RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
287 - Testo della trasmissione di venerdì 14 ottobre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Dal
Papa un altro gruppo di presuli di
Etiopia ed Eritrea in visita ad Limina
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
L’influenza aviaria preoccupa l’Europa. Martedì prossimo vertice
in Lussemburgo
Appello
alla solidarietà del cardinale Quezada Toruño per le vittime dell’uragano Stan
in Guatemala
In Cile,
approvato in via definitiva un progetto di legge che proibisce la clonazione umana
A Milano, secondo la Caritas ambrosiana,
almeno 5 mila persone dormono per strada
Aumenta in Vietnam il traffico degli esseri
umani: oltre 9 mila le vittime nell’ultimo anno
Continua a
crescere in Cina il numero dei morti nelle miniere di carbone
Viene
inaugurato nel pomeriggio a Roma l’anno accademico della Pontificia Università
Antonianum
Nuovi scontri e
attentati in Kashmir nonostante il tragico terremoto di sabato scorso
In Italia approvata la nuova legge elettorale che reintroduce il sistema proporzionale dopo dodici anni di maggioritario
14 ottobre 2005
DOMANI
POMERIGGIO IL PAPA INCONTRA IN SAN PIETRO
I BAMBINI DELLA PRIMA COMUNIONE. ATTESI IN 100
MILA :
BENEDETTO XVI RISPONDERA’ ALLE DOMANDE DEI PICCOLI
SULL’EUCARISTIA
- Ai
nostri microfoni Elena Duccillo -
Sono attesi circa centomila bambini domani in Piazza San
Pietro all’incontro con il Papa. A partire dalle 17 i fanciulli che hanno
ricevuto la Prima Comunione vivranno un momento di festa, catechesi e preghiera
con Benedetto XVI per conoscere meglio Gesù Eucaristia. La nostra emittente
seguirà in diretta l’evento, che sarà trasmesso anche da Rai Uno, a partire
dalle 17.15. Sentiamo Tiziana Campisi.
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Hanno
accolto con gioia l’invito che Benedetto XVI ha rivolto loro il 12 giugno
all’Angelus: far scoprire ai loro figli il valore dell’incontro con Cristo
nella Messa domenicale, dove l’intera famiglia cristiana è convocata. Il Papa
ha espresso il desiderio di trascorrere una grande festa con i bambini che
hanno ricevuto la Prima Comunione e i genitori hanno risposto con entusiasmo.
Domani in Piazza San Pietro saranno circa centomila i piccoli che grideranno:
“La nostra festa è l’Eucaristia”. Per incontrare il Santo Padre, che risponderà
a braccio alle loro domande su Gesù Eucaristia, i bambini delle diocesi del Lazio,
di tutta Italia – altri arriveranno dall’estero – si sono ritrovati, insieme ai
genitori, con i loro catechisti e i loro parroci, riflettendo anche sugli
insegnamenti del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. Elena
Duccillo, madre di due bambini che domani parteciperanno al raduno, racconta in
che modo si è preparata con il marito e i figli:
R. -
Noi ci siamo preparati all’incontro di domani innanzitutto come famiglia
cattolica. Abbiamo sempre educato i nostri figli nella fede. Nostro figlio è un
ragazzo disabile che ha fatto la prima comunione quest’anno e si è inserito
bene nella vita della parrocchia. Noi abbiamo cercato di fargli capire che il
Papa è una persona importante, che è il vicario di Cristo in terra e dirige la
Chiesa, e l’abbiamo fatto con parole molto semplici.
D. –
Quali sono le attese dei vostri figli per la giornata di domani?
R. –
Loro non hanno grandi aspettative. Sono dei bambini semplici, ai quali piace
vivere la fede in modo molto semplice, come del resto la viviamo noi nel
quotidiano.
D. –
Che conoscenza hanno i vostri figli di Gesù Eucaristia?
R. – Si
sono fatti l’idea che Gesù viene in mezzo a noi e sta nel loro cuore quando fanno
la Comunione.
D. –
Quanto è importante per voi questo incontro?
R. –
Per noi è importantissimo, perché abbiamo sempre vissuto nella fede questo dono
che il Signore ci ha fatto di avere un figlio con disabilità e l’abbiamo sempre
vissuta da famiglia cristiana molto unita. Ringraziamo ogni giorno il Signore
per questo dono che ci ha fatto. Per noi è un momento molto bello, è
un’opportunità per crescere e andiamo con molto entusiasmo a questo incontro.
Vogliamo che anche per i nostri figli sia un’esperienza molto bella, che
rimanga come ricordo.
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DAL PAPA I
VESCOVI DI ETIOPIA ED ERITREA IN VISITA AD LIMINA
Stamane il Papa ha ricevuto un
altro gruppo di presuli della Conferenza Episcopale di Etiopia ed Eritrea, in
visita "ad Limina": per l’Etiopia, il padre salesiano Angelo Moreschi, prefetto
apostolico di Gambella, e il padre
lazzarista Theodorus van Ruijven, prefetto apostolico di Jimma-Bonga; per
l’Eritrea ha ricevuto mons. Menghisteab Tesfamariam, vescovo di
Asmara, con il vescovo emerito, mons.
Zekarias Yohannes, mons. Thomas
Osman, vescovo di Barentu, con il vescovo emerito mons. Luca Milesi, e mons. Kidane Yebio, vescovo di
Keren.
INIZIA
OGGI POMERIGGIO AL SINODO SULL’EUCARISTIA
LA DISCUSSIONE SUL MESSAGGIO CHE SARA’ RIVOLTO AL POPOLO DI DIO
-
Intervista con l’archimandrita Ignazio Sotiriadis -
I lavori del Sinodo sull’Eucaristia sono proseguiti
stamane in Vaticano nei Circoli minori, le cui relazioni saranno presentate oggi pomeriggio in aula durante la
17a Congregazione Generale. Domani
mattina inizia la discussione del Messaggio che i Padri sinodali rivolgeranno
al Popolo di Dio. Il Sinodo, lo ricordiamo, si chiuderà domenica 23 ottobre con
una solenne concelebrazione eucaristica presieduta da Benedetto XVI. Sta partecipando
ai lavori sinodali, come delegato fraterno, anche l’archimandrita Ignazio Sotiriadis,
in rappresentanza della Chiesa Ortodossa di Grecia. Giovanni Peduto gli ha
chiesto le sue impressioni:
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R. – E’
un Sinodo molto importante ed è un Sinodo che mostra la collegialità che esiste
nella Chiesa cattolica.
D. – Lei
nota differenze tra l’Eucaristia cattolica e l’Eucaristia come celebrata dagli
ortodossi, da voi? Cosa ha da dirci a tale riguardo?
R. – Certamente l’Eucaristia accomuna le due Chiese. La
tradizione è comune anche se i riti sono diversi e sono stati diversi anche al
tempo della Chiesa unita. Però, non sono meno validi. Comunque avrei alcuni
punti da far notare come, per esempio, la necessità di sviluppare la
pneumatologia nella teologia, cioè dare l’importanza dovuta alla presenza
liturgica dello Spirito Santo nella nostra vita, che può essere trasformata
solo con la sua azione vivificante. Poi, credo che bisogna ricuperare il senso
dell’ascesi e dell’astinenza materiale, mentale e spirituale; riscoprire e
rivalutare il fattore digiuno nella nostra vita spirituale come mezzo educativo
pedagogico e come preparazione necessaria prima di accostarsi al sacramento
dell’Eucaristia. Poi una cosa molto importante, credo, per la Chiesa in
Occidente è ritrovare, ricuperare il senso del sacro, perso purtroppo
nell’Occidente cristiano; ricuperare la tradizionale bellezza architettonica
delle chiese; insistere sull’importanza del sublime canto gregoriano, molto
apprezzato anche in Oriente. Senza chiese belle, costruite con il senso del
sacro e arredate con opere suggestive di arte sacra, secondo la tradizione
bimillenaria della Chiesa, non si possono celebrare degnamente i sacri misteri.
D. – Qual
è il suo auspicio per questo Sinodo?
R. – Che questo Sinodo porti frutto per tutti i credenti
della Chiesa perché credo che la Chiesa cattolica ha dei pastori di alto
livello i quali lottano per la vita della Chiesa, per il suo futuro nella
società, nell’Europa, nel mondo. Questo momento è per la Chiesa cattolica una
grande occasione di intensificare la sua vita spirituale, perché ha come capo
un uomo molto spirituale e molto profondo.
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GLI
AUGURI DELLA CHIESA CATTOLICA
AI
FRATELLI E ALLE SORELLE MUSULMANI PER LA FINE DEL RAMADAN.
UN
MESSAGGIO ALL’INSEGNA DEL DIALOGO
CHE RICORDA GIOVANNI PAOLO II A SEI MESI DALLA
MORTE
-
Intervista con mons. Michael Fitzgerald -
Il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo
Interreligioso, l’arcivescovo Michael Fitzgerald, ha inviato “ai nostri
fratelli e sorelle musulmani” il tradizionale Messaggio per la fine del
Ramadan, il mese del digiuno e della purificazione spirituale per il mondo
islamico. La fine del Ramadan viene celebrato ai primi di novembre con la festa
dell’ Id al-Fitr. Un Messaggio all’insegna del dialogo che riprende quanto
detto da Benedetto XVI all’inizio del Pontificato sulla volontà della Chiesa di
“continuare a costruire ponti di amicizia con i seguaci di tutte le religioni”.
Un testo che ricorda in modo particolare Giovanni Paolo II, a poco più di sei
mesi dalla sua scomparsa. Ascoltiamo lo stesso mons. Fitzgerald al microfono di
Giovanni Peduto:
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R. - Il messaggio di quest’anno prende spunto dal
passaggio di Giovanni Paolo II da questa vita alla vita eterna, perché abbiamo
visto che questo evento ha colpito tutti. Anche tanti musulmani sono venuti ai
funerali e tanti altri ci hanno scritto. E’ stata veramente la perdita di una
persona che aveva guadagnato la simpatia del mondo musulmano, in particolare
perché Giovanni Paolo II si è sempre opposto all’embargo in Iraq, all’embargo
in Libia, e si è sempre espresso contro la guerra, la prima Guerra del Golfo e
poi la seconda guerra ... Ha sempre lottato per una soluzione al conflitto tra
israeliani e palestinesi ... Dunque, questa testimonianza di Giovanni Paolo II
credo sia un esempio. Il titolo del nostro messaggio è: “Continuando sulla via
del dialogo” per seguire le orme di Giovanni Paolo II.
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LA
VULNERABILITA’ DELLA CONDIZIONE FEMMINILE,
ANCORA
UNA COSTANTE NEL MONDO DI OGGI:
LA
DENUNCIA DELL’ARCIVESCOVO MIGLIORE ALL’ONU,
CHE E’
INTERVENUTO ANCHE SUL TEMA DELLA LIBERTA’ DI COMUNICAZIONE
E LO
SVILUPPO DELLE NUOVE TECNOLOGIE
Il
ruolo delle donne, ancora fortemente sfavorite nel mondo e l’importanza
dell’informazione nella vita di tutte le società democratiche: sono stati i
temi di due interventi ieri dell’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore
permanente della Santa Sede presso l’ONU, nell’ambito dei lavori dell’Assemblea
generale, riunita nel Palazzo di Vetro a New York. Il servizio di Roberta
Gisotti
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“La vulnerabilità resta una costante” nella condizione
femminile, nonostante alcuni positivi avanzamenti nel mondo di oggi: la voce
dell’arcivescovo Migliore si è levata per denunciare tutte le forme di violenza
contro le donne, inclusa quella domestica e le nocive pratiche tradizionali, che
violano i diritti umani e la dignità, e che purtroppo continuano a perpetrarsi
anche nelle società odierne. In alcuni Paesi – ha detto il presule – si continuano
ad uccidere neonate e a sopprimere i feti femminili. E spesso la donna non
viene considerata come una persona con eguali diritti rispetto agli altri, ma
come “un oggetto da sfruttare”, e ne è dimostrazione l’incremento del traffico
delle donne e delle giovani e le varie forme di prostituzione. Le donne
rappresentano inoltre il 60 per cento su 550 milioni di lavoratori poveri, che
non guadagnano abbastanza per mantenere se stesse e le loro famiglie. Da qui la
necessità – secondo la Santa Sede - di incrementare l’accesso e il controllo
delle donne alle risorse produttive e ai capitali. A questo proposito il
presule ha citato le esperienze positive di diverse organizzazioni cattoliche
che hanno avviato programmi di microcredito alle donne, responsabilizzandole
nei progetti, come ad esempio in Cambogia, in Bosnia-Erzegovina e in America
Latina. Una volta rafforzato il loro ruolo le donne possono aiutare lo sviluppo
e il benessere anche delle loro famiglie.
Altro aspetto chiave per l’emancipazione femminile è
l’educazione delle bambine e delle ragazze e cosi anche l’’assistenza sanitaria
mirata alle specifiche esigenze delle donne. In proposito “la Santa Sede
continua a sostenere un approccio olistico alla salute delle donne”, ovvero che
non consideri esclusivamente un singolo aspetto della donna ma piuttosto
consideri la sua salute in senso ampio e complessivo. E’ chiaro ha concluso il
presule che “molto ancora deve essere fatto” per le donne e “si deve sperare
che le Nazioni Unite giochino un ruolo importante per realizzare le loro
legittime aspirazioni.”
Altro tema affrontato dall’Osservatore permanente è stata
la libertà di comunicazione, caposaldo di ogni democrazia e istituzione, “un
diritto di tutti” che “non dovrebbe dipendere dalla ricchezza, dall’educazione
o dal potere politico”. “La libertà di espressione e il diritto
all’informazione – ha ricordato il presule – crescono e si sviluppano nelle
società dove i principi etici fondamentali della comunicazione non sono
compromessi, come la preminenza della verità e il bene dell’individuo, il
rispetto della dignità umana e la promozione del bene comune.” Le nuove
tecnologie possono inoltre giocare un importante ruolo a vantaggio dei più
poveri, ma questi debbono essere anche partecipi, capaci di promuovere il loro
punto di vista nelle decisioni che li riguardano. La Santa Sede in particolare
raccomanda la necessità di proteggere i più vulnerabili, come bambini e
giovani, dall’incremento di contenuti esaltanti violenza, intolleranza e
pornografia. “ Forse – ha osservato mons. Migliore – la questione essenziale
posta dal progresso tecnologico è se come risultato di esso le persone
cresceranno o meno in dignità, responsabilità e tolleranza verso gli altri”.
Per questo è necessario sviluppare “la capacità di discernere l’informazioni
ricevuta, data l’enorme massa di informazione disponibili. Questo processo può
realizzarsi solo se vi è una riconosciuta gerarchia di valori”
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - Russia:
oltre cento i morti nel raid a Nalcik compiuto da militanti islamici
ceceni.
Servizio vaticano - Il
resoconto dei lavori del Sinodo dei Vescovi.
Due pagine dedicate,
rispettivamente, all'ingresso in diocesi dell'arcivescovo di Acerenza e del
vescovo di Fossano.
Servizio estero - Iraq:
Kofi Annan definisce il referendum sulla nuova Costituzione il "fulcro"
dell'intero processo politico.
Servizio culturale - Un
articolo di Claudio Toscani dal titolo "La parola che non comunica":
nell'opera di Harold Pinter, Nobel per la Letteratura.
Servizio italiano - In
rilievo il tema della legge elettorale.
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14
ottobre 2005
TRA INGENTI MISURE DI SICUREZZA L’IRAQ SI PREPARA
AL REFERENDUM DI DOMANI SULLA NUOVA COSTITUZIONE. CON NOI L’ARCIVESCOVO DI
KIRKUK,
MONS. LOUIS SAKO, CHE ILLUSTRA LIMITI E
POTENZIALITA’ DEL TESTO COSTITUZIONALE
Edifici pubblici chiusi fino a
domenica, coprifuoco notturno, divieto di portare armi, controlli rafforzati
nei porti e negli aeroporti, divieto di viaggiare. Con queste misure
eccezionali, l’Iraq si prepara al referendum di domani per l’approvazione della
nuova Costituzione. Nonostante questo dispiegamento di forze, non si fermano le
violenze: a Baghdad due agenti sono stati uccisi e sono state attaccate diverse
scuole, scelte come seggi elettorali. Sui punti principali della Costituzione ascoltiamo
il servizio di Amedeo Lomonaco:
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La bozza della nuova
Costituzione prevede l’istituzione di uno Stato federale rinviando al futuro
Parlamento il compito di fissarne i meccanismi. Il testo stabilisce che la
l’Islam è una fonte principale di diritto e che le risorse petrolifere devono
essere ripartite tra tutte le componenti della società irachena. Sono vietate
le organizzazioni razziste, terroristiche e settarie con particolare
riferimento al partito Baath del deposto regime. Importante rilievo assumono la
libertà di stampa e i diritti di espressione e di partecipazione a
organizzazioni e partiti politici. Il 25 per cento dei seggi in Parlamento è
riservato alle donne. Nonostante il timore di attacchi e attentati, si attende
un’alta partecipazione. A favore della bozza costituzionale sono sciiti e
curdi. Contrari i sunniti, secondo i quali il federalismo consegnerebbe il sud
agli sciiti e il Nord ai curdi, le due zone ricche di petrolio. Un accordo in
extremis è stato tuttavia raggiunto con il Partito islamico, la principale
formazione politica sunnita. In cambio di alcune modifiche, da apportare dopo
l’eventuale approvazione della Costituzione, il partito sunnita ha invitato i
propri elettori a votare “sì”. Dopo il voto di domani, il calendario della
definitiva democratizzazione dell’Iraq, fissato dalla risoluzione ONU 1546,
prevede la formazione di un Parlamento e di un governo definitivi. Nel 2006,
attuati i principi delineati dal Consiglio di Sicurezza, potrebbe delinearsi un
disimpegno delle truppe straniere presenti nel Paese.
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Il testo costituzionale, che
prevede un modello federale, afferma che l’Iraq è uno Stato indipendente e
sovrano con un sistema di governo repubblicano e parlamentare. Su questo passo
ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, l’arcivescovo di Kirkuk, mons.
Louis Sako:
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R. – Questo passo non è diverso
rispetto a quello della passata Costituzione, perché anche prima l’Iraq era
definito una Repubblica. La cosa veramente importante dovrebbe essere il nuovo
indirizzo democratico e parlamentare. Il superamento del sistema
totalitaristico è l’aspetto nuovo: non c’è più una sola persona che guida
l’intero Paese.
D. – L’Islam secondo il testo è
la religione ufficiale di Stato ed è una fonte principale per la legislazione.
Nessuna legge può essere approvata se contraddice i principi fissati dalle
regole islamiche. Questo articolo della Costituzione rimane uno di quelli più
controversi…
R. – Questo articolo costituisce
un problema anche per noi cristiani. E’ una contraddizione legare democrazia e
legge islamica. Si tratta, infatti, di due cose diverse: o l’Iraq è un Paese
democratico o è uno Stato confessionale, dove potrebbe imporsi la legge
islamica.
D. – Il petrolio è di proprietà
di tutto il popolo iracheno. Questo passo della Costituzione costituisce una
novità che potrebbe assicurare finalmente uno sviluppo equo in tutto il Paese?
R. – Questo è un elemento
positivo. Prima, tutto era concentrato nella capitale. Adesso c’è una
ripartizione del petrolio tra tutte le comunità. Questo aiuterà certamente le
province a svilupparsi.
D. – Il principale partito
sunnita ha aderito al progetto costituzionale dopo un accordo con sciiti e
curdi, che prevede la possibilità di modificare la Costituzione dopo quattro
mesi dall’eventuale approvazione. Sunniti, sciiti e curdi stanno trovando un nuovo
dialogo?
R. – Stanno cercando un nuovo
dialogo, ma non c’è nessuna certezza. Nessuno può dire cosa succederà dopo
quattro mesi. Non possiamo certo saperlo; niente è sicuro. Per me, come
cristiano, sarebbe importante avere la possibilità di fare alcune modifiche per
i diritti dei cristiani nel nuovo Iraq. Ci sono tante lacune nella
Costituzione.
D. – Eccellenza, secondo lei,
quali dovrebbero essere i cambiamenti più urgenti da apportare a questo testo?
R. – Per me sarebbe importante
eliminare il vincolo giuridico alla religione islamica nel testo. Sarebbe
necessario, infatti, creare una società civile basata sui diritti umani, in cui
ciascuno sia libero di credere e professare la propria fede: la religione è
nella coscienza e nel cuore della persona. Non abbiamo oggi più bisogno di dire
che una fede è la religione di Stato e le altre sono tollerate.
D. – Gli iracheni conoscono
questa Costituzione? Qual è il giudizio su questo testo da parte della comunità
cristiana?
R. – Quasi tutti non sono
contenti. Non c’è stata una campagna di informazione per far conoscere la nuova
Costituzione, il testo non è stato distribuito in tutte le città: noi, qui a
Kirkuk non l’abbiamo. Io ho trovato il testo su Internet.
D. – Eccellenza, il referendum,
indipendentemente dal risultato, è comunque un passo verso il futuro
democratico del popolo iracheno?
R. – Sì, ci sono delle cose
positive. Ma si sente anche che questi aspetti positivi e nuovi sono un po’
bloccati dalle spinte conservatrici.
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CONCLUSA L’AZIONE DELLE FORZE RUSSE A NALCIK
CONTRO I RIBELLI CECENI:
CENTO I MORTI
- Intervista con Fulvio Scaglione -
“Ogni resistenza a Nalcik è
stata neutralizzata e tutti gli ostaggi sono liberi”. Lo ha confermato il vice
procuratore generale russo, Kolesnikos, a 24 ore dall’attacco sferrato da oltre
100 ribelli ceceni nella capitale della repubblica autonoma della
Cabardino-Balkaria. Le autorità di Mosca parlano di un centinaio di morti, tra
i quali 12 civili, più di 70 ribelli e una ventina di agenti. Ma cos’è cambiato nella strategia dei
militari russi rispetto a quella usata l’anno scorso a Beslan? Risponde Fulvio
Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto di area ex sovietica,
raggiunto telefonicamente a Mosca da Giada Aquilino:
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R. –
L’anno scorso i ceceni avevano attaccato un obiettivo molto preciso e fragile,
perché una scuola piena di ragazzi, di insegnanti, di genitori era l’obiettivo
più indifeso che si potesse immaginare. Mentre a Nalcik, l’obiettivo era molto
più ambizioso. Se si guarda la cartina della città, come è stata pubblicata da
quasi tutti i giornali russi, si può notare che i ceceni hanno attaccato
diversi punti sparsi per Nalcik, tra cui dei veri obiettivi militari: le sedi
dei commissariati, le sedi dei servizi di sicurezza, l’aeroporto.
D. – Perché agire in
Cabardino-Balkaria e non in Cecenia?
R. – Innanzitutto in Cecenia è
più difficile per i guerriglieri muoversi. Di fatto poi la Cecenia è “occupata”
da 130 mila soldati russi, tanti quanti sono gli americani in Iraq, solo che in
Cecenia c’è meno di un milione di abitanti e in Iraq ce ne sono 25 milioni.
Inoltre, muovendosi fuori dalla Cecenia, i guerriglieri danno la sensazione – peraltro
corrispondente a realtà – che sia tutto il Caucaso un problema e non solo la
loro terra.
D. – Ma c’è da aspettarsi una
nuova azione della guerriglia, magari a Mosca?
R. – Il
timore di attentati a Mosca è stato ripetutamente sollevato, però per ora non è
successo. Certo non è da escludere. Piuttosto, come gli osservatori russi più
acuti e più indipendenti sottolineano, il Cremlino dovrebbe riconoscere che nel
Caucaso non c’è la pace, ma c’è una guerra che ha sue forme particolari, che
“cova sotto la cenere” e che di tanto in tanto risorge. Non dobbiamo farci
ingannare da questi picchi estremi di violenza: in Cabardino-Balkaria, nelle
scorse settimane, ci sono stati numerosi scontri con morti, perché nelle
campagne si rifiutano le recenti riforme amministrative e territoriali.
Insomma, c’era un ribollire che era in atto da tempo e che i ceceni, molto
astuti, hanno colto e tramutato in un’occasione di violenza. Vorrei
sottolineare che le Repubbliche caucasiche erano le più povere dell’Unione Sovietica
e oggi sono le più povere della nuova Russia. E’ chiaro che il problema è lì:
bisogna tirar fuori queste Repubbliche da tale sottosviluppo permanente e
quindi sottrarle alla tentazione del separatismo e dell’estremismo etnico e
religioso.
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14
ottobre 2005
APPELLO ALLA SOLIDARIETÀ DELL’ARCIVESCOVO DI CITTÀ
DEL GUATEMALA, CARDINALE RODOLFO QUEZADA TORUNO, PER LE VITTIME DELL’URAGANO
STAN,
CHE HA COLPITO NEI GIORNI SCORSI IL CENTROAMERICA:
“DA SOLI NON POTRANNO MAI FARCELA”
CITTA’
DEL GUATEMALA. = “Solidarietà”: è la parola d’ordine lanciata dall’arcivescovo
di Città del Guatemala, cardinale Rodolfo Quezada Toruno, che in un intervista
al quotidiano “Avvenire” fa il punto sulle devastazioni provocate nei giorni
scorsi in centroamerica dall’uragano Stan. Un passaggio dalle conseguenze
definite “catastrofiche”, che solo in Guatemala ha causato oltre 600 morti
accertati e centinaia di dispersi. E mentre affluiscono gli aiuti
internazionali, la Chiesa sta facendo la sua parte. “Attraverso la Caritas
dell’arcidiocesi – spiega il porporato – abbiamo inviato finora a tutte le
strutture diocesane della Caritas quasi 5 tonnellate di viveri”. Sono molte,
infatti, le famiglie che hanno perduto le abitazioni e le loro proprietà.
Ma oltre alle vittime e ai danni materiali, Stan “ha distrutto la già debole
infrastruttura del Paese, danneggiandone in maniera grave l’apparato
produttivo”. “E come sempre – sottolinea il cardinale Quezada Toruno – in questi casi vengono colpiti i più poveri”:
“Abbiamo davanti noi una sfida immensa, che supera le nostre forze ed è
necessario l’aiuto internazionale, come ha chiesto il presidente della
Repubblica”. Il porporato fa allora una forte appello, affinché coloro che non
hanno sofferto le conseguenze dirette del disastro, mettano in pratica la
parabola del buon samaritano: “Non possiamo certo soddisfare tutti i bisogni –
precisa – ma qualcosa possiamo fare e abbiamo una corresponsabilità verso i
nostri concittadini che soffrono”. “Non è possibile – conclude il porporato –
passare oltre o credere che spetti soltanto al governo darsi da fare per
distribuire gli aiuti”. (R.M.)
L’INFLUENZA AVIARIA PROEOCCUPA L’EUROPA. ACCERTATO UN CASO DI CONTAGIO
ANIMALE IN TURCHIA. PER IL MOMENTO,
NESSUNA TRASMISSIONE DA UOMO A UOMO. NEI PROSSIMI GIORNI L’EMERGENZA AVIARIA AL
CENTRO DI NUMEROSI VERTICI EUROPEI
- A cura di
Salvatore Sabatino -
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ROMA. = Turchia, Romania, Bulgaria, Russia, Kazakhstan. Tutti
possibili focolai d’influenza aviaria. Tutti possibili casi di contagio animale
attraverso uccelli selvatici provenienti dall’Asia. Uno solo, però, il caso in
cui è stata accertata la presenza reale del virus: in Turchia, dove sono state
immediatamente bloccate le esportazioni di carni avicole e piume, oltre che la
caccia di uccelli selvatici. Non lontano dal villaggio in cui è stata accertata
nei giorni scorsi la presenza del virus, la morte di 40 colombi questa mattina
ha fatto scattare come misura precauzionale la messa in stato di quarantena dei
9 membri della famiglia che li possedeva. Per i risultati dei test condotti in
Romania su alcuni uccelli trovati morti sul delta del Danubio, bisognerà,
invece, attendere almeno altre 24 ore. Per il momento, dunque, un’unica
certezza: il virus H5n1 non ha ancora fatto il temibile salto. La modificazione
genetica che potrebbe far trasmettere la patologia da uomo a uomo non c’è,
dunque, stata. Fino ad ora ad essere infettati sono stati solo animali da
cortile. Ma il rischio è forte, avvertono gli esperti, e l'Organizzazione
mondiale della Sanità ha chiesto agli Stati di incrementare la sorveglianza,
facendo trasparire una certa preoccupazione. E se non è stato, comunque, alzato
il livello di allerta, che rimane a livello tre su una scala di cinque, le
istituzioni Europee sono sempre al lavoro. Da stamattina è in corso a Bruxelles
una nuova riunione degli esperti del Comitato della Commissione europea per la
catena alimentare e la salute animale, ai quali si uniranno in giornata esperti
in materia di rotte migratorie, di uccelli selvatici e di caccia. E’ stato
fissato, invece, per mercoledì prossimo a Lussemburgo un vertice straordinario
dei ministri degli Esteri dei Venticinque. L’influenza dei polli sarà, inoltre,
l’argomento centrale della riunione informale dei ministri
della Sanità europei già prevista a Londra il 20 e 21 ottobre prossimi.
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IN CILE, APPROVATO IN VIA DEFINITIVA UN PROGETTO
DI LEGGE
CHE REGOLA LA RICERCA SCIENTIFICA SUL GENOMA UMANO
E PROIBISCE LA CLONAZIONE UMANA
SANTIAGO
DEL CILE. = Dopo otto anni di vicende burocratiche, il Congresso cileno ha
approvato una legge che proibisce la clonazione umana e la divulgazione non
autorizzata della mappa genetica. Il progetto di legge, che era già stato
ratificato dal Senato, è passato anche alla Camera con 58 voti a favore, 18
contrari e 3 astensioni. Per far sì che entri in vigore, manca solo la firma
del presidente cileno, Ricardo Lagos. Uno degli autori del progetto, Mariano
Ruiz–Equide, nel commentare la decisione del Congresso ha detto: “Ciò che
stiamo proibendo è la divulgazione della mappa genetica, che è personale e non
può essere conosciuta da nessuno, salvo autorizzazione della persona
interessata o per ragioni mediche o di bene comune”. La legge proibisce
qualsiasi pratica eugenetica, cioè di intervento per il miglioramento biologico
della specie umana, ma permette la ricerca scientifica con fini terapeutici.
Quest’ultima è consentita solo con il permesso del Comitato etico scientifico e
se la persona interessata è stata informata dei suoi diritti a negare o
revocare in qualsiasi momento l’autorizzazione all’investigazione. Chiunque
violi il decreto e inizi il processo di clonazione umana, verrà condannato a
cinque anni di carcere, oltre ad essere inabilitato all’esercizio della
professione per tutto il periodo della pena. Sono previsti, invece, tre anni di
sospensione dalla professione medica per chi dovesse compiere studi sul genoma
umano senza le adeguate autorizzazioni. Nel caso la persona condannata sia recidiva,
la sospensione diverrà perpetua. (R.R.)
A MILANO, ALMENO 5 MILA PERSONE
DORMONO PER LA STRADA,
LA METÀ DELLE QUALI ITALIANE: È
QUANTO EMERGE DAL DOCUMENTO
“PICCOLI EQUILIBRISTI”, PUBBLICATO DALLA
CARITAS AMBROSIANA IN VISTA
DELLA GIORNATA MONDIALE PER LA
LOTTA ALLA POVERTÀ DEL 17 OTTOBRE PROSSIMO
- A cura di Fabio Brenna
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MILANO.
= Si intitola “Poveri equilibristi” il documento pubblicato dalla Caritas di
Milano, in vista della Giornata mondiale per la lotta alla povertà del 17
ottobre prossimo. Il testo, condiviso da oltre 20 tra associazioni, sindacati e
gruppi di volontariato, parte dalla constatazione che ogni sera almeno 5 mila
persone soltanto a Milano dormono per la strada, la metà delle quali italiane.
Ma anche usando la sola lente economica, si scopre che 83 mila persone nel
capoluogo lombardo si possono definire con scarse o pressoché nulle disponibilità
di risorse. Di qui, allora, si allarga lo sguardo a tutta una serie di nuove
povertà: dagli over 40-50enni rimasti senza lavoro, ai disabili, per finire a
chi vede calpestati i propri diritti di cittadinanza, ovvero previdenza,
assistenza, sanità, istruzione. Questi temi saranno al centro di una serie di
iniziative sparse sul territorio regionale con sconfinamento fino a Genova,
dove sarà aperta una mensa per i poveri come occasione di presa di coscienza e
condivisione. In serata, a Varese, sarà riproposta la notte dei senza fissa
dimora con animazione e preghiera e l’invito a passare una notte col sacco a
pelo insieme a chi è costretto tutti i giorni a dormire sotto le stelle. I
contenuti del documento “Poveri equilibristi” saranno poi al centro della
giornata del 17 ottobre, quando uno stand in una piazza centrale di Milano
inviterà tutti a battersi contro l’individualismo, l’immoralità e
l’ingiustizia, assumendosi in prima persona l’impegno di non lasciare le cose
come stanno.
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AUMENTA, IN VIETNAM, IL TRAFFICO DEGLI ESSERI UMANI: OLTRE
9 MILA,
LE VITTIME NELL’ULTIMO ANNO, LA MAGGIOR PARTE DELLE QUALI DONNE,
VENDUTE IN CINA E AVVIATE ALLA PROSTITUZIONE
HANOI. = In Vietnam, il mercato degli
schiavi è in costante crescita: lo sostengono diverse organizzazioni
internazionali per i diritti dell’uomo. Secondo il governo vietnamita,
nell’ultimo anno sono stati circa 9 mila i rapiti, la maggior parte dei quali
donne sotto i 25 anni, vendute in Cina per essere avviate al mercato della
prostituzione. Le ONG ritengono però queste stime “troppo basse”. Per circuire
le proprie vittime, in genere provenienti dai villaggi, i trafficanti usano diversi
mezzi, come promesse di matrimonio e offerte di lavoro. Sono in aumento,
inoltre, i sequestri di bambini. Nguyen Manh Te, funzionario del ministero vietnamita
della Sicurezza, ha dichiarato che “la povertà è ritenuta dai più la causa
principale dei traffici” e che “sarà difficile trovare una soluzione al
problema”. L’anno scorso, Vietnam e Cina avevano lanciato un’inedita campagna
congiunta per fermare il flusso di schiavi fra i 2 Paesi. In quell’occasione
erano stati scoperti alcuni gruppi di trafficanti e organizzate diverse
campagne informative nei villaggi. (R.M.)
CONTINUA A CRESCERE, IN CINA, IL NUMERO DELLE
VITTIME NELLE MINIERE
DI CARBONE: NONOSTANTE GLI SFORZI E LE PROMESSE
DEL GOVERNO,
NEI PRIMI 9
MESI DEL 2005 SONO MORTI 4228 MINATORI
PECHINO. = In Cina continua a
crescere il numero dei morti nelle miniere di carbone, nonostante le promesse
del governo di arginare gli incidenti mortali. Secondo i dati rilasciati ieri
dall’agenzia di stampa governativa Xinhua, fra gennaio e settembre 2005 si sono
verificati 2.337 incidenti in cui sono morte 4.228 persone. Gli ultimi dati
ufficiali riguardavano i 4.153 morti a causa di esplosioni, allagamenti e
incidenti di altro tipo nei primi 9 mesi del 2004. “Il governo ha emanato una
serie di regolamenti e misure preventive mirate a migliorare la sicurezza nelle
miniere – si legge nella nota informativa – ma la situazione è tuttora seria”.
Dal 10 ottobre si sono verificati 43 incidenti, che hanno provocato la morte di
10 persone. Le miniere cinesi sono definite le più pericolose del mondo con
oltre 6 mila vittime lo scorso anno. Il governo dichiara di aver chiuso
centinaia di miniere non sicure e di aver punito coloro che non applicano
misure di sicurezza negli impianti. Stime non ufficiali affermano che il numero
effettivo di morti in miniera sia molto più alto. Per il 2004, diverse ONG
parlano di oltre 20 mila morti. (R.M.)
VIENE INAUGURATO QUESTO POMERIGGIO A ROMA IL NUOVO
ANNO ACCADEMICO
DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÁ ANTONIANUM. TRA LE SUE
FACOLTÁ,
QUELLA DI SCIENZE BIBLICHE E ARCHEOLOGIA,
COLLEGATA ALLA CUSTODIA FRANCESCANA DI TERRA SANTA
ROMA. = Sarà inaugurato questo
pomeriggio il nuovo anno accademico della Pontificia Università Antonianum.
Nella basilica romana di Sant’Antonio, a concelebrare una solenne liturgia
eucaristica saranno il gran cancelliere, padre José Rodríguez Carballo,
Ministro Generale dei Frati Minori e il rettore, padre Johannes Freyer.
L’Antonianum è stato fondato da padre Berardino Del Vago da Portogruaro,
Ministro Generale dei Frati Minori. L’Antonianum, accanto alla facoltà di
teologia, filosofia e diritto canonico, include la Facoltà di Scienze bibliche
e di Archeologia, fondata nel 1901 come “Studium Biblicum Franciscanum” dalla
Custodia francescana di Terra Santa a Gerusalemme. Della Facoltà di Teologia
fanno parte l’Istituto francescano di spiritualità, istituito nel 1968 in
collaborazione con i Frati minori Cappuccini, l’Istituto di studi ecumenici,
che ha sede a Venezia, e la Scuola superiore di studi medievali e francescani,
che cura corsi di latino medievale, codicologia, paleografia, liturgia
bizantina, iconografia ed iconologia. (T.C.)
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14 ottobre 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Il Kashmir, colpito dal
devastante terremoto di sabato scorso, è stato teatro di un nuovo attentato e
di agguati condotti da fondamentalisti. L’orrore della violenza si aggiunge,
dunque, alla tragedia provocata dal sisma: nel Pakistan sono almeno 25 mila i
morti. Nel Kashmir indiano le vittime accertate sono più di 1300. Le squadre di
soccorso stanno cercando, inoltre, di raggiungere a piedi tre villaggi
himalayani rimasti isolati e situati ad oltre 3 mila metri di altezza. Il servizio
di Maria Grazia Coggiola:
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Nonostante la devastazione, la
disperazione di migliaia di senzatetto nelle vallate himalayane che aspettano
ancora i soccorsi, non si ferma la violenza in Kashmir. Secondo la polizia
indiana, una sospetta militante estremista è morta nell’esplosione di una bomba
diretta ad un convoglio militare in transito sulla strada che collega Shrinegar
a Jammu. L’attacco è stato rivendicato da un gruppo separatista islamico.
Sarebbe la prima volta che i militanti kashmiri utilizzano una donna kamikaze.
In altri scontri, sempre nel Kashmir indiano, sono morte sei persone. Lunedì
scorso, la principale organizzazione separatista aveva dichiarato una tregua
per permettere le operazioni di soccorso. La distribuzione degli aiuti nel
Kashmir e nel Nord del Pakistan, intanto, va a rilento a causa del caos e di
disordini scoppiati tra i terremotati. Alcune zone della vallata del Nilum sono
ancora isolate; servono ancora elicotteri per trasportare a valle i feriti che
sarebbero oltre 60 mila. Il coordinatore dell’ONU, Jan Hegeland, ieri ha detto
che si tratta di una battaglia contro il tempo. Intanto, le autorità di
Islamabad hanno annunciato che intendono costruire villaggi provvisori intorno
ad Islamabad, per dare un riparo agli oltre due milioni di senzatetto, prima
che inizi il rigido inverno himalayano. Il sisma di sabato ha distrutto 200
mila case nel Nord del Pakistan e nella regione contesa del Kashmir.
Da New Delhi, per la Radio
Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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In
Libano c’è attesa per la risposta dell’ONU che dovrà pronunciarsi sulla
richiesta di proroga, fino al 15 dicembre, dell’inchiesta sulla morte dell’ex
premier Hariri, rimasto ucciso in un attentato a febbraio. Il 21 ottobre resta,
per ora, la data di consegna del rapporto alle Nazioni Unite.
La morte del ministro siriano,
Ghazi Kanaan, dimostra come la Siria sia sotto pressione: lo ha detto il
ministro israeliano degli Esteri Silvan Shalom, secondo cui il decesso improvviso
di Kanaan, ufficialmente suicidatosi, è collegato alle indagini sull’uccisione
dell’ex premier libanese Hariri.
Il ministro degli Esteri
iraniano Manouchehr Mottaki ha riferito, nel corso della sua visita ufficiale a
Pechino, di aver guadagnato l'appoggio della Cina sulla ripresa delle attività
nucleari in Iran. “Abbiamo discusso dell'utilizzo per scopi pacifici
dell'energia nucleare”, ha detto il capo della diplomazia iraniana, al termine
di una serie di incontri con le autorità cinesi. “La Cina concorda con la
nostra posizione”, ha affermato Mottaki.
Il futuro governo tedesco del
cancelliere Angela Merkel rispetterà l’indirizzo della grande coalizione. Sono
otto i rappresentanti dell’ala moderata, compresa la Merkel, e otto i dicasteri
social-democratici.
La polizia olandese ha fermato
sette presunti terroristi nel corso di operazioni effettuate oggi in varie
città dei Paesi Bassi. Lo ha riferito il portavoce della procura nazionale,
Wimm De Bruin precisando che fra i fermati figura anche un uomo già arrestato
in passato e prosciolto, lo scorso aprile, dall'accusa di aver pianificato
attentati terroristici.
In Italia, valutazioni opposte
nei due schieramenti dopo l’approvazione di ieri sera alla Camera della nuova
legge elettorale che reintroduce il sistema proporzionale dopo dodici anni di
maggioritario. La legge a metà novembre passerà all'esame del Senato, dove peraltro
non sono previsti voti segreti. E ormai le forze politiche fanno già i conti
con i possibili effetti della riforma. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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In Italia torna dunque il
sistema elettorale proporzionale. L’elettore voterà il partito dal quale si
sente meglio rappresentato. Scompare la preferenza, le liste saranno bloccate:
questo vuol dire che sulla scheda i candidati di ogni partito saranno disposti
secondo l’ordine stabilito dalle stesse forze politiche. Viene introdotto il
premio di maggioranza: lo schieramento vincente avrà automaticamente 340 seggi,
anche se non li ha conquistati sul campo. In questo caso all’opposizione ne
andranno 278. Previste tre soglie di sbarramento: 10% dei voti per la
coalizione; 4% per i partiti non coalizzati; 2% per quelli coalizzati. Prima
del voto le liste indicano il capo della forza politica, ma restano salve le prerogative
del capo dello Stato nella nomina del presidente del Consiglio. Per il centrodestra,
la governabilità è ora più facile. Per il centrosinistra, la riforma ha il solo
scopo di rendere meno dura la sconfitta della Casa delle libertà alle prossime
elezioni. Il ritorno al proporzionale era stato fortemente caldeggiato
all’interno del centrodestra dall’UDC di Follini, che al tempo stesso metteva
in discussione la leadership di Berlusconi, leadership che il voto alla Camera
ha però rafforzato. Il premier è riuscito ad evitare che i franchi tiratori
entrassero in azione e chiede ora analoga compattezza su devolution e par
condicio. Insomma, nella Casa delle
libertà svanisce l’ipotesi primarie, che l’Unione celebrerà invece domenica
prossima e che dovrebbero investire Prodi come candidato premier. Ma con la riforma
elettorale, l’ex presidente della Commissione europea che non è capo di alcun
partito, dovrà creare una lista propria o chiedere ospitalità ad un partito
alleato. E nel dibattito interno riprende quota il progetto della lista
unitaria dell’Ulivo.
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Si apre oggi in Spagna, a
Salamanca, il 15.mo vertice ibero-americano. All’incontro partecipano
delegazioni di diversi Stati dell’America Latina, di Portogallo e Spagna. In
agenda, figurano la lotta al terrorismo e l’analisi di azioni comuni per la promozione
di una più efficace cooperazione internazionale.
Il presidente italiano, Carlo
Azeglio Ciampi, ha incontrato a Zagabria il capo di Stato croato, Stipe Mesic.
Durante il colloquio, Ciampi ha sottolineato due punti centrali: la parità di
accesso da parte di cittadini italiani per l’acquisto di immobili ed il
rispetto degli impegni concordati per risarcire i profughi italiani del 1946.
“E’ importante che questi nodi siano sciolti prima che arrivino al tavolo del
negoziato europeo” per l’adesione della Croazia all’UE, ha precisato Ciampi.
In Costa d’Avorio le continue
violazioni dei diritti imani e l’incremento degli scontri interetnici rischiano
di riaccendere la guerra civile, scoppiata tre anni fa. Lo rivela il rapporto
trimestrale della missione ONU nel Paese africano, presentato ieri al Palazzo
di Vetro a New York.
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