RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
332 - Testo della trasmissione di lunedì 28 novembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Benedetto XVI invita ad insegnare il latino ai
giovani. Oggi l’udienza alla Fondazione Latinitas
Il cardinale Martino in Russia per
presentare il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Almeno 88 morti per un’altra esplosione
in una miniera di carbone della Cina
Lettera pastorale dei vescovi cileni ad un anno
dalla legge che istituisce il divorzio
Appello della Caritas Internationalis per la pace in Medio Oriente
Per la prima volta un laico direttore della rivista
dei gesuiti ‘Popoli’: sostituisce padre Sorge
Raggiunto
l’accordo sul terrorismo al vertice dei Paesi euromediterranei
a Barcellona
Palestinesi al voto
nella Striscia di Gaza per le primarie
28 novembre 2005
LA CHIESA E’ IMPEGNATA IN PRIMA LINEA PER LA PACE
NEL SUDAN:
COSI’, BENEDETTO XVI NEL DISCORSO AL CARDINALE
ZUBEIR WAKO,
ARCIVESCOVO DI KHARTOUM, RICEVUTO STAMANI IN
VATICANO.
E PER LA MARTORIATA REGIONE DEL DARFUR, IL PAPA
CHIEDE UN MAGGIORE IMPEGNO DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE
La Chiesa sente il dovere di
contribuire al processo di perdono e ricostruzione nazionale nel
Sudan. E’ quanto affermato da Benedetto XVI, che stamani ha ricevuto in
Vaticano il cardinale Gabriel Zubeir Wako, arcivescovo di Khartoum con alcuni presuli sudanesi.
Il Papa ha anche chiesto un maggiore impegno internazionale per alleviare le
sofferenze della popolazione della martoriata regione sudanese del Darfur. Sull’incontro di stamani, il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
(THE CESSATION OF THE CIVIL WAR…)
“La fine della guerra civile e
l’approvazione di una nuova Costituzione – ha rilevato il Pontefice - hanno
portato speranza nella popolazione sudanese a lungo segnata dalla sofferenza”.
Per questo, ha sottolineato il Papa, “nonostante gli
ostacoli sulla via della riconciliazione, come la tragica morte” del vicepresidente
John Garang, “esiste ora un’opportunità senza precedenti”. In tale contesto, ha affermato, la Chiesa sente il dovere “di
contribuire significativamente al processo di perdono e ricostruzione
nazionale”. Sebbene siano una minoranza, ha detto ancora,
“i cattolici hanno molto da offrire attraverso il dialogo interreligioso e il sostegno
dei servizi sociali di cui si sente grande bisogno”.
(I ENCOURAGE YOU THEREFORE…)
Di qui
l’incoraggiamento del Papa ai vescovi sudanesi, affinché “prendano le iniziative
necessarie per realizzare in modi diversi la presenza di Cristo”. Benedetto XVI
ha poi rivolto l’attenzione agli “orrori” nella regione sudanese del Darfur. Il
Papa ha messo l’accento sulla “necessità di una maggiore risolutezza internazionale
per garantire la sicurezza e i diritti umani basilari per la popolazione”. Ha
quindi “aggiunto la sua voce a quella di coloro che soffrono
nel Darfur” ed ha garantito che, assieme al nunzio a Khartoum, la Santa Sede
“continuerà a fare il possibile per mettere fine al ciclo di violenze e miseria”
**********
SEGUIRE GESU’ E
TESTIMONIARLO NELLA SOCIETA’
PER VIVERE UNA VITA FELICE CON LA PACE NEL CUORE:
COSI’ BENEDETTO XVI AI GIOVANI CATTOLICI OLANDESI,
IN OCCASIONE DELLA LORO PRIMA GIORNATA NAZIONALE
- A cura di Alessandro De
Carolis -
Nessuna
paura di mostrarsi cristiani, anzi voglia di testimoniarlo apertamente. E’
questo il “bellissimo segno” che, secondo il Papa, i ragazzi olandesi hanno
offerto ieri al loro Paese, celebrando a Nieuwegein
la prima Giornata nazionale dei giovani cattolici d’Olanda. L’apprezzamento di
Benedetto XVI per l’iniziativa è contenuto in un messaggio che il Pontefice ha
scritto per l’occasione, evidenziando lo stretto legame di questa giornata con
la GMG di Colonia dello scorso agosto. Ce ne parla Alessandro De Carolis:
**********
“Siete rientrati in Olanda – nota Benedetto XVI - desiderosi di comunicare a
tutti la ricchezza dell’esperienza vissuta” e volete “condividerla con i vostri
coetanei”. “Cari amici – è l’esortazione del Papa - Gesù è
il vostro vero amico e Signore, entrate in un rapporto di vera amicizia con
Lui! Egli vi attende e solo in Lui troverete la felicità. Quanto è facile accontentarsi
dei piaceri superficiali che l'esistenza quotidiana ci offre; quanto è facile
vivere solo per se stessi, apparentemente godendosi la vita! Ma prima o poi ci si rende conto che non si tratta di vera
felicità, perché questa sta molto più in profondità: la troviamo soltanto in
Gesù”.
Nell’invitare i giovani a intrattenere con Cristo una “relazione intensa e costante
nella preghiera” e un’assidua vita sacramentale, Benedetto XVI conclude il Messaggio
ribadendo l’importanza dei giovani all’interno della “grande famiglia della
Chiesa”. “Gesù – scrive - ha bisogno di voi per ‘rinnovare’
l’odierna società. Preoccupatevi di crescere nella conoscenza della fede per
essere suoi autentici testimoni. Dedicatevi a comprendere sempre meglio la
Dottrina cattolica: anche se talora a guardarla con gli occhi del mondo può
sembrare un messaggio non facile da accettare, c’è in essa
la risposta appagante per i vostri interrogativi di fondo”. Solo rispondendo
all’appello di Gesù, “per quanto esigente possa sembrarvi” - sono le ultime
parole del messaggio – “è possibile incontrare la felicità e la pace del
cuore”.
**********
BENEDETTO XVI INVITA A DIFFONDERE LA LINGUA LATINA
TRA I GIOVANI.
STAMANE L’UDIENZA ALLA FONDAZIONE LATINITAS
Benedetto XVI invita ad
insegnare il latino ai giovani: si tratta di non disperdere i grandi tesori
insiti in questa lingua. L’esortazione è arrivata oggi durante l’udienza alla Fondazione Latinitas. Ce ne parla Sergio Centofanti.
**********
Occorre non solo conservare la
lingua latina ma anche diffonderla soprattutto tra i più giovani, insegnandola
con nuove metodologie. E’ quanto ha detto il Papa stamane ricevendo in Vaticano
i partecipanti all’incontro promosso dalla Fondazione Latinitas.
Si tratta di una Fondazione istituita nel 1976 da Paolo VI con il chirografo
Pontificio Romani Sermonis per favorire lo studio
della lingua latina e della letteratura classica e cristiana. Benedetto XVI ha ricordato il suo interesse
per la lingua latina sin dalla gioventù e il fatto che la impieghi tuttora
quasi quotidianamente. Si è detto quindi molto contento di potere usare la
lingua latina per salutare amichevolmente testimoni così autorevoli quali sono i membri
della Fondazione, come pure per accogliere i vincitori e i curatori del
celeberrimo Certamen Vaticanum,
il concorso internazionale di poesia e prosa in lingua latina organizzato dalla
Fondazione. Il Pontefice ha ricordato la sollecitudine della Chiesa per il
latino. A questa Fondazione – ha detto il Papa – spetta il compito di
rinvigorire la consuetudine della lingua latina nella Chiesa affinché i grandi tesori
di queste memorie non vadano perduti e non scompaia l'abitudine all'utilizzo
di questo eccellentissimo strumento.
La Fondazione Latinitas cura la divulgazione del Lexicon
recentis Latinitatis, un prestigioso dizionario di neologismi che permette di
impiegare il latino per tutti gli usi del linguaggio moderno: contiene oltre
15.000 vocaboli. Si va dall’astronave o navis sideralis al computer, detto instrumentum computatorium. E ora che siamo in tempo di Avvento ci si appresta a preparare l’albero di Natale o arbor natalìcia e a
mangiare il panettone cioè la Mediolanensis placenta.
La Fondazione oltre ad organizzare ogni anno il Certamen
Vaticanum, pubblica la rivista Latinitas
e promuove corsi intensivi di lingua latina secondo il cosìddetto
“metodo natura”, cioè l’insegnamento del latino
parlando latino.
**********
IN UDIENZA DAL PAPA IL PRIMO MINISTRO
DELLO STATO INDIPENDENTE DI SAMOA
Benedetto XVI ha ricevuto
stamani in Vaticano il primo ministro dello Stato Indipendente di Samoa, Tula'epa Sa'ilele Malielegaoi, con la consorte
e il seguito.
Lo Stato di Samoa è costituito
da un arcipelago situato nell’Oceano Pacifico centromeridionale,
popolato da 180 mila abitanti. Indipendente dal 1962, Samoa fa parte del Commonwealth ed è retto da una monarchia costituzionale.
Circa il 60 per cento della popolazione è di religione cristiana protestante. I
cattolici rappresentano poco più del 21 per cento degli abitanti.
ALTRE UDIENZE
Nel corso della mattinata, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza un gruppo
di vescovi polacchi, in visita ad Limina.
NELLA LOTTA CONTRO IL
TERRORISMO E NELLA COSTRUZIONE DELLA PACE
E’ DI PRIORITARIA IMPORTANZA
IL DIALOGO INTERRELIGIOSO: LO HA AFFERMATO
IL CARDINALE MARTINO
PRESENTANDO STAMANI A SAN
PIETROBURGO IN RUSSIA
IL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA: DOMANI L’INCONTRO
CON IL PATRIARCA ALESSIO
II E CON IL METROPOLITA KIRILL
La grande sfida in Europa oggi è
quella che proviene dalla situazione di indifferenza
etica e religiosa e dalla necessità di una rinnovata collaborazione ecumenica:
ne è convinto il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della
Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, che stamane ha presentato il Compendio della dottrina sociale della Chiesa a San
Pietroburgo, prima tappa del suo viaggio
in Russia, iniziato sabato sera con
prosieguo domani a Mosca allo scopo di illustrare l’insegnamento sociale
cattolico. Il servizio è di Paolo Scappucci:
**********
Il porporato, che è accompagnato
dal segretario del dicastero, vescovo Giampaolo Crepaldi , ieri mattina ha concelebrato la
Messa della prima domenica d’Avvento
nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria a San Pietroburgo, rilevando
nell’omelia il fallimento di tante attese dell’uomo contemporaneo di fronte
alle ingiustizie, alla violenza e alla corruzione che sembrano inarrestabili. Eppure – ha detto il cardinale – mai come oggi l’uomo è
vicino alla salvezza. Se riconoscesse la sua incapacità di
salvarsi da solo, se rinunciasse all’insensata presunzione di costruire un
mondo più giusto e migliore senza Dio, se si aprisse con umiltà e fiducia
all’amore misericordioso di Dio che libera e salva, l’uomo vedrebbe cambiata la
sua vita e quella del mondo. Un concetto ribadito anche nell’incontro
serale con i seminaristi della città, ai quali il porporato ha rivolto l’invito
– secondo lo spirito dell’Avvento – a resistere alla tentazione di vivere come
se il nostro futuro stesse tutto nelle nostre mani e
nelle nostre risorse.
Stamani, poi, al convegno per la
presentazione del Compendio con la
partecipazione del nunzio apostolico Antonio Mennini,
dell'arcivescovo Kondrusiewicz e di un rappresentante
della Chiesa ortodossa russa, il cardinale Martino ha sottolineato
che, a livello sociale, gli aspetti più preoccupanti della diffusa indifferenza
etica e religiosa sono la separazione tra morale e politica e la convinzione che i principi etici non
possano aspirare ad uno statuto pubblico, non possano costituire l’oggetto di
un dibattito razionale e politico in quanto espressione di scelte individuali,
addirittura private. Su questo terreno la dottrina sociale della Chiesa ha oggi
e nel prossimo futuro un impegnativo compito da svolgere e la collaborazione
ecumenica sarà uno dei percorsi di valore strategico per il bene dell’umanità, specialmente
sulle tematiche sociali della pace e del terrorismo. Il presidente di Giustizia
e Pace ha inoltre sostenuto che la testimonianza cristiana non può non
cimentarsi con la costruzione di una nuova civiltà, in dialogo con le
discipline del sapere umano, con le altre religioni e con le persone di buona volontà per la realizzazione
di un umanesimo integrale e solidale.
Domani, il cardinale Martino con
il vescovo Crepaldi sarà a Mosca per l’incontro con
il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio
II e con il metropolita Kirill, presidente del
Dipartimento per i rapporti esterni della Chiesa ortodossa russa.
La sera di mercoledì 30 novembre il porporato presiederà una
concelebrazione eucaristica nella cattedrale dell’Immacolata Concezione di
Mosca, tenendo l’omelia, e il giorno seguente, giovedì 1° dicembre, presenterà
l’insegnamento sociale della Chiesa Cattolica contenuto nel Compendio presso il Centro Casa della
Cultura della capitale russa, nell’ambito della Mostra del libro culturale
russo.
**********
AL VIA LA PLENARIA DELLA
COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE:
AL CENTRO DEI LAVORI LA SORTE DEI BAMBINI MORTI
SENZA BATTESIMO
La Commissione Teologica
Internazionale tiene la sua Sessione Plenaria annuale da oggi al 2 dicembre presso la "Domus Sanctae Marthae"
in Vaticano. Presiede la Sessione mons. William Joseph Levada,
prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e quindi per statuto
nuovo presidente della Commissione Teologica Internazionale. Il padre Luis Ladaria, segretario
generale, dirige i lavori dell’Assemblea. In conformità con quanto deciso
l’anno scorso circa la programmazione del lavoro dell’attuale quinquennio, il
primo tema all’attenzione è la sorte dei bambini morti senza battesimo, nel contesto del disegno salvifico universale di Dio, dell’unicità
della mediazione di Cristo e della sacramentalità
della Chiesa in ordine alla salvezza. A tale proposito verrà
esaminata una prima bozza di Documento. Proseguirà poi la preparazione
dell’iter di studio degli altri due temi scelti come
argomenti di discussione nel quinquennio 2004-2008: l’identità della natura e
del metodo della teologia come scientia fidei e l’approfondimento dei fondamenti della legge morale
naturale, nella linea dell’insegnamento delle Lettere Encicliche di Giovanni
Paolo II Veritatis Splendor e Fides et Ratio. E’ previsto nel corso della Sessione Plenaria
l’incontro dei membri della Commissione con il Santo
Padre in un’udienza particolare.
DOMANI SARA’ RESA PUBBLICA L’ISTRUZIONE CIRCA I CRITERI DI
DISCERNIMENTO
VOCAZIONALE RIGUARDO ALLE PERSONE CON TENDENZE
OMOSESSUALI IN VISTA DELL’AMMISSIONE AL SEMINARIO E AGLI ORDINI SACRI
La Sala Stampa vaticana ha reso noto che domani sarà resa pubblica la "Istruzione
circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze
omosessuali in vista della loro ammissione al seminario e agli Ordini Sacri".
Il documento, a cura della
Congregazione per l'Educazione Cattolica, sarà a disposizione dei giornalisti
accreditati nella Sala Stampa della Santa Sede a partire dalle ore 09.00, in
lingua italiana, inglese, spagnola, francese, tedesca e portoghese.
======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo “L’Avvento risvegli nei cristiani
la speranza di rinnovare il mondo”: con la celebrazione dei Primi
Vespri e con l’Angelus della prima Domenica di Avvento, Benedetto XVI dà voce
al “fremito di gioia” della comunità cristiana che si prepara alla venuta del
Salvatore.
Servizio vaticano - Il messaggio del Papa ai
giovani d’Olanda in occasione della prima Giornata nazionale della gioventù
cattolica.
Servizio
estero - Iraq: rapiti a Baghdad quattro operatori umanitari.
Servizio culturale - Un articolo di Fernando Salsano dal titolo “Francescanesimo e passione dantesca”:
un ricordo dello studioso Padre Attilio Mellone.
Servizio
italiano - In rilievo il tema della finanziaria.
======ooo=======
28 novembre 2005
PROMUOVE L’ABOLIZIONE
DELLA PENA DI MORTE IN AFRICA
- Interventi di Mario
Giro, Kabineh Ja’neh e del cardinale Achille Silvestrini
-
La
Comunità di Sant’Egidio intensifica gli sforzi per abolire la pena di morte in Africa.
Su questo tema, stamattina a Roma, si è svolto un convegno a cui hanno
partecipato giuristi, attivisti dei diritti umani, ministri della Giustizia e
tecnici legislativi di undici Paesi africani. E un risultato è stato già raggiunto: alcuni di questi Stati
si sono detti disposti ad annullare le esecuzioni capitali. Il servizio di Alessandro Guarasci:
**********
La pena di
morte in Africa è ancora ampiamente utilizzata, ma qualcosa si è mosso
nell’ultimo decennio. Dodici Stati l’hanno abolita, altri 14 non effettuano esecuzioni capitali da anni. La Comunità di
Sant’Egidio vuole svolgere un’azione a 360° affinché da questo Continente la
pena di morte sparisca del tutto. L’aiuto dell’Italia e dell’Unione Europea è
fondamentale. Mario Giro:
“Noi pensiamo che nel prossimo anno alcuni Paesi, aiutati
dalla Comunità di Sant’Egidio, aboliranno la pena di morte. Già sono 13 quelli
che l’hanno abolita, sui 20 che sono in abolizione ‘de facto’, noi speriamo che quasi tutti
aboliranno ‘de iure’, quindi avranno approvato nei
loro testi sia del Codice Penale dei Paesi, sia nella Costituzione, norme
contro la pena di morte”.
Il fatto che a Roma siano arrivati undici, tra ministri
della Giustizia e tecnici legislativi, per partecipare al convegno dimostra che
il problema in Africa è sentito. Ma dal Malawi e dalla Liberia sono giunte importanti prese di posizione.
Kabineh Ja’neh, ministro in
WE HAVE
TOLD THAT WE HAVE COME TO THIS CONFERENCE …
“Siamo venuti a Roma proprio per rimarcare
il fatto che è importante aiutare la Liberia. Noi abbiamo la pena di
morte nella Costituzione, ma da alcuni mesi c’è un nuovo governo che vuole
rivedere la Carta Costituzionale, e potrebbe essere affrontata
la questione dell’abolizione delle esecuzioni capitali”.
Il cardinale Achille Silvestrini
ha ricordato quante volte Giovanni Paolo II durante il suo Pontificato si è
speso a favore di condannati a morte. Mettere un essere umano su una sedia elettrica,
ucciderlo con il veleno, l’impiccagione o la fucilazione è una condanna senza
appello:
“Il concetto della rieducazione della pena è fondamentale.
Direi che deve diventare esclusivo. Allora, se c’è una
rieducazione non si può mai applicare con la pena di
morte!”.
E dopodomani sarà la Giornata
mondiale per l’abolizione della pena di morte. Quest’anno il numero delle
capitali che per l’occasione illumineranno un monumento
è salito a 351.
**********
EDUCARE
AI VALORI DELLO SPORT PER SAPER ACCOGLIERE CHI E’ DIVERSO PER
CULTURA
O ETNIA: DUE PERSONALITA’ ECCLESIALI COMMENTANO IL GRAVE EPISODIO
DI
RAZZISMO SPORTIVO, AVVENUTO DURANTE LA PARTITA DI CALCIO MESSINA-INTER
- Intervista
con mons. Carlo Mazza e mons. Giovanni Marra -
Un atto di viltà, oltre che inciviltà. La giornata
calcistica italiana di ieri ha occupato le cronache non solo
sportive per le inqualificabili e ripetute salve di cori razzisti con le quali alcuni
tifosi dell’Inter hanno bersagliato il giocatore
ivoriano del Messina, Marc André
Zoro, durante la partita tra i nerazzurri e la
squadra siciliana. Partita che ha rischiato di essere sospesa
quando lo stesso Zoro, afferrato il pallone,
ha interrotto l’incontro per ribellarsi contro le pesanti ingiurie che gli piovevano
addosso dagli spalti. Mentre la FIGC, la Federazione italiana giuoco calcio, ha avviato un’indagine, l’episodio ha
sollevato nel mondo sportivo un’ondata di sdegno e di solidarietà nei confronti
del calciatore africano. Un episodio che chiama in causa i
valori dello sport da una parte, e dall’altra l’incapacità talvolta di
accettarli e viverli. Sull’accaduto, Alessandro De Carolis ha chiesto
l’opinione di mons. Carlo Mazza, responsabile dell’Ufficio sport della Conferenza
episcopale italiana:
**********
R. – E’ molto complicato dire qualcosa che risulti illuminante. Certamente, sono fatti vergognosi in se
stessi. Non hanno definizione. Sono incivili, lasciano molto perplessi e anche
molto amareggiati, perché sembra vano tutto il lavoro che si fa di informazione, di cultura sportiva, di capacità di
confrontarsi anche duramente, ma con rispetto della persona, secondo i grandi
valori della civiltà del nostro Paese. Al contrario, ci sono dei rigurgiti che
non sono assolutamente forieri di positività.
D. – Gli insulti di ieri contro Marc
André Zoro, oltre ad essere
un segno becero di intolleranza, evidenziano anche la
pochezza culturale di chi non vuole comprendere che invece la multiculturalità
è ormai una normalità sociale…
R. – Certo, la troviamo uscendo di
casa. E dunque, dovremmo essere allenati a convivere con la
diversità concreta, che ha un volto, che ha una cultura, che ha una provenienza.
Dovremmo essere, quindi, molto più tolleranti, molto più attenti anche nel
rispetto di chi non la pensa come noi, di chi non ha lo stesso colore, di chi
non ha la nostra stessa divisa. Io ricorderò sempre Giovanni Paolo II nel
Giubileo del 2000, quando disse che lo sport, che è ormai
a livelli planetari, in qualche modo diventa un momento di civilizzazione, di
fraternità e di pace. Sono grandi parole che ancora però
facciamo fatica a vivere secondo i canoni della convivenza che invece dovrebbero
appartenerci.
D. – Lei prima ha ricordato le parole di Giovanni Paolo
II. Di recente, anche Benedetto XVI ha dato importanza ai valori dello sport in
un suo discorso. Che cosa fa e può fare ancora di più
la Chiesa per educare i giovani a questi valori?
R. – Occorre che ciascuno di noi - noi come Chiesa, quindi
le parrocchie, gli oratori, le nostre associazioni cattoliche - insista
nell’educare ad accogliere le persone che sono diverse da noi. Anche nello sport, dunque, dobbiamo insistere ancor più, in
modo da vivere bene questi momenti di divertimento, questi momenti di gioia,
come deve essere una partita di calcio.
**********
Sulla stessa linea di mons. Mazza si pone anche
l’arcivescovo di Messina, Giovanni Marra, città in cui si è disputata la
partita macchiata dall’episodio razzista:
**********
R. – Esprimo una deplorazione generale di questo gesto che,
credo, ognuno di noi abbia considerato veramente
incredibile. Ritengo che sia un’espressione di grande stupidità. Certo, non vi
è dubbio che in ciò vi sia il riflesso di un ampio disagio giovanile: c’è a
volte una tendenza alla violenza, che troviamo anche in altre situazioni, che
si esprime in questo modo, con il razzismo o con gesti veramente da condannare.
Ma tutto questo, per me, non deve essere una giustificazione
sociologica. Dobbiamo affermare invece che è un segno di assoluta
stupidità e di incapacità di inserirsi in un contesto sportivo, che deve
portare soprattutto festa, deve portare gioia e serenità a tutti.
**********
SUGLI SCHERMI IN ITALIA L’ULTIMO FILM DI
WERNER HERZOG
“L’IGNOTO
SPAZIO PROFONDO”
-
Intervista con Roberto Vittori -
Una
sfida cinematografica densa di emozioni e colori: è
questo l’ultimo, ispirato film, da venerdì nelle sale cinematografiche, del
regista Werner Herzog, The
Wild Blue Yonder – L’ignoto spazio profondo, un
incredibile racconto con immagini vere nel quale si racconta l’eterna ricerca
dell’uomo per un mondo più puro, bello e vivibile. Il servizio di Luca Pellegrini:
*********
Documentario
o fiction, scienza o fantascienza: poco importa al regista tedesco Werner Herzog – e di riflesso non
è un dilemma per lo spettatore – quale sia l’identità
del suo ultimo film, che film propriamente non è. Un viaggio
onirico e ipnotico, immerso in una dimensione quasi mistica, come inno alla
terra, all’uomo, alla creazione. Ne “L’ignoto
spazio profondo” l’essere umano cerca la sua identità, scopre le sue debolezze,
inizia faticosamente a ricostruire il suo futuro. Girato esclusivamente con immagini
vere – tra le quali filmati inediti concessi dalla NASA sulla vita a bordo di
uno Shuttle e lunghe sequenze subacquee girate sotto il pack
del Polo Nord – il film racconta l’inizio di un nuovo esodo dell’umanità che
scopre nelle origini la sua rinnovata “civiltà”, depurata dai guasti e dai mali
del presente. Un viaggio poetico e visionario, quasi
religioso senza immagini religiose, ecologico senza eccessi, accompagnato dal
coro dei tenori de Orosei.
Il colonnello Roberto Vittori, astronauta con lunghi
periodi di soggiorno spaziale alle spalle, è stato tra gli spettatori più
affascinati ed entusiasti:
R. – Certamente
è un film estremamente interessante, un intreccio di
immagini, suoni, che invitano alla riflessione, invitano a pensare a quello che
sarà il futuro, il futuro del pianeta, il futuro dell’umanità.
D. - Colonnello, nel film di Herzog
possiamo assaggiare alcune emozioni che lei ha autenticamente vissuto. Tra queste la bellezza e l’infinita profondità del cosmo.
Hanno suggerito anche a lei pensieri che superano le mere leggi della fisica?
R. – Nel
guardare dall’oblò della stazione spaziale internazionale che orbita attorno alla
Terra ad una velocità di circa 27 mila km all’ora,
dove il ciclo giorno-notte si alterna con un ritmo di 90 minuti l’uno
dall’altro, certamente questo sguardo discreto, un poco intimidito
dell’astronauta che si affaccia dall’oblò, molto fa meditare sull’uomo: chi è,
qual è il nostro destino, da dove proveniamo. E certamente questa è una delle
immagini più forti che un astronauta può portare a
terra dopo un’esperienza spaziale e che il film in qualche modo cerca di
portare all’interno della nostra vita quotidiana, con questo intreccio di immagini
e suoni a volte facili da comprendere, a volte quasi impossibili.
**********
=======ooo=======
28 novembre 2005
ALMENO 88 MORTI PER UN’ALTRA
ESPLOSIONE IN UNA MINIERA DI CARBONE
DELLA CINA. CORSA CONTRO IL TEMPO PER
SALVARE 37 MINORI
RIMASTI INTRAPPOLATI NEI CUNICOLI
- A cura di Amedeo
Lomonaco -
**********
PECHINO. = Ancora una tragedia in una miniera di
carbone cinese. Almeno 88 persone sono morte ieri sera,
nel nord est del Paese, per un’esplosione che ha messo fuori uso il sistema di
ventilazione. La miniera si è improvvisamente trasformata in una trappola
mortale per oltre 220 minatori. Di questi, 97 sono stati tratti in salvo e 37 sono ancora bloccati nei cunicoli. Il disastro
è avvenuto tre giorni dopo un altro drammatico incidente: nel nord del Paese,
17 persone risultano ancora disperse dopo l’allagamento di una miniera causata
da una esplosione. Sulla loro sorte, i soccorritori
non nutrono speranze. La
Cina è il Paese al mondo dove avvengono più incidenti nelle miniere. Il
più grave, quest'anno, si è verificato a febbario in
una miniera statale, nella provincia settentrionale di Liaoming,
dove sono rimasti uccisi 203 minatori. Le tragedie nelle miniere cinesi, considerate
le più pericolose al mondo, sembrano avere due comuni denominatori: l’aumento della richiesta di materie
prime da parte di un’economia interna che cresce
sempre di più e la scarsa sicurezza. La Cina
ha infatti un’altissima produzione di carbone, dal quale dipende per il 70 per
cento della sua produzione di energia. Il governo ha anche annunciato, all’inizio di novembre, che intende
aumentare, nei prossimi 5 anni, la produzione di carbone da 2,1 a 2,4
miliardi di tonnellate. Ma di
fronte a queste prospettive, gli investimenti per la sicurezza non sono
adeguati e le miniere continuano ad essere teatro di tragiche esplosioni.
Complessivamente, secondo le fonti ufficiali, i morti sono più di 6.000 all’anno. Ma statistiche
indipendenti parlano di almeno 20.000 vittime.
**********
IN CINA, MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETÀ
PER 16 SUORE AGGREDITE
LO SCORSO 23 NOVEMBRE MENTRE CERCAVANO
DI IMPEDIRE LA DEMOLIZIONE
DI UNA SCUOLA DELLA DIOCESI DI
XIAN
XIAN. = Centinaia
di fedeli della diocesi cinese di Xian, insieme con
amici e parenti, hanno manifestato ieri per le strade della città per chiedere
giustizia nei confronti dei responsabili dell’aggressione di 16 suore della
Congregazione delle Francescane missionarie del Sacro Cuore. L’episodio di
violenza, riferito solo oggi da siti cattolici cinesi, risale allo scorso 23
novembre: le religiose – scrive l’Agenzia Asia News - sono state aggredite mentre stavano cercando di impedire la demolizione
della scuola del Rosario che appartiene alla diocesi. La situazione degli istituti
cattolici in Cina appare intricata. Con l’avvento di Mao
Zedong tutte le scuole erano state nazionalizzate e
gli edifici requisiti. Negli anni ’80, dopo la rivoluzione culturale, il
governo cinese ha stabilito il ritorno ai legittimi proprietari di tutte le
proprietà requisite durante il maoismo. Ma molte
strutture, ancora adesso, non sono state restituite. Il governo sostiene che la
mancata restituzione di questi edifici è dovuta alla
loro funzione “sociale”. Proprio per questo, la scuola del Rosario di Xian non è mai ritornata alla diocesi. L’istituto, che si
trova nel centro della città, è stato venduto ad una azienda
intenzionata a distruggerlo per costruire palazzi e capannoni. Da questa
decisione, sono seguite seguita la pacifica
manifestazione delle suore per impedire la demolizione e la barbara aggressione
da parte di sconosciuti. In Cina, a cusa del rapido e
imponente sviluppo economico, molti quartieri centrali delle città vengono requisiti e distrutti. Ma i
legittimi proprietari sono spesso ripagati con somme irrisorie, se paragonate
al valore dei terreni. (A.L)
CRESCERE NELL’AMORE E NELLA
FEDELTA’. E’ L’INVITO DEI VESCOVI CILENI
NELLA LETTERA PASTORALE PUBBLICATA UN ANNO DOPO
L’APPROVAZIONE,
IN CILE, DELLA LEGGE CHE ISTITUISCE IL DIVORZIO
SANTIAGO DEL CILE. = “Matrimonio
e famiglia. Una buona notizia per l’umanita”. E’ il titolo
della lettera pastorale pubblicata dal comitato permanente dell’episcopato
cileno per “animare ed orientare tutti coloro che si
sforzano di rafforzare il matrimonio e la famiglia”. Il documento, redatto un
anno dopo l’applicazione della nuova legge sul “matrimonio civile” che
istituisce il divorzio in Cile, invita i cristiani a “crescere nell’amore,
nella dedizione e nella fedeltà”. Di fronte ai frequenti fallimenti
matrimoniali, i presuli riconoscono che “tutte queste situazioni sono in genere
accompagnate da molta sofferenza”. “Per questo – aggiungono– vogliamo
accompagnare da vicino le coppie che vivono delle crisi nel loro matrimonio, e
non abbandonarle quando questo fallisce”. “Vogliamo sostenere decisamente tutto ciò che può aiutare il matrimonio e la
famiglia”, affermano poi i vescovi esortando i sacerdoti a sviluppare anche una
pastorale rivolta ai separati. Il divorzio – si legge nel
documento – non si deve trasformare in un invito a sminuire l’idea del
matrimonio indissolubile e la stabilità delle famiglie. L’obiettivo – spiega
una nota distribuita dalla Conferenza episcopale – è quello di orientare i
battezzati e quanti condividono la visione cristiana del matrimonio e della
famiglia “relativamente alla responsabilità e
all’importanza di essere fedeli ai grandi valori che hanno dato senso e
consistenza alla società cilena”. La lettera pastorale invita, infine, tutta la
società a promuovere istanze che permettano di
crescere nelle virtù umane come il vero amore, l’autentica comprensione della
sessualità e il valore sacro della vita. (A.L.)
A MONTREAL, IN CANADA, 11.MA CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE
CIRCA L’APPLICAZIONE DEL PROTOCOLLO DI KYOTO SULLA DIMINUZIONE
- A cura di Riccardo Cascioli
-
**********
MONTREAL. = Per contrastare i
cambiamenti climatici in corso, materia per altro ancora disputata dagli
esperti, il Protocollo di Kyoto prevede che 40 Paesi sviluppati riducano entro
il 2012 le emissioni di gas serra ad un livello inferiore, mediamente al 5,2
per cento, rispetto alle emissioni del 1990. Ma la rigidità dei parametri e i
relativi, enormi costi economici dell’operazione fanno sì che, ad appena 10
mesi dall’entrata in vigore, si consideri il Protocollo
già storia. Significativa, in questo senso, è
l’opposizione del premier britannico, Tony Blair. Grande
sostenitore del Protocollo di Kyoto, il premier a metà dello scorso mese di
settembre ha annunciato all’ONU che sta cambiando idea, e di considerare assolutamente
realistico un Kyoto 2 per coinvolgere i Paesi in via di sviluppo. Per il
futuro, dunque, le parole d’ordine sembrano essere “volontarietà” e
“flessibilità”, ciò che in pratica il presidente americano Bush afferma da
anni. Ed ecco, quindi, la questione centrale che emergerà probabilmente dalla
Conferenza in Canada: se, cioè, i negoziati sulla riduzione
e sulle modalità dell’emissione di anidride carbonica dovranno continuare sotto
l’egida delle Nazioni Unite o se invece si assisterà ad accordi fra gruppi di
Paesi. Gli Stati Uniti hanno scelto chiaramente questa seconda strada e si
presentano a Montreal a nome di un gruppo di sei Paesi
cruciali, incluse Cina e India, che hanno già siglato un accordo in tal senso. E così sfideranno le Nazioni Unite.
**********
TUTTE LE PARTI SI IMPEGNINO PER L’APPLICAZIONE
DELLA ROAD MAP
IN MEDIO ORIENTE. E’ QUANTO CHIEDE LA CARITAS
INTERNATIONALIS ANNUNCIANDO
IL PROPRIO SOSTEGNO ALLA GIORNATA INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETÀ CON
IL POPOLO PALESTINESE, IN PROGRAMMA DOMANI E
INDETTA DALLE NAZIONI UNITE
CITTA’ DEL VATICANO. = “La pace
è possibile, non è troppo tardi”: è l’appello lanciato da
Caritas Internationalis per il Medio Oriente, in
vista della Giornata di solidarietà con il popolo palestinese, indetta
dall’ONU, in programma domani. “Chiediamo a tutte le parti di rispettare gli
impegni richiesti dalla pace”, si legge inoltre nel documento con il quale la
Caritas annuncia il proprio sostegno alla Giornata. La comunità internazionale
– prosegue il testo - sia una presenza durevole,
perfino di controllo, per assicurare sostegno e valutazioni obiettive. Caritas Internationalis
esprime, poi, la propria solidarietà “con tutti i musulmani, gli ebrei e i
cristiani che lavorano insieme per guarire le profonde ferite che ancora affliggono
la società mediorientale”. Per rendere sempre più proficui questi sforzi, la Caritas chiede anche ai governi israeliano e palestinese di compiere ogni passo
possibile verso la pace, sostenendo il piano della Raod Map promosso da ONU, Unione Europea,
Stati Uniti e Russia. L’impegno richiesto è quello di promuovere un’autentica
solidarietà tra le parti per evitare che la violenza, l’estremismo e i
pregiudizi possano compromettere il cammino verso la pace. “Condanniamo – si
legge infine nel testo – qualsiasi forma di violenza, qualunque sia la sua
fonte”. Caritas internationalis è una confederazione
che riunisce 162 organizzazioni cattoliche di assistenza,
sviluppo e servizio sociale presenti in 200 Paesi. (A.L.)
PER LA PRIMA VOLTA UN LAICO DIRETTORE DI POPOLI.
LA DIREZIONE DEL MENSILE
INTERNAZIONALE DEI GESUITI ITALIANI È STATA
AFFIDATA A STEFANO FEMMINIS
ROMA. = Per la prima volta, nei
novanta anni della sua storia, il mensile “Popoli” avrà un direttore laico.
Dopo cinque anni e mezzo alla direzione del mensile internazionale dei Gesuiti
italiani, padre Bartolomeo Sorge lascia, infatti, la direzione a Stefano Femminis. “Con questo numero di dicembre - scrive padre Sorge
nell’editoriale - si conclude il 90.mo anno di vita della nostra rivista”. “Nello stesso
tempo – aggiunge - dopo cinque anni e mezzo, finisce anche la mia direzione”.
Stefano Femminis, è stato finora redattore di
“Aggiornamenti Sociali”, l’altra rivista dei Gesuiti milanesi di cui padre
Sorge continuerà ad essere direttore. “Il nostro grazie
- scrive padre Sorge - va in primo luogo al Signore che ha concesso alla
rivista di giungere ai suoi 90 anni in buona salute”. Il segreto della
longevità di “Popoli” - prosegue - sta nell’essere riusciti
a conciliare fedeltà e coraggio. L’editoriale si chiude richiamando
l’esortazione di Papa Giovanni Paolo II a “guardare avanti”, a “prendere il
largo” fidandosi della parola di Cristo: “Duc
in altum”. Il nuovo direttore di “Popoli” è nato a Milano nel 1968, e nella
redazione di “Popoli” si è occupato, in particolare, di America
Latina.
=======ooo=======
28
novembre 2005
- A cura di Fausta Speranza -
Le parlamentari di ieri in Cecenia hanno visto la netta
affermazione di Russia Unita, lo
schieramento filorusso che fa quadrato attorno al
capo del Cremlino Putin e che, con oltre il 60% delle preferenze,
avrà la maggioranza assoluta nell’assemblea locale. Sul risultato del voto,
ascoltiamo Pierantonio Lacqua, responsabile della
sede ANSA di Mosca, intervistato da Giada Aquilino:
**********
R. – L’importanza di questo voto, da un punto di vista
politico, è che per il Cremlino completa il processo di ricostruzione delle
istituzioni: prima hanno approvato per referendum la nuova Costituzione, poi
hanno eletto il presidente, adesso è il momento del Parlamento. E da un punto
di vista più sostanziale, sempre politico, questo Parlamento dovrebbe essere
zeppo di fedelissimi di Razam Kadirov,
che è il primo vice premier ma è soprattutto l’uomo
forte di quella Repubblica perché controlla una vasta e temutissima milizia privata.
D. – Ma questo risultato che cosa
significa? A questo punto Kadirov ha la strada
spianata verso la presidenza?
R. – La delegazione del Consiglio d’Europa che era in
questi giorni appunto a Grozny, in Cecenia, ha detto:
“Le elezioni, tecnicamente, si sono svolte forse anche in modo corretto, però
in modo sostanziale il potere, che in Cecenia non è un potere democratico, è
chiaramente nelle mani di Kadirov”. Ricordo che ha soltanto 29 anni,
perché è il figlio del presidente ucciso
nel 2004 con uno spettacolare attentato terroristico allo stadio di Grozny. E dovrebbe addirittura,
grazie appunto a questo Parlamento, diventare in un prossimo futuro, il
presidente.
D. – Da una parte Kadirov,
dall’altra le bande terroristiche di Basaiev. Quindi, la Cecenia è sempre più terreno instabile?
R. – La scelta che ha fatto il presidente Putin, da cinque
anni, è appunto quella di trovare una soluzione militare contro la guerriglia
indipendentista. Putin ha circoscritto e cerca di dimenticare questo problema
che – sappiamo – in anni passati l’Occidente aveva
anche abbastanza caro. Ma chiaramente, ormai nei rapporti tra Occidente e
Russia il problema ceceno è diventato qualcosa di estremamente
meno importante.
**********
E’ stato raggiunto un accordo all’ultimo minuto al vertice
dei Paesi euromediterranei a Barcellona, ma senza dare una
definizione di terrorismo. Il nostro servizio:
**********
Il vertice è stato segnato dai numerosi forfait dei leader arabi. E il ministro degli Esteri
italiano, Fini, ha dichiarato che, “per evitare che agli occhi del mondo
questo vertice fosse giudicato un fallimento, c’è una dichiarazione della
presidenza che salva un po’ tutto: quanto al terrorismo non si è trovata una formulazione condivisa. In questa
dichiarazione, vi sono delle affermazioni importanti, impegnative, ma non
nuove”. “Questo vertice non può limitarsi ad un atto commemorativo”: è stato
questo l’appello del re Juan Carlos
che ha inaugurato i lavori. In occasione dei dieci anni del Processo
iniziato a Barcellona – ha sottolineato il re – ci vogliono “idee e contributi pragmatici e
concreti”. Juan Carlos,
mentre sono piovute
le critiche per i modesti risultati del Processo di Barcellona iniziato nel 1995, ha detto che
“dieci anni sono un breve periodo di
tempo” e che “l’Associazione mediterranea è un progetto di lungo periodo”, per
raggiungere “una pace giusta e duratura
nella regione”, per “trasformare il Mediterraneo in uno spazio di stabilità che favorisca lo sviluppo e il
benessere delle nostre società”. ONG
nazionali e internazionali, insieme con numerosi intellettuali, hanno
denunciato la persistenza di “regimi dittatoriali” nella riva Sud del
Mediterraneo parlando di
acquiescenza e al sostegno dell’Europa. Ma Juan
Carlos ha affermato che in dieci anni è stato
creato “un sistema di cooperazione
multilaterale e duraturo” basato su “valori
condivisi di democrazia e rispetto dei diritti umani”.
**********
Decine di migliaia di palestinesi prendono parte oggi
nella Striscia di Gaza alle elezioni primarie di al-Fatah, in vista delle elezioni politiche del gennaio
2006. A Khan Yunes, però, nel sud, miliziani delle
Brigate dei martiri di al-Aqsa
(Al-Fatah) e delle ‘Brigate Abu
Rish’ hanno ordinato la sospensione immediata delle
procedure di voto, mentre a Rafah le primarie sono
state rinviate a domani, per ragioni
tecniche. Sempre domani sono previste a Gerusalemme est. Nel frattempo
oltre 30 candidati alle primarie nella zona di Nablus
(Cisgiordania) hanno denunciato gravi irregolarità che sarebbero avvenute durante il voto di due giorni
fa.
“Quest’aula è una sede dell’occupazione militare”: è
l’accusa espressa da Saddam Hussein alla ripresa del processo di fronte al
Tribunale speciale iracheno (Tsi) per la strage di
sciiti del 1982 a Dujail. Saddam ha lamentato che i
soldati USA lo avrebbero privato di carta e penna e di
essere stato portato in manette fino all’aula del tribunale. Inoltre, Saddam si
è anche rivolto urlando al presidente di corte dicendogli: “Tu sei iracheno e loro
sono stranieri e occupanti”. E gli ha intimato di dare ordine
alle guardie carcerarie di riservare un diverso trattamento agli imputati. Al
termine dell’udienza di oggi il processo è stato rinviato al 5 dicembre.
Intanto l’ambasciata americana a Baghdad ha confermato
stamane che un cittadino americano è dato per “disperso” in Iraq in seguito
a notizie di un suo rapimento
avvenuto insieme con due canadesi e un britannico. Gli operatori umanitari, a
quanto sembra, sono stati rapiti ieri in un sobborgo turbolento della
zona ovest di Baghdad. E a sud della capitale sono stati uccisi tre indiani,
che sembra avessero
anche il passaporto britannico. Altri tre o quattro, a seconda delle fonti,
sono stati feriti nello stesso attacco contro l’autobus su cui si trovavano. Si trattava di pellegrini
sciiti che sono spesso bersaglio di attentati,
soprattutto nel cosiddetto ‘triangolo della morte’
che si trova a sud della capitale irachena.
E’ inarrestabile l’avanzata dei Fratelli musulmani che, a
due terzi delle elezioni legislative in corso in Egitto si sono già aggiudicati il record storico di 76 seggi, malgrado arresti,
intimidazioni e violenze. Il nostro servizio:
**********
Nel ballottaggio di ieri della seconda fase, segnato in alcune
circoscrizioni dall'intervento della polizia in assetto antisommossa che ha
impedito l’accesso agli elettori, la Confraternita ha raccolto 29 seggi che si sono aggiunti ai
47 conquistati nella prima fase due settimane fa. E un terzo dei seggi deve
essere assegnato
nella prossima e ultima fase il 1 e il 7 dicembre. La Confraternita dei
Fratelli musulmani, in realtà è illegale dal 1954 in Egitto e
infatti i suoi membri si presentano come indipendenti con lo slogan “l’Islam è la soluzione”. Bisogna dire che il
successo del movimento islamico ha compattato
l’opposizione laica, peraltro politicamente inesistente, e il Partito nazional
democratico di Hosni Mubarak in un grido di paura per l’integralismo in agguato.
Esprimono preoccupazione i copti, che temono
conflitti religiosi; gli intellettuali che vedono il loro Paese, una volta
laico e tollerante, ma già molto
cambiato negli ultimi anni, ancor più gettato tra le braccia dell’islamismo. Organizzazioni non
governative hanno denunciato pestaggi dei loro osservatori da parte di teppisti. Solo due donne sono state
finora elette e un copto, il ministro delle finanze Youssef
Boutros-Ghali. In un Paese con un
quinto dei 73 milioni di abitanti sotto la soglia della povertà, le elezioni non sono
una priorità.
**********
L’opposizione kenyana ha reagito
seccamente alla proibizione di manifestare pronunciata ieri dal vicepresidente
della Repubblica Awori, che ha anche respinto la
richiesta di elezioni anticipate. Awori
ha parlato a nome del governo, che peraltro non esiste,
essendo stato disciolto nella sua interezza dal presidente della Repubblica, Mwai Kibaki, mercoledì scorso, dopo i disastrosi, per lui, risultati
del referendum costituzionale svoltosi lunedì, in cui il fronte del ‘no’ si è
nettamente imposto, col 57 per cento dei
voti. Sabato a Nairobi c’è stata una grande
manifestazione unitaria del ‘no’, che ha
ribadito con forza la richiesta di
elezioni anticipate rispetto alla data fissata alla fine del 2007. Una
situazione che appare carica
di tensione.
Bassa affluenza
alle urne ieri in Gabon per le elezioni presidenziali. I pronostici danno per
vincente Omar Bongo, che guida il Paese dal 1967 ed è
il più longevo tra i capi di Stato africani ancora al potere. Nel Paese, dal
1990, è in vigore il multipartitismo e Bongo deve fronteggiare la candidatura di sei avversari.
E’ di almeno 10 morti e un centinaio di feriti
il bilancio del sisma che ha colpito ieri l’isola iraniana di Qeshm, situata nel Golfo Persico, nello Stretto di Hormuz. Si è trattato di una scossa di 5,9 gradi della scala Richter. Quattro
villaggi sono stati quasi interamente distrutti. L’epicentro del terremoto è
stato localizzato nei dintorni dell’isola, 35 km al largo del porto di Bandar Abbas, dove vivono circa
120 mila abitanti. Come precisato dal capo del Centro di ricerche sismologiche, Mehdi Zareh, non vi è il rischio di uno tsunami, data la relativa profondità delle acque del Golfo.
Secondo le prime proiezioni, le presidenziali svoltesi
ieri in Honduras sarebbero state vinte dal candidato del Partito liberale,
Manuel Zelaya, con il 50,61% dei voti. Al suo principale
avversario, il conservatore Porfirio Lobo, del Partito nazionale del presidente
uscente Ricardo Maduro, va il 44,31% dei suffragi.
Maurizio Salvi:
**********
Se l’Aja con un programma ha aperto la
partecipazione cittadina, ha scongiurato la vittoria del leader del partito
nazionale di governo, Porfirio Lobo Sosa, che aveva
promesso la reintroduzione nel Paese della pena di morte per combattere le maras, le bande giovanili che seminano il terrore in
Honduras. Rivolgendosi a decine di migliaia di suoi sostenitori vestiti di
rosso, che si sono riversati nelle strade della capitale e delle altre città hondureñe, dopo la diffusione dei primi dati favorevoli, Zelaya ha
detto che la ragione e l’amore hanno prevalso sulla paura. “Mi sono impegnato
con il popolo – ha proseguito – ed ora comincia un’era di trasparenza e
giustizia”. Quale successore del presidente uscente, Riccardo
Maduro, il nuovo eletto sarà dal 27 gennaio alla testa
di un piccolo Paese con il 70 per cento di poveri ed un 30 per cento di
disoccupati.
Maurizio Salvi, ANSA in America Latina, per la Radio
Vaticana.
**********
In Armenia, sembra schiacciante la maggioranza dei sì al
progetto di riforma costituzionale, emersa al referendum svoltosi
ieri. Dal 22 per cento dei seggi scrutinati risulta
che il 93,3 per cento dei votanti si è dichiarato in favore di una revisione
della Costituzione che attribuisce maggiori poteri al Parlamento a discapito
del presidente, ampliando allo stesso tempo le garanzie di indipendenza del
potere giudiziario. Gli emendamenti proposti, fortemente osteggiati
dall’oppo-sizione che ha definito “fraudolenta” la votazione, prevedono anche l’abolizione del divieto della doppia nazionalità, che consente a milioni di armeni della diaspora di ottenere il passaporto
armeno.
Il direttore del centro clinico del carcere di Pisa, Francesco Ceraudo, ha detto di “essere ottimista” circa le condizioni di Adriano Sofri, anche se non
ha nascosto che la questione è “seria”. L’ex leader di Lotta Continua,
nella notte tra venerdì e sabato, è stato operato d’urgenza in conseguenza di
una forma di sindrome di Mallory-Weiss che colpisce
l’esofago soprattutto in presenza di una “vecchia esofagite da reflusso”. Sofri
sarà tenuto in coma farmacologico almeno fino a
giovedì. Intanto, è stato resto noto il provvedimento di differimento della
pena del detenuto Adriano Sofri,
valido per sei mesi.
=======ooo=======