RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
274 - Testo della trasmissione di sabato 1 ottobre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa riceve
il presidente della Repubblica di Tanzania, Benjamín Mkapa
OGGI IN PRIMO PIANO:
Sudan: nuova strage di
profughi del Darfur: con noi Raffaello Zordan
Ottobre, mese del Rosario:
intervista con l’arcivescovo Angelo Comastri
La Chiesa ricorda oggi Santa Teresa di Lisieux: ai nostri microfoni suor Gloria Conti
La parabola dei vignaioli omicidi
nel Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
La Chiesa
australiana si prepara a celebrare la “Settimana contro la povertà”
Si è svolto a Seoul un Simposio internazionale sul
Concilio Vaticano II
Myanmar: oltre mille i detenuti politici
L’OCSE: bisogna acquistare i
prodotti alimentari per gli aiuti direttamente dai Paesi poveri
Medici e attivisti per i diritti umani fra i vincitori del “Premio
Nobel alternativo”
In Iraq dieci civili uccisi in scontri tra forze della coalizione
e insorti
1
ottobre 2005
ATTRAVERSO I MASS MEDIA DIFFONDETE IL VANGELO ADATTANDO IL MESSAGGIO
AL CONTESTO
CULTURALE MA PRESENTANDO CON CORAGGIOSA FRANCHEZZA LA NOVITÀ ASSOLUTA CHE È
CRISTO. E’ QUANTO HA DETTO STAMANE BENEDETTO XVI RICEVENDO IN UDIENZA I MEMBRI
DELLA FAMIGLIA PAOLINA, FONDATA DAL BEATO ALBERIONE
Attraverso
i Mass Media fate pervenire al cuore di tanti nostri
contemporanei il messaggio di salvezza del Vangelo. E’ quanto ha detto stamane
Benedetto XVI ricevendo in udienza i membri della Famiglia Paolina, fondata dal
Beato Alberione. Presenti in particolare i giornalisti di Famiglia Cristiana,
uno dei settimanali più diffusi in Italia. Il Papa ha sottolineato la necessità di adattare il messaggio cristiano
al contesto culturale ma, come ha fatto San Paolo, presentando con coraggiosa
franchezza la novità assoluta che è Cristo. Il servizio di Sergio Centofanti:
**********
Il Papa
ha espresso il proprio apprezzamento per il servizio che la Famiglia Paolina
rende “alla propagazione del Vangelo mediante i moderni mezzi di comunicazione
sociale, seguendo l’esempio e gli insegnamenti del Fondatore, il beato Giacomo
Alberione”. Benedetto XVI si riferisce
in particolare alla rivista Famiglia
Cristiana e agli altri periodici, alle Edizioni San Paolo e alle ben note
Librerie paoline sparse in tutta Italia, come pure al
settore degli audiovisivi. Si tratta – ha detto – di “un apostolato di avanguardia in un campo vasto e complesso, che offre tante
opportunità e comporta, al tempo stesso, non pochi problemi; un’attività
molteplice che esige preparazione e competenze specifiche con un costante
aggiornamento, se vi vuol rispondere effettivamente alle sfide del mondo
attuale, percepito sempre più come villaggio globale”. Ma “proclamare il
Vangelo servendosi dei moderni mezzi della comunicazione, - proprio questo
vuole realizzare il periodico Famiglia Cristiana, entrando nelle case di tanti
italiani in patria e all’estero - accanto alla necessaria e doverosa formazione
professionale, richiede anzitutto una salda adesione personale al Divino
Maestro”:
“Sempre consapevole dell’importanza di questa esigenza ascetica e spirituale è stato il vostro
Fondatore che, proprio per questo, ha posto nel cuore stesso di ogni opera e
casa del vostro Istituto l’Eucarestia, l’ascolto della Parola e un profondo
spirito di preghiera. Innamorato di Dio qual era, don Alberione chiedeva ai
suoi discepoli, sacerdoti e laici, di coltivare una robusta vita interiore,
ricca di equilibrio e di discernimento. A tutti
additava come modello l’apostolo Paolo, che
nell’areopago di Atene, guidato dallo Spirito Santo, seppe adattare il suo
annuncio al contesto culturale in cui si trovava ma, nel contempo, non mancò di
presentare con coraggiosa franchezza la novità assoluta che è Cristo”.
Il Papa ha riproposto
a tutti i Paolini l’esortazione di don Alberione ad “essere san Paolo oggi”,
attualizzando anche in questa nostra epoca post- moderna l’opera missionaria
dell’Apostolo delle genti e “condividendo con il Successore di Pietro e i
Pastori delle Chiese particolari l’anelito incessante a far pervenire al cuore
di tanti nostri contemporanei il messaggio salvifico del Redentore”. I miei predecessori – ha
ricordato poi Benedetto XVI - “non hanno mancato in diverse occasioni di
esprimere la loro stima e il loro affetto verso la benemerita Famiglia Paolina,
incoraggiandola e stimolandola a camminare nella fedeltà al carisma che la
contrassegna e che costituisce una ricchezza per l’intera comunità
ecclesiale”. Quindi
ha aggiunto:
“Alla loro parola unisco volentieri la mia,
auspicando che la vostra Famiglia religiosa sappia realizzare sempre più la sua
missione, che è quella di vivere e dare al mondo di oggi il Cristo Maestro Via,
Verità e Vita con le forme e i linguaggi della comunicazione attuale. Dal
Concilio Ecumenico Vaticano II è andata crescendo nella Chiesa la
consapevolezza del valore e dell’alto interesse che rivestono gli strumenti
della comunicazione per la diffusione del Vangelo e per la formazione delle
coscienze. Vi esorto, pertanto, a rinnovare l’impegno, che vi è proprio, di
essere una presenza educativa al servizio della comunità cristiana, affinché,
nelle sue diverse articolazioni, sia in grado di sviluppare una capacità
comunicativa sempre migliore, ad immagine del Signore
Gesù, nel quale la comunicazione tra Dio e l’umanità ha raggiunto la sua
perfezione”.
**********
DAL PAPA OGGI IL PRESIDENTE DELLA TANZANIA WILLIAM
MKAPA
Il Papa
ha ricevuto oggi anche il presidente della Repubblica di Tanzania, Benjamin
William Mkapa, con la consorte e il seguito.
Quindi
ha ricevuto in successive udienze: alcuni vescovi messicani in visita ad Limina; l’arcivescovo Michael A. Blume, nunzio apostolico
in Benin e in Togo, con i familiari; l’arcivescovo Paul Josef Cordes,
presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum".
Nel
pomeriggio, il Papa riceverà in udienza il cardinale Giovanni Battista Re,
prefetto della Congregazione per i Vescovi.
SOLENNE APERTURA DEL PAPA,
DOMANI IN SAN PIETRO, DEL SINODO SULL’EUCARISTIA.
DELEGATI DI OLTRE CENTO PAESI
A CONFRONTO FINO AL 23 OTTOBRE
SUL MISTERO CENTRALE DELLA
VITA DELLA CHIESA E SULLA SUA PRATICA NEL MONDO
- A cura di
Alessandro De Carolis e Giovanni Peduto -
Oltre trecento concelebranti, dei quali 55 cardinali, 7
Patriarchi e 182 presuli: saranno loro ad attorniare Benedetto XVI per la
solenne apertura dell’XI Assemblea generale ordinaria
del Sinodo dei vescovi sull’Eucaristia, che avverrà domani mattina alle 9.30, durante
la Messa presieduta dal Papa nella Basilica di San Pietro. L’evento, che vedrà
256 padri sinodali riuniti quotidianamente in Vaticano fino al 23 ottobre, è
stato oggetto, questa mattina, di un briefing
giornalistico nella Sala stampa della Santa Sede, condotto dal segretario
generale del Sinodo, mons. Nikola Eterović. Ce ne parla Alessandro De
Carolis:
**********
Un Sacramento che, dall’anno zero del Cenacolo al terzo millennio
cristiano, non ha mai smesso di essere la “linfa” vitale in venti secoli di
storia e di fede della Chiesa. E dunque un Sacramento che -
nel momento in cui la Chiesa stessa sente di ribadirne
collegialmente l’assoluta centralità spirituale, pastorale e liturgica - ha
bisogno anche di essere difeso dalla cancrena della secolarizzazione, da derive
“creative” o da veri e propri abusi. Si muoverà su questi due binari
sostanziali – riscoperta del mistero e analisi del suo perpetuarsi nella Chiesa
di oggi – il Sinodo dei vescovi in programma da domani, che porterà
l’episcopato mondiale a confrontarsi sull’Eucaristia come “fonte e culmine
della vita e della missione della Chiesa”, secondo il titolo dato
all’appuntamento. Per tre settimane, i padri sinodali – un gruppo composto da 216 eletti dalle Conferenze episcopali o partecipanti di
diritto e 40 delegati di nomina papale, oltre a una trentina di esperti e
altrettanti in veste di uditori – si immergeranno in quella realtà che Giovanni
Paolo II, nell’inaugurare l’Anno dell’Eucaristia, definì nella Lettera
apostolica Mane nobiscum Domine
“mistero di luce”, “sorgente di comunione” e “progetto di missione”
La
diversa geografia episcopale del Sinodo – i cui inviati rappresenteranno cinque
continenti e 118 nazioni e quindi culture e mentalità tra le più diverse - ha già orientato le linee di discussione attraverso il
cosiddetto Instrumentum laboris, che
stabilisce le piste su cui si alterneranno gli interventi dei padri sinodali.
Il rapporto non sempre facile tra Eucaristia e penitenza, la perdita del senso
del sacro, l’elevata percentuale di chi va a Messa solo la domenica, la
distanza tra la fede professata dai cristiani nel sacramento e la loro
dimensione morale vissuta nel quotidiano saranno alcuni degli aspetti problematici che impegneranno l’assise, insieme con la
riconferma di ciò che l’Eucaristia rappresenta e proclama sin dalla sua
istituzione: la morte e la risurrezione di Cristo, la sua vittoria sulla morte,
l’unità della Chiesa, l’amore di Dio per l’uomo.
Quarant’anni
dopo l’istituzione dei Sinodi voluta da Paolo VI – un anniversario che sarà
celebrato nei prossimi giorni - l’XI Assemblea
generale vedrà anche delle novità nel suo svolgimento, ricordate stamattina ai
giornalisti da mons. Eterović.
Anzitutto, l’introduzione di un’ora di interventi
liberi, dalle 18 alle 19 di ogni giorno, che permetterà ai padri sinodali di
esporre situazioni o convincimenti personali con più spontaneità e minori
vincoli formali rispetto agli interventi prestabiliti: questi ultimi, tra
l’altro, ridotti da 8 a 6 minuti a causa della maggiore brevità del Sinodo, tre
settimane invece delle consuete quattro. Altra novità sperimentata per
l’occasione sarà quella del voto elettronico, per il quale
è stata attrezzata l’aula sinodale, che conta diverse migliorie anche
nell’illuminazione, nella ventilazione e nella dotazione strumentale. Le lingue
ufficiali saranno cinque più il latino: italiano, francese, inglese, spagnolo e
tedesco. La conclusione del Sinodo, ha spiegato ancora mons. Eterović,
vedrà la pubblicazione di un Messaggio per la redazione del quale verrà eletta un’apposita Commissione di 8 padri sinodali più
4 nominati dal Pontefice.
E
proprio Benedetto XVI sarà chiamato a raccogliere il frutto del delicato lavoro
sinodale, su un complesso di materie che lo annovera
tra i suoi più esperti e sensibili conoscitori. Lo dimostra il volume che nel
1999 l’allora cardinale Ratzinger pubblicò con il titolo “Introduzione allo
spirito della liturgia”. Un “contributo”, scrisse, per una “rinnovata
comprensione” di quell’insieme di segni ed espressioni del culto attraverso i quali “Cristo continua a divenire in noi contemporaneo, a
fare irruzione nella nostra vita”.
**********
Ricordiamo
che la solenne concelebrazione eucaristica di apertura
del Sinodo, presieduta dal Papa in San Pietro, sarà seguita in radiocronaca
diretta dalla nostra emittente a partire dalle 9.30 con commento in italiano,
tedesco, francese, spagnolo, inglese, in onda corta, onda media e modulazione
di frequenza.
Numerose
sono state le domande rivolte dai giornalisti a mons. Eterović, al termine della sua presentazione sul prossimo Sinodo.
In particolare, grande interesse ha suscitato sull’eventuale presenza all’assise dei quattro vescovi della Cina continentale
nominati da Benedetto e XII e invitati ai lavori del Sinodo. Ecco la replica di
mons. Eterović:
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“Il Santo Padre con quelle nomine ha inteso manifestare la
comunione esistente tra la Santa Sede e la Chiesa cattolica in Cina ed anche
manifestare rispetto nei riguardi del popolo cinese. Noi non cessiamo di
sperare nella possibilità di ricevere buone notizie al riguardo. Noi aspettiamo
che siano presenti. Abbiamo la speranza. I singoli vescovi hanno
cominciato già tempo fa le pratiche per venire a Roma. Invito anche voi
giornalisti a pregare affinché questo loro desiderio possa
realizzarsi. Restiamo aperti a riceverli qui anche l’ultimo giorno del Sinodo.
Saranno molto ben accolti come veri fratelli”.
Un
giornalista ha poi chiesto se sarà affrontato il
problema della Comunione per i divorziati risposati. Ascoltiamo ancora la risposta
di mons. Eterović:
“Notoriamente
sembra, almeno così risulta dall’instrumentum
laboris, che la questione dei risposati civilmente che non possono ricevere
la comunione sarà dibattuta e approfondita. Ovviamente esistono già
pronunciamenti del magistero e si cercherà di studiare insieme come trattare
questi nostri fratelli che sono in una situazione
veramente difficile. Credo, per esempio, che come cattolici dobbiamo,
non solo in questo caso, ma anche in altri casi simili, per esempio con persone
anziane che non possono fare la comunione, rivalutare la comunione spirituale,
il desiderio di ricevere il Signore, che è molto importante per la vita
spirituale dei singoli e delle comunità. Non voglio anticipare il dibattito dei
Padri sinodali per un tema segnalato da varie parti e di attualità
e penso che probabilmente sarà approfondito”.
Infine,
è stata sollevata la questione della possibilità di fare la Comunione per i
fedeli di altre confessioni cristiane. Mons. Eterović:
“Noi
abbiamo già una tradizione che ci mette in una situazione molto
più facile per quanto riguarda le Chiese ortodosse, perché la Chiesa
cattolica riconosce la validità dei sacramenti delle Chiese ortodosse. Quindi, dove non ci sono parrocchie cattoliche, dove non ci
sono predicatori, i nostri fedeli possono fare la Confessione e la Comunione
nelle Chiese ortodosse, che hanno anche la validità dell’Ordine sacerdotale. In
altre Chiese bisogna vedere caso per caso. Per fare la
Comunione però bisogna avere la fede cattolica e credere alla presenza reale,
sostanziale, di Gesù nell’Eucaristia”.
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Con
molta probabilità, ha osservato oggi mons. Eterović,
il Sinodo che inizia domani è il primo ad essere accompagnato dalla preghiera e
“dalla partecipazione di milioni di fedeli”, coinvolti dal clima e dalle
iniziative dell’Anno speciale sull’Eucaristia. Sulle attese suscitate da
questo importante appuntamento, Giovanni Peduto ha
sentito il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto
divino e la disciplina dei sacramenti, e il primo dei tre presidenti delegati
dal Papa per lo svolgimento del Sinodo:
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R. –
Ognuno avrà le sue attese. Credo, però, che possiamo dire
che il popolo di Dio attende dal Sinodo una riaffermazione della nostra fede
cattolica sull’Eucaristia, sacrificio e Sacramento e presenza reale. Non si
tratta certo di affermare una qualche sorta di nuova dottrina, ma di ribadire quella di sempre. C’è poi attesa affinché il Sinodo
incoraggi la celebrazione eucaristica come manifestazione della pienezza della
fede. La fede si manifesta nella celebrazione, ma al contempo la celebrazione nutre e manifesta anche la nostra fede. La
gente attende, inoltre, un incoraggiamento riguardo all’attività apostolica,
all’attività nella Chiesa dei diversi stati di vita: chierici, religiosi e religiose, laici, tutti nutriti dalla Santissima
Eucaristia, che è fonte e culmine di tutta la vita della Chiesa.
D. –
Eminenza, quali sono le principali problematiche riguardo alle celebrazioni
eucaristiche: in altri termini, i nodi principali su cui si dovrà confrontare
il Sinodo?
R. –
Ogni partecipante ha libertà di parlare sui quattro punti: l’Eucaristia nel
mondo di oggi, la fede della Chiesa nell’Eucaristia,
l’Eucaristia vita della Chiesa e, infine, l’Eucaristia missione della Chiesa.
Ognuno avrà libertà di scegliere di parlare su un tema fra questi quattro.
Certo, ogni cardinale ed ogni vescovo si esprimerà e
sceglierà dove porre la propria enfasi, ma credo anche che non si possa non
parlare del modo di celebrare, di ciò che oggi noi chiamiamo ars celebrandi: un modo cioè di
celebrare la Santa Messa che manifesta la fede, nutre la fede, diventa
veramente gioia ed attività della Chiesa. La celebrazione
eucaristica non è certo una cosa privata. Certamente verrà
toccato anche il tema della comunione ecclesiale in rapporto all’Eucaristia:
chi riceve la Santa Comunione deve essere uno che già comunica nella fede,
nella vita della Chiesa, ed è quindi in unità con il vescovo e con il Papa. La
celebrazione eucaristica non è una celebrazione
ecumenica. L’ecumenismo si deve promuovere, ma l’Eucaristia
non diventa mezzo, come se fosse un nostro possesso privato che noi
diamo a coloro che sono nostri amici. L’Eucaristia è la celebrazione della
Chiesa già unita e non la celebrazione di tutti i cristiani, con diverse fedi
in ciò che si celebra. Questo è abbastanza importante chiarirlo. Importante anche il tema della missione, perché l’Eucaristia ci
manda ad evangelizzare. Non si può non toccare anche quello.
D. -
L’Anno dell’Eucaristia sta per terminare, assieme alla celebrazione del Sinodo
dei vescovi: è possibile tracciarne un bilancio?
R. - I
frutti non sono stati uguali dovunque. Molto dipende dal parroco che si trova
sul posto, dal tipo di diocesi, dal tipo di rettore di università
o di seminario o anche abate. Questo dimostra che il bilancio non è uguale
dappertutto. In generale, però, possiamo lodare Dio perché oggi c’è una
maggiore attenzione all’Eucaristia ed anche alla manifestazione di questa fede
nelle celebrazioni eucaristiche. Ci sono state anche giornate di studio,
promosse da università e seminari maggiori, e sono molto più numerose le
adorazioni eucaristiche che si tengono al di fuori della Messa. In Nigeria ed
altrove, ad esempio, ho visto cappelle che esponevano il Santissimo per tutta
la giornata e qualche volta anche la notte. Rendiamo grazie a Dio per tutto
questo, perché le ore che noi spendiamo davanti a Gesù nella Santissima
Eucaristia sono preziosissime.
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IL
NOVECENTO NON SOLO TRISTI
PAGINE DI STORIA
MA
ANCHE RISVEGLIO SPIRITUALE E CARISMATICO: COSI’ IL PAPA AL CONVEGNO
SU “I SEGNI DELLO SPIRITO NEL NOVECENTO” IN
CORSO A LUCCA
“Il Santo Padre desidera unire la sua
voce per esaltare le grandi opere compiute dallo Spirito di Dio nel secolo da
poco terminato”. Così il Papa, con una lettera a firma del cardinale Segretario
di Stato cardinale Angelo Sodano, si è rivolto agli
oltre 1000 partecipanti al Convegno “I segni dello Spirito nel Novecento” che
si è aperto ieri a Lucca. Un iniziativa promossa dal
Rinnovamento nello Spirito insieme alle Oblate dello Spirito Santo in
collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio e il Movimento dei Focolari. Da
Lucca ha il via una rilettura storica del Novecento privilegiando
il racconto dei testimoni che hanno iniziato ad alternarsi questa mattina.
Dalla città toscana il servizio di Carla Cotignoli.
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Papa
Benedetto XVI nel suo messaggio definisce significativa
l’iniziativa lucchese proprio perché volta a riscattare la memoria spirituale
del secolo appena terminato costellato da tristi pagine di storia, ma permeato
pure di meravigliose testimonianze di risveglio spirituale e carismatico. Il
Santo Padre ricorda la nuova Pentecoste suscitata dal Concilio che ha portato
il suo soffio benefico nel mondo intero. Il convegno si svolge a Lucca in
memoria di Elena Guerra, la beata lucchese
sostenitrice presso Papa Leone XIII della consacrazione del Novecento allo
Spirito Santo.
Per
l’arcivescovo Stanislao Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, intervenuto ieri pomeriggio, “questo Convegno è un
laboratorio di speranza, proprio perché evidenzia i raggi di luce che hanno
illuminato una delle epoche più buie dell’Europa. sono
questi che cambiano il corso della storia”. Il prof. Riccardi ne ha abbozzato
la trama: proprio dalle due guerre mondiali nasce una nuova coscienza di pace,
si avvia il cammino verso l’unità dei cristiani nella certezza che se le Chiese
diventano sorelle i popoli saranno fratelli. Ed è ancora nel buio della guerra
che, come testimonia una delle prima compagne di
Chiara Lubich, la luce di Dio, sperimentato come amore, sarà quella scintilla
ispiratrice da cui nascerà e si diffonderà un movimento impegnato a portare
pace e unità nel mondo, i focolari. Così sono proprio le ferite della guerra
che suscitano in Frère Roger Schutz, come testimonia un suo
fratello degli inizi, la sete di riconciliazione fra i cristiani che
comunicherà a centinaia di migliaia di giovani. Così come dal drammatico tempo
della violenta persecuzione dei cristiani in Messico nasce la grande opera dei Legionari di Cristo, impegnata a portar il
regno di Dio nel mondo di oggi. Insomma è davvero una nuova cultura che si sta
riscoprendo: la cultura di Pentecoste.
Da
Lucca, Carla Cotignoli, per la Radio Vaticana.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina: Benedetto XVI - domani, nella
Basilica Vaticana - apre l'XI Assemblea generale
ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
All'interno l'intervento dell'Arcivescovo Nikola
Eterovic in occasione della conferenza stampa di presentazione di questo avvenimento ecclesiale.
Allegato al giornale un inserto speciale
con l'elenco dei partecipanti al Sinodo.
Sempre in prima, un articolo di Francesco
M. Valiante dal titolo "La penombra crepuscolare del ricordo, i riflessi
solari della speranza": sei
mesi dalla morte di Giovanni Paolo II.
Servizio vaticano - Il discorso del Papa ai
religiosi Paolini e ai collaboratori della Famiglia Paolina.
I Messaggi del cardinale Angelo Sodano alla
Plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali europee e al Convegno promosso a Lucca sul tema "I segni dello Spirito nel
Novecento".
Un articolo di Giampaolo Mattei sull'ordinazione
episcopale conferita dal Cardinale Angelo Sodano
all'Arcivescovo Michael August Blume, nuovo Nunzio Apostolico in Benin e in
Togo.
Servizio estero - L'intervento della Santa
Sede alla 49 sessione della Conferenza generale dell'Agenzia internazionale
dell'energia atomica (Aiea): "Riconoscere
e valorizzare i legami esistenti tra lo sviluppo e la sicurezza".
Servizio culturale - Un elzeviro di Mario
Gabriele Giordano dal titolo "La ricostruita umanità di un tempo": un
esemplare Festival internazionale.
Servizio italiano - In primo piano il tema della
finanziaria.
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1
ottobre 2005
ANCORA VIOLENZE IN SUDAN. I MILIZIANI
ARABI HANNO ATTACCATO
DUE CAMPI PROFUGHI, UCCIDENDO 29 PROFUGHI DEL
DARFUR.
L’ONU MINACCIA LA SOSPENSIONE DEGLI
AIUTI UMANITARI
- Intervista con Raffaello Zordan -
Nuove
stragi dei “janjaweed”, i miliziani di etnia araba
alleati del governo di Khartoum che perseguitano le popolazioni del Darfur,
martoriata regione dell'Ovest del Sudan. L’Alto Commissariato ONU per i
Rifugiati ha diffuso la notizia di un attacco senza precedenti a due campi
profughi nell'area Nord Occidentale del Darfur che avrebbe fatto almeno 29
morti e 10 feriti gravi. Fonti militari del Ciad hanno, invece, reso noto il nuovo e ben più grave bilancio dell'incursione
compiuta lunedì scorso della guerriglia in un villaggio ciadiano, poco lontano
dal confine del Darfur. Ora le vittime accertate sono 75, tra cui 55 civili.
Questa nuova fiammata di violenza giunge dopo mesi di apparente
calma, seguita alla firma della pace, in gennaio a Nairobi, tra il Nord ed il
Sud del Paese. Ma quali sono i motivi che hanno fatto
ripiombare il Paese africano nelle violenze? Quali sono gli interessi in campo?
Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Raffaello Zordan, redattore della rivista
dei Comboniani, “Nigrizia”:
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R. – Gli interessi in campo
sono tantissimi. Dobbiamo pensare che abbiamo un Paese che esce da 22 anni di
guerra. Quindi anche con questa pace, firmata il 9 gennaio scorso, dopo una
mediazione molto stringente sia da parte dei capi di Stato africani, sia da
parte della comunità internazionale in senso lato, per questa guerra che aveva provocato 2 milioni e mezzo di morti e 4 milioni di
sfollati, è chiaro che non si può pensare di farla rientrare immediatamente. Il
Sudan è di interesse strategico per tante ragioni, per
il Corno d’Africa, per il fatto di avere risorse petrolifere forti, per il
fatto di essere stato in passato un posto dove il terrorismo internazionale ha
messo radici. Faceva comodo a tutti, e fa comodo a tutti, che sia un posto
“pacificato” e comunque sotto controllo.
D. – Su questa situazione possiamo dire
che ha influito anche l’improvvisa morte di John Garang…
R. – Sicuramente la scomparsa di Garang segna un altro punto interrogativo,
nel senso che essendo il leader del maggiore movimento, il Movimento di
Liberazione Popolare del Sudan, che ha combattuto contro il governo di Khartoum
per tutto questo tempo, è evidente che il suo successore deve avere il sangue
freddo di capire che sia il tema del Darfur, sia il tema dell’Est Sudan, e
quindi l’instabilità che c’è in queste zone, non può certo portare a risultati positivi. Sono situazioni che vanno spente rapidamente. I janjaweed, che fanno queste razzie, possono essere fermati
sicuramente dall’esercito, dal governo. E questo è possibile che venga fatto. Un’altra cosa possibile da fare, e che noi
abbiamo chiesto con forza, è che, per esempio, l’Unione Europea istituisca una
Commissione permanente, composta da eurodeputati e
anche da membri di organizzazioni non governative europee, che vigili sul
rispetto delle varie clausole dell’accordo di pace. E
questo servirebbe anche a far tenere la testa bassa a chi ha intenzione invece
di continuare a seminare instabilità.
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LA PREGHIERA RACCOMANDATA DALLA VERGINE MARIA
- Intervista con l’arcivescovo Angelo Comastri -
Il mese di ottobre è dedicato alla devozione del Rosario, la
preghiera che Maria ha tante volte raccomandato nelle sue innumerevoli
apparizioni. Ma come nasce questo legame tra questo
mese e la Madonna? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo Angelo
Comastri, vicario generale del Papa per lo Stato Città del Vaticano:
**********
R. – L’ottobre mariano o l’ottobre del Rosario
nasce a motivo della battaglia di Lepanto, combattuta
nel lontano 1571. Una battaglia drammatica nella quale tutto
l’Occidente era a rischio e in modo particolare la cristianità che viveva in
Occidente. Il Papa Pio V, chiese a tutti di pregare la
Vergine Santa con il Rosario. E ci dicono gli storici che ci fu una vera
e propria ondata, potremmo dire una febbre - nel senso più positivo
della parola – di preghiere per invocare Maria, affinché il rischio di una
invasione, che avrebbe sicuramente creato sconvolgimenti in Europa, fosse
fermata per intercessione di Maria. E questo accadde.
San Pio V attribuì alla preghiera del Rosario l’intercessione per superare quel
pericolo drammatico dell’Europa.
D. – Eccellenza, una parola sull’origine della preghiera del Rosario…
R. – Io credo che si sia formato lentamente per un
bisogno del cuore di meditare i Misteri della vita di
Gesù. Penso che gli Apostoli stessi dopo la Resurrezione di Gesù si saranno fermati più volte a ripensare alla vita di Gesù, a
rimeditare sulla vita di Gesù. E man mano che il tempo
passava, forse diventò spontaneo chiedere a Maria di far da guida nel meditare
i Misteri della vita di Gesù. E la preghiera dell’Ave
Maria cadenzata dai Misteri del Rosario, anche questa è un’esigenza del cuore,
perché la ripetizione non è un segno di noia, ma è un segno di gioia e non c’è
cosa più bella che pregare con la Madre, e pregare con Maria meditando i Misteri
della vita di Gesù, che nessuno conosce più di Lei.
D. –
Qual è il ruolo di Maria nel Mistero della Salvezza?
R. – Credo che il ruolo di Maria
nel Mistero della Salvezza noi lo troviamo meravigliosamente indicato nel
Vangelo di Giovanni, in due momenti. In un momento in cui Maria si rivolge a Gesù, alle Nozze
di Cana, e con l’intuito femminile Maria nota che c’è un disagio, manca il
vino. E Maria interviene
perché Maria sa che Dio vuole la nostra collaborazione, la vuole
perché ci vuole collaboratori. Maria fa la mediazione. Si rivolge ai servi e dice: “Fate quello che
Gesù vi dirà”. E’ la preghiera della fiducia. Maria è
Colei che ci insegna il rapporto con Dio. Sempre nel
Vangelo di Giovanni, nel momento in cui Gesù colloca l’amore supremo di Dio dentro
la storia degli odi umani, nel momento in cui un atto di amore
infinito entra come un fatto dentro la storia degli avvenimenti umani, in quel
momento Gesù dice a Maria: “Donna, non pensare a me, pensa a loro. Io ti dono
all’umanità. Ebbene io ti dono a loro, perché la tua maternità diventi uno
strumento per far sentire loro il mio amore e per educarli all’amore, così come
tu lo hai vissuto.
**********
LA CHIESA RICORDA OGGI SANTA TERESA DI LISIEUX:
HA INDICATO LA VIA DELLA
SEMPLICITÀ PER ARRIVARE A DIO
-
Intervista con suor Gloria Conti -
Volle insegnare alle anime la via dell’umiltà e dell’abbandono perché
tutti potessero riconoscere in Dio il Padre misericordioso. Santa Teresa di Lisieux,
carmelitana di clausura, di cui oggi la Chiesa fa
memoria, morì a soli 24 anni. Il suo è un linguaggio semplice
ma per nulla disincantato, acuta contemplativa in lei emergono una ricca
esperienza ed una saggezza che additano l’itinerario più semplice e più sicuro
per entrare in intimità con Dio. Tiziana Campisi ha chiesto a suor Gloria
Conti, carmelitana missionaria di Santa Teresa del Bambino Gesù di tracciarne un profilo:
**********
R. - L’immagine di Teresa di Lisieux ha una duplice
faccia. Una faccia piuttosto oleografica che grazie a Dio sta
scomparendo in questi ultimi anni e che era un po’ la fisionomia della santina
tutta pia che ha vissuto in quattro mura del monastero, la bambina buona, la
“pallina di Gesù” come lei amava anche definirsi. C’è poi un’altra immagine
invece di Teresa di Lisieux che sta emergendo in questi ultimi decenni: una
donna forte, determinata, una donna che ha camminato,
ha faticato, ha anche sofferto per arrivare alla vetta della santità, una donna
che ha desiderato e voluto essere l’amore nel cuore della Chiesa.
D. –
Qual è l’aspetto più singolare della personalità di Teresa di
Lisieux?
R. – E’
la donna delle piccole cose, della via della piccolezza spirituale, quella che
lei chiamava infanzia spirituale, che non è la via dei bambini che non
capiscono, che non hanno l’uso della ragione, che sono
in qualche modo sempliciotti. E’ invece la via dei piccoli del Vangelo, coloro
che si fidano talmente di Dio da riporre in lui ogni speranza.
D. – Teresa di Lisieux, monaca di clausura, patrona delle missioni…
R. –
Dobbiamo forse uscire da una certa mentalità, che per essere
missionari bisogna per forza andare nei cosiddetti luoghi di missione.
Essere missionari è uno stile di vita, proprio un essere della persona. E credo che ciò che ha spinto poi il Pontefice Pio XI a
farne la patrona delle missioni è stato proprio questo scaldare di Teresa di
Lisieux l’umanità con il fuoco dell’amore.
D. – Voi
carmelitane, missionarie di Teresa del Bambin Gesù, come vivete la sua spiritualità?
R. – La
nostra fondatrice, Madre Maria Crocifissa Curcio, che
sarà beatificata ora il prossimo 13 novembre, ispira la sua spiritualità a
Teresa di Lisieux, riprendendo l’immagine biblica di Marta e Maria. Lei dice che queste due donne, questi due modi di essere,
possono convivere insieme tranquillamente. Noi allora cerchiamo nella nostra
scelta quotidiana di vita di mettere insieme l’aspetto contemplativo di Maria e
la fecondità operosa di Marta. Questi due aspetti li ritroviamo entrambi nella
spiritualità di Teresa di Lisieux. Teresa aveva trovato il
segreto della santità, era riuscita a fare della sua vita una vita di
preghiera e della sua preghiera un’autentica vita.
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Domani,
2 ottobre, 27.ma Domenica del Tempo Ordinario, la
Liturgia ci presenta la parabola dei vignaioli omicidi. Gesù spiega ai prìncipi
dei sacerdoti e agli anziani del popolo come Dio abbia
affidato la sua vigna a dei vignaioli: ma questi hanno ucciso i suoi
profeti e infine anche il Figlio. Allora il Maestro dice:
«Non avete
mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno scartata è
diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli
occhi nostri"? Perciò io vi dico:
vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo
che lo farà fruttificare».
Su
questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko
Ivan Rupnik:
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Israele aveva
già delle forti testimonianze che ciò che agli occhi del mondo viene deriso, disprezzato e addirittura rigettato, agli
occhi del Signore è prezioso, anzi fondamentale. Un esempio di questo è
Giuseppe, rifiutato e venduto dai fratelli, che divenne
poi la salvezza per loro e per tutto il popolo. Cristo parla di sé in questi
termini, come se volesse aprire gli occhi a quelli che non riescono a
comprendere il dono che Dio elargisce. Una mentalità di peccato non comprende
l’amore e non riesce a ragionare con le sue categorie, ma l’amore riesce a fare
anche dal rifiuto una testata d’angolo. Questo significa che il Signore vuole
che noi guardiamo anche la nostra storia con i suoi occhi d’amore. E allora le cose che ci sembrano non riuscite e che non
vorremmo avere sono quelle attraverso le quali ci arriva il dono di Dio. Gli
scartati dalla storia possono dirci una parola importante per il discernimento,
in questo tempo in cui tarda a venire il giorno.
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1 ottobre 2005
La Chiesa australiana si
prepara a celebrare la “Settimana contro
la povertà”, in programma dal 16 al 22
ottobre. L’iniziativa, che coinvolge anche gruppi della
società civile australiana, culminerà il prossimo
23 ottobre con la Giornata Missionaria
Mondiale
SYDNEY. = Durante il mese di ottobre sono diverse le
iniziative a livello internazionale che riflettono sulla povertà nel mondo, sulle
misure necessarie per combatterla, sul ruolo delle organizzazioni
internazionali e dei governi. Il prossimo 17 ottobre, inoltre, ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà
indetta dall’ONU. Anche la Chiesa australiana,
attraverso l’“Australian Catholic Social Justice Council” (ACSJC), che opera in
seno alla Conferenza episcopale locale, ha voluto inserirsi in questo dibattito
offrendo il proprio contributo alla sensibilizzazione delle coscienze. In
questo quadro, l’ACSJC ha promosso materiale informativo sollecitando le Chiese
locali a promuovere iniziative di vario genere, come celebrazioni liturgiche,
convegni, manifestazioni pubbliche e progetti a favore di realtà in via di
sviluppo. La settimana prevede alcune iniziative organizzate a fianco di gruppi
per i diritti umani ed associazioni del terzo settore, non di matrice
cristiana. La sensibilizzazione delle comunità
cattoliche culminerà nella Giornata missionaria mondiale, in programma il
prossimo 23 ottobre. Così le tematiche della lotta
alla povertà sfoceranno nella riflessione sulla missione in cui ogni credente è
chiamato ad impegnarsi. (E. B.)
le conseguenze del concilio vaticano
II sulla fioritura della chiesa coreana: È il tema centrale del simposio
internazionale organizzato dall’università cattolica di Corea, svoltosi nei
giorni scorsi a Seul
- A
cura di Antonio Mancini -
SEUL.=
La svolta che il Concilio Vaticano II ha impresso alla vita ecclesiale nel XX secolo ha generato una grande fioritura della Chiesa
anche in Corea, attraverso numerose vocazioni e con il pieno inserimento della
stessa Chiesa nella società coreana. E’ quanto è emerso a Seul, al termine del
Simposio internazionale dal titolo “Concilio Vaticano II e la Chiesa coreana”,
organizzato dall’Università Cattolica di Corea a Seul, in collaborazione con la
Fondazione che si occupa di ricerca sulla storia della Chiesa coreana. Il
Simposio ha visto la partecipazione di esperti,
accademici, sacerdoti, delegati dalle varie diocesi e semplici fedeli. I
lavori, nelle diverse giornate di studio, si sono concentrati su come le
indicazioni conciliari siano state recepite nelle
varie comunità coreane e su quali cambiamenti abbiano
apportato nella pastorale e nella percezione della Chiesa
all’interno della società. Fra gli altri aspetti, è stato trattato vivacemente
anche il tema dell’inculturazione, considerato requisito fondamentale per la
vita della Chiesa in Corea.
In Myanmar,
centinaia di detenuti politici non possono partecipare al processo democratico
del paese. Lo denuncia l’osservatore dell’onu, Sergio Pinheiro, accusando le
forze dell’ordine di violazione dei diritti umani ai
danni delle minoranze etiniche
NEW YORK.= Sono ancora più di 1100 i prigionieri politici in Myanmar,
"compresi monaci, avvocati, insegnanti, giornalisti, politici, leader
studenteschi, scrittori e poeti”. Ad affermarlo, è l’osservatore per i diritti
umani dell’ONU, Paulo Sergio Pinheiro, che in un rapporto all’Assemblea
generale delle Nazioni Unite ha specificato come il governo del Myanmar,
nonostante il 6 luglio scorso abbia scarcerato 249 oppositori, ha
ancora centinaia di detenuti politici ed è accusato di torturare i
prigionieri. Nel rapporto, Pinheiro si dice inoltre preoccupato per la continua
reclusione agli arresti domiciliari dell’attivista della Lega nazionale per la
democrazia (LND), Aung Sang Suu Kyi, e per la detenzione del poeta ed editore, U Win Tin, che da 16 anni si trova nel durissimo
carcere di Insein. Questo atteggiamento, dichiara Pinheiro,
“va contro lo spirito di riconciliazione nazionale” che gli stessi militari
dicono di voler raggiungere. Da tempo, Yangon dichiara
infatti di seguire un piano per una transizione pacifica alla
democrazia. La giunta ha convocato lo scorso anno un incontro nazionale
per redigere una nuova Costituzione, ma proprio Suu Kyi non è stata autorizzata
a partecipare ed il suo partito per protesta ha boicottato l’incontro. Per
Pinheiro, il governo dovrebbe prendere misure immediate per far partecipare
tutti i partiti politici al fine di “salvare l’incontro nazionale e la sua credibilità sia all’interno dei suoi confini che a livello
internazionale”. Nel rapporto sono presenti infine denunce di gravi violazioni
dei diritti umani, come lavori forzati, estorsioni, espropriazioni, stupri ed
altre violenze sessuali da parte delle forze dell’ordine ai danni
delle minoranze etniche. I rappresentanti del Myanmar presso le Nazioni
Unite non hanno rilasciato nessuna dichiarazione (E. B.)
Acquistare prodotti alimentari
per gli aiuti direttamente dai paesi Poveri, diminuendo il trasporto di scorte
dai paesi ricchi.
e’
Questa, secondo l’organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo
(OCSE), la formula per risparmiare milioni di dollari l’anno
NEW YORK. = Se i Paesi ricchi acquistassero i prodotti
alimentari destinati agli aiuti direttamente nei Paesi poveri
risparmierebbero grandi somme di denaro. Lo sostiene un nuovo
rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo
(OCSE), specificando come, diminuendo la quantità di scorte trasportate, i
costi potrebbero essere abbattuti fino al 50%. Il documento cita il caso
degli Stati Uniti. Nel 2004, il 99% del cibo trasportato dagli USA verso i Paesi poveri era vincolato alla produzione
statunitense. L’acquisto in loco dei prodotti avrebbe dimezzato la spesa.
Spesso però l’immissione sui mercati locali di grandi quantità di cibo – per
esempio grano o cereali – rischia di far abbassare il prezzo dei prodotti
locali, con gravi ripercussioni sui contadini dei Paesi poveri. Il rapporto,
tuttavia, sottolinea come questa pratica non sia
imputabile solo agli Stati Uniti, ma riguarda anche altri Paesi donatori come
il Giappone, la Cina, l’India e la Corea del Nord. Il risparmio, sostengono gli
esperti dell’OCSE, non deriva solo dai minori costi di trasporto, ma anche
dall’acquisto di generi alimentari in uno dei Paesi della regione dove è
destinata l’assistenza. Secondo Edward Clay, uno degli autori del rapporto, in
questo modo i Paesi donatori potrebbero diminuire la spesa di 750 milioni di
dollari l’anno. Qualcuno ha già iniziato. Il governo del Canada, infatti, ha
annunciato in questi giorni che d’ora in avanti acquisterà sul mercato locale
fino al 50% dei prodotti alimentari destinati agli aiuti, rispetto al limite del 10% mantenuto finora. (E.
B.)
MEDICI
E ATTIVISTI PER I DIRITTI UMANI FRA I VINCITORI DEL “PREMIO
NOBEL
ALTERNATVO”, CHE SI RIVOLGE A PERSONE IMPEGNATE NEI SETTORI TRASCURATI
DAL NOBEL UFFICIALE. il
PROSSIMO 9 dicembre, a Stoccolma presso il
parlamento svedese, si terrà La cerimonia di
premiazione
STOCCOLMA. = Un’ “uomo di
medicina” del popolo boscimane, un’avvocatessa malese e due attivisti canadesi
per il “commercio equo”. Sono i vincitori dell’edizione 2005 del premio “Right
Livelihood Award”, meglio conosciuto come il “Premio Nobel alternativo”. Tutti
loro, il prossimo 9 dicembre, a Stoccolma presso la sede del parlamento
svedese, ritireranno la somma di 213 mila euro che dovranno dividersi. Il
fondatore del Premio Nobel alternativo, Jakob von Uexkull, ha sottolineato come questo riconoscimento sia rivolto a
persone che abbiano dato “speranza e ispirazione ma anche messo in pratica
azioni concrete e soluzioni” a quei problemi e a quei campi della società
trascurati dal Nobel “ufficiale”. A Roy Se Sana, boscimane del Botwana, è stato
riconosciuto il suo impegno pacifico contro i trasferimenti obbligati del
popolo boscimane fuori dalle terre ereditarie del
Kajahari. Per avviare questo movimento di resistenza non violento, Roy Se
Sana ha fondato, nel
1992, la “First People of Kalahari” (Popoli indigeni
del kalahari). A far meritare il premio all’avvocatessa
malese, Irene Fernandez, è stato l’impegno nella difesa dei diritti dei
migranti poveri nel suo Paese. Mentre i due attivisti
canadesi, Maude Barlow e Tony Clarke, hanno vinto il premio grazie alla
realizzazione di modelli alternativi di commercio. Una menzione speciale
è stata assegnata infine all’artista messicano, Francisco Toleo, “per aver
dedicato se stesso e la sua arte alla protezione del patrimonio culturale,
dell’ambiente naturale e della vita comunitaria del popolo indigeno di Oaxaca”. (R. R.)
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1 ottobre 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco-
In Iraq, Paese sconvolto nelle ultime ore da una serie di attacchi e scontri che hanno causato più di 100 morti, le
forze americane hanno lanciato una vasta offensiva contro alcune postazioni di
insorti nell’ovest del Paese, al confine con la Siria. Fonti ospedaliere hanno
affermato che in seguito a sanguinosi scontri, avvenuti nella turbolenta
provincia di Al Anbar, dieci civili sono rimasti
uccisi. L’esercito americano precisa, inoltre, che i ribelli sono sospettati di
appartenere alla rete di Al Qaeda. I soldati impegnati
nell’operazione, più di mille fra militari statunitensi e iracheni, sono
appoggiati da mezzi aerei. La situazione è estremamente
tesa anche nel sud dell’Iraq, dove un soldato danese è rimasto ucciso in
seguito ad un attacco condotto da un gruppo di ribelli.
L’esercito israeliano ha espresso “rammarico” per la morte
dell’adolescente palestinese di tredici anni, ucciso ieri nel campo profughi di
Balata, presso Nablus, nel corso di una sparatoria tra militari e attivisti
palestinesi. “Siamo dispiaciuti per la morte del giovane palestinese del tutto
innocente”, ha detto il portavoce dell’esercito spiegando che su questo caso si
valuterà se aprire un’inchiesta. Durante la sparatoria, sono rimasti uccisi
anche due membri delle Brigate dei martiri di Al Aqsa.
Sul versante politico, sono stati comunicati, intanto, i
risultati ufficiali della terza tornata delle elezioni locali palestinesi,
tenutesi giovedì scorso in Cisgiordania: Al Fatah, il principale partito
palestinese, ha riportato il 53,73 per cento dei voti, mentre Hamas il 26 per
cento.
In Algeria, le operazioni di voto sul
referendum di approvazione della “Carta per la pace e
la riconciliazione nazionale”, che ieri ha raccolto il “sì” del 97 per cento
degli elettori, sono state segnate da episodi di violenza in alcune province
orientali del Paese. In particolare, nella regione berbera di Kabylia, alcuni
seggi sono stati saccheggiati. Nella stessa zona, i partiti dell’opposizione
hanno invitato la popolazione al boicottaggio. Secondo il ministro degli Interni algerino, le città dove è più forte la
presenza dei terroristi hanno comunque fatto registrare un’alta affluenza alle
urne.
Ferma risposta del
presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, alla comunità internazionale che
minaccia interventi per bloccare il programma di sviluppo nucleare del Paese. “Se l’Iran sarà portato dinanzi al Consiglio di Sicurezza
dell’ONU – ha detto il neo presidente – risponderemo in diversi modi, per
esempio bloccando le esportazioni di petrolio”. Teheran ha sempre rivendicato
il proprio diritto a sviluppare programmi nucleare a
scopo civile. Il timore di molti Paesi è che, in realtà, dietro questi si nascondano
obiettivi militari.
In
Germania, si andrà alle urne domani, con due settimane di
ritardo, in una circoscrizione di Dresda dove la morte di una candidata,
durante la campagna elettorale, aveva imposto il rinvio del voto dello
scorso 18 settembre. I sondaggi indicano come favorito il candidato del Partito
cristiano democratico che, in caso di vittoria, potrebbe incrementare di tre
seggi il vantaggio del suo schieramento sulla formazione socialdemocratica. Nonostante
gli incontri dei giorni scorsi fra i due principali partiti tedeschi, che si
sono dichiarati ottimisti per un governo di unità
nazionale, resta comunque aperta la disputa tra la leader dei cristiano
democratici, Angela Merkel, ed il socialdemocratico Gerhard Schroeder sul nome del futuro cancelliere. Ma quali novità potranno emergere dal voto di Dresda?
Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Luigi Geninazzi, corrispondente da Berlino per
il quotidiano Avvenire:
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R. –
Sarebbe veramente un dato clamoroso se i socialdemocratici vincessero a Dresda,
perché sarebbe la prima volta in 15 anni. Avrebbe però un valore soprattutto
simbolico, nel senso che avendo la CDU-SSU un vantaggio di tre seggi nei
confronti dell’SPD, a livello del Bundestag, difficilmente
il risultato di Dresda potrebbe cambiare qualcosa.
D.
– Ed un incontro tra SPD e CDU fissato per mercoledì prossimo sarà più concreto
in vista della realizzazione della grande coalizione?
R. – Io
credo che le cose andranno ancora per le lunghe. Schroeder dovrà rassegnarsi,
non potrà fare il cancelliere, perché l’SPD, sia pur
di poco, non è più il primo partito in Germania. I giochi, ritengo, siano un
po’ più aperti sul fronte cristiano democratico, anche se tutti per ora dicono che il candidato Angela Merkel potrebbe essere in
realtà qualcun altro. Diciamo che c’è già qualcuno che
è pronto “in panchina”, per usare un linguaggio calcistico. Basti pensare a Christian Wulff, oppure anche Roland Koch.
D. – Qual
è il clima fra la gente che caratterizza l’attesa del nuovo governo tedesco?
R. – Da un
lato, i tedeschi sono i primi ad essere perplessi su questa situazione.
Ricordiamo che è la prima volta nella storia che all’indomani di un voto non si
sa ancora chi sarà il cancelliere e quale sarà l’assetto di governo. Dall’altro
lato, però, questa situazione è il risultato di una elezione
e i tedeschi sono pronti ad accettare una formula come quella della Grande coalizione che è stata
sperimentata in Germania solo per tre anni. Ricordiamo che si è trattato di un
esperimento del tutto eccezionale.
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Scotland Yard ritardò volutamente le indagini
sulla morte del brasiliano, Charles de Menezes, ucciso per errore
dalla polizia a Londra lo scorso 22 luglio. La priorità nelle indagini su questo caso - si legge infatti in una lettera pubblicata ieri e inviata dal capo
di Scotland Yard, Yan Blair, al ministro britannico degli Interni - spetta alle
forze impegnate nella lotta contro il terrorismo. Nella lettera, Blair spiega
anche che la decisione di vietare l’ingresso nella stazione di Stockwell alla
Commissione indipendente che indagava sulla morte del brasiliano è stata
subordinata alle esigenze delle operazioni antiterrorismo.
Sulla difficile situazione della Costa
d’Avorio è incentrato il summit dei leader della
Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale (CEDEAO) tenutosi ieri ad
Abuja, in Nigeria. Per trovare uno sbocco politico alla crisi dello Stato
ivoriano, controllato a sud dalle forze governative e a nord dai ribelli, è
stato chiesto intervento dell’Unione Africana. Il servizio di Giulio Albanese:
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L’Unione
Africana farà di tutto per ottenere un rimpasto di governo in Costa d’Avorio,
qualora non si dovessero svolgere le elezioni nell’ex
colonia francese, in programma il prossimo 30 ottobre. E’ in sostanza quanto ha
dichiarato ieri ad Abuja il ministro degli Esteri nigeriano, al termine del summit dei leader africani sulla drammatica crisi esplosa in
Costa d’Avorio. Il ministro nigeriano ha anche precisato che si tratterebbe, comunque, di un’opzione estrema per sbloccare la già
difficile situazione politico-militare. E’ stato un vertice, quello svoltosi ieri nella capitale nigeriana, disertato dal
presidente ivoriano Lorrain Gbagbo. Il capo di Stato della Costa d’Avorio aveva
già precedentemente dichiarato che l’appuntamento
elettorale sarebbe comunque slittato per la mancanza di volontà politica da
parte delle forze nuove - i ribelli che controllano il nord del Paese – ad
accettare la via del disarmo pacifico. Una decisione in merito alla questione
ivoriana sarà presa il prossimo 6 ottobre dal Consiglio per la pace e la
sicurezza dell’Unione Africana, che valuterà le proposte emerse ieri ad Abuja
con l’intento di convincere le parti in conflitto a trovare un’intesa che possa scongiurare
drastici cambiamenti all’interno del governo ivoriano.
Per la
Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Almeno 11 civili sono rimasti
uccisi in seguito ad attacchi condotti ieri, in Burundi, da parte delle milizie
del sedicente gruppo delle Forze nazionali di
liberazione. Lo hanno riferito, stamani, fonti della sicurezza, precisando che
gli scontri sono avvenuti nella provincia centrale di Muramyya.
L’Organizzazione mondiale della Sanità lancia un appello alla calma dopo le previsioni allarmistiche sull’influenza aviaria. Un portavoce dell’OMS ha precisato che è impossibile prevedere quante persone possano morire a causa di un’eventuale pandemia. Il nuovo coordinatore dell’ONU per l’influenza aviaria, Tabarro, aveva ipotizzato un bilancio oscillante tra 5 e 150 milioni di morti nel caso di una trasmissione del virus da uomo a uomo. In Asia, i decessi provocati dal virus, a partire dal 2003, sono stati 63. Negli Stati Uniti, intanto, il senato ha approvato un disegno di legge grazie al quale sono stati aggiunti altri 4 miliardi di dollari allo stanziamento per la lotta contro l'influenza aviaria, in particolare per costituire riserve di farmaci antivirali e per rafforzare il monitoraggio globale della malattia.
Cresce la tensione in Corsica,
dove il piano di privatizzazione della compagnia di
navigazione SCNM ha scatenato le proteste dei dipendenti. La polizia ha
sgomberato oggi il porto di Ajaccio ed il porto
autonomo di Marsiglia per sbloccare i varchi di accesso ai terminali petroliferi,
occupati dai lavoratori in sciopero. Il primo ministro francese, Dominique de
Villepin, ha affermato che il governo non potrà andare oltre il mantenimento
statale del 25 per cento nel capitale della compagnia di
navigazione.
In Spagna, i deputati catalani hanno
adottato, ieri, il nuovo Statuto sull’autonomia
che amplia considerevolmente le competenze delle istituzioni locali, prima
tappa di un iter legislativo che porterà, martedì prossimo, il testo all’esame
del Parlamento spagnolo. Lo Statuto catalano, il terzo nella storia della
Regione, è stato approvato dal Parlamento di Catalogna con 120 voti a favore
e i 15 contrari del PPC. A Madrid, il premier
José Luis Rodríguez Zapatero si è già impegnato a rispettare l'integrità del testo
approvato dai deputati catalani. Fra
i punti più controversi, figura quello dell’autonomia fiscale della Catalogna,
secondo molti in contrasto con la Costituzione spagnola.
Al governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, è stato notificato l’avviso di garanzia da parte della Procura di Roma per la vicenda Antoveneta. Lo ha confermato il legale di Fazio, Franco Coppi, precisando che i magistrati intendono interrogare il governatore. L’ipotesi di reato è di abuso in atti d’ufficio. Insieme con il governatore, per lo stesso reato sarebbe indagato anche il responsabile della vigilanza dell'Istituto di Via Nazionale, Francesco Frasca. La Banca Centrale Europea (BCE) non commenta, ma da Francoforte si assicura che la vicenda “Fazio-Bankitalia” è tenuta sotto stretta osservazione. E’ atteso fra due settimane, invece, il parere della BCE sulla proposta di riforma della Banca d'Italia avanzata dal governo italiano.
Continua ad avanzare il vasto incendio sulle colline intorno a Los
Angeles, con un fronte delle fiamme largo 16 km. Un
cambiamento climatico, con temperature meno torride e maggiore umidità, sembra favorire il lavoro di
circa 3.000 vigili del fuoco che lottano contro i roghi con l'impiego di aerei
e elicotteri. Migliaia di persone hanno dovuto lasciare le loro case. La
situazione più pericolosa è nella San Fernando Valley
e nel settore di Los Angeles di Chatsworth. E’ stata evacuata Box Canyon ed è
stata chiusa l’autostrada.
E’ il Partito dei lavoratori del primo
ministro neozelandese, Helen Clark, ad aggiudicarsi la
maggioranza dei seggi in Parlamento, dopo le elezioni del 17 settembre scorso
in Nuova Zelanda. Il Partito dei lavoratori si è imposto così sul Partito
nazionale, prima forza di opposizione del Paese.
La navicella Soyuz, con a
bordo un astronauta russo e un americano, è decollata dalla base di Baikonur,
in Kazakistan, per raggiungere la Stazione spaziale internazionale. Con gli
astronauti c’è anche un “turista” spaziale: Gregory Olsen, scienziato
multimiliardario americano. Olsen è il terzo turista che partecipa ad un “viaggio spaziale”, dopo
un altro statunitense nel 2001 e un sudafricano nel 2002.
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