RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 289 - Testo della trasmissione di domenica 16 ottobre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

A Giovanni Paolo II, a 27 anni dalla sua elezione, Benedetto XVI dedica l’Angelus. L’appello a non cessare la lotta contro l’indigenza, alla vigilia della Giornata del rifiuto della miseria

 

Questa sera l’intervista di Benedetto XVI alla televisione pubblica della Polonia che celebra oggi la “Giornata del Papa”

 

Ieri pomeriggio l’incontro del Papa con i bambini di Roma e Lazio che si accostano alla prima comunione nell’Anno dell’Eucaristia

 

In Polonia per la “Giornata del Papa” le iniziative sono cominciate già da venerdì: concerti, raduni di preghiera, dibattiti in diverse città. Ce ne parla padre Andrzej Koprowski

 

Domani pomeriggio alle 17.00 il Papa e i Padri sinodali parteciperanno all’adorazione eucaristica nella Basilica vaticana. L’invito è esteso a tutti i fedeli. Intervista con mons. Francesco Cacucci

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Attesa per i primi risultati del referendum sulla Costituzione in Iraq. Elevata l’affluenza alle urne e limitati gli episodi di violenza. Considerazioni di Luigi Cocilovo

                                  

In Darfur situazione tutt’altro che stabilizzata: in settimana rapiti per alcuni giorni 18 rappresentanti dell’UA. La testimonianza di Vittorio Scelso inviato della Comunità di Sant’Egidio

 

“Agricoltura e dialogo fra le culture”: tema dell’odierna Giornata mondiale dell’alimentazione.  Con noi, Albino Maggio

 

Nelle sale in Italia l’ultimo film di Roberto Benigni, “La tigre e la neve”: una bella storia d’amore, nell’Iraq sconvolto dai primi bombardamenti

 

CHIESA E SOCIETA’:

Accorato appello del vicario episcopale di Ubundu alle milizie irregolari che nella Repubblica Democratica del Congo depredano e uccidono la popolazione civile

 

Da oggi a Roma l’incontro dei vescovi di 20 Conferenze episcopali d’Europa e dei membri del Comitato europeo dell’educazione cattolica, sulla formazione degli insegnanti e dei ‘leader’ nelle scuole cattoliche

 

“Non c’è futuro senza memoria”: slogan della marcia organizzata questa sera a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio nell’anniversario della liberazione di Auschwitz e della deportazione degli ebrei romani

 

Il presidente del Malawi decreta lo stato di catastrofe naturale nel Paese a causa della grave crisi alimentare che lo ha colpito

 

Giro di vite delle autorità sanitarie rwandesi contro il parto in casa, principale causa dell’aumento della mortalità tra le partorienti

 

Si chiude oggi “l’Anno Gerardino”, inaugurato il 5 settembre 2004

 

24 ORE NEL MONDO:

In Kashmir il maltempo ostacola le operazioni di soccorso

 

L’Unione Europea è pronta a varare misure severe per contrastare il virus dei polli

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 ottobre 2005

 

IL RICORDO DI PAPA WOJTYLA A 27 ANNI DALLA SUA ELEZIONE,

LA SUA EREDITA’ PER LA CHIESA E IN PARTICOLARE LA SUA TOTALE CONSACRAZIONE

A CRISTO PER MEZZO DI MARIA:

AL CENTRO DELLE PAROLE DI BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS.

L’APPELLO A NON CESSARE LA LOTTA CONTRO L’INDIGENZA, ALLA VIGILIA

DELLA GIORNATA DEL RIFIUTO DELLA MISERIA

 

Ventisette anni fa veniva eletto papa il cardinale Karol Wojtyła e iniziava uno dei pontificati più lunghi della storia della Chiesa, durante il quale un Papa ‘venuto da un Paese lontano’ fu “riconosciuto quale autorità morale anche da tanti non cristiani e non credenti”. Così Benedetto XVI ha scelto di dedicare alla figura del suo predecessore l’intervento prima della preghiera mariana. Con il ricordo per “l’amato Giovanni Paolo II, entrato nel cuore della gente”, Benedetto XVI ha aggiunto parole sull’importanza dell’Eucaristia e del Rosario. Tra i saluti, un appello a non cessare di lottare contro l’indigenza, ricordando che domani sarà la Giornata del rifiuto della miseria. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Un appello ai governanti per azioni efficaci nella lotta contro la miseria, è l’unico argomento che in questa domenica distrae Benedetto XVI da una riflessione interamente e affettuosamente dedicata alla figura di Giovanni Paolo II. “Contemplativo e missionario” definisce il suo predecessore, ricordando che lo è stato “grazie all’intima unione con Dio, quotidianamente alimentata dall’Eucari-stia e da prolungati tempi di orazione”. Sottolinea quanto “sia entrato nel cuore della gente, soprattutto per la sua testimonianza di amore e dedizione nella sofferenza” per poi aggiungere:

 

“Un Papa, come disse, “venuto da un Paese lontano” fu riconosciuto quale autorità morale anche da tanti non cristiani e non credenti, come hanno dimostrato le commoventi manifestazioni di affetto in occasione della sua malattia e di vivo cordoglio dopo la sua morte”.

 

“In lui abbiamo potuto ammirare la forza della fede e della preghiera, e un totale affidamento a Maria Santissima”, afferma il Papa, sottolineando che “attraverso la radio e la televisione, i fedeli del mondo intero hanno potuto tante volte unirsi a lui in questa preghiera mariana e, grazie al suo esempio ed ai suoi insegnamenti, riscoprirne il senso autentico, contemplativo e cristologico”. E aggiunge una nota che si fa, con un’espressione a braccio, vivo ricordo personale:

 

“Venne eletto nel cuore del mese del Rosario, - e mi ricordo bene quella domenica - e la corona che spesso teneva tra le mani è diventata uno dei simboli del suo pontificato”.

 

E il Papa prende spunto proprio dal vissuto di Giovanni Paolo II per ribadire, dunque, l’importanza di Eucaristia e Rosario: “Se l’Eucaristia – dice - è per il cristiano il centro della giornata, il Rosario contribuisce in modo privilegiato a dilatare la comunione con Cristo, ed educa a vivere tenendo fisso su di Lui lo sguardo del cuore, per irradiare su tutti e su tutto il suo amore misericordioso”.

 

Poi spiega che “il Rosario non si contrappone alla meditazione della Parola di Dio e alla preghiera liturgica; rappresenta anzi un naturale e ideale complemento, in particolare come preparazione e come ringraziamento alla celebrazione eucaristica”. Il Cristo incontrato nel Vangelo e nel Sacramento – aggiunge – lo contempliamo con Maria grazie ai misteri del Rosario; alla scuola di Maria, impariamo a conformarci a suo Figlio e ad annunciarlo con la nostra stessa vita.

 

E quando Benedetto XVI afferma che è “doveroso” ricordare Giovanni Paolo II nell’anniversario dell’elezione aggiunge che è anche “dolce” farlo nell’ora dell’Angelus a lui tanto cara.

 

Al momento dei saluti, poi, dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ricordando che domani è la Giornata mondiale del rifiuto della miseria, invita “le autorità civili e i governanti ad ascoltare il grido dei poveri  e a intensificare le azioni nella lotta contro la miseria”:

 

“LA MISERE EST UN FLEAU CONTRE LEQUEL L’HUMANITE DOIT ...”

La miseria è un flagello contro il quale l’umanità deve lottare senza interruzione. Noi siamo chiamati a una solidarietà sempre più grande, perché nessuno sia escluso dalla società. 

 

Torna la raccomandazione per la preghiera mariana e per l’Eucaristia nel saluto in particolare in francese ai giovani del collegio Saint-Louis du Mans; in spagnolo a un gruppo della Armada espanola e ai fedeli della Parrocchia Santa Maria de Mahon. Nelle parole rivolte ai pellegrini polacchi c’è l’invito a rinnovare l’impegno a raccogliere l’insegnamento del papa polacco. In italiano, un pensiero  particolare ai gruppi parrocchiali di Turri di Montegrotto Terme, Piubega, Empoli, Tursi, Epitaffio-Benevento e Lapìo, come pure di San Domenico di Guzman alla Cinquina in Roma; alll’UNITALSI della Diocesi di Fiesole, al Coro “Orizzonti Missionari” di Rosaro ed Erbezzo, agli alunni della scuola “Santa Dorotea” di Montecchio Emilia e alla compagnia “Teatro Veneto Città di Este”.

           

“A tutti l’augurio di una buona domenica”.

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DOPO L’ANGELUS BENEDETTO XVI, IN UNA CERIMONIA PRIVATA,

HA CONSEGNATO IL PREMIO “GIOVANNI PAOLO II” PER I DIRITTI UMANI

AL VESCOVO AUSILIARE DI PRAGA MONS. VACLAV MALY

E AL PROF. STEFAN WILKANOWICZ DI CRACOVIA

- A cura di Fausta Speranza -

 

Ai premiati, sincere congratulazioni, a tutti, la benedizione di cuore: Benedetto XVI dopo l’Angelus ha incontrato la delegazione dell’Istituto per i Diritti dell’Uomo di Auschwitz, per il Premio Giovanni Paolo II. In cerimonia privata ha consegnato il premio al vescovo ausiliare di Praga, mons. Vaclav Maly, e al prof. Stefan Wilkanowicz di Cracovia. Lo scopo di questo riconoscimento, che viene assegnato ogni anno dall’Istituto per i Diritti umani di Oswiecim (Auschwitz), è quello di ricordare e diffondere lo storico messaggio di pace lanciato da Giovanni Paolo II il 7 giugno 1979, nel campo di concentramento di Auschwitz. Alla cerimonia hanno partecipato gli ideatori del premio istituito nel 2003, il cardinale Franciszek Macharski, successore di Wojtyla come arcivescovo di Cracovia, e l’ambasciatrice polacca presso la Santa Sede, Hanna Suchocka. Il premio viene assegnato a chi si è fatto portavoce con la propria testimonianza di vita e di azione, della filosofia di Giovanni Paolo II sui diritti umani. Durante il suo primo viaggio in Polonia, Papa Wojtyla rese omaggio alle vittime del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, sottolineando il profondo significato storico di quel posto. Nel suo messaggio, inoltre, ricordò l’importanza dei diritti umani che costituiscono la base della nostra civiltà. 

 

 

DEL PONTIFICATO DI KAROL WOJTYLA, DELLA SUA EREDITÀ E DI RICORDI PERSONALI

PARLA BENEDETTO XVI NELL’INTERVISTA RILASCIATA IN ITALIANO

ALLA TELEVISIONE POLACCA, IN ONDA QUESTA SERA ALLE 20.10.

SUBITO DOPO SARA’ SUL SITO DELLA RADIO VATICANA

 

Proprio dei punti più significativi del Pontificato di Karol Wojtyla e della sua eredità per la Chiesa futura parla con semplicità e profondità Benedetto XVI nell’intervista rilasciata in italiano alla Televisione Polacca (TVP) che andrà in onda questa sera alle 20.10. L’occasione è la “Giornata del Papa” che da cinque anni viene celebrata in Polonia nel giorno dell’elezione di Giovanni Paolo II.  L’intervista sarà trasmessa dalla nostra emittente a partire dal Radiogiornale delle 21.00 di oggi ma già da mezz’ora prima la trascrizione integrale sarà disponibile sul sito www.radiovaticana.va.

 

 

27 ANNI FA, L’ELEZIONE DEL PAPA VENUTO DA LONTANO

 

27 anni fa, il 16 ottobre del 1978, veniva eletto al Soglio Pontificio il cardinale Karol Wojtyla. Riviviamo quel giorno con l’annuncio del cardinale Pericle Felici alle 18.45 e, mezz’ora dopo alle 19.15, il primo saluto ai fedeli di Giovanni Paolo II dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana. Il servizio è di Sergio Centofanti.

 

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“Annuntio vobis gaudium magnum. Habemus Papam ...”

 

“Carissimi fratelli e sorelle, siamo ancora tutti addolorati dopo la morte del nostro amatissimo Papa Giovanni Paolo I. Ed ecco che gli eminentissimi cardinali hanno chiamato un nuovo vescovo di Roma. Lo hanno chiamato da un Paese lontano ... lontano, ma sempre così vicino per la comunione nella fede e nella tradizione cristiana” …

 

“Non so se posso bene spiegarmi nella vostra ... nostra lingua italiana. Se mi sbaglio, mi corrigerete”.

 

Già nel primo saluto di Giovanni Paolo II si può dire ci sia l’impronta di tutto il Pontificato. “Se mi sbaglio mi correggerete”: è la correzione fraterna. Chi ascolta Dio, ascolta i fratelli e si lascia cambiare, con cuore aperto. Papa Wojtyla ha fatto un passo in più: ha voluto fare suoi gli sbagli di tanti figli della Chiesa lungo i secoli. E ha chiesto perdono. Un gesto spesso mal compreso. Perché quel perdono, quel farsi carico dei peccati altrui, in Dio è il mistero della Divina Misericordia. Il cuore della fede cristiana. “Misericordia e verità s’incontreranno”, canta il Salmo. Cristo, tradito e crocifisso, è Verità che continua a cercare la pecorella smarrita: e tanto più il mondo non ha il coraggio di pronunciare questa parola – scriverà Giovanni Paolo II – tanto più bisogna che la Chiesa la proclami: la misericordia è quell’amore “più potente del peccato e di ogni male”, capace di sollevare l’uomo dalle sue “abissali cadute”. Ma ci vuole coraggio. Anche Benedetto XVI nell’omelia di inizio Pontificato aveva chiesto di pregare per lui perché “non fugga, per paura davanti ai lupi”. Ancora Giovanni Paolo II:

 

“Ho avuto paura nel ricevere questa nomina, ma l’ho fatto nello spirito dell’ubbidienza verso Nostro Signore Gesù Cristo e nella fiducia totale verso la sua Madre, la Madonna Santissima”.

 

Giovanni Paolo II – ha affermato l’8 aprile scorso durante le esequie l’allora cardinal Ratzinger – “ha trovato il riflesso più puro della misericordia di Dio nella Madre di Dio” che aiuta l’umanità a camminare verso Cristo, sorgente di felicità:

 

“Mi presento a voi tutti, per confessare la nostra fede comune, la nostra speranza, la nostra fiducia nella Madre di Cristo e della Chiesa, e anche per incominciare di nuovo su questa strada della storia e della Chiesa, con l’aiuto di Dio e con l’aiuto degli uomini”.

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IN POLONIA PER LA “GIORNATA DEL PAPA” LE INIZIATIVE SONO COMINCIATE

GIÀ DA VENERDÌ: CONCERTI, RADUNI DI PREGHIERA, DIBATTITI IN DIVERSE CITTÀ

- Con noi, padre Andrzej Koprowski -

 

In Polonia, per la “Giornata del Papa” le iniziative sono cominciate già da venerdì: concerti, raduni di preghiera, dibattiti in diverse città. Occasioni che coinvolgono in larga parte anche i media del Paese e che sono legate alla Fondazione “Opera del Nuovo Millennio” della Conferenza episcopale polacca. La Fondazione, nata in seguito alla visita pastorale di Giovanni Paolo II in Polonia nel 1999, ha lo scopo di incoraggiare e dare supporto ad attività sociali, prima di tutto nel campo dell’educazione e della cultura. Altra finalità è un programma di Borse di studio per i giovani dotati, provenienti da famiglie povere o dalle regioni rurali e da piccole cittadine, che concretamente non hanno le possibilità di accedere alle scuole medie e superiori. Ma a proposito della “Giornata del Papa”,     ascoltiamo quanto ci dice padre Andrzej Koprowski, vicedirettore dei Programmi della nostra emittente, che in questi giorni si trova in Polonia:

 

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Ogni anno l’avvenimento è centrato su uno degli aspetti fondamentali dell’insegnamento di Giovanni Paolo II. Quest’anno: Giovanni Paolo II protettore della verità. Il tema abbraccia sempre i problemi del mondo, della vita e della società. Riflette lo sforzo del magistero pontificio di conquistare una cittadinanza nel quadro della vita pubblica, rompendo l’assedio di una emarginazione dalla sacrestia, di poter portare il fermento spirituale del cristianesimo nella vita della società. Quest’anno il problema della verità è centrato sul bisogno della verità nella vita pubblica, nella vita sociale. Un altro segno caratteristico della Giornata papale 2005 è la presenza del nuovo Papa, Benedetto XVI, nei diversi avvenimenti della giornata, perchè ‘giornata papale’ e non solo giornata di Giovanni Paolo II. Siamo nella tappa successiva del cammino della Chiesa.

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IERI POMERIGGIO, IN PIAZZA SAN PIETRO, L’INCONTRO DEL PAPA

CON I BAMBINI DI ROMA E DEL LAZIO CHE HANNO FATTO LA PRIMA COMUNIONE

IN QUEST’ANNO DEDICATO ALL’EUCARISTIA

 

Incontrare Gesù nell’Eucaristia è stringere un’amicizia con Cristo e lasciarsi condurre da Lui per tutta la vita. Ha voluto insegnare questo Benedetto XVI ai bambini che hanno ricevuto o che stanno per ricevere la Prima Comunione, incontrati ieri pomeriggio a piazza San Pietro. Oltre 150.000 le persone che hanno preso parte al momento di festa, catechesi e preghiera con il Papa. Presenti i bambini delle parrocchie di Roma, del Lazio, di diverse diocesi d’Italia e di alcuni Paesi europei, come la Spagna e la Francia. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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(musica)

 

I protagonisti sono stati loro: i bambini. Sventolando foulard bianchi, hanno cantato e pregato per far festa, insieme al Papa, intorno a Gesù Eucaristia. Hanno atteso Benedetto XVI con il cuore colmo di gioia.

 

D. – Sei contento di essere qui?

 

R. – Sì! Perché incontriamo il Papa!

 

D. – Quando arriverà, che cosa farai?

 

R. – Cercherò di applaudire e di guardarlo bene.

 

D. – Tu lo ascolti spesso, il Papa?

 

R. – Abbastanza.

 

R. – Sì, in televisione, sì.

 

D. – Che cosa pensi di lui?

 

R. – Che è molto bravo, come Papa. Se lo meritava, di essere scelto lui!

 

R. – E’ una bella persona!

 

R. – E’ buono ... però, mi è molto dispiaciuto che è morto Papa Giovanni Paolo II!

 

D. – Ma adesso, con questo nuovo?

 

R. – Mi trovo abbastanza bene!

 

D. – Che cosa ricordi della tua prima comunione?

 

R. – Ricordo il momento in cui Gesù è entrato nel nostro cuore.

 

D. – Chi è per te, Gesù?

 

R. – Il Re del mondo!

 

R. – E’ il mio Dio!

 

R. – Tipo un padre grandissimo, per noi!

 

R. – E’ la persona che ci ha salvati!

 

D. – Tu farai la prima comunione, quest’anno: che cosa ti aspetti dall’incontro con Gesù?

 

R. – Mi aspetto che diventerà mio amico, mio fratello ...

 

D. – Qual è la tua attività preferita, in parrocchia?

 

R. – Essere al servizio di tutti!

 

(musica)

 

Accompagnato da questo inno, il Santo Padre ha varcato l’Arco delle Campane e a bordo della papamobile ha percorso piazza San Pietro salutando fanciulli, genitori, catechisti, parroci e religiosi. Alcuni bambini hanno rivolto delle domande al Papa. E Benedetto XVI ha risposto a braccio con la loro stessa spontaneità.

 

“Devo confessarmi tutte le volte che faccio la comunione, anche quando ho fatto gli stessi peccati? Perché mi accorgo che sono sempre quelli ...

 

(Il Papa ride) Necessario è soltanto nel caso che tu abbia commesso un peccato realmente grave, offeso profondamente Gesù, così che l’amicizia è distrutta. E’ vero: di solito i nostri peccati sono sempre gli stessi; ma facciamo pulizia della nostra casa, della nostra camera, almeno una volta alla settimana, per ricominciare”.

 

Andare a Messa è nutrirsi della comunione con Gesù di cui abbiamo bisogno nella vita di tutti giorni. Come il pane della mensa è simbolo del nutrimento materiale di cui l’uomo necessita, così Cristo è Pane della vita perché cibo per lo spirito e per l’anima. Attraverso l’Eucaristia l’uomo può raggiungere la sua pienezza, ha detto Benedetto XVI.

 

E prima di cominciare l’adorazione eucaristica con i fanciulli il Papa ha spiegato loro che adorazione è:

 

“Riconoscere che Gesù è il mio Signore, che Gesù mi mostra la vita da prendere”.

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DOMANI POMERIGGIO ALLE 17.00 IL PAPA E I PADRI SINODALI

PARTECIPERANNO ALL’ADORAZIONE EUCARISTICA NELLA BASILICA VATICANA.

L’INVITO E’ ESTESO A TUTTI I FEDELI

- Intervista con mons. Francesco Cacucci -

 

Domani il Sinodo sull’Eucaristia inizia la sua ultima settimana di lavori. Domenica prossima si svolgerà la solenne celebrazione di chiusura presieduta da Benedetto XVI. Domani pomeriggio alle 17.00 il Papa e i Padri sinodali parteciperanno all’adorazione eucaristica nella Basilica di San Pietro: sono previsti canti, preghiere, momenti di silenzio e letture della Sacra Scrittura sul mistero eucaristico. Tutti i fedeli sono invitati, perché dalla contemplazione del Santissimo Sacramento nasce una nuova vita. E in questi giorni al Sinodo si è parlato spesso del rapporto tra Eucaristia e testimonianza cristiana e della necessità di unire la fede con la vita concreta di tutti i giorni.  Giovanni Peduto ne ha parlato con l’arcivescovo di Bari, mons. Francesco Cacucci:

 

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R. – Spesso si lamenta questa difficoltà di vivere l’unità tra la fede e la vita: soprattutto nella nostra realtà pastorale italiana, si coglie questo bisogno. Si dimentica però che non si può creare questa sintesi tra fede e vita, se si dimentica il culmine e la fonte della vita della Chiesa, che è la liturgia, in specie la celebrazione dell’Eucaristia. Non si può, cioè, collegare la fede e la vita se non si vive la dimensione della grazia dei Sacramenti: l’impegno morale nella vita è una conseguenza. Tutto questo trova la sua realtà più completa nel giorno del Signore, che è la domenica. Se non ci limitiamo a vivere la domenica come una sorta di grande rappresentazione, e se invece offriamo l’occasione per vivere la domenica come giorno nel quale riprendiamo il rapporto con noi stessi, con gli altri, con Dio, ci lasciamo guardare da Dio e riusciamo a guardarci reciprocamente, allora io credo che la nostalgia di Dio e di questo giorno sarà più vivo nella società di oggi.

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 ottobre 2005

 

all’indomani del referendum sulla costituzione in iraq

cresce l’attesa per i primi risultati.

C’è Soddisfazione per l’Elevata affluenza alle urne

E per i limitati episodi di violenza

- Con noi, Luigi Cocilovo -

 

        

In Iraq continua lo spoglio delle schede e cresce l’attesa per i primi risultati provvisori del referendum sulla nuova Costituzione, che potrebbero essere resi noti già in serata. Secondo i primi dati forniti ieri dalla Commissione elettorale, alle 6mila urne aperte si sono recati 10 milioni di iracheni su 15 milioni e mezzo di aventi diritto. Affluenza intorno al 61%, dunque, con punte del 66% in sette delle 18 province a maggioranza sunnita. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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Dovrebbe essere completato entro due giorni il primo conteggio dei voti, mentre per il risultato ufficiale bisogna attendere il 24 ottobre. Intanto si moltiplicano le reazioni internazionali. “Un duro colpo ai terroristi”. È il commento del presidente americano, Bush, che nel consueto discorso radiofonico, ha definito il voto iracheno “un passo avanti nella marcia verso la democrazia”. Probabilmente ha vinto il ‘sì’, secondo il Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice. Un esito questo che potrebbe ridurre le operazioni violente della resistenza nel Paese. Per la Rice, a Londra per una breve visita, un Iraq democratico contribuirà alla pace in Medio Oriente e a porre fine alla “ideologia estremista dell’odio”. L’ONU, dal canto suo, definisce ‘incredibilmente pacifica’, la giornata di ieri e per il capo della missione delle Nazioni Unite in Iraq, Carina Perelli, “se il trasporto delle schede andrà bene, alcuni risultati potrebbero conoscersi già in serata”. La bozza di Costituzione prevede l’istituzione di uno Stato federale rinviando al futuro Parlamento il compito di fissare i meccanismi. In base alle norme elettorali, se due terzi dei votanti avessero votato ‘no’ in almeno tre province su 18, la nuova Costituzione verrebbe automaticamente bocciata, e gli iracheni chiamati nuovamente alle urne il prossimo 15 dicembre. Questa volta, per eleggere un’'a'one elettorale.azioni.iper i risultati fufficiali si dovrà attendere altra Assemblea costituente, invece che un Parlamento nella piena interezza dei suoi poteri. 

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Tra quanti hanno espresso soddisfazione per questa giornata, il commissario per le relazioni esterne dell’Unione Europea, signora Benita Ferrero Waldner, ha affermato che è stata una “grande giornata” per la democrazia in Iraq. “Questo voto – ha sottolineato – rappresenta un passo importante verso un futuro nel quale le differenze politiche saranno risolte attraverso il dialogo democratico e non attraverso la violenza”. Nell’Intervista di Fausta Speranza, il vice presidente del Parlamento Europeo, Luigi Cocilovo:

 

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R. – E’ sicuramente una giornata importante, una giornata che segna, come tutte le giornate che registrano la testimonianza, anche se in condizioni complesse, ancora difficili e in qualche modo “assediate”, di partecipazione democratica, di avanzamento di un processo che ci auguriamo possa davvero essere irreversibile. Questo non può cancellare le contraddizioni che permangono e non può neanche cancellare – come dire – l’esigenza per l’Europa di non limitarsi a essere osservatore attento di questi percorsi, ma di tornare, anche se con ritardo, a giocare un ruolo più unitario, più decisivo anche su questo scenario.

 

D. – Che cosa dovrebbe fare?

 

R. – L’Europa dovrebbe, a partire dalle condizioni più critiche, come quella, appunto, irachena, testimoniare la capacità di venire a capo delle divisioni che ci sono state e che hanno sostanzialmente in qualche misura cancellato il ruolo dell’Europa in quanto tale. E dovrebbe dunque avviare davvero una seconda fase, legata anche al disimpegno della presenza militare e poi anche ad una presenza più impegnativa sulle politiche di cooperazione e di sviluppo per frenare i processi di minaccia terroristica che ancora esistono!

 

D. – Questo è quello che l’Europa pensa che debba fare anche la comunità internazionale in generale?

 

R. – C’è da lavorare anche per una presenza e un sostegno alla organizzazione istituzionale del Paese, in termini militari e di forze dell’ordine pubblico. Questa presenza credo che si imponga ancora sotto l’egida dell’ONU, ma in termini chiaramente di discontinuità rispetto a quello che c’è stato. Il presupposto è un disimpegno da parte delle organizzazioni militari degli eserciti nazionali che non si può assolutamente dire che abbiano effettivamente operato sotto l’egida dell’ONU!

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IN DARFUR SITUAZIONE TUTT’ALTRO CHE STABILIZZATA:

IN SETTIMANA RAPITI PER ALCUNI GIORNI 18 RAPPRESENTANTI DELL’UA.

LA TESTIMONIANZA DI VITTORIO SCELSO, INVIATO DELLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO

 

E’ tornata in primo piano la questione del Darfur, la regione occidentale del Sudan dove la situazione è tutt’altro che stabilizzata. Nei giorni scorsi sono stati rapiti, e rilasciati solo dopo alcuni giorni, 18 rappresentanti dell’Unione Africana. A sequestrarli, sul confine tra Sudan e Ciad, sono stati dissidenti della formazione ribelle ‘Movimento per la Giustizia e l’Eguaglianza’ (JEM), il gruppo che con il ‘Movimento per la liberazione del Sudan’ (SLM) capeggia la ribellione nel Darfur contro il governo di Khartoum. Dunque, mentre c’è tutta la positività della recente pace ritrovata in Sudan dopo anni e anni di guerra civile tra nord e sud, resta la preoccupazione per il Darfur. Per gli accordi di pace, così come per i tentativi oggi di mediare tra ribelli e governo di Khartoum, è evidente il significativo contributo della Comunità di Sant’Egidio. Della situazione attuale, dunque, Fausta Speranza ha parlato con Vittorio Scelso, tra gli inviati della Comunità in Sudan:

 

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R. – Inannzitutto, bisogna dire che sta succedendo che l’accordo di pace tra il Sud Sudan e Khartum sta venendo implementato, e la formazione del nuovo governo di unità nazionale di qualche settimana fa è proprio il sigillo sulla pace che è stata firmata a gennaio, la pace dopo così tanti anni di guerra, dopo quasi vent’anni di guerra, diciamo che la formazione del nuovo governo è proprio la conclusione del processo di pace, il sigillo. E significa che il processo di pace non solo ha funzionato, ma è riuscito a superare le terribili difficoltà che ci sono state dopo la morte del leader carismatico dello SPLA del Sud Sudan, John Garang, quest’estate.

 

D. – Ricordiamo in questo momento chi sono gli attori di questo dramma in Darfur, cioè chi sono le parti coinvolte?

 

R. – Bisogna fare attenzione a sottolineare, perché alcune volte si fa confusione tra la situazione nel Sud Sudan che, come dicevo, è una situazione che è giunta ad una pacificazione, e quello che sta succedendo in Darfur, nell’Ovest del Sudan, lungo il confine con il Ciad, e dove due movimenti armati dal febbraio del 2003 hanno iniziato una lotta armata contro il governo centrale chiedendo maggiori diritti per le popolazioni Fur, Zagaou e Massalit del Darfur. Si tratta di due movimenti armati che si chiamano “Sudan Liberation Army  - SLA – e “JEM”, “Justice and Equality Movement” che appunto dal 2003 combattono per il riconoscimento dei diritti delle popolazioni del Darfur.

 

D. – In tutto questo, la comunità internazionale che cosa ha fatto e che cosa fa, secondo lei?

 

R. – Direi che lo sforzo più importante è quello in atto ad Abuja, nella capitale nigeriana, da parte dell’Unione Africana, che ha convocato le parti, ovvero il governo di Khartum ed i due movimenti, il JEM e lo SLA, per trattative di pace. In questo momento, le trattative di pace sono in corso ad Abuja; io sono stato lì per alcune settimane, a partire dal 15 settembre quando le parti, dopo una pausa, si sono ri-incontrate, e devo dire che, purtroppo, in una situazione piuttosto difficile nel senso che le violenze di queste settimane stanno rendendo più difficili le trattative.

 

D. – Tra questi episodi di violenza, c’è anche il rapimento di 36 osservatori dell’Unione Africana nei giorni scorsi; poi sono stati rilasciati. Ma che significato ha questo gesto, che sicuramente è un gesto contro il governo di Khartum, ma che colpisce un’entità che si sta prodigando per il Darfur?

 

R. – E’ sicuramente un gesto contro le trattative in corso, ma sono stati rapiti anche gli esponenti di uno dei due movimenti ribelli, che lascia intravedere delle divisioni all’interno dei movimenti stessi. La situazione è complessa, che va analizzata; l’elemento che salta agli occhi è una ripresa, nelle ultime settimane, della violenza.

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“AGRICOLTURA E DIALOGO FRA LE CULTURE”:

TEMA DELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE

- Intervista con Albino Maggio -

 

“L’uomo non deve compromettere imprudentemente l’equilibrio naturale, frutto dell’ordine della creazione, ma deve al contrario badare a trasmettere alle generazioni future una terra in grado di nutrirle”. Queste le parole di Benedetto XVI nel messaggio inviato ieri al direttore generale della Fao, Jacques Diouf, in occasione dell’odierna Giornata mondiale dell’alimentazione che quest’anno ha per tema “Agricoltura e dialogo fra le culture”. Al microfono di Eugenio Bonanata Albino Maggio, ricercatore presso il dipartimento di “Agronomia del Territorio” dell’Università Federico II di Napoli:

 

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R. – L’attività agricola in genere tende a selezionare: selezionare per produttività, per elevata qualità. E selezionare significa coltivare, appunto, piante sempre più simili. E questo cosa significa nel mondo? Significa perdere caratteristiche genetiche importanti, caratteristiche genetiche di valore quali, per esempio, la tolleranza alle malattie, agli stress ambientali ... Ecco perché si parla tanto di ‘biodiversità’ e, soprattutto, di biodiversità da preservare.

 

D. – Cosa si può e si deve fare per preservare la diversità biologica?

 

R. – Innanzitutto, non si può immaginare di fare questo in competizione con il progresso in agricoltura, perché il progresso in agricoltura significa avere varietà più produttive, soddisfare esigenze di più persone al mondo. Ci sono diversi modi che oggi possono contribuire alla difesa della biodiversità. Per esempio: difendere le aree naturali, preservare le banche del germoplasma, cosa che attualmente si fa ma bisognerebbe arricchirle ulteriormente. Adesso si parla tanto di agricoltura “di nicchia”: questo è un altro modo per preservare certe produzioni locali che altrimenti scomparirebbero. Da questo punto di vista, oggi si parla tanto di agricoltura come attività multifunzionale e non si pensa solo all’attività agricola in senso tradizionale. Noi forse dovremmo trarre vantaggio da questa nuova visione dell’agricoltura.

 

D. – La diffusione degli OGM, i prodotti geneticamente modificati, e la diffusione delle biotecnologie in che modo possono migliorare il problema della sicurezza alimentare nel mondo?

 

R. – Siamo tutti d’accordo, credo, che non bisogna demonizzare una innovazione, e io promuovo sempre l’idea di puntare sull’informazione chiara e scientificamente onesta. Quindi, bisogna analizzare effettivamente quali sono i potenziali benefici degli OGM ma, in qualche modo, bisogna contestualizzarli nei diversi ambienti. Forse pochi sottolineano che le biotecnologie possono aumentare la biodiversità invece di diminuirla, come spesso si dice. Con la tecnologia transgenica si possono introdurre, ad esempio, caratteri di resistenza alle malattie nelle specie coltivate, il ché significa preservare le varietà che altrimenti si estinguerebbero perché troppo suscettibili a patologie o ad altre avversità, e potrebbero servire ad aumentare il valore nutritivo degli alimenti, contribuire a ridurre l’impatto ambientale. In questo senso si pensi, ad esempio, all’introduzione di caratteri di tolleranza che contribuirebbero a ridurre il numero di trattamenti in agricoltura. Quindi, in genere, le biotecnologie e gli OGM potrebbero contribuire ad aumentare la sostenibilità dell’attività agricola.

 

D. – Qual è l’impatto di nuove coltivazioni nei Paesi poveri?

 

R. – Non si può pensare di importare tecnologia senza fare in modo che questa si sviluppi nelle zone dove dev’essere applicata. Però, questo non deve far perdere di vista lo scambio proficuo che ci può essere tra Paesi più o meno sviluppati e contesti agricoli più evoluti. Ad esempio, nelle aree dal punto di vista agricolo meno “sfruttate”, ci può essere una biodiversità che potrebbe essere di grande valore per introdurre caratteri persi nel processo di selezione.

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NELLE SALE IN ITALIA L’ULTIMO FILM DI ROBERTO BENIGNI, “LA TIGRE E LA NEVE”:

UNA BELLA STORIA D’AMORE, NELL’IRAQ SCONVOLTO DAI PRIMI BOMBARDAMENTI

 

E’ uscito in Italia, con ben 800 copie, l’ultimo atteso film di Roberto Benigni, “La tigre e la neve”, scritto insieme a Vincenzo Cerami. Con la leggerezza ed il sorriso del vero poeta, il noto attore e regista italiano affronta una bellissima storia d’amore, ambientandola nell’Iraq sconvolto dai primi bombardamenti. Il servizio è di Luca Pellegrini:

 

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Non è soltanto la vita, per Roberto Benigni, ad essere bella. E’ l’amore, ad essere bello. E’ la poesia, ad essere bella. E’ il buon sentimento antico, che ti lega ad una passione, ad una donna, ad un oggetto, ad un ideale superiore, ai valori alti e nobili dell’esistenza umana. E’ di una sincerità disarmante, Roberto Benigni, nel suo ultimo film. E’ di una semplicità che potrebbe essere equivocata da chi superficialmente accosta La tigre e la neve (che rappresentano la forza e il candore di chi davvero ama) aspettandosi da lui solo capolavori.

 

Attilio è un poeta vero, come l’attore che lo interpreta, ed è folle d’amore per Vittoria, interpretata da Nicoletta Braschi. La segue ovunque. La seguirà anche nell’Iraq che inizia ad essere sconvolto spaventosamente da una guerra tanto inutile quanto irresponsabile. A Baghdad Vittoria è in coma. Ma le ragioni dell’amore la salveranno.

 

Se Benigni non rinnega la sua anima di burattinaio, trasformando le situazioni drammatiche in paradossali, si conferma come il più grande burattinaio dello spirito che ha solcato i nostri anni ed i nostri schermi cinematografici. Non finge, come Pinocchio, le sue preoccupazioni, ma le affronta con il sorriso e una parola che si fa sorriso. Gli si perdona qualche sconnessione di regia, ma ben venga e sia lodato chi riesce ad affrontare con tale entusiasmo e coraggio temi forti della nostra attualità senza farsi scalfire od irretire dalla violenza e dal sangue, dall’urlo e dalla volgarità, che tanto oggi imperversano, purtroppo, non solo al cinema. Quando Attilio, sbadato e meraviglioso, affronta i soldati americani, o parla ad un cammello, o sgattaiola tra le bombe lanciate sulla città, o salterella in un campo minato, o prega Allah con l’unica preghiera che conosce, il Padre Nostro, sempre ci dà un’incomparabile lezione di vita, di arte e di fiducia.

 

Tutto gli si perdona a Roberto Benigni, e molto più gli si chiede. E la sua diventa una denuncia lieve, tenerissima e indiscutibile, alzata da chi non ha mai rinnegato le sue origini comiche ed il suo essere un eterno bambino. Sorprende ancora. Ancora diverte. Si fissa nei cuori. Sorvola l’anima.

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CHIESA E SOCIETA’

16 ottobre 2005

 

“SMETTETE DI FAR SOFFRIRE I VOSTRI FRATELLI E LE VOSTRE SORELLE!”:

È L’ACCORATO APPELLO DEL VICARIO EPISCOPALE DI UBUNDU, NELLA REPUBBLICA

DEMOCRATICA DEL CONGO, ALLE MILIZIE IRREGOLARI CHE SPADRONEGGIANO

NELLA ZONA, DEPREDANDO E UCCIDENDO LA POPOLAZIONE CIVILE

 

KINSHASA. = “Smettete, smettete di far soffrire i vostri fratelli e le vostre sorelle!”. Con queste parole, don Jean-Claude Basimbela, vicario episcopale di Ubundu, nell’arcidiocesi di Kisangani, nell’Est della Repubblica Democratica del Congo, si rivolge ai capi delle milizie che spadroneggiano nella zona, depredando e uccidendo la popolazione civile. “Parlo così perché sono cosciente della mia responsabilità di fronte a questa popolazione schiacciata da uomini in uniforme che terrorizzano i nostri villaggi”, afferma il sacerdote all’agenzia congolese, DIA. Don Basimbela descrive i soprusi e le violenze che devono subire gli abitanti del luogo, come “torture e flagellazioni, proibizione di protestare, estorsioni e minacce di morte”. Don Basimbela afferma che gli articoli 187/190 del testo della nuova Costituzione del Paese, che dovrà essere approvata con referendum, vietano, qualificandoli come “reato di alto tradimento”, l’organizzazione di formazioni militari, paramilitari e di milizie private, così come l’addestramento alle armi di gruppi giovanili. Infatti, queste formazioni contribuiscono all’instabilità che l’Est della Repubblica Democratica del Congo vive da anni, scatenando conflitti tra le comunità dei villaggi. Le rivalità, definite “feroci” da don Basimbela, sono alimentate da “mani invisibili che vogliono ad ogni costo trasformare l’Ubundu in un luogo dove la popolazione viene spogliata”. Il sacerdote ricorda infine ai militari dell’esercito regolare, l’unica formazione armata legittima, la missione di “difendere l’integrità del territorio nazionale” e, in tempo di pace, di “partecipare allo sviluppo economico, sociale e culturale, oltre che alla protezione delle persone e dei beni”. (R.M.)

 

 

AL VIA OGGI A ROMA, FINO A MARTEDI’, L’INCONTRO DEI VESCOVI

DI 20 CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA E DEI MEMBRI DEL COMITATO EUROPEO DELL’EDUCAZIONE CATTOLICA, SUL TEMA: “COME LA CHIESA PUÒ SOSTENERE

LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI E DEI ‘LEADER’ NELLE SCUOLE CATTOLICHE”

 

ROMA. = “Come la Chiesa può sostenere la formazione degli insegnanti e dei ‘leader’ nelle scuole cattoliche”: ne discutono da oggi fino a martedì a Roma una trentina di vescovi responsabili per la scuola cattolica di 20 Conferenze episcopali d’Europa, insieme ai membri del Comitato europeo dell’Educazione Cattolica  (CEEC). L’incontro costituisce un’occasione per sensibilizzare i partecipanti sulla vasta diversità delle strutture dell’educazione cattolica in Europa e per condividere nuove esperienze, specialmente nella formazione degli insegnanti. Con questo incontro, le Chiese in Europa intendono dare un chiaro segnale di incoraggiamento e di riconoscimento del lavoro svolto dagli insegnanti, il cui contributo alla vita sociale ed ecclesiale rimane essenziale. (R.M.)

 

 

A 60 ANNI DALLA LIBERAZIONE DI AUSCHWITZ E NELL’ANNIVERSARIO

DELLA DEPORTAZIONE DEGLI EBREI ROMANI, IL 16 OTTOBRE 1943, LA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO ORGANIZZA QUESTA SERA A ROMA UNA MARCIA DAL TITOLO:

“NON C’È FUTURO SENZA MEMORIA”

 

ROMA. = Questa sera alle ore 19.00 una marcia silenziosa, dal titolo “Non c’è futuro senza memoria”, si snoderà lungo le vie di Roma, ripercorrendo a ritroso, da Piazza Santa Maria in Trastevere, il percorso degli ebrei romani deportati dal Ghetto, il 16 ottobre 1943, e condotti nel campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz. Solo un esiguo numero, 16 persone, tra loro una sola donna, Settimia, tornarono alle loro case. A 60 anni dalla liberazione di Auschwitz, la Comunità di Sant’Egidio e la Comunità ebraica di Roma fanno memoria della deportazione avvenuta durante l’occupazione nazista e invitano la città a ricordare. La marcia si concluderà a Largo 16 ottobre 1943, accanto alla Sinagoga, dove prenderanno la parola il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Amos Luzzatto; il cardinale Walter Kasper, presidente della Pontificia commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo, nonché presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani; Leone Paserman, presidente della Comunità ebraica di Roma, Walter Veltroni, sindaco di Roma; Andrea Riccardi della Comunità di Sant'Egidio. In occasione della manifestazione, la Comunità ebraica di Roma aprirà a tutti i partecipanti le porte della Sinagoga e della Mostra sul centenario della Sinagoga stessa fino alle ore 24.00. (R.M.)

 

 

EMERGENZA FAME IN MALAWI:

IL PRESIDENTE MUTHARIKA HA DECRETATO LO STATO DI “CATASTROFE NAZIONALE”

 

LILONGWE. = Il governo del Malawi ha decretato lo stato di “catastrofe nazionale” a causa della grave crisi alimentare che interessa il Paese. In un discorso trasmesso ieri dalla radio nazionale, il presidente malawiano, Bingu wa Mutharika, ha dichiarato “zone disastrate tutti e 28 i distretti del Paese”, lanciando un appello alla comunità internazionale. Secondo le Nazioni Unite, sono almeno 5 milioni le persone la cui sopravvivenza è messa in serio pericolo dalla scarsità alimentare che si registra in Malawi, a causa della recente siccità i cui effetti, secondo gli esperti, si faranno sentire soprattutto tra dicembre e marzo prossimo. Già a maggio, il governo aveva chiesto aiuto alla comunità internazionale per fronteggiare quella che si andava delineando come un’altra annata difficile sul fronte   alimentare. Secondo i dati di maggio, la produzione di cereali ha fatto registrare un calo del 24 per cento. Dichiarando lo stato di “catastrofe nazionale”, Mutharika ha finalmente accolto l’invito dell’opposizione e delle associazioni della società civile. Il Malawi, che per nutrire i propri 11 milioni di cittadini ha bisogno di 2,1 milioni di tonnellate di cibo, quest’anno ha potuto raccogliere solo 1,3 milioni di tonnellate di cereali, a causa della scarsità delle piogge. (R.M.)

 

 

GIRO DI VITE DELLE AUTORITA’ SANITARIE RWANDESI CONTRO IL PARTO IN CASA,

PRINCIPALE CAUSA DELL’AUMENTO, NEL PAESE, DELLA MORTALITA’ DELLE PARTORIENTI DAL 4 AL 7 PER CENTO

 

KIGALI. = Le autorità sanitarie rwandesi hanno annunciato un giro di vite contro il parto in casa, perché considerato uno dei principali fattori che ha determinato l’aumento del tasso di mortalità delle partorienti dal 4 al 7 per cento. Lo riferisce il giornale filogovernativo, New Times, citando il dottor Austin Munire dell’Ospedale universitario centrale di Kigali. Il medico ha spiegato che, nonostante il 90 per cento delle donne in attesa si rechi, nel corso della gravidanza, almeno una volta in una struttura medica per effettuare i necessari controlli, solo il 25 per cento delle partorienti sceglie poi di essere assistita da personale medico specializzato al momento del parto. Secondo il dottor Munire, l’ignoranza, la povertà e la lontananza dai presidi medici porta il 75 per cento delle donne a dare alla luce un figlio da sole o al massimo con l’aiuto di alcuni familiari, aumentando così il rischio di morte. (R.M.)

 

 

IN OCCASIONE DEL 250.MO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL PADRE REDENTORISTA,

SAN GERARDO MAIELLA, SI CHIUDE OGGI L’ANNO GERARDINO,

INAUGURATO IL 5 SETTEMBRE 2004

 

AVELLINO. = Ricorre oggi il 250.mo anniversario della morte, ad Avellino nel 1755, di San Gerardo Maiella, fratello coadiutore redentorista, proclamato santo da San Pio X l’11 dicembre 1904. A 100 anni dalla canonizzazione, la Congregazione del SS. Redentore ha promosso l’Anno Gerardino, inaugurato il 5 settembre 2004, la cui conclusione viene celebrata nella giornata di oggi. Il carisma di San Gerardo e il significato dell’Anno sono stati evidenziati il 6 agosto 2004 da papa Giovanni Paolo II nel messaggio inviato al Superiore generale dei Redentoristi, padre Joseph William Tobin. “Per i peccatori – scrive il compianto Pontefice – Gerardo non risparmiava energie, preghiere, penitenze”. “Il suo amore – continua – non gli permetteva di restare indifferente nei riguardi delle loro scelte e della loro condizione; soprattutto gli stava a cuore che tutti si avvicinassero in maniera fruttuosa al sacramento della Riconciliazione”. Ecco allora l’esortazione di papa Wojtyla ai padri Redentoristi, affinché, anche grazie al contributo dell’Anno Gerardino, operino in modo sempre più deciso per diffondere il “Vangelo della vita”. “Al servizio della vita sia posta la vostra riflessione teologica e morale, sviluppandola, nella fedeltà alla tradizione alfonsiana, proprio a partire dalle situazioni in cui la vita è meno protetta e difesa: è questo il modo concreto per proseguire l’opera di San Gerardo Maiella ed essere testimoni di speranza e costruttori di una nuova umanità”. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

16 ottobre 2005

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

Le operazioni di soccorso ai terremotati del Kashmir incontrano grosse difficoltà a causa delle piogge che da giorni si abbattono sulle aree colpite. Probabilmente proprio a causa del maltempo un elicottero che portava aiuti è precipitato provocando la morte delle 6 persone a bordo. Migliaia di terremotati aspettano i soccorsi. A Bagh, una delle zone maggiormente devastate, i soccorritori non sono stati in grado di dare sufficienti alloggi provvisori e, dalle vicine località di montagna, in molti si riversano sulle città, in cerca di sostegno. Nell’intera regione, dove le vittime sono circa 39mila e i senza tetto 300mila, sono state distribuite 18mila tende mentre ne occorrono 100mila.

 

In India è di almeno 37 morti e 40 feriti il bilancio del naufragio, avvenuto nel fiume  Gange, di un battello che trasportava un centinaio di braccianti agricoli. Una ventina di persone sono riuscite a raggiungere la terraferma a nuoto, tuttavia le squadre di soccorso sono alla ricerca di eventuali superstiti.

 

È di 4 morti e una settantina di feriti il bilancio dell’esplosione di due bombe avvenuta ad Ahvaz, nell’Iran sud occidentale, vicino alla frontiera con   l’Iraq. Secondo fonti locali, gli ordigni erano nascosti in cestini dell’immondizia. Gli attentati sono avvenuti in una strada nella zona centrale della città ricca di petrolio. Ahvaz ad aprile è stata teatro di proteste della popolazione araba, in maggioranza, contro i persiani. A giugno, prima delle elezioni presidenziali, altre otto persone erano state uccise.

 

In Cisgiordania l’esercito israeliano ha arrestato 6 estremisti palestinesi ritenuti implicati in attacchi contro obiettivi israeliani. Il quotidiano israeliano Haaretz ha intanto riferito che l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha chiesto ad Israele di non interferire nei preparativi per le elezioni legislative di gennaio, cercando di impedire la partecipazione di Hamas mediante l’arresto di numerosi suoi esponenti. Una richiesta in questo senso, secondo il giornale, è stata rivolta dal negoziatore palestinese Saeb Erekat al vice premier israeliano Shimon Peres. “Ogni interferenza israeliana, ha detto Erekat, avrà il solo effetto di rafforzare Hamas alle elezioni”.

 

L’ex vice premier iracheno, Tareq Aziz, non testimonierà contro Saddam Hussein, nell’imminente processo che lo vede imputato. Lo ha assicurato l’avvocato di Aziz che ha smentito quanto pubblicato stamane a Londra dal “Sunday Telegraph”, secondo cui Aziz sarebbe disposto a barattare la sua libertà con la sua deposizione come teste d’accusa contro il suo ex presidente.

 

L’Arabia Saudita ha annunciato la creazione di un Consiglio di Sicurezza nazionale guidato dal suo ex ambasciatore a Washington, il principe Bandar Bin Sultan. Il regno saudita, ricco Paese petrolifero, è impegnato in una caccia ai militanti di al Qaeda, autori di una serie di sanguinosi attentati, in particolare contro obiettivi stranieri, dal maggio 2003.

 

Sarà affrontata martedì prossimo, nel vertice europeo dei ministri degli Esteri, l’emergenza per l’influenza aviaria. Il laboratorio veterinario britannico di Weybridge ha accertato che il virus responsabile della morte di alcune anatre in Romania appartiene al ceppo H5N1, lo stesso che in Asia ha ucciso 60 persone e milioni di volatili. L’OMS ha lanciato l’allarme: occorre prepararsi o le conseguenze saranno drammatiche. Il presidente della Commissione Europea, Barroso, ha annunciato provvedimenti molto drastici e radicali. “Abbiamo preso delle misure - ha detto - per impedire l’importazione di prodotti avicoli dalla Romania, come abbiamo fatto per la Turchia”. Intanto anche Oman e Kuwait hanno deciso di vietare le importazioni di volatili e loro derivati da Paesi sospetti di essere a rischio influenza aviaria.

 

In Italia sono in corso le votazioni nei 10 mila seggi allestiti per la scelta del candidato premier del centrosinistra alle elezioni politiche della primavera 2006. Per i risultati ufficiali si dovrà attendere in serata.

 

Il 15esimo Vertice iberoamericano, conclusosi ieri a Salamanca dopo due giorni di  lavori ha istituito una struttura permanente, il Segretariato iberoamericano (SEGIB), da cui si attendono azioni concrete. Secondo il direttore dell’organismo, l’uruguaiano Enrique Iglesias, in questo modo la comunità iberoamericana potrà avere una “voce propria” nei Forum internazionali. La dichiarazione finale del vertice insiste sull’urgenza per l’America latina di “affrontare le sfide della povertà e dall’ineguaglianza”. Buona parte delle discussioni è stata dedicata, inoltre, all’immigrazione e al terrorismo. La Spagna, che si considera interlocutore privilegiato dell’America Latina, offrirà 65 milioni di dollari al Salvador e al Guatemala per fronteggiare le conseguenze dell’uragano Stan. I partecipanti, che si ritroveranno nel 2006 a Montevideo, hanno annunciato inoltre un piano d’azione per eliminare l’analfabetismo tra il 2008 e il 2015. 

 

Una forte scossa sismica di magnitudino 5,1 ha colpito il centro della capitale giapponese Tokyo. Lo riferiscono i media precisando che non c’è allerta tsunami. Secondo le prime informazioni, il sisma non ha fatto né vittime né danni.

 

 

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