RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 287 - Testo della trasmissione di venerdì 14  ottobre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Domani pomeriggio il Papa incontra in San Pietro i bambini della Prima Comunione. Attesi in 100 mila : Benedetto XVI risponderà alle domande dei piccoli sull’Eucaristia. La testimonianza di Elena Duccillo

 

Dal Papa un altro gruppo di presuli di  Etiopia ed Eritrea in visita ad Limina

 

Inizia oggi pomeriggio al Sinodo sull’Eucaristia la discussione sul Messaggio che sarà rivolto al Popolo di Dio: intervista con l’archimandrita  Ignazio Sotiriadis

 

Gli auguri della Chiesa cattolica ai fratelli e alle sorelle musulmani per la fine del Ramadan. Un messaggio all’insegna del dialogo nel ricordo di Giovanni Paolo II: ce ne parla mons. Michael Fitzgerald

 

La vulnerabilità della condizione femminile ancora una costante nel mondo di oggi: la denuncia dell’arcivescovo Migliore all’ONU

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Tra ingenti misure di sicurezza l’Iraq si prepara al referendum di domani sulla nuova Costituzione: ai nostri microfoni mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk

 

Conclusa l’azione delle forze russe a Nalcik contro i ribelli ceceni: un centinaio i morti: il commento di Fulvio Scaglione

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’influenza aviaria preoccupa l’Europa. Martedì prossimo vertice in Lussemburgo

 

Appello alla solidarietà del cardinale Quezada Toruño per le vittime dell’uragano Stan in Guatemala

 

In Cile, approvato in via definitiva un progetto di legge che  proibisce la clonazione umana

 

A Milano, secondo la Caritas ambrosiana, almeno 5 mila persone dormono per  strada

 

Aumenta in Vietnam il traffico degli esseri umani: oltre 9 mila le vittime nell’ultimo anno

 

Continua a crescere in Cina il numero dei morti nelle miniere di carbone

 

Viene inaugurato nel pomeriggio a Roma l’anno accademico della Pontificia Università Antonianum

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuovi scontri e attentati in Kashmir nonostante il tragico terremoto di sabato scorso

 

In Italia approvata la nuova legge elettorale che reintroduce il sistema proporzionale dopo dodici anni di maggioritario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 ottobre 2005

 

 

DOMANI POMERIGGIO IL PAPA INCONTRA IN SAN PIETRO

 I BAMBINI DELLA PRIMA COMUNIONE. ATTESI IN 100 MILA :

 BENEDETTO XVI RISPONDERA’ ALLE DOMANDE DEI PICCOLI SULL’EUCARISTIA

- Ai nostri microfoni Elena Duccillo -

 

Sono attesi circa centomila bambini domani in Piazza San Pietro all’incontro con il Papa. A partire dalle 17 i fanciulli che hanno ricevuto la Prima Comunione vivranno un momento di festa, catechesi e preghiera con Benedetto XVI per conoscere meglio Gesù Eucaristia. La nostra emittente seguirà in diretta l’evento, che sarà trasmesso anche da Rai Uno, a partire dalle 17.15. Sentiamo Tiziana Campisi.

 

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Hanno accolto con gioia l’invito che Benedetto XVI ha rivolto loro il 12 giugno all’Angelus: far scoprire ai loro figli il valore dell’incontro con Cristo nella Messa domenicale, dove l’intera famiglia cristiana è convocata. Il Papa ha espresso il desiderio di trascorrere una grande festa con i bambini che hanno ricevuto la Prima Comunione e i genitori hanno risposto con entusiasmo. Domani in Piazza San Pietro saranno circa centomila i piccoli che grideranno: “La nostra festa è l’Eucaristia”. Per incontrare il Santo Padre, che risponderà a braccio alle loro domande su Gesù Eucaristia, i bambini delle diocesi del Lazio, di tutta Italia – altri arriveranno dall’estero – si sono ritrovati, insieme ai genitori, con i loro catechisti e i loro parroci, riflettendo anche sugli insegnamenti del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. Elena Duccillo, madre di due bambini che domani parteciperanno al raduno, racconta in che modo si è preparata con il marito e i figli:

 

R. - Noi ci siamo preparati all’incontro di domani innanzitutto come famiglia cattolica. Abbiamo sempre educato i nostri figli nella fede. Nostro figlio è un ragazzo disabile che ha fatto la prima comunione quest’anno e si è inserito bene nella vita della parrocchia. Noi abbiamo cercato di fargli capire che il Papa è una persona importante, che è il vicario di Cristo in terra e dirige la Chiesa, e l’abbiamo fatto con parole molto semplici.

 

D. – Quali sono le attese dei vostri figli per la giornata di domani?

 

R. – Loro non hanno grandi aspettative. Sono dei bambini semplici, ai quali piace vivere la fede in modo molto semplice, come del resto la viviamo noi nel quotidiano.

 

D. – Che conoscenza hanno i vostri figli di Gesù Eucaristia?

 

R. – Si sono fatti l’idea che Gesù viene in mezzo a noi e sta nel loro cuore quando fanno la Comunione.

 

D. – Quanto è importante per voi questo incontro?

 

R. – Per noi è importantissimo, perché abbiamo sempre vissuto nella fede questo dono che il Signore ci ha fatto di avere un figlio con disabilità e l’abbiamo sempre vissuta da famiglia cristiana molto unita. Ringraziamo ogni giorno il Signore per questo dono che ci ha fatto. Per noi è un momento molto bello, è un’opportunità per crescere e andiamo con molto entusiasmo a questo incontro. Vogliamo che anche per i nostri figli sia un’esperienza molto bella, che rimanga come ricordo.

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DAL PAPA I VESCOVI DI ETIOPIA ED ERITREA IN VISITA AD LIMINA

 

Stamane il Papa ha ricevuto un altro gruppo di presuli della Conferenza Episcopale di Etiopia ed Eritrea, in visita "ad Limina": per l’Etiopia, il padre salesiano Angelo Moreschi, prefetto apostolico di Gambella, e il padre lazzarista Theodorus van Ruijven, prefetto apostolico di Jimma-Bonga;  per l’Eritrea ha ricevuto mons. Menghisteab Tesfamariam, vescovo di Asmara,  con il vescovo emerito, mons. Zekarias Yohannes, mons. Thomas Osman, vescovo di Barentu, con il vescovo emerito mons. Luca Milesi, e mons. Kidane Yebio, vescovo di Keren.

 

 

INIZIA OGGI POMERIGGIO AL SINODO SULL’EUCARISTIA

 LA DISCUSSIONE SUL MESSAGGIO CHE SARA’ RIVOLTO AL POPOLO DI DIO

- Intervista con l’archimandrita Ignazio Sotiriadis -

 

I lavori del Sinodo sull’Eucaristia sono proseguiti stamane in Vaticano nei Circoli minori, le cui relazioni saranno  presentate oggi pomeriggio in aula durante la 17a  Congregazione Generale. Domani mattina inizia la discussione del Messaggio che i Padri sinodali rivolgeranno al Popolo di Dio. Il Sinodo, lo ricordiamo, si chiuderà domenica 23 ottobre con una solenne concelebrazione eucaristica presieduta da Benedetto XVI. Sta partecipando ai lavori sinodali, come delegato fraterno, anche l’archimandrita Ignazio Sotiriadis, in rappresentanza della Chiesa Ortodossa di Grecia. Giovanni Peduto gli ha chiesto le sue impressioni:

 

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R. – E’ un Sinodo molto importante ed è un Sinodo che mostra la collegialità che esiste nella Chiesa cattolica.

 

D. – Lei nota differenze tra l’Eucaristia cattolica e l’Eucaristia come celebrata dagli ortodossi, da voi? Cosa ha da dirci a tale riguardo?

 

R. – Certamente l’Eucaristia accomuna le due Chiese. La tradizione è comune anche se i riti sono diversi e sono stati diversi anche al tempo della Chiesa unita. Però, non sono meno validi. Comunque avrei alcuni punti da far notare come, per esempio, la necessità di sviluppare la pneumatologia nella teologia, cioè dare l’importanza dovuta alla presenza liturgica dello Spirito Santo nella nostra vita, che può essere trasformata solo con la sua azione vivificante. Poi, credo che bisogna ricuperare il senso dell’ascesi e dell’astinenza materiale, mentale e spirituale; riscoprire e rivalutare il fattore digiuno nella nostra vita spirituale come mezzo educativo pedagogico e come preparazione necessaria prima di accostarsi al sacramento dell’Eucaristia. Poi una cosa molto importante, credo, per la Chiesa in Occidente è ritrovare, ricuperare il senso del sacro, perso purtroppo nell’Occidente cristiano; ricuperare la tradizionale bellezza architettonica delle chiese; insistere sull’importanza del sublime canto gregoriano, molto apprezzato anche in Oriente. Senza chiese belle, costruite con il senso del sacro e arredate con opere suggestive di arte sacra, secondo la tradizione bimillenaria della Chiesa, non si possono celebrare degnamente i sacri misteri.

 

D. – Qual è il suo auspicio per questo Sinodo?

 

R. – Che questo Sinodo porti frutto per tutti i credenti della Chiesa perché credo che la Chiesa cattolica ha dei pastori di alto livello i quali lottano per la vita della Chiesa, per il suo futuro nella società, nell’Europa, nel mondo. Questo momento è per la Chiesa cattolica una grande occasione di intensificare la sua vita spirituale, perché ha come capo un uomo molto spirituale e molto profondo.

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GLI AUGURI DELLA CHIESA CATTOLICA

AI FRATELLI E ALLE SORELLE MUSULMANI PER LA FINE DEL RAMADAN.

UN MESSAGGIO ALL’INSEGNA DEL DIALOGO

 CHE RICORDA GIOVANNI PAOLO II A SEI MESI DALLA MORTE

- Intervista con mons. Michael Fitzgerald -

 

Il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, l’arcivescovo Michael Fitzgerald, ha inviato “ai nostri fratelli e sorelle musulmani” il tradizionale Messaggio per la fine del Ramadan, il mese del digiuno e della purificazione spirituale per il mondo islamico. La fine del Ramadan viene celebrato ai primi di novembre con la festa dell’ Id al-Fitr. Un Messaggio all’insegna del dialogo che riprende quanto detto da Benedetto XVI all’inizio del Pontificato sulla volontà della Chiesa di “continuare a costruire ponti di amicizia con i seguaci di tutte le religioni”. Un testo che ricorda in modo particolare Giovanni Paolo II, a poco più di sei mesi dalla sua scomparsa. Ascoltiamo lo stesso mons. Fitzgerald al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. - Il messaggio di quest’anno prende spunto dal passaggio di Giovanni Paolo II da questa vita alla vita eterna, perché abbiamo visto che questo evento ha colpito tutti. Anche tanti musulmani sono venuti ai funerali e tanti altri ci hanno scritto. E’ stata veramente la perdita di una persona che aveva guadagnato la simpatia del mondo musulmano, in particolare perché Giovanni Paolo II si è sempre opposto all’embargo in Iraq, all’embargo in Libia, e si è sempre espresso contro la guerra, la prima Guerra del Golfo e poi la seconda guerra ... Ha sempre lottato per una soluzione al conflitto tra israeliani e palestinesi ... Dunque, questa testimonianza di Giovanni Paolo II credo sia un esempio. Il titolo del nostro messaggio è: “Continuando sulla via del dialogo” per seguire le orme di Giovanni Paolo II.

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LA VULNERABILITA’ DELLA CONDIZIONE FEMMINILE,

ANCORA UNA COSTANTE NEL MONDO DI OGGI:

LA DENUNCIA DELL’ARCIVESCOVO MIGLIORE ALL’ONU,

CHE E’ INTERVENUTO ANCHE SUL TEMA DELLA LIBERTA’ DI COMUNICAZIONE

E LO SVILUPPO DELLE NUOVE TECNOLOGIE

 

Il ruolo delle donne, ancora fortemente sfavorite nel mondo e l’importanza dell’informazione nella vita di tutte le società democratiche: sono stati i temi di due interventi ieri dell’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, nell’ambito dei lavori dell’Assemblea generale, riunita nel Palazzo di Vetro a New York. Il servizio di Roberta Gisotti

 

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“La vulnerabilità resta una costante” nella condizione femminile, nonostante alcuni positivi avanzamenti nel mondo di oggi: la voce dell’arcivescovo Migliore si è levata per denunciare tutte le forme di violenza contro le donne, inclusa quella domestica e le nocive pratiche tradizionali, che violano i diritti umani e la dignità, e che purtroppo continuano a perpetrarsi anche nelle società odierne. In alcuni Paesi – ha detto il presule – si continuano ad uccidere neonate e a sopprimere i feti femminili. E spesso la donna non viene considerata come una persona con eguali diritti rispetto agli altri, ma come “un oggetto da sfruttare”, e ne è dimostrazione l’incremento del traffico delle donne e delle giovani e le varie forme di prostituzione. Le donne rappresentano inoltre il 60 per cento su 550 milioni di lavoratori poveri, che non guadagnano abbastanza per mantenere se stesse e le loro famiglie. Da qui la necessità – secondo la Santa Sede - di incrementare l’accesso e il controllo delle donne alle risorse produttive e ai capitali. A questo proposito il presule ha citato le esperienze positive di diverse organizzazioni cattoliche che hanno avviato programmi di microcredito alle donne, responsabilizzandole nei progetti, come ad esempio in Cambogia, in Bosnia-Erzegovina e in America Latina. Una volta rafforzato il loro ruolo le donne possono aiutare lo sviluppo e il benessere anche delle loro famiglie.

 

Altro aspetto chiave per l’emancipazione femminile è l’educazione delle bambine e delle ragazze e cosi anche l’’assistenza sanitaria mirata alle specifiche esigenze delle donne. In proposito “la Santa Sede continua a sostenere un approccio olistico alla salute delle donne”, ovvero che non consideri esclusivamente un singolo aspetto della donna ma piuttosto consideri la sua salute in senso ampio e complessivo. E’ chiaro ha concluso il presule che “molto ancora deve essere fatto” per le donne e “si deve sperare che le Nazioni Unite giochino un ruolo importante per realizzare le loro legittime aspirazioni.”

 

Altro tema affrontato dall’Osservatore permanente è stata la libertà di comunicazione, caposaldo di ogni democrazia e istituzione, “un diritto di tutti” che “non dovrebbe dipendere dalla ricchezza, dall’educazione o dal potere politico”. “La libertà di espressione e il diritto all’informazione – ha ricordato il presule – crescono e si sviluppano nelle società dove i principi etici fondamentali della comunicazione non sono compromessi, come la preminenza della verità e il bene dell’individuo, il rispetto della dignità umana e la promozione del bene comune.” Le nuove tecnologie possono inoltre giocare un importante ruolo a vantaggio dei più poveri, ma questi debbono essere anche partecipi, capaci di promuovere il loro punto di vista nelle decisioni che li riguardano. La Santa Sede in particolare raccomanda la necessità di proteggere i più vulnerabili, come bambini e giovani, dall’incremento di contenuti esaltanti violenza, intolleranza e pornografia. “ Forse – ha osservato mons. Migliore – la questione essenziale posta dal progresso tecnologico è se come risultato di esso le persone cresceranno o meno in dignità, responsabilità e tolleranza verso gli altri”. Per questo è necessario sviluppare “la capacità di discernere l’informazioni ricevuta, data l’enorme massa di informazione disponibili. Questo processo può realizzarsi solo se vi è una riconosciuta gerarchia di valori”

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - Russia: oltre cento i morti nel raid a Nalcik compiuto da militanti islamici ceceni. 

 

Servizio vaticano - Il resoconto dei lavori del Sinodo dei Vescovi.

Due pagine dedicate, rispettivamente, all'ingresso in diocesi dell'arcivescovo di Acerenza e del vescovo di Fossano.

 

Servizio estero - Iraq: Kofi Annan definisce il referendum sulla nuova Costituzione il "fulcro" dell'intero processo politico. 

 

Servizio culturale - Un articolo di Claudio Toscani dal titolo "La parola che non comunica": nell'opera di Harold Pinter, Nobel per la Letteratura.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della legge elettorale.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 ottobre 2005

 

 

TRA INGENTI MISURE DI SICUREZZA L’IRAQ SI PREPARA AL REFERENDUM DI DOMANI SULLA NUOVA COSTITUZIONE. CON NOI L’ARCIVESCOVO DI KIRKUK,

MONS. LOUIS SAKO, CHE ILLUSTRA LIMITI E POTENZIALITA’ DEL TESTO COSTITUZIONALE

 

Edifici pubblici chiusi fino a domenica, coprifuoco notturno, divieto di portare armi, controlli rafforzati nei porti e negli aeroporti, divieto di viaggiare. Con queste misure eccezionali, l’Iraq si prepara al referendum di domani per l’approvazione della nuova Costituzione. Nonostante questo dispiegamento di forze, non si fermano le violenze: a Baghdad due agenti sono stati uccisi e sono state attaccate diverse scuole, scelte come seggi elettorali. Sui punti principali della Costituzione ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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La bozza della nuova Costituzione prevede l’istituzione di uno Stato federale rinviando al futuro Parlamento il compito di fissarne i meccanismi. Il testo stabilisce che la l’Islam è una fonte principale di diritto e che le risorse petrolifere devono essere ripartite tra tutte le componenti della società irachena. Sono vietate le organizzazioni razziste, terroristiche e settarie con particolare riferimento al partito Baath del deposto regime. Importante rilievo assumono la libertà di stampa e i diritti di espressione e di partecipazione a organizzazioni e partiti politici. Il 25 per cento dei seggi in Parlamento è riservato alle donne. Nonostante il timore di attacchi e attentati, si attende un’alta partecipazione. A favore della bozza costituzionale sono sciiti e curdi. Contrari i sunniti, secondo i quali il federalismo consegnerebbe il sud agli sciiti e il Nord ai curdi, le due zone ricche di petrolio. Un accordo in extremis è stato tuttavia raggiunto con il Partito islamico, la principale formazione politica sunnita. In cambio di alcune modifiche, da apportare dopo l’eventuale approvazione della Costituzione, il partito sunnita ha invitato i propri elettori a votare “sì”. Dopo il voto di domani, il calendario della definitiva democratizzazione dell’Iraq, fissato dalla risoluzione ONU 1546, prevede la formazione di un Parlamento e di un governo definitivi. Nel 2006, attuati i principi delineati dal Consiglio di Sicurezza, potrebbe delinearsi un disimpegno delle truppe straniere presenti nel Paese.

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Il testo costituzionale, che prevede un modello federale, afferma che l’Iraq è uno Stato indipendente e sovrano con un sistema di governo repubblicano e parlamentare. Su questo passo ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako:

 

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R. – Questo passo non è diverso rispetto a quello della passata Costituzione, perché anche prima l’Iraq era definito una Repubblica. La cosa veramente importante dovrebbe essere il nuovo indirizzo democratico e parlamentare. Il superamento del sistema totalitaristico è l’aspetto nuovo: non c’è più una sola persona che guida l’intero Paese.

 

D. – L’Islam secondo il testo è la religione ufficiale di Stato ed è una fonte principale per la legislazione. Nessuna legge può essere approvata se contraddice i principi fissati dalle regole islamiche. Questo articolo della Costituzione rimane uno di quelli più controversi…

 

R. – Questo articolo costituisce un problema anche per noi cristiani. E’ una contraddizione legare democrazia e legge islamica. Si tratta, infatti, di due cose diverse: o l’Iraq è un Paese democratico o è uno Stato confessionale, dove potrebbe imporsi la legge islamica.

 

D. – Il petrolio è di proprietà di tutto il popolo iracheno. Questo passo della Costituzione costituisce una novità che potrebbe assicurare finalmente uno sviluppo equo in tutto il Paese?

 

R. – Questo è un elemento positivo. Prima, tutto era concentrato nella capitale. Adesso c’è una ripartizione del petrolio tra tutte le comunità. Questo aiuterà certamente le province a svilupparsi.

 

D. – Il principale partito sunnita ha aderito al progetto costituzionale dopo un accordo con sciiti e curdi, che prevede la possibilità di modificare la Costituzione dopo quattro mesi dall’eventuale approvazione. Sunniti, sciiti e curdi stanno trovando un nuovo dialogo?

 

R. – Stanno cercando un nuovo dialogo, ma non c’è nessuna certezza. Nessuno può dire cosa succederà dopo quattro mesi. Non possiamo certo saperlo; niente è sicuro. Per me, come cristiano, sarebbe importante avere la possibilità di fare alcune modifiche per i diritti dei cristiani nel nuovo Iraq. Ci sono tante lacune nella Costituzione. 

 

D. – Eccellenza, secondo lei, quali dovrebbero essere i cambiamenti più urgenti da apportare a questo testo?

 

R. – Per me sarebbe importante eliminare il vincolo giuridico alla religione islamica nel testo. Sarebbe necessario, infatti, creare una società civile basata sui diritti umani, in cui ciascuno sia libero di credere e professare la propria fede: la religione è nella coscienza e nel cuore della persona. Non abbiamo oggi più bisogno di dire che una fede è la religione di Stato e le altre sono tollerate.

 

D. – Gli iracheni conoscono questa Costituzione? Qual è il giudizio su questo testo da parte della comunità cristiana?

 

R. – Quasi tutti non sono contenti. Non c’è stata una campagna di informazione per far conoscere la nuova Costituzione, il testo non è stato distribuito in tutte le città: noi, qui a Kirkuk non l’abbiamo. Io ho trovato il testo su Internet.

 

D. – Eccellenza, il referendum, indipendentemente dal risultato, è comunque un passo verso il futuro democratico del popolo iracheno?

 

R. – Sì, ci sono delle cose positive. Ma si sente anche che questi aspetti positivi e nuovi sono un po’ bloccati dalle spinte conservatrici.

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CONCLUSA L’AZIONE DELLE FORZE RUSSE A NALCIK CONTRO I RIBELLI CECENI:

CENTO I MORTI

- Intervista con Fulvio Scaglione -

 

“Ogni resistenza a Nalcik è stata neutralizzata e tutti gli ostaggi sono liberi”. Lo ha confermato il vice procuratore generale russo, Kolesnikos, a 24 ore dall’attacco sferrato da oltre 100 ribelli ceceni nella capitale della repubblica autonoma della Cabardino-Balkaria. Le autorità di Mosca parlano di un centinaio di morti, tra i quali 12 civili, più di 70 ribelli e una ventina di agenti. Ma cos’è cambiato nella strategia dei militari russi rispetto a quella usata l’anno scorso a Beslan? Risponde Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto di area ex sovietica, raggiunto telefonicamente a Mosca da Giada Aquilino:

 

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R. – L’anno scorso i ceceni avevano attaccato un obiettivo molto preciso e fragile, perché una scuola piena di ragazzi, di insegnanti, di genitori era l’obiettivo più indifeso che si potesse immaginare. Mentre a Nalcik, l’obiettivo era molto più ambizioso. Se si guarda la cartina della città, come è stata pubblicata da quasi tutti i giornali russi, si può notare che i ceceni hanno attaccato diversi punti sparsi per Nalcik, tra cui dei veri obiettivi militari: le sedi dei commissariati, le sedi dei servizi di sicurezza, l’aeroporto.

 

D. – Perché agire in Cabardino-Balkaria e non in Cecenia?

 

R. – Innanzitutto in Cecenia è più difficile per i guerriglieri muoversi. Di fatto poi la Cecenia è “occupata” da 130 mila soldati russi, tanti quanti sono gli americani in Iraq, solo che in Cecenia c’è meno di un milione di abitanti e in Iraq ce ne sono 25 milioni. Inoltre, muovendosi fuori dalla Cecenia, i guerriglieri danno la sensazione – peraltro corrispondente a realtà – che sia tutto il Caucaso un problema e non solo la loro terra.

 

D. – Ma c’è da aspettarsi una nuova azione della guerriglia, magari a Mosca?

 

R. – Il timore di attentati a Mosca è stato ripetutamente sollevato, però per ora non è successo. Certo non è da escludere. Piuttosto, come gli osservatori russi più acuti e più indipendenti sottolineano, il Cremlino dovrebbe riconoscere che nel Caucaso non c’è la pace, ma c’è una guerra che ha sue forme particolari, che “cova sotto la cenere” e che di tanto in tanto risorge. Non dobbiamo farci ingannare da questi picchi estremi di violenza: in Cabardino-Balkaria, nelle scorse settimane, ci sono stati numerosi scontri con morti, perché nelle campagne si rifiutano le recenti riforme amministrative e territoriali. Insomma, c’era un ribollire che era in atto da tempo e che i ceceni, molto astuti, hanno colto e tramutato in un’occasione di violenza. Vorrei sottolineare che le Repubbliche caucasiche erano le più povere dell’Unione Sovietica e oggi sono le più povere della nuova Russia. E’ chiaro che il problema è lì: bisogna tirar fuori queste Repubbliche da tale sottosviluppo permanente e quindi sottrarle alla tentazione del separatismo e dell’estremismo etnico e religioso.

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CHIESA E SOCIETA’

14 ottobre 2005

 
 

 

APPELLO ALLA SOLIDARIETÀ DELL’ARCIVESCOVO DI CITTÀ DEL GUATEMALA, CARDINALE RODOLFO QUEZADA TORUNO, PER LE VITTIME DELL’URAGANO STAN,

CHE HA COLPITO NEI GIORNI SCORSI IL CENTROAMERICA:

“DA SOLI NON POTRANNO MAI FARCELA”

 

CITTA’ DEL GUATEMALA. = “Solidarietà”: è la parola d’ordine lanciata dall’arcivescovo di Città del Guatemala, cardinale Rodolfo Quezada Toruno, che in un intervista al quotidiano “Avvenire” fa il punto sulle devastazioni provocate nei giorni scorsi in centroamerica dall’uragano Stan. Un passaggio dalle conseguenze definite “catastrofiche”, che solo in Guatemala ha causato oltre 600 morti accertati e centinaia di dispersi. E mentre affluiscono gli aiuti internazionali, la Chiesa sta facendo la sua parte. “Attraverso la Caritas dell’arcidiocesi – spiega il porporato – abbiamo inviato finora a tutte le strutture diocesane della Caritas quasi 5 tonnellate di viveri”. Sono molte, infatti, le famiglie che hanno perduto le abitazioni e le loro proprietà. Ma oltre alle vittime e ai danni materiali, Stan “ha distrutto la già debole infrastruttura del Paese, danneggiandone in maniera grave l’apparato produttivo”. “E come sempre – sottolinea il cardinale Quezada Toruno –  in questi casi vengono colpiti i più poveri”: “Abbiamo davanti noi una sfida immensa, che supera le nostre forze ed è necessario l’aiuto internazionale, come ha chiesto il presidente della Repubblica”. Il porporato fa allora una forte appello, affinché coloro che non hanno sofferto le conseguenze dirette del disastro, mettano in pratica la parabola del buon samaritano: “Non possiamo certo soddisfare tutti i bisogni – precisa – ma qualcosa possiamo fare e abbiamo una corresponsabilità verso i nostri concittadini che soffrono”. “Non è possibile – conclude il porporato – passare oltre o credere che spetti soltanto al governo darsi da fare per distribuire gli aiuti”. (R.M.)

 

 

L’INFLUENZA AVIARIA PROEOCCUPA L’EUROPA. ACCERTATO UN CASO DI CONTAGIO

ANIMALE IN TURCHIA.  PER IL MOMENTO, NESSUNA TRASMISSIONE DA UOMO A UOMO. NEI PROSSIMI GIORNI L’EMERGENZA AVIARIA AL CENTRO DI NUMEROSI VERTICI EUROPEI

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

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ROMA. = Turchia, Romania, Bulgaria, Russia, Kazakhstan. Tutti possibili focolai d’influenza aviaria. Tutti possibili casi di contagio animale attraverso uccelli selvatici provenienti dall’Asia. Uno solo, però, il caso in cui è stata accertata la presenza reale del virus: in Turchia, dove sono state immediatamente bloccate le esportazioni di carni avicole e piume, oltre che la caccia di uccelli selvatici. Non lontano dal villaggio in cui è stata accertata nei giorni scorsi la presenza del virus, la morte di 40 colombi questa mattina ha fatto scattare come misura precauzionale la messa in stato di quarantena dei 9 membri della famiglia che li possedeva. Per i risultati dei test condotti in Romania su alcuni uccelli trovati morti sul delta del Danubio, bisognerà, invece, attendere almeno altre 24 ore. Per il momento, dunque, un’unica certezza: il virus H5n1 non ha ancora fatto il temibile salto. La modificazione genetica che potrebbe far trasmettere la patologia da uomo a uomo non c’è, dunque, stata. Fino ad ora ad essere infettati sono stati solo animali da cortile. Ma il rischio è forte, avvertono gli esperti, e l'Organizzazione mondiale della Sanità ha chiesto agli Stati di incrementare la sorveglianza, facendo trasparire una certa preoccupazione. E se non è stato, comunque, alzato il livello di allerta, che rimane a livello tre su una scala di cinque, le istituzioni Europee sono sempre al lavoro. Da stamattina è in corso a Bruxelles una nuova riunione degli esperti del Comitato della Commissione europea per la catena alimentare e la salute animale, ai quali si uniranno in giornata esperti in materia di rotte migratorie, di uccelli selvatici e di caccia. E’ stato fissato, invece, per mercoledì prossimo a Lussemburgo un vertice straordinario dei ministri degli Esteri dei Venticinque. L’influenza dei polli sarà, inoltre, l’argomento centrale della riunione informale dei ministri della Sanità europei già prevista a Londra il 20 e 21 ottobre prossimi.

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IN CILE, APPROVATO IN VIA DEFINITIVA UN PROGETTO DI LEGGE

CHE REGOLA LA RICERCA SCIENTIFICA SUL GENOMA UMANO

E PROIBISCE LA CLONAZIONE UMANA

 

SANTIAGO DEL CILE. = Dopo otto anni di vicende burocratiche, il Congresso cileno ha approvato una legge che proibisce la clonazione umana e la divulgazione non autorizzata della mappa genetica. Il progetto di legge, che era già stato ratificato dal Senato, è passato anche alla Camera con 58 voti a favore, 18 contrari e 3 astensioni. Per far sì che entri in vigore, manca solo la firma del presidente cileno, Ricardo Lagos. Uno degli autori del progetto, Mariano Ruiz–Equide, nel commentare la decisione del Congresso ha detto: “Ciò che stiamo proibendo è la divulgazione della mappa genetica, che è personale e non può essere conosciuta da nessuno, salvo autorizzazione della persona interessata o per ragioni mediche o di bene comune”. La legge proibisce qualsiasi pratica eugenetica, cioè di intervento per il miglioramento biologico della specie umana, ma permette la ricerca scientifica con fini terapeutici. Quest’ultima è consentita solo con il permesso del Comitato etico scientifico e se la persona interessata è stata informata dei suoi diritti a negare o revocare in qualsiasi momento l’autorizzazione all’investigazione. Chiunque violi il decreto e inizi il processo di clonazione umana, verrà condannato a cinque anni di carcere, oltre ad essere inabilitato all’esercizio della professione per tutto il periodo della pena. Sono previsti, invece, tre anni di sospensione dalla professione medica per chi dovesse compiere studi sul genoma umano senza le adeguate autorizzazioni. Nel caso la persona condannata sia recidiva, la sospensione diverrà perpetua. (R.R.)

 

 

A MILANO, ALMENO 5 MILA PERSONE DORMONO PER LA STRADA,

LA METÀ DELLE QUALI ITALIANE: È QUANTO EMERGE DAL DOCUMENTO

 “PICCOLI EQUILIBRISTI”, PUBBLICATO DALLA CARITAS AMBROSIANA IN VISTA

DELLA GIORNATA MONDIALE PER LA LOTTA ALLA POVERTÀ DEL 17 OTTOBRE PROSSIMO

- A cura di Fabio Brenna -

 

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MILANO. = Si intitola “Poveri equilibristi” il documento pubblicato dalla Caritas di Milano, in vista della Giornata mondiale per la lotta alla povertà del 17 ottobre prossimo. Il testo, condiviso da oltre 20 tra associazioni, sindacati e gruppi di volontariato, parte dalla constatazione che ogni sera almeno 5 mila persone soltanto a Milano dormono per la strada, la metà delle quali italiane. Ma anche usando la sola lente economica, si scopre che 83 mila persone nel capoluogo lombardo si possono definire con scarse o pressoché nulle disponibilità di risorse. Di qui, allora, si allarga lo sguardo a tutta una serie di nuove povertà: dagli over 40-50enni rimasti senza lavoro, ai disabili, per finire a chi vede calpestati i propri diritti di cittadinanza, ovvero previdenza, assistenza, sanità, istruzione. Questi temi saranno al centro di una serie di iniziative sparse sul territorio regionale con sconfinamento fino a Genova, dove sarà aperta una mensa per i poveri come occasione di presa di coscienza e condivisione. In serata, a Varese, sarà riproposta la notte dei senza fissa dimora con animazione e preghiera e l’invito a passare una notte col sacco a pelo insieme a chi è costretto tutti i giorni a dormire sotto le stelle. I contenuti del documento “Poveri equilibristi” saranno poi al centro della giornata del 17 ottobre, quando uno stand in una piazza centrale di Milano inviterà tutti a battersi contro l’individualismo, l’immoralità e l’ingiustizia, assumendosi in prima persona l’impegno di non lasciare le cose come stanno.

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AUMENTA, IN VIETNAM, IL TRAFFICO DEGLI ESSERI UMANI: OLTRE 9 MILA,

LE VITTIME NELL’ULTIMO ANNO, LA MAGGIOR PARTE DELLE QUALI DONNE,

VENDUTE IN CINA E AVVIATE ALLA PROSTITUZIONE

HANOI. = In Vietnam, il mercato degli schiavi è in costante crescita: lo sostengono diverse organizzazioni internazionali per i diritti dell’uomo. Secondo il governo vietnamita, nell’ultimo anno sono stati circa 9 mila i rapiti, la maggior parte dei quali donne sotto i 25 anni, vendute in Cina per essere avviate al mercato della prostituzione. Le ONG ritengono però queste stime “troppo basse”. Per circuire le proprie vittime, in genere provenienti dai villaggi, i trafficanti usano diversi mezzi, come promesse di matrimonio e offerte di lavoro. Sono in aumento, inoltre, i sequestri di bambini. Nguyen Manh Te, funzionario del ministero vietnamita della Sicurezza, ha dichiarato che “la povertà è ritenuta dai più la causa principale dei traffici” e che “sarà difficile trovare una soluzione al problema”. L’anno scorso, Vietnam e Cina avevano lanciato un’inedita campagna congiunta per fermare il flusso di schiavi fra i 2 Paesi. In quell’occasione erano stati scoperti alcuni gruppi di trafficanti e organizzate diverse campagne informative nei villaggi. (R.M.)

 

 

CONTINUA A CRESCERE, IN CINA, IL NUMERO DELLE VITTIME NELLE MINIERE

DI CARBONE: NONOSTANTE GLI SFORZI E LE PROMESSE DEL GOVERNO,

 NEI PRIMI 9 MESI DEL 2005 SONO MORTI 4228 MINATORI

 

PECHINO. = In Cina continua a crescere il numero dei morti nelle miniere di carbone, nonostante le promesse del governo di arginare gli incidenti mortali. Secondo i dati rilasciati ieri dall’agenzia di stampa governativa Xinhua, fra gennaio e settembre 2005 si sono verificati 2.337 incidenti in cui sono morte 4.228 persone. Gli ultimi dati ufficiali riguardavano i 4.153 morti a causa di esplosioni, allagamenti e incidenti di altro tipo nei primi 9 mesi del 2004. “Il governo ha emanato una serie di regolamenti e misure preventive mirate a migliorare la sicurezza nelle miniere – si legge nella nota informativa – ma la situazione è tuttora seria”. Dal 10 ottobre si sono verificati 43 incidenti, che hanno provocato la morte di 10 persone. Le miniere cinesi sono definite le più pericolose del mondo con oltre 6 mila vittime lo scorso anno. Il governo dichiara di aver chiuso centinaia di miniere non sicure e di aver punito coloro che non applicano misure di sicurezza negli impianti. Stime non ufficiali affermano che il numero effettivo di morti in miniera sia molto più alto. Per il 2004, diverse ONG parlano di oltre 20 mila morti. (R.M.)

 

 

VIENE INAUGURATO QUESTO POMERIGGIO A ROMA IL NUOVO ANNO ACCADEMICO

DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÁ ANTONIANUM. TRA LE SUE FACOLTÁ,

QUELLA DI SCIENZE BIBLICHE E ARCHEOLOGIA,

COLLEGATA ALLA CUSTODIA FRANCESCANA DI TERRA SANTA

 

ROMA. = Sarà inaugurato questo pomeriggio il nuovo anno accademico della Pontificia Università Antonianum. Nella basilica romana di Sant’Antonio, a concelebrare una solenne liturgia eucaristica saranno il gran cancelliere, padre José Rodríguez Carballo, Ministro Generale dei Frati Minori e il rettore, padre Johannes Freyer. L’Antonianum è stato fondato da padre Berardino Del Vago da Portogruaro, Ministro Generale dei Frati Minori. L’Antonianum, accanto alla facoltà di teologia, filosofia e diritto canonico, include la Facoltà di Scienze bibliche e di Archeologia, fondata nel 1901 come “Studium Biblicum Franciscanum” dalla Custodia francescana di Terra Santa a Gerusalemme. Della Facoltà di Teologia fanno parte l’Istituto francescano di spiritualità, istituito nel 1968 in collaborazione con i Frati minori Cappuccini, l’Istituto di studi ecumenici, che ha sede a Venezia, e la Scuola superiore di studi medievali e francescani, che cura corsi di latino medievale, codicologia, paleografia, liturgia bizantina, iconografia ed iconologia. (T.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

14 ottobre 2005

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Il Kashmir, colpito dal devastante terremoto di sabato scorso, è stato teatro di un nuovo attentato e di agguati condotti da fondamentalisti. L’orrore della violenza si aggiunge, dunque, alla tragedia provocata dal sisma: nel Pakistan sono almeno 25 mila i morti. Nel Kashmir indiano le vittime accertate sono più di 1300. Le squadre di soccorso stanno cercando, inoltre, di raggiungere a piedi tre villaggi himalayani rimasti isolati e situati ad oltre 3 mila metri di altezza. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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Nonostante la devastazione, la disperazione di migliaia di senzatetto nelle vallate himalayane che aspettano ancora i soccorsi, non si ferma la violenza in Kashmir. Secondo la polizia indiana, una sospetta militante estremista è morta nell’esplosione di una bomba diretta ad un convoglio militare in transito sulla strada che collega Shrinegar a Jammu. L’attacco è stato rivendicato da un gruppo separatista islamico. Sarebbe la prima volta che i militanti kashmiri utilizzano una donna kamikaze. In altri scontri, sempre nel Kashmir indiano, sono morte sei persone. Lunedì scorso, la principale organizzazione separatista aveva dichiarato una tregua per permettere le operazioni di soccorso. La distribuzione degli aiuti nel Kashmir e nel Nord del Pakistan, intanto, va a rilento a causa del caos e di disordini scoppiati tra i terremotati. Alcune zone della vallata del Nilum sono ancora isolate; servono ancora elicotteri per trasportare a valle i feriti che sarebbero oltre 60 mila. Il coordinatore dell’ONU, Jan Hegeland, ieri ha detto che si tratta di una battaglia contro il tempo. Intanto, le autorità di Islamabad hanno annunciato che intendono costruire villaggi provvisori intorno ad Islamabad, per dare un riparo agli oltre due milioni di senzatetto, prima che inizi il rigido inverno himalayano. Il sisma di sabato ha distrutto 200 mila case nel Nord del Pakistan e nella regione contesa del Kashmir.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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In Libano c’è attesa per la risposta dell’ONU che dovrà pronunciarsi sulla richiesta di proroga, fino al 15 dicembre, dell’inchiesta sulla morte dell’ex premier Hariri, rimasto ucciso in un attentato a febbraio. Il 21 ottobre resta, per ora, la data di consegna del rapporto alle Nazioni Unite.

 

La morte del ministro siriano, Ghazi Kanaan, dimostra come la Siria sia sotto pressione: lo ha detto il ministro israeliano degli Esteri Silvan Shalom, secondo cui il decesso improvviso di Kanaan, ufficialmente suicidatosi, è collegato alle indagini sull’uccisione dell’ex premier libanese Hariri.

 

Il ministro degli Esteri iraniano Manouchehr Mottaki ha riferito, nel corso della sua visita ufficiale a Pechino, di aver guadagnato l'appoggio della Cina sulla ripresa delle attività nucleari in Iran. “Abbiamo discusso dell'utilizzo per scopi pacifici dell'energia nucleare”, ha detto il capo della diplomazia iraniana, al termine di una serie di incontri con le autorità cinesi. “La Cina concorda con la nostra posizione”, ha affermato Mottaki.

Il futuro governo tedesco del cancelliere Angela Merkel rispetterà l’indirizzo della grande coalizione. Sono otto i rappresentanti dell’ala moderata, compresa la Merkel, e otto i dicasteri social-democratici.

 

La polizia olandese ha fermato sette presunti terroristi nel corso di operazioni effettuate oggi in varie città dei Paesi Bassi. Lo ha riferito il portavoce della procura nazionale, Wimm De Bruin precisando che fra i fermati figura anche un uomo già arrestato in passato e prosciolto, lo scorso aprile, dall'accusa di aver pianificato attentati terroristici.

In Italia, valutazioni opposte nei due schieramenti dopo l’approvazione di ieri sera alla Camera della nuova legge elettorale che reintroduce il sistema proporzionale dopo dodici anni di maggioritario. La legge a metà novembre passerà all'esame del Senato, dove peraltro non sono previsti voti segreti. E ormai le forze politiche fanno già i conti con i possibili effetti della riforma. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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In Italia torna dunque il sistema elettorale proporzionale. L’elettore voterà il partito dal quale si sente meglio rappresentato. Scompare la preferenza, le liste saranno bloccate: questo vuol dire che sulla scheda i candidati di ogni partito saranno disposti secondo l’ordine stabilito dalle stesse forze politiche. Viene introdotto il premio di maggioranza: lo schieramento vincente avrà automaticamente 340 seggi, anche se non li ha conquistati sul campo. In questo caso all’opposizione ne andranno 278. Previste tre soglie di sbarramento: 10% dei voti per la coalizione; 4% per i partiti non coalizzati; 2% per quelli coalizzati. Prima del voto le liste indicano il capo della forza politica, ma restano salve le prerogative del capo dello Stato nella nomina del presidente del Consiglio. Per il centrodestra, la governabilità è ora più facile. Per il centrosinistra, la riforma ha il solo scopo di rendere meno dura la sconfitta della Casa delle libertà alle prossime elezioni. Il ritorno al proporzionale era stato fortemente caldeggiato all’interno del centrodestra dall’UDC di Follini, che al tempo stesso metteva in discussione la leadership di Berlusconi, leadership che il voto alla Camera ha però rafforzato. Il premier è riuscito ad evitare che i franchi tiratori entrassero in azione e chiede ora analoga compattezza su devolution e par condicio.  Insomma, nella Casa delle libertà svanisce l’ipotesi primarie, che l’Unione celebrerà invece domenica prossima e che dovrebbero investire Prodi come candidato premier. Ma con la riforma elettorale, l’ex presidente della Commissione europea che non è capo di alcun partito, dovrà creare una lista propria o chiedere ospitalità ad un partito alleato. E nel dibattito interno riprende quota il progetto della lista unitaria dell’Ulivo.

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Si apre oggi in Spagna, a Salamanca, il 15.mo vertice ibero-americano. All’incontro partecipano delegazioni di diversi Stati dell’America Latina, di Portogallo e Spagna. In agenda, figurano la lotta al terrorismo e l’analisi di azioni comuni per la promozione di una più efficace cooperazione internazionale.

 

Il presidente italiano, Carlo Azeglio Ciampi, ha incontrato a Zagabria il capo di Stato croato, Stipe Mesic. Durante il colloquio, Ciampi ha sottolineato due punti centrali: la parità di accesso da parte di cittadini italiani per l’acquisto di immobili ed il rispetto degli impegni concordati per risarcire i profughi italiani del 1946. “E’ importante che questi nodi siano sciolti prima che arrivino al tavolo del negoziato europeo” per l’adesione della Croazia all’UE, ha precisato Ciampi.

 

In Costa d’Avorio le continue violazioni dei diritti imani e l’incremento degli scontri interetnici rischiano di riaccendere la guerra civile, scoppiata tre anni fa. Lo rivela il rapporto trimestrale della missione ONU nel Paese africano, presentato ieri al Palazzo di Vetro a New York.

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