RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
329 - Testo della trasmissione di venerdì 25 novembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Seconda giornata del IV Summit dei
Premi Nobel per la pace, a Roma
Torino e Roma nominate dall’UNESCO capitali mondiali
del libro nel 2006
Dopo 38 anni, riaperto
il valico di Rafah nella Striscia di Gaza
Guerra in Iraq, bilancio
europeo e relazioni anglo-tedesche al centro dell’incontro di ieri tra il
premier britannico, Tony Blair, e il neo cancelliere della Germania, Angela
Merkel
Sciopero in Italia,
contro la Finanziaria 2006, indetto da Cgil-Cisl-Uil
25
novembre 2005
“GETTATE LE RETI AL LARGO,
NELL’ALTO MARE DEL SAPERE,
CONFIDANDO NELLA PAROLA DI
CRISTO”: COSI’, BENEDETTO XVI ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO
DELL’UNIVERSITA’ CATTOLICA
DEL SACRO CUORE, STAMANI AL
POLICLINICO GEMELLI DI ROMA
IL PAPA HA SOTTOLINEATO
CHE, ALLA LUCE DELLA RIVELAZIONE DI CRISTO,
E’ POSSIBILE CONIUGARE
FEDE E SCIENZA
Fare
scienza, “secondo una ragione aperta al trascendente, a Dio”: è la sfida
lanciata da Benedetto XVI, che stamani, al Policlinico Gemelli, ha inaugurato
l’anno accademico 2005/2006 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, 85.mo
dell’ateneo fondato nel 1921 da padre Agostino Gemelli. Il Papa è stato accolto
dal cardinale vicario Camillo Ruini, dal cardinale Dionigi Tettamanzi,
presidente dell’Istituto Toniolo, dal rettore Lorenzo Ornaghi e dal direttore
amministrativo del “Gemelli”, Antonio Cicchetti. Ma ad accogliere il Santo
Padre c’erano anche numerosi giovani, che lo hanno salutato con entusiasmo.
Oltre mille gli studenti della “Cattolica” venuti a Roma - dalle 5 sedi dell’ateneo
- per incontrare il Santo Padre. Sull’evento
di stamani, la cronaca di Alessandro Gisotti:
**********
Coniugare fede e scienza è
possibile, “alla luce della rivelazione di Cristo, che ha unito in sé Dio e
uomo, eternità e tempo, spirito e materia”. Così Benedetto XVI nel suo discorso
alla famiglia della “Cattolica”, tutto incentrato sul contributo prezioso che i
cattolici possono offrire al mondo della cultura. Ma il primo pensiero del Papa
è andato al suo amato predecessore, che proprio al Policlinico Gemelli,
nell’ora della sofferenza, ha dato un esempio straordinario di testimonianza
cristiana:
“Dalle
sue stanze di ospedale il Papa ha impartito a tutti un insegnamento
impareggiabile sul senso cristiano della vita e della sofferenza, testimoniando
in prima persona la verità del messaggio cristiano”.
Benedetto XVI si è dunque soffermato sulla
grande sfida che oggi ha di fronte la “Cattolica”, chiamata ad eccellere per la
qualità della ricerca, ma al tempo stesso “per la fedeltà al Vangelo e al Magistero
della Chiesa”. Il Papa ha evidenziato perciò la missione dell’ateneo dei
cattolici italiani, ovvero fare ricerca “secondo un coerente progetto culturale
e formativo, al servizio delle nuove generazioni e dello sviluppo umano e
cristiano della società”. Parole corredate da una profonda riflessione:
“Una
comunità accademica cattolica si distingue per l’ispirazione cristiana dei
singoli e della comunità stessa, per la luce di fede che illumina la riflessione,
per la fedeltà al messaggio cristiano così come è presentato dalla Chiesa e per
l’impegno istituzionale al servizio del popolo di Dio”.
“Il
fatto di essere cattolica – ha affermato il Papa – non mortifica in nulla
l’Università, ma piuttosto la valorizza al massimo”. Oggi, ha detto ancora il
Pontefice, “le questioni fondamentali dell'uomo, come vivere e come morire”
appaiono “escluse dall'ambito della razionalità e sono lasciate alla sfera
della soggettività”. Di conseguenza, è stato il richiamo di Benedetto XVI,
scompare “la questione che ha dato origine all'università - la questione del
vero e del bene – per essere sostituita dalla questione della fattibilità”. Di
qui, l’esortazione del Papa alla comunità degli atenei cattolici:
“Ecco allora la grande sfida delle Università cattoliche: fare scienza
nell'orizzonte di una razionalità vera, diversa da quella oggi ampiamente dominante,
secondo una ragione aperta alla questione della verità e dei grandi valori
iscritti nell’essere stesso. Aperta quindi al trascendente, a Dio”.
Il Papa
ha sottolineato “l’apporto fondamentale” offerto dalle università cattoliche
alla “cultura dell’Europa”. Quindi, ha ribadito “l’intrinseca unità che collega
i diversi rami del sapere”, giacché il Logos divino è “all’origine
dell’universo e in Cristo si è unito una volta per sempre all’umanità, al mondo
e alla storia”. Benedetto XVI non ha poi mancato di incoraggiare quanti,
studenti e docenti, vivono il lavoro di ricerca “in una prospettiva di fede”,
perché tale impegno, ha detto, “fa già parte di questo servizio al Regno di Dio
e all’uomo”:
“Con
rinnovata passione per la verità e per l’uomo gettate le reti al largo,
nell’alto mare del sapere, confidando nella parola di Cristo, anche quando
succede di sperimentare la fatica e la delusione del non avere ‘pescato’ nulla.
Nel vasto mare della cultura Cristo ha sempre bisogno di ‘pescatori di uomini’,
cioè di persone di coscienza e ben preparate che mettano le loro competenze
professionali al servizio del bene, ultimamente al Regno di Dio”.
Benedetto
XVI ha infine indicato l’Istituto
Scientifico Internazionale Paolo VI di ricerca sulla fertilità e infertilità
umana per una procreazione responsabile come esempio di quegli Istituti della
“Cattolica” che portano avanti la promozione spirituale e materiale
dell’umanità. Un istituto, ha ricordato, che risponde all’appello lanciato da
Papa Montini con l’Enciclica Humanae Vitae. Si propone, infatti, “di
dare una base scientifica sicura sia alla regolazione naturale della fertilità
umana che all’impegno di superare in modo naturale l’eventuale infertilità”.
Nel suo
indirizzo d’omaggio, il rettore Lorenzo Ornaghi ha sottolineato come in questo
giorno la comunità universitaria avverta “con maggiore forza di altre
occasioni, il senso autentico della propria appartenenza ed identità”. I principi
originari della “Cattolica” al servizio alla Chiesa e alla società italiana, ha
detto, “non sono mai venuti meno”.
Dal canto suo, il cardinale
Dionigi Tettamanzi, presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore dell'Università Cattolica, ha messo
l’accento sulle peculiarità dell’ateneo voluto da padre Gemelli. La
“Cattolica”, ha detto il porporato, “vuole convintamente e gioiosamente testimoniare
la concreta possibilità e la singolare fecondità dell'alleanza tra ragione e
fede, tra scienza e sapienza, come pure nell'ambito del vissuto quotidiano,
facendo della ricerca e dell'insegnamento un'espressione di amore profondo,
anzi di vera e propria carità all'uomo e alla società nel loro autentico
sviluppo”.
Tre i
doni che la “Cattolica” ha voluto offrire al Pontefice. Omaggi all’amore di Benedetto
XVI per la sua terra, per la musica e alla devozione dell’ateneo dei cattolici
italiani per il Successore di Pietro. Il rettore Lorenzo Ornaghi ha regalato al
Papa una preziosa xilografia raffigurante la città di Monaco di Baviera, un
raro esemplare dell’edizione veneziana del 1573 dell’opera Istituzioni
Harmoniche e una speciale medaglia commemorativa dell’evento odierno.
Sempre
stamani, prima dell’incontro con il Papa, il cardinale vicario Camillo Ruini ha
celebrato una messa al Policlinico Gemelli. Tra i compiti dell’Università
Cattolica e soprattutto della Facoltà di Medicina e Chirurgia, ha detto il
porporato nell’omelia, spiccano la ricerca, la formazione e la cura delle
persone ammalate. “Questa triplice missione - ha sottolineato - impegna
l'intelligenza e il cuore e richiede competenza e dedizione”.
Tutto
l’incontro si è svolto in un clima particolarmente festoso. Un entusiasmo,
quello dei giovani della “Cattolica”, che ha accompagnato anche il saluto
finale di Benedetto XVI:
Grazie,
auguri a tutti voi!
(applausi)
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La
gratitudine per la venuta del Papa, oggi alla Cattolica, traspare anche dalle
parole del direttore generale del Policlinico Gemelli, il prof. Antonio
Cicchetti, raccolte da Giovanni Peduto:
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La sede storica dell’università
Cattolica è quella di Milano. Ma tutte le componenti delle varie sedi, a
Milano, a Brescia, a Piacenza, a Campobasso, si riuniscono nella sede di Roma
per la visita di Benedetto XVI, che rappresenta il momento culminante
dell’inaugurazione di questo nuovo anno accademico. E considerando che il Santo
Padre è un accademico, il fatto che la prima uscita ufficiale in una Università
la faccia qui, è per noi davvero un segno di grande stima e di questo gliene
siamo molto riconoscenti.
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LA
POLONIA DELLA SVOLTA EUROPEA E LA RISCOPERTA DEL SENSO CRISTIANO:
LA STIUAZIONE DEL PAESE
PRESENTATA AL PAPA DAI VESCOVI POLACCHI
IN VISITA AD LIMINA
- Intervista con mons. Henryk
J. Muszynski -
Una
gratitudine e un gesto di comunione dal sapore particolare. Sono i sentimenti
con i quali i vescovi polacchi hanno cominciato nei giorni scorsi la loro
visita ad Limina al cospetto di
Benedetto XVI, successore del loro grande connazionale, Giovanni Paolo II.
Giovanni Peduto ha avvicinato l’arcivescovo metropolita di Gniezno, Henryk J. Muszynski, per una panoramica ecclesiale e
sociale della Polonia:
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R. - Dopo
l'accesso all'Unione Europea, stiamo vivendo una nuova situazione, sia politica
che economica. Questa situazione ci porta anche le sfide nuove di cui la più
importante è vivere nella libertà nel senso cristiano in un contesto
democratico. Le altre sfide rassomigliano molto quelle dell'Occidente, cioè
l'indebolimento di fede, l'indifferentismo religioso, il permissivismo e il
relativismo morale. Come una nazione in gran parte cattolica non siamo sempre
preparati a vivere nel contesto del pluralismo religioso.
D. - Quali sono i problemi
prioritari della Polonia a livello sociale, economico e culturale?
R. - Al
livello sociale possiamo notare, nella gran parte del laicato cattolico,
la mancata consapevolezza di dover prendere le responsabilità e partecipare
alla vita pubblica a livello economico ci sono tutti i problemi del mercato libero che voi,
nell'Occidente, conoscete molto bene. Rimane alta la disoccupazione e
l'ingiustizia sociale. A ciò si aggiunge la divisione della società: da una
parte la crescente ricchezza degli uni, dall’altra la sempre più profonda
povertà degli altri. Sul campo culturale, si vede l'invasione della cultura laicista che tocca
anzitutto la vita della famiglia. Il segno più evidente è il calo delle nascite. Per il
futuro, questo crea una situazione demografica molto difficile. Secondo il mio
parere, il compito principale della Chiesa è la formazione evangelica dei laici
e dei sacerdoti che siano preparati ad affrontare queste sfide.
D. - Quale ruolo può svolgere la
Polonia nell'ambito della Unione europea?
R. - Il
ruolo principale della Polonia è conservare
la propria identità culturale e religiosa. Essa si è
formata in gran parte nel contesto molto speciale di confronto e separazione.
Per questa ragione è pienamente europea, ma con una sfumatura propria. Il compito principale per il futuro è la condivisione con
gli altri di ciò che è buono e meritevole. Per esempio la fede, pur non essendo sempre
sufficientemente profonda, è vivace, e come tale è degna di essere condivisa.
Dall'altra parte vogliamo essere aperti a imparare ciò che negli altri è di
buono e di meritevole.
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MESSA DELL’ARCIVESCOVO JOHN FOLEY NELLA CHIESA
ROMANA DI S. SUSANNA,
IN OCCASIONE DELLA FESTA USA DEL “THANKSGIVING”
- A cura di Alessandro De Carolis -
Una terra “promessa” per milioni
di immigrati che, “pur con tutti i suoi difetti”, ha rappresentato e
rappresenta oltre che un approdo per costruire un futuro migliore e un “falò di
speranza in un mondo spesso disperato”. Non ha nascosto l’attaccamento alle
proprie radici l’arcivescovo John P. Foley, nell’omelia della Messa da lui
celebrata ieri nella chiesa romana di S. Susanna, in occasione del “Giorno del
Ringraziamento”, festa nazionale negli USA.
Parlando delle origini europee
dei suoi avi, immigrati a Philadelphia nel 19.mo secolo, il presidente del
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali ha posto in particolare
l’accento sulla libertà che i suoi antenati, ma anche tutti gli immigrati
dell’epoca, colsero negli Stati Uniti per vivere la loro fede e “forgiare
politicamente e socialmente il loro destino”. La realtà cosmopolita degli USA
del Duemila, ha proseguito mons. Foley, conserva ancora, pur con i suoi limiti,
questo aspetto di libertà. Un concetto spiegato con un esempio attuale. “Non
troppa gente - ha affermato il presule - si rende conto che una delle più
grandi comunità dei cattolici iracheni si trova a Detroit. Qualunque cosa i
terroristi possano provare a fare, gli iracheni che cercano la libertà e
l'occasione, particolarmente libertà religiosa, pensano in primo luogo agli
Stati Uniti. Quando – ha aggiunto ancora - ascoltiamo le notizie drammatiche
che arrivano dall’Iraq, dovremmo pensare anche al fatto che molti iracheni
identifichino gli Stati Uniti d’America con la libertà che desiderano più di
tutto”. L’omelia di mons. Foley è terminata con la tradizionale esclamazione:
“God bless America!”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo “Fare scienza nell’orizzonte di una razionalità
aperta al trascendente, a Dio”: Benedetto XVI inaugura l’anno accademico dell’Univer-sità
del Sacro Cuore e chiama la comunità accademica ad una grande sfida e ad una
entusiasmante avventura
Servizio
vaticano - La relazione del cardinale Zenon Grocholewski al Simposio internazionale
organizzato dalla “Consociatio innternationalis musicae sacrae”
Servizio
estero - Per la rubrica dell’“Atlante geopolitica” un articolo di Gabriele Nicolò
dal titolo “Iraq: mirati sforzi di politica estera”
Servizio
culturale - In evidenza un articolo di Antonio Chilà dal titolo “L’altro volto
dell’Africa”: uno studio sul processo di sviluppo del Continente negli ultimi decenni
Servizio
italiano - In primo piano lo sciopero generale: CGIL, CISL e UIL contro la
politica economica.
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25
novembre 2005
SANTA SEDE E ISRAELE GUARDANO
CON OTTIMISMO AL NEGOZIATO BILATERALE
CIRCA L’ACCORDO FONDAMENTALE TRA I DUE STATI, DOPO
I PROGRESSI
NELL’INCONTRO DI IERI
- Intervista con padre David Jaeger -
Atmosfera cordiale e negoziato
in “progresso” tra Santa Sede e Stato di Israele circa l’“accordo globale”
richiesto dall’articolo 10 dell’Accordo fondamentale. E’ quanto dichiara un
comunicato congiunto della commissione bilaterale permanente di lavoro Santa
Sede-Stato di Israele che si è incontrata ieri. L’impegno israeliano -
pubblicamente ribadito il 17 novembre scorso dal presidente israeliano Katsav
nell’udienza concessagli da Benedetto XVI - è per il riconoscimento dei diritti
della Chiesa cattolica in Terra Santa, in campo legale, fiscale e di proprietà,
acquisiti prima della creazione dello Stato d’Israele. Quello di ieri, dunque,
si configura come un importante risultato, come ci conferma padre David Jaeger,
francescano, portavoce della Custodia di Terra Santa, nonché esperto giurista
dei rapporti bilaterali Israele-Santa Sede, raggiunto telefonicamente a
Gerusalemme da Francesca Sabatinelli:
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R. – Il fatto che i negoziati
vadano avanti, e le delegazioni parlino di “progresso”, di “atmosfera
cordiale”, di “attesa dei prossimi incontri in programma”, vuol dire che
l’Accordo è possibile e che si procede verso di esso. E’ interessante che tutto
questo abbia luogo pochi giorni dopo l’udienza ufficiale in Vaticano, concessa
da Benedetto XVI al presidente di Israele Katsav, in occasione della quale il
capo dello Stato israeliano ha parlato alla stampa della volontà di Israele di accelerare i
negoziati e di farli pervenire alla loro meta. Quindi, la riunione sarebbe stata
una prima realizzazione di quelle previsioni promesse. L’Accordo dovrà confermare
il regime fiscale particolare della Chiesa cattolica e delle sue istituzioni in
Israele e salvaguardare le proprietà della Chiesa cattolica in territorio
israeliano. I negoziati sono cominciati a questo livello il lontano 11 marzo
1999 e hanno conosciuto alterne vicende, per cui – almeno in questo momento –
ci si può giustamente compiacere di questa comunicazione.
D. – Quindi, è un primo segnale
forte che viene dato in tutti questi anni…
R. – Non è il primo segnale, ma
è il primo segnale così aperto dopo un bel po’ di tempo. Ci sono stati periodi
di vacanza dei negoziati, ci sono state difficoltà. Sulla stampa si è parlato
qualche volta anche di “ostacoli non facilmente superabili”. L’ottimismo circa
l’esito non è stato dato per scontato, per cui fa piacere questa notizia e fa
sperare bene per l’avvenire dei colloqui che comunque dovranno continuare ed essere
seguiti da vicino da tutti gli interessati.
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Nel mondo Una donna su
tre E’ VITTIMA DI abusi sessuali e più di tre milioni SONO quelle che subiscono
mutilazioni genitali. Sono i dati diffusi
in occasione della giornata mondiale per
l’eliminazione
della violenza contro le
donne
- Con noi Fosca Nomis e Francesca Moneti -
I governi non devono tollerare
nessuna forma di violenza sulle donne. Così il segretario generale delle
Nazioni Unite, Kofi Annan, nell’odierna giornata internazionale per
l’eliminazione della violenza contro le donne. Intanto, l’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) lancia l’allarme: una donna su tre nel mondo è a rischio
di violenza fisica o sessuale. L’UNICEF, dal canto suo, rileva che ogni anno 3
milioni di ragazze sono sottoposte a mutilazione genitale. Il servizio di
Eugenio Bonanata:
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Un fenomeno che non conosce
quartiere e che prescinde da cultura religione ceto e appartenenza politica. Il
20 % delle donne del mondo continua a subire abusi di ogni genere: fra le mura
domestiche, nel triste mercato della prostituzione, nei matrimoni forzati. In
molti Paesi, inoltre, i crimini contro le donne spesso sono scarsamente
combattuti dalle istituzioni. Ascoltiamo Fosca Nomis, vice presidente di
Amnesty International Italia:
R.
– Per illustrare la situazione cito, ad
esempio, il Guatemala, dove sono state uccise 1188 donne fra il 2001 e il 2004.
Spesso erano ragazze molto giovani ad essere stuprate. La stessa situazione
l’abbiamo riscontrata nel Salvador. Il comune denominatore di questi Paesi ed
anche di altri è che i familiari di queste donne non ottengono mai giustizia. I
delitti d’onore sono poi un’altra situazione altrettanto preoccupante, che
riguarda il Pakistan, l’Afghanistan, ma anche la Palestina. E’ simbolico il
caso di una ragazza che in Pakistan era stata violentata e la cui famiglia
avrebbe dovuto uccidere l’uomo che le aveva usato violenza. Questo però avrebbe
generato una spirale negativa, per cui alla fine si è ritenuto più opportuno
uccidere la ragazza, piuttosto che fare in modo che avesse giustizia.
Sono circa 3 milioni le donne
che ogni anno subiscono mutilazioni genitali.
E’ il dato fornito da un rapporto dell’UNICEF presentato ieri al Cairo
che analizza appunto il fenomeno dell’infibulazione. Un fenomeno ancora molto
diffuso, che in diverse aree del mondo non è percepito come violazione dei
diritti umani ma come usanza tradizionale. Ascoltiamo Francesca Moneti,
curatrice del rapporto, intervistata da Elisabetta Rovis:
R. – E’
veramente una convenzione sociale, dove non c’è la possibilità per una famiglia
di abbandonarla senza subire dei costi sociali estremamente elevati, come, per
esempio, che la loro figlia non trovi marito.
Ma qual invece è la situazione
nei Paesi occidentali? Ancora Fosca Nomis:
R. – La
violenza che viene riportata è ancora più sommersa nelle famiglie immigrate in
Europa, dove spesso le donne hanno magari meno capacità di relazionarsi con
l’esterno e di denunciare quello che a loro succede.
Spesso si parla delle donne come
vittime tuttavia per fortuna non è sempre così. È possibile scorgere dei
segnali di positivi, dei miglioramenti?
R. –
Certamente. Devo sottolineare che più di dieci Paesi hanno ratificato la convenzione
per l’eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne: dalla
Slovenia, alla Mongolia, al Giappone. Questo è un segnale importantissimo,
perché vuol dire che è sorto un elemento al quale i difensori dei diritti umani
possono appellarsi per chiedere il rispetto di quelle norme contenute nelle
convenzioni.
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ACQUISTARE GENERI ALIMENTARI DA DONARE IN SEGNO DI
SOLIDARIETA’:
E’ LO
SCOPO DELLA “COLLETTA ALIMENTARE” CHE DOMANI COINVOLGERA’
OLTRE
5 MILA SUPERMERCATI IN TUTTA ITALIA
- Intervista con don Mauro Inzioli -
“Condividere
i bisogni per condividere il senso della vita”. E’ il tema che anima quest’anno
la nona edizione della Colletta alimentare, realizzata dalla Fondazione Banco
Alimentare Onlus, che si svolgerà domani in tutta Italia. Infatti, in molti
negozi e supermercati si potranno acquistare generi di prima necessità come
pasta, latte, omogeneizzati, ed altro ancora, da devolvere poi in beneficenza.
Il servizio di Marina Tomarro:
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Sono oltre 5200 i supermercati
che appoggiano la colletta alimentare. Centomila invece i volontari, che
inviteranno le persone a donare gli alimenti destinati ai 7200 enti di
solidarietà convenzionati con il Banco Alimentare. Don Mauro Inzioli,
presidente del Banco:
“Credo che la colletta alimentare sia diventata, ormai, quella bellissima
iniziativa di carità che milioni di italiani in un giorno fanno quando, andando
al supermercato a fare la spesa, non la fanno solo per loro, ma anche per
coloro che difficilmente riescono a unire il pranzo con la cena”.
Grazie alla raccolta dello
scorso anno, le persone aiutate sono state un milione e 200 mila. Ascoltiamo
ancora don Mauro Inzioli:
“Io credo che
in un tempo come il nostro in cui molto del benessere è posseduto sicuramente
da un numero ridotto di persone, quello che ci impressiona è che proprio questo
benessere venga tante volte sciupato. Per cui, tanto cibo sprecato nelle
famiglie, ma tanto cibo sciupato anche nei supermercati, nelle grandi
industrie. La povertà è, ad esempio, anche quella di una famiglia che il giorno
primo era unita e ora, a causa di una divisione, si trova a vivere una
situazione reale di indigenza. Oppure, la povertà è quella di chi aveva lavoro
e dopo un giorno si ritrova senza e si trova di colpo come sbattuto contro un
muro. Credo allora che questo momento, in modo particolare, chieda a tutti noi
una nuova capacità di gratuità. Come diceva il fondatore don Luigi Giussani, se
ci fosse una educazione del popolo tutti starebbero meglio. Io ritengo che sia
davvero così, perché quando si ha la capacità di guardare a chi si ha di fronte
o accanto, sicuramente si coglie di più anche il suo bisogno e si diventa anche
più disponibili a servirlo”.
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CENTO ANNI FA SI
UNIVANO IN MATRIMONIO A ROMA LUIGI E MARIA BELTRAME
QUATTROCCHI, BEATIFICATI NEL 2001 DA GIOVANNI
PAOLO II. DIVERSE LE INIZIATIVE PER RICORDARLI NEL GIORNO IN CUI LA CHIESA NE
CELEBRA LA MEMORIA LITURGICA
- Intervista con la figlia Enrichetta -
Non hanno fondato congregazioni,
non sono partiti missionari per terre lontane, semplicemente hanno vissuto la
loro vita coniugale come un cammino verso Dio. Sono Luigi e Maria Beltrame
Quattrocchi, beatificati da Giovanni Paolo II nel 2001, prima coppia di sposi,
nella storia della Chiesa, ad essere stati elevati agli onori degli altari e di
cui oggi si celebra la memoria liturgica. Frutto del loro amore quattro figli,
tutti consacrati. Cento anni fa, pronunciavano il loro “sì” a Roma a Santa
Maria Maggiore. E stamattina, a presiedere nella Basilica una Messa in loro
ricordo, il figlio Paolino, 96 anni, monaco trappista. Tiziana Campisi ha
raggiunto telefonicamente Enrichetta, 91 anni, l’ultima nata della famiglia
Beltrame. A lei ha chiesto come i genitori erano soliti festeggiare
l’anniversario di matrimonio:
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R. – Era sempre una giornata di
maggiore intimità, di festa, ma sempre una festa senza nessun lusso, soltanto
con un’accentuazione – se possibile ancora maggiore – di amore reciproco.
D. – Quali ricordi più belli le
sono rimasti dei suoi genitori?
R. – Questa domanda è un pò
difficile, perché sono troppi. L’intimità della casa, la fusione dei cuori, il
chiasso dei fratelli, tutto era luminoso, tutto era con il sorriso di Dio su di
noi.
D. – Lei che cosa porta nel suo
cuore?
R. – Una gratitudine immensa a
Nostro Signore, un affetto intimissimo per loro che sento sempre vicini. E
l’attesa di ritrovarci tutti insieme nel Cielo.
D. – Che cosa si sentirebbe di
dire ai giovani sposi di oggi?
R. – Che la coppia è felice se
invece di essere semplicemente “coppia” è coppia con “Uno” che non è un
intruso, ma che è il padrone di casa.
D. – Queste celebrazioni per i
cento anni dal matrimonio di Luigi e Maria, che cosa significano?
R. – Speriamo ardentemente che
siano un messaggio che porti insegnamento, tanta speranza, la gioia di sapere
che proprio attraverso il Sacramento del matrimonio c’è la pace, la gioia, la
santità.
D. – Da quando i suoi genitori
sono stati beatificati, che cosa è cambiato?
R. – Attraverso
la preghiera verso di loro, l’intercessione di loro, ci sono state qua e là
delle modifiche nelle famiglie: l’altro giorno, ho saputo di una separazione
che durava da vent’anni, gli sposi si sono riuniti. Possiamo sperare che ci
possano essere dei vantaggi nel conoscere che cos’è veramente una famiglia
cristiana.
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IL METODO BILLINGS, ESPRESSIONE SCIENTIFICA DI UN
INSEGNAMENTO ETICO
RIBADITO NELL’EVANGELIUM
VITAE. UN COMMENTO DEI CONIUGI BILLINGS,
INSIGNITI IERI A ROMA DELLA LAUREA HONORIS CAUSA
L’Università
Romana di Tor Vergata è stata ieri, come noto, teatro di una solenne cerimonia
accademica, che ha visto il conferimento della laurea honoris causa in Medicina ai coniugi John e Evelyn Billings,
ideatori del metodo dell’ovulazione che porta il loro nome: un procedimento per
la regolazione naturale della fertilità oggi conosciuto e diffuso in tutto il
mondo. La nostra collega della sezione inglese, Catherine Smibert, li ha avvicinati:
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R. – FOLLOWING THE PRECEPTS OF POPE JOHN PAUL
II …
Fedeli ai precetti riportati
nell’enciclica Evangelium vitae di
Giovanni Paolo II, noi continuiamo ad insegnare i metodi Billings
dell’ovulazione, nella verità e nell’amore.
D. – Dr. Billings, questo vostro
metodo promuove fino in fondo l’amore più grande?
R. – WE TEACH TRUTH AND LOVE, …
Sì, noi insegniamo la verità e
l’amore, che sono due pilastri del matrimonio ed espressione della legge
naturale per tutti. In una delle occasioni in cui abbiamo incontrato Giovanni
Paolo II, egli ci disse: “Quando insegnate, tenete sempre a mente di insegnare
nel contesto del matrimonio”. Poi, con un sorriso, aggiunse: “Ma io so bene che
lo farete sempre”.
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25 novembre 2005
SECONDA GIORNATA DEL IV SUMMIT DEI PREMI NOBEL PER
APPELLO
DELL’EX PRESIDENTE SUDAFRICANO DE KLERK A NON DIMENTICARE L’AFRICA, SEMPRE PIU’
EMARGINATA DALLA POVERTA’, DALLE GUERRE
E DALLA DIFFUSIONE
DI
MALLATIE IN CRESCITA, COME TUBERCOLOISI E L’AIDS
ROMA. = “Abbiamo bisogno di partnership tra Africa e mondo
sviluppato. Se ciò avviene, questa conferenza avrà avuto successo”. Diretto e
franco l’intervento stamane di Frederik
Willem De Klerk, ex presidente
sudafricano al IV Summit dei Premi Nobel per la pace a Roma, che ha
aperto oggi la seconda giornata di lavori al Teatro Eliseo. Dopo l’ultimo G8,
che aveva rivolto la sua attenzione ai problemi dell’Africa – ha sottolineato
De Klerk – “tutta la carovana dei media è andata via, e non se ne è più
parlato, ma l’emergenza in Africa esiste sempre, che vi si stia guardando o
meno”. L’ex presidente ha ricordato le guerre che ancora affliggono l’Africa e
le difficili transizioni verso la pace ed ha enunciato i numeri della povertà.
“Dal 1975 al 2000 il reddito dell’Africa subsahariana è diminuito del 7,7 per
cento ogni anno di fronte all’aumento del 2,2 per cento nel resto del mondo, che comprende anche i Paesi
meno sviluppati, Africa esclusa”. Quindi, il continente africano, ha
sottolineato De Klerk, “è indietro anche ai Paesi meno sviluppati”. “Per ogni
dollaro che viene dato all’Africa - ha concluso - 80 centesimi tornano ai donatori sotto varie
forme”. Di Africa hanno parlato con grande preoccupazione anche i Nobel per la
pace Betty Williams e Adolfo Perez Esquivel, durante una conferenza stampa sul
tema della tubercolosi, un vero flagello che colpisce in questo continente
oltre 4 milioni e mezzo di persone e che si unisce sovente a quello dell’AIDS,
e purtroppo la povertà diffusa rende inaccessibili le cure per massima parte
degli ammalati. (R.G.)
SI
DIFFONDE SEMPRE PIU’ L’USO DELLA COCAINA TRA I GIOVANI:
LO
CONFERMA A LISBONA L’AGENZIA EUROPEA PER LE DROGHE.
IL
DRAMMA AFFLIGGE SOPRATTTUTTO SPAGNA,
GRAN BRETAGNA ED ITALIA
- A
cura di Giovanni Del Re -
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LISBONA. = E’ un autentico boom, quello che sta vivendo il
consumo di cocaina in Europa, soprattutto tra i giovani. E’ l’allarme forse più
pressante tra quelli lanciati dalla relazione annuale dell’agenzia europea per
le droghe con sede a Lisbona. “La cocaina – si legge nel documento – sta
diventando la droga preferita dai giovani europei, soprattutto in Spagna, Gran
Bretagna e Italia”. Al tempo stesso, però, secondo la relazione, aumentano in
Europa anche le domande per trattamento di problemi legati alla cocaina. La sostanza
stupefacente più diffusa nell’Unione Europea resta però, per ora, la cannabis:
oltre il 20 per cento della popolazione adulta ammette di averne fatto uso
almeno una volta nella vita. Tuttavia, qui il fenomeno è forse meno
preoccupante, in quanto in moltissimi casi, si tratta di uso occasionale che
prima o poi viene interrotto. Nel complesso, secondo la relazione, comunque da
una stima rudimentale, si potrebbe concludere che un giovane europeo su dieci o
venti fa uso attualmente di cannabis. Molto più allarmante è il dilagare
dell’uso dell’ecstasy, ancora una volta soprattutto tra i giovani. In totale,
secondo le stime, 2,6 milioni di persone in Europa fanno uso di questa droga
sintetica che supera anche le anfetamine, anch’esse tuttavia in crescita. Il
record dell’ecstasy si registra in Gran Bretagna, Repubblica Ceca e Spagna. Per
il resto, l’Europa resta il maggior centro di produzione di questa droga. In
aumento, infine, anche un altro fenomeno: quello diffuso soprattutto fra gli
studenti delle superiori, di sperimentare allucinogeni naturali come i cosiddetti
“funghi magici”.
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CONSEGNATO
IERI DALLA CITTA’ SVEDESE DI GOTHEBORG IL PREMIO INTERNAZIONALE PER L’AMBIENTE
AD UNA COOPERATIVA
DI
COLTIVATORI DI CAFFE’ DEL RWANDA,
GIUDICATA
"SOCIALMENTE, ECOLOGICAMENTE ED ECONOMICAMENTE RESPONSABILE”
GOTHEBORG. = Una cooperativa di coltivatori di caffé
rwandese ha vinto il Premio internazionale per l’ambiente della città svedese
di Gotheborg per i risultati ottenuti in un’impresa”, situata in una delle zone
più povere del Paese africano. La cooperativa Abahuzamugambi, fondata nel 1999
nella città di Maraba, ha ricevuto ieri sera un assegno di un milione di
corone, pari a 105.900 euro, in una cerimonia cui hanno partecipato il ministro
degli Esteri rwandese, Charles Murigande, ed un rappresentante del Ministero
dell’ambiente svedese. La cooperativa, che oggi ha oltre 2.000 associati, di
cui oltre la metà donne, non usa né fertilizzanti né insetticidi chimici e i
suoi profitti - pari a quasi 3 milioni di dollari l’anno scorso - vanno
direttamente ai coltivatori. (R.G.)
RIUNITA
A STRASBURGO L’ASSEMBLEA DELLE REGIONI D’EUROPA:
743
DELEGATI DI 33 PAESI CHIAMATI A DIBATTERE SUL RUOLO DELLE REGIONI.
A
SOSTEGNO DELL’INNOVAZIONE E DEL CONSOLIDAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA
STRASBURGO. = Con il dibattito sulla “Dichiarazione
Finale”, sono cominciati stamane, a Strasburgo, in Francia, nell’aula del
Parlamento Europeo, i lavori della seconda giornata della 20.ma riunione
annuale dell’Assemblea delle Regioni d’Europa (ARE). All’assise partecipano 743
delegati, provenienti da 250 Regioni di 33 Paesi, in rappresentanza di oltre
300 milioni di abitanti. All’esame
dell’assemblea, presieduta dal presidente della regione Friuli Venezia Giulia,
Riccardo Illy, è il ruolo delle Regioni a sostegno dell’innovazione e le
funzioni che le stesse Regioni possono svolgere per l’ulteriore allargamento e
consolidamento dell’Unione Europea. Dal dibattito di ieri è emerso che le
Regioni europee accettano la sfida dell’innovazione, consapevoli che su questo
terreno si gioca il futuro delle economie, delle società e della qualità di
vita dei cittadini. Nell’accettare la sfida dell’innovazione, le Regioni
vogliono però essere protagoniste nel creare ambienti favorevoli, come dei
“giardinieri” - per usare l’immagine proposta da Isaac Getz, docente
all’European School di Parigi - che fanno crescere e valorizzano i fiori più
belli da mettere all’occhiello. Da qui l’idea, lanciata dal presidente
dell’ARE, Illy, di istituire a un premio europeo destinato alla Regione che
meglio sosterrà l’innovazione al suo interno, sul territorio, ma anche nelle
imprese. L’Assemblea delle Regioni d’Europa si concluderà in giornata con un
intervento del presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso. (R.G.)
TORINO
E ROMA, PROSSIME CAPITALI MONDIALI DEL LIBRO NEL 2006.
L’ANNUNCIO
ALLA PRESENTAZIONE DELLA FIERA INTERNAZIONALE DEL LIBRO,
CHE
AVRA’ LUOGO DAL 5 ALL’8 MAGGIO NEL CAPOLUOGO PIEMONTESE
- A cura di Fabrizio Accatino -
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TORINO.= “Sarà un ‘annus mirabilis’, stiamo per rovesciare
un vaso di Pandora”. Non usa mezze misure il presidente della Fiera
internazionale del Libro di Torino, Orlando Piccioni, nel presentare la
prossima edizione della sua creatura e non tenta nemmeno di arginare
l’entusiasmo mentre illustra con dovizia di particolari tutte le iniziative, i
filoni tematici, le sezioni. Il 2006 sarà un anno speciale per Torino che, dopo
aver ospitato le Olimpiadi invernali, dal 23 aprile, per un anno sarà capitale
mondiale del libro, insieme con Roma. La kermesse letteraria, ormai un
appuntamento irrinunciabile per gli amanti della lettura, sarà all’altezza
delle circostanze. Cinque giorni, dal 4 all’8 maggio, pieni di incontri, dibatti,
conversazioni, concorsi, che spazieranno dalla letteratura alle scienze, al
cinema, al giornalismo. I Paesi ospiti saranno i due di lingua lusitana, il
Portogallo e il Brasile. Il tema importante sarà l’avventura, il fascino del
viaggio, dell’apprendimento, in cui l’importante non è arrivare a destinazione,
ma formarsi durante la traversata. Come spiega il direttore della Fiera, lo
scrittore Ernesto Ferrero, l’avventura viene intesa nel senso dantesco, cioè di
“virtude e conoscenza” e oggi - continua
lo scrittore - la società ha bisogno di darsi una progettualità improntata a
valori forti e non rivolta sempre all’oggi o limitarsi alla gestione di piccoli
affari mortificanti.
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SEMINARIO
INTERNAZIONALE, OGGI PRESSO L’ARCHIVIO DI STATO DI ROMA,
SUL
TEMA “ARCHIVIO DEI CAMILLIANI: STUDI E PROBLEMI”.
FRA I
PARTECIPANTI IL SUPERIORE GENERALE DELL’ORDINE CAMILLIANO,
FRANK
MONKS
- A
cura di Rita Salerno -
ROMA. = Il patrimonio culturale rappresentato dagli
archivi delle Corporazioni religiose romane, all’indomani della presa di Roma,
è stato affrontato da Luigi Londei, direttore dell’Archivio di Stato, nel suo
intervento introduttivo al seminario dedicato all’archivio dei Camilliani.
Marco Pizzo del Museo centrale del Risorgimento si è soffermato sull’archivio
della Casa generale dell’Ordine dei Camilliani che, ha aggiunto, “è lo specchio
fedele dell’organiz-zazione interna dell’Ordine e della sua storia secolare”.
Di particolare interesse per gli addetti ai lavori e non, è la documentazione
costituita da lettere autografe del suo fondatore, San Camillo de Lellis, da
tutti i volumi relativi al processo di canonizzazione e dalle relative bolle e
dispense. Dal passato al futuro di questo patrimonio, con gli interventi
successivi in cui si è discusso di archiviazione in Rete. Nel corso del
Seminario internazionale è stato presentato, infatti, il “centro documentale”.
Si tratta di un portale che contiene quasi 60 mila schede dell’ar-chivio
generale dei Ministri degli infermi, 4 mila biografie dei religiosi e l’intero
repertorio iconografico dell’Ordine. Una raccolta di materiale unica nel suo
genere perché, ha spiegato il vicario generale dei Camilliani, padre Renato
Salvatore, abbraccia quattro secoli.
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25
novembre 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco e Antonella
Ratti -
In Medio Oriente, è
stato riaperto il valico di Rafah nella Striscia di Gaza. Dopo 38 anni, il
transito non sarà più gestito da Israele ma dall’Autorità Nazionale
Palestinese. La riapertura del valico
segue di due mesi la conclusione del ritiro israeliano dai Territori occupati.
Intanto, a Gerusalemme, si è svolta ieri la prima riunione di “Kadima”, il
nuovo partito del primo ministro israeliano Sharon, in vista delle elezioni
anticipate del prossimo 28 marzo.
In Iraq, quattro
soldati iracheni e due civili sono rimasti uccisi in seguito ad una imboscata
tesa da ribelli nei pressi di Kirkuk. Al Qaeda ha diffuso inoltre, su Internet,
un video con gli attentatori suicidi che hanno attaccato il mese scorso due
alberghi di Baghdad, causando la morte di almeno 15 persone.
Angela Merkel, neo
cancelliere tedesco, si è incontrata ieri a Londra con il premier britannico,
Tony Blair. Il colloquio ha toccato vari temi quali la guerra in Iraq, il
bilancio europeo e le relazioni tra Germania e Gran Bretagna. Il servizio di
Sagida Syed:
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L’esordio di Angela Merkel in Gran Bretagna non ha
assecondato le aspettative del capo del governo inglese. Dopo il gelo dei
rapporti Londra-Berlino per la guerra in Iraq, Blair sperava di trovare nel nuovo
cancelliere tedesco un osso meno duro di Schröder.
Angela Merkel, che qualcuno già chiama la nuova Thatcher tedesca, è rimasta abbottonata. Sui temi
scottanti dell’incontro bilaterale e sul bilancio europeo 2007-2013 ha dribblato
tutte le domande dei giornalisti in conferenza stampa augurandosi soltanto un
generico successo. In agenda Blair aveva posto proprio la scottante questione
che verrà affrontata nel vertice di Bruxelles il prossimo mese e che la
presidenza britannica di turno si era posta come obiettivo più ambizioso da
raggiungere. Il cancelliere ha comunque detto di voler stringere rapporti di
maggiore collaborazione con il Regno Unito, forse volendo allentare quell’asse
franco-tedesco temutissimo da ogni governo britannico. Sull’Europa a 25 Angela
Merkel, con una punta polemica, ha sottolineato che ognuno deve fare la propria
parte senza che i Paesi più ricchi debbano necessariamente trainare i più
poveri. Ha anche aggiunto l’importanza di nuove riforme per aumentare la
competitività nei confronti della Cina e sulla politica estera è rimasta sulle
posizioni del suo predecessore: nessun contingente tedesco verrà inviato in
Iraq.
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Bisogna contrastare insieme, con
determinazione, il flagello del terrorismo. Lo ha detto a Malta la regina Elisabetta
II, durante l’apertura questa mattina alla Valletta del Summit del Commonwealth, associazione volontaria di
53 Stati che cooperano per promuovere la comprensione internazionale e la pace
nel mondo. Tra i temi in agenda del Vertice, che si concluderà domenica prossima,
figurano la liberalizzazione del commercio e la lotta alla povertà. Un’azione
collettiva – ha spiegato la regina Elisabetta II, capo del Commonwealth - può aiutare a raccogliere sfide, come il terrorismo,
che non possono essere affrontate da soli. Fra i valori politici fondamentali
su cui poggia il Commonwealth ci sono
la democrazia ed il buon governo, il rispetto dei diritti umani e della parità
sessuale, il principio di legalità ed uno sviluppo socio-economico sostenibile.
Il nuovo presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapakse,
nel discorso inaugurale pronunciato stamani al Parlamento, ha dichiarato di
voler attuare una revisione del processo di pace con il movimento separatista
delle Tigri Tamil. I negoziati sono sotto la guida della mediazione norvegese
dal febbraio 2002, ma appaiono bloccati dall’aprile 2003. Occorrerà contrastare
con efficacia - ha dichiarato il presidente eletto lo scorso 18 novembre - gli
attacchi terroristici che costituiscono uno dei fattori di maggiore ostacolo al
processo di pace. Il neo presidente dello Sri Lanka, Paese teatro di un
conflitto ormai più che trentennale, si è dichiarato favorevole alla creazione
di uno Stato federale. Mahinda Rajapakse, contrario ad una ipotesi di autonomia
del Nord-est dell’isola come richiesto dai separatisti Tamil, ha spiegato
infatti che la soluzione dovrà essere trovata nel contesto di uno “Stato
unitario”, con un potere ripartito in una struttura federale.
Il commissario europeo all’allargamento, Olli Rehn, ha
aperto a Sarajevo i negoziati per un accordo di associazione con l’Unione
Europea riguardanti la Bosnia-Erzegovina. Il via libera ai negoziati era stato
dato dai ministri degli Esteri e della difesa dall’UE il 21 novembre scorso,
nel decimo anniversario dell’accordo di Dayton che pose termine alla guerra di
Bosnia. L’accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) ha l’obiettivo di promuovere
le relazioni economiche e commerciali tra i Paesi candidati e Bruxelles e di
avvicinarne gli standard normativi.
Sciopero oggi in Italia, contro la
Finanziaria 2006. Manifestazioni sono state organizzate in tutta la penisola
dai sindacati confederati da Cgil-Cisl-Uil
che propongono al governo l’apertura del confronto su sanità, occupazione e
politiche sociali. Per Guglielmo Epifani, segretario della CGIL, “le scelte
contenute nella legge Finanziaria non sono idonee ad affrontare i gravi
problemi del Paese”. Per il leader della UIL, Luigi Angeletti, la finanziaria
non fa nulla per contrastare la scarsa crescita economica e tutelare i redditi
del lavoro dipendente. Il segretario della CISL, Savino Pezzotta, sottolinea
inoltre come l’odierno sciopero generale sia un primo passo per ricordare le
priorità al governo attuale e a chi si prepara a sfidarlo in ambito elettorale.
Secondo ordine di arresto in due
giorni per l’ex dittatore cileno, Augusto Pinochet. L’ex generale, che oggi
compie 90 anni, è stato sottoposto agli arresti domiciliari per crimini contro
l’umanità: è accusato di aver autorizzato l’arresto e l’uccisione di 119 oppositori
nel 1974. Ieri, al termine dell’altro processo sui conti bancari aperti dall’ex
presidente cileno negli Stati Uniti durante gli anni del regime, Pinochet è
stato anche dichiarato colpevole di evasione tributaria, falsificazione di atti
pubblici e omessa dichiarazione di beni. Pinochet ha governato il Cile dall’11
settembre del 1973, data del colpo di Stato che rovesciò il governo del
presidente socialista Salvador Allende, fino al 1990.
Il tribunale del Senegal si è dichiarato incompetente in
merito alla richiesta di estradizione avanzata dal Belgio per l’ex presidente
del Ciad, Hissène Habré, accusato di crimini contro
l’umanità. La Corte di Cassazione aveva già deciso che la giustizia senegalese
non era competente a giudicare i crimini contestati ad Habrè, perché non
commessi in Senegal. Presidente del Ciad dal 1982 al 1990, Habré si è rifugiato
in Senegal dopo la caduta del regime. E’ accusato di aver torturato e ucciso
circa 40.000 persone, tra le quali molti oppositori politici.
“Nell’esercizio dei poteri conferiti dalla Costituzione,
prorogo il Parlamento con effetto dal 25 novembre 2005”. È quanto ha riferito
ieri il presidente del Kenya, Mwai Kibaki, a seguito delle dichiarazioni di
mercoledì scorso sullo scioglimento del governo. Il presidente non ha
accettato, dunque, la proposta avanzata dall’opposizione a favore di elezioni
anticipate nel Paese.
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