RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
276 - Testo della trasmissione di lunedì 3 ottobre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Parte oggi la missione dei giovani nel centro
storico di Roma: ce ne parla mons. Mauro Parmeggiani
Giornata Mondiale dell’Habitat: intervista
con Giulio Fioravanti
CHIESA E SOCIETA’:
Iniziato oggi a Roma il torneo calcistico ‘Karol Wojtyla’
Musulmani in attesa della nuova luna per decretare l’inizio del
Ramadan
Organizzazioni
umanitarie denunciano, in Turkmenistan, continue violazioni della libertà
religiosa
Esercitazione
antiterrorismo oggi a Roma: tre gli attacchi simulati. La
soddisfazione del sindaco e del prefetto. Traffico in tilt
3 ottobre 2005
IL PAPA INTRODUCE I LAVORI DEL SINODO
SULL’EUCARISTIA E PARLA DI COLLEGIALITA’. NELLA SUA RELAZIONE IL PATRIARCA
ANGELO SCOLA INVITA A RISCOPRIRE L’EUCARISTIA E A TRADURLA ANCHE IN IMPEGNO SOCIALE
Benedetto XVI ha aperto oggi in
Vaticano la 1a Congregazione Generale dell’XI
Assemblea generale ordinaria del Sinodo
dei vescovi sul tema “l’Eucaristia,
fonte e culmine della vita e della missione della
Chiesa”. Sinodo inaugurato solennemente ieri con una
concelebrazione eucaristica presieduta dal Pontefice nella Basilica Vaticana.
Stamane il Papa ha avviato i lavori con un commento alla lettura dell’Ora
Terza, soffermandosi in particolare sul tema della collegialità. Ce ne parla
Sergio Centofanti.
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Il Papa parla a braccio
commentando la Lettera di
San Paolo ai Corinzi proposta
dall’odierna Liturgia delle Ore: “Fratelli, state lieti, tendete alla
perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in
pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi”. Un testo che ha portato il Pontefice a
soffermarsi in particolare sul tema della correzione fraterna e quindi della
collegialità. Nessuno di noi - ha detto – vede bene se stesso e le sue mancanze. Anzi ci sono alcune lacune che non vogliamo neanche vedere.
Per questo la correzione è un atto d’amore che tuttavia deve venire da un cuore
umile che non si sente migliore dell’altro. Si tratta di un aiuto reciproco che
diventa consolazione:
“Consolare: non solo correggere, ma anche ‘consolare’; condividere le
sofferenze dell’altro, aiutarlo nelle difficoltà ... Anche questo mi sembra un
grande atto del vero affetto collegiale quandoe uno,
in tante situazioni difficili che nascono oggi, nella nostra pastorale, si
trova realmente un po’ disperato, non vede come può andare avanti ... In quel
momento, ha bisogno della ‘consolazione’, che uno sia ‘con’ lui nella sua
solitudine interiore, che faccia l’opera dello Spirito Santo, del ‘Consolatore, di dar coraggio, di portarci insieme, di
appoggiarci insieme, aiutati dallo Spirito Santo stesso, che è il grande Paraclito, il Consolatore, il nostro avvocato che ci
aiuta!”
Il Papa ha invitato i padri
sinodali a vivere con originalità la fede e nello stesso tempo condividendo il
pensiero comune della Chiesa perché la fede non è un’invenzione di nessuno.
Occorre cioè imparare a pensare come Cristo:
“Quindi, possiamo avere la fede della Chiesa insieme, perché
con questa fede entriamo nei pensieri, nei sentimenti del Signore. Pensare con
i pensieri di Cristo. E possiamo farlo leggendo la
Sacra Scrittura nella quale i pensieri di Cristo sono parola, i pensieri di
Cristo parlano con noi. In questo senso, dovremmo praticare la ‘Lectio divina’, sentire nelle
Scritture i pensieri di Cristo, imparare a pensare con Cristo, a pensare i pensieri di Cristo e così avere i sentimenti di
Cristo, essere capaci di dare anche agli altri il pensiero di Cristo, i
sentimenti di Cristo”.
Portare agli altri i sentimenti
di Cristo vuol dire portare anche la sua pace e la sua
gioia: pace e gioia – ha detto Benedetto XVI - che sussistono paradossalmente anche nella tribolazione:
“Se l’Amato, l’Amore è il più grande dono
della mia vita, mi è vicino, se posso essere convinto che Colui che mi ama è
vicino a me, anche in situazioni di tribolazione rimane nel fondo del cuore la
gioia, più grande di tutte le sofferenze”.
L’invito
di San Paolo: “State lieti”, - ha affermato il Papa – è dunque un’esortazione
ad accorgerci della presenza nascosta di Dio, che è sempre vicino a noi:
“Per ognuno di noi, sono vere le parole
dell’Apocalisse: “Io busso alla tua porta: ascoltami, aprimi!”. E’ quindi anche un invito ad
essere sensibili a questa presenza del Signore che bussa alla mia porta.
Non essere sordi a lui, perché i nostri orecchi, gli orecchi
del nostro cuore sono pieni di tanto rumore del mondo che non possiamo sentire
questa silenziosa presenza che bussa alla nostra porta. Riflettiamo nello
stesso momento, se siamo realmente disponibili ad aprire le porte del nostro
cuore, o forse questo cuore è pieno di tante altre cose che non c’è spazio per
il Signore; che per il momento non abbiamo tempo per il Signore ... E così,
insensibili, sordi alla Sua presenza, pieni di altre
cose, non sentiamo l’essenziale: che Lui bussa alla porta, che è vicino, così
vicina la vera gioia che è più forte di tutte le tristezze del mondo, della
nostra vita. E preghiamo quindi…:“Signore, facci
sensibili alla Tua presenza! Aiutaci a sentire, a non essere sordi! Aiutaci ad
avere un cuore libero, aperto per te!”.
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Al
Segretario Generale del Sinodo mons. Nicola Eterović
il compito di introdurre i lavori del Sinodo. Al suo
discorso è seguito l’intervento del cardinale Angelo Scola,
patriarca di Venezia. L’Eucaristia, centro della vita del cristiano – ha detto - deve essere vissuta in tutte le dimensioni del
sociale. Sentiamo Tiziana Campisi:
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“Prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e
lo diede ai suoi discepoli”, con queste parole, ha detto il
Segretario Generale del Sinodo dei vescovi Nicola Eterović,
Gesù ha istituito l’Eucaristia. “Fate questo in memoria di me”,
testamento d’amore di Cristo essa è dono e mistero, cuore della Chiesa, fonte e
culmine della sua vita e della sua attività di evangelizzazione
e promozione umana. Una breve considerazione preliminare e monsignor Eterović ha spiegato subito ai padri sinodali la
struttura dell’undicesima Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi, sottolineando le novità introdotte da Benedetto XVI, tra cui
l’ampliamento del numero dei delegati fraterni, rappresentanti di altre Chiese
cristiane e comunità ecclesiali.
Quindi ha
preso la parola il cardinale Angelo Scola, Relatore Generale. Denso e ricco il suo intervento, la “Relatio ante disceptationem”,
che ha voluto immediatamente centrare l’attenzione sull’incontro tra Dio e
l’uomo. La creatura riconosce il disegno buono del Creatore nella realtà
che lo interpella, la reazione è lo stupore: “la
realtà gli è amica ed è un positivo che incontra le sue attese costitutive”. Ma “quando a causa della finitudine
e del male” subentrano “incertezza e timore” nell’uomo “si fa strada la paura
che la positività della realtà non permanga”. Soccorre l’azione eucaristica,
avvenimento inatteso e gratuito che svela il disegno d’amore divino. Dio “si
abbassa nel Corpo donato e nel Sangue versato da Gesù Cristo, fino a farsi cibo
e bevanda che alimentano la vita dell’uomo”. Ma la
pratica eucaristica ha registrato in questi ultimi anni lo “spegnersi dello
stupore eucaristico” e ciò anche a causa del peccato. Occorre evangelizzazione,
ha precisato il porporato. Spesso “la comunità cristiana che celebra
l’Eucaristia è distante dalla realtà, vive astrattamente”. Da qui l’invito del
cardinale Scola: “L’assemblea sinodale dovrà indagare attentamente questo stato
di cose e suggerire i rimedi possibili”. L’Eucaristia è il luogo in cui la
libertà di Dio incontra quella dell’uomo in uno spazio che squarcia la
quotidianità e porge il dono della Rivelazione. Centro della vita reale, ha
detto il porporato, essa fa la Chiesa e conduce alla “comunione di fede tra
Chiesa cattolica e Chiese ortodosse”, ma non può
prescindere dall’”indisgiundibile unità di liturgia
della parola e liturgia eucaristica”. Nel rito che rispetta la “piena
professione di fede apostolica”, ha aggiunto il Relatore Generale, possono
essere ammessi, “in circostanze del tutto speciali e nel rispetto di condizioni
oggettive”, “singole persone appartenenti a Chiese o comunità ecclesiali che
non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica”. È l’”ospitalità
eucaristica”. L’Eucaristia è dono che i fedeli sono chiamati ad
adorare, un dono dinanzi al quale l’uomo deve riconoscere la sua piccolezza e
povertà, per questo è chiamato ad una esame di coscienza prima di accostarvisi
e in particolare ad elevare il suo sguardo verso l’alto, ad andare oltre la sua
dimensione orizzontale. Occorre per questo una adeguata
formazione liturgica, ha affermato il cardinale Scola, indirizzata a tutto il
popolo di Dio e a tutti coloro che sono chiamati a svolgere ministeri o uffici
durante la celebrazione.
Il presule ha toccato anche i temi del celibato dei
sacerdoti, l’Eucaristia è intimamente correlata al sacerdozio ordinato, e dei
divorziati risposati - la comunità cristiana deve sostenerli
ma bisogna prendere coscienza della necessità di una “preparazione
remota dei fidanzati al matrimonio cristiano” cui tanti giungono solo “per
meccanica adesione alla tradizione”. Infine il mandato e l’evangelizzazione:
sono la dimensione antropologica e sociale dell’Eucaristia che deve generare
una “profonda unità tra la vita e la missione del cristiano”. Egli deve “impegnarsi con tutti gli uomini a livello culturale,
ecologico e sociale”, deve uscire dall’”antropocentrismo
esasperato che fa dell’uomo il padrone assoluto del creato”.
Il cardinale Angelo Scola ha concluso
invitando i cristiani ad un impegno forte anche nelle dimensioni civili e
politiche. “Riunirsi ogni domenica, in qualunque luogo della terra, per aver
parte allo stesso Corpo e allo stesso Sangue di Cristo - ha detto il porporato
- impone il dovere di una lotta tenace a tutte le forme di emarginazione
e di ingiustizia economica, sociale e politica” che deve condurre alla pace.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina: "Il mondo diventi con Cristo ed in Cristo la vite feconda di
Dio"; Benedetto XVI apre con la solenne Concelebrazione Eucaristica nella
Basilica Vaticana l'XI Assemblea generale ordinaria
del Sinodo dei Vescovi.
Servizio vaticano -
Il resoconto della prima Congregazione generale del Sinodo.
All'Angelus il Papa ha sottolineato che l'Eucaristia è il centro propulsore
dell'intera azione evangelizzatrice della Chiesa.
Servizio estero -
Indonesia: allarme terrorismo a Jakarta dopo le
stragi nell'isola di Bali.
Per la rubrica dell' "Atlante geopolitico"
un articolo di Giuseppe Fiorentino: "Bolivia: l'incerto cammino verso le
elezioni".
Servizio culturale - Un
articolo di Roberto Di Ceglie da titolo "Dalla
storia alla verità": un saggio filosofico di Angelo
Marchesi.
Servizio italiano - In
rilievo il tema della finanziaria.
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3
ottobre 2005
“UN PASSAGGIO MOLTO MOLTO DIFFICILE”: COSI’ IL PRESIDENTE DI TURNO
DELL’UE, STRAW, DEFINISCE LE FRENETICHE TRATTATIVE PER PERMETTERE L'AVVIO
FORMALE DEI NEGOZIATI DI ADESIONE DELLA TURCHIA. PROTAGONISTA L’AUSTRIA
CHE CHIEDE
DI INSERIRE IPOTESI DI PARTNERSHIP DIVERSE DALLA ADESIONE
- Intervista con Andrea Bonanni
-
Frenetiche trattative anche
questa mattina a Lussemburgo dove la presidenza di turno britannica della UE sta caparbiamente cercando un compromesso che possa permettere l'avvio formale dei
negoziati di adesione della Turchia all'Europa, previsto per oggi. E' in
preparazione, infatti, un nuovo testo di compromesso che dovrebbe avvicinare le
posizioni di Austria e Turchia. Il governo di Vienna infatti non ha ancora dato il via libera all'Unione
mantenendo le sue posizioni: chiede che vengano inserite anche ipotesi diverse
dall’adesione, cioè forme di
partnership. “Siamo in un passaggio molto, molto difficile” ha detto il presidente di turno
britannico Jack Straw. Ma
l’Austria è davvero sola in questa presa di posizione? Fausta Speranza lo ha
chiesto ad Andrea Bonanni, analista
di questione europee del quotidiano La Repubblica:
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R. – Formalmente
l’Austria è sola a sostenere la richiesta di una alternativa
al negoziato di adesione piena, con la possibilità di creare per la Turchia uno
status di partner privilegiato. In realtà, sappiamo benissimo che dietro la
posizione degli austriaci, se è quella del probabile futuro governo tedesco, ci
sono forti perplessità in Francia, ci sono forti perplessità
in Olanda e c’è un’opinione pubblica europea che è in maggioranza ostile
all’ingresso della Turchia nell’Unione.
D. – Ma, in definitiva,
è davvero in ballo una ipotesi di adesione o l’ipotesi
di un’altra forma di partnership o no?
R. – In larga misura si
tratta di una distinzione nominale, nel senso che la mossa iniziale prevedeva
un negoziato come si dice “open handed”, cioè aperto, che avesse come obiettivo unico l’adesione
della Turchia, ma di cui non si desse per scontata la conclusione. Sappiamo già
che sarà un negoziato molto lungo e sappiamo anche che tra le condizioni per
arrivare al termine del negoziato, poste dall’Europa, c’era non solo che la
Turchia alla fine del negoziato riempisse i parametri previsti, ma anche che
l’Europa si dimostrasse in grado di assorbire i
turchi. Quindi, la conclusione positiva del negoziato
non è comunque in nessun caso prevista o data per scontata. Quello che chiedono gli austriaci è di prevedere in qualche modo – o
almeno chiedevano all’inizio di questo round negoziale – che se il negoziato
non andava in porto si potesse studiare per la Turchia una partnership privilegiata.
I turchi si oppongono perché temono che questa via d’uscita già presente
all’inizio del negoziato poi finisca per condizionarlo. Però,
in nessuna delle due ipotesi si dà per scontato che il negoziato vada in porto.
E’ evidente che se il negoziato non va in porto, comunque
bisogna trovare una collocazione e un ruolo per la Turchia nei sui rapporti con
l’Unione.
D. – Tra le altre
questioni sembra anche che Ankara fino all’ultimo voglia mettere nero su bianco
che non verrà obbligata ad accettare l’entrata di Cipro
nella Nato. Questo è tra i nodi fondamentali?
R. – Questo mi sembra
sinceramente che sia un escamotage negoziale. Questa
clausola era presente sin da prima e non era stata messa in discussione. E’
stata messa in discussione nel momento in cui gli europei hanno studiato una
formula diversa da quella prevista per l’apertura dei negoziati. Mi sembra che
si tratti di colpe e ripicche che sono normali in un negoziato così teso.
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PARTE OGGI LA MISSIONE DEI GIOVANI
NEL CENTRO STORICO DI
ROMA
- Intervista con mons. Mauro Parmeggiani -
Parte oggi la "Missione dei giovani ai giovani nel
centro storico di Roma", Una serie di iniziative
fino al 9 ottobre organizzate dal Servizio per la pastorale giovanile del
Vicariato e animate quest’anno anche dai
ragazzi che hanno partecipato alla GMG di Colonia. La settimana
missionaria sul tema “Cristo al Centro” è scandita dall'evangelizzazione
nelle strade, dal dialogo con gli studenti nelle scuole, dall'annuncio negli
ospedali. L’iniziativa è stata
presentata questa mattina alle 11 in Vicariato da mons. Mauro Parmeggiani responsabile del servizio diocesano per la
pastorale giovanile. Paolo Ondarza lo ha intervistato.
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R. – Gesù al centro, non tanto perché viene
proposto nel centro storico di Roma, ma Gesù al centro della vita delle persone.
E’ questo l’intento alla base della nostra missione. Avremo circa 334
missionari giovani, che si sono preparati per vivere un’esperienza forte di
quello che deve essere il cristianesimo, ossia la testimonianza di Gesù nei
luoghi di lavoro, di studio, di divertimento, anche nei luoghi di sofferenza -
andranno anche negli ospedali - dove l’uomo vive. Là dove c’è l’uomo vogliamo
abituarci a far sì che ci sia anche il cristiano.
D. – Quest’anno, in modo
particolare, alla missione prenderanno parte anche i ragazzi che hanno
partecipato alla Gmg di Colonia…
R. – Lo stile della
Giornata della gioventù di Colonia arricchisce la
nostra missione. Una novità a Colonia erano i centri di spiritualità, queste
chiese dov’era possibile fare l’adorazione permanente di Gesù Eucaristia. Anche noi abbiamo voluto ripetere l’esperienza in alcune
chiese del centro storico, quasi un polmone per aiutare chi andrà in missione.
Poi ancora, oltre la preghiera, abbiamo voluto momenti sia culturali di catechesi
che di festa. Stasera ad esempio, il cardinale Tonini, alle 21.00, in Piazza Navone, dialogherà con i
giovani sul tema “Come fare per raggiungere la felicità”. Mercoledì
sera ci sarà il concerto del Gen Rosso, per dare una
mano alla pace; venerdì sera una grande Via Crucis con delle immagini
artistiche; e sabato sera, dopo la processione eucaristica, un concerto in
Piazza Navona della Corale Nazionale del Rinnovamento
nello Spirito.
D. – Come recepisce la città di Roma la missione dei giovani?
R. – Le persone e anche i giovani
hanno bisogno di qualcuno che annunci loro qualcosa di alto,
qualcosa di grande. Giovanni Paolo II è stato un maestro di missione per noi.
Lo è anche ora Benedetto XVI. L’uomo di oggi che
rischia di lavorare, di vivere, solo per se stesso, si logora e ha poi bisogno
di una prospettiva alta che vada al di là. E questa prospettiva
si chiama Dio. Io credo che la città recepisca bene la
missione, perché ha bisogno di sentire qualcuno che la ami.
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GLI OBIETTIVI DI
SVILUPPO DEL MILLENNIO E LA CITTA’.
QUESTO IL TEMA
DELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DELL’HABITAT,
ISTITUITA DALLE NAZIONI
UNITE
- Intervista con Giulio Fioravanti -
Si celebra oggi la Giornata Mondiale dell'Habitat, istituita dalle
Nazioni Unite per sensibilizzare la comunità internazionale sul problema degli
insediamenti umani, sul diritto fondamentale ad un riparo adeguato per tutti.
Il tema di quest’anno, “Gli obiettivi di
sviluppo del Millennio e la città” evidenzia l’importanza di una gestione
efficiente ed efficace dell’urbanizzazione. Le
manifestazioni centrali si tengono in Indonesia, per ricordare al mondo la
distruzione di migliaia di case a causa dello tsunami che nel dicembre scorso ha devastato la costa
indonesiana di Banda Aceh ed altri Paesi dell'Oceano
Indiano. Un argomento importante sul quale riflettere, dunque. Ma quanto è importante l’Habitat oggi? Salvatore Sabatino lo
ha chiesto all’architetto ed urbanista Giulio Fioravanti:
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R. –
L’Habitat oggi penso che abbia la stessa importanza
che ha sempre avuto nella storia. E’ un segno di civiltà, un segno di aggregazione e di solidarietà. Lo è sempre stato e questo
deve essere. Attualmente abbiamo dei fenomeni
patologici dell’Habitat che derivano dall’eccesso di accumulo di persone,
dall’eccesso di urbanizzazione, oppure derivano dal fatto di avere uno scarso
rapporto con quelle che sono le dinamiche dell’ambiente più in generale.
D. – Il settimo obiettivo del millennio delle
Nazioni Unite è quello di assicurare la sostenibilità ambientale. Oggi come
oggi, secondo lei è un obiettivo raggiungibile oppure no?
R. –
L’ambiente che oggi abbiamo non è l’ambiente naturale
originario. E’ un ambiente costruito sostanzialmente dall’uomo. Questo è
avvenuto in un momento in cui forse si aveva una visione più organica della
realtà. Quindi, la sostenibilità è sempre esistita in quanto
tale, tant’è che il mondo che c’è stato dato dai nostri padri è un mondo oggi
riletto come obiettivamente sostenibile. Oggi stanno avvenendo dei
fenomeni molto più complessi, cioè per la prima volta,
da un lato il numero della popolazione per intero, dall’altra i consumi
energetici, stanno dimostrando che siamo in grado di intaccare immediatamente e
sensibilmente l’intero pianeta. Questo richiede un nuovo progetto.
Effettivamente, dobbiamo riaffrontare i termini armonici di un rapporto con la
dimensione piccola che oggi si viene a vedere del nostro pianeta, rispetto alla
nostra capacità e alla potenzialità di trasformazione.
D. –
In maniera concreta, dunque, nel terzo millennio, secondo lei è possibile assistere
ad un cambiamento di rotta nell’edificazione delle nostre città?
R. – Sì, ma non di ridurre le potenzialità di
sviluppo o altro. Va rimontato un progetto.
Un progetto vuol dire che vanno rimontati i termini
propri di un rapporto fra l’ambiente e il giusto crescere del mondo degli
uomini. Credo che questo progetto non ci sia più. C’è sempre stato in qualche
maniera forse più semplificata. L’agricoltura non aveva la dirompenza
che ha ad esempio il consumo energetico oggi. Il fatto
che abbiamo un solo modello di sviluppo e che questo modello di sviluppo
riguardi soltanto una piccola parte dell’umanità e sia stato preso come
riferimento dalla gran parte dell’umanità, ci fa dire
che non c’era un progetto possibile di sostenibilità. Va rifondato.
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3 ottobre 2005
LA TUTELA DELLE DIVERSITÀ CULTURALI, LE SFIDE DELLA
BIOETICA
E LA
LOTTA AL DOPING AL CENTRO DELLA 33.MA CONFERENZA
GENERALE DELL’UNESCO APERTASI OGGI A PARIGI
- A cura di Amedeo Lomonaco
-
PARIGI.
= Una bozza sulla protezione delle diversità culturali e
delle espressioni artistiche, una convenzione contro il doping nello sport; un
documento sulla bioetica e sui diritti umani. Sono i
principali testi al centro della 33.ma Conferenza generale dell’UNESCO che si è aperta
questa mattina a Parigi. L’incontro, che si tiene ogni due anni, cade nel 60.mo anniversario dell’organizzazione. Il programma della
Conferenza, che si concluderà il prossimo 21 ottobre,
prevede relazioni, dibattiti e una speciale cerimonia, mercoledì prossimo, per
celebrare la ricorrenza. In questa occasione, il tema
della dignità umana sarà al centro delle relazioni del presidente della
Germania, Horst Köhler, e di quello dell’Afgha-nistan, Hamid Karzai. Domani
interverrà, inoltre, l’osservatore permanente della Santa Sede presso
l’UNESCO, mons. Francesco Follo, che porterà il saluto
del Papa e leggerà il messaggio di Benedetto XVI ai partecipanti. Durante i lavori, ai quali prendono
parte numerosi ministri, capi di Stato e di governo, saranno anche nominati 29
dei 58 membri del Consiglio esecutivo ed il direttore generale per i prossimi
quattro anni. Appare scontata la conferma del giapponese Koïchiro
Matsuura, alla guida dell’UNESCO dal 1999. Oltre alla nomina del nuovo direttore generale sarà esaminato anche
il piano per il budget del biennio 2006-2007. Particolare
rilevanza verrà data, poi, allo studio di un sistema
globale di allerta per gli tsunami. Alle relazioni
sulla diversità culturale, sul doping e sulla bioetica si aggiungeranno,
inoltre, interventi sui programmi da adottare per migliorare la formazione
delle nuove generazioni. Proprio per stimolare una tavola
rotonda su questo punto fondamentale, l’apertura dei lavori della Conferenza è
stata preceduta da un Forum, al quale hanno partecipato più di 200 giovani provenienti
da 120 Paesi ed incentrato sul tema: “I giovani e il dialogo tra culture,
civiltà e popoli: idee per un’azione nella formazione, nelle scienze, nella
cultura e nella comunicazione”. Alla vigilia della Conferenza è
stato anche assegnato a Parigi, lo scorso 29 settembre, il premio internazionale
‘Sharjah’ per la Cultura araba al padre bianco Michel Lagarde, dell’Istituto
Pontificio di Studi Arabi ed Islamici di Roma. “Padre Lagarde
– si legge nella motivazione - ha consacrato la sua
vita, il suo insegnamento ed un'opera importante alla lingua araba e allo
studio della religione islamica. I suoi lavori sui rapporti tra il
cristianesimo e l’Islam hanno contribuito al rispetto
dell'altro e al riavvicinamento delle due culture”. L’UNESCO, l’Organizzazione delle
Nazioni Unite per l’educazione, la scienza, la cultura e la comunicazione fondata a Parigi il
16 novembre 1945, ha tra i suoi
obiettivi prioritari quelli di promuovere nel mondo condizioni idonee
all’istruzione, attraverso la formazione di insegnanti, la lotta
all’analfabetismo, la ricostruzione degli edifici scolastici nel rispetto delle
situazioni culturali locali.
ASSEGNATO AGLI SCIENZIATI MARSHALL E WARREN
IL PREMIO NOBEL PER LA MEDICINA 2005
PER I LORO STUDI SULLA GASTRITE E L’ULCERA PEPTICA
- A cura Vincenzo Lanza
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STOCCOLMA.
= Sono due patologi australiani, gli scienziati Robert
Warren e Barry Marshall, ai quali quest’anno il Comitato Nobel
dell’Istituto Karolinska di Stoccolma ha attribuito
il Premio Nobel 2005 per la Fisiologia o Medicina. Nel 1982
Warren e Marshall individuarono
il batterio Helicobacter Pylori,
scoprendo che era la causa principale dell’infiammazione della mucosa gastrica,
la ben nota gastrite, e dell’ulcerazione dell’ulcera peptica, l’ulcerazione
dello stomaco e del duodeno. Warren e Marshall mostrarono, quindi, che i pazienti potevano essere
curati dall’ulcera peptica soltanto quando tale
batterio veniva sradicato dallo stomaco. Grazie alle loro ricerche
d’avanguardia i due patologi australiani hanno potuto indicare che l’ulcera
peptica non è più cronica, ma una malattia che può essere curata con brevi
periodi di somministrazione di antibiotici e di inibitori
di secrezione acida. La scoperta dell’Helicobacter Pylori ha condotto ad una maggiore comprensione delle
connessioni che possono insorgere tra infezione cronica, infiammazione di
tumori. Gli otto milioni di euro del Premio Nobel di
Fisiologia e Medicina verrà ripartito tra Warren e Marshall nelle fastose cerimonie di premiazione dei Nobel
il 10 dicembre prossimo, nel Palazzo dei Concerti di Stoccolma.
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PROMUOVERE IL MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II IN
FAVORE DELLA PACE
E DELLA
CONVIVENZA TRA POPOLI CON DIVERSE TRADIZIONI RELIGIOSE.
È QUESTO LO SCOPO DEL TORNEO CALCISTICO ‘KAROL WOJTYLA’.
ALLA MANIFESTAZIONE, INIZIATA OGGI, PARTECIPANO 12
SQUADRE DI 6 NAZIONI
ROMA. = Un
incontro fra religioni e culture diverse attraverso il confronto su un campo di
calcio. E’ questo lo spirito del primo trofeo ‘Karol Wojtyla’ iniziato oggi. Le
partite si disputeranno in diverse località della provincia di Roma. La
competizione intende rendere omaggio alla figura del Santo Padre Giovanni Paolo
II, e promuovere il suo messaggio in favore della pace e della convivenza
pacifica tra le comunità di diverse culture. L’inno ufficiale del trofeo sarà
la nuova canzone del gruppo cileno “Intillimani”, dal
titolo “Il calcio per la pace”, che sarà cantata mercoledì prossimo all’udienza
generale davanti a Benedetto XVI. Durante l’udienza, il Papa incontrerà inoltre
gli organizzatori e le squadre. Le formazioni che partecipano alla
manifestazione rappresentano Paesi con diverse tradizioni religiose, a sottolineare il grande impegno di Giovanni Paolo II per
l’ecumenismo. Tra le squadre presenti ci sono, infatti, oltre alle formazioni
primavera delle italiane Lazio, Roma e Juventus anche il Maccabi Haifa, club israeliano con giocatori di religione ebraica,
l’Hapoel di Nazareth, formato a maggioranza da
calciatori musulmani e cristiani, una compagine di Tunisi, con giocatori
musulmani, ed il Wisla Cracovia, squadra della città
in cui Karol Wojtyla fu nominato arcivescovo nel
1964. Con il trofeo Karol Wojtyla sono stati avviati,
inoltre, il progetto di sostegno alla ricerca medica sul cuore giovanile,
promosso dall’Associazione ‘Cona Cuore’ e quello per l’adozione a distanza di bambini africani e asiatici
in collaborazione con diverse associazioni internazionali. (A.L.)
MUSULMANI IN ATTESA DELLA NUOVA
LUNA PER DECRETARE L’INIZIO DEL RAMADAN,
IL MESE SACRO PER I FEDELI
ISLAMICI
LA MECCA. = Anche
quest’anno la comunità islamica mondiale si appresta ad attendere la nascita
della nuova luna, che decreta l’inizio del mese sacro del Ramadan. Questa sera,
infatti, se verrà avvistata una nuova luna nascente,
si entrerà nel nuovo mese e domani inizierà il Ramadan. In caso contrario, il
mese in corso durerà 30 giorni e il Ramadan avrà
inizio mercoledì prossimo. La comunità islamica scandisce le proprie ricorrenze
e festività religiose tramite un calendario lunare, detto egiriano.
Durante il Ramadan, i fedeli sono chiamati ad
osservare il digiuno, uno dei cinque precetti obbligatori dell’Islam. Il
digiuno consiste nel non assumere cibo, nel non fumare, nel non avere rapporti
coniugali, nel non ingerire nessun tipo di sostanze per via orale dall’alba al
tramonto. Il tramonto del sole segna la fine del digiuno e cessa, quindi, il
dovere dell'astinenza. L’astinenza viene rotta
mangiando o uno o tre datteri, o in mancanza dei datteri bevendo dell’acqua. Il
mese di Ramadan è, per i musulmani, il mese dello sforzo per accrescere la
fede, migliorare la condotta morale e dare
maggiore forza alla pratica dell'Islam e alla diffusione della parola
d'Allah. (A.L.)
DIVERSE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE DENUNCIANO, IN TURKMENISTAN,
CONTINUE VIOLAZIONI DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA
ASHKABAD. = “Il governo del Turkmenistan
ancora non permette di praticare la propria fede con libertà”. E’ la denuncia
di Felix Corley, editore di
‘Forum 18 News Service,’ agenzia
che segue la situazione della libertà religiosa nelle ex repubbliche
sovietiche. Lo scorso 28 settembre una coalizione di
10 organizzazioni per la tutela dei diritti dell’uomo, tra cui Human Rights Watch, sottolineava in una lettera inviata a Condoleeza Rice, segretario di
Stato americano, che “nel Turkmenistan non c’è libertà religiosa”. Nonostante le ripetute pressioni internazionali - si legge nella
lettera - nel Paese asiatico continuano le persecuzioni, soprattutto a danno
delle minoranze. La lettera denuncia che il presidente, Saparmurat Niyazov, vuole
istituire una nuova religione fondata sul culto della sua persona. La
propaganda pubblica – sostengono le organizzazioni
umanitarie - lo glorifica come “profeta” e nelle scuole sono obbligatori lo
studio del suo libro “Ruhnama”, definito
“Santo”. Il presidente Niyazov – prosegue
la lettera - ha annunciato la prossima pubblicazione di una “lista di
riti islamici ammessi”. Nei luoghi di culto – riferisce inoltre l’Agenzia Asia News - è obbligatorio “l’angolo del presidente” dove sono
presenti immagini di Niyazov e il suo libro. Nel
febbraio 2005, il Consiglio di Stato per gli affari religiosi ha detto ai leader islamici che “compito prioritario per
i religiosi è la diffusione degli elevati ideali del sacro libro di Niyazov”. (A.L.)
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3 ottobre
2005
La polizia indonesiana, con il
supporto di 32 investigatori dei colleghi australiani, è al lavoro per
identificare i tre attentatori e chi li ha aiutati a
organizzare gli attacchi di sabato a Bali, che hanno
provocato almeno 22 morti. Un video amatoriale ritrae probabilmente uno dei tre
attentatori che hanno colpito, in azioni simultanee, tre ristoranti affollati
di turisti, due all’aperto sul lungomare, sulla Jimbaran
Beach, e uno interno, la Steak House,
a Kuta Beach. Le teste di tre giovani asiatici,
ritrovate sui luoghi delle esplosioni, secondo gli inquirenti appartengono ai
terroristi. Gli inquirenti hanno reso pubbliche le macabre foto nella speranza
che qualcuno identifichi i tre e suggerisca una pista
per capire chi ha organizzato gli attentati. La strage di sabato scorso, che è
avvenuta a tre anni di distanza dal massacro compiuto a Bali
dalla Jemah Islamiah (202
morti), non è stata ancora rivendicata ufficialmente ma
gli inquirenti pensano alla stessa organizzazione islamica terrorista, legata
alla rete di al Qaeda.
Palestinesi armati hanno fatto
irruzione durante una sessione del parlamento dell’ANP riunito a Gaza. Il gesto
fa seguito alla mozione di sfiducia contro il governo palestinese del premier Abu Ala presentata da una commissione del parlamento di Ramallah.- Il tutto all’indomani dei sanguinosi scontri di
Gaza City fra miliziani di Hamas e polizia ANP, che hanno provocato la morte di 3 persone e il ferimento di altre
50. La commissione ad hoc istituita dal
parlamento per indagare sulla situazione di anarchia armata nei territori ha
raccomandato anche “il licenziamento di tutti i capi incompetenti dei servizi
di sicurezza e dei loro vice”. Abu Mazen ha dichiarato più volte di essere determinato a porre
fine all’anarchia armata nei territori, dove continuano a spadroneggiare
indisturbati i gruppi armati, ma per ora le sue parole non sono state seguite
da miglioramenti significativi della situazione. A
Gaza City questa mattina la situazione appare calma, ma le forze di sicurezza
palestinesi rimangono in stato di allerta.
In Israele, si celebra da stasera
l’inizio dell’anno ebraico 5766 in un clima di relativo ottimismo, dovuto alla
conclusione del ritiro da Gaza, ad un ripresa economica che comincia a dare
primi risultati tangibili. Nelle interviste di occasione,
il vicepremier Shimon Peres si è felicitato del ritiro da Gaza, mentre il premier
Ariel Sharon ha espresso l’auspicio che nell’anno che viene sarà possibile conseguire
‘progressi giganteschi’ nel Tracciato di pace con i
palestinesi. Secondo il premier, un suo incontro con
il presidente palestinese Abu Mazen
potrebbe avvenire ‘dopo Capodanno’, ossia fra giorni.
Due guardie del corpo del ministro
del petrolio iracheno sono state uccise in un attacco
contro il convoglio che viaggiava alla periferia nord di Baghdad. E viene reso noto oggi che ieri le forze americane hanno
ucciso almeno 12 ribelli e ferito cinque civili nel corso dell’operazione
‘Pugno di ferro’, cominciata sabato nell’Iraq
occidentale. Sono circa mille i soldati americani impegnati in questa operazione contro quello che hanno definito “un
santuario terroristico cono-sciuto”, nella regione di Sadah,
a circa 12 chilometri dal confine con la Siria, nella provincia di al Anbar.
Intanto, l’esercito americano ha detto di “non
avere indicazioni che siano vere le affermazioni di al
Qaeda sul rapimento di due marines”. Ieri un
comunicato apparso sul web a firma di Al Qaeda
annunciava il rapimento di due marines americani e si
minacciava la loro uccisione se entro 24 ore non fossero state liberate tutte
le donne sunnite prigioniere.
Nuova retata negli ambienti degli
integralisti islamici francesi: dopo quella della
settimana scorsa a Evreux, banlieue parigina, stamane all’alba è toccato a diverse persone fermate a Montargis, 150 km a sud della capitale. Per il ministro degli
Interni, Nicolas Sarkozy, si tratta di un
“proseguimento” dell’operazione che qualche giorno fa aveva portato
all’arresto, fra gli altri, di Safè Bourrada, 35 anni, già condannato a 10 anni per attentati.
I due francesi convertiti all’islam, di 25 e 30 anni, fermati oggi avevano
legami proprio con Bourrada che con altri tre sarebbe stato in
procinto di preparare attentati a Parigi contro la sede dei servizi (DST),
contro la metropolitana e all’aeroporto di Orly. Gli
arresti di questa mattina sono relativi a quanto
trovato dagli inquirenti nelle perquisizioni a casa dei quattro arrestati della
settimana scorsa e ai loro interrogatori.
Disagi nel traffico di Roma per l’esercitazione
antiterrorismo che ha coinvolto in mattinata il centro
della città. Tre le esplosioni con falsi ordigni. Simulati in
tutto 26 morti e numerosi feriti. Impegno ingente di forze dell’ordine e
soccorsi. “Roma ha mostrato una grandissima maturità”, ha
detto il prefetto Achille Serra. Il servizio di Debora Donnini.
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Traffico in tilt, sirene di ambulanze,
dispiegamento ingente di vigili e protezione civile. Per un giorno Roma si è
trasformata in una città colpita dal terrorismo. “Matilda
2005” il nome dato all’esercitazione. Tre gli attacchi
simulati. Il primo alla ore 9,30: un kamikaze
virtuale, cioè un manichino vestito con tuta kaki e passamontagna, viene fatto
esplodere vicino al Colosseo. A quel punto diversi volontari
della protezione civile si sono gettati a terra simulando morti e feriti. Quindi vigili del fuoco e ambulanze sono arrivate sul posto.
L’altra è avvenuta a bordo della metropolitana A alla
fermata di Repubblica; la terza a piazza san Pantaleo tra Piazza Navona e Campo de Fiori sul bus numero 64. Quest’ultima è
iniziata con alcuni minuti di ritardo poiché un gruppo di disobbendienti
al grido “pace subito” e “ritiro di tutte le truppe dall’Iraq” ha lanciato fumogeni e bloccato per alcuni minuti corso Vittorio
Emanuele. “E’ andata bene “, ha commentato il prefetto di
Roma Achille Serra. “Siamo consapevoli - ha aggiunto - che stiamo
lavorando per la gente e la città di Roma”. Giudizio positivo
anche dal sindaco Walter Veltroni. Tanti i turisti
ignari dell’esercitazione, a tratti preoccupati; i romani, informati, hanno comunque subito disagi al traffico, complice anche la
pioggia.
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Proseguono gli assalti degli immigrati clandestini per
superare la barriera che separa le enclave spagnole di
Ceuta e Melilla in Marocco.
Oggi circa 300 immigrati sono riusciti a superare la recinzione a Melilla in un nuovo tentativo di infiltrazione
massiccia. Sembra siano stati circa 700-800 i clandestini che hanno partecipato
all'assalto, avvenuto in una zona in cui la recinzione è alta sei metri. Questo
nuovo assalto è avvenuto intorno alle 5.15 e al termine circa 300 clandestini
sono riusciti a passare. La scorsa settimana la Spagna e il Marocco hanno
dispiegato rispettivamente 480 militari e 1600 agenti per rafforzare la sorveglianza. Giovedì scorso cinque
clandestini erano morti durante un assalto a Ceuta.
In Germania, il voto parziale svoltosi
ieri con due settimane di ritardo a Dresda, ha dato un leggero vantaggio alla
CDU/CSU di Angela Merkel ma non sblocca l’impasse
politica. Il Paese, intanto, oggi festeggia 15 anni dalla riunificazione. Il
nostro servizio:
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Alla formazione di Angela Merkel è andato il seggio in palio con mandato diretto. Ma anche la SPD canta vittoria facendo valere il maggior
numero di voti ottenuti col sistema proporzionale, in base al quale saranno poi
assegnati gli altri due seggi in palio. Un altro esito elettorale, dunque, che ripropone una sostanziale parità tra i due fronti contrapposti,
dopo quella del 18 settembre che ha fatto sprofondare la Germania in una
impasse politica senza precedenti. Entrambi i contendenti - Gerhard
Schröder (SPD) e Angela Merkel
(CDU) - che continuano a reclamare per sé la carica di Cancelliere. L’ipotesi è
di un nuovo governo di Grosse Koalition. Il prossimo
incontro esplorativo fra le parti, fra CDU/CSU e SPD, è previsto per mercoledì prossimo.
Intanto, con una solenne messa ecumenica nella Nikolaikirche sono cominciate in
mattinata a Potsdam, alle porte di Berlino, le celebrazioni
ufficiali per ricordare che 15 anni fa, il 3 ottobre del 1990, avveniva la
riunificazione del territorio dell’est con la Germania occidentale. Alla
presenza del presidente della repubblica Köhler e di Schröder, ai circa mille fedeli hanno parlato il cardinale Georg Sterzinsky, arcivescovo di
Berlino, e il vescovo evangelico Wolfgang Huber, capo della Chiesa evangelica
tedesca. Senza fare riferimento diretto alla crisi politica,
hanno fatto appello al senso di responsabilità dei politici, che hanno il
dovere di dare un governo al Paese e di fare del proprio meglio per migliorare
la vita e le condizioni dei cittadini. Feste e raduni anche a Berlino e
in altre città. Le celebrazioni ufficiali si tengono ogni anno nel capoluogo
del Land che detiene la presidenza di turno del Bundesrat, la Camera alta delle Regioni. Quest'anno la
presidenza spetta al Brandeburgo, di cui Potsdam è il capoluogo.
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Il generale croato Ante Gotovina,
la cui mancata consegna al tribunale penale internazionale per l’Ex Iugoslavia
(TPI) è stata la causa ufficiale del rinvio dei negoziati di adesione
con l’UE, previsti già da marzo, si dice pronto a sottoporsi immediatamente ad
un processo per crimini di guerra che però avvenisse in Croazia. In un articolo
pubblicato oggi sul ‘Wall
Street Journal Europe’, l’avvocato americano del
generale, Luka Misetic,
sottolinea che Gotovina ha rifiutato di consegnarsi
al TPI perché diffida del fatto di poter essere giudicato in modo equo.
Il capo degli investigatori ONU, Detlev
Mehlis, intende prolungare fino al 15 dicembre le
indagini sull’uccisione di Rafik Hariri,
margine previsto dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza ONU che ha creato
la commissione internazionale d’inchiesta sull’attentato di San Valentino
costato la vita all’ex premier libanese. Alcuni
quotidiani libanesi sostengono che gli investigatori ONU avrebbero bisogno di ulteriori “audizioni” con funzionari siriani a Damasco,
dopo quelle del mese scorso con gli ex responsabili dei servizi di sicurezza siriani
in Libano all’epoca dell’attentato contro Hariri.
Intanto, a Parigi Mehlis deve incontrare Saad Hariri, secondogenito ed
erede politico dell’ex premier assassinato. Poi, a Zurigo il ministro della Difesa libanese Elias Murr, che, sopravvissuto a un
attentato in luglio, ha accusato nei giorni scorsi il generale Rustom Ghazali, ex capo dei
servizi di sicurezza siriani in Libano, di averlo minacciato.
Un professore di fisica, Aleksandr Milinkevic,
sarà il candidato unico delle opposizioni alle
elezioni presidenziali del luglio 2006 in Bielorussia
dove Aleksandr
Lukashenko, al potere dal 1994, è deciso a succedere ancora una volta a se stesso. Cinquantotto anni, ex-vicesindaco della
città di Grodno, a capo della Ong “Fondi di sostegno allo sviluppo regionale”, Milinkevic ha ricevuto l’investitura ieri a Minsk durante un Congresso delle Forze Democratiche di Bielorussia al quale hanno partecipato circa 900 delegati.
Ha avuto 399 voti, otto in più rispetto a Anatoli Bededko, finora la
principale figura dell’opposizione anti-Lukashenko.
Una persona è morta ed un agente è in gravi condizioni per
una serie di esplosioni avvenute oggi in Bangladesh.
Almeno 31 presunti taleban sono stati uccisi durante due operazioni dell’esercito afghano
al confine con il Pakistan, avvenute durante il fine settimana.
Almeno 34 minatori sono morti a causa di un’esplosione di
gas in una miniera di carbone a Hebi City, nella Cina centrale. Si tratta dell’ennesimo incidente
nell’industria mineraria cinese, considerata quella più rischiosa del mondo.
Un treno è deragliato in un tratto ferroviario dell'India
centrale, provocando la morte di 12 passeggeri e il ferimento di un altro
centinaio. Sei vetture del Bundelkhand Express sono
uscite dai binari vicino alla città di Datia nel Madhya Pradesh, a circa 400 chilometri a nord della capitale dello
Stato, Bhopal, secondo quanto hanno riferito fonti
della polizia. Il bilancio dell’incidente è ancora provvisorio perché molte persone
sono rimaste incastrate negli scompartimenti.
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