RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
278 - Testo della trasmissione di mercoledì 5 ottobre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Visita
questa mattina in Vaticano del ministro degli Esteri della
Repubblica Ceca, Cyril Svoboda
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Stoccolma:
assegnati dall’Accademia delle Scienze i Nobel in chimica
Dall’alba di ieri il mondo islamico è entrato nel Ramadan dell’anno 1426
In Iraq, il Parlamento
boccia le recenti modifiche elettorali per il referendum sulla Costituzione
La Repubblica serba di Bosnia diffonde una lista di 20
mila persone coinvolte nel massacro di Srebrenica del
1995
5 ottobre 2005
ALL’UDIENZA
GENERALE, IL MONITO DI BENEDETTO XVI A SEGUIRE
LA
VERA RELIGIONE PIUTTOSTO CHE L’IDOLATRIA DEI BENI MATERIALI
CHE
RENDONO L’UOMO IMPOTENTE, FRAGILE, INERTE
Esiste un “vera” e una “falsa” religione, ed è solo un illusione cercare salvezza nei beni materiali: lo ha
ricordato stamane Benedetto XVI all’udienza generale
in Piazza San Pietro, cui hanno partecipato almeno 50 mila pellegrini da tutto
il mondo. Tra questi erano anche numerosi polacchi ed è stata l’occasione per
il Papa di affidare alle loro preghiere la causa di beatificazione di Giovanni
Paolo II, a sei mesi dalla sua scomparsa. Il servizio di Roberta Gisotti:
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Due diverse
visioni religiose a confronto: da una parte “la fede genuina nel Signore
dell’universo e della storia” e dall’altra “l’idolatria”. La riflessione del
Papa è partita dal Salmo 134 per ammonire chi
dimentico della vera religione cede alle lusinghe della falsa religione e ne
porta le gravi conseguenze. E’“l’eterna tentazione dell’uomo di cercare salvezza
nell’opera delle sue mani, ponendo speranza nella
ricchezza, nel potere, nel successo, nella materia”.
Da un lato, ha spiegato Benedetto XVI, è “il Dio vivente e
personale”, “al centro della fede autentica”:
“La sua è una
presenza efficace e salvifica; il Signore non è una realtà immobile e assente,
ma una persona viva che ‘guida’ i suoi fedeli, ‘muovendosi
a pietà’ di loro, sostenendoli con la sua potenza e
il suo amore”.
Dall’altro
lato è invece “l’idolatria, espressione di una religiosità deviata e ingannevole”:
“Infatti, l’idolo altro non è che un’‘opera delle mani
dell’uomo’, un prodotto dei desideri umani; è quindi impotente a superare i
limiti creaturali. Esso ha, sì, una forma umana con
bocca, occhi, orecchi, gola, ma è inerte, senza vita,
come accade appunto a una statua inanimata. Il destino di chi adora queste
realtà morte è di diventare simile ad esse, impotente,
fragile, inerte”.
Tanti
e calorosi gli scambievoli saluti tra il Papa e le decine di migliaia di
fedeli, tra questi numerosi polacchi. “Sono trascorsi sei mesi dalla
dipartita del mio caro predecessore Giovanni Paolo II – ha detto loro Benedetto
XVI – e tutto il suo magistero e la testimonianza della sua
vita rimangono per noi importanti e attuali”, affidando alle loro preghiere “la
causa della sua beatificazione”.
Poi, rivolto al
gruppo più numeroso di 8 mila pellegrini umbri, un
omaggio alle figure di “due grandi Santi” di quella terra, San Benedetto e San
Francesco, la cui “testimonianza di amore e pace è ancora attuale” – ha
affermato il Santo Padre – e “l’Italia, l’Europa, il mondo ne hanno bisogno”.
In piazza,anche tre mila partecipanti alla “Festa dello sportivo”,
promossa dai vescovi del Lazio, occasione per il Papa di raccomandare “quei
valori che, come la sana pratica sportiva, contribuiscono a costruire una
società dove regnino il rispetto reciproco e l’accoglienza fraterna”.
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AL
SINODO, MATTINA DEDICATA ALLE RIUNIONI PER GRUPPI LINGUISTICI.
IERI,
L’ESORTAZIONE DEI PADRI SINODALI ALLA RISCOPERTA
DELLA
PENITENZA SACRAMENTALE, CONTRO L’INVASIONE DELLA MAGIA E DEL
NEW AGE
- A
cura di Giovanni Peduto e Alessandro De Carolis -
Al
Sinodo dei vescovi sull’Eucaristia, la mattina di oggi
- terza di lavori - è stata riservata agli incontri per gruppi linguistici, i
cosiddetti “Circoli minori”. Il confronto collegiale
in aula riprenderà nel pomeriggio, con gli interventi dei singoli padri
sinodali. Tra i molti temi delicati sul tavolo dell’assise
episcopale, c’è senza dubbio quello dell’Eucaristia in rapporto alle
Chiese ortodosse. Una questione che, pur pacifica a livello teologico e
dogmatico, trova divergenze di applicazione nella vita
quotidiana, come spiega il vescovo greco di Corfù, Yannis Spitèris, al microfono di
Giovanni Peduto:
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R. – Nonostante abbiamo la stessa fede circa l’Eucaristia
- e soprattutto in questi ultimi tempi abbiamo sviluppato l’Eucaristia come la
fonte della Chiesa - non esiste un momento più evidente della divisione della
Chiesa di quello in cui ci avviciniamo all’Eucaristia.
Perché, e questo bisognerebbe discuterlo, l’Eucaristia
è il misterium fidei,
il mistero della fede, esprime la fede di una Chiesa. Quindi,
quando non abbiamo la stessa fede, non possiamo condividere la stessa
Eucaristia, bere dello stesso calice. La finalità ultima del movimento
ecumenico sarebbe raggiungere appunto il calice comune. Per il momento, però,
questo calice comune non esiste ed è qui il dramma, la tragedia, direi, della divisione della Chiesa. Questo lo si può vedere per esempio in Grecia, nei matrimoni misti
- sono pochissimi i matrimoni fra cattolici e cattolici: proprio
nell’Eucaristia ci vediamo divisi nel momento in cui, ad esempio, la moglie va
alla Messa ortodossa e il marito a quella cattolica. Avere, però, questa fede
comune sull’Eucaristia e non poter condividere l’Eucaristia ci spinge in
maniera impellente a fare di tutto affinché veramente questo Sacramento sia,
come dice Sant’Agostino, segno di unità, vincolo di
carità. Quando sarà così, allora sarà veramente
Eucaristia. Che Eucaristia è una che divide e non
unisce?
D. – Sul piano dogmatico, non ci sono differenze tra il
punto di vista cattolico e quello ortodosso a proposito dell’Eucaristia…
R. – No, non ci sono differenze. Ci sono alcune sfumature.
Per esempio sul significato dell’“epiclesi”, di
quella preghiera cioè che il sacerdote fa al Padre
prima della consacrazione eucaristica. Noi forse diamo meno importanza a questo
segno, a questa invocazione, di quanto gliene diano
gli ortodossi. E’ necessario, forse per respirare con i “due polmoni”, che
recuperiamo la dimensione “pneumatologica”
dell’Eucaristia, legata all’invocazione dello Spirito. Questo dovrebbe essere
uno dei compiti di questo Sinodo.
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Formazione
al culto eucaristico all’interno delle parrocchie, ricoperta del Sacramento
della riconciliazione in contrasto con il diffondersi di pratiche esoteriche e
occultiste: attorno a questi e altri argomenti è ruotata la plenaria di ieri
pomeriggio, nell’Aula del Sinodo. A riferirci è uno dei nostri inviati,
Giovanni Peduto.
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L’Eucaristia
è il cuore della comunione ecclesiale e lo spazio dove naturalmente si svolge
la vita ecclesiale è la parrocchia, che debitamente rinnovata e animata - ha
detto Lino Mela, superiore della Congregazione degli Oblati di
San Giuseppe – dovrebbe essere il luogo idoneo alla formazione e al culto
eucaristico. In essa, i vari gruppi e movimenti devono
trovare il punto di riferimento nella celebrazione eucaristica perché questo
Sacramento, come ha soggiunto il vescovo Peña
Rodriguez della Repubblica Dominicana, significa e realizza l’unità della
Chiesa. Sulla necessità di un’adeguata preparazione alla comprensione del
valore di questo sacramento, con un’appropriata “istagogia
eucaristica, si è soffermato l’arcive-scovo Cotugno Fanizzi di Montevideo. Non sono
mancate le voci sulla necessità di riscoprire l’importanza del sacramento della penitenza per accostarsi degnamente all’Eucaristia. Il
vescovo Rimantas Norvila, della Lituania, ha puntato il dito sul
declino della pratica di questo Sacramento nel mondo intero, con la conseguente
perdita del senso del peccato che porta alla ricerca di nuove forme di religiosità
alternative, come esoterismo, magia, occultismo e New Age. Per riscoprire il valore
dell’Eucaristia e favorire la pratica della confessione, il vescovo Lorenzo
Voltolini Esti, dell’Ecuador, ha proposto
l’introduzione del digiuno eucaristico, almeno il venerdì di Quaresima, per
dare spazio alla celebrazione comunitaria della penitenza.
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APPELLO
DEL COMITATO DI BIOETICA IN ITALIA:
LE
PRATICHE DI ALIMENTAZIONE E IDRATAZIONE ARTIFICIALI
NEL
CASO DI PAZIENTI IN STATO VEGETATIVO PERSISTENTE NON VANNO SOSPESE
-
Intervista con mons. Elio Sgreccia -
Le pratiche di alimentazione e
idratazione artificiali nel caso di pazienti in stato vegetativo persistente
non vanno sospese. Lo ha deciso ieri, con un apposito
documento, il Comitato italiano di bioetica, secondo cui tali trattamenti non
sono atti medici e non possono configurarsi come accanimento terapeutico. Il
testo è giunto proprio quando in Sicilia, a Catania,
un trentottenne si è risvegliato da un coma di due anni a seguito di un incidente
stradale. In questa prospettiva, dunque, appare ancora più significativa
la decisione del Comitato di bioetica, come spiega mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia accademia per la
vita, intervistato da Giada Aquilino:
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R. – Il malato in stato vegetativo persistente non è
morto: non può esprimersi e non ha contatto con il mondo esterno perché è
compromessa quella parte del cervello che ‘dirige’ la vita di relazione e che è
la corteccia cerebrale. Ma per il resto, si alimenta, il suo cuore batte e
spesso non ha bisogno di alcuna assistenza meccanica.
Ha bisogno soltanto di essere alimentato artificialmente, perché altrimenti morirebbe
di fame.
D. – Chi non è d’accordo con il Comitato di bioetica parla di accanimento terapeutico...
R. – Non è un accanimento terapeutico quello
dell’alimentazione e dell’idratazione, in quanto non si tratta di una terapia:
è un sostegno vitale che è dato doverosamente a qualunque persona in vita.
D. – Il ragazzo che si è risvegliato dal coma dopo due anni è una prova che la speranza non va mai persa?
R. – Questo è un dovere da tener presente anche per tutti
i medici, in tale tipo di pazienti e qualche volta anche in altri tipi di
pazienti. E’ vero che a volte ci sono dei casi in cui lo stesso coma vegetativo
persistente all’apparenza si presenta non aperto alla speranza clinica. Però,
siccome il mistero del corpo umano non è mai letto a sufficienza, bisogna avere
questo tipo di attenzione. E comunque,
anche quando tutti i segni clinici fossero controindicativi, finché esiste la
vita - pure se non si esprime - c’è il dovere di assisterla.
D. – Alla luce della vicenda di Terry
Schiavo, finita con la drammatica morte della donna, il caso siciliano cosa
prova?
R. – Prova che anche nel caso di Terry
Schiavo si sarebbe dovuta continuare l’assistenza,
l’idratazione alimentare.
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VISITA QUESTA MATTINA IN
VATICANO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI DELLA
REPUBBLICA CECA, SVOBODA, RICEVUTO DAL SEGRETARIO PER I RAPPORTI
CON GLI STATI, ARCIVESCOVO
LAJOLO: AL CENTRO DEL COLLOQUIO I RAPPORTI
BILATERALI E L’ATTESA
RATIFICA DA PARTE CECA DEGLI ACCORDI
FIRMATI A PRAGA, NEL LUGLIO 2002
- A cura di Roberta
Gisotti -
I rapporti bilaterali tra Santa Sede e Repubblica ceca sono stati al
centro dell’incontro stamane in Vaticano del ministro
degli Esteri ceco, Cyril Svoboda con l’arcivescovo Giovanni Lajolo,
segretario per i Rapporti con gli Stati. Come informa una nota del portavoce
vaticano, Joaquín Navarro-Valls, al centro del colloquio è stato in particolare
l’“Accordo sul regolamento dei rapporti reciproci”, firmato a Praga il 25
luglio 2002, ma non ancora ratificato. Per questo mons. Lajolo
ha espresso “l’auspicio” che le difficoltà che si oppongono da parte ceca possano essere superate e che il traguardo possa essere
presto raggiunto, dichiarando “la
disponibilità della Segreteria di Stato a favorire tale processo”. Altri argomenti
toccati sono stati: alcuni aspetti del progetto di Legge di
riforma sulla libertà religiosa ed alcune proposte per risolvere “la questione
dei beni della Chiesa cattolica confiscati ai tempi del regime comunista”. “A
tale fine si è convenuto – chiarisce la nota della Sala stampa vaticana - circa
l’opportunità di costituire una Commissione Paritetica con un preciso mandato a
termine”. La conversazione si è estesa poi ad altri temi di attualità
internazionale, in particolare sul “processo di consolidamento ed allargamento
dell’Unione Europea”. In proposito l’arcivescovo Lajolo
“ha sottolineato il notevole apporto, anzitutto
culturale, che l’entrata della Repubblica ceca può dare all’Unione Europea, di
cui fa parte dal 1° maggio 2004”. Si è parlato infine anche di Medio Oriente e
della collaborazione nelle Organizzazioni internazionali, in
riferimento ad “alcune grandi questioni etiche”. La visita “ha permesso di
rilevare i cordiali rapporti esistenti tra la Santa Sede e la Repubblica Ceca”
e l’auspicio comune “di svilupparli ulteriormente”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
“Dio solo è grande ed eterno”: Benedetto XVI all’udienza generale ricollega il
tema sinodale dell’Eucaristia alla liturgia e ricorda che nella celebrazione
“Dio e uomo si incontrano in un abbraccio di salvezza”.
Servizio
vaticano - Il resoconto della quarta Congregazione generale del Sinodo dei Vescovi.
Servizio estero - Iraq: Onu ed Usa chiedono il rispetto delle regole per il referendum
sulla nuova Costituzione.
Unione Europea-Russia:
ulteriori intese sulle forniture energetiche di Mosca e rafforzata cooperazione
in materia di sicurezza; nel vertice a Londra tra Blair
e Putin riaffermato un rapporto saldo e destinato a
crescere.
Servizio
culturale - Un articolo di Marco Impagliazzo dal
titolo “Salvàti dai conventi”: un nuovo studio
sull’aiuto della Chiesa agli ebrei di Roma durante l’occupazione
nazista.
Un articolo di Marcello Filotei che traccia un bilancio del 49 Festival
internazionale di musica contemporanea alla Biennale
di Venezia.
Servizio
italiano - In rilievo il tema dell’aborto: Ancora un atto contro la vita. Riprende
la sperimentazione della “RU-486”.
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5
ottobre 2005
LA GIORNATA MONDIALE DEGLI INSEGNANTI, PROMOSSA
DALL’UNESCO:
OBIETTIVO DELL’ANNO, “ADOTTARE” I MAESTRI DEI
PAESI POVERI
PER PORTARE L’ISTRUZIONE SCOLASTICA NEGLI ANGOLI
POVERI DEL PIANETA
- Intervista con don Aldo Martini -
Aule senza luce elettrica,
acqua, materiale didattico. Insegnanti poco più che adolescenti con stipendi da
pochi euro al mese. Sono i protagonisti in negativo di
molte scuole del sud del mondo, soprattutto nelle zone
rurali africane. Un quadro desolante, soprattutto se
paragonato con gli Obiettivi del Millennio stabiliti dall’ONU per ciò che
riguarda la riduzione dell’analfabetismo. Ma anche una realtà contro la
quale si battono molte agenzie umanitarie e che oggi è
al centro della Giornata mondiale degli insegnanti, istituita dall’UNESCO. Lo
slogan è efficace: “Se adotti un bambino dai speranza
a una vita, se adotti un insegnante dai un futuro ad un popolo”. Ed è questa la
ragione di vita dell’OPAM, l’Opera di promozione dell’alfabetizzazione
nel mondo, una ONG fondata nel 1972 da mons. Carlo Muratore e oggi guidata da
don Aldo Martini. Alessandro De Carolis lo ha intervistato:
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R. – Noi abbiamo in Italia una
media di 11 bambini per maestro, nel sud del mondo, la media si aggira dai 50
ai 70 bambini - parlo soprattutto dell’Africa - con punte che vanno anche oltre
i 100 bambini per insegnante. Ma il problema più drammatico non è tanto la proporzione insegnanti-alunni, quanto la qualità degli
insegnanti: un fatto allarmante che sta interessando anche le grandi agenzie.
Il problema che i missionari o la gente che passa all’OPAM denunciano è proprio
questo: la scuola in queste aree è tante volte tenuta da ragazzi che hanno avuto
il diploma di terza media, quindi ragazzi di età
appena più grande dei loro coetanei. Pensiamo che la scuola cosiddetta
dell’obbligo, la scuola primaria, in molti Paesi incomincia
a dieci anni e questo per molti motivi: perché il bambino lavora, perché è un
immigrato. E questi bambini si trovano con un
insegnante che magari ha 14, 15 o 16 anni. E questa è
la cosa più drammatica. Un altro problema drammatico, oltre alla giovane età
degli insegnanti, e quindi alla poca esperienza, alla nulla
esperienza, è anche il fatto che sono fortemente demotivati, perché gli insegnanti
in molti Paesi non sono pagati. Quindi, pur avendo
qualche possibilità, ma non essendo sostenuti in nessun modo, davanti alla
professione dequalificata, si scoraggiano e fanno altro.
D. – E proprio a questo
proposito, voi ricordate che, ad esempio, in Congo basterebbero 15 euro al mese per sostenere un insegnante: come dire, una solidarietà
veramente a portata di tutte le tasche ...
R. – E’ vero. Se pensiamo che
proprio in Congo, in questo momento, è in atto uno sciopero da circa un mese
perché ci sono insegnanti che non vengono pagati da
10-12 anni, insegnanti che - mi diceva
un vescovo di passaggio a Roma - ricevono quando va bene 2 euro al mese. Si capisce
che di fronte ad una situazione simile, chiedere 15 euro al
mese è già una manna, anche se la cifra è totalmente insufficiente per dare
dignità a questa professione. E dunque, i missionari che gestiscono le scuole
di frontiera, specialmente in zone rurali, con strutture fatiscenti, cercano in
tutti i modi di incentivare questi maestri. In questo,
per esempio, la CEI, la Conferenza episcopale italiana, ci viene incontro
perché ha finanziato parecchi piccoli progetti – i nostri sono sempre progetti sui 5, 6, 7 mila euro – per la formazione dei formatori.
D. – Quali sono alcuni di questi
progetti che segue l’OPAM per servire questa causa,
cioè investire sulla qualità degli insegnanti?
R. – Sono almeno cinque progetti
e, ripeto, insistere almeno sullo stipendio degli insegnanti ci sembra la cosa
immediata. Poi, in parallelo, cerchiamo anche di promuovere questa formazione
qualitativa della scuola, perché crediamo che più che l’aiuto immediato in
denaro, è importante investire in qualità.
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CONCLUSO DI RECENTE A MARSIGLIA IL CONVEGNO PER SCIENZIATI E RICERCATORI
IMPEGNATI CONTRO LA MALARIA. SI LAVORA PER PERFEZIONARE IL
VACCINO,
MA LE NAZIONI POVERE RISCHIANO DI NON USUFRUIRNE PER PROBLEMI DI COSTI
- Intervista con Gianni Tognoni -
Spesso sottovalutata, la malaria resta una delle principali cause
di morte in molti Paesi. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS),
tra uno e due milioni di persone perdono ogni anno la
vita a causa di questa malattia. A Marsiglia, un migliaio di esperti
di malattie tropicali si sono riuniti nei giorni scorsi per discutere sui
progressi raggiunti dalla ricerca. Tra i risultati, è stata evidenziata la
crescente importanza di rimedi tradizionali estratti da piante, come
l’Artemisia Anna, conosciuta già da millenni in Cina, o la cosiddetta “Birra
indiana”, usata in Amazzonia. Rimedi che aprono nuovi
scenari per una lotta efficace e diffusa della malaria? Andrea Cocco lo ha
chiesto a Gianni Tognoni, medico e direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Sud,
che parla in particolare dei farmaci derivati dalla pianta di
Artemisia:
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R. - Il problema che si pone è
come garantire questo farmaco, che per essere reso disponibile deve essere
prodotto su vasta scala, mantenendo dei prezzi che permettano
di renderlo accessibile a tutte le popolazioni. Questo prodotto, derivato dalle
piante, è diventato anche di tipo industriale e pone il problema di non far
coincidere il prezzo sul mercato con quello che vorrebbe l’industria, ma con
quello che può essere compatibile con le esigenze di salute pubblica.
D. – Ritorna, anche per la
malaria, la questione dei brevetti che potrebbero ostacolare una diffusione
delle medicine?
R. – Il problema del costo dei
farmaci è parzialmente per i brevetti. Il problema dei prezzi è per i farmaci, nel
senso che molto spesso ai farmaci viene attribuito un
prezzo assolutamente sproporzionato, giustificando questo con il bisogno di
rimborsare le spese di ricerca. La maggior parte delle volte
questa scusa non corrisponde alla realtà, perché molto spesso i farmaci
sono sviluppati con il contributo sia pubblico che privato e poi si pretende di
dare il guadagno solo ai distributori del farmaco.
D. – Che
strumenti ci potrebbero essere per calmierare i prezzi dei farmaci e quindi renderli
accessibili?
R. – E’
direttamente prevista la clausola di bisogno o la clausola di salute pubblica
anche nel Trattato della World Trade
Organization che dice: laddove le regole del mercato
mettono a rischio la salute pubblica, gli Stati possono imporre dei prezzi
rispettosi dei bisogni di salute pubblica e non del mercato. In effetti, quella
clausola è gestibile soltanto da Paesi forti perché se un Paese che ha bisogno
di questo farmaco pretende di gestirlo deve andare in Tribunale a intentare un processo alle multinazionali. Invece, i Paesi che hanno maggiormente bisogno di questi farmaci,
di solito quelli più poveri, non hanno la forza necessaria per prendere simili
iniziative. Le industrie farmaceutiche si oppongono ad una flessibilità
perché, nella logica di quelli che muovono l’economia, non accettano il
concetto che la sanità sia un problema di diritti
fondamentali. Per loro sanità vuol dire trasformarla sempre più un’area di
mercato.
D. – In questi ultimi anni, si è
diffusa sempre più la voce che sia quasi pronto un vaccino
per la malaria…
R. – Non ho l’impressione che il
vaccino sia dietro alla porta. Si fanno passi in
avanti. Si spera di arrivare. Il problema è che i vaccini diventerebbero
assolutamente risolutivi se effettivamente, oltre ad essere disponibili dal punto
di vista scientifico-tecnico, fossero disponibili sul mercato per le popolazioni.
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5 ottobre 2005
LA 33.MA SESSIONE DELLA CONFERENZA GENERALE
DELL’UNESCO FESTEGGIA
QUESTO POMERIGGIO I 60
ANNI DALLA NASCITA DELL’ORGANISMO INTERNAZIONALE
PARIGI. = La 33.ma sessione della
Conferenza generale dell’UNESCO apertasi a Parigi lunedì scorso,
festeggia questo pomeriggio il 60.mo
anniversario della nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione,
la scienza e la cultura. La cerimonia si aprirà con l’esecuzione della IX sinfonia di Beethoven,
iscritta nel Registro della memoria del mondo, da parte della Raiosinfonieorchester des Hessischen Rundfunks e del coro
dell’UNESCO. Parteciperanno il presidente della Repubblica islamica
dell’Afghanistan, Hamid Karzai, e il presidente della
Repubblica federale tedesca, Horst Köhler, che sottolineeranno
l’importanza della dignità umana, tema centrale delle celebrazioni per i 60
anni dell’UNESCO. Attesi i discorsi del presidente della 33.ma Conferenza generale Musa Bin Jafaar Bin
Hassan, ambasciatore e delegato permanente del
Sultanato dell’Oman, del presidente del Consiglio esecutivo Hans Heinrich Wrede e del direttore generale Koïchiro Matsuura. Nata il 16
novembre del 1945 con l’obiettivo di costruire la pace attraverso l’educazione,
la scienza, la cultura e la comunicazione, l’UNESCO festeggia i suoi 60 anni di
vita lungo l’arco di 60 settimane, dal 5 settembre di quest’anno al 4 novembre
2006, durante le quali gli Stati membri, 191 a tutt’oggi, affronteranno
diverse tematiche. Particolare importanza tra i suoi organi ha il Segretariato,
responsabile del Programma che ha stabilito la Strategia a medio termine per il
periodo 2002-2007. L’UNESCO attribuisce anche 33 premi internazionali nei
settori di sua competenza. Attraverso le sue strategie e le
sue attività, l’organismo internazionale opera inoltre a favore degli Obiettivi
di sviluppo delle Nazioni Unite per il Millennio, volti a ridurre la
povertà, ad assicurare l’educazione primaria, ad eliminare la disparità tra i
sessi e ad aiutare i Paesi in strategie di sviluppo. (T.C.)
PIÙ DI
UN MILIONE E MEZZO DI BAMBINI DISABILI DEI PAESI DELL’EST VIVONO
IN ISTITUTI, LONTANI DALLE LORO
FAMIGLIE E VITTIME DI DISCRIMINAZIONI.
LO DENUNCIA UN RAPPORTO DELL’UNICEF PRESENTATO
OGGI A GINEVRA
GINEVRA. = Ancora oggi troppi
bambini disabili dell'Est sono rinchiusi in istituti specializzati e separati,
spesso a vita, dalle loro famiglie. Lo rivela un rapporto dell’UNICEF reso noto
oggi a Ginevra. Secondo i dati dell’organizzazione che tutela i diritti dei
minori, pregiudizi e discriminazioni restano molto diffusi e un milione di
bambini portatori di handicap non risultano registrati
come tali. “Rinchiudere bambini a vita in istituto è un crimine - ha affermato
la responsabile dell'UNICEF Maria Calivis - si tratta
di una violenza, di una violazione dei diritti dell'infanzia”.
Secondo il primo rapporto generale sulla situazione di bambini e giovani
disabili in 27 Paesi dell’Europa centrale e orientale e dell’ex URSS, elaborato
dal Centro di ricerca UNICEF Innocenti a Firenze, il numero ufficiale di
bambini registrati come portatori di handicap è triplicato in un decennio
passando dai 500mila del 1990 al milione e mezzo nel 2000. Lo spettacolare
aumento è essenzialmente dovuto ad una crescita del
riconoscimento formale dell’handicap. Ma data la popolazione di 102 milioni di
bambini nella regione ed estrapolando i dati in base alla soglia media del 2,5%
si stima che almeno un milione di bambini disabili mancano
ancora all’appello. Nel 2002 risultava che circa
317mila o più bambini disabili dell’Est vivevano in istituto. “Il personale
sanitario che lavora con questi bambini è il primo ad incoraggiare i genitori a
lasciarli in istituto. Affermano che è nell’interesse del bambino”, ha spiegato
Maria Calivis, direttrice dell’UNICEF per la regione
Europa dell’Est ed ex URSS. Secondo il rapporto, separati giovanissimi dalle
loro famiglie, confinati in immense strutture chiuse e scuole specializzate,
questi giovani hanno come avvenire una vita in istituti per adulti dove i loro
diritti fondamentali rischiano di essere sistematicamente violati. “Ci sono
anche progressi, tentativi di aiutare i genitori a tenere il bambino disabile a
casa, ma sono ancora troppo rari”, ha aggiunto. Per l’esperta dell’UNICEF, un
elemento chiarissimo del rapporto è quanto scaturisce dalle interviste, in
particolare quelle dei bambini disabili: “Tutti chiedono di tornare a casa, in
famiglia, anche se sanno che in istituto mangiano la carne una volta a
settimana. Anche molti genitori vorrebbero riportare i
figli a casa, se lo Stato fornisse un aiuto. (T.C.)
STOCCOLMA: ASSEGNATI DALL’ACCADEMIA
DELLE SCIENZE I NOBEL IN CHIMICA.
TRE I RICERCATORI PREMIATI PER AVER SVILUPPATO
LA METATESI DELLA SINTESI ORGANICA
- A cura di Vincenzo Lanza
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STOCCOLMA.= La Reale Accademia svedese delle Scienze
di Stoccolma ha attribuito il premio Nobel 2005 in chimica a tre ricercatori:
il 74.enne
francese Yves Chauvin, e
gli americani Robert Grubbs,
63 anni, e Richard Schrock,
60 anni. L’assegnazione del Nobel in chimica 2005 viene
motivata per lo sviluppo del metodo di metatesi della sintesi organica che gli
accademici svedesi hanno ritenuto una delle reazioni più importanti in chimica
organica che tra l’altro è importante per la produzione di molte nuove molecole
farmaceutiche. I tre neolaureati con il Nobel hanno reso evidente che tutta la
vita sulla Terra è basata su composti organici, dimostrando, dai loro laboratori,
che questi possono essere anche prodotti artificialmente con l’impiego della
sintesi organica. Per metatesi si intende lo scambio
di posti di atomi di carbonio che formano lunghe catene e anelli, legano elementi
come idrogeno e ossigeno, formano legami chimici doppi. Tale metodo è impiegato
giornalmente nell’industria chimica per lo sviluppo di prodotti farmaceutici e
materiali di plastica a tecnologia avanzata. Grazie al contributo di Chauvin, Grubbs e Schrock, i metodi di sintesi da loro scoperti possono
considerarsi molto più efficienti, più semplici e più delicati nei confronti
dell’ambiente, con impiego di solventi non dannosi e prodotti di scarto non
pericolosi. Gli accademici svedesi ritengono che la tecnica dei tre premiati
costituisca un grande passo in avanti verso la
cosiddetta ‘chimica verde’.
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DALL’ALBA DI IERI IL MONDO ISLAMICO È
ENTRATO NEL RAMADAN DELL’ANNO 1426.
AD ECCEZIONE DI ALCUNI PAESI, TUTTE LE
NAZIONI ISLAMICHE HANNO DATO IL VIA
AL MESE DEL DIGIUNO, COME STABILITO DALL’ARABIA SAUDITA,
CUSTODE DELLA MECCA E DELLA MEDINA
- A cura di Francesca Sabatinelli
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ROMA. = Dall’alba di ieri il
mondo islamico è ufficialmente entrato nel mese di Ramadan
dell’anno 1426. Per i prossimi 28 giorni, la durata del ciclo lunare sul quale
si basa il calendario islamico, i musulmani osserveranno strette regole
comportamentali uguali per tutti. Fatta eccezione per alcuni Paesi, tutte le
nazioni islamiche hanno dato il via al mese del
digiuno, così come stabilito dall’Arabia Saudita, custode della Mecca e della
Medina. Un bicchiere di latte di capra e sei datteri al
giorno, era questo secondo la tradizione il pasto di Maometto durante il
Ramadan, il santo mese del digiuno, il nono mese del calendario lunare
islamico, quando il Profeta ricevette la prima rivelazione coranica,
uno dei cinque pilastri dell’islam. Astensione dal bere, dal cibo, dal fumo e
dai rapporti sessuali dall’alba al tramonto, è questo che prevede il Ramadan
dal quale sono esentati i bambini, i malati, le donne incinte e coloro che devono intraprendere un viaggio che superi gli
ottanta chilometri. E’ un periodo di intensa
religiosità e di rafforzamento dei legami familiari e comunitari, un mese di
preghiera, di astinenza e purificazione spirituale, nonché di riflessione per
prendere le distanze da ogni forma di violenza. E’ un mese durante il quale la
comunità si raduna più che in ogni altro periodo dell’anno: tutte le sere la
preghiera della veglia notturna in cui si leggono parti del corano. Solo al
calar del sole è possibile rompere il digiuno, lo si
fa mangiando datteri e bevendo un bicchiere di latte, poco prima di iniziare la
preghiera. E poi noci, pistacchi, nocciole, dolci, succo di
tamarindo e di carrubo, immancabili sulle tavole pronte per l’iftar, il pasto che si consuma in famiglia al tramonto.
Il mese si conclude allo spuntare della luna nuova del
decimo mese dell’anno lunare, con una grande e solenne festa di tre giorni cui
partecipa l’intera comunità.
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IN
ITALIA, IN LIBRERIA DA OGGI IL “DIZIONARIO DELLA DEMOCRAZIA”,
IL
LIBRO SCRITTO DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CARLO AZEGLIO
CIAMPI
ED INDIRIZZATO AI GIOVANI
Roma. = Esce
oggi nelle librerie italiane il “Dizionario della Democrazia” di Carlo Azeglio Ciampi, curato dal giornalista Dino Pesole
e pubblicato dalle Edizioni San Paolo. Con il volume il
capo dello Stato italiano desidera condividere, soprattutto con i giovani, le
sue riflessioni sulla democrazia, vista come partecipazione, consuetudine alla
discussione, all’attitudine critica, al confronto dialettico costante, antidoto
potente contro possibili tentazioni autoritarie. Il volume reca la prefazione
di Sergio Zavoli ed è organizzato per voci in ordine
alfabetico; per iniziativa della Provincia di Roma di intesa
con il Quirinale, verrà consegnato a tutti gli
studenti dell’ultimo anno di scuola secondaria superiore. (T.C.)
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5 ottobre 2005
- A cura di Amedeo
Lomonaco -
Gli Stati Uniti non partiranno dall’Iraq e avranno successo nella loro missione nel Paese arabo: è
quanto ha assicurato, ieri, il presidente americano, George
Bush, in una conferenza stampa tenutasi nei giardini
della Casa Bianca. “Non ho alcun dubbio - ha detto Bush
- sul fatto che avremo successo in Iraq e sapremo
porre le fondamenta della pace per le
generazioni future”. Nel Paese arabo, intanto, l’Assemblea di Baghdad ha fatto
marcia indietro sulla modifica delle norme per il
referendum sulla Costituzione del prossimo 15 ottobre. Il servizio di
Amedeo Lomonaco:
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Il Parlamento iracheno ha accolto la richiesta dell’ONU e
ha annullato le modifiche elettorali approvate domenica scorsa. Dopo questa
decisione, basterà che in tre delle 18 province irachene i due terzi dei
“votanti”, e non più degli “aventi diritto al voto”, si pronuncino contro per
bocciare la Costituzione. La controversa modifica introdotta domenica era stata
criticata dalle Nazioni Unite e dai sunniti che avevano giudicato inammissibile
il cambio delle regole elettorali pochi giorni prima del referendum. Alcuni
deputati si sono pronunciati contro l’odierna decisione, che ha reintrodotto la
maggioranza dei votanti, sottolineando come, in questo
modo, una minoranza di sunniti potrebbe imporre la sua volontà alla maggioranza
del Paese. Il Parlamento iracheno ha varato, inoltre, una legge che introduce
la pena di morte per chi è coinvolto in atti terroristici. La normativa configura
otto nuovi reati e definisce terroristico “qualsiasi atto criminale deliberato
o volontario contro la sicurezza e la stabilità dello Stato e contro le
persone”. Il ministro dell’Interno iracheno ha nuovamente criticato, poi,
l’Arabia Saudita, accusandola
di discriminare le donne e gli sciiti. “Vogliamo libertà e
democrazia in tutta la nazione araba”, ha detto il ministro iracheno precisando
che “quattro milioni di sciiti vivono come cittadini di terza classe nel regno
saudita”. Nell’ovest del Paese arabo si è conclusa,
intanto, una vasta operazione delle truppe americane contro basi della
guerriglia e del terrorismo. Più di 50 ribelli e almeno 5 soldati statunitensi
sono rimasti uccisi durante l’offensiva. Un sito islamico ha reso
noto, infine, che sarebbe stato assassinato un leader di un gruppo estremista.
Si tratta di un emiro, Othman, uno dei primi mujaheddin in Iraq che aveva minacciato
di usare armi chimiche contro le truppe americane e le forze governative irachene.
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La prossima settimana il governo del primo ministro
palestinese, Abu Ala, presenterà le sue dimissioni.
Lo hanno reso noto fonti politiche palestinesi. Il Consiglio
legislativo palestinese lunedì aveva approvato una risoluzione in cui chiedeva
le dimissioni del presidente Abu Mazen
e lo scioglimento dell’attuale governo, accusati di non esser stati capace di
tenere a freno i movimenti estremistici palestinesi. Intanto, la notte scorsa a
Gaza due miliziani di Hamas sono stati
catturati da agenti dell’Autorità nazionale palestinese. Una soldatessa
israeliana, invece, è stata assalita da un palestinese armato ad un posto di
blocco di Beit Furik, in Cisgiordania.
L’Iran ha ribadito la propria
disponibilità a riavviare i negoziati con l’Unione Europea sul suo programma
nucleare, “ma senza condizioni e pressioni”. Il direttore generale dell’Agenzia
internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha
espresso, inoltre, fiducia per la ripresa dei negoziati tra Iran e Unione
Europea.
Si continua a far luce sugli orrori compiuti in ex
Jugoslavia durante la guerra civile degli anni ’90. Le autorità della
Repubblica serba di Bosnia hanno identificato quasi 20 mila militari e poliziotti
responsabili dell’eccidio di ottomila musulmani
bosniaci avvenuto a Srebrenica nel 1995. Il servizio di Emiliano Bos:
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A dieci anni dal peggior crimine commesso in Europa dopo
la Seconda Guerra Mondiale e sotto forti pressioni internazionali, le autorità
della Repubblica Srpska, dove dalla fine della guerra vivono i serbo-bosniaci, iniziano a
riconoscere le proprie responsabilità nel massacro compiuto dalle truppe del generale Ratko Mladic. Questa lista rappresenta
il tentativo di stilare un elenco esauriente di tutte le persone coinvolte nei
crimini di Srebrenica, ha commentato Paddy Ashdown, l’alto
rappresentante della comunità internazionale in Bosnia. Per ora, per non minare
le future inchieste, non verranno divulgati i 19.473
nomi della lista, né procedimenti penali aperti o eventuali condanne. Ashdown si aspetta soprattutto che le autorità bosniache,
insieme al Tribunale Penale Internazionale dell’Aja,
si concentrino a questo punto sulla cattura di persone che ancora oggi ricoprono
incarichi pubblici, quasi 900 sospetti, coinvolte nel massacro di Srebrenica. Resta intanto ancora vergognosamente latitante
il suo principale organizzatore, l’ex generale
serbo-bosniaco Mladic, accusato di genocidio e
crimini di guerra.
Per la Radio Vaticana, Emiliano Bos.
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Il portavoce dei taleban afghani, Abdul Latif Hakimi, arrestato ieri in
Pakistan, è sotto interrogatorio. L’obiettivo è quello di riuscire a scoprire i
suoi legami con i capi della guerriglia e i suoi movimenti in Pakistan. Hakimi è stato arrestato alla periferia di Quetta con altri 5 sospetti taleban.
In Canada, sono almeno 10 le persone morte per un
misterioso virus che ha colpito alcuni pazienti di una
casa di riposo di Toronto. Altre dieci persone, secondo le autorità locali,
sono in terapia intensiva. In tutti i casi, è stata riscontrata un’affezione
polmonare, con sintomi respiratori simili a quelli della Sars,
che due anni fa a Toronto ha provocato 44 morti. I medici assicurano, comunque, che la situazione è sotto controllo, anche se si attendono
gli esami di laboratorio per stabilire di quale malattia si tratti.
L’Unione Europea sta
valutando di intervenire in Kosovo
e in Medio Oriente per gestire le delicate fasi di transizione delle due aree.
Lo ha detto oggi a Bruxelles l’Alto rappresentante per la politica estera e di
sicurezza dell’Unione, Javier Solana.
L’enclave spagnola di Melilla, in Marocco, è stata di nuovo
presa d’assalto da diversi clandestini. Lo rendono
noto fonti della polizia precisando che almeno 59 immigrati sono riusciti
a superare il confine. Secondo quanto riportato dai media
locali, alcuni dei clandestini sono feriti in modo non grave.
C’è attesa a Berlino per una nuova riunione nel pomeriggio
fra socialdemocratici e cristianodemocratici. Il
persistente braccio di ferro sulla leadership del possibile
nuovo governo di ‘Grande Coalizione’ rischia, però,
di sfociare in una rottura clamorosa che aggraverebbe ulteriormente l’impasse
politica del Paese. Il nodo da sciogliere rimane la nomina del futuro
cancelliere.
India e Pakistan hanno fatto un
passo in avanti per risolvere l’annosa disputa sul Kashmir. In un incontro
avvenuto ad Islamabad, il ministro degli Esteri indiano,
Natwar Singh, e quello
pakistano, Khursheed Mehmood
Kasuri, si sono impegnati a trovare un accordo sulla
demilitarizzazione del ghiacciaio di Siachen. Il
servizio di Maria Grazia Coggiola:
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L’area, che si trova sulla catena himalayana a 5.500 metri
di quota, è famosa per essere il fronte di guerra più alto e anche il più
costoso. Ma è dal 1999 che gli eserciti non combattono
più, e finora tra i soldati ci sono state più vittime per le condizioni
climatiche estreme che per il conflitto. Tra le intese raggiunte tra le due
delegazioni, c’è anche quella di avviare uno studio per la delimitazione dei
confini marittimi, e la costituzione di una commissione di promozione
economica. I due Paesi, dotati di armi atomiche, hanno
anche firmato un importante accordo in cui si impegnano a notificare in
anticipo le prove di lancio di missili balistici. Tra le
misure di distensione militare, anche un telefono rosso tra le guardie costiere.
Anche se il nodo principale, la controversia sul
territorio del Kashmir, non è stato ancora affrontato, il processo di pace,
avviato nel gennaio 2004, prosegue quindi seguendo una strategia dei piccoli
passi che finora è servita a creare un clima di fiducia reciproca.
Da New Delhi, per la Radio
Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Un forte terremoto ha scosso stamattina la provincia indonesiana di Aceh,
già devastata dallo tsunami dello scorso dicembre,
causando il panico fra gli abitanti. Per il momento, non si ha notizia né di
vittime né di danni gravi.
Un deciso monito è stato
lanciato nella notte dall’ONU ad Etiopia ed Eritrea perchè pongano
termine ai forti contrasti. Le Nazioni Unite hanno criticato, in particolare,
il governo di Asmara che ha annunciato recentemente la decisione di
bloccare gli spostamenti in elicottero dei caschi blu, circa 3.200. Gli spostamenti
in elicottero sono fondamentali per la missione di pace.
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