RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 280 - Testo della trasmissione di venerdì 7 ottobre 2005

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Messaggio del Papa per i 100 anni dalla nascita di Hans Urs Von Balthasar: un vero teologo – scrive Benedetto XVI -  che ha unito ricerca e preghiera

 

Prosegue il Sinodo in Vaticano: appello alla coerenza tra vita e fede nella prassi eucaristica. Il commento del vescovo Renato Corti

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Nobel per la Pace 2005 all’AIEA e al suo direttore El Baradei per gli sforzi contro la proliferazione delle armi nucleari: intervista con Arduino Paniccia

 

La Chiesa festeggia oggi la Beata Vergine del Rosario: con noi suor Maria Neve Cuomo

 

Polemiche accese in Italia, dopo l’approvazione di una norma che ribadisce l’esenzione dall’ICI per gli immobili ecclesiastici: ce ne parla padre Vincenzo Coli

 

CHIESA E SOCIETA’:

In Brasile un accordo col governo ha spinto mons. Cappio, vescovo di Barra, a sospendere lo sciopero della fame iniziato contro il progetto di deviare il corso del fiume San Francisco

 

Aperto nella Repubblica Democratica del Congo il processo per l’omicidio di padre  Renè Haes

 

In Bengala occidentale a rischio l’autonomia organizzativa delle scuole cattoliche

 

L’uragano 'Stan'  in America centrale ha provocato la morte di almeno 230 persone 

 

La carestia causata dalla siccità colpisce l’Africa australe: più di 10 milioni le persone a rischio

 

24 ORE NEL MONDO:

Almeno 29 ribelli uccisi in Iraq

 

Sale a 19 il numero degli immigrati africani morti nelle enclave spagnole in Marocco dopo l’ultimo assalto di ieri. Medici Senza Frontiere denuncia gravi violenze a danno dei clandestini

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 ottobre 2005

 

MESSAGGIO DEL PAPA PER I 100 ANNI DALLA NASCITA DI HANS URS VON BALTHASAR:

UN VERO TEOLOGO CHE HA UNITO RICERCA E PREGHIERA NEL NASCONDIMENTO

E NELL’OBBEDIENZA PER MOSTRARE A TUTTI LA NECESSITÀ

DI CAMBIARE IL CUORE PER POTER VEDERE CRISTO

 

Hans Urs von Balthasar è stato un “vero teologo” che ha unito ricerca e preghiera, “nell’obbedienza e nel nascondimento”, mostrando a tutti la necessità del “cambiamento del cuore” per poter “fissare lo sguardo sul volto di Cristo”. E’ quanto afferma Benedetto XVI in un messaggio inviato al Convegno in corso a Roma, alla Pontificia Università Lateranense, sul grande teologo svizzero a 100 anni dalla sua nascita. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Benedetto XVI nel suo messaggio esprime la gioia di aver potuto conoscere e frequentare Hans Urs von Balthasar, fino a fondare insieme la rivista “Communio”, all’indomani del Concilio. Ci legava una “sincera amicizia” – afferma il Papa, che definisce il teologo svizzero “guida … autorevole” la cui riflessione conserva tuttora “una profonda attualità”. Secondo il teologo svizzero “la realtà della fede trova … la sue bellezza insuperabile” nel mistero della morte e risurrezione di Gesù: in questo mistero – osserva il Papa – “von Balthasar vedeva la logica della rivelazione: Dio si fa uomo, perché l'uomo possa vivere la comunione di vita con Dio. In Cristo viene offerta la verità ultima e definitiva alla domanda di senso che ognuno si pone”.

 

“Posso attestare – scrive il Pontefice – che la sua vita è stata una genuina ricerca della verità, che egli comprendeva come una ricerca della vera Vita. Ha cercato le tracce della presenza di Dio e della sua verità ovunque: nella filosofia, nella letteratura, nelle religioni, giungendo sempre a spezzare quei circuiti che tengono spesso la ragione prigioniera di sé e aprendola agli spazi dell'infinito”. Von Balthasar – prosegue il Papa – “è stato un teologo che ha posto la sua ricerca a servizio della Chiesa, perché era convinto che la teologia poteva essere solo connotata dall’ecclesialità. La teologia, così come lui la concepiva, doveva essere coniugata con la spiritualità; solo così, infatti, poteva essere profonda ed efficace”. “La spiritualità – osserva Benedetto XVI – non attenua la carica scientifica, ma imprime allo studio teologico il metodo corretto per poter giungere a una coerente interpretazione”.

 

“Una teologia così concepita ha portato von Balthasar a una profonda lettura esistenziale. Per questo – nota ancora il Papa – uno dei temi centrali sui quali si intratteneva volentieri era quello di mostrare la necessità della conversione. Il cambiamento del cuore era per lui un punto centrale; solo in questo modo, infatti, la mente si libera dai limiti che le impediscono di accedere al mistero e gli occhi diventano capaci di fissare lo sguardo sul volto di Cristo”. Von Balthasar – spiega Benedetto XVI – “aveva profondamente compreso che la teologia può svilupparsi solo con la preghiera che coglie la presenza di Dio e a lui si affida obbedienzialmente. E’ questa una strada che merita di essere percorsa fino alla fine”. E questo – aggiunge “comporta di evitare sentieri unilaterali, che possono solo allontanare dalla meta, ed impegna a rifuggire dal seguire mode che frammentano l'interesse per l'essenziale”. “L’esempio che von Balthasar ci ha lasciato – conclude il Papa – è … quello di un vero teologo … un uomo di fede, un sacerdote che nell'obbedienza e nel nascondimento non ha mai ricercato l’affermazione personale, ma in pieno spirito ignaziano ha sempre desiderato la maggior gloria di Dio”.

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PROSEGUE IL SINODO IN VATICANO:

APPELLO ALLA COERENZA TRA VITA E FEDE NELLA PRASSI EUCARISTICA

- Intervista con mons. Renato Corti -

 

Stamani in Vaticano, alla presenza del Papa, l’ottava congregazione generale del Sinodo dei vescovi. Tra gli argomenti al centro dei lavori, la coerenza eucaristica di politici e legislatori e il celibato dei sacerdoti. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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Politici e legislatori siano coerenti nella loro professione di fede. E’ l’invito del presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia il cardinale Alfonso López Trujillo. Il porporato si chiede se si possa permettere l’accesso alla Comunione eucaristica a coloro che nei progetti di legge introducono norme sulla famiglia e sulla vita contrarie ai comandamenti di Dio. Il cardinale Darío Castrillón Hoyos, prefetto della Congregazione per il Clero, si chiede se il popolo cristiano abbia una piena consapevolezza di cosa sia la Santa Eucaristia. La esigua partecipazione alla celebrazione domenicale, la scomparsa delle associazioni dedite al culto eucaristico, l’incoerenza tra la pratica eucaristica e la vita di molti, il costume generalizzato di comunicarsi senza confessarsi, la pratica sacramentale dei divorziati risposati, sono elementi che fanno sorgere l’interrogativo. Il cardinale Castrillón Hoyos propone più catechesi e sottolinea che spetta ai sacerdoti trovare il modo di motivare e formare i laici. Inoltre, il porporato ha evidenziato la ricchezza del celibato, dono prezioso dello Spirito Santo, ed ha invitato a porre fine a quelle false aspettative sul matrimonio per i sacerdoti: creano inquietudine e confusione.

 

Il patriarca di Antiochia dei Maroniti, cardinale Pierre Nasrallah Sfeir, pone invece il problema dei preti sposati: la metà nelle diocesi maronite. I sacerdoti sposati hanno il dovere di occuparsi della moglie, dei figli, di curare il rapporto con i parrocchiani con i quali talvolta non si intendono, e quanto al celibato lancia un allarme: bisogna salvaguardarlo dall’erotismo imperante nei mass media e nella società. Il vescovo di Grodno, in Bielorussia, Aleksander Kaszkiewicz, chiede di restituire al Tabernacolo nelle chiese il posto centrale, di elaborare una normativa per la progettazione di edifici sacri e di promuovere l’adorazione eucaristica.

 

Per il cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima, è necessario offrire ai fedeli più opportunità per le Confessioni. Ci sono ancora da recepire diverse decisioni del Concilio Vaticano II, per il cardinale Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca. Non è stato ancora compresa l’Eucaristia come ringraziamento al Dio trino e come sacrificio di Cristo che si fa presente nel dono del pane.

 

Tutt’altro clima in Ciad. Il vescovo di Goré, Rosario Pio Ramolo, ha riferito che le celebrazioni eucaristiche domenicali sono il momento più atteso della settimana per le comunità dei fedeli, sia nei grandi centri che nei villaggi più dispersi. Sono momenti di festa cui i cristiani sono fieri di partecipare ed è numerosa la partecipazione di donne e bambini. Note negative la mancanza di sacerdoti, la scarsa preparazione dei ministri straordinari dell’Eucaristia e l’incapacità nei fedeli di distinguere tra celebrazione eucaristica e celebrazione della Parola di Dio in assenza del prete. La perdita del senso del sacro poi comporta ritardi nella regolarizzazione dei matrimoni e sfocia anche nella poligamia e nelle coppie miste. Anche per il presule è necessaria più catechesi.

 

Una formazione adeguata la chiede anche l’arcivescovo di Cuzco, Juan Antonio Ugarte, è necessaria pure per quanto riguarda la distribuzione della Comunione nella mano. Ad osservare lo scarso uso della genuflessione il cardinale    Jean-Louis Tauran, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Sarebbe bene ricordare l’importanza dell’esempio dei cristiani, ha detto il porporato: che non esitino a mettersi in ginocchio per testimoniare la grandezza e la vicinanza di Dio nell’Eucaristia. Il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’arcivescovo William Joseph Levada, raccomanda una adeguata preparazione delle omelie nelle celebrazioni: la proclamazione della dottrina della fede sia collegata ai testi biblici del ciclo liturgico e faccia riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica e al Compendio. L’adorazione a Cristo presente nell’Eucaristia deve perdurare anche dopo la Messa. Questa deve essere la prassi per il cardinale Peter Erdö, presidente della Conferenza episcopale ungherese. Dio lo si incontra anche nell’altro, per questo la celebrazione eucaristica deve servire ad educare ad una vita cristiana comunitaria.  Il Segretario generale del Sinodo, mons. Nicola Eterovic ha annunciato infine che il Papa ha accolto la richiesta di alcuni padri sinodali di dedicare un’ora all’adorazione eucaristica nella Basilica di San Pietro lunedì 17 ottobre alle 17.00.

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E veniamo agli interventi dei Padri sinodali di ieri pomeriggio. Ce ne parla Giovanni Peduto:

 

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La dimensione sacrificale dell’Eucaristia é stata richiamata più volte nei dodici interventi pomeridiani assieme a varie richieste perché si rafforzi il concetto di sacralità e si rimedi a taluni abusi. Occorre dunque penetrare la bellezza della dimensione sacrificale dell'Eucaristia - ha detto fra gli altri l'arcivescovo brasiliano Luciano Pedro Mendes De Almeida, e invitare il popolo di Dio ad assumere la forma eucaristica di vivere. Il cristiano non chiede di essere liberato dalle tribolazioni e patimenti che fanno parte dell'essere del mondo, ma di rimanere unito a Cristo, nella Chiesa, e di offrire nella pace la propria vita in attesa della Sua venuta nella pienezza del Regno.

 

Gli ha fatto eco il vescovo di Kolwezi, nella Repubblica Democratica del Congo, Nestor Ngoy Katahwa, rilevando che l’Eucaristia è il memoriale della Pasqua del Cristo, l'attualizzazione e l'offerta sacramentale del suo unico sacrificio e la Chiesa deve approfondire questa mistica affinché il popolo di Dio sia spinto a sperimentare in profondità la comunione con Cristo che attualizza il Suo sacrificio redentivo. In un Paese come il Congo Kinshasa i fedeli cattolici danno testimonianza della loro offerta sull'altare di tutte le sofferenze che patiscono da decenni. Ma ci sono anche problemi come la scarsità del clero al punto che tante comunità ecclesiali sono prive del Sacramento dell’Eucaristia e del conseguente dinamismo di vita che le fa divenire comunità missionarie.

 

Il vescovo mozambicano di Xai-Xai, Lucio Andrice Muandula del Mozambico ha chiesto pertanto una giusta redistribuzione dei sacerdoti nel mondo ai quali, tuttavia, occorre urgentemente riproporre una vera spiritualità eucaristica tutta contrassegnata dalla gratuità del sacrificio di Cristo. E il cardinale Antonio Maria Rouco Varela di Madrid ha, dal canto suo, rilevato la necessità di rinnovare in chiave pasquale la dottrina, la catechesi e l’esperienza pratica del Sacramento dell’Eucaristia ed ha chiesto anche una pedagogia canonica e pastorale attenta e rispettosa della comunione ecclesiale che elimini il soggettivismo e le arbitrarietà nelle forme della celebrazione e del culto eucaristico.

 

Esperienze variegate sono venute da svariate parti del mondo. In Thailandia, la Chiesa deve aiutare i fedeli a riscoprire e rafforzare la loro fede che si é indebolita soprattutto a riguardo dell'Eucaristia specialmente nei bambini e nei giovani. E su tale via è urgente rivitalizzare la pratica del Sacramento della Penitenza. Non minore importanza va data all’adorazione eucaristica, ha chiesto mons. Charles Maung Bo, vescovo di Yangon in Myanmar, un Paese dove i buddisti sono l'89 per cento e i cattolici una piccola parte della popolazione. Occorre anche dare maggiore centralità alla domenica sulle altre ricorrenze liturgiche. E, in tutte le nostre celebrazioni cattoliche, se vi sono seguaci di altre religioni è bene prestar loro un’adeguata attenzione: lo ha detto l’arcivescovo Louis Michael Fitzgerald, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.

 

Dall’Aula del Sinodo, Giovanni Peduto, Radio Vaticana.

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Partecipa ai lavori del Sinodo sull’Eucaristia anche il vescovo di Novara, Renato Corti. Fabio Colagrande gli ha chiesto cosa l’abbia più colpito in questa prima settimana di lavori:

 

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R. – Io sono particolarmente colpito dalle testimonianze relative a ciò che di più bello viene vissuto e testimoniato a proposito dell’Eucaristia, nella costruzione della comunità e anche nel dare origine alla capacità di testimonianza. E devo ringraziare in questo momento, per esempio, alcune Chiese dell’Asia che mi hanno commosso. Penso all’India. La descrizione dell’esperienza concreta che stanno facendo con i loro fedeli, che sono di una intensa partecipazione all’Eucaristia, tra l’altro osservando che poi nascono le vocazioni, che le Chiese sono gioiose e che poi anche la carità viene sperimentata. Si ricordava che, mentre sono popolazioni per lo più molto povere, è bellissimo che i cristiani poveri sappiano dare qualcosa a coloro che sono più poveri di loro, e chi non è cristiano s’accorge di questa intuizione che hanno i cristiani nel cuore, i quali vedono nell’altro Gesù: partendo proprio dall’incontro con Cristo nell’Eucaristia, diventano capaci di riconoscerlo poi nella vita quotidiana. Questo mi sembra l’aspetto più bello del Sinodo a cui sto partecipando.

 

D. – Fonte e culmine della vita della Chiesa, l’Eucaristia deve tornare ad essere al centro della vita della Chiesa ...

 

R. – Io devo dire che prima di partire dalla diocesi per venire a Roma, ho ricevuto diverse lettere da parte di persone che sapevano che avrei partecipato e che volevano esprimermi qualche raccomandazioni. Sono tutti laici, quelli che mi hanno scritto. Devo dire che emerge, in maniera molto netta da parte loro, l’esigenza che si recuperi in maniera molto forte la vita eucaristica nelle parrocchie. Qualcuno, anche con parole molto forti, dice che i sacerdoti non stanno facendo del tutto quello che dovrebbero fare e di cui sono responsabili; qualcuno mi domanda anche se io, come vescovo, sto facendo tutto quello che devo fare. Qualcuno mi domanda come abbiamo vissuto l’Anno Eucaristico, quali risultati abbiamo raggiunto. Ecco, io credo che di fronte a queste domande, occorra molto riflettere, prenderle sul serio.

 

D. – Ecco, a questo proposito posso chiederle: perché, secondo lei, alcuni fedeli si allontanano dalla Messa, dalla mensa eucaristica?

 

R. – Credo che i ‘perché’ siano più di uno; ce ne sono alcuni che sono correlati in maniera diretta alla celebrazione stessa, e su questo bisogna riflettere. Per esempio, è necessario che la celebrazione sia bella, che comunichi, che si possa udire bene, che si possa vedere, che le letture siano fatte in maniera comprensibile, che l’omelia sia fedele alla parola di Dio e stimolante. E però, la cosa che bisogna dire, è che i pastori d’anime non possono illudersi su questo fatto: che, se il giorno del Signore viene meno, e dunque la gente affronta il lunedì senza avere vissuto la domenica come cristiani, quel lunedì difficilmente sarà cristiano. E dunque, molto forte dev’essere l’impegno per il recupero della centralità dell’Eucaristia nella vita quotidiana delle comunità, nella vita, anche, delle singole persone. Anche nei giorni feriali: per esempio, l’adorazione dell’Eucaristia, il fatto che la gente vada a lavorare e passi davanti ad una Chiesa ed entri in una Chiesa, si fermi per un minuto, due minuti, e dica: “Signore, questa giornata la vivo come vorresti tu”: questo cambia la vita dei cristiani!

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Prima pagina: Stati Uniti, sventati dieci attacchi dei terroristi di “Al Qaeda” dopo l’11 settembre 2001, afferma George W. Bush


Servizio vaticano - Il resoconto della settima e ottava Congregazione generale del Sinodo dei Vescovi.  

Il messaggio di Benedetto XVI ai partecipanti al Convegno dedicato al teologo svizzero Hans Urs von Balthasar, di cui ricorre il centenario della nascita. 

 

Servizio estero - UNHCR: Kofi Annan promette più impegno per gli sfollati; annunciate iniziative sul piano operativo e su quello del diritto internazionale.

 

Servizio culturale - Un articolo di Marco Testi dal titolo “Dipingere con le parole; scrivere con le immagini”: gli atti del Convegno di Copenhagen sull’opera di Calvino.  

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della legge elettorale.  

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 ottobre 2005

 

 

ALL’AGENZIA INTERNAZIONALE PER L’ENERGIA ATOMICA E AL SUO DIRETTORE,

EL BARADEI, IL PREMIO NOBEL PER LA PACE 2005

- Intervista con Arduino Paniccia -

 

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, che fa capo all’ONU, e il suo direttore, l’egiziano Mohamed El Baradei, sono i vincitori del premio Nobel per la pace 2005. Lo ha reso noto stamani il Comitato Nobel del Parlamento norvegese. Il servizio di Vincenzo Lanza:

 

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Il Premio viene motivato per i loro sforzi ad impedire che l’energia nucleare venga usata a scopi militari e per garantire che l’energia nucleare per scopi pacifici venga impiegata nel modo più sicuro possibile. In un tempo in cui la minaccia delle armi nucleari sta nuovamente aumentando, il Comitato Nobel Norvegese intende sottolineare che questa minaccia debba essere affrontata con la più ampia collaborazione internazionale possibile. Tale principio trova oggi la sua espressione più evidente, proprio nel lavoro svolto dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) e dal suo direttore generale El Baradei. Nell’odierno regime di non proliferazione è proprio l’AIEA preposta a controllare che non si faccia cattivo uso dell’energia nucleare per scopi militari e il Comitato Nobel Norvegese ritiene che Mohamed El Barabei si sia mostrato come coraggioso difensore per rafforzare questa situazione. In tempi, come quelli odierni, in cui gli sforzi tesi al disarmo sembrano trovarsi ad un punto morto e quando l’energia nucleare sembra di nuovo assumere un ruolo pericolosamente maggiore, il lavoro dell’AIEA ha un’importanza incalcolabile. Nello spirito del testamento del mecenate Alfred Nobel, il Comitato Nobel Norvegese si è concentrato nel suo impegno per ridurre l’importanza delle armi nucleari in politica internazionale con lo scopo di arrivare alla loro abolizione e che il mondo abbia raggiunto a tale proposito solo piccoli traguardi, rende oggi l’opposizione a tali armi necessariamente ancora più attiva ed importante.

 

Per la Radio Vaticana, Vincenzo Lanza.

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E la comunità internazionale rimane fortemente preoccupata per le crisi nucleari iraniana e nordcoreana ancora irrisolte. Alla luce di questa situazione, quale significato ha questo prestigioso riconoscimento all’AIEA e ad El Baradei? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Arduino Paniccia, docente di studi strategici all’università di Trieste:

 

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R. – Sicuramente, è un riconoscimento che potremmo definire preventivo. Evidentemente, ci si aspetta un ruolo importante, determinante da parte dell’agenzia per risolvere casi molto complessi; forse il più complesso è quello iraniano. Lo definirei quindi una speranza per il futuro.

 

D. – L’arma nucleare è quella che ancora spaventa di più, rispetto invece alle armi convenzionali. C’è veramente una coscienza che definitivamente potrà mettere al bando l’arma nucleare?

 

R. – Non credo che riusciremo a fare questo in tempi brevi. Vi è qualcosa di paradossale nella vicenda del nucleare. In Rwanda, c’è stato uno sterminio enorme: con armi rudimentali. E ancora, l’arma nucleare viene vista da coloro che la vogliono più come un’arma di deterrenza e di dissuasione, quindi di difesa, in qualche modo, che di offesa. Ciò nonostante, la vera grande preoccupazione è che l’arma nucleare vada in mano all’organizzazione transnazionale terroristica, ed è questo il vero, grande rischio per tutti i Paesi del mondo.

 

D. – Il Premio Nobel per la Pace ad un’agenzia dell’ONU rilancia, secondo lei, il ruolo delle Nazioni Unite per la pace nel mondo?

 

R. – Direi che è la parte più importante di questo conferimento. Io non credo che sia possibile trovare soluzioni eliminando il ruolo dell’ONU. Credo che il ruolo dell’ONU sia importante, credo che l’ONU vada sicuramente riformata, sicuramente: se dovrà esservi una priorità nella riforma dell’ONU, forse non è lo stesso Consiglio di Sicurezza che ha più, certe volte, un sapore formale, ma è il fatto che finalmente le agenzie, comprese quella del nucleare, rispondano nuovamente ad una guida unica. Solo così, partendo da questo, l’ONU potrà essere nuovamente un’organizzazione per la pace e per la stabilità nel mondo.

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LA CHIESA FESTEGGIA OGGI LA BEATA VERGINE DEL ROSARIO

- Intervista con suor Maria Neve Cuomo -

 

Ricorre oggi la festa della Beata Maria Vergine del Rosario, una solennità che insegna al cristiano, attraverso la preghiera recitata con la corona del Rosario, a percorrere insieme alla Madonna i misteri della fede. Al microfono di Tiziana Campisi suor Maria Neve Cuomo, domenicana figlia del Santo Rosario di Pompei, ripercorre la storia di questa festività:

 

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R. – La Festa del Rosario ha avuto origine dalla memoria della Festa liturgica della Beata Vergine della  Vittoria, istituita da San Pio V, domenicano, primo Papa del Rosario. Fu proprio lui che in occasione della vittoria di Lepanto contro i turchi volle rendere grazie alla Vergine istituendo la Festa della Beata Vergine della Vittoria, il 7 ottobre.

 

D. – Il Rosario è una preghiera che offre diversi spunti di meditazione. In che modo prepararsi?

 

R. – Può sembrare una preghiera prettamente mariana, ma sappiamo che si tratta di una preghiera cristologica, perché al centro della preghiera c’è Cristo: è Cristo che noi contempliamo attraverso i singoli misteri. Possiamo quindi dire che ripercorriamo tutto il Vangelo, che riviviamo tutto il Vangelo. E’ la storia che continua a vivere attraverso la nostra preghiera, è la storia del genere umano, redento e salvato proprio attraverso Cristo. Quindi attraverso questa preghiera incontriamo il volto di Cristo nelle varie circostanze, dalla nascita al Calvario. Giovanni Paolo II, di venerata memoria, ha voluto aggiungere quasi quella parte di vita pubblica di Gesù che mancava a questa successione dei misteri della gioia, del dolore, della gloria. E’ attraverso questa preghiera che noi ci rivolgiamo a Maria, come se noi ci volessimo rimettere alla scuola di Maria, affinché Lei ci introduca a fare esperienza del suo figlio Gesù.

 

D. – La ripetizione della Ave Maria, come viverla?

 

R. – Può sembrare una preghiera meccanica, una preghiera noiosa, una preghiera che ci fa stancare, ma solo se la facciamo in modo superficiale, può darsi che cadiamo in questo errore. Per chi la vive, per chi la pratica, per chi la rende una preghiera contemplativa, si tratta invece della preghiera degli innamorati di Cristo, perché quando si vuol bene non ci si stanca mai di dire “ti voglio bene”.

 

D. – Voi siete Figlie del Santo Rosario di Pompei, come vivete la vostra spiritualità?

 

R. – Ciascuna di noi si sforza di vivere il Rosario, la contemplazione della vita di Cristo e ci impegniamo ad insegnarlo agli altri, iniziando dagli ospiti che abbiamo nelle nostre case di accoglienza, dove oltre 100 anni fa Bartolo Longo ha voluto noi suore domenicane accanto al santuario nelle opere di carità.

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POLEMICHE IN ITALIA, DOPO L’APPROVAZIONE DI UNA NORMA CHE RIBADISCE

L’ESENZIONE DALL’ICI PER GLI IMMOBILI ECCLESIASTICI. OCCORRE FARE

CHIAREZZA AD EVITARE FRAINTENDIMENTI: COMMENTANO I FRANCESCANI DI ASSISI

- Intervista con padre Vincenzo Coli -

 

Accese polemiche nel mondo politico in Italia, dopo l’approvazione in Senato di una norma che ribadisce l’esenzione dall’ICI, ovvero l’imposta comunale sugli immobili, per i beni ecclesiastici se “utilizzati per attività di assistenza e beneficenza, istruzione, educazione e cultura, pur svolte in forma commerciale, se connesse a finalità di religione o di culto”. Servizio di Roberta Gisotti.

 

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La norma di esenzione era già in vigore da 12 anni, dal primo gennaio ’93 e nessuno l’aveva contestata, ma lo scorso anno la Corte di Cassazione ne aveva sancito una lettura restrittiva per i  soli immobili utilizzati “per l’esercizio del culto e della cura delle anime, la formazione del clero e dei religiosi, per scopi missionari, catechesi ed educazione cristiana”.

 

Al di là delle diatribe politiche tra esponenti di governo ed opposizione, che strumentalmente investono anche la Chiesa italiana, abbiamo interpellato padre Vincenzo Coli, Custode del Sacro Convento di Assisi. Quale commento di fronte a questa ondata montante - possiamo dire - di anticlericlalismo?

 

R. – Il commento è quello che farei frequentemente. Sarei molto contento se la stampa riuscisse a presentare la realtà delle problematiche con molta precisione e nella verità, perché spesso si fa un polverone… Noi che siamo cointeressati non riusciamo neanche a capire che cosa vogliono dire e la gente, che attende ed ha diritto di sapere la verità, finisce col non capirci proprio niente.

 

D. – Padre Coli, si ha l’impressione che siano soprattutto i media – portavoce di umori politici – a fomentare l’opinione pubblica contro la Chiesa o davvero, secondo lei, la gente pensa male delle opere della Chiesa?

 

R. – Io credo che la Chiesa in Italia, nonostante i limiti umani, e questi vanno sempre considerati, goda anche di una buona stima, perché sappiamo che le iniziative della Chiesa nel ‘90 per cento vanno a buon fine, anche quando mandiamo dei contributi ad esempio in Asia e in Africa soprattutto. Mentre per altre vie, arriva molto, molto meno. Dico questo per esperienza diretta. Per cui possiamo avere delle certezze e dare certezze a chi ci aiuta. Se ci sia poi della cattiva volontà di voler mettere in cattiva luce, questo non lo saprei dire, che non voglio fare il processo alle intenzioni.

 

D. – Entrando proprio nel merito della nuova norma, cosa significa la parola commerciale riferita ad un Ente ecclesiale, un Istituto religioso?

 

R. – Credo che vogliano riferirsi ad una attività commerciale vera e propria. Se fosse così, credo che allora le tasse debbano essere pagate perché dobbiamo essere dei buoni ed onesti cittadini e contribuenti; se invece viene annessa a tutta l’attività di culto, di assistenza anche una piccola attività commerciale che ha questa finalità, andrebbe allora un po’ discusso, perlomeno bisognerebbe vederci chiaro, affinché non ci siano delle strumentalizzazioni. E questo perché si tratterebbe di ricevere qualche beneficio da parte dei religiosi e degli Istituti religiosi sia maschili che femminili, che poi ritornano direttamente nella società stessa, perché non c’è certo una finalità di lucro. Questo vorrei che si capisse, senza gridare allo scandalo.

 

D. – Ecco, forse ci vuole però un ulteriore sforzo del legislatore?

 

R. -  Non solo uno sforzo del legislatore, ma ci vorrebbe un dialogo vero tra le parti sociali per non ‘buttare’ in prima pagina, come in questo caso, gli Istituti religiosi, con termini un po’ scandalistici, perché quando si va a stringere non c’è niente e si scopre solo del bene. Per esempio raramente sui mezzi di comunicazione sociali si parla di una ‘rete’ di bene che religiosi e religiose fanno nel silenzio e deve essere così perché Gesù ha detto che la mano destra non sappia quello che fa la mano sinistra. Però, dato che c’è polemica e che si vogliono creare dei problemi, è bene anche che la gente sappia queste cose!

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CHIESA E SOCIETA’

7 ottobre 2005

 

In Brasile, un accordo di massima col governo

 ha spinto mons. LUIZ FLAVIO Cappio, vescovo di Barra,

a sospendere lo sciopero della fame,

 iniziato il 26 settembre scorso per protestare

contro il progetto di deviare il corso del fiume San Francisco

 

BRASILIA. = Dopo aver ricevuto adeguate raccomandazioni dal governo brasiliano, mons. Luiz Flávio Cappio, vescovo di Barra, nello Stato di Bahia, ha posto fine allo sciopero della fame, che aveva iniziato 11 giorni fa per protestare contro il progetto che prevede la deviazione del fiume San Francisco, per portare acqua alle città della regione nel nord est del Paese. Mons. Cappio, ha preso la decisione dopo una riunione, nella città di Cabrobò, nello Stato di Pernambuco, con il ministro dei Rapporti istituzionali, Jacques Wagner, ed il nunzio apostolico, arcivescovo Lorenzo Baldisseri. “E’ una soluzione che pone fine ad una situazione angosciante” - ha affermato il ministro - specificando che mons. Cappio è stato invitato a dibattere con il governo il progetto di deviazione del fiume. La posizione del presule è tuttavia chiara. “Questo progetto - aveva affermato all’agenzia 'Folha' - va a beneficio delle grandi imprese dell’irrigazione, ma non tiene in considerazione il problema dell’acqua per i poveri che vivono lungo il fiume”. Dal canto suo il governo ha invece difeso la proposta per risolvere i più impellenti problemi causati dall’endemica siccità della regione nord est del Paese. La Chiesa brasiliana si è schierata pressoché all’unanimità a favore di mons. Cappio che nei giorni scorsi ha ricevuto anche la visita di quattro vescovi, tra i quali il presidente della Commissione pastorale della Terra (CPT), Tomas Balduino. Quest’ultimo ha chiesto al presidente Lula di cancellare il progetto “come forma simbolica di mettersi dalla parte dei poveri, di quelli che non hanno voce nelle grandi decisioni”. La protesta ha raccolto anche l’appoggio della CUT, il principale sindacato brasiliano, della Centrale dei movimenti popolari (CMP), di due tribù di indios e persino di alcune comunità evangeliche locali. Numerosi militanti del Movimento Sem Terra (MST) avevano promesso di erigere barricate sulle strade e sui ponti del fiume per impedire l'inizio dei lavori, mentre il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane aveva mobilitato 10 mila parrocchie in tutto il Brasile per ''insorgere'' con proteste ed e-mail al governo contro la deviazione del Rio San Francisco. (E.B.)

 

 

Si E’ aperto ieri nella repubblica democratica del congo

il processo per l’omicidio di padre renè de haes,

il missionario gesuita ucciso il 7 maggio scorso a kinshasa.

Il dibattimento è stato aggiornato alla prossima settimana

 

KINSHASA. = Di fronte ad un Tribunale militare di Kinshasa, si è svolta ieri la prima udienza del processo contro i presunti assassini di padre René de Haes, missionario gesuita, ucciso il 7 maggio scorso. Due imputati – su tre arrestati – sono comparsi davanti alla Corte, presieduta dal capitano Gabriel Lokimbi. Secondo quanto afferma l’agenzia MISNA, si tratta di due militari ‘disertori’: l’ex-soldato di seconda classe Marcel Lengé ed il caporale a riposo Pierre Ntumba. I due farebbero parte di una banda armata composta da dieci persone, accusata di diversi crimini compiuti a Kinshasa, tra maggio e giugno scorsi. Oltre che del coinvolgimento nell’assassinio di padre de Haes, gli imputati devono rispondere anche di associazione a delinquere, detenzione illegale di armi e furto di una automobile appartenente ad un altro gesuita, padre Léon Ngoy, sequestrato lo scorso mese di giugno. Sebbene di competenza di un Tribunale militare, il processo è aperto al pubblico e diversi confratelli di padre de Haes hanno assistito all’udienza preliminare. Il dibattimento è stato subito aggiornato alla prossima settimana. Originario di Heist-op-den-Berg (Anversa), per 40 anni docente di teologia e animatore spirituale nell’ex-Zaire, padre de Haes era stato ucciso a colpi di arma da fuoco quando si dirigeva verso il suo quartiere, Kimwenza, dopo aver partecipato ad una riunione di religiosi all’università di Kinshasa. (E. B.)

 

 

In Bengala occidentale a rischio l’autonomia organizzativa

delle scuole cattoliche. Il governo chiede infatti che i presidi siano nominati da organi pubblici, pena la perdita dei finanziamenti statali

 

NEW DELHI. = La Chiesa del Bengala Occidentale protesta contro il tentativo del governo di interferire nella direzione delle scuole cattoliche. Per le autorità, infatti, le scuole missionarie riconosciute dallo Stato devono seguire le norme del governo nella nomina dei loro dirigenti, se vogliono beneficiare dei finanziamenti pubblici. Il ministro dell’Educazione Scolastica, Kanti Biswas, ha affermato che in questo modo si vogliono “regolamentare le assunzioni” specificando, tuttavia, che “nessuna scuola è obbligata a farlo se non prende le sovvenzioni del governo”. Esponenti ufficiali della Chiesa ribattono che tutto questo viola l’articolo 30 della Costituzione indiana, che invece garantisce alle minoranze il diritto di regolare e gestire le proprie istituzioni educative. “Mai in passato ci è stato chiesto – osserva padre Faustine Brank, presidente del settore educativo della Bangiya Christiya Parisheba – di osservare simili procedure per scegliere i dirigenti delle nostre scuole”. Intanto, la Scuola della missione di San Paolo, nel distretto di Giridih, Stato di Jharkhand, ha deciso di chiudere a tempo indeterminato, poiché la polizia non interviene contro i responsabili delle ripetute aggressioni contro la scuola. “La polizia – precisa padre Mathew Aikalam, che guida la protesta – ha identificato i rapinatori ma non ha preso alcuna iniziativa”. (E.B.)

 

 

Continua ad aggravarsi il bilancio delle vittime dell’uragano 'Stan'

che in America Centrale ha provocatola morte  di almeno 230 persone.

La caritas del Guatemala ha messo in moto

un dispositivo di accoglienza per le famiglie delle vittime

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

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CITTA’ DEL GUATEMALA. = “Stan” ha raggiunto solo per poche ore la forza di uragano ma ha ugualmente lasciato dietro di sé una scia di morte e distruzione. Solo in Guatemala sono stati contati almeno 120 morti, ma vittime si sono registrate anche nel Salvador, in Nicaragua, Messico, Costa Rica e Honduras. Diminuisce l’intensità delle piogge, tuttavia, resta elevato il rischio di frane e smottamenti. E sono ingenti i danni provocati delle inondazioni. Nel Chiapas più di 8 mila case sono distrutte, danneggiati 34 ponti e restano inagibili otre mille chilometri di strade. Nella zona di Veracruz le abitazioni rase al suolo sono 40mila e i tecnici hanno calcolato danni tra i 600 e gli 800 milioni di pesos. Ma gli Stati più colpiti restano El Salvador e Guatemala, dove ieri i governi hanno decretato lo “stato di emergenza pubblica”. Secondo il Coordinamento Nazionale per la riduzione dei disastri (CONRED), in territorio guatemalteco oltre 25mila persone hanno risentito della catastrofe: 12 mila sono alloggiate in una cinquantina di rifugi temporanei e si calcola, inoltre, che circa 280 comunità siano tuttora esposte a gravi rischi.  La Caritas del Guatemala, attraverso varie Caritas diocesane e comunità parrocchiali, ha avviato un piano urgente di aiuti per le famiglie delle vittime. I danni sono gravi soprattutto nel settore dell’allevamento e in quello della produzione agricola di papaia, banane, caffè e mais.

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LA CRISI ALIMENTARE CAUSATA DALLA SICCITA’ COLPISCE TUTTA L’AFRICA AUSTRALE: PIU’ DI 10 MILIONI LE PERSONE A RISCHIO

 

MAPUTO. = Solo in Mozambico sono 440 mila le persone a rischio per la mancanza di cibo. Lo afferma Silvano Langa, direttore dell’Istituto nazionale per la gestione dei disastri (IGNC) specificando che il governo si è mobilitato a livello internazionale chiedendo aiuto anche ai donatori. Nelle zone più colpite, soprattutto nei distretti di Chibuto e Chemba, ci sono stati 23 morti a causa della denutrizione. Intanto, Kerstin Reisdorf, dell’Ufficio di Maputo del Programma Alimentare Mondiale, ha reso noto che 130 mila persone sono state raggiunte dagli aiuti e che entro novembre saliranno a 250 mila. La grave crisi alimentare, quest’anno, sembra aver colpito tutta l’Africa australe, coinvolgendo oltre 10 milioni di persone sparse su sei Paesi. Le organizzazioni umanitarie stanno aiutando le popolazioni colpite, tuttavia, secondo uno studio realizzato dalla comunità degli Stati dell’Africa australe (SADC), in collaborazione con i dipartimenti responsabili delle politiche alimentari dell’ONU, per compensare le perdite causate dalla siccità questi Paesi dovranno importare dall’estero 2,8 milioni di tonnellate di cibo, delle quali, 730 mila sono urgenti. (R.R.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

7 ottobre 2005

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Nell’ovest dell’Iraq, almeno 29 ribelli e 6 soldati americani sono rimasti uccisi durante scontri tra forze statunitensi ed insorti legati ad Al Qaeda. Lo ha reso noto il comando militare americano precisando che i combattimenti sono avvenuti in un’area al confine con la Siria. La polizia irachena ha trovato, inoltre, i corpi di 22 persone uccise in una zona al confine con l’Iran. Negli Stati Uniti, intanto, il presidente americano Bush ha pronunciato, ieri, un discorso sul conflitto iracheno e ha detto che contro il terrorismo non verrà accettata nulla di meno di una vittoria completa. Il nostro servizio:

 

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Il presidente americano George Bush ha anche rivelato che almeno 10 attentati, pianificati da Al Qaeda dopo l’11 settembre del 2001, sono stati sventati sul territorio statunitense e in altre aree del mondo. Il presidente Bush, dopo aver paragonato i leader di Al Qaeda ad Hitler, Stalin e Pol Pot, ha anche detto che i nemici delle forze della coalizione sono i nemici dell’Islam e dell’umanità. L’amministrazione americana ha annunciato, poi, di aver ottenuto una lettera inviata dal braccio destro di Osama Bin Laden, il medico egiziano Al Zawahiri, al capo di Al Qaeda nel Paese del Golfo, il terrorista giordano Al Zarqawi. Nel testo si sottolinea che i numerosi attentati contro le moschee e l’uccisione di diversi ostaggi in Iraq, possono far fallire il progetto di una grande nazione islamica. Nella lettera, intercettata dal Pentagono e ritenuta autentica, emergono dissensi sulle strategie da seguire in Iraq e preoccupazioni per la sconfitta, ormai imminente, in Afghanistan. Il documento rivelerebbe, secondo l’amministra-zione americana, le difficoltà finanziarie di Al Qaeda e anche divergenze sulla dichiarazione di guerra, lanciata in un recente messaggio da Al Zarqawi, contro gli sciiti. I leader curdi hanno accusato, infine, il governo di Baghdad di discriminare la comunità curda per realizzare un piano volto all’arabizzazione dell’Iraq. In uno Stato che vuole la rottura con il passato regime responsabile del genocidio del popolo del Kurdistan – spiega Barzani, rappresentante curdo in Europa – è necessario riconoscere i diritti dei curdi.

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In Pakistan, un attentato contro una moschea della comunità islamica degli Ahmadi ha causato la morte di almeno 8 persone. Fonti della polizia hanno riferito che tre uomini armati hanno aperto il fuoco contro i fedeli riuniti per la preghiera del venerdì. La comunità Ahmadi è stata fondata nel 1889 da Mirza Ghulam Ahmad, un leader religioso indiano del 19.mo secolo che sosteneva di essere un profeta, ed è ritenuta eretica perché non riconosce Maometto come ultimo profeta. Per questo, gli Ahmadi subiscono persecuzioni da parte degli integralisti. In Pakistan, Paese a maggioranza sunnita, una legge approvata negli anni ‘70 vieta agli Ahmadi di chiamarsi musulmani.

 

In Afghanistan, le forze della coalizione guidate dagli Stati Uniti, hanno ucciso per errore quattro poliziotti afgani nel sud del Paese, nella provincia di Helmand. Lo hanno riferito fonti militari americane, precisando che l’episodio è avvenuto giovedì scorso.

 

Resta tesa la situazione in Medio Oriente, teatro di due nuovi sequestri nei Territori palestinesi: a Tulkarem, in Cisgiordania, è stato rapito un professore, considerato vicino ad Hamas. L’uomo è stato rilasciato poche ore dopo. Sequestro lampo anche a Gaza dove è stato preso in ostaggio uno 007 palestinese. L’agente è stato liberato poche ore dopo ed è stato accompagnato in ospedale da alcuni passanti con delle ferite da arma da fuoco alle gambe. Sul versante politico, è previsto oggi l’incontro tra i consiglieri palestinese, Saeb Erekat, e quello israeliano, Dov Weissglas, per preparare il prossimo summit tra il premier dello Stato ebraico, Ariel Sharon, ed il presidente palestinese Abu Mazen. La data del vertice non è stata ancora fissata ma secondo il quotidiano israeliano ‘Haaretz’ si dovrebbe tenere martedì prossimo.

 

Continua il dramma dell’immigrazione nelle enclavi spagnole in Marocco. Fonti del ministero dell’Interno di Rabat hanno confermato che sei clandestini sub-sahariani sono rimasti uccisi negli scontri avvenuti ieri a Melilla con le forze marocchine, da vari giorni impegnate nel cercare di impedire ingressi non autorizzati in territorio europeo. In Marocco, intanto, è arrivato nella città di Tanger un gruppo di 73 clandestini espulsi dalla Spagna. Il servizio di Almina Belkassem:

 

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Sale così a 19 dall’inizio dell’estate il numero delle vittime di quella che si sta trasformando in una vera e propria guerriglia. E’ il quinto assalto in poco più di una settimana, il primo ad essere respinto completamente, secondo quanto dichiarano le autorità spagnole. Forse una sola persona è riuscita, ieri, ad oltrepassare la doppia barriera metallica che divide l’Africa dall’Unione Europea. Sono migliaia gli immigrati provenienti da Mali, Niger, Ciad, Mauritania, Ghana e Algeria che nelle ultime settimane si sono lanciati in una vera e propria corsa della disperazione, dopo una drammatica traversata del deserto per arrivare in tempo. Per superare la barriera prima che le nuove misure restrittive annunciate dal governo spagnolo infrangano ogni sogno di raggiungere il miraggio dell’Europa. L’obiettivo degli immigrati è raggiungere le due enclavi spagnole di Ceuta e Melilla, ultimo brandello della cinquecentesca “Reconquista” iberica, reclamate dal Marocco. Proprio il Marocco, che ha dispiegato più di 8 mila membri di sicurezza per bloccare la massiccia ondata migratoria, ha chiesto ieri all’Europa aiuti urgenti e sostanziali, l’attuazione di un vero e proprio “Piano Marshall” verso i Paesi dell’Africa sub-sahariana, che possa combattere all’origine il fenomeno dell’immigrazione clandestina.

 

Almina Belkassem per la Radio Vaticana.

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E poco fa, ‘Medici Senza Frontiere’ ha annunciato che più di 500 immigrati, espulsi dalle enclavi di Ceuta e Melilla, sono stati abbandonati alla loro sorte nel deserto del sud del Marocco. L’organizzazione non governativa pochi giorni fa aveva anche denunciato, in un rapporto, un inasprimento delle misure per il controllo dell’immigrazione al confine tra Marocco e Spagna. Ma come spiegare i recenti assalti, da parte degli immigrati, nelle enclavi spagnole? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Alessandra Oglino, portavoce di Medici senza Frontiere-Italia.

 

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R. – Per loro, Ceuta e Melilla rappresentano l’ingresso nell’Unione Europea, anche se in realtà queste sono enclavi. Queste persone sono vittime del traffico di esseri umani; molto spesso sono veri e propri schiavi di trafficanti di esseri umani che fin dai loro Paesi di origine li ingannano e li costringono ad affrontare questi viaggi in cambio di somme di denaro davvero consistenti e con false promesse. Sono gli stessi episodi che noi vediamo anche qui in Italia, per esempio a Lampedusa.

 

D. – Medici senza Frontiere, pochi giorni fa, ha annunciato in un Rapporto l’escalation di violenza nell’applicare le misure per il controllo dell’immigrazione al confine tra Marocco e Spagna. Cosa succede in concreto? Avete segnalato violenze fisiche ...

 

R. – Assolutamente sì! Quello che noi abbiamo denunciato, con il nostro papporto, è l’impressionante aumento nelle misure repressive adottate sia dalle forze di sicurezza marocchine sia dalla ‘guardia civil’ spagnola. Infatti, secondo le testimonianze raccolte, il 40 per cento degli episodi di violenza sono imputabili alle forze di sicurezza marocchine e il 20 per cento alla ‘guardia civil’.

 

D. – Gli assalti di questi giorni possono essere, secondo te, una conseguenza anche di queste violenze?

 

R. – Probabilmente sì. Diciamo che la situazione di queste persone che rimangono in attesa di entrare in Europa, sono situazioni davvero precarie. Queste persone vivono nei boschi intorno alle città o nei quartieri più degradati della città, e vivono in condizioni difficilissime. Constatare che le speranze si assottigliano sempre di più, probabilmente ha fatto scatenare queste ondate di tentativi massicci di entrare in Europa.

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Non è stata ancora trovata un’intesa in Germania per la nomina del futuro cancelliere. Si è concluso, infatti, senza comunicazioni ufficiali l’incontro di ieri tra le delegazioni guidate dalla leader cristiano-democratica, Angela Merkel, vincitrice alle recenti elezioni legislative, e dal cancelliere uscente socialdemocratico, Gerhard Schröder.

 

In Canada, le autorità sanitarie hanno reso noto che la causa dei sedici decessi avvenuti in una casa di riposo di Toronto è, molto probabilmente, la legionella. Le autopsie su tre cadaveri hanno evidenziato, infatti, tracce del cosiddetto morbo del legionario. La legionella ha un tasso di mortalità di circa il 20 per cento, non si trasmette da persona a persona ed è una malattia di natura non virale, trattabile con gli antibiotici. Nonostante le difficoltà nell’identificare il virus, era stato subito escluso che la sindrome respiratoria acuta o l’influenza aviaria fossero all’origine dei decessi.

 

Allarme terrorismo negli Stati Uniti: le autorità locali hanno riferito che è credibile la minaccia di un attentato terroristico, nei prossimi giorni, contro la rete della metropolitana di New York. In seguito a questa minaccia, è stato incrementato, nella città statunitense, il numero degli agenti in divisa e in borghese impegnati nel controllo del sistema di trasporto.

 

Circa 300 mila persone sono state evacuate nel nordovest della Cina per la minaccia di inondazioni. La pioggia, che cade senza interruzione da settembre, ha indebolito gli argini dei fiumi Hanjiang e Weihe nella provincia dello Shanxi. Le inondazioni estive, frequenti in questa zona, hanno causato danni per circa 10 miliardi di euro. In Cina, secondo dati diffusi per la prima volta dal governo, sono state 1.630 le vittime dei disastri naturali nel 2005.

 

Nuova fiammata del virus dei polli in Russia: un altro focolaio è stato individuato in un allevamento nella regione di Kurgan. Lo stabilimento è in quarantena e 460 mila polli saranno soppressi a scopo precauzionale.

 

Ancora in Russia, almeno 70 tombe del cimitero ebraico di San Pietroburgo sono state profanate da vandali. La polizia ha fermato tre sospetti. I tre, vicini a bande di estrema destra, hanno dichiarato di aver depredato gli oggetti di metallo che decorano le tombe, senza alcuna intenzione razzista.

 

In Belgio, lo sciopero generale indetto dal sindacato socialista FGTB ha fatto registrare questa mattina una grande adesione: nel Paese è in corso una paralisi quasi totale nei settori del trasporto e dei servizi pubblici. Lo sciopero, il primo dopo dodici anni, è stato indetto per sostenere le rivendicazioni degli affiliati del FGTB nei negoziati con il governo in materia di assistenza sociale e di rapporto di fine carriera.

 

 

 

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