RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 281 - Testo della trasmissione di sabato 8 ottobre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Ecumenismo e inculturazione tra i temi più dibattuti alla decima congregazione generale del Sinodo sull’Eucaristia, alla presenza di Benedetto XVI

 

Oggi pomeriggio la commemorazione per i 40 anni dell’istituzione del Sinodo, da parte di Paolo VI: con noi padre Raniero Cantalamessa

 

Presentato oggi dal cardinale Martino l’edizione in francese del Compendio della dottrina sociale della Chiesa, di cui ha personalmente consegnato la prima copia al Santo Padre

 

Domani in San Pietro la Beatificazione del cardinale tedesco von Galen che sfidò Hitler e il nazismo: ce ne parla Andrea Ambrosi

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Speranze e timori in Romania in vista del possibile ingresso nell’UE nel 2007: le riflessioni di Bendosa Armanca e Geila Doina

                            

La compassione in Maria: se ne è parlato al simposio internazionale concluso ieri al Marianum: ai nostri microfoni padre Fabrizio Bosin

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Forse migliaia di morti per il terremoto in Pakistan

 

Cresce il bilancio delle vittime in America centrale per l’uragano “Stan

 

Secondo un rapporto dell’ONU più di due milioni di giovani vivono in totale povertà

 

L’Osservatorio Internazionale Van Thuân da ieri anche on line: per tutti informazioni, documenti, riflessioni sulla dottrina sociale della Chiesa

 

Nuove tecnologie per diffondere la parola di Dio: versetti della Bibbia diffusi via “sms

 

In corso a Roma il primo meeting nazionale degli insegnanti di religione

 

24 ORE NEL MONDO:

 L'esercito americano ha annunciato  la fine dell'operazione “Pugno di ferro” nell'ovest dell'Iraq

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 ottobre 2005

 

ECUMENISMO E INCULTURAZIONE CRISTIANA TRA I TEMI PIU’ DIBATTUTI

ALLA DECIMA ASSISE PLENARIA DEL SINODO SULL’EUCARISTIA,

ALLA PRESENZA DI BENEDETTO XVI

 

Un consiglio per rendere il confronto in Aula efficace per la vita e le reali necessità della Chiesa. E’ iniziata così, con le parole incisive del cardinale Edmund Szoka, la 10.ma plenaria del Sinodo, che ha visto oggi 24 padri animare un ampio confronto su temi legati all’Eucaristia, ma anche fornire uno spaccato delle varie Chiese locali, riflettendo in particolare sull’aspetto dell’inculturazione cristiana e dei rapporti ecumenici. E proprio alle Chiese orientali è stato proposto di dedicare uno dei prossimi Sinodi dei vescovi. La cronaca della mattinata, nel servizio di uno dei nostri inviati, Alessandro De Carolis.

 

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Esperto di lungo corso di questo tipo di incontri, il cardinale Szoka, ha messo in guardia i padri sinodali contro quella tendenza – riscontrata, ha detto, nella quasi totalità dei Sinodi - a parlare di temi generali senza mettere a fuoco gli specifici problemi sul tappeto e le possibili soluzioni. Una tendenza che, secondo il porporato, non si manifesta invece durante gli interventi liberi che chiudono ogni giornata di discussione e che per il presidente della Pontifica Commissione dello Stato della Città del Vaticano risultano dunque più produttivi. Entrando poi nel vivo delle tematiche del Sinodo, il cardinale Szoka ha sottolineato il grande dono del sacerdozio affermando che la Chiesa oggi ha bisogno di vescovi e sacerdoti di fede, preghiera, spiritualità e impegno profondi.

 

Con l’intervento del presidente della Conferenza episcopale dell’Etiopia, l’arcivescovo Souraphiel, Benedetto XVI e i padri sinodali hanno potuto immergersi in una delle realtà di frontiera della Chiesa a contatto con l’islam. Il presule, disegnando il quadro instabile del Corno d’Africa tra guerre, contese territoriali, traffico d’armi e povertà, ha dimostrato la grande difficoltà che cristiani etiopi, eritrei, somali hanno di poter celebrare la Messa la domenica, che nei Paesi musulmani nei quali l’immigrazione li ha costretti è un normale giorno lavorativo. Carenza di sacerdoti, di chiese o più semplicemente di libertà religiosa - ha affermato il capo dei vescovi etiopici, salutato da un applauso finale – affligge centinaia di migliaia di cristiani, per i quali – ha aggiunto, con un’affermazione forte – difficilmente i Paesi cattolici offrono possibilità di lavoro e di inserimento sociale. In questa cornice, l’Eucaristia diventa il Sacramento per la costruzione di una riconciliazione di una pace autentiche. Una convizione, quest’ultima, condivisa pienamente dal presidente della Conferenza episcopale della Tanzania, Niwemugizi.

 

Di segno opposto, l’allarme lanciato dal cardinale Claudio Hummes, arcivescovo di San Paolo del Brasile. Nel suo Paese, ha asserito, i cattolici calano a ritmo preoccupante: erano l’83% nel ’91, oggi sono il 67%. Una diminuzione che interessa soprattutto le zone povere delle città. La risposta che la Chiesa brasiliana fornisce è attraverso le missioni, nelle quali l’Eucaristia svolge il ruolo di irradiazione. Una scelta obbligata, ha affermato il cardinale Hummes, giacché senza questa azione apostolica il Brasile e l’America Latina cesserebbero di dirsi cristiani. E se il vescovo portoricano, Felix Labaro Martinez, ha insistito sulla necessità di una catechesi eucaristica specifica per i giovani – perché, ha obiettato, non si può amare ciò che non si conosce bene – da Panama è arrivata la richiesta di consolidare, con un apposito percorso pastorale, la conoscenza del Vangelo e l’inculturazione dell’Eucaristia all’interno delle etnie indigene che, tra America Latina e Caraibi, contano 50 milioni di persone. Un problema comune, nonostante la distanza geografica, alla Chiesa giapponese, della quale ha parlato il vescovo di Yokohama, Unemura, sollecitando anch’egli un’adeguata inculturazione per il continente asiatico, che trovi il modo di incorporare elementi delle festività locali. Su questo aspetto, il cardinale Paul Poupard ha definito l’Eucaristia come seme di una nuova cultura, specificando però come l’evangelizzazione non debba essere considerata il frutto dell’inculturazione bensì la sua fonte. Da ciò, ha affermato, deve discendere una liturgia che, pur con differenti riti, è tenuta ad esprimere o stesso mistero, e che nella sua cura testimoni la bellezza della santità di Dio.

 

Anche il tema dell’ecumenismo ha visto numerosi interventi, questa mattina, a cominciare da quello del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani. Dopo aver tracciato una breve storia del rapporto tra Eucaristia e unità, risalente a San Paolo, il porporato ha voluto anzitutto sciogliere un nodo terminologico riguardante la cosiddetta intercomunione, rigettata dalla Chiesa, e quindi è tornato sulla delicata questione della comunione ai non cattolici: una possibilità prevista dal diritto canonico e anzi, ha ricordato, raccomandata dallo stesso Giovanni Paolo II, purché in presenza di determinate condizioni sulle quali è chiamato a discernere con prudenza il vescovo competente. In modo complementare, l’argomento ha registrato le parole del pro-teologo della Casa Pontificia, il cardinale Georges Cottier, e del presidente dei vescovi svizzeri, Amédée Grab. Tuttavia il vescovo Sofron Stefan Mudry, portando all’attenzione dei padri sinodali la situazione della Chiesa ucraina in cui vive e opera, ha suggerito una revisione del Canone che vieta di concelebrare l’Eucaristia tra sacerdoti non cattolici: se l’Eucaristia, oltre ad esprimere l’unità della Chiesa, la produce, allora – ha proposto - in quanto elemento costitutivo dell’unità non deve venire dopo ma deve essere accolto come momento chiave se si vogliono rendere pratiche le aspirazioni ecumeniche.

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Veniamo ai lavori di ieri pomeriggio. Tredici gli interventi, assente il Papa che è arrivato alla fine e prima del dibattito libero. Numerosi i temi esposti dai padri fra cui la partecipazione dei fedeli alla celebrazione eucaristica; la figura del vescovo come primo mistagogo, educatore del Popolo di Dio sulla liturgia; l'importanza della Liturgia della Parola in preparazione a quella eucaristica; e la scarsità del clero che impedisce a tante comunità cristiane di avere l'Eucaristia. Ce ne parla Giovanni Peduto:

 

 

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Il vescovo di Novara, mons. Renato Corti ha sottolineato quanto sia importante che i sacerdoti coltivino nei fedeli il desiderio di ascoltare il Signore, quando viene proclamata la sua Parola. Ha chiesto anche che si  dia spazio al colloquio intimo con Gesù subito dopo la Comunione ed ha evidenziato la responsabilità del sacerdote cui compete fare l'omelia. Ma i sacerdoti vanno soprattutto formati nei seminari, ha detto il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, asserendo che in non pochi seminari c'è ancora molto da fare a tale riguardo. La formazione dei seminaristi é di massima importanza perché da essi, una volta sacerdoti, dipenderà come in realtà sarà celebrata l'Eucaristia, come sarà percepita e vissuta dai fedeli. La Confessione, altro tema ricorrente in questo Sinodo. Si sente dappertutto che i sacerdoti non sono più così ferventi nell’ascoltare le Confessioni. Bisogna ricordare loro - ha detto mons. Andrej Glavan, vescovo ausiliare di Lubiana, - il dovere di essere disponibili per la Confessione e che sono responsabili che i fedeli, adeguatamente preparati, ricevano spesso la Santa Comunione. La ricezione della Comunione presuppone la conversione e la conversione si verifica nella Confessione individuale.

 

Dalle Filippine, mons. Luis Antonio Tagle, vescovo di Imus, ha portato la testimonianza di comunità cristiane assetate dell'Eucaristia di cui sono prive a causa della mancanza di sacerdoti ed ha chiesto al Sinodo uno studio sereno di tale problema.

 

Passiamo al Burundi, di cui il vescovo di Ngozi, mons. Gervais Banshimiyubusa, ha riferito le tragedie vissute in questi ultimi anni. Ebbene le celebrazioni eucaristiche hanno costituito il momento di aggregazione privilegiato per le comunità cristiane, che sono il 60 per cento della popolazione, e il veicolo di riconciliazione fra di esse. Grazie all'Eucaristia la Chiesa in Burundi ha ritrovato lo splendore della dimensione cristiana del martirio.

 

Ci spostiamo in Venezuela dove pure, a causa della situazione socio-politica, è necessaria la testimonianza di unità da parte dei cattolici e questa forza la si trova nell'Eucaristia, radice e fonte di unità. Non é mancata una parola sulla parrocchia, dove l'impianto della pastorale avrebbe bisogno di essere ripensato, ha detto l'arcivescovo Agostino Vallini, prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica. La fede ormai non può più essere presupposta e il parroco assieme al compito di pastore deve assumere quello di evangelizzatore.

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OGGI POMERIGGIO LA COMMEMORAZIONE PER I 40 ANNI

DELL’ISTITUZIONE DEL SINODO DA PARTE DI PAOLO VI

- Intervista con padre Raniero Cantalamessa -

 

Questo pomeriggio i padri sinodali commemoreranno il quarantesimo anniversario dell’istituzione del Sinodo. Il cardinale Jozef Tomko, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, farà un intervento in proposito. Istituito da Paolo VI il 15 settembre del 1965, all’indomani del Concilio Vaticano II, il Sinodo può essere convocato solo dal Papa quando sorge la necessità di consultare l’episcopato su argomenti che interessano l’intera Chiesa Cattolica. Le assemblee dei vescovi sono un’antica tradizione nella Chiesa. Al microfono di Tiziana Campisi padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, spiega che cos’era il Sinodo nei primi secoli del cristianesimo:

 

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R. – La parola, in se stessa, viene dal greco e significa più o meno convegno, riunione, ritrovarsi insieme; nel linguaggio cristiano ha una lunga storia, perché è il termine tecnico usato fin dall’antichità per designare la riunione, un convegno di vescovi nella Chiesa orientale. Ha preso poi un senso più specifico nella Chiesa cattolica e può anche essere diocesano, è il clero cioè di una diocesi riunito intorno al vescovo per trattare argomenti particolari. Quello che è attualmente in atto si chiama Sinodo dei vescovi ed è una istituzione di Paolo VI, quindi relativamente nuova nella Chiesa cattolica.

 

D. – Perché i vescovi si riuniscono?

 

R. – Lo scopo con cui Paolo VI istituì, dopo il Concilio, il Sinodo dei vescovi è descritto molto chiaramente in un Canone del Diritto Canonico, che dice che si tratta di un’assemblea di vescovi, i quali - scelti dalle diverse regioni del mondo - di riuniscono in termini determinati per favorire una stretta unione tra il Romano Pontefice ed i vescovi stessi e per prestare aiuto, con il loro consiglio, al Romano Pontefice nella salvaguardia della disciplina e della dottrina cristiana. Si riuniscono, quindi, per dare un aiuto ed un sostegno al Papa nel governo della Chiesa universale. Si tratta di un organismo di consulta, cioè ha un’autorità, almeno finora, non deliberativa, non decisionale, ma dà dei consigli, dei pareri, fa delle proposte.

 

D. – Un Sinodo, dunque, è una forma di essere Chiesa?

 

R. – Rappresenta in modo tipico proprio la tradizione cristiana che è collegiale, quello cioè che erano tutti gli Apostoli, con a capo Pietro nella primitiva Chiesa. Ecco questa sarebbe l’immagine più vicina a quello che è il Sinodo: una riunione di vescovi, convocata e presieduta dal Successore di Pietro, per il governo della Chiesa universale. Questo è quello che succede nella Chiesa cattolica. Nella Chiesa orientale, invece, il Sinodo è un po’ quello che rappresenta per noi il Sommo Pontefice, è cioè l’organo supremo che decide la politica o le questioni di una Chiesa locale particolare, di una Chiesa nazionale.

 

D. – I cristiani come devono guardare ad un Sinodo di vescovi? Come si devono rapportare a questa Assemblea?

 

R. – Credo che il primo contributo che possono dare tutti i cristiani sia quello di pregare lo Spirito Santo, perché in una riunione di vescovi, in un Sinodo, si presuppone che si possa dire quello che si disse nel primo Sinodo, quello convocato da Pietro a Gerusalemme, negli Atti degli Apostoli: è parso bene allo Spirito Santo e a noi di decidere quello che vi comunichiamo. Quindi l’assistenza dello Spirito Santo per chi ha fede e per le cose della fede non è certamente una cosa accessoria, è l’essenziale. Le decisioni dei padri sinodali avranno tanto incidenza nella vita della Chiesa quanto è lo Spirito che riescono ad incarnare. Quindi pregare per i vescovi, affinché si lascino guidare dallo Spirito. E’ inoltre necessario seguire con attenzione attraverso i mass media e attraverso la stampa.

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PRESENTATO OGGI DAL CARDINALE MARTINO L’EDIZIONE IN FRANCESE

 DEL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA,

DI CUI HA PERSONALMENTE CONSEGNATO LA PRIMA COPIA AL SANTO PADRE

 

         Dopo le edizioni in italiano, inglese e spagnolo, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha pubblicato anche l’edizione in francese del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, che raccoglie in armonica ed articolata sintesi i principi fondamentali dell’insegnamento sociale della Chiesa, riportando, per esteso, le citazioni complete delle fonti del Magistero stesso.

 

Questa mattina, durante i lavori del Sinodo, il presidente del dicastero, il cardinale Renato Raffaele Martino, ha presentato l’edizione  ai Padri sinodali  che l’hanno accolta  con un caloroso applauso. Il porporato ha consegnato la prima copia dell’edizione  nelle mani del Santo Padre.

 

Da tempo il mondo francofono attendeva la pubblicazione dell’edizione francese, richiesta a gran voce da operatori pastorali e centri di studio, non solo in Francia, ma in tutte le Nazioni dove il francese è parlato.

 

 

DOMANI IN SAN PIETRO LA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE TEDESCO

 VON GALEN CHE SFIDO‘ HITLER E IL NAZISMO

- Intervista con il postulatore Andrea Ambrosi -

 

Il Prefetto della Congregazione delle Cause dei santi, il cardinale José Saraiva Martins, presiederà domani mattina, nella basilica vaticana la beatificazione del cardinale Clemens August von Galen. Al termine della celebrazione Benedetto XVI raggiungerà la Basilica per venerare le reliquie del nuovo Beato ed impartirà la Benedizione Apostolica. Vescovo di Münster, in Germania, vissuto nel periodo delle due guerre mondiali, von Galen, sfidando il nazismo, difese la dignità umana e le libertà della Chiesa e si prodigò per aiutare gli ebrei. Giovanni Peduto ha chiesto al postulatore della causa di beatificazione Andrea Ambrosi di tracciare un profilo del porporato:

 

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R. -  Fu profeta coraggioso ed equilibrato, capace di denunciare sia i crimini nazisti che, in epoca post-bellica, le prevaricazioni degli alleati. Ha denunciato l'ingiustizia, ha difeso la fede e la Chiesa, rischiando per questo anche la propria vita. Potranno suonare poetiche le seguenti parole dette da un teste, ma rispecchiano perfettamente la grande figura del vescovo e poi cardinale von Galen: "Davanti agli uomini era un eroe, davanti a Dio un bambino, un cristiano dalla fede profonda ed un vescovo veramente cattolico." Sempre gli stava a cuore l'immagine umana cristiana, gli stava a cuore la dignità dell'uomo, il suo diritto alla vita, la sua libertà; gli stava a cuore il libero esercizio della religione, l'educazione della gioventù, la famiglia.

 

D. - In quale contesto ecclesiale ha operato?

 

R. - A Berlino si riteneva il vescovo di Münster tra gli avversari più pericolosi del regime. Molto oltre i confini della sua diocesi e della Germania, egli divenne famoso per le sue tre omelie del luglio ed agosto del 1941: in queste egli protestava con forza contro la confisca dei conventi e contro l'uccisione dei malati di mente nei pressi di Münster. Questo grido che egli elevò alto, si diffuse in un baleno, riuscendo egli in tal modo a restituire ai cattolici tedeschi la coscienza che un alto prelato era pronto a pagare con la propria vita la difesa dei diritti e della dignità umana. A tutti era chiaro che in questo momento era pronto al martirio. Che il Vescovo non fosse stato arrestato è da attribuirsi alla coscienza che il governo nazifascista sapeva bene che facendo ciò avrebbe comportato la rinuncia - come espresse Goebbels - a tutta la Westfalia per il tempo della guerra. Hitler rimandò la "resa dei conti fino all'ultimo centesimo" con il vescovo ad un tempo successivo alla "vittoria finale", come egli stesso dichiarò il 4 luglio 1942.

 

D. - Quale il suo impegno a favore degli ebrei…

 

R. - Apparivano particolarmente aberranti, agli occhi del Servo di Dio, le inique sanzioni, anzi, la feroce persecuzione contro gli ebrei, per cui si occupava e preoccupava di loro cercando di aiutarli come poteva, ma spesso non poteva farlo apertamente, dovendo temere con ragione, di peggiorare ancora di più la loro posizione. Un testimone del processo ricorda a tal proposito che andò una volta da lui, per incarico di alcuni ebrei, con la preghiera di impegnarsi pubblicamente a favore degli ebrei perseguitati. Avrebbe voluto farlo subito per quanto lo riguardava, disse però di avvertirli che non avrebbero avuto un vantaggio dal suo intervento, ma probabilmente un peggioramento della loro situazione. Allora gli ebrei lo pregarono, per mezzo dello stesso teste, di voler desistere da una presa di posizione aperta in loro favore. Molto significativo è anche quest' altro episodio: un pastore protestante cercava di salvare un ragazzo ebreo. Il padre del ragazzo era pediatra a Dortmund e si era rifugiato all'estero, ma ormai la mamma e il bambino non potevano più raggiungerlo. A questo punto il ragazzo venne sistemato sotto falso nome in un istituto vescovile. Quando il vescovo venne informato, non solo approvò quest' operato, ma prese subito su di sé la responsabilità di tutto e disse che, nel caso fossero sorte difficoltà di qualsiasi genere, si sarebbero dovute addossare tutte le responsabilità sul vescovo, e dire che era stato lui a ordinare questa sistemazione. E' merito di questa sua coraggiosissima protezione che il ragazzo è rimasto in vita e la mamma è venuto a prenderlo dopo la guerra.

 

D. - Che cosa ha lasciato alla Chiesa tedesca?

 

R. - Il cardinale von Galen occupa un posto insostituibile nella coscienza storica di tutta la Germania. In particolare egli è stato un protagonista contro l'ideologia razzista propria del regime nazionalsocialista: un suo grande merito è stato quello di aver contribuito in modo sostanziale, nella regione di Münster, alla immunizzazione dei fedeli cristiani dell'infiltrazione subdola e sistematica del partito. La sua memoria è a tutt'oggi vivissima.

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La nostra emittente seguirà domani la cerimonia della Beatificazione del cardinale von Galen, a partire dalle 9.30, con radiocronaca in italiano, tedesco, inglese, francese e spagnolo sulle onde medie, corte e in modulazione di frequenza. 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina: La beatificazione del cardinale Clemens August Graf von Galen, baluardo della fede contro il nazismo.

Sempre in prima, il Pakistan, sconvolto da un violento sisma: migliaia i morti. Le autorità di Islamabad parlano di "colossale devastazione".

 

 Servizio vaticano - Il resoconto della nona e decima Congregazione generale del Sinodo dei Vescovi.

 

Servizio estero - L'intervento dell'Arcivescovo Celestino Migliore al primo Comitato dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sul tema del disarmo: "Individuare alternative al militarismo basate sullo sviluppo".

Un articolo di Paolo Conversi dal titolo "La Santa Sede e il disarmo".

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "La parola declassata".

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della legge elettorale.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 ottobre 2005

 

 

SPERANZE E TIMORI IN ROMANIA IN VISTA DEL POSSIBILE INGRESSO

NELL’UNIONE EUROPEA NEL 2007

- Intervista con Bendosa Armanca e Geila Doina -

 

In questi giorni si è parlato molto del sofferto avvio dei negoziati per l’adesione della Turchia e della Croazia all’Unione Europea. Due processi diversi di Paesi con storie molto diverse che hanno preso il via lo stesso giorno: il 3 ottobre scorso, dopo estenuanti trattative. C’è da dire che nulla sembra semplice in questa fase storica per l’Unione Europea messa in crisi dalla bocciatura del Trattato costituzionale da parte di due Paesi membri di vecchia data. Di certo c’è che dal maggio 2004 conta 25 Stati mentre c’è la previsione ancora non scontata che diventino 27 già a partire dal 1 gennaio 2007 con l’ingresso di Bulgaria e Romania. Può essere interessante, dunque, guardare alla realtà di questi Paesi cominciando oggi dalla Romania. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Per quanto riguarda il territorio la Romania risulta tredicesima come grandezza in Europa. La capitale Bucarest supera i due milioni di abitanti in un Paese di oltre 21 milioni e 600 mila persone. Secondo il censimento del 2002 i rumeni costituiscono l’89,5 per cento della popolazione, mentre gli ungheresi sono la minoranza etnica più diffusa. La maggior parte dei cittadini rumeni è di religione ortodossa (86,7 per cento), a seguire ci sono i cattolici con il 5,6 per cento. Non si può dimenticare che la Romania possiede grandi risorse naturali, giacimenti d’oro, d’argento, di rame, di sale e di carbone oltre alla grande risorsa economica fornita dalle foreste. Per 120 anni, dalla seconda metà dell’800, è stata la seconda produttrice europea di greggio e una delle prime nel mondo nella produzione di gas naturali. Come altri paesi dell’Europa Centrorientale, in seguito alla Seconda Guerra Mondiale, è stato incluso nella sfera d’influenza dell’Unione Sovietica. A proposito del prossimo passaggio a far parte dell’Unione Europea, per sapere se ci siano certezze sulla data del 2007 per l’adesione all’Unione europea e per conoscere il punto di vista della gente in Romania ascoltiamo da Bucarest la giornalista  Bendosa Armanca:

 

R. – I HOPE THAT WILL BE 2007 ...

Io mi auguro che avvenga nel 2007, ma da informazioni che mi giungono dal Parlamento europeo e da giornalisti accreditati presso questo organismo l’ingresso in Europa potrebbe slittare al 2008. Spero tuttavia che sia per il 2007. La Romania ha ancora molte difficoltà soprattutto per quanto riguarda la concorrenza, la corruzione, i problemi sociali, la riforma del sistema legale, anche se stiamo facendo sempre nuovi passi avanti verso il conseguimento dei parametri europei.

 

D. – Come si prepara il governo romeno a far parte dell’Europa?

 

R. - THE MOST VISIBLE PROGRESS IS IN JUSTICE ...

I progressi più evidenti sono quelli fatti nell’ambito della giustizia. Il ministro della giustizia romeno è una donna. E’ molto brava e molto determinata a cambiare il sistema. Anche per quanto riguarda il problema della corruzione c’è oggi una maggiore attenzione. Il nostro presidente ha assunto un atteggiamento molto critico nei confronti di gruppi di interesse e sta cercando di intensificare la lotta alla mafia. Sul piano economico, purtroppo, quest’anno non è stato molto fortunato per la Romania, colpita anche, come noto, da una grave alluvione

 

Pensando alla Romania, viene subito in mente il peso che ha avuto nella sua storia recente il regime comunista e la dittatura di Ceausescu, terminata con la rivoluzione del dicembre 1989, che restaurò la democrazia nel Paese. Libero pensiero e mass media, dunque, hanno ritrovato spazio da poco più di 15 anni. Attualmente il 90 per cento delle istituzioni del settore mediatico sono private. Ascoltiamo Geila Doina, presidente dell’Associazione dei giornalisti romeni:  

 

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R. – APRES LA CHUTE DU COMMUNISME EN ROMANIE....

Dopo la caduta del comunismo in Romania il problema è che il giornalismo, improvvisamente, è diventato libero. Si è preferito fare un giornalismo d’opinione e cioè su ogni problema si poteva esprimere la propria opinione a scapito della informazione del fatto. Non si sapeva fare informazione. Da qualche anno a questa parte si comincia ad imparare a fare informazione, che – a mio parere – è molto più importante dell’opinione perché con l’opinione si può manipolare, mentre con l’informazione si mette il pubblico in grado di formarsi una propria opinione e di prendere decisioni con cognizione di causa.

 

D. – Qual è l’informazione sull’Europa in Romania?

 

R. - MALHEUREUSEMENT JE CROIS QUE...

Purtroppo credo l’impazienza con la quale i romeni attendono di entrare nell’Unione Europea si basa su una informazione carente. Essi, infatti, non sanno che l’adesione all’UE può anche avere dei contraccolpi negativi  e non solo dei vantaggi, come ad esempio la possibilità di circolare liberamente in Europa. Credo però che i romeni non sappiano ancora che l’adesione all’Unione europea potrà richiedere dei cambiamenti nella loro vita che potranno costare loro cari.

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LA COMPASSIONE IN MARIA: SE NE E’ PARLATO AL SIMPOSIO INTERNAZIONALE

 CONCLUSO IERI AL MARIANUM

- Intervista con padre Fabrizio Bosin -

 

Maria esempio di benevolenza, misericordia e compassione. Se ne è discusso a Roma alla Pontificia Facoltà Marianum, nel XV Simposio internazionale mariologico sul tema “La categoria teologica della compassione: presenza e incidenza nella riflessione su Maria di Nazaret”, che si è concluso ieri. Ma nella figura di Maria come emerge il sentimento della compassione? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Fabrizio Bosin, Servo di Maria, docente di cristologia del Marianum:

 

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R. – La categoria del dolore dell’altro vede in Maria non solo un modello, ma una persona che dà consolazione, coraggio, che provoca la speranza e fa superare la disperazione. A volte compassione è stata letta come compassione, come un qualcosa di passivo, un atteggiamento dolorista, ma io direi la compassione come “cum patire”, patire con, dove bisogna rafforzare il concetto di passione per l’uomo, soprattutto per chi soffre e Maria credo sia una traccia importante di cosa significhi patire, avere una passione profonda per le cose di Dio, per le cose dell’uomo, dove poi diventa fondamentale e centrale il riferimento all’esperienza che lei ha fatto di sequela, di discepolato, di amore.

 

D. – Sull’esempio di Maria, come aprirsi a questa compassione?

 

R. – Credo che sia fondamentale la deprivatizzazione, un concetto che può suonare un po’ difficile. Vuol dire fare in modo di accorgersi molto più  radicalmente delle contraddizioni, delle sofferenze, del dolore che ci provoca quotidianamente. Credo che Maria ha amato con una passione che non ha mai ceduto al rancore, al risentimento o alla rassegnazione.

 

D. – Nei Vangeli quali esempi possiamo leggere del sentimento della compassione in Maria?

 

R. - Ci sono due momenti centrali del Vangelo di Giovanni, il brano delle nozze di Cana e il brano di Maria sotto la Croce. Quando Maria dice: non hanno più vino, c’è un’attenzione profonda di Maria a qualcosa che manca alla persona che ha bisogno. Quel “non hanno più vino” è indice che richiama qualcosa che manca, dolore ma nello stesso tempo anche alla gioia, a un compimento e per noi cristiani questa parola, che poi è una persona, è Gesù Cristo, suo Figlio.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 9 ottobre, 28a Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù, parlando in parabole ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, paragona il regno dei cieli  a un re che fa un banchetto di nozze per suo figlio. Ma gli invitati alle nozze si rifiutano di partecipare perché impegnati nei propri affari. Allora il re dice ai suoi servi:

 

“Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Il banchetto entrava nell’immaginario dell’Antico Testamento come scenografia dei tempi messianici. Il Messia, la sua venuta è il banchetto: sono realtà che Israele attendeva.

 

Cristo racconta la parabola, alludendo esplicitamente a Dio Padre, che nel suo Figlio compie l’opera della salvezza e perciò invita tutti alla partecipazione. L’invito al banchetto è l’invito ad aver parte alla salvezza nella casa del Messia. Essere al banchetto del Figlio significa entrare in comunione con il Padre, che ha preparato il banchetto, ma i potenti di Israele hanno tante obiezioni sulla venuta di Cristo e soprattutto al fatto che sia Figlio di Dio. Perciò Cristo, con questa parabola, risponde loro che dando la precedenza ad altre cose e rifiutandolo, rimarranno fuori dal banchetto.

 

Cristo apre allora la salvezza a tutti gli uomini, ma ogni uomo per essere salvato deve rispondere all’invito al banchetto e da parte sua fare tutto per far vedere che lo desidera e che accoglie il Figlio.

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CHIESA E SOCIETA’

8 ottobre 2005

 

 

È emergenza in Pakistan per il terremoto che ha colpito stamane diverse

aree del Paese. I morti, stando a stime ancora provvisorie, potrebbero

 essere migliaia. Il presidente Pervez Musharraf,

 in visita ad un quartiere della capitale Islamabad devastato dal sisma,

 ha parlato di  “Duro test peril Paese"

- a cura di Maria Grazia Coggiola -

 

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ISLAMABAD. = La potente scossa di magnitudo 7,6 è stata avvertita in tutto il Pakistan, in Afghanistan fino a Kabul e in tutto il nord dell’India. Avrebbe spazzato via interi villaggi vicino all’epicentro, localizzato in una vallata a 100 km a nord est di Islamabad, vicino alla cosiddetta linea di controllo che divide il Kashmir indiano da quello pakistano. Preoccupa anche la sorte dei residenti di un palazzo di 12 piani, crollato a Islamabad. Ci sarebbero 200, 300 residenti intrappolati tra le macerie. Secondo fonti giornalistiche, il capoluogo del Kashmir pakistano, Muzzafarabad, sarebbe stato gravemente colpito, così come alcune zone della provincia di frontiera del nord-ovest vicino al confine afghano. Sul lato indiano i danni sarebbero di minore entità. Secondo la televisione, ci sarebbero finora 60 morti nello Stato di Jamue Kashmir. Nella città di Baramulla e di Iuri, roccaforte dei separatisti kashmiri, metà degli edifici non sono più in piedi. Si contano delle vittime anche tra l’esercito indiano schierato sul confine. Dopo l’ultimo terremoto che ha colpito lo Stato indiano del Gujarat nel 2001, gli esperti avevano predetto un altro sisma nella regione himalayana.

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CRESCE IL BILANCIO DI MORTE E DISTRUZIONE DELLA TEMPESTA “STAN”

IN AMERICA CENTRALE: IN GUATEMALA SONO OLTRE 300 LE VITTIME. DIFFICILE

 IL LAVORO DEI SOCCORRITORI A CAUSA DELLE INCESSANTI PIOGGE TORRENZIALI

 

CITTA’ DEL GUATEMALA.= E’ stato devastante quasi quanto l’uragano Mitch, la catastrofe naturale che seminò il terrore in America centrale nel 1998. Secondo l’Agenzia Misna, infatti, sarebbero almeno 353 i morti provocati dalla tempesta Stan nel solo Stato del Guatemala, tra i Paesi più colpiti insieme ad El Salvador. E sempre in Guatemala almeno 178 mila persone hanno subito disagi mentre 51 mila sono rimaste senza-casa. Il tutto per circa mezzo miliardo di danni. Ma si tratta ancora di stime provvisorie. Ovunque, inoltre, si contano centinaia di dispersi e interi villaggi sono stati spazzati via dalle inondazioni mentre crolli e frane hanno intrappolato la gente sotto le macerie e il fango. Le autorità spiegano che il terreno è così saturo di acqua che si temono ulteriori tragedie. Il presidente salvadoregno Tony Saca ha lanciato un appello alla comunità internazionale per l'invio di aiuti. Tra i primi a rispondere sono stati il Messico, dove Stan si è trasformato martedì scorso per qualche ora in un uragano e il Venezuela che ha stanziato un milione di dollari e messo a disposizione aerei da carico. La Commissione europea ha annunciato lo stanziamento di quasi due milioni di euro per l’invio di cibo, acqua potabile e kit igienici. Mentre Washington, per ora, ha messo a disposizione 100.000 dollari. Resta comunque difficile sul campo il lavoro dei soccorritori a causa delle frequenti frane e degli smottamenti provocati dalle piogge torrenziali che continuano a colpire il centroamerica. (R. P)

 

 

PIU’ DI DUE MILIONI DI GIOVANI VIVONO IN TOTALE POVERTA’:

LO RIVELA IL RAPPORTO SULLA GIOVENTU’ MONDIALE 2005 DELL’ONU

 

NEW YORK. = Più di 200 milioni di giovani vivono con meno di un dollaro al giorno, in uno stato di povertà totale. Lo rivela il “Rapporto sulla Gioventù Mondiale 2005: i giovani oggi e nel 2015”, elaborato dal Dipartimento per gli Affari economici e Sociali dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).
Il documento evidenzia le difficoltà dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni  che costituiscono la quinta parte della popolazione mondiale. Ne viene fuori una fotografia critica. Quasi 130 milioni di giovani infatti sono analfabeti, 88 milioni disoccupati e 10 milioni sieropositivi. L’impatto maggiore della povertà per lo sviluppo giovanile è nel sud dell’Asia, dove 84 milioni di ragazzi vivono con un dollaro al giorno e 206 milioni con due dollari, mentre nell’Africa subsahariana sono rispettivamente 60 milioni e 102 milioni. Nella lista nera rientra anche l’America latina dove 11 milioni di adolescenti sopravvivono con un dollaro e 27 milioni con due. Ma tra le piaghe che affliggono il mondo giovanile, secondo il documento elaborato dalle Nazioni Unite, rientrano anche l’istruzione e la mancanza di lavoro. A questo proposito le regioni più colpite sono ancora una volta l’Asia occidentale, l’Africa del Nord, l’Africa subsahariana e l’America latina. Nei Paesi industrializzati, invece, il fenomeno interessa il 13,4% della popolazione giovanile. Il resoconto del dipartimento Onu inoltre evidenzia come tra le principali cause di morte giovanile ci sia ancora l’Aids. Nel mondo oggi sono 10 milioni i giovani sieropositivi, la maggior parte si trova nei Paesi dell’Africa subsahariana (6,2 milioni), dell’Asia (2,2 milioni) e dell’America latina (700.000). Alla luce di quanto rilevato, quindi, i leader mondiali hanno sottolineato l’importanza di investire di più nei giovani a partire dall’infanzia. Circa 160 milioni di bambini, infatti, soffrono di malnutrizione, e 11 milioni al di sotto dei cinque anni muoiono per malattie prevenibili. (R.P.)

 

 

L’OSSERVATORIO INTERNAZIONALE VAN THUÂN DA IERI ANCHE ON LINE:

PER TUTTI INFORMAZIONI, DOCUMENTI, RIFLESSIONI SUL MAGISTERO SOCIALE

 

ROMA. = Su Internet ha debuttato ieri il sito dell’Osservatorio Internazionale Card. Van Thuân (www.vanthuanobservatory.org). L'Osservatorio vuole promuovere nel mondo la diffusione della Dottrina Sociale della Chiesa e perciò rende disponibili sul sito informazioni, documenti, riflessioni sul magistero sociale. L’Osservatorio Van Thuan ha sede a Verona. Presieduto dal vescovo mons. Giampaolo Crepaldi, è diretto da  Stefano Fontana e opera con il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, di cui mons. Crepaldi è segretario. Collabora con le Conferenze episcopali e con altri organismi ecclesiali, con i Centri di Studio dedicati al magistero sociale e con le Agenzie internazionali appropriate.  L’Osservatorio pubblica un periodico trimestrale, il “Bollettino di dottrina sociale della Chiesa”, in lingua inglese e italiana. Adesso il sito internet costituisce una nuova ed efficace forma di comunicazione, una risorsa per quanti vogliono accedere alle informazioni. Il sito, di facile consultazione, presenta diverse sezioni: insieme ad una presentazione dell’Osservatorio e un richiamo alla figura del cardinale vietnamita François Xavier Nguyên Van Thuân, grande “testimone della fede” e già presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e Pace, apposite “finestre” sono dedicate al Bollettino, ad una serie aggiornata di notizie che riguardano la dottrina sociale della Chiesa, a documenti e a recensioni mirate. Il sito propone anche una serie di link utili per il “navigatore” che si interessa di temi ecclesiali e specificatamente della dottrina sociale. Una procedura di registrazione garantisce l’invio di una newsletter periodica per informare su novità e iniziative dell’Osservatorio. (A.M.)

 

 

NUOVE TECNOLOGIE PER DIFFONDERE LA PAROLA DI DIO: VERSETTI DELLA BIBBIA “TRADOTTI” NEL LINGUAGGIO DEGLI SMS

 

SYDNEY. = Trentunomila versetti della Bibbia, dalla Genesi fino all’Apocalisse passando per i Salmi e i quattro vangeli, rigorosamente tradotti nel tipico linguaggio degli sms fatto di abbreviazioni e simboli. E’ questa la trovata della Società Biblica di Australia che si è cimentata nella impresa per agevolare la diffusione  della Parola di Dio nella vita delle persone. Il telefono cellulare, infatti, è ormai un mezzo di comunicazione di uso comune, a diffusione capillare e preferito dai giovani. “E’ passato il tempo in cui la Bibbia era disponibile solo in pesanti volumi rilegati”, ha sottolineato Michael Chant, portavoce della Società Biblica. “Abbiamo voluto rendere le parole della Sacra Scrittura accessibili immediatamente per persone di tutte le età, condizioni sociali, interessi, cultura”. Secondo la Società Biblica, si tratta di un’operazione dal grande valore divulgativo e che sta al passo con la cultura e le forme di comunicazione moderne. I messaggi sono già disponibili attraverso Internet, possono essere facilmente scaricati dai fedeli per essere liberamente utilizzati e diffusi. (R.P.)

 

 

È IN CORSO A ROMA, IN ITALIA, IL PRIMO MEETING NAZIONALE

DEGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE CATTOLICA

 

ROMA. = L’insegnamento della religione cattolica come risorsa per la società, contributo al rispetto della persona e comprensione delle diversità in un’epoca segnata da grandi trasformazioni: questi i temi principali del primo meeting internazionale degli insegnanti di religione cattolica in corso a Roma.  Sull’importanza culturale di questa offerta formativa si è soffermato anche mons. Giusuè Tosoni responsabile del Servizio CEI per l’insegnamento della religione. “Dobbiamo fugare l’impressione che sia catechesi mascherata e come tale riservata solo ai credenti”: ha dichiarato mons. Tosoni che ha sottolineato il successo dell’ora di religione presso i figli di immigrati di altra confessione cristiana o di altro credo. Il perché, secondo la conferenza episcopale italiana, è semplice: confrontarsi con la religione cattolica significa confrontarsi con tutta una serie di espressioni culturali cui ha dato vita. Espressioni che fanno parte dell’identità nazionale. Ma c’è di più. Un’indagine condotta per conto della CEI rivela che oltre il 90 per cento degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado ha scelto l’ora di religione nell’anno 2004-2005. Un segno inequivocabile, secondo la Conferenza dei vescovi, dell’importanza che ancora riveste per i ragazzi e le loro famiglie. E gli insegnanti di religione? Sempre secondo la rilevazione, la maggior parte dice di essere motivata e di andare avanti nonostante le difficoltà. Proprio a loro, aprendo il meeting, si è rivolto mons. Giuseppe Betori, segretario generale della CEI che ha parlato di “corpo di docenti sempre più qualificato e dedito al compito formativo  anche con personali sacrifici, disponibile a  procedere con generosità e competenza, sapendo così di amare Dio e il prossimo con un unico gesto di amore”. (R.P.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

8 ottobre 2005

                                                                                          

- A cura di Fausta Speranza -

 

L'esercito americano ha annunciato oggi la fine dell'operazione “Pugno di ferro” nell'ovest dell'Iraq, vicino alla frontiera con la Siria, con un bilancio di 50 guerriglieri uccisi in sei giorni. Secondo un comunicato dell'esercito, ''le posizioni stabilite permetteranno di appoggiare le operazioni in corso per impedire l'ingresso di terroristi di al Qaeda dalla Siria nella valle dell'Eufrate''. L'esercito USA aveva dato inizio all'operazione, forte di circa mille soldati, il primo ottobre contro la località di Sadeh, a 12 chilometri dal confine siriano. “Pugno di ferro” è una delle quattro operazioni lanciate dall'esercito americano dall'inizio di settembre nella valle dell'Eufrate che va dalla frontiera con la Siria fino alla periferia di Baghdad. Si tratta della regione di al Anbar, uno dei bastioni della resistenza sunnita.  

 

Il prossimo vertice fra il  premier israeliano, Ariel Sharon, e il presidente palestinese, Mahmud Abbas (Abu Mazen), previsto per martedì non sarà ''un incontro banale'', ma dovrebbe permettere di rilanciare i negoziati verso l'attuazione della Road Map. E’ quanto afferma il ministro degli esteri israeliano Silvan  Shalom. Il nostro servizio:

 

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“Facciamo tutto il possibile perché l’incontro al vertice sia un successo e porti al rilancio dei  negoziati in vista dell'applicazione della Road Map'', il percorso verso la pace delineato dalla comunità internazionale. L’affermazione del capo della diplomazia israeliana è chiara ed importante. Segue, però, anche un’altra sottolineatura di rilievo: Shalom ribadisce che per lo stato ebraico è essenziale l'attuazione della prima fase prevista dalla Road Map, cioè il disarmo dei gruppi armati palestinesi. ''Non rinunciamo alla prima fase del piano – afferma - che esige lo smantellamento delle organizzazioni terroristiche palestinesi, compreso Hamas''. Ricordiamo che la Road Map, il progetto di percorso a tappe verso la pace in Medio Oriente, con l'obiettivo finale della creazione di uno Stato palestinese indipendente, è stato varato nel 2003 dal quartetto formato da USA, UE, Russia e ONU, ma finora non è  entrato in applicazione.

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Ancora un falso allarme terrorismo negli Stati Uniti. Ieri è stato evacuato per qualche ora, nella capitale federale, l’obelisco dedicato a Gorge Washington. A New York, invece, è polemica sull’allarme attentati nelle metropolitane, diffuso giovedì dal sindaco Bloomberg, che però si difende facendo leva sulla sicurezza nazionale.

 

In Uganda, ieri, la Corte penale internazionale ha spiccato 5 mandati di arresto per altrettanti capi ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore accusati di omicidi, soprusi e rapimenti sui bambini. Contrario si è detto mons. Jean Baptiste Odama, vescovo di Gulu, zona al centro delle violenze.

 

Parte oggi per un giro in Thailandia, Cambogia, Vietnam e Laos una delegazione americana capeggiata dal ministro della Sanità, Michael Leavitt, alla ricerca di collaborazione internazionale per prevenire una temuta epidemia del virus dei polli. Leavitt ha deciso di fare il viaggio per rafforzare la cooperazione nel caso in cui si verificasse un'epidemia dell'influenza aviaria. La notizia giunge insieme con quella di tre casi di influenza aviaria accertati in altrettante anatre in Romania, nel delta del Danubio, ed una nuova fiammata del virus dei polli in Russia, nella regione di Kurgan, sul versante orientale degli Urali. Entro un paio di giorni, sulla base dei campioni prelevati e subito inviati in Gran Bretagna, sarà possibile sapere se il virus che ha colpito le tre anatre appartenga al ceppo mortale H5N1. Comunque sia, le autorità rumene hanno proceduto ad imporre la quarantena in un'area di circa tre chilometri intorno alla fattoria della famiglia di contadini nel paese di Ceamurlia de Jos, nella quale sono morte le tre anatre. Inoltre, è stata insediata una commissione nazionale con i ministri della Sanità, dei Trasporti e della Difesa.

 

Karl Rove, lo stratega politico della Casa Bianca, nega di avere cercato di rivelare l'identità di un'agente della CIA per screditare il marito che aveva contrastato le motivazioni del presidente George W. Bush per l'invasione dell'Iraq. Lo hanno fatto trapelare fonti della Casa Bianca, secondo le quali Rove negò qualsiasi coinvolgimento nel “CIA-Gate” in un incontro con Bush nell'autunno del 2003, pochi mesi dopo la rivelazione alla stampa che la moglie del diplomatico Joseph Wilson, Valerie Plame, fosse stata un'agente della CIA sotto copertura. Wilson all'epoca criticò la politica dell'amministrazione USA verso l'Iraq, negando dopo una missione diplomatica in Africa di  aver trovato alcun indizio di un acquisto di materiali per la produzione della bomba atomica da parte di Saddam Hussein nel Niger. Il magistrato Patrick Fitzgerald sta conducendo un'inchiesta sulla possibilità che qualcuno nell'amministrazione Bush abbia violato la legge, spifferando ai giornalisti, per ripicca contro Wilson, l'identità della sua moglie. Si è appreso venerdì che Rove dovrà testimoniare, per la quarta volta, davanti al Gran giurì che conduce le indagini senza alcuna assicurazione di non essere incriminato.

 

E’ di 16 morti il bilancio, ancora provvisorio, delle inondazioni che hanno colpito il Bangladesh in questi ultimi cinque giorni. Nella zona interessata, situata a 200 Km a nord dalla capitale Dhaka, diversi fiumi sono straripati, lasciando migliaia di senzatetto. La maggior parte delle vittime sono state spazzate via con le loro capanne dalla furia delle acque o sono morte per il crollo delle loro baracche.

 

Con il ritrovamento, negli ultimi giorni, di quindici cadaveri, il numero delle vittime dell'uragano Katrina in Louisiana, e in particolare a New Orleans, ha superato le mille e ha raggiunto quota 1003. Lo indicano le autorità statali. Il totale delle vittime dell'uragano è, dunque, di 2.042, compresi i 221 morti in Mississippi - dato aggiornato - i 124 in Florida - dato aggiornato - e i due ciascuno in Alabama e Georgia.

 

In Italia, agenti della Squadra mobile di Agrigento e Crotone hanno arrestato due extracomunitari accusati di essere stati gli scafisti di un gruppo di immigrati sbarcati sulla costa agrigentina il 28 agosto scorso. Si tratta di due egiziani. Agli investigatori, gli indagati arrestati hanno detto però di essere iracheni. Secondo l'accusa, i due extracomunitari avrebbero guidato la barca fino alla  spiaggia di Siculiana Marina, dove in centinaia sono sbarcati e in parte bloccati dalle forze dell'ordine. I due immigrati-scafisti si erano confusi fra gli altri extracomunitari, e in seguito sono stati trasferiti al centro di accoglienza di Crotone dove gli agenti hanno notificato i provvedimenti cautelari emessi dal gip del tribunale di Agrigento, Luisa Turco, su richiesta del pm Manuela Persico. Quello degli sbarchi, a volte anche massicci, di immigrati sulle coste italiane è un fenomeno che varia con le stagioni, più o meno favorevoli alla navigazione, ma resta sempre presente. Purtroppo, troppo spesso con epiloghi drammatici dovuti alla precarietà delle imbarcazioni clandestine.

 

Il bilancio degli attentati del primo ottobre scorso a Bali è salito a 20 morti, cui si aggiungono i tre attentatori suicidi, dopo la morte di un indonesiano rimasto ferito in una delle esplosioni. Endri Kartika, 20 anni, che lavorava in un ristorante bersaglio di uno dei tre attacchi suicidi, è morto ieri all'ospedale Sanglah di Bali. Secondo l'ultimo bilancio ufficiale inoltre, i feriti sono circa 150. Tra i morti figurano anche quattro australiani e un giapponese.

 

 

 

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