RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 334 - Testo della trasmissione di mercoledì 30 novembre 2005

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Shoah, “vergogna indelebile” del ‘900: così Benedetto XVI all’udienza generale in piazza San Pietro, da dove ha lanciato un appello internazionale per la lotta contro l’AIDS

 

In un messaggio a Bartolomeo I per la festa di Sant’Andrea, il Papa ribadisce l’impegno per il dialogo e il desiderio di recarsi presto ad Istanbul. Oggi, la visita al Patriarcato della delegazione guidata dal cardinale Kasper

 

Dura condanna della Santa Sede per le aggressioni alle suore cattoliche in Cina e per la detenzione di alcuni sacerdoti

 

Cordiale e proficuo incontro ieri a Mosca tra il metropolita Kirill e il cardinale Martino

 

Secondo Congresso asiatico: ”Pellegrinaggi e santuari, doni del Dio amore in Asia oggi”: ce ne parla il cardinale Stephen Fumio Hamao

 

Firmato ieri un accordo tra la Santa Sede e la città libera e anseatica di Amburgo, a regolare i rapporti della città land con la Chiesa cattolica

 

Cresce la coscienza di una Chiesa missionaria in India, aperta al dialogo con le altre religioni, nonostante le difficoltà in diversi Paesi di professare la fede e la minaccia del fondamentalismo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La nota della CEI su “I matrimoni tra cattolici e musulmani” invita a riflettere su importanti problemi emersi negli anni: con noi mons. Vincenzo Paglia

 

Città per la vita, città contro la pena di morte”. E’ lo slogan dell’odierna Giornata contro la pena di morte promossa dalla Comunità di Sant'Egidio: intervista con Mario Marazziti

 

Un calendario per finanziare l’istruzione nei Paesi in via di sviluppo: è l’iniziativa promossa dall’Opera di promozione dell’alfabetizzazione nel mondo: ai nostri microfoni don Aldo Martini

 

CHIESA E SOCIETA’:

L'impegno della Chiesa nella società italiana non rappresenta una violazione della laicità dello Stato: lo ribadiscono i vescovi italiani nel comunicato finale della CEI, pubblicato oggi

 

Si rinnova nella Basilica dei Santi XII Apostoli, a Roma, la tradizionale “Novena dell’Immacolata”, aperta ieri da una Messa presieduta dal cardinale Silvestrini

 

In India, la campagna per i diritti civili dei Dalit (fuori casta) cristiani promossa dal Consiglio ecumenico delle Chiese indiane trova, dopo 50 anni di attesa, il sostegno di diversi partiti politici

 

Il 9 e 10 dicembre, a Castelgandolfo, Convegno su “Il teatro e la musica nelle radici cristiane dei pellegrinaggi dal Medioevo all’età moderna”

 

L’Europarlamento chiede agli arbitri di fermare le partite di calcio ed imporre sanzioni alle società sportive in caso di gravi episodi di razzismo

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, uccisi 9 operai a Baquba e rapiti 4 occidentali. La Casa Bianca annuncia una riduzione delle proprie truppe nel 2006

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

30 novembre 2005

 

 

LA SHOAH, VERGOGNA INDELEBILE DEL ‘900: COSI’ IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE

IN PIAZZA SAN PIETRO, DA DOVE HA LANCIATO UN APPELLO INTERNAZIONALE

PER LA LOTTA CONTRO L’AIDS

 

La Shoah come una vergogna indelebile dell’umanità. L’AIDS, una piaga allarmante da combattere e sconfiggere. E’ stata densa di affermazioni forti l’udienza generale di oggi, che ha visto 23 mila persone sfidare la pioggia in Piazza San Pietro. Il Papa ha avuto anche un pensiero affettuoso per tutti i detenuti e di riconoscenza per il servizio svolto dai cappellani nelle carceri. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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E’ raffigurata tra le righe di un Salmo vecchio più di duemila anni la terribile pagina di storia dell’Olocausto. Benedetto XVI fa un parallelo tra il Salmo 136, oggetto della sua catechesi odierna, e i “campi di Babilonia” della deportazione che gli ebrei subirono nel 586 a.C. Il paragone col quale il Papa unisce due stagioni drammatiche del popolo eletto, lontane nel tempo ma ugualmente dolorose, colpisce i presenti all’udienza con la forza della sua condanna:    

 

“È quasi l’anticipazione simbolica dei campi di sterminio nei quali il popolo ebraico – nel secolo che abbiamo appena lasciato alle spalle – fu avviato attraverso un’operazione infame di morte, che è rimasta come una vergogna indelebile nella storia dell’umanità”.

 

Il Salmo, ha osservato il Pontefice, è un “canto nazionale di dolore”, da cui traspare “un’asciutta nostalgia per ciò che si è perso”. Per contrasto, ha aggiunto, il 136 è anche un Salmo che “esprime bene i sentimenti di speranza e di attesa della salvezza con i quali abbiamo iniziato il nostro cammino di Avvento”. Benedetto XVI ha preso poi spunto dalle parole sempre attuali di Sant’Agostino quando parla di coloro che, “pur non condividendo la fede biblica”, s’impegnano “per la pace e il benessere”. Anche costoro, spiega a braccio il Papa, Dio premierà “per la loro coscienza pura”:

 

“Anche tra di loro si trovano persone con questa scintilla. Con una specie di fede, di speranza, sono realmente in cammino verso la vera Gerusalemme, verso Cristo (...) Con questa apertura Sant’Agostino ammonisce anche noi di non fissarci semplicemente sulle cose materiali dell’attimo presente, ma di essere in cammino verso Dio. E solo con questa più grande speranza possiamo nel modo giusto trasformare questo mondo”.

 

Prima di concludere con l’appello per la lotta all’AIDS, il Papa aveva voluto salutare, in lingua italiana, i rappresentanti della Confederazione nazionale Formazione e aggiornamento professionale, nel trentennale di fondazione: un sodalizio al quale il Pontefice ha augurato di “continuare con slancio” la propria opera, sempre fedele ai principi cristiani e alla dottrina sociale della Chiesa che ne orienta la proposta formativa, ispirata da figure come Don Bosco, il Murialdo, Don Calabria, Don Orione e Maddalena di Canossa. Un saluto particolare è andato anche ai membri del Consiglio dei cappellani delle carceri italiane, guidati dall’ispettore generale, mons. Giorgio Caniato.

 

“Grazie per il prezioso ministero che svolgete con carità evangelica a fianco dei carcerati; assicuro la mia preghiera per ciascuno di voi e per tutti coloro che si trovano negli Istituti di detenzione, ai quali vorrei far giungere il mio affettuoso saluto”.

 

Benedetto XVI ha voluto lasciare lo spazio conclusivo alla terribile piaga del virus AIDS/Hiv che, ha riconosciuto con preoccupazione, presenta “cifre allarmanti”:

 

“Seguendo da vicino l’esempio di Cristo, la Chiesa ha sempre considerato la cura degli infermi come parte integrante della sua missione. Incoraggio pertanto le molte iniziative promosse per debellare questa malattia, in modo speciale dalle comunità ecclesiali, e mi sento vicino ai malati di AIDS e alle loro famiglie, invocando per loro l’aiuto e il conforto del Signore”.

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NOMINA

 

In Brasile, Benedetto XVI ha nominato vescovo prelato coadiutore di Coari, padre Joércio Gonçalves Pereira, della Congregazione del Santissimo Redentore, finora Rettore del Santuario Nazionale di Nossa Senhora Aparecida, nell'arcidiocesi di Aparecida.

 

 

IN UN MESSAGGIO AL PATRIARCA BARTOLOMEO I PER LA FESTA PATRONALE

 DI SANT’ANDREA, BENEDETTO XVI RIBADISCE L’IMPEGNO DELLA CHIESA CATTOLICA

A PROMUOVERE IL DIALOGO TRA ROMA E COSTANTINOPOLI E MANIFESTA IL DESIDERIO DI RECARSI AD ISTANBUL QUANTO PRIMA. OGGI, LA VISITA AL PATRIARCATO

DELLA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE, GUIDATA DAL CARDINALE WALTER KASPER

- A cura di Alessandro Gisotti e Andrea Sarubbi -

 

La Chiesa cattolica è impegnata irrevocabilmente a promuovere il dialogo con il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Benedetto XVI lo sottolinea in un messaggio indirizzato al Patriarca Bartolomeo I per l’odierna festa patronale di Sant’Andrea. Nell’occasione, è in visita ad Istanbul una delegazione della Santa Sede, guidata dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani. In una nota, diramata dalla Sala Stampa della Santa Sede, viene sottolineato il desiderio di Benedetto XVI di recarsi quanto prima al Patriarcato di Costantinopoli. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“La Chiesa cattolica è irrevocabilmente impegnata a promuovere ogni iniziativa utile a rafforzare la carità, la solidarietà e il dialogo teologico” tra Roma e Costantinopoli. E’ quanto sottolinea Benedetto XVI che nel messaggio al Patriarca ecumenico Bartolomeo I esprime la speranza che si arrivi ad una “comunione sempre più profonda per superare quegli ostacoli che ancora rimangono”, al fine di “poter celebrare assieme la Santa Eucaristia, sacrificio di Cristo per la vita del mondo”. D’altra parte, il Santo Padre sottolinea che avrebbe voluto essere presente a Istanbul per la festa patronale di Sant’Andrea.

 

Benedetto XVI ricorda lo storico incontro tra Papa Paolo VI e il Patriarca Athenagoras, di cui il 7 dicembre prossimo si celebrerà il 40.mo anniversario. In quell’occasione, rammenta, si è tolto dalla memoria delle Chiese il ricordo delle sentenze di scomunica che novecento anni prima, nel 1054, erano diventate simbolo dello scisma tra Roma e Costantinopoli. Quell’evento di 40 anni fa, si legge nel messaggio, è divenuto la base “di una rinnovata relazione, caratterizzata dal reciproco rispetto e dalla riconciliazione”.

 

La cancellazione delle scomuniche, prosegue Benedetto XVI, segnò “l’inizio di una nuova stagione di vita ecclesiale, di dialogo, che ha registrato dei progressi significativi”, anche se resta la sfida di continuare la rigorosa ricerca di quegli obiettivi maggiormente desiderati. In tale contesto, constata il Papa, “è una fonte di grande soddisfazione per me che dopo la pausa di alcuni anni sia ripreso nuovamente il nostro dialogo teologico”. Il Papa auspica dunque che questo percorso possa essere “fruttuoso”, nella convinzione che non verrà risparmiato alcuno sforzo per raggiungere tale traguardo.

 

In una nota della Sala Stampa vaticana, che introduce il messaggio, si sottolinea l’importanza della visita del cardinale Kasper al Patriarcato. “Le conversazioni del 2005 – si legge nella nota – sono particolarmente importanti poiché vertono soprattutto sulla preparazione” della visita di Benedetto XVI al Patriarcato di Costantinopoli. Il Papa, ricorda la Sala Stampa, “aveva l’intenzione di essere presente ad Istanbul per la Festa di Sant’Andrea 2005 e desidera compiere quanto prima il Suo viaggio alla prima Sede dell’Ortodossia”. Tra gli altri argomenti delle conversazioni, si evidenziano “il progresso delle relazioni cattoliche – ortodosse, i problemi e le questioni che toccano la vita e la pastorale dei fedeli ortodossi in Italia, e soprattutto, dopo una pausa di cinque anni, la riattivazione del dialogo teologico ufficiale stabilita lo scorso settembre al Fanar, durante un incontro panortodosso presieduto dal Patriarca Bartolomeo”.

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Stamani, dunque, l’incontro tra il Patriarca ecumenico Bartolomeo I e il cardinale Walter Kasper nella chiesa patriarcale di San Giorgio al Fanar. La visita avviene nel quadro dello scambio di visite tra Roma e Costantinopoli in occasione delle rispettive feste patronali. Un momento dal profondo significato ecumenico, su cui ci riferisce da Istanbul, Andrea Sarubbi:

                  

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“L’invito al dialogo non nasconde tranelli, ma avvicina le anime”. Nella festa di Sant’Andrea, fondatore della Chiesa di Costantinopoli, il Patriarca Bartolomeo I lo ribadisce agli ospiti accorsi da tutto il mondo per la tradizionale liturgia ricca di fascino e di storia. Tre ore e più di canti e preghiere, secondo il rito di San Giovanni Crisostomo, al termine del quale il cardinale Kasper – capo della delegazione vaticana – ricorda con gioia l’amicizia ritrovata con gli ortodossi, a quarant’anni dalla fine del Concilio, che dopo nove secoli rimosse l’anatema lanciato nell’anno dello scisma.

 

Dai Francescani di Istanbul alle suore piemontesi – abituati a vivere in borghese, in uno Stato a forte maggioranza islamica – è nutrita anche la rappresentanza cattolica. La loro presenza testimonia quanto particolare sia il rapporto che lega Roma a Costantinopoli. Bartolomeo I lo definisce “fraterno”, pur rammaricandosi “perché non siamo ancora riusciti ad avere la comunione del pane e del calice”: una “separazione spirituale” – aggiunge – che provoca “dolore”. Ma il dialogo proseguirà, “con grande gioia”: tanta è la fiducia in Benedetto XVI, “carissimo fratello”, perché vengano “rimossi gli ostacoli esistenti” con l’“amata Chiesa di Roma”.

 

E gli ostacoli purtroppo non mancano, sulla via dell’unità fra le diverse confessioni cristiane. In mezzo a noi – ammette il Patriarca – “non tutti sono uomini di buona volontà”, e c’è chi chiama spesso in causa i precedenti storici per spiegare come quelli ecumenici siano “tentativi destinati all’insuccesso”. Ma è una tentazione a cui non bisogna cedere, come sottolinea lo stesso cardinale Kasper: Cristo – ricorda il presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani – “ci chiama a testimoniare i nostri legami di fratellanza, simbolo di riconciliazione e di amore in un mondo segnato da tensioni, ingiustizie e conflitti”. Una fratellanza, conclude, che il Papa vorrà suggellare il prossimo anno, con l’abbraccio di pace a Bartolomeo proprio qui, nel Patriarcato di Istanbul.

 

Da Istanbul, Andrea Sarubbi, per la Radio Vaticana

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FERMA CONDANNA DELLA SANTA SEDE PER L’AGGRESSIONE SUBITA DA ALCUNE SUORE IN CINA E PER LA DETENZIONE DI SEI SACERDOTI:

SONO ATTI CHE SUSCITANO “DOLORE E RIPROVAZIONE”

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

La Santa Sede “condanna fermamente” l'aggressione contro ad alcune suore della diocesi a Zhengding e la detenzione di sei preti cattolici nella stessa diocesi cinese. La condanna è contenuta in una dichiarazione del direttore della Sala stampa vaticana, Joaquin Navarro-Valls, nella quale le notizie provenienti dalla Cina, anche se “non si è in grado di verificare l'esatta portata delle circostanze” vengono definite come in grado di suscitare “dolore e riprovazione”.

 

La violenza, usata a Xi’an contro alcune Religiose inermi – si legge nella dichiarazione - non può non essere condannata fermamente” e “anche la detenzione dei sei sacerdoti di Zhengding, come quella precedente di alcuni sacerdoti in altre località – prosegue la nota vaticana - è motivo di grave preoccupazione”. Inoltre, conclude Navarro Valls, “come in precedenti occasioni  non si conoscono le ragioni delle misure coercitive loro inflitte”.

 

 

PELLEGRINAGGI E SANTUARI, DONI DEL DIO AMORE IN ASIA OGGI”:

TEMA DEL II CONGRESSO ASIATICO DI PASTORALE PER I PELLEGRINAGGI

E I SANTUARI CHE SI È TENUTO A  SEOUL, IN COREA, DAL 21 AL 23 NOVEMBRE

- Con noi il cardinale Stephen Fumio Hamao -

 

“Pellegrinaggi e santuari, doni del Dio amore in Asia oggi”: questo il tema del II Congresso asiatico di pastorale per i pellegrinaggi e i santuari, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti che si è tenuto a  Seoul, in Corea, dal 21 al 23 novembre. All’incontro, hanno partecipato una novantina di responsabili della pastorale dei pellegrinaggi e dei santuari, provenienti da 14 Paesi dell’Asia. A dare il benvenuto ai congressisti oltre all’arcivescovo di Seoul e al nunzio apostolico in Corea, è stato il presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, cardinale Stephen Fumio Hamao. Nell’intervista di Giovanni Peduto, il cardinale sottolinea quanto  emerso principalmente dall’incontro: 

 

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R. - Tutti hanno riaffermato il senso profondo della religiosità del popolo asiatico. Hanno quindi manifestato il desiderio di accogliere sempre meglio le necessità di migranti, famiglie, gruppi di pellegrini non cattolici e non cristiani, perché possano trovare l’amore della Chiesa, la pace e proposte di vita, in un’atmosfera dove tutti possano sentirsi a casa e benvenuti.

 

 

D . – Eminenza, qual è stato il messaggio centrale del convegno?

 

R . - Il messaggio centrale è stato espresso nel desiderio di lavorare insieme, per meglio testimoniare l’amore di Dio per il continente attraverso la proclamazione della Parola, nella significativa celebrazione dei Sacramenti, soprattutto l’Eucaristia, la Confessione e l’unzione dei malati. A questo scopo, è stato raggiunto un grandissimo risultato: è stata creata l’Associazione continentale dei santuari e pellegrinaggi, della quale fanno parte, per il momento, i 14 Paesi presenti al Congresso. E’ stato nominato coordinatore un sacerdote delle Filippine. La costituzione dell’Associazione rappresenta la realizzazione di uno dei voti pronunciati nel primo Incontro asiatico di pellegrinaggi e santuari del 2003. L’Associazione cercherà di organizzare una rete di comunicazioni.

 

D. - Quali sono i principali Santuari cristiani in Asia?

 

R. - Ci sono tanti santuari che attraggono anche un milione di persone in occasione delle grandi celebrazioni, come il Santuario di nostra Signora di Vailankanni in India; il Santo Niño di Cebu nelle Filippine; i Martiri della Corea, a Seul; i 26 Martiri del Giappone, a Nagasaki, e tanti altri. È interessante ricordare che la Chiesa in Asia è stata bagnata, purificata e santificata dal sangue dei suoi martiri. Nei santuari dell’Asia, affluiscono pellegrini non soltanto cattolici, ma anche di diverse Chiese e comunità ecclesiali, così come credenti di varie tradizioni religiose.

 

D . - Come portare avanti oggi in Asia l'evangelizzazione?

 

R. - Il maggiore contributo che si possa offrire all’evangelizzazione in Asia è quello di aiutarsi gli uni gli altri, offrendo un esempio che è la migliore testimonianza del valore del messaggio evangelico. Evangelizzare è vivere secondo il comandamento di Cristo e in questo senso i cattolici in Asia collaborano e aiutano i vicini in difficoltà non a parole, ma con i fatti.

 

D. - Come vivono le comunità cristiane in questo continente? I cattolici sono maggioritari solo nelle Filippine e a Timor Est: negli altri Paesi sono una piccolissima minoranza talvolta sottoposta a restrizioni anche gravi.

 

R. - In Asia, vive la maggioranza degli abitanti del mondo. È un unico continente formato da grandi nazioni, ciascuna delle quali rappresenta realtà molto distinte. Qui, le diverse religioni coesistono da sempre all’interno dei Paesi, ma anche delle stesse famiglie, nelle quali convivono in armonia persone di credi diversi. Si tratta delle grandi e antiche religioni. Anche se i cattolici rappresentano una minoranza, in nazioni come per esempio la Corea e il Giappone non vi sono difficoltà. In altre nazioni, vi sono spesso attriti, ma in alcuni Paesi dell’Asia, specialmente quelli socialisti come il Vietnam, il Myanmar, la Corea del Nord, la Cina continentale, la Chiesa cattolica non ha libertà; alcuni sono perseguitati e questo è il grande problema e la grande sofferenza della Chiesa dell’Asia.

 

D. - Quali sono le speranze per quella che Giovanni Paolo II definiva la fioritura di una primavera cristiana in Asia?

 

R. - L’impegno maggiore è quello di interessare i giovani che possono essere disattenti, in quanto mancano di spiritualità per l’assenza di radici profonde. Si tratta, infatti, di alcune nazioni di Chiese giovani dove è difficile l’inculturazione, dove cioè non è facile esprimere la fede secondo gli elementi della cultura locale. La Chiesa tuttavia dispone di sacerdoti e laici impegnati e giovani, pieni di entusiasmo e vitalità. Vi è anche un buon numero di vocazioni. Queste sono le forze nuove sulle quali possiamo far leva per veder germogliare una primavera cristiana in Asia, conservando la propria identità nell’apertura alla globalizzazione.

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CORDIALE E PROFICUO INCONTRO NEL PRIMO POMERIGGIO DI IERI A MOSCA

TRA IL METROPOLITA KIRILL E IL CARDINALE MARTINO: AL CENTRO DEL COLLOQUIO,

I COMUNI VALORI RELIGIOSI, SPIRITUALI E MORALI, DA PROMUOVERE

 SOPRATTUTTO IN CAMPO SOCIALE E IN RIFERIMENTO AI PROBLEMI

DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA

 

La difesa delle comuni tradizioni religiose e spirituali, la tutela dei condivisi valori morali e il concorde impegno per la promozione della giustizia e della pace sono stati i principali temi dell’incontro di ieri a Mosca tra il metropolita Kirill, presidente del Dipartimento per i rapporti esterni della Chiesa ortodossa russa, e il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in questi giorni a San Pietroburgo e nella capitale russa per presentare il “Compendio della dottrina sociale della Chiesa”. L’incontro, che si è protratto per circa un’ora e mezza, è stato definito da entrambi i protagonisti cordiale, approfondito e proficuo, nel comune rincrescimento per il mancato colloquio con il Patriarca, Alessio II, dovuto a motivi di salute del Patriarca stesso. Il servizio di Paolo Scappucci:

 

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Il metropolita Kirill ha sottolineato che il colloquio di ieri pomeriggio, di pochi giorni successivo a quello avuto con l’arcivescovo Lajolo, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, è una riprova dell’intensità dei rapporti tra le due Chiese sorelle, data l’urgenza dei problemi sociali che attendono risposte, specialmente i problemi dell’integrazione europea, che non possono essere affrontati da una Chiesa soltanto ma richiedono una collaborazione interecclesiale.

 

Dal canto suo, il cardinale Martino ha rilevato che il “Compendio della dottrina sociale” risponde pienamente a questo intento, rivolgendosi a tutte le Chiese e sollecitandone la collaborazione ecumenica per una comune azione volta a permeare dei valori evangelici la vita sociale, in difesa dei diritti umani e per la promozione della giustizia e della pace. A questo proposito, ha anche evidenziato la comunanza di vedute con la Chiesa ortodossa russa, che nel 2001 ha approvato un analogo documento dal titolo “I fondamenti della Concezione Sociale”.

 

Ringraziando il porporato per l’illustrazione del Compendio, qualificato come molto utile per il popolo russo in difesa dei valori cristiani in Europa e non solo, il metropolita Kirill ha affermato che tali valori oggi sono messi a rischio da una filosofia politica falsamente liberale e secolarista, in nome di una tolleranza intesa spesso come negazione delle tradizioni religiose e spirituali e in definitiva della stessa verità oggettiva.

 

Identità di intenti tra il porporato e il metropolita è stata constatata anche circa la necessità che l’integrazione europea si sviluppi nell’alveo delle comuni radici cristiane e circa l’opportunità di tenere un convegno insieme, Pontificio Consiglio e Patriarcato di Mosca, sui problemi sociali alla luce del Vangelo. La sede verrebbe definita successivamente ma, in ogni caso, il cardinale Martino ha auspicato per l’organizzazione del convegno un attivo coinvolgimento dei laici, in ciò trovando il pieno accordo del metropolita Kirill.

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CRESCE LA COSCIENZA DI UNA CHIESA MISSIONARIA IN INDIA, APERTA AL DIALOGO

CON LE ALTRE GRANDI RELIGIONI, NONOSTANTE LE DIFFICOLTA’ IN DIVERSI PAESI

DI PROFESSARE LIBERAMENTE LA FEDE E LA MINACCIA DEL FONDAMENTALISMO

- A cura di Roberta Gisotti -

        

“Le Chiese particolari in Asia hanno sempre di più coscienza della loro missionarietà”, pure operando spesso in contesti sociali sfavorevoli, dove non c’è libertà religiosa, e per questo restano aperte al dialogo con le grandi religioni presenti in questo continente, nonostante le difficoltà create in molti Paesi dai gruppi fondamentalisti. Sono le considerazioni emerse durante la recente riunione in Vaticano del Consiglio speciale per l’Asia della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi, svoltasi sotto la guida dell’arcivescovo Nikola Eterović, cui ha partecipato il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, insieme ad una decina di presuli asiatici e, da parte della Segreteria generale, di mons. John Abruzzese, mons. Etienne Brocard e mons. Daniel Estivill, don Zvonimir Seršić e padre Ambrose Samus.

        

Nell’introduzione ai lavori, il segretario generale, mons. Eterović, si è riferito in particolare al tema dell’Eucaristia al centro della recente XI Assemblea generale del Sinodo dei vescovi, ponendo in risalto gli aspetti inerenti il Sacramento eucaristico, presenti nell’Esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in Asia. Durante il ricco scambio di esperienze, sono state pure analizzate le positive ripercussioni dell’Anno dell’Eucaristia, grazie alle iniziative promosse ad ogni livello ecclesiale per favorire la partecipazione alla Messa e le azioni di carità, quale risultato dell’incontro dei fedeli con il Signore. Sono state inoltre fissate le date della prossima riunione, prevista il 17 e 18 novembre 2006.

 

 

FIRMATO IERI UN ACCORDO TRA LA SANTA SEDE E LA CITTÀ LIBERA E ANSEATICA DI AMBURGO, PER REGOLARE I RAPPORTI  DELLA CITTA’ LAND CON LA CHIESA CATTOLICA

- A cura di Roberta Gisotti -

        

Un Accordo fra la Santa Sede e la Città Libera e Anseatica di Amburgo è stato firmato ieri nel Palazzo Comunale della Città-Land, nella Repubblica Federale di Germania, Allo scopo di regolare i rapporti con la Chiesa cattolica. L’intesa è stata siglata per la Santa Sede dall’arcivescovo mons. Erwin Josef Ender, nunzio apostolico in Germania e, per il Land di Amburgo, dal Primo Borgomastro, Ole von Beust, presidente del Senato. Alla cerimonia hanno partecipato numerose personalità ecclesiastiche e civili, tra i quali mons. Werner Thissen, arcivescovo di Amburgo e il Secondo Borgomastro, la senatrice Birgit Schnieber-Jastram, presidente dell'Ufficio per le questioni sociali e per la famiglia.

 

L’Accordo, che consiste in 23 articoli e in un Protocollo Finale, stabilisce fra l'altro norme circa il riconoscimento statale delle scuole in gestione ecclesiastica, l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, l'attività della Chiesa nei campi pastorale e socio-sanitario-caritativo, l'imposta ecclesiastica, e la cura degli edifici ecclesiastici soggetti a tutela monumentale. Viene quindi riconosciuto il ruolo sociale della Chiesa cattolica nella Città Libera e Anseatica di Amburgo.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - All'udienza generale Benedetto XVI sollecita l'attenzione della comunità internazionale sul flagello dell'Aids e richiama alla memoria l'immane tragedia dei campi di sterminio degli ebrei.

"Incoraggio le iniziative per debellare questa malattia e mi sento vicino ai malati e alle loro famiglie".

"Un'operazione infame di morte; una vergogna indelebile nella storia dell'umanità".

 

Servizio vaticano - Un articolo di Giampaolo Mattei dal titolo "Il fragrante sapore della nuova evangelizzazione": l'ordinazione di 57 nuovi sacerdoti - da parte del cardinale Crescenzio Sepe in Viet Nam - ha suscitato una grande gioia e una travolgente speranza in tutto il Paese.

 

Servizio estero - Iraq: "legittimo" per il Pentagono l'uso di munizioni al fosforo bianco.

 

Servizio culturale - Il baritono Renato Bruson intervistato da Antonio Braga.

 

Servizio italiano - In rilievo l'ex Cirielli: approvata dal Senato la legge che prevede la riduzione dei tempi di prescrizione e l'inasprimento delle condanne per i recidivi. Reazioni e commenti.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

30 novembre 2005

 

 

UNA NOTA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

SU “I MATRIMONI TRA CATTOLICI E MUSULMANI IN ITALIA”

INVITA A RIFLETTERE SU ALCUNI IMPORTANTI PROBLEMI EMERSI NEGLI ANNI

- Con noi mons. Vincenzo Paglia -

    

L’esperienza maturata negli anni recenti induce in linea generale a sconsigliare o comunque a non incoraggiare i matrimoni islamo-cristiani. Lo afferma una nota della conferenza episcopale italiana su “I matrimoni tra cattolici e musulmani in Italia”, presentata ieri ad un convegno della CEI. I problemi dell’esercizio della fede cattolica da parte del coniuge battezzato, dell’educazione religiosa dei figli, della diversa concezione dell’istituto matrimoniale - spiega la nota - sono alcuni tra gli elementi da non ignorare. Dunque, l’invito della Cei, ribadito nella nota, è di avere prudenza. Lo sottolinea, al microfono di Francesca Sabatinelli, mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia, e presidente della commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo:

 

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R. – L’invito alla prudenza nasce purtroppo con la constatazione di molti matrimoni islamo-cristiani tragicamente falliti. Ad esempio, la giurisprudenza tra l’Italia e i Paesi di provenienza musulmana è completamente diversa  e spesso è ignota a chi contrae questo matrimonio. Ecco perché si tratta di avvertire le parti contraenti di essere attenti a ciò cui vanno incontro. Questo è vero per tutti i matrimoni. Qui abbiamo, oltre alla diversità della cultura, anche la diversità della religione e in più la diversità della giurisprudenza.

 

D. – Mons. Paglia, non è la prima volta che la CEI interviene in questo senso. Ma questa urgenza di intervenire di nuovo nasce da un incremento di questi matrimoni?

 

R. – Nasce soprattutto dall’aumento delle tragedie, relativamente anche ai figli, ad esempio. Nasce esattamente da una prassi, non da un’ipotesi teorica. Molti matrimoni falliti con figli che non possono più essere visti ci ha messo in avviso che è importante attuare una maggiore cautela nel conciliare o rendere edotti coloro che vogliono comunque intraprendere questo cammino.

 

D. – Quindi, mons. Paglia, è quanto mai centrale il ruolo del sacerdote…

 

R. – Esattamente. Tra l’altro, io direi che è centrale il ruolo del sacerdote e anche delle comunità che accompagnano questi giovani, come in ogni situazione di questo genere. Quel che è vero per ogni coppia che si sposa, qui dovrebbe essere ancor più forte, perché la situazione oggi è veramente più problematica. Ecco perché credo che questo documento sui matrimoni islamo-cristiani si inserisca in quella che dovrebbe essere un’attenzione vigile su tutta la vicenda dell’educazione dei ragazzi e poi dell’accompagnamento dei fidanzati.

 

D. – E’ possibile ravvisare nei matrimoni misti una forma di proselitismo velato?

 

R. – Questo può anche essere, non è da escludere. Io direi che può essere sfruttato in questa prospettiva, ma non credo che nasca già con questo colore. Indubbiamente però va posta attenzione a tutto questo, perché non c’è dubbio che la giurisprudenza matrimoniale di alcuni Paesi islamici sia molto più stringente e molto più cogente rispetto al diritto dei Paesi occidentali. Quindi, più che di strisciante proselitismo, si tratta in realtà di una giurisprudenza che alla fine costringe al di là della volontà dei singoli.

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“CITTÀ PER LA VITA, CITTÀ CONTRO LA PENA DI MORTE”. È LO SLOGAN DELL’ODIERNA GIORNATA CONTRO LE ESECUZIONI CAPITALI DALLA COMUNITÀ DI SANT'EGIDIO

- Intervista con Mario Marazziti -

 

Ricorre oggi la Giornata contro la pena di morte. Oltre 300 città di tutto il mondo si collegheranno con l’Auditorium di Roma, in occasione dell’iniziativa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e sostenuta dalla Coalizione mondiale contro la pena capitale. Intanto, in Virginia è stato graziato ieri un uomo condannato a morte per omicidio. Sarebbe stata l’esecuzione numero 1000 negli Stati Uniti dal 1976. Tra i Paesi che adottano ancora la pena di morte, si parla spesso proprio degli Stati Uniti, ma ve ne sono tanti altri di cui non si hanno neanche notizie certe. In proposito sentiamo, al microfono di Debora Donnini, il portavoce della Comunità di S. Egidio, Mario Marazziti:

 

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R. – Ci tocca più da vicino e ci addolora quando un’esecuzione capitale avviene proprio negli Stati Uniti, un Paese che noi guardiamo come un Paese guida per tanti aspetti. Ma ci sono Stati di cui non sappiamo quasi nulla. Non sappiamo neanche quanto tempo ci si metta. Non sappiamo se è un tribunale locale o se è un tribunale di livello più alto che applica la pena capitale. In Cina, c’è stato un decreto che ha stabilito che solo tribunali superiori possono decidere la pena di morte. Questo probabilmente porterà ad una riduzione di una condanna su quattro.

 

D. – Qualche dato numerico sui Paesi che applicano la pena di morte…

 

R. – Il Paese che fa più uso della pena di morte, per numero di abitanti, è Singapore. Dopo Singapore, la Cina. La Cina, da sola, copre più della maggioranza delle esecuzioni, in un anno, nel mondo. In un anno, sono circa 4500 le esecuzioni di cui si ha notizia. La gran parte, come detto, è in Cina, circa 3500, e le altre mille si distribuiscono nel mondo.

 

D. – Voi quest’anno avete focalizzato l’attenzione sull’Africa, perché?

 

R. – L’Africa è il continente che fa più progressi contro la pena di morte, rispetto agli altri. Tolta l’Europa, che è il primo continente al mondo ad avere abolito completamente la pena capitale, l’Africa è passata da un solo Paese, nel 1985, a 13 Paesi nel 2005, che hanno abolito la pena capitale. E abbiamo almeno la metà dei Paesi africani che tendono a stare nella condizione di abolizionismo di fatto.

 

D. – C’è il caso di Stanley Tookie Williams, che il 13 dicembre, in California, dovrebbe subire la pena capitale…

 

R. – Stanley Tookie Williams è la storia di molti giovani neri americani. Ragazzo di strada, che non ha mai conosciuto una cosa diversa dalla violenza, capo di una gang, si è macchiato di crimini quand’era ragazzo. In prigione, nel braccio della morte, è cresciuto, è stato ormai quasi 20 anni, è diventato un uomo profondo, che ha cominciato a scrivere romanzi e veri e propri trattati di pedagogia. E’ un uomo che ha cominciato a dialogare con masse di ragazzi di strada e ha fatto crescere masse di ragazzi di strada fuori dal ciclo della violenza. E’ diventato un candidato al premio Nobel per la pace e sarà uno dei simboli il 30 novembre. Ci collegheremo con San Francisco qui da Roma, perché noi vogliamo che Tookie Williams viva.

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UN CALENDARIO PER FINANZIARE L’ISTRUZIONE NEI PAESI

IN VIA DI SVILUPPO: E’ L’INIZIATIVA PROMOSSA DALL’OPERA

 DI PROMOZIONE DELL’ALFABETIZZAZIONE NEL MONDO

- Con noi don Aldo Martini -

 

In molti Paesi africani, bastano 15 euro per pagare lo stipendio mensile di un insegnante, il costo di una pizza o di due calendari dell’OPAM, l’Opera di promozione dell’alfabetizzazione nel mondo. Anche quest’anno, dunque, l’associazione fondata nel 1972 da mons. Carlo Muratore, rinnova l’iniziativa volta a finanziare i suoi progetti per l’alfabetizzazione nei Paesi in via di sviluppo. Il calendario del 2006 - intitolato “Il deserto fiorirà” - si ispira all’omelia della messa d’inizio pontificato di Benedetto XVI. Ma come vengono spesi i soldi che vanno all’OPAM? Risponde il presidente dell’associazione, don Aldo Martini, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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R. – A tutto novembre, abbiamo finanziato 65 progetti. Noi facciamo microprogetti, che vanno dai 5 ai 10 mila euro. Soprattutto in Africa, perché è il continente più povero. In questo momento, nel continente africano abbiamo 36 progetti la cui tipologia prevalente è per l’aiuto alla scuola primaria. 33 di questi progetti riguardano la scuola primaria. Di questi denari che abbiamo raccolto e inviato, la maggior parte sono destinati per esempio all’arredo di piccole scuole. Una voce che sta diventando sempre più grande è lo stipendio agli insegnanti.

 

D. – Può soffermarsi su questo punto?

R. – Le Nazioni Unite nella dichiarazione del Millennio hanno tra gli obiettivi una scuola per tutti entro il 2015. L’ostacolo principale è la mancanza di insegnanti e di insegnanti qualificati. Ne occorrerebbero 45 milioni nel mondo per raggiungere questo obiettivo. Il problema è dove trovarli, come formarli perché spesso questi maestri non sono all’altezza del loro compito. Spesso hanno una formazione estremamente modesta. L’altro problema è come pagare questi insegnanti perché non fuggano nelle città e quindi abbandonino gli ambienti rurali o ricorrano alla corruzione. Ci sono Paesi dove gli insegnanti non ricevono stipendi dal 1992. Come fa una famiglia a vivere lavorando senza stipendio! Allora noi abbiamo detto: il grosso sforzo di quest’anno è quello di dare il nostro piccolo contributo perché gli insegnanti possano rimanere nella scuola e possano garantire con la loro competenza il futuro non soltanto di un villaggio, ma il futuro di una nazione.

 

D. – Mercoledì prossimo sarà un giorno importante per l’OPAM?

 

R. – Certo. Mercoledì abbiamo chiesto di poter partecipare all’udienza perché è una data molto significativa, non il 7 ma il 12 dicembre, festa di Nostra Signora di Guadalupe, patrona dell’OPAM. Abbiamo pensato che l’omaggio che quest’anno potevamo fare alla Vergine di Guadalupe è di andare tutti insieme a sentire la parola del Santo Padre e chiedere la sua benedizione per la nostra attività.

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CHIESA E SOCIETA’

30 novembre 2005

 

 

L'IMPEGNO DELLA CHIESA NELLA SOCIETÀ ITALIANA NON RAPPRESENTA UNA VIOLAZIONE DELLA LAICITÀ DELLO STATO: LO RIBADISCONO I VESCOVI ITALIANI NEL

COMUNICATO FINALE DELLA CEI, PUBBLICATO OGGI,

DELL'ASSEMBLEA PLENARIA CHE SI È SVOLTA AD ASSISI DAL 14 AL 18 NOVEMBRE.

- A cura di Fausta Speranza -

 

ROMA. - I vescovi ricordano che da parte della Chiesa l'impegno aperto e concreto  a favore della persona umana, con i valori inerenti la sua dignità  individuale e sociale, e in particolare la vita e la famiglia, 'non  rappresenta una violazione della laicità della Repubblica, ma – scrivono -  piuttosto un contributo, offerto alla libertà di ciascuno, per il suo bene autentico. E aggiungono di esprimere tutto ciò “in totale adesione a quanto lo stesso cardinale Ruini aveva indicato nella sua prolusione. Vita e famiglia dunque in primo piano e ancora una volta i vescovi richiamano “l'improrogabile necessità” di una politica familiare che incoraggi la ripresa della natalità e che consenta di far fronte alle esigenze connesse con l'educazione e il mantenimento dei figli. C’è preoccupazione per il “clima di tensione” della politica italiana, e per una campagna elettorale che si annuncia – dicono i vescovi – “dai toni duri”. Ricordano quelle che definiscono “le forti polemiche” sulla nuova legge elettorale e la riforma della Costituzione, “che – affermano - richiederà un ricorso al referendum popolare confermativo”. I vescovi italiani chiedono che sia posta particolare attenzione al processo di regionalizzazione del servizio sanitario, perchè c'è il rischio che vengano penalizzate le persone residenti nelle regioni a più basso reddito. Ai problemi inerenti alla sanità è stata dedicata un’importante sessione dei lavori. Tra le riflessioni fatte, c’è poi l’invito a rilanciare “il tema nevralgico delle politiche per il Mezzogiorno, soprattutto in materia di infrastrutture”. E si sottolinea la necessità di un forte impegno dello Stato per “contrastare il fenomeno della malavita  organizzata, che continua a fare vittime. La via indicata è una reale difesa della democrazia e investimenti che diano luogo a nuovi posti di lavoro”.

 

 

SI RINNOVA NELLA BASILICA DEI SANTI XII APOSTOLI, A ROMA, LA TRADIZIONALE

 “NOVENA DELL’IMMACOLATA”, APERTA IERI DA UNA CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA, PRESIEDUTA DAL CARDINALE  SILVESTRINI. OGNI GIORNO, FINO AL 7 DICEMBRE,

ALLE ORE 18.30 SARA’ CELEBRATA UNA SANTA MESSA, PRESIEDUTA DA UN PORPORATO

 

ROMA. = Si aperta ieri sera, nella Basilica dei Santi XII Apostoli a Roma, la “Novena dell’Immacolata”, con una concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Achille Silvestrini. La Novena proseguirà fino al 7 dicembre, con una Santa Messa quotidiana alle ore 18.30, presieduta ogni giorno da un cardinale e arricchita dall’omelia tenuta dal padre abate Ildebrando Scicolone. A ripercorrere questa antica tradizione liturgica, scopriamo che i Francescani conventuali quando arrivarono ad officiare la Basilica dei Santi Apostoli, nel 1453, trovarono che il culto dell’Immacolata era già stato introdotto dal cardinale Bessarione, che aveva fatto anche dipingere la Madonna “concepita senza peccato”, che ancora oggi si trova in questa chiesa. Nel 1477 il Papa Sisto IV, anch’egli Francescano conventuale, permise di celebrare con solennità la Festa dell’8 dicembre, primo germe della “Novena dell’Immacolata”, la cui devozione si estese ben presto in tutta la città e nel Lazio. Nel 1854, con la proclamazione di Pio IX del Dogma dell’Immacolata, la solenne “Novena” richiamò ai Santi Apostoli fedeli di ogni luogo. Il Papa stesso, fino al 1969, veniva a presiedere la funzione la sera del 7 dicembre, mentre in ognuna delle altre sere era presieduta da un cardinale. In tempi più recenti, anche Giovanni XXIII e Paolo VI, hanno onorato la Vergine Immacolata ai Santi Apostoli la sera del 7 dicembre, almeno una volta durante il loro pontificato. I porporati che si alterneranno in successione da questa sera sono José Saraiva Martins, Francis Arinze, James Francis Stafford, Mario Francesco Pompedda, Giovanni Canestri, Attilio Nicora, Jorge Maria Mejia, Giovanni Cheli e Giovanni Battista Re. Il servizio di canto sarà svolto dai cantori della Cappella Costantiniana diretta da padre Dario Tisselli, parroco dei Santi XII Apostoli. (R.G.)

 

 

IN INDIA, LA CAMPAGNA PER I DIRITTI CIVILI DEI DALIT (FUORI CASTA) CRISTIANI,

AL PARI DI QUELLI INDU’, BUDDISTI E SIKH, PROMOSSA DAL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE INDIANE, STA TROVANDO, DOPO 50 ANNI DI ATTESA,

IL SOSTEGNO DI DIVERSI PARTITI POLITICI

 

HYDERABAD. = Alcuni partiti politici dell'India hanno espresso il loro sostegno alla campagna per il riconoscimento di pari diritti civili ai Dalit (fuori casta) cristiani, cui continua invece ad opporsi il Partito nazionalista indù Bharatiya Janata (BJP). Il sostegno alla causa portata avanti dalla AICC, il Consiglio ecumenico delle Chiese dell’India, è giunto nel corso di una grande manifestazione svoltasi sabato scorso a Hyderabad. L'evento organizzato, insieme ad altri due raduni a New Delhi, dalla stessa AICC e dalla Conferenza episcopale indiana (CBCI), ha visto la partecipazione anche di diversi leader politici dei partiti di sinistra, che hanno promesso interventi perché i Dalit cristiani ottengano gli stessi diritti di quelli accordati ai fuori casta indù, buddisti e sikh. Un decreto presidenziale del 1950 stabilisce, infatti, quote riservate nell’Istruzione e nella Pubblica amministrazione, ma esclude da questa prerogativa i fuori-casta cristiani e musulmani. Secondo quanto emerso dall'incontro di sabato, il governo federale ha da tempo preso in seria considerazione la questione, ma ha incontrato l’ostinata opposizione del BJP, partito al potere fino all'anno scorso. Al termine della manifestazione, tutti gli intervenuti si sono espressi a favore di una mobilitazione unitaria di esponenti religiosi e politici a favore dei diritti dei Dalit cristiani. Mons. Vincent Concessao, arcivescovo di New Delhi, ha invitato a "focalizzarsi su ciò che ci unisce piuttosto che su quello che ci divide". "Questa manifestazione è solo l'inizio di un'agitazione e di un movimento pubblico - ha detto il presidente dell'AICC, Joseph D’Souza - il tempo dell'attesa è finito, 50 anni sono abbastanza”. (L.Z.)

 

 

IL 9 E 10 DICEMBRE A CASTELGANDOLFO

IL CONVEGNO SU “IL TEATRO E LA MUSICA NELLE RADICI CRISTIANE

DEI PELLEGRINAGGI DAL MEDIOEVO ALL’ETA’ MODERNA”

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA.- Si svolgerà domani alle 11 a Roma, presso la sede dell’Opera romana pellegrinaggi, la conferenza stampa di presentazione del Convegno “Il teatro e la musica nelle radici cristiane dei pellegrinaggi dal Medioevo all’età moderana”, in programma al teatro Bazzi di Castel Gandolfo, venerdì 9 e sabato 10 dicembre. L’incontro con i giornalisti sarà presenziato da mons. Liberio Andreatta, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi. Il convegno di Castel Gandolfo è organizzato  dal Centro Studi Europeo del Teatro Cristiano, con sede a Castel Gandolfo, in collaborazione con l’Opera romana pellegrinaggi e il Centro italiano di studi compostellani di Perugia. Si tratta di un percorso di studio nella drammaturgia cristiana del teatro, riferito in massima parte alla storia dei pellegrinaggi nei luoghi santi: Roma, Gerusalemme e Santiago de Compostela. Un momento di confronto in cui si cercherà di comprendere come il linguaggio teatrale si è posto a servizio della fede.

 

 

L’EUROPARLAMENTO CHIEDE AGLI ARBITRI DI FERMARE LE PARTITE DI CALCIO ED

IMPORRE SANZIONI ALLE SOCIETA’ SPORTIVE IN CASO DI GRAVI EPISODI DI RAZZISMO. SOSTEGNO DAL VICEPRESIDENTE DELLA UEFA, L’ASSOCIAZIONE CALCISTICA

DELL’ UNIONE EUROPEA

 

BRUXELLES. = La UEFA è pronta ad applicare subito le misure più severe contro gli episodi di razzismo nelle partite di calcio, che l'Europarlamento ha richiesto in una Dichiarazione lanciata oggi a Bruxelles. L'Assemblea europea richiede in particolare la possibilità per gli arbitri ''di fermare o abbandonare le partite in caso di gravi abusi razzisti”, ed invita inoltre ad ''esaminare la possibilità di imporre sanzioni sportive” alle società e alle associazioni calcistiche nazionali in caso di gravi reati razzisti; sanzioni che potrebbero portare anche all'esclusione dalle competizioni. “Queste misure saranno applicate immediatamente”, ha detto Per Omdal, vicepresidente della UEFA, durante la conferenza stampa con la quale è stata lanciata la Dichiarazione nella sede dell'Europarlamento a Bruxelles. Gli eurodeputati promotori dell'iniziativa intendono far firmare la Dichiarazione ad un numero significativo di colleghi, in modo da trasformarla in una risoluzione dell'Europarlamento. (R.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

30 novembre 2005

- A cura di Amedeo Lomonaco e Antonella Ratti –

 

 

In Iraq, ancora attacchi e sequestri: i guerriglieri hanno ucciso, a Baquba, 9 persone ed un gruppo di ribelli ha rapito 4 operatori umanitari. Ieri, è stato anche confermato il rapimento di un’archeologa tedesca. Nostro servizio

 

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Nove persone sono morte a Baquba, nel nord dell’Iraq, per un attacco condotto da ribelli contro un minibus. Le vittime, iracheni sciiti provenienti da un vicino villaggio, erano operai di aziende locali. Nel Paese arabo si deve poi registrare un nuovo rapimento di occidentali. La televisione araba Al Jazeera ha trasmesso un video che mostra 4 stranieri, sequestrati sabato scorso. Gli ostaggi, un cittadino statunitense, un britannico e due canadesi, collaborano con l’organizzazione non governativa ‘Christian Peacemaker Teams’. Il governo di Berlino ha lanciato, inoltre, un appello per la liberazione dell’archeologa tedesca rapita lo scorso 25 novembre a Ninive. Il neo cancelliere Angela Merkel ha precisato che non sarà aperta alcuna trattativa con i rapitori. Non ci facciamo ricattare, ha detto la Merkel. “Nella lotta contro il terrorismo internazionale - ha aggiunto - non possiamo tirarci indietro”. Il governo giapponese ha deciso, intanto, di prolungare per un altro anno la sua missione nel Paese del Golfo. E negli Stati Uniti, la Casa Bianca ha annunciato, senza fissare una data precisa, una riduzione del contingente statunitense in Iraq nel 2006. Il presidente George Bush ha dichiarato, inoltre, che un ritiro militare dallo Stato arabo sarebbe adesso un grave errore. “Nessuna guerra – ha spiegato ieri ai giornalisti – è stata vinta con un calendario”. Bush illustrerà tra poco, per la prima volta, la sua “Strategia nazionale per la vittoria in Iraq”, in un discorso che terrà all’ Accademia navale di Annapolis, nel Maryland.

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Operazione antiterrorismo in Belgio: 14 persone sono state arrestate nell’ambito di indagini su un attacco kamikaze compiuto in Iraq da una donna di nazionalità belga e costato la vita a sei persone.

In Israele, è atteso nelle prossime ore l’annuncio ufficiale del passaggio di Shimon Peres dal partito laburista alla nuova formazione creata dal premier Sharon, Kadima. “Il vero cambiamento – ha detto nei giorni scorsi Peres - non è nel partito laburista; Sharon ha preso una direzione diversa verso lo Stato palestinese, vuole continuare il processo di pace”.

 

Stato di allerta alle frontiere del Kazakistan dove le autorità hanno respinto molti immigrati contestando la validità dei loro documenti. L’iniziativa sarebbe il primo passo per una chiusura dei valichi in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 4 dicembre ma il governo non conferma e respinge l’accusa. Le consultazioni non sono riconosciute come libere e corrette dall’OSCE.

 

Un rapporto del parlamento regionale dell’Ossezia del nord rivela che nella scuola di Beslan, dove nel settembre 2004 durante un attacco terroristico morirono 331 persone in maggioranza bambini, vennero commessi degli errori da parte delle forze di sicurezza. Intanto, un altro rapporto della commissione parlamentare d’inchiesta del Parlamento nazionale di Mosca è atteso per il mese prossimo, con la ricostruzione ufficiale dell'attacco compiuto dai ceceni fedeli al leader Basayev.

 

Tragedia in Nepal: almeno trenta persone sono rimaste uccise a causa di un incidente di un autobus su una strada di montagna nella parte occidentale del Paese. Il mezzo stava trasportando un gruppo di pellegrini dalla città di Ghorahi a quella di Swargadwari, considerata luogo sacro per gli indù.

 

É di nuovo allarme per l’influenza aviaria in Indonesia: una donna di 25 anni, morta ieri nell’ospedale Sulianto Maroso di Jakarta, è risultata positiva al test del virus dell’H5N1, il più letale tra gli agenti patogeni dell’aviaria. Sale così ad 8 il numero delle vittime nel Paese causate dal morbo, anche se si attendono conferme dal laboratorio di Hong Kong, che coopera con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sulle cause effettive dell’ultimo decesso. Dalla fine del 2003 ad oggi, l’influenza aviaria ha ucciso in Asia 68 persone. In Cina, intanto, un quotidiano della provincia del Liaoning, dove sono stati individuati 29 focolai dall’inizio dell’anno, riferisce dell’arresto di 9 persone, sospettate di aver venduto falsi vaccini contro l’influenza. Il governo cinese ha avvertito a più riprese che il commercio dei vaccini falsi rischia di causare un disastro umanitario nel Paese.

        

In Gabon, il presidente Omar Bongo Ondimba, al potere dal 1967, è stato rieletto alla carica di capo dello Stato, conquistando quasi l’80 per cento dei voti. Lo ha confermato ieri sera il ministro dell’Interno, rendendo noti i risultati delle presidenziali di domenica scorsa. Intanto, dopo le denunce di brogli elettorali da parte dei leader degli schieramenti dell’opposizione, gli osservatori della comunità internazionale hanno affermato che la votazione è stata trasparente e regolare. Ma il Paese è stato comunque teatro di momenti di tensione: nella notte sono scoppiati a Port-Gentil, nel sud-ovest del Paese, disordini tra forze dell’ordine e gruppi di giovani contrari alla rielezione di Ondimba.

 

É accusato di genocidio l’ex-ministro del Commercio e del Consumo rwandese, Juvénal Uwilingiyimana, scomparso più di una settimana fa dal Belgio. Lo ha rivelato l’agenzia Hirondelle, rendendo nota la decisione presa lo scorso giugno dal Tribunale penale internazionale del Rwanda, istituito nel 1994 dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU per giudicare i crimini contro l’umanità commessi in Rwanda tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 1994. I principali capi di imputazione contestati all’ex-ministro, sono genocidio e incitamento al massacro della minoranza Tutsi.

 

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