RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 332 - Testo della trasmissione di lunedì 28 novembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Chiesa è impegnata in prima linea per la pace nel Sudan: così, Benedetto XVI nel discorso al cardinale Zubeir Wako, arcivescovo di Khartoum, ricevuto stamani in Vaticano

 

Testimoniare Gesù nella società per vivere una vita felice: così il Papa ai giovani cattolici olandesi, in occasione della loro prima Giornata nazionale

 

Benedetto XVI invita ad insegnare il latino ai giovani. Oggi l’udienza alla Fondazione Latinitas

 

Il cardinale Martino in Russia per presentare il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa

 

Al via la plenaria della Commissione teologica internazionale: al centro dei lavori la sorte dei bambini morti senza battesimo

                   

Domani sarà resa pubblica l’Istruzione  circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista dell’ammissione al seminario e agli Ordini Sacri

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La Comunità di Sant’Egidio contro la pena di morte in Africa: gli interventi di  Mario Giro, Kabineh Ja’neh e del cardinale Achille Silvestrini

 

Grave episodio di razzismo sportivo ieri durante la partita di calcio Messina-Inter: il commento di mons. Carlo Mazza e mons. Giovanni Marra  

 

Nei cinema in Italia l’ultimo film di Herzog: “L’ignoto spazio profondo”: con noi Roberto Vittori

 

CHIESA E SOCIETA’:

Almeno 88 morti per un’altra esplosione in una miniera di carbone della Cina

 

In Cina, manifestazione di solidarietà per 16 suore aggredite mentre cercavano di impedire la demolizione di una scuola della diocesi di Xian

 

Lettera pastorale dei vescovi cileni ad un anno dalla legge che istituisce il divorzio

 

A Montréal, in Canada, 11.ma Conferenza delle Nazioni Unite circa l’applicazione del Protocollo di Kyoto sulla diminuzione delle emissioni di gas serra

 

Appello della Caritas Internationalis per la pace in Medio Oriente

 

Per la prima volta un laico direttore della rivista dei gesuiti ‘Popoli’: sostituisce padre Sorge

 

24 ORE NEL MONDO:

Raggiunto l’accordo sul terrorismo al vertice dei Paesi euromediterranei a Barcellona

 

Palestinesi al voto nella Striscia di Gaza per le primarie

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 novembre 2005

 

 

 

LA CHIESA E’ IMPEGNATA IN PRIMA LINEA PER LA PACE NEL SUDAN:

COSI’, BENEDETTO XVI NEL DISCORSO AL CARDINALE ZUBEIR WAKO,

ARCIVESCOVO DI KHARTOUM, RICEVUTO STAMANI IN VATICANO.

E PER LA MARTORIATA REGIONE DEL DARFUR, IL PAPA CHIEDE UN MAGGIORE IMPEGNO DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE

 

La Chiesa sente il dovere di contribuire al processo di perdono e ricostruzione nazionale nel Sudan. E’ quanto affermato da Benedetto XVI, che stamani ha ricevuto in Vaticano il cardinale Gabriel Zubeir Wako, arcivescovo di Khartoum con alcuni presuli sudanesi. Il Papa ha anche chiesto un maggiore impegno internazionale per alleviare le sofferenze della popolazione della martoriata regione sudanese del Darfur. Sull’incontro di stamani, il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(THE CESSATION OF THE CIVIL WAR…)

“La fine della guerra civile e l’approvazione di una nuova Costituzione – ha rilevato il Pontefice - hanno portato speranza nella popolazione sudanese a lungo segnata dalla sofferenza”. Per questo, ha sottolineato il Papa, “nonostante gli ostacoli sulla via della riconciliazione, come la tragica morte” del vicepresidente John Garang, “esiste ora un’opportunità senza precedenti”. In tale contesto, ha affermato, la Chiesa sente il dovere “di contribuire significativamente al processo di perdono e ricostruzione nazionale”. Sebbene siano una minoranza, ha detto ancora, “i cattolici hanno molto da offrire attraverso il dialogo interreligioso e il sostegno dei servizi sociali di cui si sente grande bisogno”.

 

(I ENCOURAGE YOU THEREFORE…)

 Di qui l’incoraggiamento del Papa ai vescovi sudanesi, affinché “prendano le iniziative necessarie per realizzare in modi diversi la presenza di Cristo”. Benedetto XVI ha poi rivolto l’attenzione agli “orrori” nella regione sudanese del Darfur. Il Papa ha messo l’accento sulla “necessità di una maggiore risolutezza internazionale per garantire la sicurezza e i diritti umani basilari per la popolazione”. Ha quindi “aggiunto la sua voce a quella di coloro che soffrono nel Darfur” ed ha garantito che, assieme al nunzio a Khartoum, la Santa Sede “continuerà a fare il possibile per mettere fine al ciclo di violenze e miseria”

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SEGUIRE GESU’ E TESTIMONIARLO NELLA SOCIETA’

PER VIVERE UNA VITA FELICE CON LA PACE NEL CUORE:

COSI’ BENEDETTO XVI AI GIOVANI CATTOLICI OLANDESI,

IN OCCASIONE DELLA LORO PRIMA GIORNATA NAZIONALE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Nessuna paura di mostrarsi cristiani, anzi voglia di testimoniarlo apertamente. E’ questo il “bellissimo segno” che, secondo il Papa, i ragazzi olandesi hanno offerto ieri al loro Paese, celebrando a Nieuwegein la prima Giornata nazionale dei giovani cattolici d’Olanda. L’apprezzamento di Benedetto XVI per l’iniziativa è contenuto in un messaggio che il Pontefice ha scritto per l’occasione, evidenziando lo stretto legame di questa giornata con la GMG di Colonia dello scorso agosto. Ce ne parla Alessandro De Carolis:

 

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“Siete rientrati in Olanda – nota Benedetto XVI - desiderosi di comunicare a tutti la ricchezza dell’esperienza vissuta” e volete “condividerla con i vostri coetanei”. “Cari amici – è l’esortazione del Papa - Gesù è il vostro vero amico e Signore, entrate in un rapporto di vera amicizia con Lui! Egli vi attende e solo in Lui troverete la felicità. Quanto è facile accontentarsi dei piaceri superficiali che l'esistenza quotidiana ci offre; quanto è facile vivere solo per se stessi, apparentemente godendosi la vita! Ma prima o poi ci si rende conto che non si tratta di vera felicità, perché questa sta molto più in profondità: la troviamo soltanto in Gesù”.

 

Nell’invitare i giovani a intrattenere con Cristo una “relazione intensa e costante nella preghiera” e un’assidua vita sacramentale, Benedetto XVI conclude il Messaggio ribadendo l’importanza dei giovani all’interno della “grande famiglia della Chiesa”. “Gesù – scrive - ha bisogno di voi perrinnovare’ l’odierna società. Preoccupatevi di crescere nella conoscenza della fede per essere suoi autentici testimoni. Dedicatevi a comprendere sempre meglio la Dottrina cattolica: anche se talora a guardarla con gli occhi del mondo può sembrare un messaggio non facile da accettare, c’è in essa la risposta appagante per i vostri interrogativi di fondo”. Solo rispondendo all’appello di Gesù, “per quanto esigente possa sembrarvi” - sono le ultime parole del messaggio – “è possibile incontrare la felicità e la pace del cuore”.

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BENEDETTO XVI INVITA A DIFFONDERE LA LINGUA LATINA TRA I GIOVANI.

STAMANE L’UDIENZA ALLA FONDAZIONE LATINITAS

 

Benedetto XVI invita ad insegnare il latino ai giovani: si tratta di non disperdere i grandi tesori insiti in questa lingua. L’esortazione è arrivata oggi durante l’udienza alla  Fondazione Latinitas. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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Occorre non solo conservare la lingua latina ma anche diffonderla soprattutto tra i più giovani, insegnandola con nuove metodologie. E’ quanto ha detto il Papa stamane ricevendo in Vaticano i partecipanti all’incontro promosso dalla Fondazione Latinitas. Si tratta di una Fondazione istituita nel 1976 da Paolo VI con il chirografo Pontificio Romani Sermonis per favorire lo studio della lingua latina e della letteratura classica e cristiana.  Benedetto XVI ha ricordato il suo interesse per la lingua latina sin dalla gioventù e il fatto che la impieghi tuttora quasi quotidianamente. Si è detto quindi molto contento di potere usare la lingua latina per salutare amichevolmente testimoni così autorevoli  quali sono i membri della Fondazione, come pure per accogliere i vincitori e i curatori del celeberrimo Certamen Vaticanum, il concorso internazionale di poesia e prosa in lingua latina organizzato dalla Fondazione. Il Pontefice ha ricordato la sollecitudine della Chiesa per il latino. A questa Fondazione – ha detto il Papa – spetta il compito di rinvigorire la consuetudine della lingua latina  nella Chiesa affinché i grandi tesori di queste memorie non vadano perduti e non scompaia l'abitudine all'utilizzo di  questo eccellentissimo strumento.

 

La Fondazione Latinitas cura la divulgazione del Lexicon recentis Latinitatis, un prestigioso dizionario di neologismi che permette di impiegare il latino per tutti gli usi del linguaggio moderno: contiene oltre 15.000 vocaboli. Si va dall’astronave o navis sideralis al computer, detto instrumentum computatorium. E ora che siamo in tempo di Avvento ci si appresta a preparare l’albero di Natale o arbor natalìcia e a mangiare il panettone cioè la Mediolanensis placenta. La Fondazione oltre ad organizzare ogni anno il Certamen Vaticanum, pubblica la rivista Latinitas e promuove corsi intensivi di lingua latina secondo il cosìddetto “metodo natura”, cioè l’insegnamento del latino parlando latino.

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IN UDIENZA DAL PAPA IL PRIMO MINISTRO

DELLO STATO INDIPENDENTE DI SAMOA

 

Benedetto XVI ha ricevuto stamani in Vaticano il primo ministro dello Stato Indipendente di Samoa, Tula'epa Sa'ilele Malielegaoi, con la consorte e il seguito.

 

Lo Stato di Samoa è costituito da un arcipelago situato nell’Oceano Pacifico centromeridionale, popolato da 180 mila abitanti. Indipendente dal 1962, Samoa fa parte del Commonwealth ed è retto da una monarchia costituzionale. Circa il 60 per cento della popolazione è di religione cristiana protestante. I cattolici rappresentano poco più del 21 per cento degli abitanti.

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattinata, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza un gruppo di vescovi polacchi, in visita ad Limina.

 

 

 

 

NELLA LOTTA CONTRO IL TERRORISMO E NELLA COSTRUZIONE DELLA PACE

E’ DI PRIORITARIA IMPORTANZA IL DIALOGO INTERRELIGIOSO: LO HA AFFERMATO

IL CARDINALE MARTINO PRESENTANDO STAMANI A  SAN PIETROBURGO IN RUSSIA

IL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA: DOMANI L’INCONTRO

CON IL PATRIARCA ALESSIO II E CON IL METROPOLITA KIRILL 

 

La grande sfida in Europa oggi è quella che proviene dalla situazione di indifferenza etica e religiosa e dalla necessità di una rinnovata collaborazione ecumenica: ne è convinto il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, che stamane  ha presentato il Compendio della dottrina sociale della Chiesa a San Pietroburgo,  prima tappa del suo viaggio in Russia, iniziato sabato sera  con prosieguo domani a Mosca allo scopo di illustrare l’insegnamento sociale cattolico. Il servizio è di Paolo Scappucci:

 

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Il porporato, che è accompagnato dal segretario del dicastero, vescovo Giampaolo Crepaldi , ieri mattina ha concelebrato la Messa della prima domenica d’Avvento  nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria a San Pietroburgo, rilevando nell’omelia il fallimento di tante attese dell’uomo contemporaneo di fronte alle ingiustizie, alla violenza e alla corruzione che sembrano inarrestabili. Eppure – ha detto il cardinale – mai come oggi l’uomo è vicino alla salvezza. Se riconoscesse la sua incapacità di salvarsi da solo, se rinunciasse all’insensata presunzione di costruire un mondo più giusto e migliore senza Dio, se si aprisse con umiltà e fiducia all’amore misericordioso di Dio che libera e salva, l’uomo vedrebbe cambiata la sua vita e quella del mondo. Un concetto ribadito anche nell’incontro serale con i seminaristi della città, ai quali il porporato ha rivolto l’invito – secondo lo spirito dell’Avvento – a resistere alla tentazione di vivere come se il nostro futuro stesse tutto nelle nostre mani e nelle nostre risorse.

 

Stamani, poi, al convegno per la presentazione del Compendio con la partecipazione del nunzio apostolico Antonio Mennini, dell'arcivescovo Kondrusiewicz e di un rappresentante della Chiesa ortodossa russa, il cardinale Martino ha sottolineato che, a livello sociale, gli aspetti più preoccupanti della diffusa indifferenza etica e religiosa sono la separazione tra morale e politica  e la convinzione che i principi etici non possano aspirare ad uno statuto pubblico, non possano costituire l’oggetto di un dibattito razionale  e politico  in quanto espressione di scelte individuali, addirittura private. Su questo terreno la dottrina sociale della Chiesa ha oggi e nel prossimo futuro un impegnativo compito da svolgere e la collaborazione ecumenica sarà uno dei percorsi di valore strategico  per il bene dell’umanità, specialmente sulle tematiche sociali della pace e del terrorismo. Il presidente di Giustizia e Pace ha inoltre sostenuto che la testimonianza cristiana non può non cimentarsi con la costruzione di una nuova civiltà, in dialogo con le discipline del sapere umano, con le altre religioni e con le persone di buona volontà  per la realizzazione di un umanesimo integrale e solidale.

 

Domani, il cardinale Martino con il vescovo Crepaldi sarà a Mosca per l’incontro con il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II e con il metropolita Kirill, presidente del Dipartimento per i rapporti esterni della Chiesa ortodossa russa. La sera di mercoledì 30 novembre il porporato presiederà una concelebrazione eucaristica nella cattedrale dell’Immacolata Concezione di Mosca, tenendo l’omelia, e il giorno seguente, giovedì 1° dicembre, presenterà l’insegnamento sociale della Chiesa Cattolica contenuto nel Compendio presso il Centro Casa della Cultura della capitale russa, nell’ambito della Mostra del libro culturale russo.

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AL VIA LA PLENARIA DELLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE:

AL CENTRO DEI LAVORI LA SORTE DEI BAMBINI MORTI SENZA BATTESIMO

 

La Commissione Teologica Internazionale tiene la sua Sessione Plenaria annuale da oggi al 2 dicembre  presso la "Domus Sanctae Marthae" in Vaticano. Presiede la Sessione mons. William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e quindi per statuto nuovo presidente della Commissione Teologica Internazionale. Il padre Luis Ladaria, segretario generale, dirige i lavori dell’Assemblea. In conformità con quanto deciso l’anno scorso circa la programmazione del lavoro dell’attuale quinquennio, il primo tema all’attenzione è la sorte dei bambini morti senza battesimo, nel contesto del disegno salvifico universale di Dio, dell’unicità della mediazione di Cristo e della sacramentalità della Chiesa in ordine alla salvezza. A tale proposito verrà esaminata una prima bozza di Documento. Proseguirà poi la preparazione dell’iter di studio degli altri due temi scelti come argomenti di discussione nel quinquennio 2004-2008: l’identità della natura e del metodo della teologia come scientia fidei e l’approfondimento dei fondamenti della legge morale naturale, nella linea dell’insegnamento delle Lettere Encicliche di Giovanni Paolo II Veritatis Splendor e Fides et Ratio. E’ previsto nel corso della Sessione Plenaria l’incontro dei membri della Commissione con il Santo Padre in un’udienza particolare.

 

 

 

 

DOMANI SARA’ RESA PUBBLICA L’ISTRUZIONE  CIRCA I CRITERI DI DISCERNIMENTO

VOCAZIONALE RIGUARDO ALLE PERSONE CON TENDENZE OMOSESSUALI IN VISTA DELL’AMMISSIONE AL SEMINARIO E AGLI ORDINI SACRI

 

La Sala Stampa vaticana ha reso noto che domani sarà resa pubblica la "Istruzione circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al seminario e agli Ordini Sacri". Il documento, a cura  della Congregazione per l'Educazione Cattolica, sarà a disposizione dei giornalisti accreditati nella Sala Stampa della Santa Sede a partire dalle ore 09.00, in lingua italiana, inglese, spagnola, francese, tedesca e portoghese.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “L’Avvento risvegli nei cristiani la speranza di rinnovare il mondo”: con la celebrazione dei Primi Vespri e con l’Angelus della prima Domenica di Avvento, Benedetto XVI dà voce al “fremito di gioia” della comunità cristiana che si prepara alla venuta del Salvatore.

 

Servizio vaticano - Il messaggio del Papa ai giovani d’Olanda in occasione della prima Giornata nazionale della gioventù cattolica.

 

Servizio estero - Iraq: rapiti a Baghdad quattro operatori umanitari.

 

Servizio culturale - Un articolo di Fernando Salsano dal titolo “Francescanesimo e passione dantesca”: un ricordo dello studioso Padre Attilio Mellone.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

28 novembre 2005

 

LA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

PROMUOVE L’ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE IN AFRICA

- Interventi di Mario Giro, Kabineh Ja’neh e del cardinale Achille Silvestrini -

 

La Comunità di Sant’Egidio intensifica gli sforzi per abolire la pena di morte in Africa. Su questo tema, stamattina a Roma, si è svolto un convegno a cui hanno partecipato giuristi, attivisti dei diritti umani, ministri della Giustizia e tecnici legislativi di undici Paesi africani. E un risultato è stato già raggiunto: alcuni di questi Stati si sono detti disposti ad annullare le esecuzioni capitali. Il servizio di Alessandro Guarasci:

 

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         La pena di morte in Africa è ancora ampiamente utilizzata, ma qualcosa si è mosso nell’ultimo decennio. Dodici Stati l’hanno abolita, altri 14 non effettuano esecuzioni capitali da anni. La Comunità di Sant’Egidio vuole svolgere un’azione a 360° affinché da questo Continente la pena di morte sparisca del tutto. L’aiuto dell’Italia e dell’Unione Europea è fondamentale. Mario Giro:

 

“Noi pensiamo che nel prossimo anno alcuni Paesi, aiutati dalla Comunità di Sant’Egidio, aboliranno la pena di morte. Già sono 13 quelli che l’hanno abolita, sui 20 che sono in abolizione ‘de facto, noi speriamo che quasi tutti aboliranno ‘de iure, quindi avranno approvato nei loro testi sia del Codice Penale dei Paesi, sia nella Costituzione, norme contro la pena di morte”.

 

Il fatto che a Roma siano arrivati undici, tra ministri della Giustizia e tecnici legislativi, per partecipare al convegno dimostra che il problema in Africa è sentito. Ma dal Malawi e dalla Liberia sono giunte importanti prese di posizione. Kabineh Ja’neh, ministro in Liberia:

 

WE HAVE TOLD THAT WE HAVE COME TO THIS CONFERENCE …

“Siamo venuti a Roma proprio per rimarcare il fatto che è importante aiutare la Liberia. Noi abbiamo la pena di morte nella Costituzione, ma da alcuni mesi c’è un nuovo governo che vuole rivedere la Carta Costituzionale, e potrebbe essere affrontata la questione dell’abolizione delle esecuzioni capitali”.

 

Il cardinale Achille Silvestrini ha ricordato quante volte Giovanni Paolo II durante il suo Pontificato si è speso a favore di condannati a morte. Mettere un essere umano su una sedia elettrica, ucciderlo con il veleno, l’impiccagione o la fucilazione è una condanna senza appello:

 

“Il concetto della rieducazione della pena è fondamentale. Direi che deve diventare esclusivo. Allora, se c’è una rieducazione non si può mai applicare con la pena di morte!”.

 

E dopodomani sarà la Giornata mondiale per l’abolizione della pena di morte. Quest’anno il numero delle capitali che per l’occasione illumineranno un monumento è salito a 351.

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EDUCARE AI VALORI DELLO SPORT PER SAPER ACCOGLIERE CHI E’ DIVERSO PER

CULTURA O ETNIA: DUE PERSONALITA’ ECCLESIALI COMMENTANO IL GRAVE EPISODIO

DI RAZZISMO SPORTIVO, AVVENUTO DURANTE LA PARTITA DI CALCIO MESSINA-INTER

- Intervista con mons. Carlo Mazza e mons. Giovanni Marra -

 

Un atto di viltà, oltre che inciviltà. La giornata calcistica italiana di ieri ha occupato le cronache non solo sportive per le inqualificabili e ripetute salve di cori razzisti con le quali alcuni tifosi dell’Inter hanno bersagliato il giocatore ivoriano del Messina, Marc André Zoro, durante la partita tra i nerazzurri e la squadra siciliana. Partita che ha rischiato di essere sospesa quando lo stesso Zoro, afferrato il pallone, ha interrotto l’incontro per ribellarsi contro le pesanti ingiurie che gli piovevano addosso dagli spalti. Mentre la FIGC, la Federazione italiana giuoco calcio, ha avviato un’indagine, l’episodio ha sollevato nel mondo sportivo un’ondata di sdegno e di solidarietà nei confronti del calciatore africano. Un episodio che chiama in causa i valori dello sport da una parte, e dall’altra l’incapacità talvolta di accettarli e viverli. Sull’accaduto, Alessandro De Carolis ha chiesto l’opinione di mons. Carlo Mazza, responsabile dell’Ufficio sport della Conferenza episcopale italiana:

 

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R. – E’ molto complicato dire qualcosa che risulti illuminante. Certamente, sono fatti vergognosi in se stessi. Non hanno definizione. Sono incivili, lasciano molto perplessi e anche molto amareggiati, perché sembra vano tutto il lavoro che si fa di informazione, di cultura sportiva, di capacità di confrontarsi anche duramente, ma con rispetto della persona, secondo i grandi valori della civiltà del nostro Paese. Al contrario, ci sono dei rigurgiti che non sono assolutamente forieri di positività.

 

D. – Gli insulti di ieri contro Marc André Zoro, oltre ad essere un segno becero di intolleranza, evidenziano anche la pochezza culturale di chi non vuole comprendere che invece la multiculturalità è ormai una normalità sociale…

 

R. – Certo, la troviamo uscendo di casa. E dunque, dovremmo essere allenati a convivere con la diversità concreta, che ha un volto, che ha una cultura, che ha una provenienza. Dovremmo essere, quindi, molto più tolleranti, molto più attenti anche nel rispetto di chi non la pensa come noi, di chi non ha lo stesso colore, di chi non ha la nostra stessa divisa. Io ricorderò sempre Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000, quando disse che lo sport, che è ormai a livelli planetari, in qualche modo diventa un momento di civilizzazione, di fraternità e di pace. Sono grandi parole che ancora però facciamo fatica a vivere secondo i canoni della convivenza che invece dovrebbero appartenerci.

 

D. – Lei prima ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II. Di recente, anche Benedetto XVI ha dato importanza ai valori dello sport in un suo discorso. Che cosa fa e può fare ancora di più la Chiesa per educare i giovani a questi valori?

 

R. – Occorre che ciascuno di noi - noi come Chiesa, quindi le parrocchie, gli oratori, le nostre associazioni cattoliche - insista nell’educare ad accogliere le persone che sono diverse da noi. Anche nello sport, dunque, dobbiamo insistere ancor più, in modo da vivere bene questi momenti di divertimento, questi momenti di gioia, come deve essere una partita di calcio.

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Sulla stessa linea di mons. Mazza si pone anche l’arcivescovo di Messina, Giovanni Marra, città in cui si è disputata la partita macchiata dall’episodio razzista:

 

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R. – Esprimo una deplorazione generale di questo gesto che, credo, ognuno di noi abbia considerato veramente incredibile. Ritengo che sia un’espressione di grande stupidità. Certo, non vi è dubbio che in ciò vi sia il riflesso di un ampio disagio giovanile: c’è a volte una tendenza alla violenza, che troviamo anche in altre situazioni, che si esprime in questo modo, con il razzismo o con gesti veramente da condannare. Ma tutto questo, per me, non deve essere una giustificazione sociologica. Dobbiamo affermare invece che è un segno di assoluta stupidità e di incapacità di inserirsi in un contesto sportivo, che deve portare soprattutto festa, deve portare gioia e serenità a tutti.

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SUGLI  SCHERMI IN ITALIA L’ULTIMO FILM DI WERNER HERZOG

“L’IGNOTO SPAZIO PROFONDO”

- Intervista con Roberto Vittori -

 

Una sfida cinematografica densa di emozioni e colori: è questo l’ultimo, ispirato film, da venerdì nelle sale cinematografiche, del regista Werner Herzog, The Wild Blue Yonder – L’ignoto spazio profondo, un incredibile racconto con immagini vere nel quale si racconta l’eterna ricerca dell’uomo per un mondo più puro, bello e vivibile. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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Documentario o fiction, scienza o fantascienza: poco importa al regista tedesco Werner Herzog – e di riflesso non è un dilemma per lo spettatore – quale sia l’identità del suo ultimo film, che film propriamente non è. Un viaggio onirico e ipnotico, immerso in una dimensione quasi mistica, come inno alla terra, all’uomo, alla creazione. Ne “L’ignoto spazio profondo” l’essere umano cerca la sua identità, scopre le sue debolezze, inizia faticosamente a ricostruire il suo futuro. Girato esclusivamente con immagini vere – tra le quali filmati inediti concessi dalla NASA sulla vita a bordo di uno Shuttle e lunghe sequenze subacquee girate sotto il pack del Polo Nord – il film racconta l’inizio di un nuovo esodo dell’umanità che scopre nelle origini la sua rinnovata “civiltà”, depurata dai guasti e dai mali del presente. Un viaggio poetico e visionario, quasi religioso senza immagini religiose, ecologico senza eccessi, accompagnato dal coro dei tenori de Orosei. Il colonnello Roberto Vittori, astronauta con lunghi periodi di soggiorno spaziale alle spalle, è stato tra gli spettatori più affascinati ed entusiasti:

 

R. – Certamente è un film estremamente interessante, un intreccio di immagini, suoni, che invitano alla riflessione, invitano a pensare a quello che sarà il futuro, il futuro del pianeta, il futuro dell’umanità.

 

D. - Colonnello, nel film di Herzog possiamo assaggiare alcune emozioni che lei ha autenticamente vissuto. Tra queste la bellezza e l’infinita profondità del cosmo. Hanno suggerito anche a lei pensieri che superano le mere leggi della fisica?

 

R. – Nel guardare dall’oblò della stazione spaziale internazionale che orbita attorno alla Terra ad una velocità di circa 27 mila km all’ora, dove il ciclo giorno-notte si alterna con un ritmo di 90 minuti l’uno dall’altro, certamente questo sguardo discreto, un poco intimidito dell’astronauta che si affaccia dall’oblò, molto fa meditare sull’uomo: chi è, qual è il nostro destino, da dove proveniamo. E certamente questa è una delle immagini più forti che un astronauta può portare a terra dopo un’esperienza spaziale e che il film in qualche modo cerca di portare all’interno della nostra vita quotidiana, con questo intreccio di immagini e suoni a volte facili da comprendere, a volte quasi impossibili.

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CHIESA E SOCIETA’

28 novembre 2005

 

 

ALMENO 88 MORTI PER UN’ALTRA ESPLOSIONE IN UNA MINIERA DI CARBONE

DELLA CINA. CORSA CONTRO IL TEMPO PER SALVARE 37 MINORI

RIMASTI INTRAPPOLATI NEI CUNICOLI

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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PECHINO. = Ancora una tragedia in una miniera di carbone cinese. Almeno 88 persone sono morte ieri sera, nel nord est del Paese, per un’esplosione che ha messo fuori uso il sistema di ventilazione. La miniera si è improvvisamente trasformata in una trappola mortale per oltre 220 minatori. Di questi, 97 sono stati tratti in salvo e 37 sono ancora bloccati nei cunicoli. Il disastro è avvenuto tre giorni dopo un altro drammatico incidente: nel nord del Paese, 17 persone risultano ancora disperse dopo l’allagamento di una miniera causata da una esplosione. Sulla loro sorte, i soccorritori non nutrono speranze. La Cina è il Paese al mondo dove avvengono più incidenti nelle miniere. Il più grave, quest'anno, si è verificato a febbario in una miniera statale, nella provincia settentrionale di Liaoming, dove sono rimasti uccisi 203 minatori. Le tragedie nelle miniere cinesi, considerate le più pericolose al mondo, sembrano avere due comuni denominatori: l’aumento della richiesta di materie prime da parte di un’economia interna che cresce sempre di più e la scarsa sicurezza. La Cina ha infatti un’altissima produzione di carbone, dal quale dipende per il 70 per cento della sua produzione di energia. Il governo ha anche annunciato, all’inizio di novembre, che intende aumentare, nei prossimi 5 anni, la produzione di carbone da 2,1 a 2,4 miliardi di tonnellate. Ma di fronte a queste prospettive, gli investimenti per la sicurezza non sono adeguati e le miniere continuano ad essere teatro di tragiche esplosioni. Complessivamente, secondo le fonti ufficiali, i morti sono più di 6.000 all’anno. Ma statistiche indipendenti parlano di almeno 20.000 vittime.

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IN CINA, MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETÀ PER 16 SUORE AGGREDITE

LO SCORSO 23 NOVEMBRE MENTRE CERCAVANO DI IMPEDIRE LA DEMOLIZIONE

 DI UNA SCUOLA DELLA DIOCESI DI XIAN

 

XIAN. =  Centinaia di fedeli della diocesi cinese di Xian, insieme con amici e parenti, hanno manifestato ieri per le strade della città per chiedere giustizia nei confronti dei responsabili dell’aggressione di 16 suore della Congregazione delle Francescane missionarie del Sacro Cuore. L’episodio di violenza, riferito solo oggi da siti cattolici cinesi, risale allo scorso 23 novembre: le religiose – scrive l’Agenzia Asia News - sono state aggredite mentre stavano cercando di impedire la demolizione della scuola del Rosario che appartiene alla diocesi. La situazione degli istituti cattolici in Cina appare intricata. Con l’avvento di Mao Zedong tutte le scuole erano state nazionalizzate e gli edifici requisiti. Negli anni ’80, dopo la rivoluzione culturale, il governo cinese ha stabilito il ritorno ai legittimi proprietari di tutte le proprietà requisite durante il maoismo. Ma molte strutture, ancora adesso, non sono state restituite. Il governo sostiene che la mancata restituzione di questi edifici è dovuta alla loro funzione “sociale”. Proprio per questo, la scuola del Rosario di Xian non è mai ritornata alla diocesi. L’istituto, che si trova nel centro della città, è stato venduto ad una azienda intenzionata a distruggerlo per costruire palazzi e capannoni. Da questa decisione, sono seguite seguita la pacifica manifestazione delle suore per impedire la demolizione e la barbara aggressione da parte di sconosciuti. In Cina, a cusa del rapido e imponente sviluppo economico, molti quartieri centrali delle città vengono requisiti e distrutti. Ma i legittimi proprietari sono spesso ripagati con somme irrisorie, se paragonate al valore dei terreni. (A.L)

 

 

CRESCERE NELL’AMORE E NELLA FEDELTA’. E’ L’INVITO DEI VESCOVI CILENI

NELLA LETTERA PASTORALE PUBBLICATA UN ANNO DOPO L’APPROVAZIONE,

IN CILE, DELLA LEGGE CHE ISTITUISCE IL DIVORZIO

 

SANTIAGO DEL CILE. = “Matrimonio e famiglia. Una buona notizia per l’umanita”. E’ il titolo della lettera pastorale pubblicata dal comitato permanente dell’episcopato cileno per “animare ed orientare tutti coloro che si sforzano di rafforzare il matrimonio e la famiglia”. Il documento, redatto un anno dopo l’applicazione della nuova legge sul “matrimonio civile” che istituisce il divorzio in Cile, invita i cristiani a “crescere nell’amore, nella dedizione e nella fedeltà”. Di fronte ai frequenti fallimenti matrimoniali, i presuli riconoscono che “tutte queste situazioni sono in genere accompagnate da molta sofferenza”. “Per questo – aggiungono– vogliamo accompagnare da vicino le coppie che vivono delle crisi nel loro matrimonio, e non abbandonarle quando questo fallisce”. “Vogliamo sostenere decisamente tutto ciò che può aiutare il matrimonio e la famiglia”, affermano poi i vescovi esortando i sacerdoti a sviluppare anche una pastorale rivolta ai separati. Il divorzio – si legge nel documento – non si deve trasformare in un invito a sminuire l’idea del matrimonio indissolubile e la stabilità delle famiglie. L’obiettivo – spiega una nota distribuita dalla Conferenza episcopale – è quello di orientare i battezzati e quanti condividono la visione cristiana del matrimonio e della famiglia “relativamente alla responsabilità e all’importanza di essere fedeli ai grandi valori che hanno dato senso e consistenza alla società cilena”. La lettera pastorale invita, infine, tutta la società a promuovere istanze che permettano di crescere nelle virtù umane come il vero amore, l’autentica comprensione della sessualità e il valore sacro della vita. (A.L.)

 

 

A MONTREAL, IN CANADA, 11.MA CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE CIRCA L’APPLICAZIONE DEL PROTOCOLLO DI KYOTO SULLA DIMINUZIONE

DELLE EMISSIONI DI GAS SERRA

- A cura di Riccardo Cascioli -

 

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MONTREAL. = Per contrastare i cambiamenti climatici in corso, materia per altro ancora disputata dagli esperti, il Protocollo di Kyoto prevede che 40 Paesi sviluppati riducano entro il 2012 le emissioni di gas serra ad un livello inferiore, mediamente al 5,2 per cento, rispetto alle emissioni del 1990. Ma la rigidità dei parametri e i relativi, enormi costi economici dell’operazione fanno sì che, ad appena 10 mesi dall’entrata in vigore, si consideri il Protocollo già storia. Significativa, in questo senso, è l’opposizione del premier britannico, Tony Blair. Grande sostenitore del Protocollo di Kyoto, il premier a metà dello scorso mese di settembre ha annunciato all’ONU che sta cambiando idea, e di considerare assolutamente realistico un Kyoto 2 per coinvolgere i Paesi in via di sviluppo. Per il futuro, dunque, le parole d’ordine sembrano essere “volontarietà” e “flessibilità”, ciò che in pratica il presidente americano Bush afferma da anni. Ed ecco, quindi, la questione centrale che emergerà probabilmente dalla Conferenza in Canada: se, cioè, i negoziati sulla riduzione e sulle modalità dell’emissione di anidride carbonica dovranno continuare sotto l’egida delle Nazioni Unite o se invece si assisterà ad accordi fra gruppi di Paesi. Gli Stati Uniti hanno scelto chiaramente questa seconda strada e si presentano a Montreal a nome di un gruppo di sei Paesi cruciali, incluse Cina e India, che hanno già siglato un accordo in tal senso. E così sfideranno le Nazioni Unite.

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TUTTE LE PARTI SI IMPEGNINO PER L’APPLICAZIONE DELLA ROAD MAP

IN MEDIO ORIENTE. E’ QUANTO CHIEDE LA CARITAS INTERNATIONALIS ANNUNCIANDO

 IL PROPRIO SOSTEGNO ALLA GIORNATA INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETÀ CON

IL POPOLO PALESTINESE, IN PROGRAMMA DOMANI E INDETTA DALLE NAZIONI UNITE

 

CITTA’ DEL VATICANO. = “La pace è possibile, non è troppo tardi”: è l’appello lanciato da Caritas Internationalis per il Medio Oriente, in vista della Giornata di solidarietà con il popolo palestinese, indetta dall’ONU, in programma domani. “Chiediamo a tutte le parti di rispettare gli impegni richiesti dalla pace”, si legge inoltre nel documento con il quale la Caritas annuncia il proprio sostegno alla Giornata. La comunità internazionale – prosegue il testo - sia una presenza durevole, perfino di controllo, per assicurare sostegno e valutazioni obiettive. Caritas Internationalis esprime, poi, la propria solidarietà “con tutti i musulmani, gli ebrei e i cristiani che lavorano insieme per guarire le profonde ferite che ancora affliggono la società mediorientale”. Per rendere sempre più proficui questi sforzi, la Caritas chiede anche ai governi israeliano e palestinese di compiere ogni passo possibile verso la pace, sostenendo il piano della Raod Map promosso da ONU, Unione Europea, Stati Uniti e Russia. L’impegno richiesto è quello di promuovere un’autentica solidarietà tra le parti per evitare che la violenza, l’estremismo e i pregiudizi possano compromettere il cammino verso la pace. “Condanniamo – si legge infine nel testo – qualsiasi forma di violenza, qualunque sia la sua fonte”. Caritas internationalis è una confederazione che riunisce 162 organizzazioni cattoliche di assistenza, sviluppo e servizio sociale presenti in 200 Paesi. (A.L.)

 

 

PER LA PRIMA VOLTA UN LAICO DIRETTORE DI POPOLI. LA DIREZIONE DEL MENSILE

INTERNAZIONALE DEI GESUITI ITALIANI È STATA AFFIDATA A STEFANO FEMMINIS

 

ROMA. = Per la prima volta, nei novanta anni della sua storia, il mensile “Popoli” avrà un direttore laico. Dopo cinque anni e mezzo alla direzione del mensile internazionale dei Gesuiti italiani, padre Bartolomeo Sorge lascia, infatti, la direzione a Stefano Femminis. “Con questo numero di dicembre - scrive padre Sorge nell’editoriale - si conclude il 90.mo anno di vita della nostra rivista”. “Nello stesso tempo – aggiunge - dopo cinque anni e mezzo, finisce anche la mia direzione”. Stefano Femminis, è stato finora redattore di “Aggiornamenti Sociali”, l’altra rivista dei Gesuiti milanesi di cui padre Sorge continuerà ad essere direttore. “Il nostro grazie - scrive padre Sorge - va in primo luogo al Signore che ha concesso alla rivista di giungere ai suoi 90 anni in buona salute”. Il segreto della longevità di “Popoli” - prosegue - sta nell’essere riusciti a conciliare fedeltà e coraggio. L’editoriale si chiude richiamando l’esortazione di Papa Giovanni Paolo II a  “guardare avanti”, a “prendere il largo” fidandosi della parola di Cristo: “Duc in altum”. Il nuovo direttore di “Popoli” è nato a Milano nel 1968, e nella redazione di “Popoli” si è occupato, in particolare, di America Latina.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

28 novembre 2005

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Le parlamentari di ieri in Cecenia hanno visto la netta affermazione di Russia Unita, lo schieramento filorusso che fa quadrato attorno al capo del Cremlino Putin e che,  con oltre il 60% delle preferenze, avrà la maggioranza assoluta nell’assemblea locale. Sul risultato del voto, ascoltiamo Pierantonio Lacqua, responsabile della sede ANSA di Mosca, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – L’importanza di questo voto, da un punto di vista politico, è che per il Cremlino completa il processo di ricostruzione delle istituzioni: prima hanno approvato per referendum la nuova Costituzione, poi hanno eletto il presidente, adesso è il momento del Parlamento. E da un punto di vista più sostanziale, sempre politico, questo Parlamento dovrebbe essere zeppo di fedelissimi di Razam Kadirov, che è il primo vice premier ma è soprattutto l’uomo forte di quella Repubblica perché controlla una vasta e temutissima milizia privata.

 

D. – Ma questo risultato che cosa significa? A questo punto Kadirov ha la strada spianata verso la presidenza?

 

R. – La delegazione del Consiglio d’Europa che era in questi giorni appunto a Grozny, in Cecenia, ha detto: “Le elezioni, tecnicamente, si sono svolte forse anche in modo corretto, però in modo sostanziale il potere, che in Cecenia  non è un potere democratico, è chiaramente nelle mani di Kadirov”. Ricordo che ha  soltanto 29 anni, perché è  il figlio del presidente ucciso nel 2004 con uno spettacolare attentato terroristico allo stadio di Grozny. E dovrebbe addirittura, grazie appunto a questo Parlamento, diventare in un prossimo futuro, il presidente.

 

D. – Da una parte Kadirov, dall’altra le bande terroristiche di Basaiev. Quindi, la Cecenia è sempre più terreno instabile?

 

R. – La scelta che ha fatto il presidente Putin, da cinque anni, è appunto quella di trovare una soluzione militare contro la guerriglia indipendentista. Putin ha circoscritto e cerca di dimenticare questo problema che – sappiamo – in anni passati l’Occidente aveva anche abbastanza caro. Ma chiaramente, ormai nei rapporti tra Occidente e Russia il problema ceceno è diventato qualcosa di estremamente meno importante.

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E’ stato raggiunto un accordo all’ultimo minuto al vertice dei Paesi euromediterranei a  Barcellona, ma senza dare una definizione di terrorismo. Il nostro servizio:

 

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Il vertice è stato segnato dai numerosi forfait dei leader arabi. E il ministro degli Esteri italiano, Fini, ha dichiarato che, “per evitare che agli occhi del mondo questo vertice fosse giudicato un fallimento, c’è una dichiarazione della presidenza che salva un po’ tutto: quanto al terrorismo non si è trovata  una formulazione condivisa. In questa dichiarazione, vi sono delle affermazioni importanti, impegnative, ma non nuove”. “Questo vertice non può limitarsi ad un atto commemorativo”: è stato questo l’appello del re Juan Carlos che ha inaugurato i lavori. In  occasione dei dieci anni del Processo iniziato a Barcellona – ha sottolineato il re – ci  vogliono “idee e contributi pragmatici e concreti”. Juan Carlos, mentre sono  piovute le critiche per i modesti risultati del Processo di  Barcellona iniziato nel 1995, ha detto che “dieci anni sono un  breve periodo di tempo” e che “l’Associazione mediterranea è un progetto di lungo periodo”, per raggiungere “una pace giusta e duratura  nella regione”, per “trasformare il Mediterraneo in uno spazio  di stabilità che favorisca lo sviluppo e il benessere delle  nostre società”. ONG nazionali e internazionali, insieme con numerosi intellettuali, hanno denunciato la persistenza di “regimi dittatoriali” nella riva Sud del Mediterraneo parlando di  acquiescenza e al sostegno dell’Europa. Ma Juan Carlos ha  affermato che in dieci anni è stato creato “un sistema di  cooperazione multilaterale e duraturo” basato su “valori  condivisi di democrazia e rispetto dei diritti umani”.

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Decine di migliaia di palestinesi prendono parte oggi nella Striscia di Gaza alle elezioni primarie di al-Fatah, in vista delle elezioni politiche del gennaio 2006. A Khan Yunes, però, nel sud, miliziani delle Brigate dei martiri di al-Aqsa (Al-Fatah) e delle ‘Brigate Abu Rish’ hanno ordinato la sospensione immediata delle procedure di voto, mentre a Rafah le primarie sono state rinviate a domani, per ragioni  tecniche. Sempre domani sono previste a Gerusalemme est. Nel frattempo oltre 30 candidati alle primarie nella zona di  Nablus (Cisgiordania) hanno denunciato gravi irregolarità che  sarebbero avvenute durante il voto di due giorni fa.

 

“Quest’aula è una sede dell’occupazione militare”: è l’accusa espressa da Saddam Hussein alla ripresa del processo di fronte al Tribunale speciale iracheno (Tsi) per la strage di sciiti del 1982 a Dujail. Saddam ha lamentato che i soldati USA lo avrebbero privato di carta e penna e di essere stato portato in manette fino all’aula del tribunale. Inoltre, Saddam si è anche rivolto urlando al presidente di corte dicendogli: “Tu sei iracheno e loro sono stranieri e occupanti”. E gli ha intimato di dare ordine alle guardie carcerarie di riservare un diverso trattamento agli imputati. Al termine dell’udienza di oggi il processo è stato rinviato al 5 dicembre.

 

Intanto l’ambasciata americana a Baghdad ha confermato stamane che un cittadino americano è dato per “disperso” in Iraq in seguito a notizie di un suo  rapimento avvenuto insieme con due canadesi e un britannico. Gli operatori umanitari, a quanto sembra, sono stati rapiti  ieri in un sobborgo turbolento della zona ovest di Baghdad. E a sud della capitale sono stati uccisi tre indiani, che sembra  avessero anche il passaporto britannico. Altri  tre o quattro, a seconda delle fonti, sono stati feriti nello stesso attacco contro l’autobus su  cui si trovavano. Si trattava di pellegrini sciiti che sono spesso bersaglio di attentati, soprattutto nel cosiddetto ‘triangolo della morte’ che si trova  a sud della capitale irachena.

 

E’ inarrestabile l’avanzata dei Fratelli musulmani che, a due terzi delle elezioni legislative in corso in Egitto si sono già aggiudicati il record storico di 76 seggi, malgrado arresti, intimidazioni e violenze. Il nostro servizio:

 

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Nel ballottaggio di ieri della seconda fase, segnato in  alcune circoscrizioni dall'intervento della polizia in assetto antisommossa che ha impedito l’accesso agli elettori, la Confraternita  ha raccolto 29 seggi che si sono aggiunti ai 47 conquistati nella prima fase due settimane fa. E un terzo dei seggi deve essere  assegnato nella prossima e ultima fase il 1 e il 7 dicembre. La Confraternita dei Fratelli musulmani, in realtà è illegale dal 1954 in Egitto e infatti i suoi membri si presentano come indipendenti  con lo slogan “l’Islam è la soluzione”.  Bisogna dire che il successo del movimento islamico ha compattato  l’opposizione laica, peraltro politicamente inesistente, e il  Partito nazional democratico di Hosni Mubarak in un grido di  paura per l’integralismo in agguato. Esprimono preoccupazione i copti, che temono conflitti religiosi; gli intellettuali  che vedono il loro Paese, una volta laico e tollerante, ma già  molto cambiato negli ultimi anni, ancor più gettato tra le  braccia dell’islamismo. Organizzazioni non governative hanno denunciato pestaggi dei  loro osservatori da  parte di teppisti. Solo due donne sono state finora elette e un copto, il ministro delle finanze Youssef  Boutros-Ghali. In un Paese con un quinto dei 73 milioni di abitanti sotto la  soglia della povertà, le elezioni non sono una priorità.

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L’opposizione kenyana ha reagito seccamente alla proibizione di manifestare pronunciata ieri dal vicepresidente della Repubblica Awori, che ha anche respinto la richiesta di elezioni anticipate. Awori ha parlato a nome del governo, che peraltro non esiste, essendo stato disciolto nella sua interezza dal presidente della  Repubblica, Mwai Kibaki, mercoledì scorso, dopo i disastrosi, per lui, risultati del referendum costituzionale svoltosi lunedì, in cui il fronte del ‘no’ si è nettamente imposto, col 57 per  cento dei voti. Sabato a Nairobi c’è stata una grande manifestazione  unitaria del ‘no’, che ha ribadito con forza la richiesta di  elezioni anticipate rispetto alla data fissata alla fine del 2007. Una situazione che appare carica  di tensione.

 

Bassa affluenza alle urne ieri in Gabon per le elezioni presidenziali. I pronostici danno per vincente Omar Bongo, che guida il Paese dal 1967 ed è il più longevo tra i capi di Stato africani ancora al potere. Nel Paese, dal 1990, è in vigore il multipartitismo e Bongo deve fronteggiare la candidatura di sei avversari.

 

E’ di almeno 10 morti e un centinaio di feriti il bilancio del sisma che ha colpito ieri l’isola iraniana di Qeshm, situata nel Golfo Persico, nello Stretto di Hormuz. Si è trattato di una scossa di 5,9 gradi della scala Richter. Quattro villaggi sono stati quasi interamente distrutti. L’epicentro del terremoto è stato localizzato nei dintorni dell’isola, 35 km al largo del porto di Bandar Abbas, dove vivono circa 120 mila abitanti. Come precisato dal capo del Centro di ricerche sismologiche, Mehdi Zareh, non vi è il rischio di uno tsunami, data la relativa profondità delle acque del Golfo.            

        

Secondo le prime proiezioni, le presidenziali svoltesi ieri in Honduras sarebbero state vinte dal candidato del Partito liberale, Manuel Zelaya, con il 50,61% dei voti. Al suo principale avversario, il conservatore Porfirio Lobo, del Partito nazionale del presidente uscente Ricardo Maduro, va il 44,31% dei suffragi. Maurizio Salvi:

 

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Se l’Aja con un programma ha aperto la partecipazione cittadina, ha scongiurato la vittoria del leader del partito nazionale di governo, Porfirio Lobo Sosa, che aveva promesso la reintroduzione nel Paese della pena di morte per combattere le maras, le bande giovanili che seminano il terrore in Honduras. Rivolgendosi a decine di migliaia di suoi sostenitori vestiti di rosso, che si sono riversati nelle strade della capitale e delle altre città hondureñe, dopo la diffusione dei primi dati favorevoli, Zelaya ha detto che la ragione e l’amore hanno prevalso sulla paura. “Mi sono impegnato con il popolo – ha proseguito – ed ora comincia un’era di trasparenza e giustizia”. Quale successore del presidente uscente, Riccardo Maduro, il nuovo eletto sarà dal 27 gennaio alla testa di un piccolo Paese con il 70 per cento di poveri ed un 30 per cento di disoccupati.

 

Maurizio Salvi, ANSA in America Latina, per la Radio Vaticana.

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In Armenia, sembra schiacciante la maggioranza dei sì al progetto di riforma costituzionale, emersa al referendum svoltosi ieri. Dal 22 per cento dei seggi scrutinati risulta che il 93,3 per cento dei votanti si è dichiarato in favore di una revisione della Costituzione che attribuisce maggiori poteri al Parlamento a discapito del presidente, ampliando allo stesso tempo le garanzie di indipendenza del potere giudiziario. Gli emendamenti proposti, fortemente osteggiati dall’oppo-sizione che ha definito “fraudolenta” la votazione, prevedono anche l’abolizione del divieto della doppia  nazionalità, che consente a milioni di armeni della diaspora di ottenere il passaporto armeno.  

Il direttore del centro clinico del  carcere di Pisa, Francesco Ceraudo, ha detto di “essere  ottimista” circa le condizioni di Adriano Sofri, anche se non  ha nascosto che la questione è “seria”. L’ex leader di Lotta Continua, nella notte tra venerdì e sabato, è stato operato d’urgenza in conseguenza di una forma di sindrome di Mallory-Weiss che colpisce l’esofago soprattutto in presenza di una “vecchia esofagite da reflusso”. Sofri sarà tenuto in coma farmacologico almeno fino a giovedì. Intanto, è stato resto noto il provvedimento di differimento della pena del detenuto Adriano Sofri, valido per sei mesi.

 

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