RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
275 - Testo della trasmissione di domenica 2 ottobre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Oltre
un milione di bambini all’anno muoiono per malattie prevenibili con i vaccini
Da
oggi, in Thailandia, un vertice mondiale sulla pace attraverso il turismo
In Perù,
un incontro regionale di catechesi delle nazioni bolivariane
Torna il dramma del terrorismo in Indonesia: a Bali
almeno 25 morti per una serie di bombe
In
Salvador, eruzione del più grande vulcano del Paese: due morti e migliaia di
sfollati
2
ottobre 2005
UN SINODO CHE VIVA DELLA FORZA DELL’EUCARISTIA E
NON SOLO
DI BELLE
ESPRESSIONI SU QUESTO MISTERO:
ALLA MESSA
INAUGURALE DELL’ASSISE IN SAN PIETRO,
L’AUSPICIO DI BENEDETTO XVI CHE LANCIA UN MONITO:
BANDIRE DIO DALLA VITA NON E’ TOLLERANZA MA
IPOCRISIA
Benedetto XVI ha dato il via questa
mattina - con una Messa solenne concelebrata da oltre 320 tra cardinali,
Patriarchi e presuli - al primo atto dell’XI Assemblea generale del Sinodo dei
vescovi che sarà interamente dedicato all’Eucaristia. Durante la liturgia e poi
all’Angelus, il Papa ha chiesto a Dio e alla Vergine di assistere in modo
speciale la Chiesa impegnata in questa riflessione collegiale per
giungere, ha affermato, ad “una consapevolezza sempre più chiara della propria
missione a servizio del Redentore realmente presente nel sacramento
dell’Eucaristia”. La cronaca della celebrazione nel servizio di Alessandro De
Carolis:
**********
Il “vino” della gioia e della presenza
amorevole di Dio, pagato a caro prezzo con la morte di suo Figlio e lasciato
come dono “indistruttibile” all’umanità, attraverso di lui, nell’Eucaristia,
piuttosto che l’“aceto” dell’autosufficienza, del conflitto, dell’indifferenza
di chi è tentato di ridurre Dio a “una semplice frase devota”. Benedetto XVI
apre solennemente il Sinodo sull’Eucaristia, che da domani e per tre settimane
vedrà 256 tra cardinali e vescovi riflettere sul mistero centrale della vita cristiana,
con un invito che vale un programma di lavoro: non siano soltanto le “belle
parole” che i padri sinodali sapranno dedicare all’Eucaristia a dare valore a
questa assise, quanto l’esperienza di forza che scaturisce da questo Sacramento
che parla di sacrificio e di amore, di morte e di vita.
(canto litanie)
Quella
che il Papa inizia dopo il Vangelo - in una Basilica di San Pietro tornata a
riempirsi con il colpo d’occhio degli appuntamenti più solenni - è una catechesi
alta, di sapore patristico, ispirata da una delle “grandi immagini” della Scrittura:
l’immagine della vite e dei tralci, della vigna e dei suoi lavoratori infedeli,
del vino buono e di quello avariato, che diventa “specchio” di arroganza e
arbitrio. L’omelia di Benedetto XVI è un crescendo di riflessioni che, prima di
giungere all’epilogo confortante della promessa divina, si soffermano, senza attenuarla,
sulla severità delle parabole contenute nei brani delle letture: severità che
permette al Papa di scavare nella coscienza. Primo pensiero: Dio crea l’uomo a
sua immagine, e dunque nell’uomo “brilla” un po’ dell’amore divino. Ma l’uomo
ne è consapevole? Risponde a questo amore, si chiede il Papa:
“Dio ci aspetta. Egli vuole essere amato da noi: un simile appello non
dovrebbe forse toccare il nostro cuore? Proprio in quest’ora in cui celebriamo
l’Eucaristia, in cui inauguriamo il Sinodo sull’Eucaristia, Egli ci viene incontro,
viene incontro a me. Troverà una risposta? O accade con noi come con la vigna,
di cui Dio dice in Isaia: “Egli aspettò che producesse uva, ma essa fece uva
selvatica”? La nostra vita cristiana spesso non è forse molto più aceto che
vino? Autocommiserazione, conflitto, indifferenza?”
Il
contrasto tra le due uve – l’uva buona simbolo di giustizia e quella selvatica,
emblema della violenza - si fa più stridente nel Vangelo. Anche se lì l’uva è
buona, sono i vignaioli ad essere ingiusti e crudeli, pretendendo di trattenere
il frutto della vendemmia. Un’immagine grave, spiega Benedetto XVI: è Dio
stesso ad essere disprezzato, un po’ come spesso accade nel mondo di oggi:
“Noi uomini, ai quali la creazione, per così dire, è affidata in
gestione, la usurpiamo. Vogliamo esserne i padroni in prima persona e da soli.
Vogliamo possedere il mondo e la nostra stessa vita in modo illimitato. Dio ci
è d’intralcio. O si fa di Lui una semplice frase devota o Egli viene negato del
tutto, bandito dalla vita pubblica, così da perdere ogni significato. La tolleranza,
che ammette per così dire Dio come opinione privata, ma gli rifiuta il dominio
pubblico, la realtà del mondo e della nostra vita, non è tolleranza ma
ipocrisia. Laddove però l’uomo si fa unico padrone del mondo e proprietario di
se stesso, non può esistere la giustizia. Là può dominare solo l’arbitrio del
potere e degli interessi.
Il duro giudizio cui Dio
sottopone la “vigna infedele”, ha proseguito il Papa, è quello storicamente
avvenuto con la distruzione di Gerusalemme nel 70 dopo Cristo. Ma, osserva:
“La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l’Europa
e l’Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle
nostre orecchie le parole che nell’Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: “Se
non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto”
(2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo
risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando
allo stesso tempo al Signore: “Aiutaci a convertirci! Dona a tutti noi la
grazia di un vero rinnovamento!”.
Il monito che sale dalla voce
del Papa, a fare eco ad una profezia di 2.700 anni prima, non è però la frase
con cui Dio si congeda dalla sua vigna. Non è la minaccia “l’ultima parola”,
afferma reciso il Pontefice, bensì una promessa alla fine della quale, dice,
“Dio non fallisce” e “vince l’amore”. Quell’amore che, con Gesù nel Cenacolo,
diventerà uno dei misteri ineffabili della fede cristiana: dalla morte di
Cristo “scaturisce la vita”, è lui la prova che “l’amore ha vinto la morte”. “Nella Santa Eucaristía”, osserva dunque
Benedetto XVI, Gesù “dalla croce ci attira tutti a sé e ci fa diventare tralci
della vite che è Egli stesso”:
“Se rimaniamo uniti a Lui,
allora porteremo frutto anche noi, allora anche da noi non verrà più l’aceto
dell’autosufficienza, della scontentezza di Dio e della sua creazione, ma il
vino buono della gioia in Dio e dell’amore verso il prossimo. Preghiamo il
Signore di donarci la sua grazia, perché nelle tre settimane del Sinodo che
stiamo iniziando non soltanto diciamo cose belle sull’Eucaristia, ma
soprattutto viviamo della sua forza”.
(canto)
All’Angelus
seguito alla Messa, il Papa si è rivolto alla folla in Piazza San Pietro per
spiegare come mai si sia voluto dedicare un Sinodo a un tema “apparentemente
scontato” come l’Eucaristia. Perché, ha spiegato, la dottrina cattolica
riguardante tale mistero “domanda di essere recepita, vissuta e trasmessa dalla
comunità ecclesiale in modo sempre nuovo e adeguato ai tempi. “L’Eucaristia potrebbe
essere considerata anche come una “lente” attraverso la quale verificare
continuamente il volto e il cammino della Chiesa”. Ed ha citato, il Pontefice,
San Francesco Saverio e Santa Teresa di Lisieux come esempi di Santi che,
plasmati dall’Eucaristia, hanno testimoniato il Vangelo, ai confini della terra
come nel chiuso di un convento:
“Invochiamo la loro protezione sui lavori sinodali come pure quella
degli Angeli custodi, che oggi ricordiamo. Preghiamo con fiducia soprattutto la
Beata Vergine Maria, che il prossimo 7 ottobre venereremo con il titolo di Madonna
del Rosario (…) Questa antica preghiera sta conoscendo, grazie a Dio, una
provvidenziale rifioritura, grazie anche all’esempio e all’insegnamento
dell’amato Papa Giovanni Paolo II. Vi invito a rileggere la sua Lettera
apostolica Rosarium Virginis Mariae
e a metterne in pratica le indicazioni a livello personale, familiare e
comunitario”.
Nei saluti in sei lingue ai
fedeli nella Piazza, Benedetto XVI ha indirizzato un messaggio particolare ai
giovani romani che, da stasera a sabato prossimo, animeranno nel centro storico
della città la seconda edizione della Missione popolare dei “giovani ai
giovani”, intitolata “Gesù al centro”, che sarà conclusa da una solenne
processione eucaristica da Piazza del Popolo a Piazza Navona. Ai giovani
missionari e a quanti a vario titolo prenderanno parte alla Missione, ha
concluso il Papa, “assicuro il mio ricordo nella preghiera”.
**********
Molte
sono le aspettative legate ai risultati del Sinodo sull’Eucaristia, che fino al
23 ottobre vedrà impegnati in quotidiani incontri in Vaticano cardinali,
vescovi ed esperti di ogni parte del mondo. Lo ha ribadito ieri, durante un
briefing con la stampa, il segretario generale dell’assise sinodale, mons.
Nikola Eterović. Sull’importanza dello strumento collegiale del Sinodo,
istituito 40 anni fa da Paolo VI, è lo stesso mons. Eterović a ricordare,
al microfono di Giovanni Peduto, quali passi in avanti abbiano prodotto nella
Chiesa le analoghe riunioni espicopali degli anni passati:
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R. – Sono molto importanti a
livello della Chiesa universale, perché non si può parlare della teologia,
della spiritualità, dello sviluppo del diritto canonico dopo il Vaticano II,
senza prendere in considerazione il contributo del Sinodo dei vescovi. Basti
pensare che una delle decisioni del Sinodo dei vescovi è stata la redazione del
Catechismo della Chiesa universale e un’altra la redazione del Compendio della
dottrina sociale della Chiesa. Il primo Sinodo avuto ha molti meriti per la
creazione della Commissione teologica internazionale e così via. Ma, a parte
questi risultati positivi, il frutto più importante del Sinodo è il senso di
comunione e di collegialità tra i vescovi e il Papa.
D. – E veniamo ora alla
celebrazione di questo Sinodo. Una parola sulla sua preparazione…
R. – La preparazione di un
Sinodo comincia appena finisce l’altro, perché bisogna scegliere il tema. I Padri
sinodali ne propongono vari, che secondo un iter collegiale vengono poi
studiati dalla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi, con l’aiuto del
Consiglio ordinario della stessa Segreteria. Viene fatta una terna di tematiche
e proposta al Santo Padre, che approva il tema. In seguito, si comincia a
studiare un documento di partenza, i cosiddetti Lineamenta, che viene
inviato a tutte le Chiese particolari, alle Conferenze episcopali, ai Sinodi
delle Chiese cattoliche orientali, ai dicasteri della Curia romana e ai
religiosi, rappresentati dall’Unione dei superiori generali. Con questo
documento, si cerca di favorire una discussione capillare a livello della
Chiesa universale sul tema del Sinodo. Tutti questi organismi poi ci inviano le
risposte, i loro contributi, le loro osservazioni, che noi prendiamo in
considerazione, studiamo, insieme al Consiglio ordinario della Segreteria generale.
Da questo lavoro scaturisce l’Instrumentum laboris che prepariamo alcuni
mesi prima del dibattito sinodale. Tale documento serve come punto di
riferimento e di discussione per i Padri sinodali.
D. – Organizzazione e svolgimento del prossimo Sinodo:
quali peculiarità riveste rispetto a quelli precedenti?
R. – Noi ci affidiamo molto alla
tradizione, ad una prassi valida del Sinodo dei vescovi. E’ vero che abbiamo
cercato di fare alcune piccole modifiche secondo le indicazioni del Santo
Padre, per favorire una collegialità ancora più profonda e una comunione ancora
più viva tra tutti i membri del Sinodo. In particolare, dato che la durata del
Sinodo sarà di 3 settimane e il numero dei Padri assolutamente più grande di
tutta la storia, è previsto che ogni Padre parlerà non otto, ma sei minuti.
Questo è stato necessario perché tutti coloro che vogliono parlare possano farlo
liberamente. E’ prevista anche una discussione libera ogni sera, dalle 18.00
alle 19.00, in aula. Ovviamente la discussione sarà sul tema del Sinodo e
l’idea è che si approfondiscano alcuni aspetti, alcuni temi che i Padri
sinodali hanno già sollevato durante i loro interventi.
D. – Il Santo Padre avrà una
partecipazione più attiva durante lo svolgimento di questo Sinodo, rispetto a
quelli passati?
R. – Dipenderà dal Santo Padre.
Egli, ad ogni modo, ha grande considerazione nei riguardi dei vescovi e una
concezione esemplare della collegialità, per cui la sua partecipazione sarà
senz’altro attiva.
D. – Cosa ci si aspetta da
questo Sinodo, che non sia già stato detto sull’Eucaristia?
R. – Abbiamo ricevuto tanti
contributi dei singoli, non solo vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, ma
anche da parte dei laici. C’è una grande attesa, dunque, dei risultati del
Sinodo, che è accompagnata dalla preghiera. Noi siamo molto grati a tutti
coloro che pregano per il buon esito del Sinodo. Ovviamente non è facile
anticipare i risultati del Sinodo, ma in linea generale mi sembra, facendo
riferimento all’instrumentum laboris, che i Padri sinodali
verificheranno come la grande dottrina cattolica sull’Eucaristia sia vissuta a
livello delle Chiese particolari. Noi abbiamo già dei grandi documenti del
magistero sull’Eucaristia. Per esempio, l’enciclica del Servo di Dio Giovanni
Paolo II Ecclesia de Eucaristia,
un’altra la sua Lettera apostolica Mane
Nobiscum Domine, e poi anche il Catechismo della Chiesa cattolica. E’ una
dottrina veramente ben presentata, che è un grande dono di Dio. Il Sinodo, dovrebbe
verificare come sia applicata e vissuta a livello delle Chiese particolari e
fare il possibile perché sia promossa con nuovo zelo la vita eucaristica sia
dei singoli, sia delle comunità, e che ciò rappresenti un rinnovamento della
vita ecclesiale per il bene della Chiesa cattolica ma anche del mondo: questo
perché l’Eucaristia è anche fonte della vita della Chiesa e della sua missione
nel mondo. E la missione abbraccia anche attività della carità della Chiesa che
si manifesta in tante maniere: in altre parole, l’Eucaristia celebrata e
vissuta a livello della Chiesa universale.
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2
ottobre 2005
LA FESTA DEGLI ANGELI CUSTODI,
PRESENZA REALE DI DIVINITA’ E PROTEZIONE
ACCANTO AD OGNI UOMO
- Intervista a padre Ermanno Toniolo -
La
Chiesa celebra oggi la festa degli Angeli custodi, creature poste da Dio al fianco
degli uomini. Ma qual è il loro ruolo e che cosa insegna la dottrina della
Chiesa in merito? Giovanni Peduto lo ha chiesto a padre Ermanno Toniolo, docente
dell’Istituto Pontificio Marianum.
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R. – La Chiesa, sempre nei padri
orientali ed occidentali, ha affermato la loro esistenza, tanto che Origene, il
grande pensatore della fine del II ed inizio III secolo, ha potuto dire che
quando ci riuniamo a celebrare la Lode di Dio, ci sono due assemblee:
l’assemblea nostra visibile e l’assemblea dei nostri angeli che con noi cantano
e compartecipano alla stessa Lode di Dio. Quella dell’angelo custode è una
tradizione possiamo dire accettata e celebrata da tutte le Chiese, viene anche
confermata da quella preghiera che recitiamo e che è ripresa nell’appendice del
Catechismo e cioè “Angelo di Dio, che sei mio custode...”. Sono quindi i nostri
affidatari da parte di Dio e nostri custodi in nome Suo, per aiutarci. Come? Questo
non lo sappiamo. Ma certamente gli angeli custodi sono accanto a noi in nome di
Dio, protettori e soccorritori.
D. – Come dobbiamo rapportarci
all’angelo custode?
R. – Prima di tutto ci sono
tante esperienze di santi. Chi non ricorda Santa Gemma Galgani, ad esempio, cui
l’angelo custode le faceva addirittura da portalettere? L’angelo custode è
realmente una presenza accanto a noi e quindi lo preghiamo perché ci custodisca,
lo preghiamo già fin dal mattino perché la giornata sia per così dire nella
logica di Dio e cammini secondo le sue strade e lo possiamo anche sempre
invocare nei momenti particolari.
D. – All’uomo d’oggi cosa dice
la dottrina degli angeli?
R. – Bisognerebbe distinguere
l’uomo d’oggi fra l’uomo che crede e l’uomo che non crede, che discute, l’uomo
razionale e razionalista. Il mondo di Dio ci riporta in un mistero molto più
alto. In Cristo tutto è stato creato, anche gli angeli: essi appartengono a
Cristo per creazione, essi sono di Cristo per missione, essi appartengono alla
Chiesa e a noi per affidamento di Dio, per missione evangelizzatrice e
soccorritrice verso di noi. Sono, dunque, parte viva di questo immenso mondo
che si ricapitola in Cristo, perché il disegno del Padre è quello di ricapitolare
in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra, quelle
visibili e quelle invisibili. Chi crede, sa: il mistero degli angeli è cantare
con loro, cantori della gloria di Dio, la nostra vista, insieme a Maria.
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DIFFONDERE LA CULTURA DELLA PENTECOSTE L’IMPEGNO
ASSUNTO
A CONCLUSIONE DEL CONVEGNO PROMOSSO A LUCCA DAL
RINNOVAMENTO
NELLO SPIRITO PER LEGGERE I SEGNI DELLA SUA
PRESENZA NEL ‘NOVECENTO’
- Intervista con Valeria Ronchetti -
Diffondere in ogni ambiente la
cultura della Pentecoste. Da Lucca, i partecipanti al convegno internazionale
sullo Spirito Santo conclusosi oggi, sono ripartiti con questa decisione.
Promosso dal Rinnovamento nello Spirito, l’incontro ha proposto una rilettura
storica dei segni dello Spirito nel Novecento attraverso la viva voce di
diversi testimoni. Ed è in una delle epoche più buie, quella della Seconda
guerra mondiale, che la luce di Dio è stata la scintilla ispiratrice del
Movimento dei Focolari. Impegnato a portare pace e unità nel mondo, è stato
fondato a Trento da Chiara Lubich. Al microfono di Tiziana Campisi, una delle
prime compagne della fondatrice, Valeria Ronchetti.
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R. – Durante la seconda guerra mondiale,
quando c’erano i bombardamenti, a Trento, nel 1943, io ero con Chiara. Mi
ricordo che mia sorella mi ha raccontato di averla incontrata e l’aveva
ascoltata dire: “In questa guerra, in questa confusione, guarda le stelle come
sono belle, sono tutte luminose, sono tutte diverse. Girano ognuna nella
propria orbita e formano questo bellissimo firmamento che incanta. Guardiamo la
terra, gli uomini sono tutti uno contro l’altro - niente era più
incontemplabile della terra - perché questa differenza? Perché le stelle hanno
una legge dentro e le fa belle proprio l’obbedienza a questa legge. È l’energia
atomica che le fa girare, è una forza singolare. La stessa energia è dentro
ognuno di noi, ma noi siamo liberi, possiamo dire no e non accettarla, non
seguirla”.
D.- Che cosa è successo poi?
R. - Mi ricordo che ci si
trovava nei rifugi e Chiara propose: “Perché non proviamo anche noi sulla terra
a vivere liberamente, come le stelle? A sentire quell’energia che ci ritroviamo
dentro, ad ascoltare questa voce e a metterla in pratica? Da allora ci siamo
mosse con semplicità, in ascolto della Parola. Una volta, poi, pregando,
abbiamo trovato nel Vangelo: “Io vi do un Comandamento nuovo: amatevi
scambievolmente come io ho amato voi. Il comandamento mio è nuovo”. Ci siamo
chieste come avremmo dovuto amarci a vicenda e ricordo che ci siamo messe intorno
ad un altare che avevamo messo su nel rifugio e abbiamo detto: “Io son pronta a
morire per Te!”, ma lo dicevamo anche l’una per l’altra.
D. Come vi siete predisposte
all’ascolto dello Spirito e come avete capito che era proprio lo Spirito a
parlarvi?
R. – Non abbiamo capito niente.
Ci ha prese. E’ Lui che sa fare i suoi affari. E’ un businessman incredibile.
Lui ci è subito piaciuto, è bellissimo. Ad un certo punto per me è stato come
vedere – mi ricordo – questo bellissimo Gesù che pronunciava le parole che via
via leggevamo nel Vangelo. Vivendole poi ho notato che tutto intorno a me
cambiava. Questo amore che Lui ci aveva suggerito di vivere mi ha fatto
scoprire tante persone che come se fiorissero intorno a me, nella loro
individualità e la loro bellezza. Veramente la vita vissuta trascina. Quel Comandamento
nuovo ha condotto tante persone intorno a noi, felici di vivere la vita vera. È
la verità fa liberi, ma è la contemplazione che fa felici. Quando si vive vita
dello Spirito, questa è chiaramente visibile.
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2
OTTOBRE: PER GLI ITALIANI E’ LA PRIMA VOLTA DELLA “FESTA DEI NONNI”.
INIZIATIVE
IN TUTTO IL PAESE, IL PRIMO AD AVERE ISTITUITO UNA GIORNATA
PER
CELEBRARE UN RUOLO IMPORTANTE PER LA VITA DELLA FAMIGLIA
Una
festa per i nonni: con una nuova legge, l’Italia ha istituito una ricorrenza
per i nostri avi. La Festa cade proprio oggi, nel giorno degli Angeli custodi,
a ribadire l’importanza del ruolo svolto dai nonni italiani all’interno delle
famiglie e della società. Tante le iniziative previste per questa giornata,
tutte legate al mondo della scuola perché si crei un ponte ideale tra anziani e
giovani, tra passato e futuro. Il servizio di Isabella Piro.
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Raccontano favole, preparano
torte, soprattutto ascoltano sempre. Sono i nonni, la memoria della nostra
società. Per loro è stata istituita in Italia una festa che cade il 2 ottobre,
il giorno degli angeli custodi. Ascoltiamo il senatore Francesco Pontone, primo
firmatario della proposta:
R. - I nonni della società nella
quale viviamo sono molto importanti e quindi ho pensato che avessero diritto ad
un riconoscimento che è un fatto soprattutto morale, e non un fatto materiale.
E’ un fatto di amore e non un fatto di interesse.
D. - Prima del 2 ottobre, si era
pensato anche ad un’altra data per la festa dei nonni?
R. – La prima data era il 26
luglio, la festività di Sant’Anna e di San Gioacchino, i nonni di Gesù.
Considerato che il 26 luglio, i nipoti probabilmente sarebbero stati al mare, i
nonni in montagna, si sarebbero sentiti solo per dirsi “ciao nonno, auguri” e
sarebbe finita lì. Così ho pensato che il 2 ottobre, all’inizio delle scuole,
nonni e nipoti si possono incontrare nella scuola, i professori possono
illustrare l’importanza dei nonni nella società e i nipoti si possono sedere
allo stesso banco, stare insieme, parlare, discutere...
La legge ha istituito inoltre il “Premio nazionale dei nonni d’Italia”,
un riconoscimento annuale che verrà assegnato ai dieci nonni che abbiano
compiuto un’azione socialmente meritevole. A consegnare il premio, una
pergamena, sarà il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
D. - Ma quali sono le differenze tra l’essere genitori e l’essere nonni?
Ci risponde la signora Flavia, di Roma, nonna di tre nipotini:
R. – Il genitore è chiaramente
quello che ha la responsabilità primaria dei figli: a lui spetta il compito
dell’educazione, della formazione. Il nonno è sempre nel suo vecchio ruolo di amico,
di compagno, di consigliere, di complice del nipotino.
D. – Ci sono poi dei valori
fondamentali che i nonni possono insegnare ai nipoti?
R. – Il senso della famiglia, la
sua importanza, il calore che la famiglia può dare. Il nonno può fare da catena
tra passato e presente. Io ricordo, ad esempio, i miei nipotini che mi
chiedevano sempre: “Nonna ci parli del nostro bisnonno, del tuo papà, della tua
mamma, degli zii… e questo è un po’ scoprire le proprie radici.
D. – Insomma, una festa
dei nonni ci voleva proprio?
R. – I nonni veramente meritavano una festa e io mi sento l’angelo
tutelare della famiglia.
Finora l’Italia è l’unico Paese
ad avere istituito una festa per i nonni ma si spera che non rimanga solo a
lungo.
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2
ottobre 2005
BRASILE: IL VESCOVO DI BARRA,
FREI LUIS FLÁVIO CAPPIO, DIGIUNA DA SETTE GIORNI PER PROTESTARE CONTRO IL
GOVERNO. UN PROGETTO VUOLE MODIFICARE
IL CORSO DEL FIUME SAN FRANCISCO. LA DECISIONE
POTREBBE
AVERE CONSEGUENZE NEGATIVE PER I PIÙ POVERI
BARRA. =
Ha iniziato il settimo giorno di sciopero della fame dom Frei Luis Flávio
Cappio, il vescovo francescano di Barra, nello stato di Bahia. Il digiuno del
presule è contro il governo di Brasilia che vuole modificare il corso del Rio
Sao Francisco per irrigare il nordest arido del Paese. “Il vescovo è
tranquillo”, ha detto all’agenzia Misna il sociologo Adriano Martins,
volontario della diocesi di Cabrobó, nella quale in questo momento si trova
mons. Cappio. Il presule ha celebrato Messa ed ha anche ricevuto una tribù di
indios venuta a ringraziarlo per la protesta che sta attuando. La Commissione
episcopale brasiliana ha inviato una lettera al presidente Luiz Inácio Lula da
Silva perché interrompa il progetto governativo di deviazione del fiume: se
l’esecutivo dovesse approvarlo potrebbe essere notevole il danno sociale. Ma
all’orizzonte si leggono anche conseguenze politiche per il governo, ha
spiegato Martins: “Brasilia rischierebbe, in pratica, di perseverare nelle politiche
attuate dalla precedente amministrazione liberista di Enrique Cardoso, che deviava
il corso dei fiumi per irrigare le proprietà dei ricchi fazendeiros, favorendo
soprattutto coloro che producono colture per l’esportazione”. Nei prossimi
giorni, sono attesi a Cabrobó organi ambientalisti, molti vescovi e fedeli cattolici
e i rappresentanti di tante città del Brasile.
(T.C.)
OLTRE UN MILIONE DI BAMBINI
MUORE OGNI ANNO A CAUSA DI MALATTIE
OGGI PREVENIBILI CON APPOSITI VACCINI. LO DENUNCIA
L’UNICEF
NEL RAPPORTO “PROGRESS FOR CHILDREN”
ROMA. = Sono un milione e 400 mila i bambini che ogni anno
muoiono per malattie prevenibili con la vaccinazione e uno su 4 rischia di
ammalarsi. È quanto emerge dal rapporto “Progress for children” dell'UNICEF. Nonostante
la disponibilità di vaccini a basso costo, non si fa ancora abbastanza.
L’Agenzia ONU per l’infanzia afferma che 103 Paesi hanno già conseguito
l'obiettivo sancito dall'Assemblea generale dell'ONU nel 2002 di vaccinare
contro le malattie prevenibili il 90% dei bambini, mentre altri 16 Stati stanno
ottenendo costanti progressi. In 74 Paesi, tuttavia, i programmi di
vaccinazione risultano troppo lenti e ogni anno nascono 130 milioni di bambini,
che fanno salire il numero di quelli da vaccinare. In 41
paesi, la copertura vaccinale per l'infanzia è calata rispetto allo scorso
decennio. Ventisette milioni sono i bimbi e 40 milioni le donne in gravidanza
che non vengono vaccinati. Solo in 103 paesi è stato vaccinato il 90% dei
bambini. (T.C.)
I VIAGGI TURISTICI PER
PROMUOVERE SCOPI UMANITARI: SE NE DISCUTE DA OGGI IN THAILANDIA, AL TERZO
VERTICE MONDIALE SULLA PACE ATTRAVERSO IL TURISMO
PATTAYA. = Al via oggi il terzo
vertice globale sulla pace attraverso il turismo sul tema "Una Terra, una
famiglia. Viaggi e turismo: servire uno scopo più alto", promosso
dall’Istituto internazionale per la pace attraverso il turismo (IIPT), a
Pattaya, in Thailandia. La consultazione riunirà esponenti governativi del
settore e responsabili del mondo della cultura, dello sport, dell'ambiente e lo
sviluppo economico sostenibile. Rappresentanti di agenzie delle Nazioni Unite e
dirigenti dell'industria turistica pubblica e privata metteranno a punto
un'agenda in cui il turismo possa svolgere un ruolo significativo nel
raggiungimento e consolidamento della pace. Nei vari tavoli di dibattito, si
parlerà della risposta dell'industria turistica al rilancio economico e sociale
delle aree colpite dallo tsunami e del contributo del turismo per la
riduzione della povertà. Verrà anche approfondito il potenziale del turismo,
della cultura e dello sport nell'opera di riconciliazione e pacificazione nei
Paesi e comunità vittime di conflitti. Il programma dei lavori include inoltre
una speciale sessione plenaria sulla "Risposta strategica del turismo al
terrorismo internazionale". Il vertice si pone tra le manifestazioni di
sostegno al "Decennio internazionale per la pace e la non violenza a
favore dei bambini del mondo (2001-2010)" e agli Obiettivi di Sviluppo del
Millennio delle Nazioni Unite. (T.C.)
RADUNO DI CAPI SCOUT A
ROMA PER DISCUTERE DI DISABILITÀ E PROMUOVERE
UNA MAGGIORE
INTEGRAZIONE DEI GIOVANI DIVERSAMENTE ABILI
ROMA.
= Quattrocento capi scout dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani a
Roma all’incontro dell’AGESCI su “Scautismo
e diversabilità”. Il raduno, che si conclude oggi, si propone di
promuovere una maggiore conoscenza dei ragazzi diversamente abili, di definire
più chiaramente il ruolo del capo educatore e favorire il dibattito tra
scautismo e diversabilità. Tra i temi di discussione anche quello della
percezione di sé, della consapevolezza dei propri limiti e delle proprie
possibilità. Oggetto di dibattito anche “L’evoluzione del concetto di
disabilità in Italia e cambiamento dell’aspettativa di vita”. Nel corso dei
lavori pure una tavola rotonda su “Scautismo per tutti: esperienze a confronto”,
moderata dal giornalista Rai Giovanni Anversa. (T.C.)
L’INIZIAZIONE CRISTIANA AL
CENTRO, IN PERU’, DELL’INCONTRO REGIONALE
DI CATECHESI DELLE NAZIONI BOLIVARIANE. DA DOMANI,
A LIMA, I PRESIDENTI
E I SEGRETARI DELLE COMMISSIONALI NAZIONALI DI
CATECHESI
LIMA. =
La capitale peruviana, Lima, sarà la sede dell'Incontro regionale di Catechesi
delle Nazioni Bolivariane, che sarà incentrato sul tema della "Iniziazione
Cristiana". L'incontro, organizzato dalla Sezione di Catechesi del
Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), avrà inizio domani e terminerà il
7 ottobre, nella Casa di Ritiri "Santa Rosa da Lima". All'evento,
come riferisce l’agenzia Fides, parteciperanno i presidenti ed i segretari
esecutivi delle Commissioni nazionali di catechesi di Bolivia, Venezuela,
Colombia, Ecuador e Perú. I temi su cui rifletteranno i partecipanti, anche con
l'apporto di esperti qualificati, saranno l'iniziazione cristiana nel processo
di evangelizzazione, il suo sviluppo storico e l'iniziazione cristiana nel suo
sviluppo umano, liturgico e di fede. (A. M.)
EDUCARE ALLA SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE. SE NE
DISCUTE A TORINO AL TERZO CONGRESSO MONDIALE SULLE PROBLEMATICHE AMBIENTALI
TORINO.
= Educare al rispetto dell’ambiente. È lo scopo del terzo Congresso mondiale
dell’educazione ambientale (WEEC – World Environmental Education Congress), sul
tema “Cammini formativi verso la sostenibilità”, organizzato dal Comune e dalla
Provincia di Torino e dalla Regione Piemonte. In 12 sessioni tematiche il
congresso, che si concluderà giovedì prossimo, si propone di sottolineare e analizzare il ruolo
dell'educazione, della formazione, dell'informazione e della ricerca ambientale
per lo sviluppo di una società equa, democratica, partecipativa e amica
dell'ambiente. Si discuterà anche della possibilità di incrementare lo scambio
internazionale sulle ricerche condotte, a proposito delle problematiche
ambientali, dai singoli Paesi. Tra gli eventi collaterali, il primo incontro internazionale
“Televisioni, comunicazione e ambiente”, in programma dopodomani, che
rifletterà sul rapporto tra piccolo schermo e ed ecologia attraverso esempi di
trasmissioni televisive presentati dagli stessi autori e conduttori. Prendono
parte ai lavori esponenti governativi italiani, rappresentanti di agenzie delle
Nazioni Unite e membri di associazioni ambientaliste quali Italia Nostra, WWF,
Legambiente. (T.C.)
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2
ottobre 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco -
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Almeno 25 persone, tra le quali molti stranieri, sono morte ieri per una serie
di attentati dinamitardi nell’isola indonesiana di Bali. Tre bombe sono esplose
in rapida successione nell’area turistica di Kuta, la stessa zona dove un
attentato condotto dagli integralisti nel 2002 provocò più di 200 morti. Nel
2003, l’Indonesia era stata teatro di un altro sanguinoso attacco compiuto da
fondamentalisti a Giakarta nei pressi dell’ambasciata australiana, costato la
vita a 12 persone. Il presidente indonesiano Yudhoyono, che ha definito gli
attentati di ieri a Bali “atti terroristici”, aveva detto di temere un
imminente attacco di matrice islamica. Ma quale significato assumono questi
attacchi considerando l’attuale fase politica indonesiana? Amedeo Lomonaco lo
ha chiesto ad Emanuele Giordana, giornalista dell’Agenzia “Lettera 22”:
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R. – E’ un contesto difficile e – vorrei dire – forse il più difficile da
quando è caduta la dittatura nel 1998. In questi giorni, il governo ha deciso
il rialzo dei prezzi della benzina innescando una manovra più impopolare di
quanto il presidente non volesse fare. Questo è il quadro in cui arrivano le
bombe. Non sappiamo ancora quali attori possano fare in modo che il Paese
precipiti nuovamente nel caos.
D. – Quale posto occupano i
gruppi terroristici indonesiani sullo scacchiere della rete internazionale del
terrorismo islamico?
R. – l’Indonesia non è il punto più caldo. Il
terrorismo ha colpito con le bombe nel 2002 a Bali e ha colpito di nuovo ieri
quest’isola. Il terrorismo di matrice islamica è un fenomeno, per quel che
riguarda la percezione della gente, estremamente marginale. C’è stato nei
giorni scorsi un incontro all’Università urbaniana a Roma. In questa occasione,
molti sacerdoti che provenivano dall’Indonesia spiegavano proprio come in
Indonesia l’islam sia il più moderato e come il dibattito su questo tema sia
molto forte.
D. – Gli attentati di ieri e
quelli del 2002 a Bali e del 2003 a Giakarta, sembrano avere un comune denominatore:
la Jemaah Islamiyah. Cosa
si può dire di questo gruppo?
R. – La Jemaah Islamiyah è in realtà ancora un grossa
nebulosa. E’ sicuramente una rete. Chi però agisca dietro questa sigla, che poi
si presta ad ogni interpretazione, ancora non è molto chiaro. Non è provato,
inoltre, il legame di questo gruppo con Al Qaeda. Se ci fossero le prove di
questo legame saremmo davanti ad un fenomeno gravissimo, cioè la capacità di
una cupola di cui non si capisce bene dove sia il centro, in grado di decidere
con un tempismo perfetto come entrare all’interno della politica di un Paese e
creare il caos.
D. – Come dividere nei gruppi terroristi di matrice
islamica il fondamentalismo dall’islam?
R. – Va
rafforzato il movimento moderato che rappresenta la stragrande maggioranza
degli indonesiani. La lettura dell’islam per gran parte degli indonesiani è una
lettura in movimento, non univoca, anche per evitare che l’islamismo radicale
faccia presa sulle differenze etniche o religiose.
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Israele ha sospeso, fino a nuovo ordine, le incursioni aeree, gli attacchi di
artiglieria e gli omicidi mirati contro estremisti nella Striscia di Gaza e in
Cisgiordania. Lo ha riferito un responsabile dell’ufficio del premier Sharon.
L’obiettivo è quello di permettere al presidente palestinese, Abu Mazen, di
agire contro i gruppi armati. “I colpi inferti a Hamas sono serviti a far
capire che le regole del gioco sono cambiate dopo il ritiro da Gaza”, ha detto
la fonte, sottolineando anche come il dispositivo militare israeliano resti in
allerta per prevenire e opporsi ad eventuali attacchi.
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In Iraq, almeno 8 presunti ribelli sono rimasti uccisi dai soldati americani
impegnati in una vasta offensiva nell’ovest del Paese arabo, al confine con la
Siria. A Baghdad è stato sequestrato, inoltre, il fratello del ministro
dell’Interno, uno sciita direttore di un ospedale della capitale nella
capitale. Vasta eco ricevuto, intanto, la notizia della nomina di cinque
magistrati che giudicheranno, a partire dal prossimo 19 ottobre, l’ex presidente
iracheno, Saddam Hussein.
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In Germania, urne aperte a Dresda, dove circa 219 mila persone sono chiamate a
votare per le legislative, che nel resto del Paese si sono svolte lo scorso 18
settembre. A Dresda il voto era stato posticipato per la morte, nei giorni
della campagna elettorale, di una candidata locale di estrema destra. Secondo i
sondaggi, i risultati non cambieranno i rapporti di forza all’interno del nuovo
Parlamento, dove gli esponenti del partito cristiano democratico di Angela
Mekel hanno ottenuto, finora, 3 seggi in più dei rappresentanti della
formazione socialdemocratica guidata da Gerhard Schroeder.
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Il responsabile della Politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea, Javier
Solana, si è detto fiducioso sulla possibilità di pervenire ad un accordo che
consenta l’inizio domani, come previsto, dei negoziati sull’adesione della
Turchia all’Unione Europea. Solana ha sottolineato come l’avvio della
trattativa con Ankara non significhi affatto che già sia stata presa una
decisione per l’ingresso della Turchia in Europa. “I negoziati – ha spiegato -
verranno condotti lasciando aperto il loro esito”. Per questa sera, è in
programma a Bruxelles una riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione con
l’obiettivo di sbloccare la situazione creatasi con le obiezioni sollevate
dall’Austria.
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Situazione sempre tesa, in Corsica, in seguito al piano di privatizzazione
della compagnia di traghetti SNCM. Le forze dell’ordine hanno rimosso i
picchetti dei marittimi che rendevano inaccessibile il porto di Ajaccio, bloccando
i turisti sull’isola. Un falso allarme-bomba a bordo del traghetto Girolota ha
alimentato, inoltre, la tensione nel porto di Bastia. Ieri, una motovedetta
della dogana era stata danneggiata dall’esplosione di un ordigno rudimentale.
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In Salvador, l’eruzione del più grande vulcano del Paese, a 60 chilometri dalla
capitale, e il successivo smottamento del terreno hanno provocato la morte di
due persone e migliaia di sfollati. Il nostro servizio:
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Almeno
7 mila persone sono in fuga per il risveglio, dopo cento anni, del più grande
vulcano del Salvador, l’Ilamapatec, conosciuto con il nome di Santa Ana. Cenere e colate di lava si sono dirette minacciose verso i villaggi
ai piedi del vulcano. La fuga è stata precipitosa e drammatica: due persone
sono morte inghiottite da crepacci che si sono aperti a due chilometri di
distanza dal cratere. Il fumo ha raggiunto la quota di 15 mila metri. Il
ministro dell’Interno ha decretato lo stato di allerta e le autorità hanno
ordinato l’evacuazione di migliaia di persone. L’ultima eruzione di Santa Ana
era avvenuta nel 1904 ma negli ultimi mesi il vulcano aveva fatto registrare un
costante incremento di attività sotterranea. Quest’ultima eruzione,
probabilmente prevedibile, ha distrutto quasi completamente le coltivazioni di
caffè della zona, una delle principali fonti dell’economia salvadoregna.
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Il rappresentante italiano alle Nazioni Unite, l’ambasciatore Marcello Spatafora,
sta conducendo consultazioni sulla “tregua olimpica” da proclamare in
coincidenza con i giochi d’Inverno a Torino nel 2006. L’ambasciatore ha già
inviato ai suoi 190 colleghi delle Nazioni Unite una nota per chiedere
“l’appoggio di tutti i Paesi membri” dell’ONU. La bozza di risoluzione sulla
“Tregua Olimpica” sarà presentata formalmente dall’Italia nelle prossime
settimane in qualità di Paese ospitante dei XX Giochi olimpici Invernali, che
si svolgeranno a Torino dal 10 al 26 febbraio 2006. La tradizione di chiedere
lai cessazione di ogni ostilità durante lo svolgimento delle Olimpiadi nacque
nell’antica Grecia per consentire agli atleti di recarsi ad Olimpia.
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