RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
281 - Testo della trasmissione di sabato 8 ottobre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il commento di
padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Forse migliaia di morti per il terremoto in Pakistan
Cresce il bilancio delle vittime in America centrale per
l’uragano “Stan”
Secondo un rapporto dell’ONU
più di due milioni di giovani vivono in totale povertà
Nuove
tecnologie per diffondere la parola di Dio: versetti della Bibbia diffusi via “sms”
In corso a Roma il primo meeting nazionale
degli insegnanti di religione
L'esercito
americano ha annunciato
la fine dell'operazione “Pugno di ferro” nell'ovest dell'Iraq
8
ottobre 2005
ECUMENISMO E INCULTURAZIONE CRISTIANA TRA I TEMI PIU’ DIBATTUTI
ALLA DECIMA ASSISE PLENARIA DEL SINODO
SULL’EUCARISTIA,
ALLA PRESENZA DI BENEDETTO XVI
Un consiglio per rendere il confronto in Aula efficace per la vita e
le reali necessità della Chiesa. E’ iniziata così, con le
parole incisive del cardinale Edmund Szoka, la 10.ma plenaria del Sinodo, che ha visto oggi 24 padri animare un ampio
confronto su temi legati all’Eucaristia, ma anche fornire uno spaccato delle
varie Chiese locali, riflettendo in particolare sull’aspetto dell’inculturazione cristiana e dei rapporti ecumenici. E proprio alle Chiese orientali è stato proposto di dedicare
uno dei prossimi Sinodi dei vescovi. La cronaca della
mattinata, nel servizio di uno dei nostri inviati, Alessandro De Carolis.
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Esperto
di lungo corso di questo tipo di incontri, il
cardinale Szoka, ha messo in guardia i padri sinodali
contro quella tendenza – riscontrata, ha detto, nella quasi totalità dei Sinodi
- a parlare di temi generali senza mettere a fuoco gli specifici problemi sul
tappeto e le possibili soluzioni. Una tendenza che, secondo il porporato, non
si manifesta invece durante gli interventi liberi che chiudono ogni giornata di
discussione e che per il presidente della Pontifica Commissione dello Stato
della Città del Vaticano risultano dunque più
produttivi. Entrando poi nel vivo delle tematiche del
Sinodo, il cardinale Szoka ha sottolineato il grande
dono del sacerdozio affermando che la Chiesa oggi ha bisogno di vescovi e
sacerdoti di fede, preghiera, spiritualità e impegno profondi.
Con
l’intervento del presidente della Conferenza episcopale dell’Etiopia,
l’arcivescovo Souraphiel, Benedetto XVI e i padri
sinodali hanno potuto immergersi in una delle realtà di frontiera della Chiesa
a contatto con l’islam. Il presule, disegnando il quadro instabile del Corno
d’Africa tra guerre, contese territoriali, traffico d’armi e povertà, ha
dimostrato la grande difficoltà che cristiani etiopi,
eritrei, somali hanno di poter celebrare la Messa la domenica, che nei Paesi
musulmani nei quali l’immigrazione li ha costretti è un normale giorno
lavorativo. Carenza di sacerdoti, di chiese o più
semplicemente di libertà religiosa - ha affermato il capo dei vescovi etiopici,
salutato da un applauso finale – affligge centinaia di migliaia di cristiani,
per i quali – ha aggiunto, con un’affermazione forte – difficilmente i Paesi
cattolici offrono possibilità di lavoro e di inserimento sociale. In questa
cornice, l’Eucaristia diventa il Sacramento per la costruzione di una
riconciliazione di una pace autentiche. Una convizione, quest’ultima, condivisa pienamente dal
presidente della Conferenza episcopale della Tanzania, Niwemugizi.
Di segno opposto, l’allarme lanciato dal cardinale Claudio Hummes, arcivescovo di San Paolo del Brasile. Nel
suo Paese, ha asserito, i cattolici calano a ritmo preoccupante: erano l’83% nel ’91, oggi sono il 67%. Una
diminuzione che interessa soprattutto le zone povere delle città. La
risposta che la Chiesa brasiliana fornisce è attraverso le missioni, nelle
quali l’Eucaristia svolge il ruolo di irradiazione.
Una scelta obbligata, ha affermato il cardinale Hummes,
giacché senza questa azione apostolica il Brasile e
l’America Latina cesserebbero di dirsi cristiani. E se il vescovo portoricano, Felix Labaro Martinez, ha
insistito sulla necessità di una catechesi eucaristica
specifica per i giovani – perché, ha obiettato, non si può amare ciò che non si
conosce bene – da Panama è arrivata la richiesta di consolidare, con un
apposito percorso pastorale, la conoscenza del Vangelo e l’inculturazione
dell’Eucaristia all’interno delle etnie indigene che, tra America Latina e Caraibi, contano 50 milioni di persone. Un
problema comune, nonostante la distanza geografica, alla Chiesa giapponese,
della quale ha parlato il vescovo di Yokohama, Unemura,
sollecitando anch’egli un’adeguata inculturazione per
il continente asiatico, che trovi il modo di incorporare elementi delle festività
locali. Su questo aspetto, il cardinale Paul Poupard ha definito
l’Eucaristia come seme di una nuova cultura, specificando però come
l’evangelizzazione non debba essere considerata il frutto dell’inculturazione bensì la sua fonte. Da ciò, ha affermato,
deve discendere una liturgia che, pur con differenti riti, è tenuta ad
esprimere o stesso mistero, e che nella sua cura testimoni la bellezza della
santità di Dio.
Anche il tema dell’ecumenismo ha visto numerosi
interventi, questa mattina, a cominciare da quello del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei
cristiani. Dopo aver tracciato una breve storia del rapporto tra Eucaristia e
unità, risalente a San Paolo, il porporato ha voluto anzitutto sciogliere un
nodo terminologico riguardante la cosiddetta intercomunione, rigettata
dalla Chiesa, e quindi è tornato sulla delicata
questione della comunione ai non cattolici: una possibilità prevista dal
diritto canonico e anzi, ha ricordato, raccomandata dallo stesso Giovanni Paolo
II, purché in presenza di determinate condizioni sulle quali è chiamato a
discernere con prudenza il vescovo competente. In modo complementare,
l’argomento ha registrato le parole del pro-teologo della Casa Pontificia, il
cardinale Georges Cottier, e
del presidente dei vescovi svizzeri, Amédée Grab. Tuttavia il vescovo Sofron Stefan Mudry, portando
all’attenzione dei padri sinodali la situazione della Chiesa ucraina in cui
vive e opera, ha suggerito una revisione del Canone
che vieta di concelebrare l’Eucaristia tra sacerdoti
non cattolici: se l’Eucaristia, oltre ad esprimere l’unità della Chiesa, la
produce, allora – ha proposto - in quanto elemento costitutivo dell’unità non
deve venire dopo ma deve essere accolto come momento chiave se si vogliono rendere
pratiche le aspirazioni ecumeniche.
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Veniamo ai lavori di ieri pomeriggio. Tredici gli
interventi, assente il Papa che è arrivato alla fine e prima del dibattito
libero. Numerosi i temi esposti dai padri fra cui la partecipazione dei fedeli
alla celebrazione eucaristica; la figura del vescovo come primo mistagogo,
educatore del Popolo di Dio sulla liturgia; l'importanza della Liturgia della
Parola in preparazione a quella eucaristica; e la
scarsità del clero che impedisce a tante comunità cristiane di avere
l'Eucaristia. Ce ne parla Giovanni Peduto:
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Il vescovo di Novara, mons. Renato Corti ha sottolineato quanto sia importante che i sacerdoti coltivino
nei fedeli il desiderio di ascoltare il Signore, quando viene proclamata la sua
Parola. Ha chiesto anche che si dia spazio al colloquio intimo con
Gesù subito dopo la Comunione ed ha evidenziato la responsabilità del sacerdote
cui compete fare l'omelia. Ma i sacerdoti vanno
soprattutto formati nei seminari, ha detto il cardinale Zenon
Grocholewski, prefetto della Congregazione per
l'Educazione Cattolica, asserendo che in non pochi seminari c'è ancora molto da
fare a tale riguardo. La formazione dei seminaristi é di massima importanza
perché da essi, una volta sacerdoti, dipenderà come in
realtà sarà celebrata l'Eucaristia, come sarà percepita e vissuta dai fedeli.
La Confessione, altro tema ricorrente in questo Sinodo. Si sente dappertutto
che i sacerdoti non sono più così ferventi nell’ascoltare le Confessioni.
Bisogna ricordare loro - ha detto mons. Andrej Glavan, vescovo ausiliare di Lubiana, - il dovere di essere disponibili per la Confessione e che sono
responsabili che i fedeli, adeguatamente preparati, ricevano spesso la Santa
Comunione. La ricezione della Comunione presuppone la conversione e la
conversione si verifica nella Confessione individuale.
Dalle Filippine, mons. Luis
Antonio Tagle, vescovo di Imus, ha portato la testimonianza di comunità cristiane
assetate dell'Eucaristia di cui sono prive a causa della mancanza di sacerdoti
ed ha chiesto al Sinodo uno studio sereno di tale problema.
Passiamo al Burundi, di cui il vescovo di Ngozi, mons. Gervais Banshimiyubusa, ha
riferito le tragedie vissute in questi ultimi anni. Ebbene le celebrazioni
eucaristiche hanno costituito il momento di aggregazione
privilegiato per le comunità cristiane, che sono il 60 per cento della
popolazione, e il veicolo di riconciliazione fra di esse. Grazie all'Eucaristia
la Chiesa in Burundi ha ritrovato lo splendore della dimensione cristiana del
martirio.
Ci spostiamo in Venezuela dove pure, a causa della
situazione socio-politica, è necessaria la testimonianza di unità
da parte dei cattolici e questa forza la si trova nell'Eucaristia, radice e
fonte di unità. Non é mancata una parola sulla parrocchia, dove l'impianto
della pastorale avrebbe bisogno di essere ripensato, ha detto l'arcivescovo
Agostino Vallini, prefetto del Tribunale della
Segnatura Apostolica. La fede ormai non può più essere presupposta e il parroco
assieme al compito di pastore deve assumere quello di evangelizzatore.
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OGGI POMERIGGIO LA
COMMEMORAZIONE PER I 40 ANNI
DELL’ISTITUZIONE DEL
SINODO DA PARTE DI PAOLO VI
- Intervista con padre
Raniero Cantalamessa -
Questo
pomeriggio i padri sinodali commemoreranno il quarantesimo anniversario
dell’istituzione del Sinodo. Il cardinale Jozef Tomko, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi
Eucaristici Internazionali, farà un intervento in proposito. Istituito da Paolo
VI il 15 settembre del 1965, all’indomani del Concilio Vaticano II, il Sinodo
può essere convocato solo dal Papa quando sorge la
necessità di consultare l’episcopato su argomenti che interessano l’intera
Chiesa Cattolica. Le assemblee dei vescovi sono un’antica tradizione nella
Chiesa. Al microfono di Tiziana Campisi padre Raniero
Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia,
spiega che cos’era il Sinodo nei primi secoli del cristianesimo:
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R. – La
parola, in se stessa, viene dal greco e significa più o meno
convegno, riunione, ritrovarsi insieme; nel linguaggio cristiano ha una lunga
storia, perché è il termine tecnico usato fin dall’antichità per designare la
riunione, un convegno di vescovi nella Chiesa orientale. Ha preso poi un senso
più specifico nella Chiesa cattolica e può anche essere diocesano, è il clero cioè di una diocesi riunito intorno al vescovo per trattare
argomenti particolari. Quello che è attualmente in
atto si chiama Sinodo dei vescovi ed è una istituzione di Paolo VI, quindi
relativamente nuova nella Chiesa cattolica.
D. – Perché i vescovi si riuniscono?
R. – Lo
scopo con cui Paolo VI istituì, dopo il Concilio, il Sinodo dei vescovi è
descritto molto chiaramente in un Canone del Diritto Canonico, che dice che si tratta di un’assemblea di vescovi, i quali -
scelti dalle diverse regioni del mondo - di riuniscono in termini determinati
per favorire una stretta unione tra il Romano Pontefice ed i vescovi stessi e
per prestare aiuto, con il loro consiglio, al Romano Pontefice nella
salvaguardia della disciplina e della dottrina cristiana. Si riuniscono,
quindi, per dare un aiuto ed un sostegno al Papa nel governo della Chiesa
universale. Si tratta di un organismo di consulta, cioè
ha un’autorità, almeno finora, non deliberativa, non decisionale, ma dà dei
consigli, dei pareri, fa delle proposte.
D. – Un
Sinodo, dunque, è una forma di essere Chiesa?
R. –
Rappresenta in modo tipico proprio la tradizione cristiana che è collegiale,
quello cioè che erano tutti gli Apostoli, con a capo
Pietro nella primitiva Chiesa. Ecco questa sarebbe l’immagine più vicina a
quello che è il Sinodo: una riunione di vescovi, convocata e presieduta dal
Successore di Pietro, per il governo della Chiesa universale. Questo è quello
che succede nella Chiesa cattolica. Nella Chiesa orientale, invece, il Sinodo è
un po’ quello che rappresenta per noi il Sommo Pontefice, è cioè
l’organo supremo che decide la politica o le questioni di una Chiesa locale
particolare, di una Chiesa nazionale.
D. – I cristiani
come devono guardare ad un Sinodo di vescovi? Come si devono rapportare a questa Assemblea?
R. –
Credo che il primo contributo che possono dare tutti i cristiani sia quello di
pregare lo Spirito Santo, perché in una riunione di vescovi, in un Sinodo, si
presuppone che si possa dire quello che si disse nel primo Sinodo, quello convocato da Pietro a Gerusalemme, negli Atti degli
Apostoli: è parso bene allo Spirito Santo e a noi di decidere quello che vi
comunichiamo. Quindi l’assistenza dello Spirito Santo
per chi ha fede e per le cose della fede non è certamente una cosa accessoria,
è l’essenziale. Le decisioni dei padri sinodali avranno tanto
incidenza nella vita della Chiesa quanto è lo Spirito che riescono ad
incarnare. Quindi pregare per i vescovi, affinché si lascino
guidare dallo Spirito. E’ inoltre necessario seguire con attenzione
attraverso i mass media e attraverso la stampa.
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PRESENTATO
OGGI DAL CARDINALE MARTINO L’EDIZIONE IN FRANCESE
DEL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA,
DI CUI HA PERSONALMENTE
CONSEGNATO LA PRIMA COPIA AL SANTO PADRE
Dopo le
edizioni in italiano, inglese e spagnolo, il Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace ha pubblicato anche l’edizione in francese del Compendio
della Dottrina Sociale della Chiesa, che raccoglie in
armonica ed articolata sintesi i principi fondamentali dell’insegnamento
sociale della Chiesa, riportando, per esteso, le citazioni complete delle fonti
del Magistero stesso.
Questa mattina, durante i lavori del Sinodo, il presidente del dicastero,
il cardinale Renato Raffaele Martino, ha presentato
l’edizione ai Padri sinodali che l’hanno accolta con un caloroso applauso. Il porporato ha
consegnato la prima copia dell’edizione nelle mani del Santo Padre.
Da tempo
il mondo francofono attendeva la pubblicazione dell’edizione francese,
richiesta a gran voce da operatori pastorali e centri di studio, non solo in
Francia, ma in tutte le Nazioni dove il francese è
parlato.
DOMANI IN SAN PIETRO LA
BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE TEDESCO
VON GALEN CHE SFIDO‘ HITLER E IL NAZISMO
- Intervista con il postulatore Andrea Ambrosi -
Il
Prefetto della Congregazione delle Cause dei santi, il
cardinale José Saraiva Martins,
presiederà domani mattina, nella basilica vaticana la beatificazione del
cardinale Clemens August von Galen. Al termine della celebrazione Benedetto XVI raggiungerà la Basilica
per venerare le reliquie del nuovo Beato ed impartirà la Benedizione
Apostolica. Vescovo di Münster, in Germania,
vissuto nel periodo delle due guerre mondiali, von Galen, sfidando il nazismo, difese la dignità umana e le
libertà della Chiesa e si prodigò per aiutare gli ebrei. Giovanni Peduto ha
chiesto al postulatore della causa di beatificazione Andrea Ambrosi
di tracciare un profilo del porporato:
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R. - Fu profeta
coraggioso ed equilibrato, capace di denunciare sia i crimini nazisti che, in
epoca post-bellica, le prevaricazioni degli alleati. Ha
denunciato l'ingiustizia, ha difeso la fede e la Chiesa, rischiando per
questo anche la propria vita. Potranno suonare poetiche le seguenti parole
dette da un teste, ma rispecchiano perfettamente la grande
figura del vescovo e poi cardinale von Galen: "Davanti agli uomini era un eroe, davanti a Dio
un bambino, un cristiano dalla fede profonda ed un vescovo veramente
cattolico." Sempre gli stava a cuore l'immagine
umana cristiana, gli stava a cuore la dignità dell'uomo, il suo diritto alla
vita, la sua libertà; gli stava a cuore il libero esercizio della religione,
l'educazione della gioventù, la famiglia.
D. - In quale contesto ecclesiale ha operato?
R. - A Berlino
si riteneva il vescovo di Münster tra gli avversari
più pericolosi del regime. Molto oltre i confini della sua diocesi e della Germania, egli divenne famoso per le sue tre omelie
del luglio ed agosto del 1941: in queste egli protestava con forza contro la
confisca dei conventi e contro l'uccisione dei malati di mente nei pressi di Münster. Questo grido che egli elevò alto, si diffuse in un
baleno, riuscendo egli in tal modo a restituire ai cattolici tedeschi la
coscienza che un alto prelato era pronto a pagare con la propria vita la difesa
dei diritti e della dignità umana. A tutti era chiaro che in questo momento era pronto al martirio. Che il Vescovo non fosse stato arrestato è da attribuirsi alla coscienza che il
governo nazifascista sapeva bene che facendo ciò
avrebbe comportato la rinuncia - come espresse Goebbels
- a tutta la Westfalia per il tempo della guerra. Hitler rimandò la "resa dei conti fino all'ultimo
centesimo" con il vescovo ad un tempo successivo alla "vittoria
finale", come egli stesso dichiarò il 4 luglio
1942.
D. - Quale il
suo impegno a favore degli ebrei…
R. - Apparivano
particolarmente aberranti, agli occhi del Servo di Dio, le inique sanzioni,
anzi, la feroce persecuzione contro gli ebrei, per cui
si occupava e preoccupava di loro cercando di aiutarli come poteva, ma spesso
non poteva farlo apertamente, dovendo temere con ragione, di peggiorare ancora
di più la loro posizione. Un testimone del processo ricorda a tal proposito che
andò una volta da lui, per incarico di alcuni ebrei,
con la preghiera di impegnarsi pubblicamente a favore degli ebrei perseguitati.
Avrebbe voluto farlo subito per quanto lo riguardava, disse
però di avvertirli che non avrebbero avuto un vantaggio dal suo intervento, ma
probabilmente un peggioramento della loro situazione. Allora gli ebrei lo
pregarono, per mezzo dello stesso teste, di voler desistere da una presa di
posizione aperta in loro favore. Molto significativo è
anche quest' altro episodio: un pastore protestante cercava di salvare un
ragazzo ebreo. Il padre del ragazzo era pediatra a Dortmund e si era rifugiato
all'estero, ma ormai la mamma e il bambino non potevano
più raggiungerlo. A questo punto il ragazzo venne
sistemato sotto falso nome in un istituto vescovile. Quando il vescovo venne informato, non solo approvò quest' operato, ma prese
subito su di sé la responsabilità di tutto e disse che, nel caso fossero sorte
difficoltà di qualsiasi genere, si sarebbero dovute addossare tutte le
responsabilità sul vescovo, e dire che era stato lui a ordinare questa
sistemazione. E' merito di questa sua coraggiosissima protezione che il ragazzo
è rimasto in vita e la mamma è venuto a prenderlo dopo
la guerra.
D. - Che cosa ha lasciato alla Chiesa tedesca?
R. - Il
cardinale von Galen occupa
un posto insostituibile nella coscienza storica di tutta la
Germania. In particolare egli è stato un protagonista contro l'ideologia
razzista propria del regime nazionalsocialista: un suo grande
merito è stato quello di aver contribuito in modo sostanziale, nella regione di
Münster, alla immunizzazione dei fedeli cristiani
dell'infiltrazione subdola e sistematica del partito. La sua memoria è a tutt'oggi vivissima.
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La
nostra emittente seguirà domani la cerimonia della Beatificazione del cardinale
von Galen, a partire dalle 9.30, con radiocronaca in italiano, tedesco,
inglese, francese e spagnolo sulle onde medie, corte e in modulazione di
frequenza.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina: La beatificazione del cardinale Clemens August Graf von Galen,
baluardo della fede contro il nazismo.
Sempre in prima, il Pakistan, sconvolto da un
violento sisma: migliaia i morti. Le autorità di Islamabad parlano di "colossale devastazione".
Servizio
vaticano - Il resoconto della nona e decima Congregazione generale del Sinodo
dei Vescovi.
Servizio estero - L'intervento dell'Arcivescovo
Celestino Migliore al primo Comitato dell'Assemblea generale delle Nazioni
Unite sul tema del disarmo: "Individuare alternative
al militarismo basate sullo sviluppo".
Un articolo di Paolo Conversi dal titolo "La
Santa Sede e il disarmo".
Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele
Giordano dal titolo "La parola declassata".
Servizio italiano - In rilievo il tema della legge
elettorale.
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8
ottobre 2005
SPERANZE E TIMORI IN ROMANIA
IN VISTA DEL POSSIBILE INGRESSO
NELL’UNIONE EUROPEA NEL 2007
- Intervista con Bendosa
Armanca e Geila Doina -
In questi giorni si è parlato molto del sofferto avvio dei
negoziati per l’adesione della Turchia e della Croazia all’Unione Europea. Due processi diversi di Paesi con storie molto diverse che hanno
preso il via lo stesso giorno: il 3 ottobre scorso, dopo estenuanti trattative.
C’è da dire che nulla sembra semplice in questa fase
storica per l’Unione Europea messa in crisi dalla bocciatura del Trattato
costituzionale da parte di due Paesi membri di vecchia data. Di certo c’è che
dal maggio 2004 conta 25 Stati mentre c’è la previsione ancora non scontata che
diventino 27 già a partire dal 1 gennaio 2007 con
l’ingresso di Bulgaria e Romania. Può essere interessante, dunque, guardare
alla realtà di questi Paesi cominciando oggi dalla Romania. Il servizio di
Fausta Speranza:
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Per quanto riguarda il territorio
la Romania risulta tredicesima come grandezza in Europa. La capitale Bucarest
supera i due milioni di abitanti in un Paese di oltre
21 milioni e 600 mila persone. Secondo il censimento del 2002
i rumeni costituiscono l’89,5 per cento della popolazione, mentre gli
ungheresi sono la minoranza etnica più diffusa. La maggior parte dei cittadini
rumeni è di religione ortodossa (86,7 per cento), a seguire
ci sono i cattolici con il 5,6 per cento. Non si può dimenticare che la
Romania possiede grandi risorse naturali, giacimenti d’oro, d’argento, di rame,
di sale e di carbone oltre alla grande risorsa
economica fornita dalle foreste. Per 120 anni, dalla seconda metà dell’800, è stata la seconda produttrice europea di greggio
e una delle prime nel mondo nella produzione di gas naturali. Come altri paesi
dell’Europa Centrorientale, in seguito alla Seconda
Guerra Mondiale, è stato incluso nella sfera d’influenza
dell’Unione Sovietica. A proposito del prossimo passaggio a far parte
dell’Unione Europea, per sapere se ci siano certezze
sulla data del 2007 per l’adesione all’Unione europea e per conoscere il punto
di vista della gente in Romania ascoltiamo da Bucarest la
giornalista Bendosa
Armanca:
R. – I HOPE THAT WILL BE 2007 ...
Io mi auguro che avvenga nel 2007, ma da informazioni che
mi giungono dal Parlamento europeo e da giornalisti accreditati presso questo organismo l’ingresso in Europa potrebbe slittare al
2008. Spero tuttavia che sia per il 2007. La Romania
ha ancora molte difficoltà soprattutto per quanto riguarda la concorrenza, la
corruzione, i problemi sociali, la riforma del sistema legale, anche se stiamo
facendo sempre nuovi passi avanti verso il conseguimento dei parametri europei.
D. – Come si prepara il governo romeno a far parte
dell’Europa?
R. - THE MOST VISIBLE
PROGRESS IS IN JUSTICE ...
I progressi più evidenti
sono quelli fatti nell’ambito della giustizia. Il ministro della
giustizia romeno è una donna. E’ molto brava e molto determinata a
cambiare il sistema. Anche per quanto riguarda il problema della corruzione c’è oggi una maggiore attenzione. Il nostro
presidente ha assunto un atteggiamento molto critico nei confronti di gruppi di interesse e sta cercando di intensificare la lotta alla
mafia. Sul piano economico, purtroppo, quest’anno non è stato molto fortunato
per la Romania, colpita anche, come noto, da una grave alluvione
Pensando alla Romania, viene subito in mente il peso che
ha avuto nella sua storia recente il regime comunista e la dittatura di Ceausescu, terminata con la rivoluzione
del dicembre 1989, che restaurò la democrazia nel Paese. Libero
pensiero e mass media, dunque, hanno ritrovato spazio
da poco più di 15 anni. Attualmente il 90
per cento delle istituzioni del settore mediatico
sono private. Ascoltiamo Geila Doina, presidente dell’Associazione dei giornalisti romeni:
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R. – APRES LA CHUTE DU
COMMUNISME EN ROMANIE....
Dopo la caduta del comunismo in Romania
il problema è che il giornalismo, improvvisamente, è diventato libero.
Si è preferito fare un giornalismo d’opinione e cioè
su ogni problema si poteva esprimere la propria opinione a scapito della
informazione del fatto. Non si sapeva fare informazione. Da qualche anno a
questa parte si comincia ad imparare a fare
informazione, che – a mio parere – è molto più importante dell’opinione perché
con l’opinione si può manipolare, mentre con l’informazione si mette il
pubblico in grado di formarsi una propria opinione e di prendere decisioni con
cognizione di causa.
D. – Qual è l’informazione sull’Europa in Romania?
R. - MALHEUREUSEMENT JE CROIS
QUE...
Purtroppo credo l’impazienza con la quale i romeni
attendono di entrare nell’Unione Europea si basa su una informazione
carente. Essi, infatti, non sanno che l’adesione all’UE può anche avere dei
contraccolpi negativi e
non solo dei vantaggi, come ad esempio la possibilità di circolare liberamente
in Europa. Credo però che i romeni non sappiano ancora che l’adesione
all’Unione europea potrà richiedere dei cambiamenti nella loro vita che potranno costare loro cari.
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LA COMPASSIONE IN MARIA: SE NE
E’ PARLATO AL SIMPOSIO INTERNAZIONALE
CONCLUSO
IERI AL MARIANUM
- Intervista con padre Fabrizio Bosin -
Maria esempio di benevolenza, misericordia e compassione.
Se ne è discusso a Roma alla Pontificia Facoltà Marianum, nel XV Simposio internazionale mariologico sul tema “La categoria teologica della
compassione: presenza e incidenza nella riflessione su Maria di Nazaret”, che si è concluso ieri. Ma nella figura di Maria come emerge il sentimento della compassione? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Fabrizio Bosin,
Servo di Maria, docente di cristologia del Marianum:
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R. – La categoria del dolore dell’altro vede in
Maria non solo un modello, ma una persona che dà consolazione, dà coraggio, che provoca la speranza e fa superare la
disperazione. A volte compassione è stata letta come compassione, come un
qualcosa di passivo, un atteggiamento dolorista, ma
io direi la compassione come “cum patire”, patire
con, dove bisogna rafforzare il concetto di passione per l’uomo, soprattutto
per chi soffre e Maria credo sia una traccia importante di cosa significhi
patire, avere una passione profonda per le cose di Dio, per le cose dell’uomo,
dove poi diventa fondamentale e centrale il riferimento all’esperienza che lei
ha fatto di sequela, di discepolato, di amore.
D. – Sull’esempio di Maria, come aprirsi a questa
compassione?
R. – Credo che sia fondamentale
la deprivatizzazione, un concetto che può suonare un
po’ difficile. Vuol dire fare in modo di
accorgersi molto più radicalmente
delle contraddizioni, delle sofferenze, del dolore che ci provoca
quotidianamente. Credo che Maria ha amato con una
passione che non ha mai ceduto al rancore, al risentimento o alla
rassegnazione.
D. – Nei Vangeli quali esempi possiamo
leggere del sentimento della compassione in Maria?
R. - Ci sono due momenti centrali del Vangelo di
Giovanni, il brano delle nozze di Cana e il brano di
Maria sotto la Croce. Quando Maria dice: non hanno più vino,
c’è un’attenzione profonda di Maria a qualcosa che manca alla persona che ha
bisogno. Quel “non hanno più vino” è indice che richiama qualcosa che
manca, dolore ma nello stesso tempo anche alla gioia, a
un compimento e per noi cristiani questa parola, che poi è una persona, è Gesù
Cristo, suo Figlio.
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Domani, 9 ottobre, 28a Domenica del Tempo Ordinario, la
Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù, parlando in parabole ai principi
dei sacerdoti e agli anziani del popolo, paragona il regno dei cieli a un re che fa un
banchetto di nozze per suo figlio. Ma gli invitati
alle nozze si rifiutano di partecipare perché impegnati nei propri affari.
Allora il re dice ai suoi servi:
“Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti
quelli che troverete, chiamateli alle nozze”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Il banchetto entrava nell’immaginario dell’Antico
Testamento come scenografia dei tempi messianici. Il Messia, la sua venuta è il
banchetto: sono realtà che Israele attendeva.
Cristo racconta la parabola, alludendo esplicitamente a
Dio Padre, che nel suo Figlio compie l’opera della salvezza e perciò invita
tutti alla partecipazione. L’invito al banchetto è l’invito
ad aver parte alla salvezza nella casa del Messia. Essere al banchetto del
Figlio significa entrare in comunione con il Padre, che ha preparato il
banchetto, ma i potenti di Israele hanno tante
obiezioni sulla venuta di Cristo e soprattutto al fatto che sia Figlio di Dio.
Perciò Cristo, con questa parabola, risponde loro che dando la precedenza ad
altre cose e rifiutandolo, rimarranno fuori dal
banchetto.
Cristo apre allora la salvezza a tutti gli uomini, ma ogni uomo per essere salvato deve rispondere
all’invito al banchetto e da parte sua fare tutto per far vedere che lo
desidera e che accoglie il Figlio.
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8
ottobre 2005
È emergenza in Pakistan per il terremoto che ha
colpito stamane diverse
aree
del Paese. I morti, stando a stime ancora provvisorie,
potrebbero
essere migliaia. Il presidente Pervez
Musharraf,
in visita ad un quartiere della capitale
Islamabad devastato dal sisma,
ha parlato di “Duro test peril Paese"
-
a cura di
Maria Grazia Coggiola -
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ISLAMABAD. = La potente scossa di
magnitudo 7,6 è stata avvertita in tutto il Pakistan, in Afghanistan
fino a Kabul e in tutto il nord dell’India. Avrebbe spazzato via interi
villaggi vicino all’epicentro, localizzato in una vallata a 100 km a nord est di Islamabad, vicino alla
cosiddetta linea di controllo che divide il Kashmir indiano da quello
pakistano. Preoccupa anche la sorte dei residenti di un palazzo di 12 piani,
crollato a Islamabad. Ci
sarebbero 200, 300 residenti intrappolati tra le macerie. Secondo
fonti giornalistiche, il capoluogo del Kashmir pakistano, Muzzafarabad, sarebbe stato gravemente colpito, così come
alcune zone della provincia di frontiera del nord-ovest vicino al confine
afghano. Sul lato indiano i danni sarebbero di minore entità. Secondo la
televisione, ci sarebbero finora 60 morti nello Stato di Jamue
Kashmir. Nella città di Baramulla e di Iuri, roccaforte dei separatisti kashmiri,
metà degli edifici non sono più in piedi. Si contano delle vittime anche tra
l’esercito indiano schierato sul confine. Dopo l’ultimo terremoto che ha colpito lo Stato indiano del Gujarat
nel 2001, gli esperti avevano predetto un altro sisma nella regione himalayana.
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CRESCE
IL BILANCIO DI MORTE E DISTRUZIONE DELLA TEMPESTA “STAN”
IN AMERICA CENTRALE: IN
GUATEMALA SONO OLTRE 300 LE VITTIME. DIFFICILE
IL LAVORO DEI SOCCORRITORI A CAUSA DELLE
INCESSANTI PIOGGE TORRENZIALI
CITTA’ DEL GUATEMALA.= E’ stato
devastante quasi quanto l’uragano Mitch, la
catastrofe naturale che seminò il terrore in America centrale nel 1998. Secondo
l’Agenzia Misna, infatti, sarebbero almeno 353 i
morti provocati dalla tempesta Stan nel solo Stato
del Guatemala, tra i Paesi più colpiti insieme ad El Salvador. E sempre in Guatemala almeno 178 mila persone
hanno subito disagi mentre 51 mila sono rimaste
senza-casa. Il tutto per circa mezzo miliardo di danni. Ma
si tratta ancora di stime provvisorie. Ovunque,
inoltre, si contano centinaia di dispersi e interi villaggi sono stati spazzati
via dalle inondazioni mentre crolli e frane hanno
intrappolato la gente sotto le macerie e il fango. Le autorità spiegano che il
terreno è così saturo di acqua che si temono ulteriori
tragedie. Il presidente salvadoregno Tony Saca ha
lanciato un appello alla comunità internazionale per l'invio di
aiuti. Tra i primi a rispondere sono stati il
Messico, dove Stan si è trasformato martedì scorso
per qualche ora in un uragano e il Venezuela che ha stanziato un milione di
dollari e messo a disposizione aerei da carico. La Commissione europea ha
annunciato lo stanziamento di quasi due milioni di euro
per l’invio di cibo, acqua potabile e kit igienici. Mentre
Washington, per ora, ha messo a disposizione 100.000 dollari. Resta comunque difficile sul campo il lavoro dei soccorritori a
causa delle frequenti frane e degli smottamenti provocati dalle piogge
torrenziali che continuano a colpire il centroamerica.
(R. P)
PIU’ DI DUE MILIONI DI GIOVANI VIVONO IN TOTALE
POVERTA’:
LO RIVELA IL RAPPORTO SULLA GIOVENTU’ MONDIALE 2005
DELL’ONU
NEW YORK. = Più di 200 milioni di
giovani vivono con meno di un dollaro al
giorno, in uno stato di povertà totale. Lo rivela il “Rapporto sulla Gioventù
Mondiale 2005: i giovani oggi e nel 2015”, elaborato
dal Dipartimento per gli Affari economici e Sociali dell’Organizzazione delle
Nazioni Unite (ONU).
Il documento evidenzia le difficoltà dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni che costituiscono la
quinta parte della popolazione mondiale. Ne viene fuori una fotografia critica.
Quasi 130 milioni di giovani infatti sono analfabeti,
88 milioni disoccupati e 10 milioni sieropositivi. L’impatto maggiore della
povertà per lo sviluppo giovanile è nel sud dell’Asia, dove 84 milioni di
ragazzi vivono con un dollaro al giorno e 206 milioni
con due dollari, mentre nell’Africa subsahariana sono
rispettivamente 60 milioni e 102 milioni. Nella lista nera rientra anche
l’America latina dove 11 milioni di adolescenti
sopravvivono con un dollaro e 27 milioni con due. Ma
tra le piaghe che affliggono il mondo giovanile, secondo il documento elaborato
dalle Nazioni Unite, rientrano anche l’istruzione e la mancanza di lavoro. A
questo proposito le regioni più colpite sono ancora una volta l’Asia
occidentale, l’Africa del Nord, l’Africa subsahariana
e l’America latina. Nei Paesi industrializzati, invece, il fenomeno interessa
il 13,4% della popolazione giovanile. Il resoconto del dipartimento Onu inoltre evidenzia come tra le principali cause di morte
giovanile ci sia ancora l’Aids. Nel mondo oggi sono 10
milioni i giovani sieropositivi, la maggior parte si trova nei Paesi
dell’Africa subsahariana (6,2 milioni), dell’Asia
(2,2 milioni) e dell’America latina (700.000). Alla luce di quanto rilevato,
quindi, i leader mondiali hanno sottolineato
l’importanza di investire di più nei giovani a partire dall’infanzia. Circa 160
milioni di bambini, infatti, soffrono di malnutrizione, e 11 milioni al di sotto dei cinque anni muoiono per malattie
prevenibili. (R.P.)
L’OSSERVATORIO INTERNAZIONALE VAN THUÂN DA IERI ANCHE ON LINE:
PER TUTTI INFORMAZIONI, DOCUMENTI, RIFLESSIONI SUL MAGISTERO SOCIALE
ROMA. = Su Internet ha debuttato ieri il sito
dell’Osservatorio Internazionale Card. Van Thuân (www.vanthuanobservatory.org).
L'Osservatorio vuole promuovere nel mondo la diffusione della Dottrina Sociale
della Chiesa e perciò rende disponibili sul sito informazioni,
documenti, riflessioni sul magistero sociale. L’Osservatorio Van Thuan ha sede a Verona.
Presieduto dal vescovo mons. Giampaolo Crepaldi, è
diretto da Stefano
Fontana e opera con il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, di
cui mons. Crepaldi è segretario. Collabora con le
Conferenze episcopali e con altri organismi ecclesiali, con i Centri di Studio
dedicati al magistero sociale e con le Agenzie internazionali appropriate. L’Osservatorio pubblica un periodico
trimestrale, il “Bollettino di dottrina sociale della Chiesa”, in lingua
inglese e italiana. Adesso il sito internet costituisce una nuova ed efficace
forma di comunicazione, una risorsa per quanti vogliono
accedere alle informazioni. Il sito, di facile consultazione, presenta diverse
sezioni: insieme ad una presentazione
dell’Osservatorio e un richiamo alla figura del cardinale vietnamita François Xavier Nguyên Van Thuân, grande “testimone
della fede” e già presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e Pace,
apposite “finestre” sono dedicate al Bollettino, ad una serie aggiornata di
notizie che riguardano la dottrina sociale della Chiesa, a documenti e a
recensioni mirate. Il sito propone anche una serie di link
utili per il “navigatore” che si interessa di temi
ecclesiali e specificatamente della dottrina sociale. Una procedura di
registrazione garantisce l’invio di una newsletter
periodica per informare su novità e iniziative dell’Osservatorio. (A.M.)
NUOVE TECNOLOGIE PER
DIFFONDERE LA PAROLA DI DIO: VERSETTI DELLA BIBBIA “TRADOTTI” NEL LINGUAGGIO
DEGLI SMS
SYDNEY. = Trentunomila versetti della Bibbia, dalla Genesi
fino all’Apocalisse passando per i Salmi e i quattro vangeli, rigorosamente tradotti
nel tipico linguaggio degli sms
fatto di abbreviazioni e simboli. E’ questa la trovata della Società
Biblica di Australia che si è cimentata nella impresa
per agevolare la diffusione della Parola
di Dio nella vita delle persone. Il telefono cellulare, infatti, è ormai un
mezzo di comunicazione di uso comune, a diffusione
capillare e preferito dai giovani. “E’ passato il tempo in cui la Bibbia era
disponibile solo in pesanti volumi rilegati”, ha sottolineato
Michael Chant, portavoce
della Società Biblica. “Abbiamo voluto rendere le parole della Sacra Scrittura
accessibili immediatamente per persone di tutte le età, condizioni sociali,
interessi, cultura”. Secondo la Società Biblica, si tratta di un’operazione dal
grande valore divulgativo e che sta al passo con la
cultura e le forme di comunicazione moderne. I messaggi sono
già disponibili attraverso Internet, possono essere facilmente scaricati
dai fedeli per essere liberamente utilizzati e diffusi. (R.P.)
È
IN CORSO A ROMA, IN ITALIA, IL PRIMO MEETING NAZIONALE
DEGLI INSEGNANTI DI
RELIGIONE CATTOLICA
ROMA. = L’insegnamento della religione
cattolica come risorsa per la società, contributo al rispetto della persona e
comprensione delle diversità in un’epoca segnata da grandi trasformazioni:
questi i temi principali del primo meeting internazionale degli insegnanti di
religione cattolica in corso a Roma.
Sull’importanza culturale di questa offerta
formativa si è soffermato anche mons. Giusuè Tosoni
responsabile del Servizio CEI per l’insegnamento della religione. “Dobbiamo
fugare l’impressione che sia catechesi mascherata e come tale riservata solo ai
credenti”: ha dichiarato mons. Tosoni che ha
sottolineato il successo dell’ora di religione presso i figli di immigrati di
altra confessione cristiana o di altro credo. Il perché, secondo la conferenza
episcopale italiana, è semplice: confrontarsi con la religione cattolica
significa confrontarsi con tutta una serie di espressioni
culturali cui ha dato vita. Espressioni che fanno parte
dell’identità nazionale. Ma c’è di più.
Un’indagine condotta per conto della CEI rivela che oltre il 90 per cento degli
studenti delle scuole di ogni ordine e grado ha scelto
l’ora di religione nell’anno 2004-2005. Un segno
inequivocabile, secondo la Conferenza dei vescovi, dell’importanza che ancora
riveste per i ragazzi e le loro famiglie. E gli
insegnanti di religione? Sempre secondo la rilevazione, la maggior parte dice
di essere motivata e di andare avanti nonostante le difficoltà. Proprio a loro,
aprendo il meeting, si è rivolto mons. Giuseppe Betori,
segretario generale della CEI che ha parlato di “corpo di docenti sempre più
qualificato e dedito al compito formativo anche con personali sacrifici,
disponibile a procedere con generosità e
competenza, sapendo così di amare Dio e il prossimo con un unico gesto di
amore”. (R.P.)
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8
ottobre 2005
- A cura di Fausta Speranza -
L'esercito americano ha annunciato oggi la fine
dell'operazione “Pugno di ferro” nell'ovest dell'Iraq, vicino alla frontiera
con la Siria, con un bilancio di 50 guerriglieri uccisi in sei giorni. Secondo
un comunicato dell'esercito, ''le posizioni stabilite
permetteranno di appoggiare le operazioni in corso per impedire l'ingresso di
terroristi di al Qaeda dalla Siria nella valle dell'Eufrate''. L'esercito USA aveva dato inizio all'operazione, forte di circa mille
soldati, il primo ottobre contro la località di Sadeh,
a 12 chilometri dal confine siriano. “Pugno di ferro” è una delle quattro
operazioni lanciate dall'esercito americano dall'inizio di settembre nella
valle dell'Eufrate che va dalla frontiera con la Siria fino alla periferia di
Baghdad. Si tratta della regione di al Anbar, uno dei bastioni della resistenza sunnita.
Il prossimo vertice fra il premier israeliano, Ariel Sharon, e il
presidente palestinese, Mahmud Abbas
(Abu Mazen), previsto per
martedì non sarà ''un incontro banale'', ma dovrebbe
permettere di rilanciare i negoziati verso l'attuazione della Road Map. E’ quanto afferma il ministro degli esteri israeliano Silvan
Shalom. Il nostro servizio:
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“Facciamo tutto il possibile perché l’incontro al vertice
sia un successo e porti al rilancio dei negoziati in vista dell'applicazione
della Road Map'', il percorso verso la pace delineato
dalla comunità internazionale. L’affermazione del capo della diplomazia
israeliana è chiara ed importante. Segue, però, anche un’altra sottolineatura
di rilievo: Shalom ribadisce
che per lo stato ebraico è essenziale l'attuazione della prima fase prevista
dalla Road Map, cioè il disarmo dei gruppi
armati palestinesi. ''Non rinunciamo alla prima fase
del piano – afferma - che esige lo smantellamento delle organizzazioni
terroristiche palestinesi, compreso Hamas''.
Ricordiamo che la Road Map, il progetto di
percorso a tappe verso la pace in Medio Oriente, con l'obiettivo finale della
creazione di uno Stato palestinese indipendente, è stato varato nel 2003 dal
quartetto formato da USA, UE, Russia e ONU, ma finora non è entrato in applicazione.
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Ancora un falso allarme
terrorismo negli Stati Uniti. Ieri è stato evacuato per qualche ora, nella
capitale federale, l’obelisco dedicato a Gorge Washington. A New York, invece,
è polemica sull’allarme attentati nelle metropolitane,
diffuso giovedì dal sindaco Bloomberg, che però si
difende facendo leva sulla sicurezza nazionale.
In Uganda, ieri, la Corte
penale internazionale ha spiccato 5 mandati di arresto
per altrettanti capi ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore
accusati di omicidi, soprusi e rapimenti sui bambini. Contrario si è detto
mons. Jean Baptiste Odama, vescovo di Gulu, zona al
centro delle violenze.
Parte oggi per un giro in Thailandia,
Cambogia, Vietnam e Laos una delegazione americana capeggiata dal ministro
della Sanità, Michael Leavitt,
alla ricerca di collaborazione internazionale per prevenire una temuta epidemia
del virus dei polli. Leavitt ha deciso di fare il
viaggio per rafforzare la cooperazione nel caso in cui si
verificasse un'epidemia dell'influenza aviaria. La notizia giunge
insieme con quella di tre casi di influenza aviaria
accertati in altrettante anatre in Romania, nel delta del Danubio, ed una nuova
fiammata del virus dei polli in Russia, nella regione di Kurgan,
sul versante orientale degli Urali. Entro un paio di giorni, sulla base dei
campioni prelevati e subito inviati in Gran Bretagna, sarà possibile sapere se
il virus che ha colpito le tre anatre appartenga al
ceppo mortale H5N1. Comunque sia, le autorità rumene
hanno proceduto ad imporre la quarantena in un'area di circa tre chilometri
intorno alla fattoria della famiglia di contadini nel paese di Ceamurlia de Jos, nella quale
sono morte le tre anatre. Inoltre, è stata insediata una commissione nazionale
con i ministri della Sanità, dei Trasporti e della Difesa.
Karl Rove,
lo stratega politico della Casa Bianca, nega di avere cercato di rivelare
l'identità di un'agente della CIA per screditare il marito che aveva contrastato le motivazioni del presidente George W. Bush
per l'invasione dell'Iraq. Lo hanno fatto trapelare fonti della Casa Bianca,
secondo le quali Rove negò
qualsiasi coinvolgimento nel “CIA-Gate” in un
incontro con Bush nell'autunno del 2003, pochi mesi
dopo la rivelazione alla stampa che la moglie del diplomatico Joseph Wilson, Valerie Plame, fosse stata un'agente della CIA sotto copertura.
Wilson all'epoca criticò la politica dell'amministrazione USA verso l'Iraq,
negando dopo una missione diplomatica in Africa di aver trovato alcun indizio di un
acquisto di materiali per la produzione della bomba atomica da parte di Saddam
Hussein nel Niger. Il magistrato Patrick Fitzgerald sta conducendo un'inchiesta sulla possibilità
che qualcuno nell'amministrazione Bush abbia violato la legge, spifferando ai giornalisti, per
ripicca contro Wilson, l'identità della sua moglie. Si è appreso venerdì che Rove dovrà testimoniare, per la quarta volta, davanti al
Gran giurì che conduce le indagini senza alcuna assicurazione
di non essere incriminato.
E’ di 16 morti il bilancio, ancora provvisorio, delle
inondazioni che hanno colpito il Bangladesh in questi
ultimi cinque giorni. Nella zona interessata, situata a 200 Km a nord dalla
capitale Dhaka, diversi fiumi sono straripati,
lasciando migliaia di senzatetto. La maggior parte delle vittime sono state
spazzate via con le loro capanne dalla furia delle acque o sono morte per il
crollo delle loro baracche.
Con il ritrovamento, negli ultimi giorni, di quindici
cadaveri, il numero delle vittime dell'uragano Katrina in Louisiana, e in
particolare a New Orleans, ha superato le mille e ha
raggiunto quota 1003. Lo indicano le autorità statali. Il totale delle vittime
dell'uragano è, dunque, di 2.042, compresi i 221 morti
in Mississippi - dato aggiornato - i 124 in Florida - dato aggiornato - e i due
ciascuno in Alabama e Georgia.
In Italia, agenti della Squadra mobile di
Agrigento e Crotone hanno arrestato due extracomunitari accusati di
essere stati gli scafisti di un gruppo di immigrati sbarcati sulla costa agrigentina il 28 agosto scorso. Si tratta di due egiziani.
Agli investigatori, gli indagati arrestati hanno detto però di
essere iracheni. Secondo l'accusa, i due extracomunitari avrebbero
guidato la barca fino alla
spiaggia di Siculiana Marina, dove in
centinaia sono sbarcati e in parte bloccati dalle forze dell'ordine. I due
immigrati-scafisti si erano confusi fra gli altri extracomunitari, e in seguito
sono stati trasferiti al centro di accoglienza di
Crotone dove gli agenti hanno notificato i provvedimenti cautelari emessi dal gip del tribunale di Agrigento, Luisa Turco, su richiesta
del pm Manuela Persico. Quello degli sbarchi, a volte
anche massicci, di immigrati sulle coste italiane è un
fenomeno che varia con le stagioni, più o meno favorevoli alla navigazione, ma
resta sempre presente. Purtroppo, troppo spesso con epiloghi
drammatici dovuti alla precarietà delle imbarcazioni clandestine.
Il bilancio degli attentati del primo ottobre scorso a Bali è salito a 20 morti, cui si aggiungono
i tre attentatori suicidi, dopo la morte di un indonesiano rimasto ferito in
una delle esplosioni. Endri Kartika,
20 anni, che lavorava in un ristorante bersaglio di uno dei tre attacchi
suicidi, è morto ieri all'ospedale Sanglah di Bali. Secondo l'ultimo bilancio ufficiale inoltre, i feriti
sono circa 150. Tra i morti figurano anche quattro australiani e un giapponese.
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