
Papa prende spunto proprio dal vissuto di Giovanni Paolo II per ribadire,
dunque, l’importanza di Eucaristia e Rosario: “Se l’Eucaristia – dice - è per
il cristiano il centro della giornata, il Rosario contribuisce in modo
privilegiato a dilatare la comunione con Cristo, ed educa a vivere tenendo
fisso su di Lui lo sguardo del cuore, per irradiare su tutti e su tutto il suo
amore misericordioso”.
Poi
spiega che “il Rosario non si contrappone alla meditazione della Parola di Dio
e alla preghiera liturgica; rappresenta anzi un naturale e ideale complemento,
in particolare come preparazione e come ringraziamento alla celebrazione
eucaristica”. Il Cristo incontrato nel Vangelo e nel Sacramento – aggiunge – lo
contempliamo con Maria grazie ai misteri del Rosario; alla scuola di Maria,
impariamo a conformarci a suo Figlio e ad annunciarlo con la nostra stessa
vita.
E quando
Benedetto XVI afferma che è “doveroso” ricordare Giovanni Paolo II
nell’anniversario dell’elezione aggiunge che è anche “dolce” farlo nell’ora
dell’Angelus a lui tanto cara.
Al
momento dei saluti, poi, dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ricordando
che domani è la Giornata mondiale del rifiuto della miseria, invita “le
autorità civili e i governanti ad ascoltare il grido dei poveri e a intensificare le azioni nella lotta
contro la miseria”:
“LA MISERE
EST UN FLEAU CONTRE LEQUEL L’HUMANITE DOIT ...”
La miseria è un flagello contro il quale l’umanità
deve lottare senza interruzione. Noi siamo chiamati a una solidarietà sempre
più grande, perché nessuno sia escluso dalla società.
Torna la
raccomandazione per la preghiera mariana e per l’Eucaristia nel saluto in
particolare in francese ai giovani del collegio Saint-Louis du Mans; in
spagnolo a un gruppo della Armada espanola e ai fedeli della Parrocchia Santa
Maria de Mahon. Nelle parole rivolte ai pellegrini polacchi c’è l’invito a
rinnovare l’impegno a raccogliere l’insegnamento del papa polacco. In italiano,
un pensiero particolare ai gruppi
parrocchiali di Turri di Montegrotto Terme, Piubega, Empoli, Tursi,
Epitaffio-Benevento e Lapìo, come pure di San Domenico di Guzman alla Cinquina
in Roma; alll’UNITALSI della Diocesi di Fiesole, al Coro “Orizzonti Missionari”
di Rosaro ed Erbezzo, agli alunni della scuola “Santa Dorotea” di Montecchio
Emilia e alla compagnia “Teatro Veneto Città di Este”.
“A tutti
l’augurio di una buona domenica”.
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DOPO L’ANGELUS BENEDETTO XVI, IN UNA CERIMONIA
PRIVATA,
HA CONSEGNATO IL PREMIO “GIOVANNI PAOLO II” PER I
DIRITTI UMANI
AL VESCOVO AUSILIARE DI PRAGA MONS. VACLAV MALY
E AL PROF. STEFAN WILKANOWICZ DI CRACOVIA
- A cura di Fausta Speranza -
Ai premiati, sincere
congratulazioni, a tutti, la benedizione di cuore: Benedetto XVI dopo l’Angelus
ha incontrato la delegazione dell’Istituto per i Diritti dell’Uomo di Auschwitz,
per il Premio Giovanni Paolo II. In cerimonia privata ha consegnato il premio
al vescovo ausiliare di Praga, mons. Vaclav Maly, e al prof. Stefan Wilkanowicz
di Cracovia. Lo scopo di questo riconoscimento, che viene assegnato ogni anno
dall’Istituto per i Diritti umani di Oswiecim (Auschwitz), è quello di
ricordare e diffondere lo storico messaggio di pace lanciato da Giovanni Paolo
II il 7 giugno 1979, nel campo di concentramento di Auschwitz. Alla cerimonia
hanno partecipato gli ideatori del premio istituito nel 2003, il cardinale Franciszek
Macharski, successore di Wojtyla come arcivescovo di Cracovia, e
l’ambasciatrice polacca presso la Santa Sede, Hanna Suchocka. Il premio viene
assegnato a chi si è fatto portavoce con la propria testimonianza di vita e di azione,
della filosofia di Giovanni Paolo II sui diritti umani. Durante il suo primo
viaggio in Polonia, Papa Wojtyla rese omaggio alle vittime del campo di
concentramento di Auschwitz-Birkenau, sottolineando il profondo significato
storico di quel posto. Nel suo messaggio, inoltre, ricordò l’importanza dei
diritti umani che costituiscono la base della nostra civiltà.
DEL PONTIFICATO DI KAROL WOJTYLA, DELLA SUA
EREDITÀ E DI RICORDI PERSONALI
PARLA BENEDETTO XVI NELL’INTERVISTA RILASCIATA IN
ITALIANO
ALLA TELEVISIONE POLACCA, IN ONDA QUESTA SERA ALLE
20.10.
SUBITO DOPO SARA’ SUL SITO DELLA RADIO VATICANA
Proprio dei punti più
significativi del Pontificato di Karol Wojtyla e della sua eredità per la
Chiesa futura parla con semplicità e profondità Benedetto XVI nell’intervista
rilasciata in italiano alla Televisione Polacca (TVP) che andrà in onda questa
sera alle 20.10. L’occasione è la “Giornata del Papa” che da cinque anni viene
celebrata in Polonia nel giorno dell’elezione di Giovanni Paolo II. L’intervista sarà trasmessa dalla nostra emittente
a partire dal Radiogiornale delle 21.00 di oggi ma già da mezz’ora prima la
trascrizione integrale sarà disponibile sul sito www.radiovaticana.va.
27 ANNI FA, L’ELEZIONE DEL
PAPA VENUTO DA LONTANO
27 anni fa, il 16 ottobre del
1978, veniva eletto al Soglio Pontificio il cardinale Karol Wojtyla. Riviviamo
quel giorno con l’annuncio del cardinale Pericle Felici alle 18.45 e, mezz’ora
dopo alle 19.15, il primo saluto ai fedeli di Giovanni Paolo II dalla Loggia centrale
della Basilica Vaticana. Il servizio è di Sergio Centofanti.
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“Annuntio vobis gaudium
magnum. Habemus Papam ...”
“Carissimi fratelli e sorelle, siamo ancora tutti addolorati dopo la
morte del nostro amatissimo Papa Giovanni Paolo I. Ed ecco che gli eminentissimi
cardinali hanno chiamato un nuovo vescovo di Roma. Lo hanno chiamato da un
Paese lontano ... lontano, ma sempre così vicino per la comunione nella fede e
nella tradizione cristiana” …
“Non so
se posso bene spiegarmi nella vostra ... nostra lingua italiana. Se mi sbaglio,
mi corrigerete”.
Già nel primo saluto di Giovanni
Paolo II si può dire ci sia l’impronta di tutto il Pontificato. “Se mi sbaglio
mi correggerete”: è la correzione fraterna. Chi ascolta Dio, ascolta i fratelli
e si lascia cambiare, con cuore aperto. Papa Wojtyla ha fatto un passo in più:
ha voluto fare suoi gli sbagli di tanti figli della Chiesa lungo i secoli. E ha
chiesto perdono. Un gesto spesso mal compreso. Perché quel perdono, quel farsi
carico dei peccati altrui, in Dio è il mistero della Divina Misericordia. Il
cuore della fede cristiana. “Misericordia e verità s’incontreranno”, canta il
Salmo. Cristo, tradito e crocifisso, è Verità che continua a cercare la
pecorella smarrita: e tanto più il mondo non ha il coraggio di pronunciare
questa parola – scriverà Giovanni Paolo II – tanto più bisogna che la Chiesa la
proclami: la misericordia è quell’amore “più potente del peccato e di ogni
male”, capace di sollevare l’uomo dalle sue “abissali cadute”. Ma ci vuole coraggio.
Anche Benedetto XVI nell’omelia di inizio Pontificato aveva chiesto di pregare
per lui perché “non fugga, per paura davanti ai lupi”. Ancora Giovanni Paolo
II:
“Ho avuto paura nel ricevere questa nomina, ma l’ho fatto nello
spirito dell’ubbidienza verso Nostro Signore Gesù Cristo e nella fiducia totale
verso la sua Madre, la Madonna Santissima”.
Giovanni Paolo II – ha affermato
l’8 aprile scorso durante le esequie l’allora cardinal Ratzinger – “ha trovato
il riflesso più puro della misericordia di Dio nella Madre di Dio” che aiuta
l’umanità a camminare verso Cristo, sorgente di felicità:
“Mi presento a voi tutti, per confessare la nostra fede comune, la
nostra speranza, la nostra fiducia nella Madre di Cristo e della Chiesa, e
anche per incominciare di nuovo su questa strada della storia e della Chiesa,
con l’aiuto di Dio e con l’aiuto degli uomini”.
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IN POLONIA PER LA “GIORNATA DEL PAPA” LE INIZIATIVE SONO COMINCIATE
GIÀ DA VENERDÌ: CONCERTI, RADUNI DI PREGHIERA,
DIBATTITI IN DIVERSE CITTÀ
- Con noi, padre Andrzej
Koprowski -
In
Polonia, per la “Giornata del
Papa” le iniziative sono cominciate già da venerdì: concerti,
raduni di preghiera, dibattiti in diverse città. Occasioni che coinvolgono in
larga parte anche i media del Paese e che sono legate alla Fondazione “Opera
del Nuovo Millennio” della Conferenza episcopale polacca. La Fondazione, nata
in seguito alla visita pastorale di Giovanni Paolo II in Polonia nel 1999, ha
lo scopo di incoraggiare e dare supporto ad attività sociali, prima di tutto
nel campo dell’educazione e della cultura. Altra finalità è un programma di
Borse di studio per i giovani dotati, provenienti da famiglie povere o dalle
regioni rurali e da piccole cittadine, che concretamente non hanno le
possibilità di accedere alle scuole medie e superiori. Ma a proposito della
“Giornata del Papa”, ascoltiamo
quanto ci dice padre Andrzej Koprowski, vicedirettore dei Programmi della
nostra emittente, che in questi giorni si trova in Polonia:
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Ogni anno l’avvenimento è
centrato su uno degli aspetti fondamentali dell’insegnamento di Giovanni Paolo
II. Quest’anno: Giovanni Paolo II protettore della verità. Il tema abbraccia
sempre i problemi del mondo, della vita e della società. Riflette lo sforzo del
magistero pontificio di conquistare una cittadinanza nel quadro della vita
pubblica, rompendo l’assedio di una emarginazione dalla sacrestia, di poter
portare il fermento spirituale del cristianesimo nella vita della società.
Quest’anno il problema della verità è centrato sul bisogno della verità nella
vita pubblica, nella vita sociale. Un altro segno caratteristico della Giornata
papale 2005 è la presenza del nuovo Papa, Benedetto XVI, nei diversi avvenimenti
della giornata, perchè ‘giornata papale’ e non solo giornata di Giovanni Paolo
II. Siamo nella tappa successiva del cammino della Chiesa.
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IERI POMERIGGIO, IN PIAZZA SAN PIETRO, L’INCONTRO
DEL PAPA
CON I BAMBINI DI ROMA E DEL LAZIO CHE HANNO FATTO
LA PRIMA COMUNIONE
IN QUEST’ANNO DEDICATO ALL’EUCARISTIA
Incontrare Gesù nell’Eucaristia
è stringere un’amicizia con Cristo e lasciarsi condurre da Lui per tutta la
vita. Ha voluto insegnare questo Benedetto XVI ai bambini che hanno ricevuto o
che stanno per ricevere la Prima Comunione, incontrati ieri pomeriggio a piazza
San Pietro. Oltre 150.000 le persone che hanno preso parte al momento di festa,
catechesi e preghiera con il Papa. Presenti i bambini delle parrocchie di Roma,
del Lazio, di diverse diocesi d’Italia e di alcuni Paesi europei, come la
Spagna e la Francia. Il servizio di Tiziana Campisi:
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(musica)
I protagonisti sono stati loro:
i bambini. Sventolando foulard bianchi, hanno cantato e pregato per far festa,
insieme al Papa, intorno a Gesù Eucaristia. Hanno atteso Benedetto XVI con il
cuore colmo di gioia.
D. – Sei contento di essere qui?
R. – Sì! Perché incontriamo il
Papa!
D. – Quando arriverà, che cosa
farai?
R. – Cercherò di applaudire e di
guardarlo bene.
D. – Tu lo ascolti spesso, il
Papa?
R. – Abbastanza.
R. – Sì, in televisione, sì.
D. – Che cosa pensi di lui?
R. – Che è molto bravo, come
Papa. Se lo meritava, di essere scelto lui!
R. – E’ una bella persona!
R. – E’ buono ... però, mi è
molto dispiaciuto che è morto Papa Giovanni Paolo II!
D. – Ma adesso, con questo nuovo?
R. – Mi trovo abbastanza bene!
D. – Che cosa ricordi della tua
prima comunione?
R. – Ricordo il momento in cui
Gesù è entrato nel nostro cuore.
D. – Chi è per te, Gesù?
R. – Il Re del mondo!
R. – E’ il mio Dio!
R. – Tipo un padre grandissimo,
per noi!
R. – E’ la persona che ci ha
salvati!
D. – Tu farai la prima
comunione, quest’anno: che cosa ti aspetti dall’incontro con Gesù?
R. – Mi aspetto che diventerà
mio amico, mio fratello ...
D. – Qual è la tua attività
preferita, in parrocchia?
R. – Essere al servizio di
tutti!
(musica)
Accompagnato da questo inno, il
Santo Padre ha varcato l’Arco delle Campane e a bordo della papamobile ha
percorso piazza San Pietro salutando fanciulli, genitori, catechisti, parroci e
religiosi. Alcuni bambini hanno rivolto delle domande al Papa. E Benedetto XVI
ha risposto a braccio con la loro stessa spontaneità.
“Devo confessarmi tutte le volte
che faccio la comunione, anche quando ho fatto gli stessi peccati? Perché mi
accorgo che sono sempre quelli ...
(Il Papa ride) Necessario è soltanto nel caso che tu abbia commesso un
peccato realmente grave, offeso profondamente Gesù, così che l’amicizia è
distrutta. E’ vero: di solito i nostri peccati sono sempre gli stessi; ma
facciamo pulizia della nostra casa, della nostra camera, almeno una volta alla
settimana, per ricominciare”.
Andare a Messa è nutrirsi della
comunione con Gesù di cui abbiamo bisogno nella vita di tutti giorni. Come il
pane della mensa è simbolo del nutrimento materiale di cui l’uomo necessita, così
Cristo è Pane della vita perché cibo per lo spirito e per l’anima. Attraverso
l’Eucaristia l’uomo può raggiungere la sua pienezza, ha detto Benedetto XVI.
E prima di cominciare
l’adorazione eucaristica con i fanciulli il Papa ha spiegato loro che adorazione
è:
“Riconoscere che Gesù è il mio Signore, che Gesù mi mostra la vita da
prendere”.
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DOMANI POMERIGGIO ALLE 17.00 IL PAPA E I PADRI
SINODALI
PARTECIPERANNO ALL’ADORAZIONE EUCARISTICA NELLA
BASILICA VATICANA.
L’INVITO E’ ESTESO A TUTTI I FEDELI
- Intervista con mons. Francesco Cacucci -
Domani il Sinodo sull’Eucaristia
inizia la sua ultima settimana di lavori. Domenica prossima si svolgerà la
solenne celebrazione di chiusura presieduta da Benedetto XVI. Domani pomeriggio
alle 17.00 il Papa e i Padri sinodali parteciperanno all’adorazione eucaristica
nella Basilica di San Pietro: sono previsti canti, preghiere, momenti di
silenzio e letture della Sacra Scrittura sul mistero eucaristico. Tutti i
fedeli sono invitati, perché dalla contemplazione del Santissimo Sacramento
nasce una nuova vita. E in questi giorni al Sinodo si è parlato spesso del
rapporto tra Eucaristia e testimonianza cristiana e della necessità di unire la
fede con la vita concreta di tutti i giorni.
Giovanni Peduto ne ha parlato con l’arcivescovo di Bari, mons. Francesco
Cacucci:
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R. – Spesso si lamenta questa
difficoltà di vivere l’unità tra la fede e la vita: soprattutto nella nostra
realtà pastorale italiana, si coglie questo bisogno. Si dimentica però che non
si può creare questa sintesi tra fede e vita, se si dimentica il culmine e la
fonte della vita della Chiesa, che è la liturgia, in specie la celebrazione
dell’Eucaristia. Non si può, cioè, collegare la fede e la vita se non si vive
la dimensione della grazia dei Sacramenti: l’impegno morale nella vita è una
conseguenza. Tutto questo trova la sua realtà più completa nel giorno del
Signore, che è la domenica. Se non ci limitiamo a vivere la domenica come una
sorta di grande rappresentazione, e se invece offriamo l’occasione per vivere
la domenica come giorno nel quale riprendiamo il rapporto con noi stessi, con
gli altri, con Dio, ci lasciamo guardare da Dio e riusciamo a guardarci
reciprocamente, allora io credo che la nostalgia di Dio e di questo giorno sarà
più vivo nella società di oggi.
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16 ottobre 2005
all’indomani del referendum sulla costituzione in
iraq
cresce l’attesa per i primi risultati.
C’è Soddisfazione per l’Elevata affluenza alle urne
E per i limitati episodi di violenza
- Con
noi, Luigi Cocilovo -
In Iraq continua lo spoglio
delle schede e cresce l’attesa per i primi risultati provvisori del referendum
sulla nuova Costituzione, che potrebbero essere resi noti già in serata.
Secondo i primi dati forniti ieri dalla Commissione elettorale, alle 6mila urne
aperte si sono recati 10 milioni di iracheni su 15 milioni e mezzo di aventi
diritto. Affluenza intorno al 61%, dunque, con punte del 66% in sette delle 18
province a maggioranza sunnita. Il servizio di Eugenio Bonanata:
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Dovrebbe essere completato entro
due giorni il primo conteggio dei voti, mentre per il risultato ufficiale
bisogna attendere il 24 ottobre. Intanto si moltiplicano le reazioni internazionali.
“Un duro colpo ai terroristi”. È il commento del presidente americano, Bush,
che nel consueto discorso radiofonico, ha definito il voto iracheno “un passo
avanti nella marcia verso la democrazia”. Probabilmente ha vinto il ‘sì’,
secondo il Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice. Un esito questo che
potrebbe ridurre le operazioni violente della resistenza nel Paese. Per la
Rice, a Londra per una breve visita, un Iraq democratico contribuirà alla pace
in Medio Oriente e a porre fine alla “ideologia estremista dell’odio”. L’ONU,
dal canto suo, definisce ‘incredibilmente pacifica’, la giornata di ieri e per
il capo della missione delle Nazioni Unite in Iraq, Carina Perelli, “se il
trasporto delle schede andrà bene, alcuni risultati potrebbero conoscersi già
in serata”. La bozza di Costituzione prevede l’istituzione di uno Stato
federale rinviando al futuro Parlamento il compito di fissare i meccanismi. In
base alle norme elettorali, se due terzi dei votanti avessero votato ‘no’ in
almeno tre province su 18, la nuova Costituzione verrebbe automaticamente bocciata,
e gli iracheni chiamati nuovamente alle urne il prossimo 15 dicembre. Questa
volta, per eleggere un’
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Tra quanti hanno espresso
soddisfazione per questa giornata, il commissario per le relazioni esterne
dell’Unione Europea, signora Benita Ferrero Waldner, ha affermato che è stata
una “grande giornata” per la democrazia in Iraq. “Questo voto – ha sottolineato
– rappresenta un passo importante verso un futuro nel quale le differenze
politiche saranno risolte attraverso il dialogo democratico e non attraverso la
violenza”. Nell’Intervista di Fausta Speranza, il vice presidente del
Parlamento Europeo, Luigi Cocilovo:
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R. – E’ sicuramente una giornata
importante, una giornata che segna, come tutte le giornate che registrano la
testimonianza, anche se in condizioni complesse, ancora difficili e in qualche
modo “assediate”, di partecipazione democratica, di avanzamento di un processo
che ci auguriamo possa davvero essere irreversibile. Questo non può cancellare
le contraddizioni che permangono e non può neanche cancellare – come dire –
l’esigenza per l’Europa di non limitarsi a essere osservatore attento di questi
percorsi, ma di tornare, anche se con ritardo, a giocare un ruolo più unitario,
più decisivo anche su questo scenario.
D. – Che cosa dovrebbe fare?
R. – L’Europa dovrebbe, a partire
dalle condizioni più critiche, come quella, appunto, irachena, testimoniare la
capacità di venire a capo delle divisioni che ci sono state e che hanno
sostanzialmente in qualche misura cancellato il ruolo dell’Europa in quanto
tale. E dovrebbe dunque avviare davvero una seconda fase, legata anche al
disimpegno della presenza militare e poi anche ad una presenza più impegnativa
sulle politiche di cooperazione e di sviluppo per frenare i processi di
minaccia terroristica che ancora esistono!
D. – Questo è quello che
l’Europa pensa che debba fare anche la comunità internazionale in generale?
R. – C’è da lavorare anche per
una presenza e un sostegno alla organizzazione istituzionale del Paese, in
termini militari e di forze dell’ordine pubblico. Questa presenza credo che si
imponga ancora sotto l’egida dell’ONU, ma in termini chiaramente di
discontinuità rispetto a quello che c’è stato. Il presupposto è un disimpegno
da parte delle organizzazioni militari degli eserciti nazionali che non si può
assolutamente dire che abbiano effettivamente operato sotto l’egida dell’ONU!
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IN DARFUR SITUAZIONE TUTT’ALTRO CHE STABILIZZATA:
IN SETTIMANA RAPITI PER ALCUNI GIORNI 18
RAPPRESENTANTI DELL’UA.
LA TESTIMONIANZA DI VITTORIO SCELSO, INVIATO DELLA
COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO
E’ tornata in primo piano la
questione del Darfur, la regione occidentale del Sudan dove la situazione è
tutt’altro che stabilizzata. Nei giorni scorsi sono stati rapiti, e rilasciati
solo dopo alcuni giorni, 18 rappresentanti dell’Unione Africana. A
sequestrarli, sul confine tra Sudan e Ciad, sono stati dissidenti della
formazione ribelle ‘Movimento per la Giustizia e l’Eguaglianza’ (JEM), il
gruppo che con il ‘Movimento per la liberazione del Sudan’ (SLM) capeggia la
ribellione nel Darfur contro il governo di Khartoum. Dunque, mentre c’è tutta
la positività della recente pace ritrovata in Sudan dopo anni e anni di guerra
civile tra nord e sud, resta la preoccupazione per il Darfur. Per gli accordi
di pace, così come per i tentativi oggi di mediare tra ribelli e governo di
Khartoum, è evidente il significativo contributo della Comunità di Sant’Egidio.
Della situazione attuale, dunque, Fausta Speranza ha parlato con Vittorio
Scelso, tra gli inviati della Comunità in Sudan:
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R. – Inannzitutto, bisogna dire
che sta succedendo che l’accordo di pace tra il Sud Sudan e Khartum sta venendo
implementato, e la formazione del nuovo governo di unità nazionale di qualche
settimana fa è proprio il sigillo sulla pace che è stata firmata a gennaio, la
pace dopo così tanti anni di guerra, dopo quasi vent’anni di guerra, diciamo
che la formazione del nuovo governo è proprio la conclusione del processo di
pace, il sigillo. E significa che il processo di pace non solo ha funzionato,
ma è riuscito a superare le terribili difficoltà che ci sono state dopo la
morte del leader carismatico dello SPLA del Sud Sudan, John Garang,
quest’estate.
D. – Ricordiamo in questo
momento chi sono gli attori di questo dramma in Darfur, cioè chi sono le parti
coinvolte?
R. – Bisogna fare attenzione a
sottolineare, perché alcune volte si fa confusione tra la situazione nel Sud
Sudan che, come dicevo, è una situazione che è giunta ad una pacificazione, e
quello che sta succedendo in Darfur, nell’Ovest del Sudan, lungo il confine con
il Ciad, e dove due movimenti armati dal febbraio del 2003 hanno iniziato una
lotta armata contro il governo centrale chiedendo maggiori diritti per le
popolazioni Fur, Zagaou e Massalit del Darfur. Si tratta di due movimenti
armati che si chiamano “Sudan Liberation Army” - SLA – e “JEM”, “Justice and Equality Movement” che
appunto dal 2003 combattono per il riconoscimento dei diritti delle popolazioni
del Darfur.
D. – In tutto questo, la
comunità internazionale che cosa ha fatto e che cosa fa, secondo lei?
R. –
Direi che lo sforzo più importante è quello in atto ad Abuja, nella capitale
nigeriana, da parte dell’Unione Africana, che ha convocato le parti, ovvero il
governo di Khartum ed i due movimenti, il JEM e lo SLA, per trattative di pace.
In questo momento, le trattative di pace sono in corso ad Abuja; io sono stato
lì per alcune settimane, a partire dal 15 settembre quando le parti, dopo una
pausa, si sono ri-incontrate, e devo dire che, purtroppo, in una situazione
piuttosto difficile nel senso che le violenze di queste settimane stanno
rendendo più difficili le trattative.
D. –
Tra questi episodi di violenza, c’è anche il rapimento di 36 osservatori
dell’Unione Africana nei giorni scorsi; poi sono stati rilasciati. Ma che
significato ha questo gesto, che sicuramente è un gesto contro il governo di
Khartum, ma che colpisce un’entità che si sta prodigando per il Darfur?
R. – E’
sicuramente un gesto contro le trattative in corso, ma sono stati rapiti anche
gli esponenti di uno dei due movimenti ribelli, che lascia intravedere delle divisioni
all’interno dei movimenti stessi. La situazione è complessa, che va analizzata;
l’elemento che salta agli occhi è una ripresa, nelle ultime settimane, della
violenza.
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“AGRICOLTURA E DIALOGO FRA LE CULTURE”:
TEMA DELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE
DELL’ALIMENTAZIONE
- Intervista con Albino Maggio -
“L’uomo non deve compromettere
imprudentemente l’equilibrio naturale, frutto dell’ordine della creazione, ma
deve al contrario badare a trasmettere alle generazioni future una terra in
grado di nutrirle”. Queste le parole di Benedetto XVI nel messaggio inviato
ieri al direttore generale della Fao, Jacques Diouf, in occasione dell’odierna
Giornata mondiale dell’alimentazione che quest’anno ha per tema “Agricoltura e
dialogo fra le culture”. Al microfono di Eugenio Bonanata Albino Maggio,
ricercatore presso il dipartimento di “Agronomia del Territorio”
dell’Università Federico II di Napoli:
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R. – L’attività agricola in
genere tende a selezionare: selezionare per produttività, per elevata qualità.
E selezionare significa coltivare, appunto, piante sempre più simili. E questo
cosa significa nel mondo? Significa perdere caratteristiche genetiche
importanti, caratteristiche genetiche di valore quali, per esempio, la
tolleranza alle malattie, agli stress ambientali ... Ecco perché si parla tanto
di ‘biodiversità’ e, soprattutto, di biodiversità da preservare.
D. – Cosa si può e si deve fare
per preservare la diversità biologica?
R. – Innanzitutto, non si può
immaginare di fare questo in competizione con il progresso in agricoltura,
perché il progresso in agricoltura significa avere varietà più produttive,
soddisfare esigenze di più persone al mondo. Ci sono diversi modi che oggi
possono contribuire alla difesa della biodiversità. Per esempio: difendere le
aree naturali, preservare le banche del germoplasma, cosa che attualmente si fa
ma bisognerebbe arricchirle ulteriormente. Adesso si parla tanto di agricoltura
“di nicchia”: questo è un altro modo per preservare certe produzioni locali che
altrimenti scomparirebbero. Da questo punto di vista, oggi si parla tanto di
agricoltura come attività multifunzionale e non si pensa solo all’attività
agricola in senso tradizionale. Noi forse dovremmo trarre vantaggio da questa
nuova visione dell’agricoltura.
D. – La diffusione degli OGM, i
prodotti geneticamente modificati, e la diffusione delle biotecnologie in che
modo possono migliorare il problema della sicurezza alimentare nel mondo?
R. – Siamo tutti d’accordo,
credo, che non bisogna demonizzare una innovazione, e io promuovo sempre l’idea
di puntare sull’informazione chiara e scientificamente onesta. Quindi, bisogna
analizzare effettivamente quali sono i potenziali benefici degli OGM ma, in
qualche modo, bisogna contestualizzarli nei diversi ambienti. Forse pochi
sottolineano che le biotecnologie possono aumentare la biodiversità invece di
diminuirla, come spesso si dice. Con la tecnologia transgenica si possono
introdurre, ad esempio, caratteri di resistenza alle malattie nelle specie
coltivate, il ché significa preservare le varietà che altrimenti si
estinguerebbero perché troppo suscettibili a patologie o ad altre avversità, e
potrebbero servire ad aumentare il valore nutritivo degli alimenti, contribuire
a ridurre l’impatto ambientale. In questo senso si pensi, ad esempio,
all’introduzione di caratteri di tolleranza che contribuirebbero a ridurre il
numero di trattamenti in agricoltura. Quindi, in genere, le biotecnologie e gli
OGM potrebbero contribuire ad aumentare la sostenibilità dell’attività
agricola.
D. – Qual è l’impatto di nuove
coltivazioni nei Paesi poveri?
R. – Non si può pensare di
importare tecnologia senza fare in modo che questa si sviluppi nelle zone dove
dev’essere applicata. Però, questo non deve far perdere di vista lo scambio
proficuo che ci può essere tra Paesi più o meno sviluppati e contesti agricoli
più evoluti. Ad esempio, nelle aree dal punto di vista agricolo meno
“sfruttate”, ci può essere una biodiversità che potrebbe essere di grande
valore per introdurre caratteri persi nel processo di selezione.
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NELLE SALE IN ITALIA L’ULTIMO FILM DI ROBERTO
BENIGNI, “LA TIGRE E LA NEVE”:
UNA BELLA STORIA D’AMORE, NELL’IRAQ SCONVOLTO DAI
PRIMI BOMBARDAMENTI
E’ uscito in Italia, con ben 800
copie, l’ultimo atteso film di Roberto Benigni, “La tigre e la neve”, scritto
insieme a Vincenzo Cerami. Con la leggerezza ed il sorriso del vero poeta, il
noto attore e regista italiano affronta una bellissima storia d’amore, ambientandola
nell’Iraq sconvolto dai primi bombardamenti. Il servizio è di Luca Pellegrini:
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Non è soltanto la vita, per
Roberto Benigni, ad essere bella. E’ l’amore, ad essere bello. E’ la poesia, ad
essere bella. E’ il buon sentimento antico, che ti lega ad una passione, ad una
donna, ad un oggetto, ad un ideale superiore, ai valori alti e nobili
dell’esistenza umana. E’ di una sincerità disarmante, Roberto Benigni, nel suo
ultimo film. E’ di una semplicità che potrebbe essere equivocata da chi
superficialmente accosta La tigre e la
neve (che rappresentano la forza e il candore di chi davvero ama)
aspettandosi da lui solo capolavori.
Attilio è un poeta vero, come
l’attore che lo interpreta, ed è folle d’amore per Vittoria, interpretata da
Nicoletta Braschi. La segue ovunque. La seguirà anche nell’Iraq che inizia ad
essere sconvolto spaventosamente da una guerra tanto inutile quanto irresponsabile.
A Baghdad Vittoria è in coma. Ma le ragioni dell’amore la salveranno.
Se Benigni non rinnega la sua
anima di burattinaio, trasformando le situazioni drammatiche in paradossali, si
conferma come il più grande burattinaio dello spirito che ha solcato i nostri
anni ed i nostri schermi cinematografici. Non finge, come Pinocchio, le sue
preoccupazioni, ma le affronta con il sorriso e una parola che si fa sorriso.
Gli si perdona qualche sconnessione di regia, ma ben venga e sia lodato chi
riesce ad affrontare con tale entusiasmo e coraggio temi forti della nostra
attualità senza farsi scalfire od irretire dalla violenza e dal sangue,
dall’urlo e dalla volgarità, che tanto oggi imperversano, purtroppo, non solo
al cinema. Quando Attilio, sbadato e meraviglioso, affronta i soldati
americani, o parla ad un cammello, o sgattaiola tra le bombe lanciate sulla
città, o salterella in un campo minato, o prega Allah con l’unica preghiera che
conosce, il Padre Nostro, sempre ci dà un’incomparabile lezione di vita, di
arte e di fiducia.
Tutto gli si perdona a Roberto
Benigni, e molto più gli si chiede. E la sua diventa una denuncia lieve,
tenerissima e indiscutibile, alzata da chi non ha mai rinnegato le sue origini
comiche ed il suo essere un eterno bambino. Sorprende ancora. Ancora diverte.
Si fissa nei cuori. Sorvola l’anima.
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16 ottobre 2005
“SMETTETE DI FAR SOFFRIRE I VOSTRI FRATELLI E LE
VOSTRE SORELLE!”:
È L’ACCORATO APPELLO DEL VICARIO EPISCOPALE DI
UBUNDU, NELLA REPUBBLICA
DEMOCRATICA DEL CONGO, ALLE MILIZIE IRREGOLARI CHE
SPADRONEGGIANO
NELLA ZONA, DEPREDANDO E UCCIDENDO LA POPOLAZIONE
CIVILE
KINSHASA. = “Smettete, smettete
di far soffrire i vostri fratelli e le vostre sorelle!”. Con queste parole, don
Jean-Claude Basimbela, vicario episcopale di Ubundu, nell’arcidiocesi di
Kisangani, nell’Est della Repubblica Democratica del Congo, si rivolge ai capi
delle milizie che spadroneggiano nella zona, depredando e uccidendo la
popolazione civile. “Parlo così perché sono cosciente della mia responsabilità
di fronte a questa popolazione schiacciata da uomini in uniforme che terrorizzano
i nostri villaggi”, afferma il sacerdote all’agenzia congolese, DIA. Don
Basimbela descrive i soprusi e le violenze che devono subire gli abitanti del
luogo, come “torture e flagellazioni, proibizione di protestare, estorsioni e minacce
di morte”. Don Basimbela afferma che gli articoli 187/190 del testo della nuova
Costituzione del Paese, che dovrà essere approvata con referendum, vietano, qualificandoli
come “reato di alto tradimento”, l’organizzazione di formazioni militari, paramilitari
e di milizie private, così come l’addestramento alle armi di gruppi giovanili.
Infatti, queste formazioni contribuiscono all’instabilità che l’Est della
Repubblica Democratica del Congo vive da anni, scatenando conflitti tra le comunità
dei villaggi. Le rivalità, definite “feroci” da don Basimbela, sono alimentate
da “mani invisibili che vogliono ad ogni costo trasformare l’Ubundu in un luogo
dove la popolazione viene spogliata”. Il sacerdote ricorda infine ai militari
dell’esercito regolare, l’unica formazione armata legittima, la missione di
“difendere l’integrità del territorio nazionale” e, in tempo di pace, di
“partecipare allo sviluppo economico, sociale e culturale, oltre che alla
protezione delle persone e dei beni”. (R.M.)
AL VIA OGGI A ROMA, FINO A MARTEDI’, L’INCONTRO
DEI VESCOVI
DI 20 CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA E DEI MEMBRI
DEL COMITATO EUROPEO DELL’EDUCAZIONE CATTOLICA, SUL TEMA: “COME LA CHIESA PUÒ SOSTENERE
LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI E DEI ‘LEADER’ NELLE
SCUOLE CATTOLICHE”
ROMA. = “Come la Chiesa può
sostenere la formazione degli insegnanti e dei ‘leader’ nelle scuole
cattoliche”: ne discutono da oggi fino a martedì a Roma una trentina di vescovi
responsabili per la scuola cattolica di 20 Conferenze episcopali d’Europa, insieme
ai membri del Comitato europeo dell’Educazione Cattolica (CEEC). L’incontro costituisce un’occasione
per sensibilizzare i partecipanti sulla vasta diversità delle strutture
dell’educazione cattolica in Europa e per condividere nuove esperienze, specialmente
nella formazione degli insegnanti. Con questo incontro, le Chiese in Europa
intendono dare un chiaro segnale di incoraggiamento e di riconoscimento del
lavoro svolto dagli insegnanti, il cui contributo alla vita sociale ed ecclesiale
rimane essenziale. (R.M.)
A 60 ANNI DALLA
LIBERAZIONE DI AUSCHWITZ E NELL’ANNIVERSARIO
DELLA DEPORTAZIONE DEGLI EBREI ROMANI, IL
16 OTTOBRE 1943, LA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO ORGANIZZA QUESTA SERA A ROMA UNA
MARCIA DAL TITOLO:
“NON C’È FUTURO SENZA MEMORIA”
ROMA. =
Questa sera alle ore 19.00 una marcia silenziosa, dal titolo “Non c’è futuro senza
memoria”, si snoderà lungo le vie di Roma, ripercorrendo a ritroso, da Piazza
Santa Maria in Trastevere, il percorso degli ebrei romani deportati dal Ghetto,
il 16 ottobre 1943, e condotti nel campo di concentramento e di sterminio di
Auschwitz. Solo un esiguo numero, 16 persone, tra loro una sola donna,
Settimia, tornarono alle loro case. A 60 anni dalla liberazione di Auschwitz,
la Comunità di Sant’Egidio e la Comunità ebraica di Roma fanno memoria della deportazione
avvenuta durante l’occupazione nazista e invitano la città a ricordare. La
marcia si concluderà
a Largo 16 ottobre 1943, accanto alla Sinagoga, dove prenderanno la parola il
rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, il presidente dell’Unione delle
comunità ebraiche italiane, Amos Luzzatto; il cardinale Walter Kasper,
presidente della Pontificia commissione per i rapporti religiosi con
l’Ebraismo, nonché presidente del Pontificio
Consiglio per l’Unità dei Cristiani; Leone Paserman, presidente
della Comunità ebraica di Roma, Walter Veltroni, sindaco di Roma; Andrea Riccardi
della Comunità di Sant'Egidio. In occasione della manifestazione, la Comunità ebraica di Roma aprirà
a tutti i partecipanti le porte della Sinagoga e della Mostra sul centenario
della Sinagoga stessa fino alle ore 24.00. (R.M.)
IL PRESIDENTE MUTHARIKA HA DECRETATO LO STATO DI
“CATASTROFE NAZIONALE”
LILONGWE. = Il governo del Malawi
ha decretato lo stato di “catastrofe nazionale” a causa della grave crisi
alimentare che interessa il Paese. In un discorso trasmesso ieri dalla radio
nazionale, il presidente malawiano, Bingu wa Mutharika, ha dichiarato “zone disastrate
tutti e 28 i distretti del Paese”, lanciando un appello alla comunità internazionale.
Secondo le Nazioni Unite, sono almeno 5 milioni le persone la cui sopravvivenza
è messa in serio pericolo dalla scarsità alimentare che si registra in Malawi,
a causa della recente siccità i cui effetti, secondo gli esperti, si faranno
sentire soprattutto tra dicembre e marzo prossimo. Già a maggio, il governo
aveva chiesto aiuto alla comunità internazionale per fronteggiare quella che si
andava delineando come un’altra annata difficile sul fronte alimentare. Secondo i dati di maggio, la
produzione di cereali ha fatto registrare un calo del 24 per cento. Dichiarando
lo stato di “catastrofe nazionale”, Mutharika ha finalmente accolto l’invito
dell’opposizione e delle associazioni della società civile. Il Malawi, che per
nutrire i propri 11 milioni di cittadini ha bisogno di 2,1 milioni di
tonnellate di cibo, quest’anno ha potuto raccogliere solo 1,3 milioni di
tonnellate di cereali, a causa della scarsità delle piogge. (R.M.)
GIRO DI VITE DELLE AUTORITA’
SANITARIE RWANDESI CONTRO IL PARTO IN CASA,
PRINCIPALE CAUSA DELL’AUMENTO,
NEL PAESE, DELLA MORTALITA’ DELLE PARTORIENTI DAL 4 AL 7 PER CENTO
KIGALI. = Le autorità sanitarie
rwandesi hanno annunciato un giro di vite contro il parto in casa, perché
considerato uno dei principali fattori che ha determinato l’aumento del tasso
di mortalità delle partorienti dal 4 al 7 per cento. Lo riferisce il giornale
filogovernativo, New Times, citando il dottor Austin Munire dell’Ospedale
universitario centrale di Kigali. Il medico ha spiegato che, nonostante il 90
per cento delle donne in attesa si rechi, nel corso della gravidanza, almeno
una volta in una struttura medica per effettuare i necessari controlli, solo il
25 per cento delle partorienti sceglie poi di essere assistita da personale medico
specializzato al momento del parto. Secondo il dottor Munire, l’ignoranza, la
povertà e la lontananza dai presidi medici porta il 75 per cento delle donne a
dare alla luce un figlio da sole o al massimo con l’aiuto di alcuni familiari,
aumentando così il rischio di morte. (R.M.)
IN
OCCASIONE DEL 250.MO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL PADRE REDENTORISTA,
SAN
GERARDO MAIELLA, SI CHIUDE OGGI L’ANNO GERARDINO,
INAUGURATO
IL 5 SETTEMBRE 2004
AVELLINO. = Ricorre oggi il
250.mo anniversario della morte, ad Avellino nel 1755, di San Gerardo Maiella,
fratello coadiutore redentorista, proclamato santo da San Pio X l’11 dicembre
1904. A 100 anni dalla canonizzazione, la Congregazione del SS. Redentore ha
promosso l’Anno Gerardino, inaugurato il 5 settembre 2004, la cui conclusione
viene celebrata nella giornata di oggi. Il carisma di San Gerardo e il
significato dell’Anno sono stati evidenziati il 6 agosto 2004 da papa Giovanni
Paolo II nel messaggio inviato al Superiore generale dei Redentoristi, padre
Joseph William Tobin. “Per i peccatori – scrive il compianto Pontefice – Gerardo
non risparmiava energie, preghiere, penitenze”. “Il suo amore – continua – non
gli permetteva di restare indifferente nei riguardi delle loro scelte e della
loro condizione; soprattutto gli stava a cuore che tutti si avvicinassero in
maniera fruttuosa al sacramento della Riconciliazione”. Ecco allora
l’esortazione di papa Wojtyla ai padri Redentoristi, affinché, anche grazie al
contributo dell’Anno Gerardino, operino in modo sempre più deciso per
diffondere il “Vangelo della vita”. “Al servizio della vita sia posta
la vostra riflessione teologica e morale, sviluppandola, nella fedeltà alla
tradizione alfonsiana, proprio a partire dalle situazioni in cui la vita è meno
protetta e difesa: è questo il modo concreto per proseguire l’opera di San Gerardo
Maiella ed essere testimoni di speranza e costruttori di una nuova umanità”. (R.M.)
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16 ottobre 2005
- A cura di Eugenio Bonanata -
Le operazioni di soccorso ai
terremotati del Kashmir incontrano grosse difficoltà a causa delle piogge che
da giorni si abbattono sulle aree colpite. Probabilmente proprio a causa del
maltempo un elicottero che portava aiuti è precipitato provocando la morte
delle 6 persone a bordo. Migliaia di terremotati aspettano i soccorsi. A Bagh,
una delle zone maggiormente devastate, i soccorritori non sono stati in grado
di dare sufficienti alloggi provvisori e, dalle vicine località di montagna, in
molti si riversano sulle città, in cerca di sostegno. Nell’intera regione, dove
le vittime sono circa 39mila e i senza tetto 300mila, sono state distribuite
18mila tende mentre ne occorrono 100mila.
In India è di almeno 37 morti e
40 feriti il bilancio del naufragio, avvenuto nel fiume Gange, di un battello che trasportava un
centinaio di braccianti agricoli. Una ventina di persone sono riuscite a
raggiungere la terraferma a nuoto, tuttavia le squadre di soccorso sono alla
ricerca di eventuali superstiti.
È di 4 morti e una settantina di
feriti il bilancio dell’esplosione di due bombe avvenuta ad Ahvaz, nell’Iran
sud occidentale, vicino alla frontiera con l’Iraq. Secondo fonti locali, gli ordigni erano nascosti in
cestini dell’immondizia. Gli attentati sono avvenuti in una strada nella zona centrale
della città ricca di petrolio. Ahvaz ad aprile è stata teatro di proteste della
popolazione araba, in maggioranza, contro i persiani. A giugno, prima delle
elezioni presidenziali, altre otto persone erano state uccise.
In Cisgiordania l’esercito israeliano
ha arrestato 6 estremisti palestinesi ritenuti implicati in attacchi contro
obiettivi israeliani. Il quotidiano israeliano Haaretz ha intanto riferito che
l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha chiesto ad Israele di non interferire
nei preparativi per le elezioni legislative di gennaio, cercando di impedire la
partecipazione di Hamas mediante l’arresto di numerosi suoi esponenti. Una
richiesta in questo senso, secondo il giornale, è stata rivolta dal negoziatore
palestinese Saeb Erekat al vice premier israeliano Shimon Peres. “Ogni
interferenza israeliana, ha detto Erekat, avrà il solo effetto di rafforzare Hamas
alle elezioni”.
L’ex vice premier iracheno,
Tareq Aziz, non testimonierà contro Saddam Hussein, nell’imminente processo che
lo vede imputato. Lo ha assicurato l’avvocato di Aziz che ha smentito quanto
pubblicato stamane a Londra dal “Sunday Telegraph”, secondo cui Aziz
sarebbe disposto a barattare la sua libertà con la sua deposizione come teste
d’accusa contro il suo ex presidente.
L’Arabia Saudita ha annunciato
la creazione di un Consiglio di Sicurezza nazionale guidato dal suo ex
ambasciatore a Washington, il principe Bandar Bin Sultan. Il regno saudita,
ricco Paese petrolifero, è impegnato in una caccia ai militanti di al Qaeda,
autori di una serie di sanguinosi attentati, in particolare contro obiettivi
stranieri, dal maggio 2003.
Sarà affrontata martedì
prossimo, nel vertice europeo dei ministri degli Esteri, l’emergenza per
l’influenza aviaria. Il laboratorio veterinario britannico di Weybridge ha
accertato che il virus responsabile della morte di alcune anatre in Romania
appartiene al ceppo H5N1, lo stesso che in Asia ha ucciso 60 persone e milioni
di volatili. L’OMS ha lanciato l’allarme: occorre prepararsi o le conseguenze
saranno drammatiche. Il presidente della Commissione Europea, Barroso, ha
annunciato provvedimenti molto drastici e radicali. “Abbiamo preso delle misure
- ha detto - per impedire l’importazione di prodotti avicoli dalla Romania,
come abbiamo fatto per la Turchia”. Intanto anche Oman e Kuwait hanno deciso di
vietare le importazioni di volatili e loro derivati da Paesi sospetti di essere
a rischio influenza aviaria.
In Italia sono in corso le
votazioni nei 10 mila seggi allestiti per la scelta del candidato premier del
centrosinistra alle elezioni politiche della primavera 2006. Per i risultati
ufficiali si dovrà attendere in serata.
Il 15esimo Vertice
iberoamericano, conclusosi ieri a Salamanca dopo due giorni di lavori ha istituito una struttura
permanente, il Segretariato iberoamericano (SEGIB), da cui si attendono azioni
concrete. Secondo il direttore dell’organismo, l’uruguaiano Enrique Iglesias,
in questo modo la comunità iberoamericana potrà avere una “voce propria” nei Forum
internazionali. La dichiarazione finale del vertice insiste sull’urgenza per
l’America latina di “affrontare le sfide della povertà e dall’ineguaglianza”.
Buona parte delle discussioni è stata dedicata, inoltre, all’immigrazione e al
terrorismo. La Spagna, che si considera interlocutore privilegiato dell’America
Latina, offrirà 65 milioni di dollari al Salvador e al Guatemala per
fronteggiare le conseguenze dell’uragano Stan. I partecipanti, che si ritroveranno
nel 2006 a Montevideo, hanno annunciato inoltre un piano d’azione per eliminare
l’analfabetismo tra il 2008 e il 2015.
Una
forte scossa sismica di magnitudino 5,1 ha colpito il centro della capitale
giapponese Tokyo. Lo riferiscono i media precisando che non c’è allerta tsunami.
Secondo le prime informazioni, il sisma non ha fatto né vittime né danni.
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