RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 285 - Testo della trasmissione di mercoledì 12  ottobre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All’udienza generale, preghiera di Benedetto XVI per la pace a Gerusalemme. 60 mila i pellegrini da tutto il mondo hanno accolto il Papa in Piazza San Pietro

 

La situazione della Chiesa cinese e il celibato sacerdotale al centro della 15.ma sessione plenaria del Sinodo sull’Eucaristia. Oggi, primi interventi degli uditori

 

Della “Dichiarazione universale di bioetica e diritti umani” approvata l’altro ieri a Parigi, parliamo  con l’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO: con noi, mons. Francesco Follo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Freddo e rischio di epidemie, nemici delle popolazioni colpite dal terremoto di sabato scorso in Kashmir: il racconto di Hussein Sayed

 

“Investire per prevenire”: l’appello del segretario generale dell’ONU nella odierna Giornata mondiale per la prevenzione delle calamità naturali. Ce ne parla Marco Santori

 

La gioia, la gloria, la luce, e il dolore: i quattro misteri del Rosario raccontati attraverso 20 dipinti nella mostra “Una preghiera visiva” a Roma: ai nostri microfoni Maria Pia Russo e Stefania Severi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Pressante appello all’unità del presidente della Conferenza episcopale Ricardo Blázquez Pérez nel giorno della festività della Madonna del Pilar

 

L’equità di genere, la salute riproduttiva e gli obiettivi di sviluppo del millennio. Questi alcuni punti del rapporto del fondo delle Nazioni Unite per la popolazione presentato stamattina a Roma

 

Gran Bretagna: alla Camera dei Lord la nuova legge sull’eutanasia e il suicidio assistito

 

Aiuti per le popolazioni colpite dal terremoto in Kashmir e dall’uragano nell’America centrale

 

Pastorale sanitaria: oltre trecento operatori impegnati in strutture mediche a convegno sul tema dell’Eucaristia come servizio al malato

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq accordo sulla Costituzione: anche i sunniti voteranno ‘sì’ al referendum di sabato

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 ottobre 2005

 

 

PERCHE’ GERUSALEMME SIA SEMPRE PIU’ LUOGO D’INCONTRO FRA RELIGIONI:

BENEDETTO XVI, ALL’UDIENZA GENERALE, PREGA PER LA PACE NELLA CITTA’ SANTA

 

La preghiera del Papa per la pace a Gerusalemme: questa mattina all’udienza generale in Piazza San Pietro. Benedetto XVI è stato accolto da una folla di ben 60 mila persone, giunte da tutto il mondo, numerosissimi i fedeli da oltreoceano anche dalla lontana Australia. I gruppi più numerosi: 1500 dalla Polonia ed altrettanti dal Messico. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Bagno di folla eccezionale anche stamane per Benedetto XVI, confortato da tanto calore umano ed affetto di decine di migliaia di pellegrini, che continuano ogni mercoledì a giungere da ogni angolo della terra per ascoltare dal vivo la sua parola. E quest’oggi al centro della catechesi del Papa, ispirata dal Salmo 121, è stata “la Città santa di Gerusalemme”, “salda e compatta, simbolo di sicurezza e di stabilità”, “cuore dell’unità delle dodici tribù di Israele, che convergono verso di essa come centro della loro fede e del loro culto”, “capitale politica ed anche sede giudiziaria”, cosi come ci viene descritta.

 

“Il Salmo ha tracciato, così, un ritratto ideale della città santa nella sua funzione  religiosa  e  sociale,  mostrando che  la  religione biblica non è astratta né intimistica, ma è fermento di giustizia e di solidarietà. Alla comunione con Dio segue necessariamente quella dei fratelli tra loro”.

 

Ecco perché - ha spiegato il Santo Padre – citando San Gregorio Magno – come “in un edificio una pietra sostiene l'altra, perché si mette una pietra sopra l'altra, e chi sostiene un altro è a sua volta sostenuto da un altro”, “così proprio, nella santa Chiesa ciascuno sostiene ed è sostenuto”.

 

“E così, il Grande Papa, San Gregorio Magno, ci dice cosa significa il Salmo in concreto, per la prassi della nostra vita: che dobbiamo essere la Chiesa di oggi, una vera Gerusalemme, e cioè un luogo di pace, sopportandoci un l’altro, così come siamo nella gioiosa certezza che il Signore ci ‘sopporta’ tutti. Così cresce la Chiesa come una vera Gerusalemme, luogo di pace. Ma vogliamo anche pregare per la città di Gerusalemme, che sia sempre più e più luogo d’incontro tra religioni e popoli ... realmente un luogo di pace”.

 

Tanti e scanditi da lunghi applausi i saluti finali nelle varie lingue, occasione per il Papa di ricordare l’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi sull’Eucaristia, in corso a Roma; il mese di ottobre dedicato al Rosario, poi la memoria oggi in Polonia del beato Jan Beyzym, missionario in Madagascar, dedicato ai lebbrosi. Il Papa ha chiesto la sua intercessione a Dio per le nuove vocazioni missionarie, quindi un pensiero grato ai “cari amici” valdostani accompagnati dal vescovo di Aosta Giuseppe Anfossi, per l’accoglienza di quest’estate,

 

“A conclusione di questo anno dedicato all’Eucaristia, auguro a voi e alle vostre comunità parrocchiali di  continuare a contemplare con speciale intensità il mistero del Pane vivo disceso dal cielo per la nostra salvezza”.

 

Un pensiero anche per i carabinieri e i poliziotti e le loro famiglie, che ha voluto affidare alla protezione di Maria, sottolineando l”importante servizio svolto a favore della comunità”, infine l’augurio ai malati, agli sposi novelli e ai giovani di imitare l’esempio del beato Giovanni XXIII, che la Chiesa ha festeggiato ieri.

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Al termine dell’udienza generale il Papa ha benedetto la prima pietra del seminario diocesano internazionale “Redemptoris Mater” di Sydney, che ospita già 20 studenti di 10 Paesi. Il Santo Padre ha benedetto la pietra proveniente dalla casa di Nazareth, alla presenza dell’arcivescovo di Sydney, il cardinale Gorge Pell, che ha voluto il seminario, ed al rettore, il padre australiano Erich Skruznyd

 

 

UDIENZA

 

         Dopo l’udienza generale, Benedetto XVI  ha incontrato stamane mons. Edmond Farhat, arcivescovo tit. di Biblo, nunzio apostolico in Australia.

 

 

LA SITUAZIONE DELLA CHIESA CINESE E IL CELIBATO SACERDOTALE

AL CENTRO DELLA 15.MA SESSIONE PLENARIA DEL SINODO SULL’EUCARISTIA.

OGGI, I PRIMI INTERVENTI DEGLI UDITORI

 

La Chiesa in Cina, all’apparenza divisa in due, vuole in realtà essere tutta intera unita al Papa. E’ stato uno degli interventi di chiusura della quindicesima plenaria del Sinodo sull’Eucaristia a gettare una luce particolare sui lavori di questa mattina. In precedenza, molti padri sinodali si erano soffermati, in vario modo, sulla disaffezione che molti cristiani sembrano nutrire nei confronti della Messa, da combattere – si è sostenuto – insistendo sulla formazione. Uno degli interventi, poi, ha toccato un argomento di primo piano del Sinodo: quello del celibato dei sacerdoti. La sintesi della mattinata – che ha visto anche le relazioni di alcuni uditori - nel servizio di uno dei nostri inviati al Sinodo, Alessandro De Carolis.

 

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Dopo lunghi anni di separazione forzata, la stragrande maggioranza dei vescovi della cosiddetta Chiesa ufficiale cinese è stata legittimata dalla magnanimità del Santo Padre e i membri dell’episcopato, sia quelli riconosciuti dal governo, sia quelli che hanno sempre voluto mantenere l’unità con Roma: sono in realtà una Chiesa sola perché tutti vogliono essere uniti al Successore di Pietro. Salutato da un applauso caloroso dell’Aula, l’intervento di mons. Zen Ze-Kiun, vescovo di Hong Kong, ha toccato uno degli ambiti dell’assise sul quale si erano appuntati sin dalla vigilia le attese di Benedetto XVI, che aveva personalmente invitato quattro presuli cinesi, finora impossibilitati a raggiungere Roma. Un’occasione sciupata, l’ha definita mons. Zen Ze-Kiun, che ha auspicato una normalizzazione dei rapporti tra Cina e Santa Sede.

 

Nella prima parte della mattinata, il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, aveva ripreso il tema del celibato sacerdotale ritenendo personalmente un serio errore venir meno ora a questa antica tradizione, che non rimedierebbe nemmeno al sensibile declino di vocazioni registrato attualmente in Oceania, soprattutto in Australia e in Nuova Zelanda. A questo proposito, il cardinale Pell ha invitato il Sinodo ad esprimersi con chiarezza sul ruolo dei ministri speciali dell’Eucaristia per marcare la differenza – talvolta poco percepita dai fedeli – dalla liturgia eucaristica presieduta dal sacerdote.

 

La riflessione sul rispetto delle norme liturgiche e sulle omissioni o sugli abusi da parte dei celebranti, cui talvolta esse sono fatte oggetto, hanno orientato gli interventi di molti relatori. La disamina compiuta stamani dal vescovo polacco Kiernikowski sui segni dell’Eucaristia, ad esempio lo spezzare del pane, talvolta compiuti con superficialità, è stata emblematica di uno stato di preoccupazione condiviso in questi giorni da molti padri sinodali. Ad essere per così dire maltrattati sono diversi aspetti della liturgia eucaristica, da cui si evince anche una scarsa preparazione dell’assemblea che assiste come spettatrice e non come un attore del rito. Per questo, il preposito generale dei Passionisti, padre Ottaviano D’Egidio, ha ribadito l’urgenza di vivificare le comunità parrocchiali e missionarie con catechesi semplici e chiare sul concetto sacrificale del mistero eucaristico. Ed ha sollecitato i celebranti a rifuggire dalla sciatteria di certe omelie recuperando, ha detto, i corsi di sacra eloquenza. Infine, ha chiuso il suo intervento riflettendo su un aspetto apparentemente marginale come il ruolo della Madonna nella liturgia eucaristica, chiedendo se sia possibile rivolgersi a lei anche con il titolo di Madre dell’Eucaristia.

 

Il tema della formazione dei fedeli al valore e ai segni della Messa è stato ripreso da molte angolazioni. In Costa D’Avorio - ha spiegato, l’arcivescovo di Gagnoa, mons. Jean-Pierre Kutwa - nonostante l’alta partecipazione alla Messa, spesso per i cristiani ciò si riduce ad un aspetto esteriore. La causa di ciò -  ha proseguito il presule - è rintracciabile nella scarsa conoscenza della Parola di Dio, che andrebbe contrastata rinverdendo l’apostolato biblico nelle parrocchie, così da donare ai fedeli l’abitudine di una frequentazione regolare con il testo sacro. Il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’APSA, l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica,  si è soffermato invece sulla pratica in netto disuso del far celebrare Messe in favore dei vivi o dei defunti. L’offerta al sacerdote che accompagna tale pratica ha un valore autenticamente spirituale - ha asserito il porporato - poiché va a sostenere la Chiesa, il clero e le missioni, attraverso un gesto di privazione personale. Si tratta di una forma di partecipazione eucaristica da recuperare e da difendere, vigilando, da eventuali logiche contrattualistiche o commerciali.

 

Oltre ai 18 interventi dei padri sinodali, nella parte conclusiva della sessione di stamattina il microfono è passato anche ai primi 6 uditori presenti al Sinodo, molti dei quali superiori o superiore generali di Istituti religiosi. Tra le riflessioni proposte, commovente e molto applaudita è stata quella di suor Elvira Petrozzi, fondatrice della Comunità Cenacolo. Nel raccogliere i giovani tossicodipendenti dalle strade, agli inizi della sua esperienza, non sapeva inizialmente quale metodo terapeutico proporre per recuperarli alla vita. Poi, la scoperta del balsamo interiore portato dall’Eucaristia: alcuni di quei giovani, ha raccontato la religiosa, hanno cominciato la pratica dell’adorazione, in particolare quella del sabato notte, trasformatasi per loro da notte dello sballo in notte di preghiera, dalle due alle tre, per i loro coetanei bruciati da ciò che una volta aveva rubato anche a loro la giovinezza. Questa, ha concluso, è stata la medicina che meglio ha servito la causa delle loro numerose comunità.

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C’è poi da raccontare la seduta di ieri pomeriggio in cui si sono susseguiti gli interventi di undici delegati fraterni ed è poi ripresa la serie delle relazioni dei Padri, quattro in tutto, prima della discussione libera in Aula. Ha seguito il tutto il nostro inviato Giovanni Peduto:

 

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I nove esponenti del variegato mondo ortodosso hanno unanimamente asserita la validità della stessa Eucaristia che unisce la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, dopo aver tutti, all'unisono, manifestata la loro profonda gratitudine per l'invito a partecipare al Sinodo, a partire dal rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli, il metropolita di Pergamo, Zizioulas Johannis, metropolita di Pergamo, il quale ha detto che la Chiesa niente di meglio può offrire al mondo che l'Eucaristia. Tante cose dividono cattolici e ortodossi ma la teologia eucaristica li unisce e li può aiutare a superare mille anni di separazione. Dal rappresentante del Patriarcato di Mosca a quello di Romania: unanime la preoccupazione condivisa con i cattolici di una catechesi mistagogica che permetta ai fedeli di approfondire il senso della divina liturgia e l'importanza della Confessione prima della Comunione. La valorizzazione teologica della Divina Eucaristia – ha detto dal canto suo il rappresentante della Chiesa di Grecia presso l’Unione Europa, archimandrita  Sotiriadis Ignatios - é strettamente collegata con l'esperienza vissuta e con la fede rispetto al mistero della Chiesa e la diaconia speciale del vescovo. La nostra preghiera in questo momento - ha soggiunto - è che arriviamo tutti alla comprensione di questa responsabilità con la pienezza della grazia assicurata dallo Spirito Santo. Amba Barnaba, vescovo della Chiesa copta ortodossa a Roma, ha affermato che i danni causati dal mondo contemporaneo, le brutture cui giornalmente assistiamo non possono che spingerci sempre più a cercare nella Comunione di Cristo una fonte di salvezza e la speranza di un mondo migliore. Unanime l'augurio che il Sacramento dell'Eucaristia agisca come propulsore al cammino comune verso l'unità di tutti i cristiani, con l'augurio ai Padri Sinodali di un proficuo lavoro per i giorni a venire e il raggiungimento di giusti  e validi risultati per il futuro della Chiesa. A tali auspici si sono associati l’anglicano John Hind, vescovo di Chicester, in Gran Bretagna,e il norvegese Per Lonning, vescovo emerito della Chiesa Luterana di Norvegia.

 

Sono ripresi quindi gli interventi dei Padri con tematiche sia dottrinali che pastorali, fra cui il problema della scarsezza di sacerdoti - tema ricorrente - per assicurare ai fedeli l'Eucaristia. Una speciale attenzione è stata rivolta dal cardinale Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di San Salvador di Bahia, in Brasile, ai fedeli che per vari motivi non potevano ieri e non possono oggi ricevere l'Eucaristia: infermi, prigionieri, persone anziane con difficoltà di deambulare autonomamente. I fedeli laici, assicurata la visita del presbitero per la riconciliazione sacramentale, possono continuare la cura pastorale portando la comunione eucaristica. Così Dio necessita delle loro braccia e della loro testimonianza per realizzare l'esperienza del suo amore.

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DELLA “DICHIARAZIONE UNIVERSALE DI BIOETICA E DIRITTI UMANI”

APPROVATA LUNEDI’ A PARIGI, PARLIAMO OGGI CON

L’OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’UNESCO

- Con noi mons. Francesco Follo -

 

Torniamo a parlare della “Dichiarazione universale di bioetica e diritti umani” approvata lunedì scorso a Parigi dall’UNESCO, l’Organizzazione dell’ONU per l’educazione, la scienza e la cultura. Una Carta che per la prima volta ha messo d’accordo 197 Paesi riguardo a principi comuni nel campo della bioetica. Ma quale giudizio dare della Dichiarazione, tenuto conto che ci sono voluti 4 anni per arrivare a un testo di compromesso, definito comunque dagli esperti “un passo avanti”. Roberta Gisotti, lo ha chiesto all’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO, mons. Francesco Follo:

 

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R. – Ci si può contentare. E in più, grazie ai nostri esperti, molte modifiche sono state anche accolte, segno della nuova apertura che i vari Paesi dell’UNESCO hanno come atteggiamento di ascolto verso la Chiesa cattolica.

 

D. – Sappiamo che questa dichiarazione non entra nel merito di questioni specifiche come l’eutanasia o l’accanimento terapeutico. Si potrà arrivare a definizioni comuni su questioni così laceranti per la natura umana?

 

R. – Nell’intervento alla Plenaria, ho detto che se si parla di bioetica, se si deve avere una bioetica, è per ragioni etiche che occorre farlo, non solo per motivi politici. Ma c’è una maggiore apertura: il rischio è che, quando si vuole un consenso, si cerchi appunto solo il consenso della maggioranza e si scenda a livello sempre più basso. Però, è già un primo passo. Importante è che non tutto, soprattutto l’aspetto etico, credo che si possa risolvere con il consenso. Occorrerebbe risolverlo con argomenti di ragione, una ragione bene informata, altrimenti il consenso … a livello politico va bene ma a livello di etica … non so fin dove sia giusto. Per fare un esempio che forse può fare sorridere: quando si trattò di scegliere tra Gesù Cristo e Barabba, il consenso scelse Barabba. Ma nessuno oserebbe dire che fosse un buon consenso!

 

D. – Come fronteggiare il rischio che l’uomo, attraverso tutte queste nuove biotecnologie, sia trattato come ‘materiale da laboratorio’?

 

R. – Come Giovanni Paolo II ha insegnato e Benedetto XVI continua ad insegnare, la Chiesa cattolica sta proponendo un umanesimo nuovo ed integrale. In questo, tutto sommato, non è necessario avere la fede, per aderire ad alcune verità di ragione, perché occorre solo l’intelligenza.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'udienza generale.

Sempre in prima, Pakistan: il maltempo ostacola i soccorsi. Secondo un bilancio ufficiale il terremoto ha causato circa 23.000 morti e 51.000 feriti; due milioni di persone sono rimaste senza casa.

 

Servizio vaticano - Il resoconto della XIII, XIV e XV Congregazione generale del Sinodo dei Vescovi.

 

Servizio estero - Per la rubrica dell' "Atlante geopolitico" un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo "Brasile: un referendum contro la violenza".

 

Servizio culturale - Un articolo di Maria Maggi sulla devastante serie di cicloni tropicali che ripropone l'urgenza di efficaci politiche in difesa dell'ambiente.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della legge elettorale.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

12 ottobre 2005

 

IL FREDDO E IL RISCHIO DI EPIDEMIE SONO I PRINCIPALI NEMICI

DELLE POPOLAZIONI COLPITE DAL TERREMOTO DI SABATO SCORSO IN KASHMIR.

ISLAMABAD PARLA DI 23 MILA MORTI MA, SECONDO DIVERSE AGENZIE UMANITARIE,

 I MORTI POTREBBERO ESSERE PIÙ DI 40 MILA

- Intervista con Hussein Sayed -

 

         Un primo segnale di disgelo tra India e Pakistan dopo il tremendo sisma che sabato scorso ha colpito i due Paesi: un aereo indiano carico d’aiuti è atterrato ad Islamabad. Ma intanto il freddo e il rischio di epidemie continuano a costituire gravi minacce per le popolazioni colpite. Il bilancio ufficiale reso noto dalle autorità di Islamabad parla di 23 mila vittime. Nell’area colpita dal sisma sono molte le organizzazioni non governative e gli organismi internazionali che stanno operando. In Pakistan è presente l’organizzazione internazionale per le emergenze, INTERSOS, che sta coordinando gli aiuti provenienti dall’Italia. Salvatore Sabatino ha raggiunto telefonicamente a Islamabad l’operatore Hussein Sayed:

 

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R. – Noi abbiamo identificato due o tre villaggi che sono completamente crollati e scomparsi. Cerchiamo di dare una mano a tutta la popolazione di questi luoghi.

 

D. – Quali sono le difficoltà maggiori che sta vivendo il Paese in questo momento?

 

R. – Le difficoltà se le può immaginare, sono di tutti i tipi: la mancanza della corrente elettrica nelle zone interessate; la mancanza della viabilità stradale, in quanto le strade sono ancora interrotte in tanti casi. Ci sono delle zone ancora non accessibili. Queste sono le difficoltà che adesso come adesso stiamo vivendo sulla pelle. Da Islamabad fino a questi luoghi che a noi interessano c’è un viaggio di cinque, sei ore,  che possono diventare quindici ore e anche più in certi momenti.

 

D. – Nei prossimi giorni quali saranno i vostri interventi?

 

R. – Gli italiani ci danno una mano e ci mettono in grado di assistere questa gente. Si dipende dai donatori, anche perché noi attualmente abbiamo medicinali, abbiamo delle tende, delle coperte, ma ci manca un po’ tutto. Ci manca il cibo, ci manca tutto quanto. Quindi, i trasporti sono il nodo principale. Non c’è la possibilità di muoversi. Stiamo aspettando anche noi che la situazione migliori per poter capire cosa possiamo fare.

 

D. – Vuole lanciare un appello ai nostri radioascoltatori?

 

R. – Certamente sì. Spero proprio che anche questa volta gli italiani dimostrino la loro umanità e che non abbandonino queste persone. Perché fino ad oggi mi hanno chiamato tantissimi amici giornalisti dall’Italia, ma vorrei che questo continuasse: non vorrei che da qui a un mese si dimenticasse di questa tragedia. La vera emergenza per noi, infatti, sono i sopravvissuti. Bisogna dare loro il modo di sopravvivere, dare il modo di continuare in qualche maniera a vivere e sperare. Abbiamo bisogno che non dimentichino assolutamente questo dramma. Adesso i riflettori sono accesi, ma da qui a qualche giorno non vorrei che tutto andasse nel dimenticatoio.

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“INVESTIRE PER PREVENIRE”:

 L’APPELLO DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU

NELLA ODIERNA GIORNATA MONDIALE DEI DISASTRI NATURALI

- Intervista con Marco Santori -

 

Investire per prevenire le calamità naturali. È questo il tema dell’odierna giornata Mondiale per la Riduzione delle Calamità  Naturali, indetta dall’ONU. Per l’occasione il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha sottolineato l’importanza di strumenti come quelli della micro finanza per costruire comunità che sappiano riprendersi rapidamente dalle sciagure e salvare vite umane. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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Nessun luogo del mondo è al sicuro dalla minaccia di disastri naturali. Dallo Tsunami nell’Oceano Indiano al terremoto in Pakistan, dagli uragani negli Stati Uniti fino alla cronica siccità in Africa e in Brasile. Sono stati centinaia di migliaia i morti di queste tragiche occasioni e milioni le persone ridotte in povertà nel giro di poche ore. In questo quadro - afferma il segretario dell’ONU - la lezione che dobbiamo trarne è una sola: “investire per prevenire”. E il micro credito, che consiste nel dare piccole somme di denaro alla gente, può consentire una rapida ripresa delle comunità colpite. Nello Sri Lanka, ad esempio, dove lo Tsunami ha messo in ginocchio tutto il sistema economico fatto di piccole imprese di artigiani e pescatori, attualmente il micro credito rappresenta lo strumento principale di aiuto. Ne abbiamo parlato con Marco Santori, presidente del consorzio Etimos:

 

R. – Noi crediamo che, in una fase di post-emergenza, sia importante affiancare ad un intervento di sostegno, anche donazioni a fondo perduto per la ricostruzione, dotarsi di strumenti di rivitalizzazione del sistema economico attraverso strumenti d’appoggio di attività micro-imprenditoriali. Questo riteniamo che possa essere un metodo che è complementare ad un intervento emergenziale e che possa garantire il ‘traghettamento’ dalla fase emergenziale ad una fase, invece, di consolidamento.

 

D. – Lei crede che questo possa diventare un modello generale di aiuto, destinato quindi a promuovere lo sviluppo anche in altre aree?

R. – L’accesso al credito è una delle tante sfide che un modello di sviluppo deve porsi. L’accesso al credito come modalità di dare dignità alle persone per poter determinare dei processi economici indipendenti al proprio interno, credo che sia importante. L’accesso al credito diventa anche fondamentale per andare ad individuare quelle forme di sviluppo locale che vanno a valorizzare delle sinergie interne di realtà che possono essere anche realtà chiuse, che non sono proiettate all’internazionalizzazione che però, dando fiducia, possono portare a determinati processi virtuosi. Francamente, l’accesso al credito da solo credo che non possa risolvere il problema. E’ uno dei tanti strumenti, uniti magari a politiche pubbliche, a politiche di cooperazione, politiche anche di educazione, che devono essere implementate.

 

“Dovremmo aver appreso lezioni profonde in questo anno”, afferma Annan, sottolineando che sono sempre le fasce svantaggiate della società a pagare il conto più alto. Per questo – ribadisce ancora Annan – la diminuzione della povertà nel mondo viaggia di pari passo con la riduzione dell’impatto delle catastrofi naturali.

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LA GIOIA, LA GLORIA, LA LUCE, E IL DOLORE:

I QUATTRO MISTERI DEL ROSARIO RACCONTATI

ATTRAVERSO 20 DIPINTI NELLA MOSTRA “UNA PREGHIERA VISIVA” A ROMA

- Ai nostri microfoni Maria Pia Russo e Stefania Severi -

 

La gioia, la gloria, la luce, e il dolore. Sono i quattro misteri del rosario raccontati attraverso 20 dipinti nella mostra “Una preghiera visiva” dell’ artista contemporanea Maria Pia Russo. La mostra, che si svolge  a Roma fino al 23 ottobre  presso la sacrestia della Basilica romana di Santa Maria in Montesanto, la “Chiesa degli Artisti”, è stata realizzata nel corso del 2003, successivamente all’Anno del Rosario indetto da Papa Giovanni Paolo II. Il servizio di Marina Tomarro. 

 

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(musica)

 

Lo sguardo intenso del Cristo mentre solleva il calice, Maria che sale al cielo accompagnata da due angeli, e ancora l’angoscia del Cristo nell’Orto degli Ulivi mentre viene consolato da  un angelo. Sono alcune delle opere esposte nella mostra di Maria Pia Russo, quadri che diventano di fronte allo spettatore una preghiera visiva che nasce dallo sguardo e arriva al cuore.  Ascoltiamo l’artista:

 

“Nasce dall’esigenza della preghiera e come tale va guardata. La preghiera soprattutto della madre, della moglie, della figlia, di tutto quello che può essere una donna dentro ad una casa. Forse anche della donna tartassata, perseguitata … è una storia un po’ lunga …”.

 

Protagonisti di questi quadri sono le figure di Maria e di Gesù. Ascoltiamo ancora Maria Pia Russo:

 

“Le figure di Maria e di Gesù sono in simbiosi; si parte da Maria e si arriva a Gesù. E’ una ricerca che continuamente l’uomo moderno, affannato, disperato, va cercando”.

 

Il visitatore viene accompagnato in questo percorso attraverso didascalie che raccontano la nascita di ogni mistero. La curatrice della mostra, Stefania Severi:

 

“Quello che è interessante è appunto la risoluzione estetica di quest’opera, che si avvale di carta da pacchi: un materiale molto povero che in questa maniera, con l’intervento dell’artista, viene vivificato. I colori sono essenziali, prevalentemente simbolici: le terre, l’azzurro della trascendenza con dei tocchi di rosso del sangue, del martirio in alcune scene che rendono, appunto, l’insieme anche un pochino più vivace”.

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CHIESA E SOCIETA’

12 ottobre 2005

 

 

PRESSANTE APPELLO ALL’UNITÀ DAL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE

SPAGNOLA, RICARDO BLÁZQUEZ PÉREZ, NEL GIORNO

DELLA FESTIVITÀ DELLA MADONNA DEL PILAR.

SOLENNE CELEBRAZIONE EUCARISTICA A ROMA

 

ROMA. = Con una solenne celebrazione eucaristica, presieduta da mons. Ricardo Blázquez Pérez, vescovo di Bilbao e presidente della Conferenza episcopale spagnola, la comunità ispana di Roma ha celebrato oggi, nella chiesa nazionale di Monserrato, la festività liturgica della Madonna del Pilar, giornata della “hispanidad”, cioè della Spagna e di tutte le nazioni di lingua e cultura spagnola. La Beata Vergine del Pilar è venerata particolarmente a Saragozza, dove si trova il più antico santuario cristiano della Spagna. Secondo la leggenda, la cappella primitiva sarebbe stata costruita da San Giacomo il Maggiore, verso l’anno 40, in ricordo della prodigiosa “Venuta” della Vergine da Gerusalemme a Saragozza per confortarlo per la delusione dei risultati negativi della sua predicazione. Il "Pilar" è la colonna di alabastro su cui la Vergine avrebbe posato i piedi. Al tempo dell’unificazione della Spagna, nel XV secolo, ad opera del re di Aragona Ferdinando il Cattolico e della regina Isabella di Castiglia, sua sposa, il culto della "Madonna del Pilar" si affermò in campo nazionale. Con l’arrivo dei primi europei in America tale culto raggiunse anche il Nuovo Mondo: nell’anno 1492 avveniva la cacciata definitiva dei Saraceni dalla Spagna e Cristoforo Colombo partiva con tre caravelle, di cui una chiamata per l’appunto "Santa Maria", e, fatto curioso, il primo sbarco di Cristoforo Colombo nel Continente americano coincise con la data della festa del Pilar, il 12 ottobre. Forse per tutte queste circostanze, nel 1958, la festa “pilarica” fu dichiarata giornata della “hispanidad”. Nella sua omelia mons. Ricardo Blázquez Pérez, dopo aver ricordato la tradizione dell’apparizione di Maria all’apostolo San Giacomo a Saragozza, ha messo in risalto l’importanza della Madonna nella vita della Chiesa fin dalle origini della prima comunità cristiana. “Ai nostri tempi è molto diffusa l’impressione che stiamo vivendo in una nuova epoca incerta, tra l’antico che abbiamo lasciato e il nuovo che ancora appare poco chiaro”, ha detto il presule. Mons. Ricardo Blázquez Pérez, rivolgendo poi il suo sguardo alla situazione attuale della Spagna ha proseguito: “Preoccupati a causa di certe manifestazioni della nostra società attuale, noi spagnoli, non dovremmo forse rinnovare e approfondire gli atteggiamenti che la società nel suo insieme, i suoi leader, e le sue istituzioni hanno adottato durante la cosiddetta ‘transizione’?”. Facendo dunque riferimento all’inizio del passaggio alla democrazia dopo la morte del dittatore Francisco Franco, il presule ha poi aggiunto: “La concordia porta con sé serenità e permette di guardare con fiducia verso il futuro; la divisione invece produce malessere, indebolisce la società e aggiunge nuove inquietudini alla complessità dei tempi attuali e verso il futuro”. Mons. Ricardo Blázquez Pérez ha concluso la sua omelia invocando la protezione della Madonna in particolare in favore dei popoli del Centroamerica, che soffrono in questi giorni le conseguenze dell’uragano Stan. Circa 25 i concelebranti alla messa cui hanno preso parte anche gli ambasciatori spagnoli presso il Quirinale e la Santa Sede, rappresentanti del Corpo diplomatico dei Paesi latinoamericani e numerosi fedeli residenti a Roma. (T.C.)

 

 

L’EQUITÀ DI GENERE, LA SALUTE RIPRODUTTIVA E GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO

DEL MILLENNIO. QUESTI ALCUNI PUNTI DEL RAPPORTO DEL FONDO

DELLE NAZIONI UNITE PER LA POPOLAZIONE PRESENTATO STAMATTINA A ROMA.

ISTRUZIONE E SANITÁ LE SFIDE DA AFFRONTARE

- A cura di Stefano Leszczynski -

 

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ROMA. = Il Rapporto 2005 sullo stato della popolazione nel mondo si concentra sulla condizione della donna e dell’infanzia: sono 1,7 miliardi le donne in età riproduttiva, cioè tra i 15 e i 49 anni, che sul pianeta rivendicano equità di genere e sanità riproduttiva. L’UNFDPA, organismo specializzato delle Nazioni Unite, traccia un quadro chiaro della strada che i governi devono ancora percorrere per adempiere agli obiettivi del Millennio tracciati dalle Nazioni Unite: istruzione e sanità sono ancora le due sfide principali per garantire uno sviluppo equo dell’umanità. Nel mondo, in tema di mortalità infantile si è raggiunta una media del 50 per mille di nati vivi, ma il dato che può sembrare incoraggiante presenta differenze enormi tra Paesi, come il Giappone, per esempio, dove si tocca il 3 per mille e in casi estremi dove la mortalità sale invece a 145 per mille come in Afghanistan, o a 120 per mille come in Somalia, o a 113 per mille come in tutta l’area dell’Africa subsahariana. Altri dati che si evincono dal Rapporto riguardano la speranza di vita delle donne, che è cresciuta nel mondo fino a 68 anni di media; ma anche qui, nei rapporti tra Paesi, si oscilla tra gli 83 anni del Giappone, di Shanghai e dell’Italia, fino ai 37 anni dello Swaziland e ai 35 del Botswana, sempre come speranza di vita. Addirittura, il 92 per cento delle donne in un Paese come il Burkina Faso risulta analfabeta. Per quanto riguarda la natalità, e quindi la crescita demografica, i dati relativi alle nascite riguardano 2,8 figli per donna nel mondo, sempre come media, ma si arriva a punte del 7,1 nell’Uganda o a 7,7 nel Niger, mentre per quanto riguarda il mondo arabo questa media scende a 4,5 per l’Iraq o al 3,2 per l’Arabia Saudita. Questi dati, tuttavia, indicano, per l’UNFDPA, come il raggiungimento di uno degli obiettivi più importanti delle Nazioni Unite, cioè quello dello sradicamento della povertà, passi necessariamente attraverso un ampio investimento da parte dei governi e della comunità internazionale, nei settori dell’istruzione e della salute.

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GRAN BRETAGNA: ALLA CAMERA DEI LORD LA NUOVA LEGGE SULL’EUTANASIA

E IL SUICIDIO ASSISTITO. I LEADER RELIGIOSI BRITANNICI SCRIVONO AI PARLAMENTARI PERCHÉ LA LEGGE VENGA BOCCIATA:

POTREBBE FAVORIRE INTERESSI ECONOMICI

 

LONDRA. = Alla Camera dei Lord, in Gran Bretagna, è iniziato il dibattito parlamentare su un nuovo controverso progetto di legge che vuole depenalizzare l’eutanasia e il suicidio assistito. Contro l’”Assisted Dying for the Terminally Ill Bill” si sono mobilitati i leader delle principali comunità religiose del Paese, tra cui ebrei, musulmani, cristiani, induisti e sikhs, che hanno inviato una lettera congiunta a tutti i membri del Parlamento per sollecitare la sua bocciatura della legge. Le cure palliative oggi messe a disposizione dalla medicina – si legge nel documento – rendono inconsistenti le argomentazioni secondo cui l’eutanasia sarebbe necessaria per evitare inutili sofferenze ai malati terminali. “Il cosiddetto ‘diritto a morire’ – ammoniscono i rappresentanti delle diverse confessioni – diventerà inesorabilmente un dovere a morire e nelle decisioni sui singoli casi finiranno per prevalere pressioni e considerazioni economiche e di convenienza”. L’agenzia stampa dei vescovi inglesi, Catholic Communications Network, scrive che legalizzare il suicidio assistito e l’eutanasia significherebbe alterare le basi etiche della società e minerebbe il principio del rispetto della vita. “La vita umana è sacra” – dicono i vescovi inglesi – gli sforzi per la difesa della vita vanno sostenuti, ma la legge sulle uccisioni intenzionali, sul suicidio assistito e sull’eutanasia dei malati terminali va cambiata. Le cure palliative possono aiutare i malati. (T.C.)

 

 

AIUTI PER LE POPOLAZIONI COLPITE DAL TERREMOTO IN KASHMIR E DALL’URAGANO NELL’AMERICA CENTRALE. SI MOBILITANO LA CEI E LA CARITAS INTERNAZIONALE

 

ROMA. = Dopo le calamità ambientali che si sono abbattute in questi ultimi giorni in Pakistan, Afghanistan, India e nei Paesi centroamericani, la macchina degli aiuti internazionali si è messa subito in funzione. La presidenza della CEI, attraverso il Comitato per gli interventi caritativi a favore del terzo mondo, ha stanziato immediatamente tre milioni di euro dai fondi derivanti dall’otto per mille, per far fronte alle prime urgenze delle popolazioni colpite. La Conferenza episcopale italiana, inoltre, ha invitato tutti i fedeli a ravvivare i sentimenti di fraternità e di solidarietà ai Paesi in difficoltà aderendo alla raccolta di fondi avviata dalla Caritas Italiana. Per quanto riguarda il sostegno alle zone interessate dal terremoto di sabato scorso, la Caritas Internationalis sta studiando aiuti a lungo termine. I primi pacchi giunti in Pakistan contenevano teli bianchi necessari per avvolgere i cadaveri, mentre l’agenzia cattolica americana ha inviato medicine, cibo, acqua e tende per i terremotati per un valore complessivo di 50mila dollari. La Conferenza episcopale pakistana ha subito donato 500mila rupie, pari a 8mila e 382 dollari, al Fondo presidenziale di soccorso. Padre John L. Noronha, direttore esecutivo della Caritas indiana, intervistato dall’agenzia AsiaNews, afferma che c’è bisogno soprattutto di abiti e coperte, infatti, gli sfollati per ora devono dormire all’aperto, ed in questo periodo dell’anno in India fa molto freddo, soprattutto la notte. (R.R.)

 

 

PASTORALE SANITARIA: OLTRE TRECENTO OPERATORI IMPEGNATI

IN STRUTTURE MEDICHE A CONVEGNO SUL TEMA DELL’EUCARISTIA

COME SERVIZIO AL MALATO

 

COLLEVALENZA. = Oltre trecento addetti alla pastorale negli ospedali e nelle strutture sanitarie a Collevalenza fino a venerdì per discutere di catechesi per i malati e del significato dell’Eucaristia per la salute fisica e spirituale dei sofferenti. “Eucaristia tra pane spezzato e lavanda dei piedi”: questo il tema del congresso nazionale organizzato dall’AIPAS, l’Associazione italiana di pastorale sanitaria. Al centro della riflessione, in questi giorni, non solo i malati ricoverati negli ospedali ma tutti gli stati di disagio fisico e psichico della attuale realtà sociale. Scopo dell’incontro è quello di promuovere una pastorale della salute che parta dall’uomo, dall’ascolto del suo grido di aiuto, per un servizio ispirato all’immagine della lavanda dei piedi. “Le singole realtà di pastorale della salute – ha detto fra Marco Fabello dell’AIPAS – si mettono insieme come tanti acini d’uva in un tino perché nasca un buon vino. Il nostro impegno è quello di diventare un vino di qualità, da offrire alla mensa dei malati e degli emarginati, per dare loro sollievo attraverso la ‘bevanda’ della disponibilità, dell’attenzione e dell’ascolto”. Diverse le aree pastorali sulle quali si confronteranno piccoli gruppi, tra queste quelle dell’etica, della psichiatria, dell’Alzheimer, dell’AIDS e della medicina alternativa. Nata nel 1986, l’AIPAS riunisce sacerdoti, diaconi, religiosi e laici che svolgono stabilmente attività specifiche per la pastorale della salute, allo scopo di promuovere la pastorale della Chiesa nel mondo della sanità e la formazione umana e cristiana degli operatori sanitari, di tutelare la dignità della persona malata e di curare l’assistenza religiosa per gli operatori sanitari. (T.C)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

12 ottobre 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

Potrebbe essere la svolta che l’Iraq attendeva da tempo: il Partito islamico, la principale organizzazione politica sunnita, ha lanciato un appello per il ‘sì’ al referendum costituzionale che si terrà sabato nel Paese del Golfo. Il nostro servizio:

 

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Un accordo e un annuncio ricompongono la frattura tra la maggioranza sciita e curda e la minoranza dei sunniti. L’intesa prevede la possibilità, per il Parlamento, di modificare alcuni articoli della Costituzione quattro mesi dopo l’approvazione del testo. L’annuncio del principale partito sunnita con un appello rivolto ai propri elettori a votare ‘sì’ al referendum costituzionale di sabato prossimo, consolida questa nuova sintonia nel sistema politico iracheno. Proprio i sunniti, contrari al modello federalista, erano stati, finora, i principali detrattori della Costituzione. Ma dopo questa intesa un’ampia partecipazione sunnita al referendum e un voto favorevole a larga maggioranza possono legittimare tutti i passi successivi del nuovo Iraq. Un Paese che, nonostante gli sforzi politici, continua comunque ad essere instabile: un attacco suicida contro una base militare nel nord del Paese ha provocato la morte di almeno 30 persone. A Baghdad il ministro iracheno per gli Affari regionali è sfuggito, stamani, ad un attentato e due soldati americani sono stati uccisi, ieri, a Ramadi. In questa cornice dominata dall’insicurezza, Al Qaeda intende preparare, inoltre, un piano per colmare il vuoto se gli americani dovessero andare via dall’Iraq. “Dobbiamo cominciare a prepararci”, si legge in una lettera inviata al terrorista giordano Al Zarqawi. E negli Stati Uniti cresce, infine, lo sgomento per tre recenti casi di suicidio tra i reduci dall’Iraq.

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Sei poliziotti e cinque operatori umanitari afghani sono stati uccisi in due diversi attacchi nel sud dell'Afghanistan, nel giorno in cui a Kabul è arrivato il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice. Questa mattina un razzo ha colpito la residenza dell'ambasciatore canadese nella capitale afghana.

 

Israele si ferma oggi per la ricorrenza dello Yom Kippur, la giornata dell’Espiazione e del digiuno, la solennità più importante del calendario ebraico. La polizia ha elevato lo stato di allerta in tutto il territorio ed è vietato l’ingresso a Gerusalemme a tutti i veicoli provenienti dalla Cisgiordania. Nei Territori sono stati arrestati, intanto, un leader di Hamas, sospettato di aver ucciso 10 israeliani dal 1994 al 1997, e un quattordicenne palestinese arruolato come kamikaze da un gruppo fondamentalista.

 

In Siria il ministro degli Interni, Ghazi Kenan, si è suicidato nel suo ufficio di Damasco. Lo riferisce l’agenzia di stampa siriana Sana. In un’intervista trasmessa stamani dalla radio libanese ‘Voce del Libano’, Kaanan aveva respinto le accuse alla Siria per l’uccisione dell’ex premier libanese Rafik Hariri. Kaanan aveva anche aggiunto che l’intervista concessa all’emittente libanese sarebbe stata la sua “ultima dichiarazione pubblica”.

La situazione dell’Irlanda del Nord è stata al centro dell’incontro, ieri, tra il premier britannico, Tony Blair, e quello irlandese, Bertie Ahern. I due primi ministri hanno chiesto a repubblicani e unionisti di riprendere la strada dei negoziati. Da Londra, ci riferisce Sagida Syed:

 

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Blair e Ahern hanno concordato sulla necessità di approfittare della deposizione delle armi da parte dell’esercito repubblicano, reso ufficiale lo scorso 28 luglio. In attesa di riattivare il piano stabilito dagli Accordi del Venerdì Santo del 1998, Blair ha chiesto a tutte le parti uno sforzo per lavorare nella direzione della collaborazione, inviando il messaggio soprattutto ai loyalisti protestanti, che si rifiutano di credere alla sospensione della lotta armata da parte dell’IRA. I due leader hanno anche discusso sul presunto patrimonio dell’IRA, stimato in circa 43 milioni di euro, in gran parte provenienti da una rapina compiuta nel dicembre 2004 a Belfast e che sarebbero stati riciclati in proprietà immobiliari a Manchester. Blair, in conferenza stampa, ha anche aggiunto che la Gran Bretagna ritirerà le sue truppe nel 2007 se l’IRA manterrà le sue promesse. E se le forze politiche si uniranno per la crescita pacifica e costruttiva del Paese.

 

Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.

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Non c’è nessuna traccia del virus dell’influenza aviaria in Romania. Lo ha riferito la portavoce della Commissione europea, Nina Papadoulaki. La portavoce ha spiegato che i primi test hanno dato tutti esito negativo. L’UE non prevede, dunque, di bloccare le importazioni dalla Romania.

 

Torna il maltempo e la paura anche in Guatemala, dove una settimana fa l’uragano Stan ha causato allagamenti e frane. Il numero ufficiale delle vittime è salito a 2.000. E dopo le polemiche sull’incapacità del governo guatemalteco di mettere a punto un adeguato piano di emergenza, ieri il presidente del Guatemala Berger ha visitato l’area più colpita. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Il presidente guatemalteco, Oscar Berger, è giunto ieri pomeriggio a Santiago de Atitlan, dove in due frazioni sepolte dal fango sono probabilmente morte almeno 1.400 persone. Insieme a lui, è arrivato a Panabaj anche il Premio Nobel per la pace Rigoberta Menchú, che da qualche tempo collabora con l’azione del governo. “Siamo venuti qui – ha commentato Berger – per condividere il dolore con le persone che hanno perso tutto, ma ho l’impressione che non siamo mai stati così uniti”. La situazione è, per la verità, ancora di grande emergenza perché ha ripreso a piovere a causa di una nuova ondata tropicale e soprattutto perché gli aiuti sono arrivati con il contagocce nella zona del Lago di Atitlan. Per quanto riguarda, infine, il recupero dei cadaveri sotto al mare di fango, il governo ha ordinato la sospensione dei lavori, impartendo ordini per l’utilizzazione sul terreno di potenti disinfettanti per evitare epidemie. Tutto è pronto perché la zona sia trasformata in un grande cimitero nazionale Maya.

 

Dalla sede ANSA in America Latina, Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.

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Alta l’affluenza alle urne in Liberia, dove ieri 1 milione e 300 mila persone hanno votato per legislative e presidenziali. Una tornata elettorale importante, la prima dopo la fine della guerra civile, durata 14 anni e costata la vita a 250 mila persone.

 

 

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