RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 288 - Testo della trasmissione di sabato 15 ottobre 2005

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il dramma della fame nel mondo è anche dovuto all’egoismo dell’uomo: così Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale dell’alimentazione che si celebra domani

 

Oggi pomeriggio 100 mila bambini dal Papa in Piazza San Pietro per festeggiare l’Eucaristia

 

Iniziata, alla presenza di Benedetto XVI, la discussione sul messaggio finale del Sinodo sull’Eucaristia. Ai nostri microfoni Bruna Tomasi

 

Domani, nella Giornata del Papa in Polonia, intervista a Benedetto XVI su Giovanni Paolo II: sarà trasmessa in serata, prima dalla TV polacca e poi dalla nostra emittente

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Oggi la Chiesa ricorda Santa Teresa d’Avila: la mistica spagnola riformatrice del Carmelo che invitava a non temere nulla perché “solo Dio basta”: intervista con suor Maria Aurora della Risurrezione

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Pubblicata per la prima volta la traduzione integrale della Bibbia in lingua coreana

 

Dichiarazione dei vescovi del Cile contro la campagna del governo cileno sull’uso generalizzato del preservativo per combattere l’Aids

 

Il virus dell'influenza aviaria individuato in Romania è il pericoloso H5N1

 

Disposto in Amazzonia lo stato di calamità pubblica per una grave siccità

 

Regno Unito: lettera aperta di 9 leader religiosi contro la legalizzazione dell’eutanasia

 

Riapre oggi in Uganda il seminario maggiore di Alokolum

 

24 ORE NEL MONDO:

 Iraq: buona affluenza per il referendum sulla nuova Costituzione. Ma si spara sui seggi

 

Il dopo-terremoto in Pakistan: migliaia di feriti rischiano di morire se i soccorsi tardano

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 ottobre 2005

 

IL DRAMMA DELLA FAME NEL MONDO È ANCHE DOVUTO A SCELTE DELL’UOMO:

COSI’ BENEDETTO XVI

NEL MESSAGGIO PER LA GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE

CHE SI CELEBRA DOMANI NEL 60.MO ANNIVERSARIO

DELL’AGENZIA ONU PER L’ALIMENTAZIONE E L’AGRICOLTURA

 

Il dramma della fame nel mondo è anche dovuto all’uomo, al suo egoismo: è un passaggio forte del messaggio che Benedetto XVI ha inviato al direttore generale della FAO, Jacques Diouf, in occasione della Giornata mondiale dell’ali-enaione che si celebra domani nel 60esimo anniversario della nascita della stessa agenzia delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura. Della riflessione del Papa ci parla nel servizio Fausta Speranza:

 

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Non sono solo situazioni geografiche e climatiche a causare la mancanza di cibo ma anche le scelte egoistiche dell’uomo: il richiamo del Papa è ancora più chiaro quando elenca “carenze nell’organizzazione sociale, rigidità delle strutture economiche troppo spesso votate unicamente al profitto, pratiche contro la vita umana e sistemi ideologici che riducono la persona, privata della sua dignità fondamentale, ad essere solo uno strumento”. Tutti auspicano un “vero sviluppo mondiale”, spiega Benedetto XVI aggiungendo che questo esige però il contrario di quanto avviene: e cioè bisogna “conoscere in modo obiettivo le situazioni umane, discernere le vere cause della miseria e fornire risposte concrete”. E per farlo bisogna avere come priorità “una formazione appropriata delle persone e delle comunità”. Così – ribadisce – saranno messe in opera la libertà autentica e la responsabilità che – ricorda – sono “proprie dell’agire umano”.  

 

Il Papa, guardando al tema scelto per la Giornata dell’Alimentazione 2005: “Agricoltura e dialogo tra le culture”, lo traduce come un invito  a considerare il dialogo uno strumento efficace per creare le condizioni di sicurezza alimentare, nel rispetto della biodiversità. “Il dialogo coniuga gli sforzi di persone e nazioni a servizio del bene comune” e aiuta a vincere le tentazioni di conflitto dovute alla diversità di cultura, etnia, livello di sviluppo. E dunque il Papa parla di progresso tecnico per ricordare che non sarà mai efficace se non trova posto in una prospettiva più vasta in cui l’uomo sta al centro. Ricorda gli obiettivi ambiziosi e complessi che si dà la FAO, sottolineando che la Chiesa cattolica auspica che la sua attività e i suoi sforzi  aiutino un vero dialogo tra le culture e contribuiscano a aumentare la capacità di nutrire la popolazione mondiale, nel rispetto della biodiversità. E il Papa cita l’espressione delle Sacre Scritture “non di solo pane vive l’uomo”, per ribadire che gli obiettivi della FAO possono essere raggiunti se “il rispetto della dignità umana, origine e fine dei diritti fondamentali diventa il criterio che ispira e orienta tutti gli sforzi”. In definitiva il Papa ricorda che “l’essere umano non deve compromettere imprudentemente l’equilibrio naturale, frutto dell’ordine della creazione, ma deve al contrario badare a trasmettere alle generazioni future una terra in grado di nutrirle”.

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OGGI POMERIGGIO 100 MILA BAMBINI DAL PAPA IN PIAZZA SAN PIETRO

PER FESTEGGIARE L’EUCARISTIA

- Intervista con il cardinale Darío Castrillón Hoyos, mons. Mauro Parmeggiani

e la prof.ssa Maria Vittoria Rossi -

 

Grande festa oggi pomeriggio in Piazza San Pietro. 100 mila bambini, che hanno ricevuto la Prima Comunione o si stanno preparando a riceverla, incontrano il Papa per esprimere la gioia per il dono dell’Eucaristia. Benedetto XVI risponderà a braccio alle domande dei piccoli sul Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo. La manifestazione è curata dal Vicariato di Roma e dalla Congregazione per il Clero. La Radio Vaticana trasmetterà in diretta la cronaca dell’evento con commento in italiano sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Il servizio di Dorotea Gambardella:

 

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Una grande festa, trasmessa dalla Radio Vaticana e in diretta televisiva da Raiuno a partire dalle 17.15, con canzoni, coreografie, momenti di riflessione e di catechesi. Catechesi che vedrà il Papa rispondere alle domande dei bambini sull’Eucaristia. Un evento di grande significato il cui tema è, appunto, “L’Eucaristia è nostra festa”. Sentiamo in proposito una riflessione di mons. Mauro Parmeggiani, prelato segretario del Vicariato di Roma:

 

R. – Il tema “L’Eucaristia è nostra festa” vuol dire proprio che la nostra festa viene celebrata con l’Eucaristia, viene riempita di senso con l’Eucaristia, con la Messa domenicale. E poi è nostra festa perché è il segno della presenza di Dio in mezzo a noi, di Dio che in Gesù Cristo si fa vicino all’uomo, che ci invita a cena con Lui e il cibo che ci dà è Lui stesso, la sua misericordia, il suo perdono.

 

Ma in che modo i bambini si preparano alla Prima Comunione? Ci risponde una catechista, la professoressa Maria Vittoria Rossi:

 

R. – Prima di tutto si preoccupano della sofferenza di Gesù, si meravigliano della sofferenza di Gesù. All’inizio, il primo anno, sono abbastanza lontani dall’idea dell’Eucaristia, poi, man mano si avvicinano e alla fine arrivano molto ansiosi, capendo che stanno facendo una cosa molto importante. Quindi, sono timorosi di non essere addirittura in grado di poterla fare.

 

D. – Come far comprendere loro il significato più profondo, reale, del Sacramento dell’Eucaristia?

 

R. – Parlandone con molta sincerità, dando molta importanza a questo grande mistero, a questo ringraziamento continuo che noi dobbiamo fare a questo Dio che ci ha creati e che veramente esiste, che non è una baggianata, e facendo loro pensare che il senso della vita non è soltanto il giocattolo o la macchina di papà che è grande, o la mamma che è bella, ma esiste un senso molto più profondo che è Cristo che si dona a noi.  

 

E proprio a sottolineare l’importanza di questi primi insegnamenti, ascoltiamo al microfono di Giovanni Peduto la testimonianza del cardinale Darío Castrillón Hojos, Prefetto della Congregazione per il Clero:

 

R. – Chi di noi non ricorda la prima Confessione, la prima Comunione. Quando preparo le prediche per la Confessione e la Comunione più di quello che ho imparato alla Gregoriana o in seminario è quello che mi ha detto un prete di cui non ricordo ormai il nome, perché era in un convento di francescani vicino alla mia casa. Quello che lui mi ha detto è quello che io predico. Lo conservo nel cuore. Penso che sia stato un messaggio a portata di cuore di un bambino.

 

Non solo catechesi e preghiera ma, come detto prima, anche momenti di spettacolo. Saranno numerosi, infatti, gli artisti che si esibiranno in Piazza San Pietro. Tra essi, la cantante Ami Stewart:

 

R. – L’emozione è forte, perché questa sarà la prima volta che canto davanti a questo nuovo Papa. Sono doppiamente felice poi di poter cantare insieme ai bambini, un ambiente che a me piace tantissimo. Anch’io mi sento un po’ bambina quando sono in mezzo a loro.

 

(musica)

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INIZIATA, ALLA PRESENZA DI BENEDETTO XVI,

LA DISCUSSIONE SUL MESSAGGIO FINALE DEL SINODO SULL’EUCARISTIA.

IL TESTO VERRA’ EMENDATO E VOTATO AL TERMINE DELLA PROSSIMA SETTIMANA

 

Con la diciottesima plenaria di questa mattina, i lavori del Sinodo sull’Eucaristia sono entrati nella fase di dibattito prima della redazione del Messaggio finale. Questa mattina, il documento è stato presentato al Papa e all’assemblea nella sua veste provvisoria. Subito dopo, è iniziata la discussione dei padri sinodali che, nei prossimi giorni, porterà agli emendamenti e quindi al voto finale dell’assise, previsto per sabato 22 ottobre. Benedetto XVI ha voluto fare ai Padri sinodali il dono speciale di un anello episcopale con impresso un simbolo eucaristico: un pellicano che con il suo sangue nutre i propri piccoli. Sugli spunti emersi in questi dodici giorni di relazioni in Aula, il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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L’Eucaristia come Sacramento centrale della vita cristiana, ma anche la vitalità dell’Eucaristia nei vari Paesi della terra. Sono i due binari principali sui quali il treno del Sinodo ha percorso le sue prime dodici giornate, che hanno visto i 256 padri sinodali riflettere sul Sacramento dell’Ultima Cena tra dottrina e liturgia, riferire di miglioramenti o difficoltà, mettere in guardia dalle derive quando non dagli abusi che travisano il segno e la sostanza dell’Eucaristia, scrutare nel prossimo futuro discutendo delle istanze sollecitate in campo ecumenico o sociale.

 

Il Sinodo ha fin qui permesso di fotografare mondi e mentalità tra i più diversi, resi contigui e mostrati in rapida sequenza – sei minuti a intervento – dalle parole pronunciate in Aula da cardinali, vescovi, superiori e superiore generali di istituti religiosi, teologi, esperti, laici fondatori di movimenti ecclesiali o in rappresentanza di essi. Nel rapporto tra l’immodificabile verità sacramentale del Corpo e Sangue di Cristo e le sue molte attualizzazioni suggerite dall’incul-turazione, tra le luci di una crescita della fede in molte zone estranee o quasi al Vangelo sono emerse pure diverse ombre: si è constatata una generale perdita del senso del sacro, che taglia trasversalmente i continenti e che rende incolore l’esperienza ecclesiale di molti cristiani. Dunque, credendo poco, ci si confessa poco e si dà poco peso alla Comunione. Netto, poi, anche il divario tra ciò che si professa e come si vive. Da alcuni scranni nell’Aula del Sinodo, sono arrivate anche testimonianze difficili, drammatiche, di discriminazione religiosa a danno dei cattolici, di Messe celebrate una volta al mese per mancanza di sacerdoti, di giovani che crescono con convinzioni più deboli rispetto al passato. Uno stato di cose che ha spinto la maggioranza dei padri sinodali a chiedere un rilancio della formazione, della catechesi, della teologia e della pastorale eucaristica, della difesa della libertà di culto laddove è minacciata.

 

A livello mediatico, sono stati soprattutto tre gli argomenti sinodali che hanno stimolato domande, articoli, servizi: la possibilità della Comunione ai divorziati risposati, la questione dei preti sposati, il desiderio – in campo ecumenico – di aprire alla celebrazione eucaristica condivisa con i fratelli separati. Desideri e istanze che ora dovranno essere discusse e amalgamate dai padri sinodali nel Messaggio finale che verrà presentato al Papa.

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A seguito della relazione del segretario generale, il cardinale Angelo Scola, e a conclusione del dibattito in aula, i padri sinodali si sono riuniti negli ultimi giorni in dodici gruppi di lavoro per poi presentare in aula i risultati delle loro discussioni. Ne sono emerse ieri pomeriggio tematiche molto variegate. Ascoltiamo le più ricorrenti nel servizio di Giovanni Peduto:

 

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E' parso bene privilegiare due domande: quella relativa all’educazione alla fede eucaristica e quella relativa all'impegno missionario che i pastori sono chiamati a coltivare attraverso la celebrazione eucaristica. Si è affrontato il tema della domenica, quello del sacerdote, e delle celebrazioni ‘in attesa di sacerdoti’, quello dell’iniziazione cristiana, quello della promozione di una pastorale accogliente in favore di persone che vivono in una situazione matrimoniale irregolare.

 

Circa l'impegno di educare il popolo cristiano alla fede eucaristica sono state espresse sopratutto alcune proposte relative alle domande: ‘chi educa?’, ‘come si educa?’. Quelle relative all’Eucaristia, sorgente di missione, hanno considerato ciò che va profondamente assimilato perché se ne curi la sacralità e la bellezza, hanno indicato alcuni sentieri di educazione missionaria attraverso l’Eucaristia e hanno fatto cenno alle difficoltà presenti nell’oggi. Circa il tema dell’educazione dei fedeli alla centralità della celebrazione eucaristica domenicale, si è espresso il parere di dedicare ampio spazio alla domenica intesa come ' giorno di Cristo' e come 'giorno dell'uomo'. L'urgenza di offrire il dono eucaristico ai fedeli deve spingere a rispondere in maniera concreta, individuando molteplici attenzioni che devono caratterizzare la vita delle comunità. Quanto all'iniziazione cristiana sono state espresse osservazioni circa il rapporto tra Battesimo, Confermazione ed Eucaristia. Si è pure riflettuto sull' esperienza che deve essere proposta a chi accede ai Sacramenti e come dare a tutto questo la forma di un itinerario, e anzi di una mistagogia.

 

Circa la pastorale in favore di coloro che sono in una situazione matrimoniale irregolare, la riflessione ha considerato innanzitutto il tempo che precede il Matrimonio, riferendosi all'educazione dei giovani e ai corsi prematrimoniali, poi la condizione spesso carica di solitudine che si vive all'interno delle famiglie, cogliendo l'urgenza che nelle parrocchie si coltivi molto il contatto diretto con le famiglie, affinché le persone si sentano accolte, si affidino al Signore e compiano dei passi concreti nella luce del Vangelo. E' stato chiesto da taluni che si sposti il segno della pace subito dopo la liturgia della Parola e dare un significato più profondo in senso missionario all' ite missa est' con una più appropriata formulazione. Richieste più o meno simili sono emerse circa il mettere il tabernacolo in un luogo degno della chiesa, che bisogna vigilare sugli abusi eucaristici, che occorre risvegliare il senso del peccato nei fedeli e rivitalizzare il Sacramento della Penitenza per la degna ricezione dell’Eucaristia. Pressoché tutti i dodici gruppi dei Padri sinodali hanno messo il dito sulla penuria di sacerdoti e l'urgenza di una pastorale vocazionale più energica, nonché su una più equa distribuzione di sacerdoti nel mondo.

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Al Sinodo partecipa come uditrice anche un esponente del Movimento dei Focolari, Bruna Tomasi. Giovanni Peduto le ha chiesto come stia vivendo questa esperienza sinodale:

 

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R. – Io mi trovo bene, mi trovo nel mio elemento, a casa. Anche la presenza del Papa che si può dire costante, è per me una gioia enorme. Ma vedo che la stessa gioia è partecipata da tutti coloro che sono vicini a me. Quindi, si sente che c’è un’aria di famiglia, dove tutti questi argomenti che vengono trattati compongono un mosaico che poi dà la realtà misteriosa, infinitamente grande dell’Eucaristia. Ma ogni tassello, ogni piccolo pezzettino di questo mosaico mi sembra preziosissimo. Questa è la mia impressione del Sinodo.

 

D. – Per lei, cos’è l’Eucaristia?

 

R. – Per me, l’Eucaristia è il dono più grande che Gesù ci ha fatto, e forse adesso, con un mondo così secolarizzato, con un mondo che sembra che abbia perso i valori cristiani, forse era necessario ripresentare, ma in una forma entusiasta, l’Eucaristia. Si parla dello stupore: ma tutta la vita cristiana è uno stupore! Ma se c’è un momento in cui lo stupore dev’essere addirittura all’infinito, è quando si contempla l’Eucaristia.

 

D. – Lei cosa si aspetta da questo Sinodo?

 

R. – Io mi aspetto delle indicazioni concrete, pratiche, di vita pastorale, eucaristica, una spinta, un movente nuovo per vivere con più intensità l’Eucaristia e far sì che l’Eucaristia produca i frutti che deve produrre.

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DOMANI, PER “LA GIORNATA DEL PAPA” IN POLONIA, SARA’ TRASMESSA

DALLA TV POLACCA, E SUBITO DOPO DALLA RADIO VATICANA,

L’INTERVISTA A BENEDETTO XVI SU GIOVANNI PAOLO II

 

La profonda amicizia con Giovanni Paolo II, i punti più significativi del Pontificato di Karol Wojtyla e la sua eredità per la Chiesa futura: a parlare con semplicità e profondità di tutto questo, aggiungendo anche ricordi personali, è Benedetto XVI in un’intervista rilasciata in italiano alla Televisione Polacca (TVP). L’occasione è la “Giornata del Papa” che da cinque anni viene celebrata in Polonia il 16 ottobre, giorno dell’elezione di Giovanni Paolo II.  L’intervista sarà trasmessa domani sera alle 20.10 dal primo Canale della Televisione pubblica. La Radio Vaticana, pochi minuti dopo, offrirà la trascrizione integrale sul nostro sito www.radiovaticana.va e nelle traduzioni inglese, francese, tedesca, portoghese e spagnola. L’audio dell’intervista con il Papa sarà disponibile sul sito nostro web  sia come clip on demand che in versione podcast, insieme con un estratto video di circa tre minuti. L’intervista sarà trasmessa dalla nostra emittente a partire dal Radiogiornale delle 21.00 di domani. L’intervista è stata realizzata nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo dal responsabile della Redazione dei programmi Cattolici della Televisione pubblica polacca, p. Andrzej Majewski SJ, che è stato per più di 10 anni a capo della sezione polacca della Radio Vaticana.

 

 

BENEDETTO XVI HA RICEVUTO IL PRESIDENTE DEL CELAM

E ALTRI CARDINALI LATINOAMERICANI, IN VISTA DELLA QUINTA CONFERENZA GENERALE DELL’EPISCOPATO DELL’AMERICA LATINA E DEI CARAIBI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Erano ieri al cospetto di Benedetto XVI alcuni dei cardinali impegnati nella preparazione della quinta Conferenza generale dell’episcopato dell’America Latina e dei Caraibi, in programma a maggio del 2007 con il titolo “Discepoli e missionari di Gesù Cristo perché i nostri popoli abbiano in Lui la vita. Io sono la Via, la Verità e la Vita”.

 

Soffermandosi in compagnia del cardinale Francisco Javier Errázuriz, presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), e dei cardinali Pedro Rubiano Sáenz (Colombia), Claudio Hummes (Brasile) e Jorge Mario Bergoglio (Argentina), il Papa si è interessato sulla preparazione della Conferenza, ha ascoltato i motivi che hanno spinto l’episcopato locale a convocarla, e ha concluso affermando di ritenere il Santuario mariano di Aparecida, in Brasile, il luogo migliore per inaugurare la grande assemblea. I cardinali ricevuti in udienza hanno donato al Pontefice il primo esemplare stampato del documento di partecipazione all’evento.

 

NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo prelato di Chota, in Perú, il padre agostiniano recolletto Fortunato Pablo Urcey, finora priore provinciale della Provincia di “San José”, a Madrid. Padre Pablo Urcey è nato il 13 marzo 1947 a Estollo, diocesi di Calahorra y La Calzada Logroño, in  Spagna. E’ stato ordinato sacerdote il 5 luglio 1971.

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Prelatura territoriale di Huautla, in Messico, presentata da mons. Hermenegildo Ramírez Sánchez, per raggiunti limiti di età.

 

Il Papa ha nominato nuovo vescovo prelato di Huautla  mons. Héctor Luis Morales Sánchez, finora vicario generale della diocesi di Ciudad Valles. Mons. Héctor Luis Morales Sánchez è nato il 12 settembre 1954 a Tamuin, San Luis Potosí. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 17 gennaio 1979.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - Benedetto XVI con i bambini: nell’Anno dell’Eucaristia lo speciale incontro del Papa con i piccoli che durante quest’anno hanno ricevuto la Prima Comunione.

Sempre in prima, 16 ottobre 1978: l’elezione di Giovanni Paolo II, il Grande.

 

Servizio vaticano - Il messaggio del Papa al Direttore generale della FAO in occasione della Giornata mondiale dell’Alimentazione (16 ottobre 2005).

Il resoconto della XVII e XVIII Congregazione generale del Sinodo dei Vescovi.

 

Servizio estero - Iraq: il popolo alle urne per il referendum sulla nuova Costituzione.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “Poeti ... incompresi”.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della legge elettorale.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 ottobre 2005

 

 

OGGI LA CHIESA RICORDA SANTA TERESA D’AVILA: LA MISTICA SPAGNOLA

RIFORMATRICE DEL CARMELO CHE INVITAVA A NON TEMERE NULLA

PERCHE’ “SOLO DIO BASTA”

- Intervista con suor Maria Aurora della Risurrezione -

 

La Chiesa ricorda oggi Santa Teresa d’Avila, la prima donna della storia proclamata, insieme a Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa. I suoi scritti sono considerati una scuola di profonda preghiera per tutta la cristianità. “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi, per chi ha Dio nulla manca, Dio solo basta”: questa sua frase è un incoraggiamento che ogni credente ricorda spesso. Tiziana Campisi ha chiesto a suor Maria Aurora della Risurrezione, monaca carmelitana del Monastero Mater Carmeli di Biella, come vivere questa esortazione:

 

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(musica)

 

R. – Bisogna accostarsi a questa sintesi, a questa indicazione che nella preghiera ci ha lasciato Teresa, con lo spirito di Teresa, cioè Teresa è arrivata a formularla quando – possiamo dire così – si è lasciata turbare, in effetti, cioè lei ha fatto questo cammino di apertura a quello che il Signore le faceva capire, quindi lei non ha avuto paura di guardarsi dentro, di scoprire la propria fragilità, la propria umanità nel positivo e nel negativo. Quindi, quando ha avuto questa capacità di equilibrio, di ritrovare questo equilibrio in se stessa, ha capito che poi il “nulla ti turbi” è perché la nostra umanità è stata assunta dal Verbo Incarnato che è Gesù, che porta il nostro peso. E’ la pista che potremmo attuare, ognuno di noi ...

 

D. – Come vivere questa esortazione di Teresa d’Avila?

 

R. – L’invito che fa Teresa è questo, cioè di ripetere con fiducia questa preghiera, sapendo che il Signore è sempre Lui che fa il primo passo, e lei cerca di trasmettere a tutti noi questo, in qualsiasi stato di vita ci troviamo; questa grande speranza, questa grande fiducia e abbandono nel Signore, sapendo che Lui viene incontro alla nostra debolezza, alla nostra fragilità, e non ci propone degli schemi di vita che sono al di sopra o al di là delle nostre forze, ma con la nostra fragilità, con la nostra debolezza riesce a realizzare quel piano particolare, quel piano unico che ha su ognuno di noi.

 

D. – Teresa strinse una forte amicizia con San Giovanni della Croce, e Giovanni l’ha descritta come una donna di spirito, con la quale dialogare piacevolmente. Ma che donna era, Teresa d’Avila?

 

R. – Secondo me, era una donna normale; lei non ha avuto paura di mostrarsi come era, con i doni che il Signore le aveva dato e anche con i limiti che portava con la sua umanità. Aveva questa presenza forte del Signore accanto a lei e questa percezione di non dover negare la sua umanità. Questa consapevolezza la rendeva molto vera, una donna autentica, una donna di spirito, una donna concreta ...

 

D. – Come fare tesoro, oggi, della santità di Teresa d’Avila?

 

R. – Far tesoro è tornare a questa centralità che lei ha sperimentato, che è mettere la preghiera al centro delle nostre giornate ma in ogni stato di vita, diceva Teresa: è proprio un cuore-a-cuore con Dio.

 

D. – A voi Carmelitane, cosa ha insegnato Santa Teresa d’Avila?

 

R. – Nel nostro tempo, come portare lo spirito di apertura, lo spirito missionario, lo spirito di preghiera, non aver paura di mettersi in discussione e soprattutto, ecco, muoversi verso il centro della nostra vita che è questa umanità di Gesù.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 16 ottobre, 29.ma Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui i farisei, per cogliere in fallo Gesù, gli chiedono se sia lecito o meno pagare il tributo a Cesare. Gesù, conoscendo la loro malizia, si fa mostrare una moneta dove c’è l’immagine dell’Imperatore romano e dice:

 

«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

 

Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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I farisei pongono a Cristo una questione spinosa, cioè il rapporto tra la religione e lo Stato, tra il potere secolare e quello spirituale. Non c’è dubbio che sono furbi, perché questo rapporto, attraverso duemila anni di storia cristiana, rimane una dura pietra di prova. Cristo, prendendo una moneta, domandando di chi sia l’immagine impressa su di essa, sa che diranno: “Di Cesare”, perciò la sua risposta è scontata: “Date a Cesare ciò che è di Cesare”. Ma lui li rimprovera come ipocriti, che non riescono a vedere di chi sia l’immagine impressa in loro. Siccome non danno se stessi a Colui, la cui immagine è impressa in loro, non riescono a riconoscere questa immagine rivelata in tutta la gloria in Cristo. Affidando se stessi come immagini di Dio a Cristo, si risolve il problema del tributo. L’uomo appartiene a Dio, e una parte di ciò che fa può anche offrirla a Cesare, ma non se stesso. Nessun Cesare si può contrapporre a Dio Padre, Creatore.

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CHIESA E SOCIETA’

15 ottobre 2005

 

 

PUBBLICATA PER LA PRIMA VOLTA LA TRADUZIONE INTEGRALE DELLA BIBBIA

IN LINGUA COREANA, CURATA DALLA CHIESA CATTOLICA:

L’OPERA E’ UN PREZIOSO STRUMENTO

 DI EVANGELIZZAZIONE, FRUTTO DI 17 ANNI DI LAVORO

 

SEOUL. = I cattolici coreani hanno finalmente a disposizione l’intera Bibbia nella loro lingua. Ne ha dato notizia il presidente della Conferenza episcopale della Corea, mons. Andreas Choi Chang-mou, nel corso della recente plenaria dei vescovi coreani. “Spero – ha detto il presule – che la vita cristiana dei fedeli sia rinnovata e rivitalizzata da quest’opera, che potrà essere utilizzata per la Lectio divina, per la liturgia, per lo studio e per la preghiera personale”. Il titolo del testo sacro in coreano è “Biblia Sacra”. La sua pubblicazione è stata possibile grazie all’opera di traduzione del sacerdote, Giuseppe Im Seung-pil, morto due anni fa. Il testo è il frutto di un lavoro di revisione durato 17 anni, con la supervisione della Commissione episcopale biblica, presieduta dal vescovo di Andong, mons. John Chrysostom Kwon Hyok-ju. Il criterio fondamentale è stato quello di elaborare una traduzione aderente alla lingua coreana corrente nel rispetto del testo originale. Prima di “Biblia Sacra”, i fedeli coreani avevano a disposizione soltanto una versione a più mani formulata da esperti non solo cattolici. (A.M.)

 

 

“E’ NECESSARIO VALORIZZARE LA BELLEZZA DI UNA SESSUALITÀ MATURA E FEDELE, CONSAPEVOLE DELLA SUA CAPACITÀ DI FORMARE UNA FAMIGLIA E DI ACCOGLIERE

DEI FIGLI CHE SIANO FRUTTO DELL’AMORE”: COSÌ, I VESCOVI DEL CILE,

IN UNA DICHIARAZIONE CONTRO LA CAMPAGNA DEL GOVERNO CILENO

SULL’USO GENERALIZZATO DEL PRESERVATIVO PER COMBATTERE L’AIDS

 

SANTIAGO DEL CILE. = Il dovere delle istituzioni pubbliche “è aiutare la popolazione a condurre una vita sana e degna. E’ necessario valorizzare la bellezza di una sessualità matura e fedele, consapevole della sua capacità di formare una famiglia e di accogliere dei figli che siano frutto dell’amore”. Lo afferma il Comitato permanente della Conferenza episcopale cilena (CEC) che, nella sua dichiarazione “Quale società vogliamo?”, risponde all’intensa campagna di comunicazione avviata dal governo del Paese, tramite il ministero della Salute Pubblica, per promuovere la diffusione massiccia e generalizzata dei profilattici come mezzo per contrastare l’AIDS. La Chiesa, proprio perché riconosce la gravità del problema, propone la ricerca di soluzioni concordi con la dignità umana e nell’ambito di una concezione integrale della persona: “La libertà di opzione è legittima solo quando procura il bene, quando è giusta e rispettosa della dignità umana”, puntualizza la dichiarazione della CEC. Quindi, i vescovi esprimono perplessità circa la campagna del ministero della Salute, innanzitutto perché essa non affronta la causa del problema, ma si limita ai suoi effetti, “raccomandando tecniche e metodi preventivi che presuppongono un atteggiamento permissivo, come i rapporti sessuali senza un sentimento di amore maturo e impegnato nel matrimonio e nella vita familiare”. Di conseguenza, la sessualità viene separata dalla sua dimensione procreativa, dimenticando il dominio di sé stessi e riducendo il problema ad una formula esclusiva: il preservativo. La Chiesa cilena chiude il suo documento affermando con coraggio e chiarezza che “se vogliamo una società veramente sana, dobbiamo trattare gli esseri umani come persone”. “Facendo il contrario – precisano i vescovi – impoveriremo la condizione umana, la cui dignità più profonda è essere immagine e somiglianza di Dio”. (R.M.)

 

IL VIRUS DELL'INFLUENZA AVIARIA INDIVIDUATO IN ROMANIA È IL PERICOLOSO H5N1. STAMANI A BUCAREST, LA CONFERMA UFFICIALE DEL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA, GHEORGHE FLUTUR

- A cura di Giada Aquilino -

 

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BUCAREST. = E’ ormai ufficiale: il virus dell'influenza aviaria individuato in Romania è il pericoloso H5N1. Stamani a Bucarest, il ministro dell’Agricoltura, Gheorghe Flutur, ha confermato la pericolosità dell’agente infettivo. Rafforzate le misure per evitare un’eventuale pandemia, adesso le indagini si spostano anche su possibili nuovi focolai in tutta la Romania. Anche se non c'è alcuna prova del cosiddetto “salto di specie”, che permetterebbe al virus dei polli di trasmettersi poi da persona a persona, in Indonesia è di nuovo allarme per la morte di un uomo sospettato di aver contratto l'influenza aviaria. In Asia, va ricordato, sono una sessantina i decessi causati dal virus a partire dal 2003. Mentre la Turchia ha ampliato i controlli attorno alla zona di Kiziksa, nella parte nordoccidentale del Paese, dove una settimana fa è stato segnalato un focolaio dell’infezione, l’Unione Europea cerca di prevenire qualsiasi eventuale diffusione del morbo. Ieri a Bruxelles, i Venticinque hanno adottato nuovi provvedimenti: rafforzate le misure di sicurezza per gli animali nelle fattorie e negli allevamenti e introdotti sistemi di individuazione rapida del virus nelle zone a rischio. I rappresentanti europei torneranno a incontrarsi martedì prossimo in Lussemburgo e poi ancora il 20 e 21 ottobre in Gran Bretagna.

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DISPOSTO IN AMAZZONIA LO STATO DI CALAMITÀ PUBBLICA PER LA GRAVE SICCITÀ CHE, NELLE ULTIME SETTIMANE, HA PROVOCATO UNA FORTISSIMA

RIDUZIONE DELLA PORTATA DEI FIUMI LOCALI

- A cura di Roberta Moretti -

 

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MANAUS. = Lo Stato brasiliano dell’Amazzonia ha disposto lo stato di calamità pubblica in tutti i suoi 61 municipi, a causa della più grave siccità che ha colpito la regione negli ultimi tre decenni e che, nelle ultime settimane, ha provocato una fortissima riduzione della portata dei fiumi locali. Lo ha reso noto il sottosegretario agli Interni, Josè Melo. La calamità ha seriamente danneggiato almeno 167 mila persone di circa 1.200 località, ormai prive di acqua potabile, medicine e cibi normalmente forniti attraverso le vie fluviali, ora del tutto inutilizzabili. La zona più colpita dall’eccezionale siccità è quella della parte alta dei fiumi Solimoes e Negro e dei loro affluenti. Se però la siccità si prolungherà, tra una o due settimane anche le comunità che vivono a valle si troveranno in difficoltà. Inoltre, il processo di decomposizione dei pesci ha ulteriormente limitato la disponibilità di acqua potabile e la popolazione delle zone sinistrate è stata costretta a scavare buche nel letto dei fiumi in secca per cercare di arrivare alle falde. Le autorità federali di Brasilia hanno disposto l’invio di aiuti di emergenza e le prime 10 mila casse di alimenti di base saranno distribuite dal comando militare dell’Amazzonia alla popolazione di 28 villaggi nella parte interna dello Stato. Altre 30 mila casse saranno invece inviate nella capitale, Manaus, da Brasilia e da Recife, capitale dello Stato orientale del Pernambuco. Inoltre, un aereo dell’aviazione militare brasiliano porterà a Manaus 9 tonnellate di sostanze chimiche per la purificazione dell’acqua, mentre una partita dello stesso peso sta per essere spedita via fiume da Belen, capitale del vicino Stato di Parà. (R.M.)

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LETTERA APERTA DI 9 LEADER RELIGIOSI SUL DIBATTITO IN CORSO NEL REGNO UNITO

 A FAVORE DELLA LEGALIZZAZIONE DELL’EUTANASIA: “IL COSIDDETTO

 ‘DIRITTO A MORIRE’ SI TRASFORMEREBBE INESORABILMENTE IN ‘DOVER MORIRE’”

 

LONDRA. = Con un’iniziativa senza precedenti, 9 leader religiosi, rappresentanti le 6 principali religioni del Regno Unito (cristiani, buddisti, musulmani, ebrei, indù e sikhs), hanno firmato una lettera indirizzata ai membri del Parlamento e della Camera dei Lord, che stanno dibattendo sulla legalizzazione dell’eutanasia nel Paese. Nel testo, viene espressa preoccupazione per una normativa che può “alterare radicalmente la base morale” della società e “minare il valore della vita”. I firmatari, esprimendo la loro convinzione che “ogni vita umana è sacra e degna del maggiore rispetto”, considerano loro dovere puntualizzare alcuni aspetti del dibattito in corso. In primo luogo, affermano che le cure palliative stanno avanzando molto rapidamente nel Paese e, pertanto, “l’argomento che il suicidio assistito o l’eutanasia siano necessari per far fronte alla sofferenza della malattia terminale è falso”. Quindi, elencano una serie di dati riguardanti i problemi sperimentati dai Paesi che hanno legalizzato l’eutanasia, sottolineando che, una volta autorizzata, è praticamente impossibile controllare se la pratica si attenga alla legge o meno. Secondo i leader religiosi, “il suicidio assistito e l’eutanasia cambieranno radicalmente l’aria sociale che respiriamo, danneggiando gravemente il rispetto per la vita”. “L’antico Comitato dei Lord – si legge nel testo – si oppose a realizzare modifiche su questo tema, considerando che le persone vulnerabili avrebbero potuto sentirsi spinte a mettere fine alla loro vita il più presto possibile”. “Il cosiddetto ‘diritto a morire’ – concludono i leader religiosi – si trasformerebbe inesorabilmente in ‘dover morire’ e, potenzialmente, le pressioni economiche e di convenienza dominerebbero le decisioni da prendere”. (R.M.)

 

 

RIAPRE OGGI IN UGANDA IL SEMINARIO MAGGIORE DI ALOKOLUM. L’ISTITUTO

ERA RIMASTO CHIUSO PER DUE ANNI A CAUSA DELLA GUERRA CIVILE

TRA ESERCITO GOVERNATIVO E RIBELLI DELL’ESERCITO DI RESISTENZA DEL SIGNORE

 

ALOKOLUM. = Dopo due anni di chiusura, riapre oggi il Seminario maggiore di Alokolum, nel nord dell’Uganda, regione colpita dalla guerra civile tra esercito governativo e ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (LRA). L’istituto, che conta 150 seminaristi e 14 docenti, era rimasto chiuso a causa dei combattimenti, dopo il trasferimento del corpo docente e degli studenti nel sud del Paese. Durante una recente visita ad Alokolum, mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, diocesi di appartenenza dell’Istituto, ha sottolineato come la riapertura del Seminario rappresenti un simbolo di speranza per il futuro della Chiesa e della pace nella regione. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

15 ottobre 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco ed Eugenio Bonanata -

 

In Iraq sono iniziate, tra violenze e speranze, le operazioni di voto per il referendum sulla bozza della nuova Costituzione: agli attacchi e alle azioni della guerriglia, che hanno provocato la scorsa notte la morte di tre soldati, si sovrappone la volontà del popolo iracheno di proseguire nel percorso democratico tracciato dopo la caduta di Saddam Hussein. La partecipazione è alta e i primi risultati dovrebbero essere comunicati domani. Il nostro servizio:

 

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Lei approva la Costituzione dell’Iraq? Oltre 15 milioni di iracheni sono chiamati a dare una risposta a questa domanda cruciale, ad approvare o respingere il progetto costituzionale che istituisce il federalismo e promuove la svolta democratica in Iraq. I seggi, oltre 6000, sono stati aperti questa mattina tra straordinarie misure di sicurezza. Prima dell’inizio delle operazioni di voto, tre soldati iracheni sono rimasti uccisi per l’esplosione di una bomba nei pressi di Baquba. Baghdad e Bassora sono, inoltre, senza corrente elettrica per un blackout causato da un sabotaggio. Questa mattina due forti esplosioni hanno scosso la capitale e alcuni seggi sono stati attaccati da guerriglieri in diverse zone del Paese. Al momento, non si hanno notizie di vittime. I primi a votare, e ad esprimersi per il ‘sì’, sono stati il presidente Talabani ed il primo ministro Jaafari. Nella Costituzione uno degli articoli più controversi afferma che l’Islam è la religione ufficiale di Stato ed è una fonte principale della legislazione. Commentando questo passo, l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, ha ribadito come non si possa coniugare la democrazia con la legge islamica. Il rischio – ha detto il presule ai nostri microfoni alla vigilia del voto – è quello di creare uno Stato confessionale. Oltre a questo aspetto, l’arcivescovo ha sottolineato poi come il testo della Costituzione sia poco conosciuto dagli iracheni. Mons. Sako ha anche aggiunto che l’avanzamento del processo politico dopo la caduta di Saddam Hussein può promuovere il dialogo e il confronto. La ripartizione delle risorse petrolifere tra tutte le province può garantire inoltre uno sviluppo più equo. Il referendum avrà successo e la Costituzione sarà ratificata se la maggioranza dei votanti opterà per il ‘si’. Se l’esito della consultazione sarà positivo, entro il 15 dicembre si terranno le elezioni politiche per formare un Parlamento con un mandato di 4 anni. Se invece due terzi dei votanti di almeno tre delle 18 province irachene aderirà al fronte del ‘no’, la bozza verrà bocciata. Se vinceranno i “no”, il Parlamento verrà sciolto ed entro il 15 dicembre bisognerà rieleggere un’altra Assemblea.

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Continuano i soccorsi alle popolazioni terremotate del Kashmir, la regione che si estende tra Pakistan e India colpita dal disastroso sisma di sabato scorso. Si cerca ancora di raggiungere i centri montani ancora isolati, ma il previsto arrivo del maltempo rendere le operazioni più difficoltose. Un medico di una squadra di soccorsi britannica ha dichiarato, inoltre, che migliaia di persone colpite dal terremoto sabato scorso rischiano di morire se nei prossimi giorni non arriveranno gli aiuti umanitari. Il bilancio delle vittime, ancora provvisorio, è sempre più drammatico. Il servizio da New Delhi di Maria Grazia Coggiola:

 

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Secondo il portavoce dell’esercito pakistano, il bilancio delle vittime e dei dispersi del terremoto è salito a 38 mila. L’aggiornamento arriva ad una settimana dal sisma che ha devastato la regione himalayana e che ha lasciato un milione di senzatetto. La regione più devastata è la remota ed inaccessibile provincia di frontiera del nord-est e in particolare la città di Balkot, dove hanno perso la vita centinaia di bambini nel crollo di alcune scuole. Il portavoce ha anche detto che il bilancio è destinato a salire. Ci sono ancora molti centri montani non raggiunti dagli aiuti via terra a causa dell’inagibilità delle strade. Purtroppo la pioggia e il maltempo, che si è abbattuto da oggi sulla regione, ha di nuovo costretto a terra la maggior parte degli elicotteri per buona parte della mattinata. Migliaia di persone non hanno ancora un riparo e l’inverno himalayano è ormai alle porte. A Mussafarabad, la capitale del Kashmir indiano, dove è andata distrutta metà degli edifici, i senzatetto hanno cominciato a radunarsi in tendopoli realizzate con materiale di fortuna.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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“Si apre una stagione nuova e non esistono uomini per tutte le stagioni. Questa è la mia opinione e questa opinione ha una conseguenza inevitabile: le mie dimissioni da segretario del partito”. Così Marco Follini ha concluso il suo intervento dinanzi alla direzione dell’UDC chiedendo al presidente del partito di convocare il consiglio nazionale “per tutti gli adempimenti” necessari dopo le sue dimissioni. Il nostro servizio:

 

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L’annuncio è giunto alla fine di un breve discorso. Follini critica la riforma elettorale, approvata alla Camera dal centro destra: “Serviva un’altra legge” e si doveva fare di più per coinvolgere l’opposizione in questo percorso. Poi, insiste sulla necessità di avere le preferenze per consentire agli elettori di “scegliere i candidati e di non subire troppo le indicazioni dei partiti”. Follini afferma di non sentirsi in duello con Berlusconi, al quale comunque ricorda che la politica è passione e non interesse. Follini richiama poi la responsabilità dei tre ministri dell’UDC che “hanno amministrato le loro possibilità di influenza in modo opaco”. Buttiglione risponde: “Trovo ingeneroso questo appunto”. Ma il segretario dimissionario continua: “I troppi sì detti dall’UDC negli anni di governo della CDL determinano un oggettivo rischio di appannamento del nostro partito rispetto alle sue aspettative”. Le dimissioni di Follini sono “un grave danno”, in questo modo l’UDC rischia di apparire “subalterna a Berlusconi”. Sono le parole del presidente della Camera, Casini, rilasciate ieri ancora prima che la decisione di Follini fosse ufficializzata. L’ex leader UDC ha comunque garantito la sua vicinanza al partito cui augura di stare vicino al cuore politico di tanti elettori che “ci hanno chiesto di esserci per cambiare e non di esserci per lasciare le cose come erano”.

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Il programma nucleare iraniano continua a dividere Stati Uniti e Russia. Condoleeza Rice, in visita a Mosca, non è riuscita a convincere il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, della necessità di impedire a Teheran di riprendere le attività di arricchimento dell’uranio. “Tutti i membri del Trattato di non proliferazione nucleare hanno questo diritto”, ha dichiarato Lavrov al termine del colloquio. Dal canto suo, il segretario di Stato americano, ha risposto “che il Trattato di non proliferazione non comporta solo diritti ma anche obblighi”.

 

In Spagna, il vertice dei capi di Stato e di Governo iberoamericani, in corso a Salamanca, ha dato un forte sostegno a Cuba, condannando l’embargo degli Stati Uniti verso il Paese di Fidel Castro. Ad aprire i lavori, ieri, il re Juan Carlos, il premier spagnolo Zapatero e il Segretario Generale dell’ONU, Kofi Annan. Fra gli altri temi in agenda, l’immigrazione e gli aiuti ai Paesi colpiti dall’uragano Stan. Durante il summit, è stato annunciato che il Venezuela sarà da dicembre membro a pieno diritto del Mercosur, il mercato comune del Sud America che comprende Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Lo ha reso noto il ministro degli Esteri uruguaiano, Reinaldo Gargano.

 

La situazione dei diritti umani ad Haiti è “catastrofica”. La denuncia, ieri sera, da parte di Thierry Fagart, esperto francese della Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite nel Paese. “Esecuzioni sommarie, torture, arresti arbitrari vengono commessi dalla polizia haitiana o con la sua connivenza”, ha affermato l’esperto dell’ONU che ha rivolto un appello al governo affinché ponga fine a questa situazione.

 

Un vecchio edificio di tre piani è crollato all’alba nella zona ovest di Barcellona, provocando la morte di almeno 4 immigrati. Secondo i servizi di emergenza, vi sarebbero almeno 3-4 persone intrappolate fra le macerie, tutte marocchine come le vittime. Tre immigrati sono stati salvati. Il crollo è avvenuto mentre la Catalogna e la provincia di Barcellona sono colpite da violenti temporali e inondazioni.

 

Appena rientrato dall’esilio in patria ieri l’ex presidente dell’Ecuador, Lucio Gutierrez è stato arrestato con l’accusa di attentato contro lo Stato. Gutierrez,  eletto con tre milioni di voti nel 2003, era stato costretto a lasciare l’incarico dopo una serie di durissime manifestazioni di piazza. La conseguente destituzione non ha trovato consenso nella comunità internazionale.

 

 

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