RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
285 - Testo della trasmissione di mercoledì 12 ottobre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Gran Bretagna: alla Camera dei Lord la nuova legge sull’eutanasia e
il suicidio assistito
Aiuti per le popolazioni colpite dal
terremoto in Kashmir e dall’uragano nell’America centrale
In Iraq accordo sulla
Costituzione: anche i sunniti voteranno ‘sì’ al referendum di sabato
12 ottobre 2005
PERCHE’
GERUSALEMME SIA SEMPRE PIU’ LUOGO
D’INCONTRO FRA RELIGIONI:
BENEDETTO
XVI, ALL’UDIENZA GENERALE, PREGA PER LA PACE NELLA CITTA’ SANTA
La
preghiera del Papa per la pace a Gerusalemme: questa mattina all’udienza generale
in Piazza San Pietro. Benedetto XVI è stato accolto da una folla di ben
60 mila persone, giunte da tutto il mondo, numerosissimi i fedeli da
oltreoceano anche dalla lontana Australia. I gruppi più numerosi: 1500 dalla Polonia ed altrettanti dal Messico. Il servizio di
Roberta Gisotti:
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Bagno di folla eccezionale anche
stamane per Benedetto XVI, confortato da tanto calore umano ed affetto di
decine di migliaia di pellegrini, che continuano ogni mercoledì a giungere da
ogni angolo della terra per ascoltare dal vivo la sua parola. E quest’oggi al centro della
catechesi del Papa, ispirata dal Salmo 121, è stata “la Città santa di Gerusalemme”,
“salda e compatta, simbolo di sicurezza e di
stabilità”, “cuore dell’unità delle dodici tribù di Israele, che convergono
verso di essa come centro della loro fede e del loro culto”, “capitale politica
ed anche sede giudiziaria”, cosi come ci viene descritta.
“Il Salmo ha tracciato, così, un ritratto ideale della
città santa nella sua funzione religiosa e
sociale, mostrando che la
religione biblica non è astratta né intimistica, ma è fermento di
giustizia e di solidarietà. Alla comunione con Dio segue necessariamente quella
dei fratelli tra loro”.
Ecco perché - ha spiegato il Santo
Padre – citando San Gregorio Magno – come “in un edificio una pietra sostiene
l'altra, perché si mette una pietra sopra l'altra, e chi sostiene un altro è a
sua volta sostenuto da un altro”, “così proprio, nella santa Chiesa ciascuno
sostiene ed è sostenuto”.
“E così, il Grande
Papa, San Gregorio Magno, ci dice cosa significa il Salmo in concreto, per la
prassi della nostra vita: che dobbiamo essere la Chiesa di oggi,
una vera Gerusalemme, e cioè un luogo di pace, sopportandoci un l’altro, così
come siamo nella gioiosa certezza che il Signore ci ‘sopporta’ tutti. Così
cresce la Chiesa come una vera Gerusalemme, luogo di pace. Ma
vogliamo anche pregare per la città di Gerusalemme, che sia sempre più e più
luogo d’incontro tra religioni e popoli ... realmente un luogo di pace”.
Tanti e scanditi da lunghi applausi i saluti finali nelle
varie lingue, occasione per il Papa di ricordare l’Assemblea generale del Sinodo
dei vescovi sull’Eucaristia, in corso a Roma; il mese di ottobre
dedicato al Rosario, poi la memoria oggi in Polonia del beato Jan Beyzym,
missionario in Madagascar, dedicato ai lebbrosi. Il Papa ha chiesto la sua intercessione
a Dio per le nuove vocazioni missionarie, quindi un pensiero grato ai “cari
amici” valdostani accompagnati dal vescovo di Aosta
Giuseppe Anfossi, per l’accoglienza di quest’estate,
“A conclusione di questo anno
dedicato all’Eucaristia, auguro a voi e alle vostre comunità parrocchiali
di continuare a contemplare con speciale
intensità il mistero del Pane vivo disceso dal cielo per la nostra salvezza”.
Un pensiero
anche per i carabinieri e i poliziotti e le loro famiglie, che ha voluto affidare alla protezione di Maria, sottolineando
l”importante servizio svolto a favore della comunità”, infine l’augurio ai
malati, agli sposi novelli e ai giovani di imitare l’esempio del beato Giovanni
XXIII, che la Chiesa ha festeggiato ieri.
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Al termine dell’udienza generale il Papa ha benedetto la
prima pietra del seminario diocesano internazionale “Redemptoris Mater” di Sydney, che ospita già 20 studenti di 10 Paesi.
Il Santo Padre ha benedetto la pietra proveniente dalla casa di Nazareth, alla
presenza dell’arcivescovo di Sydney, il cardinale Gorge
Pell, che ha voluto il seminario, ed al rettore, il padre australiano Erich
Skruznyd
UDIENZA
Dopo
l’udienza generale, Benedetto XVI ha incontrato stamane mons. Edmond
Farhat, arcivescovo tit. di Biblo, nunzio apostolico in Australia.
LA
SITUAZIONE DELLA CHIESA CINESE E IL CELIBATO SACERDOTALE
AL
CENTRO DELLA 15.MA SESSIONE PLENARIA DEL SINODO
SULL’EUCARISTIA.
OGGI,
I PRIMI INTERVENTI DEGLI UDITORI
La Chiesa in Cina, all’apparenza divisa in due, vuole in
realtà essere tutta intera unita al Papa. E’ stato uno degli interventi di
chiusura della quindicesima plenaria del Sinodo
sull’Eucaristia a gettare una luce particolare sui lavori di questa mattina. In
precedenza, molti padri sinodali si erano soffermati, in vario modo, sulla
disaffezione che molti cristiani sembrano nutrire nei confronti della Messa, da
combattere – si è sostenuto – insistendo sulla
formazione. Uno degli interventi, poi, ha toccato un argomento di primo piano
del Sinodo: quello del celibato dei sacerdoti. La sintesi della mattinata – che
ha visto anche le relazioni di alcuni uditori - nel
servizio di uno dei nostri inviati al Sinodo, Alessandro De Carolis.
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Dopo lunghi anni di separazione forzata, la stragrande
maggioranza dei vescovi della cosiddetta Chiesa ufficiale cinese è stata
legittimata dalla magnanimità del Santo Padre e i membri dell’episcopato, sia
quelli riconosciuti dal governo, sia quelli che hanno
sempre voluto mantenere l’unità con Roma: sono in realtà una Chiesa sola perché
tutti vogliono essere uniti al Successore di Pietro. Salutato da un applauso
caloroso dell’Aula, l’intervento di mons. Zen Ze-Kiun, vescovo di Hong Kong, ha
toccato uno degli ambiti dell’assise sul quale si
erano appuntati sin dalla vigilia le attese di Benedetto XVI, che aveva
personalmente invitato quattro presuli cinesi, finora impossibilitati a
raggiungere Roma. Un’occasione sciupata, l’ha definita mons. Zen Ze-Kiun, che
ha auspicato una normalizzazione dei rapporti tra Cina
e Santa Sede.
Nella prima parte della mattinata, il cardinale George
Pell, arcivescovo di Sydney, aveva ripreso il tema del celibato sacerdotale
ritenendo personalmente un serio errore venir meno ora a questa
antica tradizione, che non rimedierebbe nemmeno al sensibile declino di
vocazioni registrato attualmente in Oceania, soprattutto in Australia e in Nuova
Zelanda. A questo proposito, il cardinale Pell ha invitato il Sinodo ad
esprimersi con chiarezza sul ruolo dei ministri speciali dell’Eucaristia per
marcare la differenza – talvolta poco percepita dai fedeli – dalla liturgia
eucaristica presieduta dal sacerdote.
La riflessione sul rispetto delle norme liturgiche e sulle
omissioni o sugli abusi da parte dei celebranti, cui talvolta esse sono fatte
oggetto, hanno orientato gli interventi di molti
relatori. La disamina compiuta stamani dal vescovo polacco Kiernikowski sui
segni dell’Eucaristia, ad esempio lo spezzare del pane, talvolta compiuti con
superficialità, è stata emblematica di uno stato di
preoccupazione condiviso in questi giorni da molti padri sinodali. Ad essere
per così dire maltrattati sono diversi aspetti della liturgia
eucaristica, da cui si evince anche una scarsa preparazione dell’assemblea che
assiste come spettatrice e non come un attore del rito. Per questo, il
preposito generale dei Passionisti, padre Ottaviano D’Egidio, ha ribadito l’urgenza di vivificare le comunità parrocchiali e
missionarie con catechesi semplici e chiare sul concetto sacrificale del
mistero eucaristico. Ed ha sollecitato i celebranti a
rifuggire dalla sciatteria di certe omelie recuperando, ha detto, i corsi di sacra
eloquenza. Infine, ha chiuso il suo intervento riflettendo su un aspetto
apparentemente marginale come il ruolo della Madonna nella liturgia
eucaristica, chiedendo se sia possibile rivolgersi a lei anche con il titolo di
Madre dell’Eucaristia.
Il tema della formazione dei fedeli al valore e ai segni
della Messa è stato ripreso da molte angolazioni. In
Costa D’Avorio - ha spiegato, l’arcivescovo di Gagnoa,
mons. Jean-Pierre Kutwa - nonostante l’alta partecipazione alla Messa, spesso
per i cristiani ciò si riduce ad un aspetto esteriore. La causa di ciò - ha proseguito il
presule - è rintracciabile nella scarsa conoscenza della Parola di Dio, che
andrebbe contrastata rinverdendo l’apostolato biblico nelle parrocchie, così da
donare ai fedeli l’abitudine di una frequentazione regolare con il testo sacro.
Il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’APSA, l’Amministrazione del
patrimonio della Sede Apostolica, si è soffermato invece sulla pratica
in netto disuso del far celebrare Messe in favore dei vivi o dei defunti.
L’offerta al sacerdote che accompagna tale pratica ha un valore autenticamente
spirituale - ha asserito il porporato - poiché va a
sostenere la Chiesa, il clero e le missioni, attraverso un gesto di privazione
personale. Si tratta di una forma di partecipazione eucaristica da recuperare e
da difendere, vigilando, da eventuali logiche contrattualistiche o commerciali.
Oltre ai 18 interventi dei padri sinodali, nella parte
conclusiva della sessione di stamattina il microfono è passato anche ai primi 6
uditori presenti al Sinodo, molti dei quali superiori o superiore
generali di Istituti religiosi. Tra le riflessioni proposte, commovente
e molto applaudita è stata quella di suor Elvira Petrozzi,
fondatrice della Comunità Cenacolo. Nel raccogliere i giovani tossicodipendenti
dalle strade, agli inizi della sua esperienza, non sapeva inizialmente quale
metodo terapeutico proporre per recuperarli alla vita. Poi, la scoperta del
balsamo interiore portato dall’Eucaristia: alcuni di quei giovani, ha raccontato
la religiosa, hanno cominciato la pratica dell’adorazione, in particolare
quella del sabato notte, trasformatasi per loro da notte
dello sballo in notte di preghiera, dalle due alle tre, per i loro
coetanei bruciati da ciò che una volta aveva rubato anche a loro la giovinezza.
Questa, ha concluso, è stata la medicina che meglio ha
servito la causa delle loro numerose comunità.
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C’è poi da raccontare la seduta di
ieri pomeriggio in cui si sono susseguiti gli interventi di undici
delegati fraterni ed è poi ripresa la serie delle relazioni dei Padri,
quattro in tutto, prima della discussione libera in Aula. Ha seguito il tutto
il nostro inviato Giovanni Peduto:
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I nove esponenti del variegato mondo
ortodosso hanno unanimamente asserita la validità
della stessa Eucaristia che unisce la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse,
dopo aver tutti, all'unisono, manifestata la loro profonda gratitudine per
l'invito a partecipare al Sinodo, a partire dal rappresentante del Patriarcato
di Costantinopoli, il metropolita di Pergamo, Zizioulas Johannis, metropolita
di Pergamo, il quale ha detto che la Chiesa niente di meglio può offrire al
mondo che l'Eucaristia. Tante cose dividono cattolici e ortodossi ma la
teologia eucaristica li unisce e li può aiutare a superare mille anni di separazione.
Dal rappresentante del Patriarcato di Mosca a quello di
Romania: unanime la preoccupazione condivisa con i cattolici di una catechesi
mistagogica che permetta ai fedeli di approfondire il senso della divina
liturgia e l'importanza della Confessione prima della Comunione. La
valorizzazione teologica della Divina Eucaristia – ha detto dal canto suo il
rappresentante della Chiesa di Grecia presso l’Unione Europa, archimandrita Sotiriadis Ignatios
- é strettamente collegata con l'esperienza vissuta e con la fede rispetto al
mistero della Chiesa e la diaconia speciale del vescovo. La nostra preghiera in
questo momento - ha soggiunto - è che arriviamo tutti alla comprensione di
questa responsabilità con la pienezza della grazia assicurata dallo Spirito
Santo. Amba Barnaba, vescovo della Chiesa copta ortodossa a Roma, ha affermato
che i danni causati dal mondo contemporaneo, le brutture cui giornalmente assistiamo non possono che spingerci sempre più a cercare
nella Comunione di Cristo una fonte di salvezza e la speranza di un mondo
migliore. Unanime l'augurio che il Sacramento dell'Eucaristia agisca come
propulsore al cammino comune verso l'unità di tutti i cristiani, con l'augurio
ai Padri Sinodali di un proficuo lavoro per i giorni a venire e il
raggiungimento di giusti
e validi risultati per il futuro della Chiesa. A tali auspici si
sono associati l’anglicano John Hind, vescovo di Chicester, in Gran Bretagna,e il norvegese Per Lonning, vescovo emerito della Chiesa
Luterana di Norvegia.
Sono ripresi quindi gli interventi
dei Padri con tematiche sia dottrinali che pastorali,
fra cui il problema della scarsezza di sacerdoti - tema ricorrente - per
assicurare ai fedeli l'Eucaristia. Una speciale attenzione è stata rivolta dal
cardinale Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di San Salvador di Bahia, in
Brasile, ai fedeli che per vari motivi non potevano ieri e non possono oggi ricevere l'Eucaristia: infermi, prigionieri,
persone anziane con difficoltà di deambulare autonomamente. I
fedeli laici, assicurata la visita del presbitero per la riconciliazione
sacramentale, possono continuare la cura pastorale portando la comunione eucaristica.
Così Dio necessita delle loro braccia e della loro
testimonianza per realizzare l'esperienza del suo amore.
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DELLA
“DICHIARAZIONE UNIVERSALE DI BIOETICA E DIRITTI UMANI”
APPROVATA
LUNEDI’ A PARIGI, PARLIAMO OGGI CON
L’OSSERVATORE
PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’UNESCO
- Con
noi mons. Francesco Follo -
Torniamo a parlare della
“Dichiarazione universale di bioetica e diritti umani” approvata
lunedì scorso a Parigi dall’UNESCO, l’Organizzazione dell’ONU per
l’educazione, la scienza e la cultura. Una Carta che per la prima volta
ha messo d’accordo 197 Paesi riguardo a principi comuni nel campo della
bioetica. Ma
quale giudizio dare della Dichiarazione, tenuto conto che ci sono
voluti 4 anni per arrivare a un testo di compromesso, definito comunque dagli
esperti “un passo avanti”. Roberta Gisotti, lo ha chiesto all’Osservatore
permanente della Santa Sede presso l’UNESCO, mons. Francesco Follo:
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R. – Ci si può contentare. E in più, grazie ai nostri
esperti, molte modifiche sono state anche accolte, segno della nuova apertura
che i vari Paesi dell’UNESCO hanno come atteggiamento di ascolto
verso la Chiesa cattolica.
D. – Sappiamo che questa dichiarazione non entra nel
merito di questioni specifiche come l’eutanasia o l’accanimento terapeutico. Si
potrà arrivare a definizioni comuni su questioni così laceranti per la natura
umana?
R. – Nell’intervento alla Plenaria, ho detto
che se si parla di bioetica, se si deve avere una bioetica, è per ragioni
etiche che occorre farlo, non solo per motivi politici. Ma
c’è una maggiore apertura: il rischio è che, quando si vuole un consenso, si
cerchi appunto solo il consenso della maggioranza e si scenda a livello sempre
più basso. Però, è già un primo passo. Importante è
che non tutto, soprattutto l’aspetto etico, credo che si possa
risolvere con il consenso. Occorrerebbe risolverlo con argomenti di ragione,
una ragione bene informata, altrimenti il consenso … a livello politico va bene ma a livello di etica … non so fin dove sia giusto. Per fare un esempio che forse può fare sorridere: quando si trattò
di scegliere tra Gesù Cristo e Barabba, il consenso scelse Barabba. Ma
nessuno oserebbe dire che fosse un buon consenso!
D. – Come fronteggiare il rischio che l’uomo,
attraverso tutte queste nuove biotecnologie, sia trattato come
‘materiale da laboratorio’?
R. – Come Giovanni Paolo II ha insegnato e Benedetto XVI
continua ad insegnare, la Chiesa cattolica sta
proponendo un umanesimo nuovo ed integrale. In questo, tutto
sommato, non è necessario avere la fede, per aderire ad alcune verità di
ragione, perché occorre solo l’intelligenza.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina
l'udienza generale.
Sempre in prima, Pakistan: il maltempo ostacola i soccorsi. Secondo
un bilancio ufficiale il terremoto ha causato circa 23.000 morti e 51.000 feriti;
due milioni di persone sono rimaste senza casa.
Servizio vaticano - Il
resoconto della XIII, XIV e XV Congregazione generale del Sinodo dei Vescovi.
Servizio estero - Per la
rubrica dell' "Atlante geopolitico" un
articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo "Brasile: un referendum contro
la violenza".
Servizio culturale - Un
articolo di Maria Maggi sulla devastante serie di cicloni tropicali che ripropone l'urgenza di efficaci politiche in difesa dell'ambiente.
Servizio italiano - In
rilievo il tema della legge elettorale.
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12 ottobre 2005
IL FREDDO E IL RISCHIO DI EPIDEMIE SONO I
PRINCIPALI NEMICI
DELLE POPOLAZIONI COLPITE DAL TERREMOTO DI SABATO SCORSO IN KASHMIR.
ISLAMABAD PARLA DI 23 MILA MORTI MA, SECONDO DIVERSE AGENZIE UMANITARIE,
I MORTI POTREBBERO ESSERE
PIÙ DI 40 MILA
- Intervista con Hussein Sayed -
Un primo segnale di
disgelo tra India e Pakistan dopo il tremendo sisma che sabato scorso ha
colpito i due Paesi: un aereo indiano carico d’aiuti è atterrato ad Islamabad.
Ma intanto il freddo e il rischio di epidemie continuano a
costituire gravi minacce per le popolazioni colpite. Il bilancio ufficiale reso
noto dalle autorità di Islamabad parla di 23 mila
vittime. Nell’area colpita dal sisma sono molte le organizzazioni non
governative e gli organismi internazionali che stanno operando. In Pakistan è
presente l’organizzazione internazionale per le emergenze, INTERSOS, che sta
coordinando gli aiuti provenienti dall’Italia. Salvatore Sabatino ha raggiunto
telefonicamente a Islamabad l’operatore Hussein Sayed:
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R. –
Noi abbiamo identificato due o tre villaggi che sono completamente crollati e
scomparsi. Cerchiamo di dare una mano a tutta la popolazione di questi luoghi.
D. – Quali sono le difficoltà
maggiori che sta vivendo il Paese in questo momento?
R. – Le difficoltà se le può immaginare, sono di tutti i tipi: la mancanza della
corrente elettrica nelle zone interessate; la mancanza della viabilità
stradale, in quanto le strade sono ancora interrotte in tanti casi. Ci sono
delle zone ancora non accessibili. Queste sono le difficoltà che adesso come
adesso stiamo vivendo sulla pelle. Da Islamabad fino a questi luoghi che a noi
interessano c’è un viaggio di cinque, sei ore, che possono diventare quindici ore e
anche più in certi momenti.
D. – Nei prossimi giorni quali
saranno i vostri interventi?
R. –
Gli italiani ci danno una mano e ci mettono in grado di assistere questa gente.
Si dipende dai donatori, anche perché noi attualmente
abbiamo medicinali, abbiamo delle tende, delle coperte, ma ci manca un po’
tutto. Ci manca il cibo, ci manca tutto quanto. Quindi, i trasporti sono il nodo principale. Non c’è la
possibilità di muoversi. Stiamo aspettando anche noi che la situazione migliori
per poter capire cosa possiamo fare.
D. – Vuole lanciare un appello
ai nostri radioascoltatori?
R. – Certamente sì. Spero
proprio che anche questa volta gli italiani dimostrino la loro umanità e che
non abbandonino queste persone. Perché fino ad oggi mi
hanno chiamato tantissimi amici giornalisti dall’Italia, ma vorrei che questo
continuasse: non vorrei che da qui a un mese si
dimenticasse di questa tragedia. La vera emergenza per noi, infatti, sono i
sopravvissuti. Bisogna dare loro il modo di sopravvivere, dare
il modo di continuare in qualche maniera a vivere e sperare. Abbiamo bisogno
che non dimentichino assolutamente questo dramma.
Adesso i riflettori sono accesi, ma da qui a qualche giorno non vorrei che tutto andasse nel dimenticatoio.
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“INVESTIRE
PER PREVENIRE”:
L’APPELLO DEL SEGRETARIO
GENERALE DELL’ONU
NELLA ODIERNA
GIORNATA MONDIALE DEI DISASTRI NATURALI
- Intervista con Marco Santori -
Investire
per prevenire le calamità naturali. È questo il tema dell’odierna giornata Mondiale
per la Riduzione delle Calamità Naturali, indetta dall’ONU. Per l’occasione il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi
Annan, ha sottolineato l’importanza di strumenti come quelli della micro
finanza per costruire comunità che sappiano riprendersi rapidamente dalle
sciagure e salvare vite umane. Il servizio di Eugenio
Bonanata:
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Nessun luogo del mondo è al sicuro dalla minaccia di
disastri naturali. Dallo Tsunami nell’Oceano Indiano
al terremoto in Pakistan, dagli uragani negli Stati Uniti fino alla cronica
siccità in Africa e in Brasile. Sono stati centinaia di migliaia i morti di
queste tragiche occasioni e milioni le persone ridotte in povertà nel giro di
poche ore. In questo quadro - afferma il segretario dell’ONU - la lezione che dobbiamo
trarne è una sola: “investire per prevenire”. E il micro credito, che consiste nel dare piccole somme di
denaro alla gente, può consentire una rapida ripresa delle comunità colpite.
Nello Sri Lanka, ad esempio, dove lo Tsunami ha messo
in ginocchio tutto il sistema economico fatto di piccole imprese di artigiani e
pescatori, attualmente il micro credito rappresenta lo strumento principale di
aiuto. Ne abbiamo parlato con Marco Santori,
presidente del consorzio Etimos:
R. – Noi crediamo che, in una fase di post-emergenza, sia
importante affiancare ad un intervento di sostegno, anche donazioni a fondo
perduto per la ricostruzione, dotarsi di strumenti di rivitalizzazione del
sistema economico attraverso strumenti d’appoggio di attività
micro-imprenditoriali. Questo riteniamo che possa
essere un metodo che è complementare ad un intervento emergenziale e che possa
garantire il ‘traghettamento’ dalla fase emergenziale ad una fase, invece, di
consolidamento.
D. – Lei crede che questo possa diventare un modello
generale di aiuto, destinato quindi a promuovere lo
sviluppo anche in altre aree?
R. – L’accesso al credito è una delle tante sfide che un
modello di sviluppo deve porsi. L’accesso al credito come
modalità di dare dignità alle persone per poter determinare dei processi
economici indipendenti al proprio interno, credo che sia importante.
L’accesso al credito diventa anche fondamentale per andare ad individuare
quelle forme di sviluppo locale che vanno a valorizzare delle sinergie interne
di realtà che possono essere anche realtà chiuse, che non sono proiettate
all’internazionalizzazione che però, dando fiducia,
possono portare a determinati processi virtuosi. Francamente,
l’accesso al credito da solo credo che non possa risolvere il problema.
E’ uno dei tanti strumenti, uniti magari a politiche pubbliche, a politiche di
cooperazione, politiche anche di educazione, che
devono essere implementate.
“Dovremmo aver appreso lezioni profonde in questo anno”, afferma Annan, sottolineando che sono sempre
le fasce svantaggiate della società a pagare il conto più alto. Per questo – ribadisce ancora Annan – la diminuzione della povertà nel
mondo viaggia di pari passo con la riduzione dell’impatto delle catastrofi
naturali.
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LA GIOIA, LA
GLORIA, LA LUCE, E IL DOLORE:
I QUATTRO MISTERI DEL ROSARIO
RACCONTATI
ATTRAVERSO 20 DIPINTI NELLA MOSTRA
“UNA PREGHIERA VISIVA” A ROMA
- Ai nostri microfoni Maria Pia Russo e Stefania
Severi -
La
gioia, la gloria, la luce, e il dolore. Sono i quattro misteri del rosario
raccontati attraverso 20 dipinti nella mostra “Una preghiera visiva” dell’ artista contemporanea Maria Pia Russo. La mostra, che
si svolge a
Roma fino al 23 ottobre presso la
sacrestia della Basilica romana di
Santa Maria in Montesanto, la “Chiesa degli Artisti”, è stata realizzata
nel corso del 2003, successivamente all’Anno del Rosario indetto da Papa
Giovanni Paolo II. Il servizio di Marina Tomarro.
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(musica)
Lo
sguardo intenso del Cristo mentre solleva il calice, Maria che sale al cielo accompagnata da due angeli, e ancora l’angoscia del
Cristo nell’Orto degli Ulivi mentre viene consolato da un angelo. Sono alcune delle opere esposte
nella mostra di Maria Pia Russo, quadri che diventano di fronte allo spettatore
una preghiera visiva che nasce dallo sguardo e arriva al cuore. Ascoltiamo l’artista:
Protagonisti
di questi quadri sono le figure di Maria e di Gesù. Ascoltiamo ancora Maria Pia
Russo:
“Le
figure di Maria e di Gesù sono in simbiosi; si parte da Maria e si arriva a
Gesù. E’ una ricerca che continuamente l’uomo moderno, affannato, disperato, va
cercando”.
Il visitatore viene accompagnato
in questo percorso attraverso didascalie che raccontano la nascita di ogni
mistero. La curatrice della mostra, Stefania Severi:
“Quello che è interessante è appunto la risoluzione
estetica di quest’opera, che si avvale di carta da pacchi: un materiale molto
povero che in questa maniera, con l’intervento dell’artista, viene
vivificato. I colori sono essenziali, prevalentemente simbolici: le terre,
l’azzurro della trascendenza con dei tocchi di rosso
del sangue, del martirio in alcune scene che rendono, appunto, l’insieme anche
un pochino più vivace”.
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12 ottobre 2005
PRESSANTE APPELLO ALL’UNITÀ DAL PRESIDENTE DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE
SPAGNOLA, RICARDO BLÁZQUEZ PÉREZ, NEL GIORNO
DELLA FESTIVITÀ DELLA MADONNA DEL
PILAR.
SOLENNE CELEBRAZIONE EUCARISTICA A ROMA
ROMA. = Con una solenne
celebrazione eucaristica, presieduta da mons. Ricardo Blázquez Pérez, vescovo
di Bilbao e presidente della Conferenza episcopale spagnola, la comunità ispana
di Roma ha celebrato oggi, nella chiesa nazionale di
Monserrato, la festività liturgica della Madonna del Pilar, giornata della
“hispanidad”, cioè della Spagna e di tutte le nazioni di lingua e cultura
spagnola. La Beata Vergine del Pilar è venerata particolarmente
a Saragozza, dove si trova il più antico santuario cristiano della Spagna. Secondo
la leggenda, la cappella primitiva sarebbe stata costruita da San Giacomo il Maggiore,
verso l’anno 40, in ricordo della prodigiosa “Venuta” della Vergine da
Gerusalemme a Saragozza per confortarlo per la delusione dei risultati negativi
della sua predicazione. Il "Pilar" è la colonna di alabastro
su cui la Vergine avrebbe posato i piedi. Al tempo dell’unificazione della
Spagna, nel XV secolo, ad opera del re di Aragona Ferdinando
il Cattolico e della regina Isabella di Castiglia, sua sposa, il culto della
"Madonna del Pilar" si affermò in campo nazionale. Con l’arrivo dei
primi europei in America tale culto raggiunse anche il Nuovo Mondo: nell’anno
1492 avveniva la cacciata definitiva dei Saraceni dalla Spagna e Cristoforo
Colombo partiva con tre caravelle, di cui una chiamata per l’appunto
"Santa Maria", e, fatto curioso, il primo sbarco di Cristoforo
Colombo nel Continente americano coincise con la data della festa del Pilar, il 12 ottobre. Forse per tutte queste
circostanze, nel 1958, la festa “pilarica” fu dichiarata giornata della
“hispanidad”. Nella sua omelia mons. Ricardo Blázquez Pérez, dopo aver
ricordato la tradizione dell’apparizione di Maria all’apostolo San Giacomo a
Saragozza, ha messo in risalto l’importanza della
Madonna nella vita della Chiesa fin dalle origini della prima comunità cristiana.
“Ai nostri tempi è molto diffusa l’impressione che stiamo vivendo in una nuova
epoca incerta, tra l’antico che abbiamo lasciato e il nuovo che ancora appare
poco chiaro”, ha detto il presule. Mons. Ricardo Blázquez Pérez, rivolgendo poi
il suo sguardo alla situazione attuale della Spagna ha proseguito: “Preoccupati
a causa di certe manifestazioni della nostra società attuale, noi spagnoli, non
dovremmo forse rinnovare e approfondire gli atteggiamenti che la società nel
suo insieme, i suoi leader, e le sue istituzioni hanno
adottato durante la cosiddetta ‘transizione’?”. Facendo dunque riferimento
all’inizio del passaggio alla democrazia dopo la morte del dittatore Francisco
Franco, il presule ha poi aggiunto: “La concordia porta con sé serenità e permette
di guardare con fiducia verso il futuro; la divisione invece produce malessere,
indebolisce la società e aggiunge nuove inquietudini alla complessità dei tempi
attuali e verso il futuro”. Mons. Ricardo Blázquez Pérez ha
concluso la sua omelia invocando la protezione della Madonna in particolare in
favore dei popoli del Centroamerica, che soffrono in questi giorni le
conseguenze dell’uragano Stan. Circa 25 i concelebranti alla messa cui hanno preso parte anche gli ambasciatori spagnoli presso il
Quirinale e la Santa Sede, rappresentanti del Corpo diplomatico dei Paesi
latinoamericani e numerosi fedeli residenti a Roma. (T.C.)
L’EQUITÀ DI GENERE, LA SALUTE RIPRODUTTIVA E GLI
OBIETTIVI DI SVILUPPO
DEL MILLENNIO. QUESTI ALCUNI PUNTI DEL RAPPORTO
DEL FONDO
DELLE NAZIONI UNITE PER LA POPOLAZIONE PRESENTATO STAMATTINA A ROMA.
ISTRUZIONE E SANITÁ LE SFIDE DA AFFRONTARE
- A cura di Stefano Leszczynski -
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ROMA. = Il Rapporto 2005 sullo
stato della popolazione nel mondo si concentra sulla condizione della donna e
dell’infanzia: sono 1,7 miliardi le donne in età riproduttiva, cioè tra i 15 e i 49 anni, che sul pianeta rivendicano
equità di genere e sanità riproduttiva. L’UNFDPA, organismo specializzato delle
Nazioni Unite, traccia un quadro chiaro della strada che i governi devono
ancora percorrere per adempiere agli obiettivi del
Millennio tracciati dalle Nazioni Unite: istruzione e sanità sono ancora le due
sfide principali per garantire uno sviluppo equo dell’umanità. Nel mondo, in
tema di mortalità infantile si è raggiunta una media del 50 per mille di nati
vivi, ma il dato che può sembrare incoraggiante
presenta differenze enormi tra Paesi, come il Giappone, per esempio, dove si
tocca il 3 per mille e in casi estremi dove la mortalità sale invece a 145 per
mille come in Afghanistan, o a 120 per mille come in Somalia, o a 113 per mille
come in tutta l’area dell’Africa subsahariana. Altri dati che si evincono dal
Rapporto riguardano la speranza di vita delle donne, che è
cresciuta nel mondo fino a 68 anni di media; ma anche qui, nei rapporti tra
Paesi, si oscilla tra gli 83 anni del Giappone, di Shanghai e dell’Italia, fino
ai 37 anni dello Swaziland e ai 35 del Botswana, sempre come speranza di vita.
Addirittura, il 92 per cento delle donne in un Paese come il Burkina Faso risulta analfabeta. Per quanto riguarda la natalità, e
quindi la crescita demografica, i dati relativi alle
nascite riguardano 2,8 figli per donna nel mondo, sempre come media, ma si
arriva a punte del 7,1 nell’Uganda o a 7,7 nel Niger, mentre per quanto
riguarda il mondo arabo questa media scende a 4,5 per l’Iraq o al 3,2 per
l’Arabia Saudita. Questi dati, tuttavia, indicano, per l’UNFDPA, come il
raggiungimento di uno degli obiettivi più importanti delle Nazioni Unite, cioè quello dello sradicamento della povertà, passi necessariamente
attraverso un ampio investimento da parte dei governi e della comunità
internazionale, nei settori dell’istruzione e della salute.
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GRAN
BRETAGNA: ALLA CAMERA DEI LORD LA NUOVA LEGGE SULL’EUTANASIA
E IL
SUICIDIO ASSISTITO. I LEADER RELIGIOSI BRITANNICI SCRIVONO AI PARLAMENTARI
PERCHÉ LA LEGGE VENGA BOCCIATA:
POTREBBE
FAVORIRE INTERESSI ECONOMICI
LONDRA. = Alla Camera dei Lord, in Gran Bretagna, è
iniziato il dibattito parlamentare su un nuovo controverso progetto di legge
che vuole depenalizzare l’eutanasia e il suicidio
assistito. Contro l’”Assisted Dying for the Terminally Ill Bill” si sono
mobilitati i leader delle principali comunità religiose del Paese, tra cui ebrei, musulmani, cristiani, induisti e sikhs,
che hanno
inviato una lettera congiunta a tutti i membri del Parlamento per sollecitare
la sua bocciatura della legge. Le cure palliative oggi messe a disposizione
dalla medicina – si legge nel documento – rendono inconsistenti le argomentazioni
secondo cui l’eutanasia sarebbe necessaria per evitare inutili sofferenze ai
malati terminali. “Il cosiddetto ‘diritto a morire’ – ammoniscono i
rappresentanti delle diverse confessioni – diventerà inesorabilmente un dovere
a morire e nelle decisioni sui singoli casi finiranno per prevalere pressioni e
considerazioni economiche e di convenienza”. L’agenzia stampa dei vescovi
inglesi, Catholic Communications Network, scrive che legalizzare il suicidio assistito e
l’eutanasia significherebbe alterare le basi etiche della società e minerebbe
il principio del rispetto della vita. “La vita umana è sacra” – dicono i vescovi inglesi – gli sforzi per la difesa della vita
vanno sostenuti, ma la legge sulle uccisioni intenzionali, sul suicidio
assistito e sull’eutanasia dei malati terminali va cambiata. Le cure palliative
possono aiutare i malati. (T.C.)
AIUTI PER LE POPOLAZIONI COLPITE DAL
TERREMOTO IN KASHMIR E DALL’URAGANO NELL’AMERICA CENTRALE. SI MOBILITANO LA CEI E LA CARITAS INTERNAZIONALE
ROMA. = Dopo le calamità ambientali che
si sono abbattute in questi ultimi giorni in Pakistan, Afghanistan, India e nei
Paesi centroamericani, la macchina degli aiuti internazionali si è messa subito
in funzione. La presidenza della CEI, attraverso il Comitato per gli interventi
caritativi a favore del terzo mondo, ha stanziato immediatamente tre milioni di euro dai fondi derivanti dall’otto per mille, per far
fronte alle prime urgenze delle popolazioni colpite. La Conferenza episcopale
italiana, inoltre, ha invitato tutti i fedeli a ravvivare i sentimenti di
fraternità e di solidarietà ai Paesi in difficoltà aderendo alla raccolta di
fondi avviata dalla Caritas Italiana. Per quanto riguarda il sostegno alle zone
interessate dal terremoto di sabato scorso, la Caritas Internationalis sta
studiando aiuti a lungo termine. I primi pacchi giunti
in Pakistan contenevano teli bianchi necessari per avvolgere i cadaveri, mentre
l’agenzia cattolica americana ha inviato medicine, cibo, acqua e tende per i
terremotati per un valore complessivo di 50mila dollari. La Conferenza
episcopale pakistana ha subito donato 500mila rupie, pari a 8mila e 382
dollari, al Fondo presidenziale di soccorso. Padre John L. Noronha, direttore
esecutivo della Caritas indiana, intervistato dall’agenzia AsiaNews, afferma
che c’è bisogno soprattutto di abiti e coperte, infatti,
gli sfollati per ora devono dormire all’aperto, ed in questo periodo dell’anno
in India fa molto freddo, soprattutto la notte. (R.R.)
PASTORALE SANITARIA: OLTRE TRECENTO OPERATORI
IMPEGNATI
IN STRUTTURE MEDICHE A CONVEGNO SUL TEMA
DELL’EUCARISTIA
COME SERVIZIO AL MALATO
COLLEVALENZA. = Oltre trecento addetti alla pastorale negli ospedali e nelle
strutture sanitarie a Collevalenza fino a venerdì per discutere di catechesi per
i malati e del significato dell’Eucaristia per la salute fisica e spirituale
dei sofferenti. “Eucaristia tra pane spezzato e lavanda dei
piedi”: questo il tema del congresso nazionale organizzato dall’AIPAS,
l’Associazione italiana di pastorale sanitaria. Al centro della
riflessione, in questi giorni, non solo i malati ricoverati negli ospedali ma
tutti gli stati di disagio fisico e psichico della attuale
realtà sociale. Scopo dell’incontro è quello di promuovere una pastorale della
salute che parta dall’uomo, dall’ascolto del suo grido
di aiuto, per un servizio ispirato all’immagine della lavanda dei piedi. “Le
singole realtà di pastorale della salute – ha detto
fra Marco Fabello dell’AIPAS – si mettono insieme come tanti acini d’uva in un
tino perché nasca un buon vino. Il nostro impegno è quello di diventare un vino
di qualità, da offrire alla mensa dei malati e degli emarginati, per dare loro
sollievo attraverso la ‘bevanda’ della disponibilità, dell’attenzione e
dell’ascolto”. Diverse le aree pastorali sulle quali si
confronteranno piccoli gruppi, tra queste quelle dell’etica, della psichiatria,
dell’Alzheimer, dell’AIDS e della medicina alternativa. Nata nel 1986,
l’AIPAS riunisce sacerdoti, diaconi, religiosi e laici che svolgono stabilmente
attività specifiche per la pastorale della salute, allo scopo di promuovere la
pastorale della Chiesa nel mondo della sanità e la formazione umana e cristiana
degli operatori sanitari, di tutelare la dignità della persona malata e di
curare l’assistenza religiosa per gli operatori sanitari. (T.C)
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12
ottobre 2005
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
Potrebbe
essere la svolta che l’Iraq attendeva da tempo: il
Partito islamico, la principale organizzazione politica sunnita, ha lanciato un
appello per il ‘sì’ al referendum costituzionale che si terrà sabato nel Paese
del Golfo. Il nostro servizio:
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Un accordo e un annuncio
ricompongono la frattura tra la maggioranza sciita e curda e la minoranza dei
sunniti. L’intesa prevede la possibilità, per il Parlamento, di modificare
alcuni articoli della Costituzione quattro mesi dopo l’approvazione del testo.
L’annuncio del principale partito sunnita con un appello rivolto ai propri elettori a
votare ‘sì’ al referendum costituzionale di sabato prossimo, consolida questa
nuova sintonia nel sistema politico iracheno. Proprio i sunniti, contrari al
modello federalista, erano stati, finora, i principali detrattori della
Costituzione. Ma dopo questa intesa un’ampia
partecipazione sunnita al referendum e un voto favorevole a larga maggioranza
possono legittimare tutti i passi successivi del nuovo Iraq. Un Paese che,
nonostante gli sforzi politici, continua comunque ad
essere instabile: un attacco suicida contro una base militare nel nord del
Paese ha provocato la morte di almeno 30 persone. A Baghdad il ministro iracheno per gli Affari regionali è
sfuggito, stamani, ad un attentato e due soldati americani sono stati uccisi,
ieri, a Ramadi. In questa cornice dominata dall’insicurezza, Al Qaeda intende preparare, inoltre, un piano per colmare
il vuoto se gli americani dovessero andare via
dall’Iraq. “Dobbiamo cominciare a prepararci”, si legge in una lettera inviata
al terrorista giordano Al Zarqawi. E
negli Stati Uniti cresce, infine, lo sgomento per tre recenti casi di suicidio
tra i reduci dall’Iraq.
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Sei poliziotti e cinque operatori umanitari afghani
sono stati uccisi in due diversi attacchi nel sud dell'Afghanistan, nel giorno
in cui a Kabul è arrivato il segretario di Stato americano, Condoleeza
Rice. Questa mattina un razzo ha colpito la residenza
dell'ambasciatore canadese nella capitale afghana.
Israele si ferma oggi per la ricorrenza dello Yom
Kippur, la giornata dell’Espiazione e del digiuno, la solennità più importante
del calendario ebraico. La polizia ha elevato lo
stato di allerta in tutto il territorio ed è vietato l’ingresso a
Gerusalemme a tutti i veicoli provenienti dalla Cisgiordania. Nei Territori
sono stati arrestati, intanto, un leader di Hamas,
sospettato di aver ucciso 10 israeliani dal 1994 al 1997, e un quattordicenne palestinese arruolato come
kamikaze da un gruppo fondamentalista.
In Siria il ministro degli
Interni, Ghazi Kenan, si è suicidato nel suo ufficio
di Damasco. Lo riferisce l’agenzia di stampa siriana Sana. In un’intervista
trasmessa stamani dalla radio libanese ‘Voce del Libano’, Kaanan aveva respinto
le accuse alla Siria per l’uccisione dell’ex premier
libanese Rafik Hariri. Kaanan aveva anche aggiunto che l’intervista concessa
all’emittente libanese sarebbe stata la sua “ultima dichiarazione pubblica”.
La situazione dell’Irlanda del Nord è
stata al centro dell’incontro, ieri, tra il premier britannico, Tony Blair, e quello irlandese, Bertie Ahern. I due primi ministri hanno
chiesto a repubblicani e unionisti di riprendere la strada dei negoziati. Da
Londra, ci riferisce Sagida Syed:
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Blair e Ahern hanno concordato
sulla necessità di approfittare della deposizione delle
armi da parte dell’esercito repubblicano, reso ufficiale lo scorso 28 luglio. In attesa di riattivare il piano stabilito dagli Accordi del
Venerdì Santo del 1998, Blair ha chiesto a tutte le parti uno sforzo per
lavorare nella direzione della collaborazione, inviando il messaggio
soprattutto ai loyalisti protestanti, che si rifiutano di credere alla
sospensione della lotta armata da parte dell’IRA. I due leader hanno anche
discusso sul presunto patrimonio dell’IRA, stimato in circa 43 milioni di euro, in gran parte provenienti da una rapina compiuta
nel dicembre 2004 a Belfast e che sarebbero stati riciclati in proprietà immobiliari
a Manchester. Blair, in conferenza stampa, ha anche aggiunto che la Gran
Bretagna ritirerà le sue truppe nel 2007 se l’IRA manterrà le sue promesse. E se le forze politiche si uniranno per la crescita pacifica e
costruttiva del Paese.
Da
Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.
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Non c’è
nessuna traccia del virus dell’influenza aviaria in Romania. Lo ha riferito la
portavoce della Commissione europea, Nina Papadoulaki. La portavoce ha spiegato
che i primi test hanno dato tutti esito negativo. L’UE
non prevede, dunque, di bloccare le importazioni dalla Romania.
Torna il maltempo e
la paura anche in Guatemala, dove una settimana fa l’uragano Stan ha causato
allagamenti e frane. Il numero ufficiale delle vittime è salito a 2.000. E dopo
le polemiche sull’incapacità del governo guatemalteco di mettere
a punto un adeguato piano di emergenza, ieri il presidente del Guatemala
Berger ha visitato l’area più colpita. Il servizio di Maurizio Salvi:
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Il presidente guatemalteco,
Oscar Berger, è giunto ieri pomeriggio a Santiago de Atitlan, dove in due
frazioni sepolte dal fango sono probabilmente morte almeno 1.400 persone.
Insieme a lui, è arrivato a Panabaj anche il Premio
Nobel per la pace Rigoberta Menchú, che da qualche tempo collabora con l’azione
del governo. “Siamo venuti qui – ha commentato Berger
– per condividere il dolore con le persone che hanno perso tutto, ma ho
l’impressione che non siamo mai stati così uniti”. La situazione è, per la verità,
ancora di grande emergenza perché ha ripreso a piovere
a causa di una nuova ondata tropicale e soprattutto perché gli aiuti sono arrivati
con il contagocce nella zona del Lago di Atitlan. Per quanto riguarda, infine,
il recupero dei cadaveri sotto al mare di fango, il
governo ha ordinato la sospensione dei lavori, impartendo ordini per
l’utilizzazione sul terreno di potenti disinfettanti per evitare epidemie.
Tutto è pronto perché la zona sia trasformata in un grande
cimitero nazionale Maya.
Dalla sede ANSA
in America Latina, Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.
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Alta l’affluenza alle urne in Liberia, dove ieri 1 milione e 300 mila persone hanno votato per
legislative e presidenziali. Una tornata elettorale importante, la prima dopo
la fine della guerra civile, durata 14 anni e costata la vita a 250 mila persone.
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