RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 329 - Testo della trasmissione di venerdì 25 novembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

E’ possibile coniugare fede e scienza alla luce della Rivelazione di Cristo: così, Benedetto XVI all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, stamani al Policlinico Gemelli di Roma: intervista con Antonio Cicchetti

 

La Polonia della svolta europea e la riscoperta del senso cristiano: la situazione del Paese presentata al Papa dai vescovi polacchi in visita ad Limina. Con noi, mons. Henryk J. Muszynski

 

Messa dell’arcivescovo John Foley nella chiesa romana di S. Susanna, in occasione della festa nazionale americana del “Thanksgiving”

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Santa Sede e Israele guardano con ottimismo al negoziato bilaterale sull’Accordo fondamentale tra i due Stati, dopo i progressi nell’incontro di ieri: ne parliamo con padre David Jaeger

 

Nel mondo una donna su tre subisce abusi sessuali e più di tre milioni sono vittime di mutilazioni genitali: i dati diffusi in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ai nostri microfoni, Fosca Nomis e Francesca Moneti

 

Generi alimentari acquistati e donati in segno di solidarietà: è lo scopo della “colletta alimentare” che domani coinvolgerà oltre 5 mila supermercati in tutta Italia: ce ne parla don Mauro Inzioli

 

La Chiesa fa oggi memoria di Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, i coniugi beatificati nel 2001 da Giovanni Paolo II: ai nostri microfoni, la figlia Enrichetta

 

Il metodo Billings, espressione scientifica di un insegnamento etico ribadito nell’Evangelium Vitae. Un commento dei coniugi Billings, insigniti ieri a Roma della laurea Honoris Causa

 

CHIESA E SOCIETA’:

         Seconda giornata del IV Summit dei Premi Nobel per la pace, a Roma

 

Si diffonde sempre più l’uso della cocaina tra i giovani: lo conferma a Lisbona l’Agenzia europea per le droghe

 

Consegnato ieri dalla città svedese di Gotheborg il Premio internazionale per l’ambiente ad una cooperativa di coltivatori di caffè del Rwanda

 

Riunita a Strasburgo l’Assemblea delle regioni d’Europa: 743 delegati di 33 Paesi per parlare del ruolo delle regioni a sostegno dell’innovazione e del consolidamento dell’Unione Europea

 

Torino e Roma nominate dall’UNESCO capitali mondiali del libro nel 2006

 

Seminario internazionale, oggi presso l’Archivio di Stato di Roma, sul tema “Archivio dei Camilliani: studi e problemi”

 

24 ORE NEL MONDO:

Dopo 38 anni, riaperto il valico di Rafah nella Striscia di Gaza

 

Guerra in Iraq, bilancio europeo e relazioni anglo-tedesche al centro dell’incontro di ieri tra il premier britannico, Tony Blair, e il neo cancelliere della Germania, Angela Merkel

 

Sciopero in Italia, contro la Finanziaria 2006, indetto da Cgil-Cisl-Uil

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 novembre 2005

 

 

“GETTATE LE RETI AL LARGO, NELL’ALTO MARE DEL SAPERE,

CONFIDANDO NELLA PAROLA DI CRISTO”: COSI’, BENEDETTO XVI ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO DELL’UNIVERSITA’ CATTOLICA

DEL SACRO CUORE, STAMANI AL POLICLINICO GEMELLI DI ROMA

IL PAPA HA SOTTOLINEATO CHE, ALLA LUCE DELLA RIVELAZIONE DI CRISTO,

E’ POSSIBILE CONIUGARE FEDE E SCIENZA

 

Fare scienza, “secondo una ragione aperta al trascendente, a Dio”: è la sfida lanciata da Benedetto XVI, che stamani, al Policlinico Gemelli, ha inaugurato l’anno accademico 2005/2006 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, 85.mo dell’ateneo fondato nel 1921 da padre Agostino Gemelli. Il Papa è stato accolto dal cardinale vicario Camillo Ruini, dal cardinale Dionigi Tettamanzi, presidente dell’Istituto Toniolo, dal rettore Lorenzo Ornaghi e dal direttore amministrativo del “Gemelli”, Antonio Cicchetti. Ma ad accogliere il Santo Padre c’erano anche numerosi giovani, che lo hanno salutato con entusiasmo. Oltre mille gli studenti della “Cattolica” venuti a Roma - dalle 5 sedi dell’ateneo - per incontrare il Santo Padre. Sull’evento di stamani, la cronaca di Alessandro Gisotti:

 

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Coniugare fede e scienza è possibile, “alla luce della rivelazione di Cristo, che ha unito in sé Dio e uomo, eternità e tempo, spirito e materia”. Così Benedetto XVI nel suo discorso alla famiglia della “Cattolica”, tutto incentrato sul contributo prezioso che i cattolici possono offrire al mondo della cultura. Ma il primo pensiero del Papa è andato al suo amato predecessore, che proprio al Policlinico Gemelli, nell’ora della sofferenza, ha dato un esempio straordinario di testimonianza cristiana:

 

“Dalle sue stanze di ospedale il Papa ha impartito a tutti un insegnamento impareggiabile sul senso cristiano della vita e della sofferenza, testimoniando in prima persona la verità del messaggio cristiano”.

 

 Benedetto XVI si è dunque soffermato sulla grande sfida che oggi ha di fronte la “Cattolica”, chiamata ad eccellere per la qualità della ricerca, ma al tempo stesso “per la fedeltà al Vangelo e al Magistero della Chiesa”. Il Papa ha evidenziato perciò la missione dell’ateneo dei cattolici italiani, ovvero fare ricerca “secondo un coerente progetto culturale e formativo, al servizio delle nuove generazioni e dello sviluppo umano e cristiano della società”. Parole corredate da una profonda riflessione:

 

“Una comunità accademica cattolica si distingue per l’ispirazione cristiana dei singoli e della comunità stessa, per la luce di fede che illumina la riflessione, per la fedeltà al messaggio cristiano così come è presentato dalla Chiesa e per l’impegno istituzionale al servizio del popolo di Dio”.

 

“Il fatto di essere cattolica – ha affermato il Papa – non mortifica in nulla l’Università, ma piuttosto la valorizza al massimo”. Oggi, ha detto ancora il Pontefice, “le questioni fondamentali dell'uomo, come vivere e come morire” appaiono “escluse dall'ambito della razionalità e sono lasciate alla sfera della soggettività”. Di conseguenza, è stato il richiamo di Benedetto XVI, scompare “la questione che ha dato origine all'università - la questione del vero e del bene – per essere sostituita dalla questione della fattibilità”. Di qui, l’esortazione del Papa alla comunità degli atenei cattolici:

 

“Ecco allora la grande sfida delle Università cattoliche: fare scienza nell'orizzonte di una razionalità vera, diversa da quella oggi ampiamente dominante, secondo una ragione aperta alla questione della verità e dei grandi valori iscritti nell’essere stesso. Aperta quindi al trascendente, a Dio”.

 

Il Papa ha sottolineato “l’apporto fondamentale” offerto dalle università cattoliche alla “cultura dell’Europa”. Quindi, ha ribadito “l’intrinseca unità che collega i diversi rami del sapere”, giacché il Logos divino è “all’origine dell’universo e in Cristo si è unito una volta per sempre all’umanità, al mondo e alla storia”. Benedetto XVI non ha poi mancato di incoraggiare quanti, studenti e docenti, vivono il lavoro di ricerca “in una prospettiva di fede”, perché tale impegno, ha detto, “fa già parte di questo servizio al Regno di Dio e all’uomo”:

 

“Con rinnovata passione per la verità e per l’uomo gettate le reti al largo, nell’alto mare del sapere, confidando nella parola di Cristo, anche quando succede di sperimentare la fatica e la delusione del non avere ‘pescato’ nulla. Nel vasto mare della cultura Cristo ha sempre bisogno di ‘pescatori di uomini’, cioè di persone di coscienza e ben preparate che mettano le loro competenze professionali al servizio del bene, ultimamente al Regno di Dio”.

 

Benedetto XVI  ha infine indicato l’Istituto Scientifico Internazionale Paolo VI di ricerca sulla fertilità e infertilità umana per una procreazione responsabile come esempio di quegli Istituti della “Cattolica” che portano avanti la promozione spirituale e materiale dell’umanità. Un istituto, ha ricordato, che risponde all’appello lanciato da Papa Montini con l’Enciclica Humanae Vitae. Si propone, infatti, “di dare una base scientifica sicura sia alla regolazione naturale della fertilità umana che all’impegno di superare in modo naturale l’eventuale infertilità”.

 

Nel suo indirizzo d’omaggio, il rettore Lorenzo Ornaghi ha sottolineato come in questo giorno la comunità universitaria avverta “con maggiore forza di altre occasioni, il senso autentico della propria appartenenza ed identità”. I principi originari della “Cattolica” al servizio alla Chiesa e alla società italiana, ha detto, “non sono mai venuti meno”.

 

Dal canto suo, il cardinale Dionigi Tettamanzi, presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore dell'Università Cattolica, ha messo l’accento sulle peculiarità dell’ateneo voluto da padre Gemelli. La “Cattolica”, ha detto il porporato, “vuole convintamente e gioiosamente testimoniare la concreta possibilità e la singolare fecondità dell'alleanza tra ragione e fede, tra scienza e sapienza, come pure nell'ambito del vissuto quotidiano, facendo della ricerca e dell'insegnamento un'espressione di amore profondo, anzi di vera e propria carità all'uomo e alla società nel loro autentico sviluppo”.

Tre i doni che la “Cattolica” ha voluto offrire al Pontefice. Omaggi all’amore di Benedetto XVI per la sua terra, per la musica e alla devozione dell’ateneo dei cattolici italiani per il Successore di Pietro. Il rettore Lorenzo Ornaghi ha regalato al Papa una preziosa xilografia raffigurante la città di Monaco di Baviera, un raro esemplare dell’edizione veneziana del 1573 dell’opera Istituzioni Harmoniche e una speciale medaglia commemorativa dell’evento odierno.

        

Sempre stamani, prima dell’incontro con il Papa, il cardinale vicario Camillo Ruini ha celebrato una messa al Policlinico Gemelli. Tra i compiti dell’Università Cattolica e soprattutto della Facoltà di Medicina e Chirurgia, ha detto il porporato nell’omelia, spiccano la ricerca, la formazione e la cura delle persone ammalate. “Questa triplice missione - ha sottolineato - impegna l'intelligenza e il cuore e richiede competenza e dedizione”.

 

Tutto l’incontro si è svolto in un clima particolarmente festoso. Un entusiasmo, quello dei giovani della “Cattolica”, che ha accompagnato anche il saluto finale di Benedetto XVI:

 

Grazie, auguri a tutti voi!

 

(applausi)

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La gratitudine per la venuta del Papa, oggi alla Cattolica, traspare anche dalle parole del direttore generale del Policlinico Gemelli, il prof. Antonio Cicchetti, raccolte da Giovanni Peduto:

 

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La sede storica dell’università Cattolica è quella di Milano. Ma tutte le componenti delle varie sedi, a Milano, a Brescia, a Piacenza, a Campobasso, si riuniscono nella sede di Roma per la visita di Benedetto XVI, che rappresenta il momento culminante dell’inaugurazione di questo nuovo anno accademico. E considerando che il Santo Padre è un accademico, il fatto che la prima uscita ufficiale in una Università la faccia qui, è per noi davvero un segno di grande stima e di questo gliene siamo molto riconoscenti. 

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LA POLONIA DELLA SVOLTA EUROPEA E LA RISCOPERTA DEL SENSO CRISTIANO:

LA STIUAZIONE DEL PAESE PRESENTATA AL PAPA DAI VESCOVI POLACCHI

IN VISITA AD LIMINA

- Intervista con mons. Henryk J. Muszynski -

 

Una gratitudine e un gesto di comunione dal sapore particolare. Sono i sentimenti con i quali i vescovi polacchi hanno cominciato nei giorni scorsi la loro visita ad Limina al cospetto di Benedetto XVI, successore del loro grande connazionale, Giovanni Paolo II. Giovanni Peduto ha avvicinato l’arcivescovo metropolita di Gniezno, Henryk J. Muszynski, per una panoramica ecclesiale e sociale della Polonia:

 

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R. - Dopo l'accesso all'Unione Europea, stiamo vivendo una nuova situazione, sia politica che economica. Questa situazione ci porta anche le sfide nuove di cui la più importante è vivere nella libertà nel senso cristiano in un contesto democratico. Le altre sfide rassomigliano molto quelle dell'Occidente, cioè l'indebolimento di fede, l'indifferentismo religioso, il permissivismo e il relativismo morale. Come una nazione in gran parte cattolica non siamo sempre preparati a vivere nel contesto del pluralismo religioso.

 

D. - Quali sono i problemi prioritari della Polonia a livello sociale, economico e culturale?        

 

R. - Al livello sociale possiamo notare, nella gran parte del laicato cattolico, la mancata consapevolezza di dover prendere le responsabilità e partecipare alla vita pubblica a livello economico ci sono tutti i problemi del mercato libero che voi, nell'Occidente, conoscete molto bene. Rimane alta la disoccupazione e l'ingiustizia sociale. A ciò si aggiunge la divisione della società: da una parte la crescente ricchezza degli uni, dall’altra la sempre più profonda povertà degli altri. Sul campo culturale, si vede l'invasione della cultura laicista che tocca anzitutto la vita della famiglia. Il segno più evidente è il calo delle nascite. Per il futuro, questo crea una situazione demografica molto difficile. Secondo il mio parere, il compito principale della Chiesa è la formazione evangelica dei laici e dei sacerdoti che siano preparati ad affrontare queste sfide.

 

D. - Quale ruolo può svolgere la Polonia nell'ambito della Unione europea?

 

R. - Il ruolo principale della Polonia è conservare la propria identità culturale e religiosa. Essa si è formata in gran parte nel contesto molto speciale di confronto e separazione. Per questa ragione è pienamente europea, ma con una sfumatura propria. Il compito principale per il futuro è la condivisione con gli altri di ciò che è buono e meritevole. Per esempio la fede, pur non essendo sempre sufficientemente profonda, è vivace, e come tale è degna di essere condivisa. Dall'altra parte vogliamo essere aperti a imparare ciò che negli altri è di buono e di meritevole.

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MESSA DELL’ARCIVESCOVO JOHN FOLEY NELLA CHIESA ROMANA DI S. SUSANNA,

IN OCCASIONE DELLA FESTA USA DEL “THANKSGIVING”

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Una terra “promessa” per milioni di immigrati che, “pur con tutti i suoi difetti”, ha rappresentato e rappresenta oltre che un approdo per costruire un futuro migliore e un “falò di speranza in un mondo spesso disperato”. Non ha nascosto l’attaccamento alle proprie radici l’arcivescovo John P. Foley, nell’omelia della Messa da lui celebrata ieri nella chiesa romana di S. Susanna, in occasione del “Giorno del Ringraziamento”, festa nazionale negli USA.

 

Parlando delle origini europee dei suoi avi, immigrati a Philadelphia nel 19.mo secolo, il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali ha posto in particolare l’accento sulla libertà che i suoi antenati, ma anche tutti gli immigrati dell’epoca, colsero negli Stati Uniti per vivere la loro fede e “forgiare politicamente e socialmente il loro destino”. La realtà cosmopolita degli USA del Duemila, ha proseguito mons. Foley, conserva ancora, pur con i suoi limiti, questo aspetto di libertà. Un concetto spiegato con un esempio attuale. “Non troppa gente - ha affermato il presule - si rende conto che una delle più grandi comunità dei cattolici iracheni si trova a Detroit. Qualunque cosa i terroristi possano provare a fare, gli iracheni che cercano la libertà e l'occasione, particolarmente libertà religiosa, pensano in primo luogo agli Stati Uniti. Quando – ha aggiunto ancora - ascoltiamo le notizie drammatiche che arrivano dall’Iraq, dovremmo pensare anche al fatto che molti iracheni identifichino gli Stati Uniti d’America con la libertà che desiderano più di tutto”. L’omelia di mons. Foley è terminata con la tradizionale esclamazione: “God bless America!”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Fare scienza nell’orizzonte di una razionalità aperta al trascendente, a Dio”: Benedetto XVI inaugura l’anno accademico dell’Univer-sità del Sacro Cuore e chiama la comunità accademica ad una grande sfida e ad una entusiasmante avventura

 

Servizio vaticano - La relazione del cardinale Zenon Grocholewski al Simposio internazionale organizzato dalla “Consociatio innternationalis musicae sacrae”

 

Servizio estero - Per la rubrica dell’“Atlante geopolitica” un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo “Iraq: mirati sforzi di politica estera”

 

Servizio culturale - In evidenza un articolo di Antonio Chilà dal titolo “L’altro volto dell’Africa”: uno studio sul processo di sviluppo del Continente negli ultimi decenni

 

Servizio italiano - In primo piano lo sciopero generale: CGIL, CISL e UIL contro la politica economica.              

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

25 novembre 2005

 

 

SANTA SEDE E ISRAELE GUARDANO CON OTTIMISMO AL NEGOZIATO BILATERALE

CIRCA L’ACCORDO FONDAMENTALE TRA I DUE STATI, DOPO I PROGRESSI

NELL’INCONTRO DI IERI

- Intervista con padre David Jaeger -

 

Atmosfera cordiale e negoziato in “progresso” tra Santa Sede e Stato di Israele circa l’“accordo globale” richiesto dall’articolo 10 dell’Accordo fondamentale. E’ quanto dichiara un comunicato congiunto della commissione bilaterale permanente di lavoro Santa Sede-Stato di Israele che si è incontrata ieri. L’impegno israeliano - pubblicamente ribadito il 17 novembre scorso dal presidente israeliano Katsav nell’udienza concessagli da Benedetto XVI - è per il riconoscimento dei diritti della Chiesa cattolica in Terra Santa, in campo legale, fiscale e di proprietà, acquisiti prima della creazione dello Stato d’Israele. Quello di ieri, dunque, si configura come un importante risultato, come ci conferma padre David Jaeger, francescano, portavoce della Custodia di Terra Santa, nonché esperto giurista dei rapporti bilaterali Israele-Santa Sede, raggiunto telefonicamente a Gerusalemme da Francesca Sabatinelli:

 

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R. – Il fatto che i negoziati vadano avanti, e le delegazioni parlino di “progresso”, di “atmosfera cordiale”, di “attesa dei prossimi incontri in programma”, vuol dire che l’Accordo è possibile e che si procede verso di esso. E’ interessante che tutto questo abbia luogo pochi giorni dopo l’udienza ufficiale in Vaticano, concessa da Benedetto XVI al presidente di Israele Katsav, in occasione della quale il capo dello Stato israeliano ha parlato alla stampa  della volontà di Israele di accelerare i negoziati e di farli pervenire alla loro meta. Quindi, la riunione sarebbe stata una prima realizzazione di quelle previsioni promesse. L’Accordo dovrà confermare il regime fiscale particolare della Chiesa cattolica e delle sue istituzioni in Israele e salvaguardare le proprietà della Chiesa cattolica in territorio israeliano. I negoziati sono cominciati a questo livello il lontano 11 marzo 1999 e hanno conosciuto alterne vicende, per cui – almeno in questo momento – ci si può giustamente compiacere di questa comunicazione.

 

D. – Quindi, è un primo segnale forte che viene dato in tutti questi anni…

 

R. – Non è il primo segnale, ma è il primo segnale così aperto dopo un bel po’ di tempo. Ci sono stati periodi di vacanza dei negoziati, ci sono state difficoltà. Sulla stampa si è parlato qualche volta anche di “ostacoli non facilmente superabili”. L’ottimismo circa l’esito non è stato dato per scontato, per cui fa piacere questa notizia e fa sperare bene per l’avvenire dei colloqui che comunque dovranno continuare ed essere seguiti da vicino da tutti gli interessati.

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Nel mondo Una donna su tre E’ VITTIMA DI abusi sessuali e più di tre milioni SONO quelle che subiscono mutilazioni genitali. Sono i dati diffusi

 in occasione della giornata mondiale per l’eliminazione

della violenza contro le donne

- Con noi Fosca Nomis e  Francesca Moneti -

 

I governi non devono tollerare nessuna forma di violenza sulle donne. Così il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nell’odierna giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Intanto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lancia l’allarme: una donna su tre nel mondo è a rischio di violenza fisica o sessuale. L’UNICEF, dal canto suo, rileva che ogni anno 3 milioni di ragazze sono sottoposte a mutilazione genitale. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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Un fenomeno che non conosce quartiere e che prescinde da cultura religione ceto e appartenenza politica. Il 20 % delle donne del mondo continua a subire abusi di ogni genere: fra le mura domestiche, nel triste mercato della prostituzione, nei matrimoni forzati. In molti Paesi, inoltre, i crimini contro le donne spesso sono scarsamente combattuti dalle istituzioni. Ascoltiamo Fosca Nomis, vice presidente di Amnesty International Italia:

 

R. –  Per illustrare la situazione cito, ad esempio, il Guatemala, dove sono state uccise 1188 donne fra il 2001 e il 2004. Spesso erano ragazze molto giovani ad essere stuprate. La stessa situazione l’abbiamo riscontrata nel Salvador. Il comune denominatore di questi Paesi ed anche di altri è che i familiari di queste donne non ottengono mai giustizia. I delitti d’onore sono poi un’altra situazione altrettanto preoccupante, che riguarda il Pakistan, l’Afghanistan, ma anche la Palestina. E’ simbolico il caso di una ragazza che in Pakistan era stata violentata e la cui famiglia avrebbe dovuto uccidere l’uomo che le aveva usato violenza. Questo però avrebbe generato una spirale negativa, per cui alla fine si è ritenuto più opportuno uccidere la ragazza, piuttosto che fare in modo che avesse giustizia.

 

Sono circa 3 milioni le donne che ogni anno subiscono mutilazioni genitali.  E’ il dato fornito da un rapporto dell’UNICEF presentato ieri al Cairo che analizza appunto il fenomeno dell’infibulazione. Un fenomeno ancora molto diffuso, che in diverse aree del mondo non è percepito come violazione dei diritti umani ma come usanza tradizionale. Ascoltiamo Francesca Moneti, curatrice del rapporto, intervistata da Elisabetta Rovis:

 

R. – E’ veramente una convenzione sociale, dove non c’è la possibilità per una famiglia di abbandonarla senza subire dei costi sociali estremamente elevati, come, per esempio, che la loro figlia non trovi marito.

 

Ma qual invece è la situazione nei Paesi occidentali? Ancora Fosca Nomis:

 

R. – La violenza che viene riportata è ancora più sommersa nelle famiglie immigrate in Europa, dove spesso le donne hanno magari meno capacità di relazionarsi con l’esterno e di denunciare quello che a loro succede.

 

Spesso si parla delle donne come vittime tuttavia per fortuna non è sempre così. È possibile scorgere dei segnali di positivi, dei miglioramenti?

 

R. – Certamente. Devo sottolineare che più di dieci Paesi hanno ratificato la convenzione per l’eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne: dalla Slovenia, alla Mongolia, al Giappone. Questo è un segnale importantissimo, perché vuol dire che è sorto un elemento al quale i difensori dei diritti umani possono appellarsi per chiedere il rispetto di quelle norme contenute nelle convenzioni.

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ACQUISTARE GENERI ALIMENTARI DA DONARE IN SEGNO DI SOLIDARIETA’:

E’ LO SCOPO DELLA “COLLETTA ALIMENTARE” CHE DOMANI COINVOLGERA’

OLTRE 5 MILA SUPERMERCATI IN TUTTA ITALIA

- Intervista con don Mauro Inzioli -

 

“Condividere i bisogni per condividere il senso della vita”. E’ il tema che anima quest’anno la nona edizione della Colletta alimentare, realizzata dalla Fondazione Banco Alimentare Onlus, che si svolgerà domani in tutta Italia. Infatti, in molti negozi e supermercati si potranno acquistare generi di prima necessità come pasta, latte, omogeneizzati, ed altro ancora, da devolvere poi in beneficenza. Il servizio di Marina Tomarro:

 

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Sono oltre 5200 i supermercati che appoggiano la colletta alimentare. Centomila invece i volontari, che inviteranno le persone a donare gli alimenti destinati ai 7200 enti di solidarietà convenzionati con il Banco Alimentare. Don Mauro Inzioli, presidente del Banco:

 

“Credo che la colletta alimentare sia diventata, ormai, quella bellissima iniziativa di carità che milioni di italiani in un giorno fanno quando, andando al supermercato a fare la spesa, non la fanno solo per loro, ma anche per coloro che difficilmente riescono a unire il pranzo con la cena”.

 

Grazie alla raccolta dello scorso anno, le persone aiutate sono state un milione e 200 mila. Ascoltiamo ancora don Mauro Inzioli:

 

“Io credo che in un tempo come il nostro in cui molto del benessere è posseduto sicuramente da un numero ridotto di persone, quello che ci impressiona è che proprio questo benessere venga tante volte sciupato. Per cui, tanto cibo sprecato nelle famiglie, ma tanto cibo sciupato anche nei supermercati, nelle grandi industrie. La povertà è, ad esempio, anche quella di una famiglia che il giorno primo era unita e ora, a causa di una divisione, si trova a vivere una situazione reale di indigenza. Oppure, la povertà è quella di chi aveva lavoro e dopo un giorno si ritrova senza e si trova di colpo come sbattuto contro un muro. Credo allora che questo momento, in modo particolare, chieda a tutti noi una nuova capacità di gratuità. Come diceva il fondatore don Luigi Giussani, se ci fosse una educazione del popolo tutti starebbero meglio. Io ritengo che sia davvero così, perché quando si ha la capacità di guardare a chi si ha di fronte o accanto, sicuramente si coglie di più anche il suo bisogno e si diventa anche più disponibili a servirlo”.

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CENTO ANNI FA SI UNIVANO IN MATRIMONIO A ROMA LUIGI E MARIA BELTRAME

QUATTROCCHI, BEATIFICATI NEL 2001 DA GIOVANNI PAOLO II. DIVERSE LE INIZIATIVE PER RICORDARLI NEL GIORNO IN CUI LA CHIESA NE CELEBRA LA MEMORIA LITURGICA

- Intervista con la figlia Enrichetta -

 

Non hanno fondato congregazioni, non sono partiti missionari per terre lontane, semplicemente hanno vissuto la loro vita coniugale come un cammino verso Dio. Sono Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, beatificati da Giovanni Paolo II nel 2001, prima coppia di sposi, nella storia della Chiesa, ad essere stati elevati agli onori degli altari e di cui oggi si celebra la memoria liturgica. Frutto del loro amore quattro figli, tutti consacrati. Cento anni fa, pronunciavano il loro “sì” a Roma a Santa Maria Maggiore. E stamattina, a presiedere nella Basilica una Messa in loro ricordo, il figlio Paolino, 96 anni, monaco trappista. Tiziana Campisi ha raggiunto telefonicamente Enrichetta, 91 anni, l’ultima nata della famiglia Beltrame. A lei ha chiesto come i genitori erano soliti festeggiare l’anniversario di matrimonio:

 

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R. – Era sempre una giornata di maggiore intimità, di festa, ma sempre una festa senza nessun lusso, soltanto con un’accentuazione – se possibile ancora maggiore – di amore reciproco.

 

D. – Quali ricordi più belli le sono rimasti dei suoi genitori?

 

R. – Questa domanda è un pò difficile, perché sono troppi. L’intimità della casa, la fusione dei cuori, il chiasso dei fratelli, tutto era luminoso, tutto era con il sorriso di Dio su di noi.

 

D. – Lei che cosa porta nel suo cuore?

 

R. – Una gratitudine immensa a Nostro Signore, un affetto intimissimo per loro che sento sempre vicini. E l’attesa di ritrovarci tutti insieme nel Cielo.

 

D. – Che cosa si sentirebbe di dire ai giovani sposi di oggi?

 

R. – Che la coppia è felice se invece di essere semplicemente “coppia” è coppia con “Uno” che non è un intruso, ma che è il padrone di casa.

 

D. – Queste celebrazioni per i cento anni dal matrimonio di Luigi e Maria, che cosa significano?

 

R. – Speriamo ardentemente che siano un messaggio che porti insegnamento, tanta speranza, la gioia di sapere che proprio attraverso il Sacramento del matrimonio c’è la pace, la gioia, la santità.

 

D. – Da quando i suoi genitori sono stati beatificati, che cosa è cambiato?

 

R. – Attraverso la preghiera verso di loro, l’intercessione di loro, ci sono state qua e là delle modifiche nelle famiglie: l’altro giorno, ho saputo di una separazione che durava da vent’anni, gli sposi si sono riuniti. Possiamo sperare che ci possano essere dei vantaggi nel conoscere che cos’è veramente una famiglia cristiana.

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IL METODO BILLINGS, ESPRESSIONE SCIENTIFICA DI UN INSEGNAMENTO ETICO

RIBADITO NELL’EVANGELIUM VITAE. UN COMMENTO DEI CONIUGI BILLINGS,

INSIGNITI IERI A ROMA DELLA LAUREA HONORIS CAUSA

 

L’Università Romana di Tor Vergata è stata ieri, come noto, teatro di una solenne cerimonia accademica, che ha visto il conferimento della laurea honoris causa in Medicina ai coniugi John e Evelyn Billings, ideatori del metodo dell’ovulazione che porta il loro nome: un procedimento per la regolazione naturale della fertilità oggi conosciuto e diffuso in tutto il mondo. La nostra collega della sezione inglese, Catherine Smibert, li ha avvicinati:

 

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R. – FOLLOWING THE PRECEPTS OF POPE JOHN PAUL II …

Fedeli ai precetti riportati nell’enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II, noi continuiamo ad insegnare i metodi Billings dell’ovulazione, nella verità e nell’amore.

 

D. – Dr. Billings, questo vostro metodo promuove fino in fondo l’amore più grande?

 

R. – WE TEACH TRUTH AND LOVE, …

Sì, noi insegniamo la verità e l’amore, che sono due pilastri del matrimonio ed espressione della legge naturale per tutti. In una delle occasioni in cui abbiamo incontrato Giovanni Paolo II, egli ci disse: “Quando insegnate, tenete sempre a mente di insegnare nel contesto del matrimonio”. Poi, con un sorriso, aggiunse: “Ma io so bene che lo farete sempre”.

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CHIESA E SOCIETA’

25 novembre 2005

 

SECONDA GIORNATA DEL IV SUMMIT DEI PREMI NOBEL PER LA PACE, A ROMA:

APPELLO DELL’EX PRESIDENTE SUDAFRICANO DE KLERK A NON DIMENTICARE L’AFRICA, SEMPRE PIU’ EMARGINATA DALLA  POVERTA’, DALLE GUERRE E DALLA DIFFUSIONE

DI MALLATIE IN CRESCITA, COME TUBERCOLOISI E L’AIDS

 

ROMA. = “Abbiamo bisogno di partnership tra Africa e mondo sviluppato. Se ciò avviene, questa conferenza avrà avuto successo”. Diretto e franco l’intervento stamane di  Frederik Willem De Klerk, ex presidente  sudafricano al IV Summit dei Premi Nobel per la pace a Roma, che ha aperto oggi la seconda giornata di lavori al Teatro Eliseo. Dopo l’ultimo G8, che aveva rivolto la sua attenzione ai problemi dell’Africa – ha sottolineato De Klerk – “tutta la carovana dei media è andata via, e non se ne è più parlato, ma l’emergenza in Africa esiste sempre, che vi si stia guardando o meno”. L’ex presidente ha ricordato le guerre che ancora affliggono l’Africa e le difficili transizioni verso la pace ed ha enunciato i numeri della povertà. “Dal 1975 al 2000 il reddito dell’Africa subsahariana è diminuito del 7,7 per cento ogni anno di fronte all’aumento del 2,2 per cento nel  resto del mondo, che comprende anche i Paesi meno sviluppati, Africa esclusa”. Quindi, il continente africano, ha sottolineato De Klerk, “è indietro anche ai Paesi meno sviluppati”. “Per ogni dollaro che viene dato all’Africa - ha concluso - 80  centesimi tornano ai donatori sotto varie forme”. Di Africa hanno parlato con grande preoccupazione anche i Nobel per la pace Betty Williams e Adolfo Perez Esquivel, durante una conferenza stampa sul tema della tubercolosi, un vero flagello che colpisce in questo continente oltre 4 milioni e mezzo di persone e che si unisce sovente a quello dell’AIDS, e purtroppo la povertà diffusa rende inaccessibili le cure per massima parte degli ammalati. (R.G.)

 

 

SI DIFFONDE SEMPRE PIU’ L’USO DELLA COCAINA TRA I GIOVANI:

LO CONFERMA A LISBONA L’AGENZIA EUROPEA PER LE DROGHE.

IL DRAMMA  AFFLIGGE SOPRATTTUTTO SPAGNA, GRAN BRETAGNA ED ITALIA

- A cura di Giovanni Del Re -

 

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LISBONA. = E’ un autentico boom, quello che sta vivendo il consumo di cocaina in Europa, soprattutto tra i giovani. E’ l’allarme forse più pressante tra quelli lanciati dalla relazione annuale dell’agenzia europea per le droghe con sede a Lisbona. “La cocaina – si legge nel documento – sta diventando la droga preferita dai giovani europei, soprattutto in Spagna, Gran Bretagna e Italia”. Al tempo stesso, però, secondo la relazione, aumentano in Europa anche le domande per trattamento di problemi legati alla cocaina. La sostanza stupefacente più diffusa nell’Unione Europea resta però, per ora, la cannabis: oltre il 20 per cento della popolazione adulta ammette di averne fatto uso almeno una volta nella vita. Tuttavia, qui il fenomeno è forse meno preoccupante, in quanto in moltissimi casi, si tratta di uso occasionale che prima o poi viene interrotto. Nel complesso, secondo la relazione, comunque da una stima rudimentale, si potrebbe concludere che un giovane europeo su dieci o venti fa uso attualmente di cannabis. Molto più allarmante è il dilagare dell’uso dell’ecstasy, ancora una volta soprattutto tra i giovani. In totale, secondo le stime, 2,6 milioni di persone in Europa fanno uso di questa droga sintetica che supera anche le anfetamine, anch’esse tuttavia in crescita. Il record dell’ecstasy si registra in Gran Bretagna, Repubblica Ceca e Spagna. Per il resto, l’Europa resta il maggior centro di produzione di questa droga. In aumento, infine, anche un altro fenomeno: quello diffuso soprattutto fra gli studenti delle superiori, di sperimentare allucinogeni naturali come i cosiddetti “funghi magici”.

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CONSEGNATO IERI DALLA CITTA’ SVEDESE DI GOTHEBORG IL PREMIO INTERNAZIONALE PER L’AMBIENTE AD UNA COOPERATIVA

DI COLTIVATORI DI CAFFE’ DEL RWANDA,

GIUDICATA "SOCIALMENTE, ECOLOGICAMENTE ED ECONOMICAMENTE RESPONSABILE”

 

GOTHEBORG. = Una cooperativa di coltivatori di caffé rwandese ha vinto il Premio internazionale per l’ambiente della città svedese di Gotheborg per i risultati ottenuti in un’impresa”, situata in una delle zone più povere del Paese africano. La cooperativa Abahuzamugambi, fondata nel 1999 nella città di Maraba, ha ricevuto ieri sera un assegno di un milione di corone, pari a 105.900 euro, in una cerimonia cui hanno partecipato il ministro degli Esteri rwandese, Charles Murigande, ed un rappresentante del Ministero dell’ambiente svedese. La cooperativa, che oggi ha oltre 2.000 associati, di cui oltre la metà donne, non usa né fertilizzanti né insetticidi chimici e i suoi profitti - pari a quasi 3 milioni di dollari l’anno scorso - vanno direttamente ai coltivatori. (R.G.) 

 

 

RIUNITA A STRASBURGO L’ASSEMBLEA DELLE REGIONI D’EUROPA:

743 DELEGATI DI 33 PAESI CHIAMATI A DIBATTERE SUL RUOLO DELLE REGIONI.

A SOSTEGNO DELL’INNOVAZIONE E DEL CONSOLIDAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA

 

STRASBURGO. = Con il dibattito sulla “Dichiarazione Finale”, sono cominciati stamane, a Strasburgo, in Francia, nell’aula del Parlamento Europeo, i lavori della seconda giornata della 20.ma riunione annuale dell’Assemblea delle Regioni d’Europa (ARE). All’assise partecipano 743 delegati, provenienti da 250 Regioni di 33 Paesi, in rappresentanza di oltre 300 milioni di  abitanti. All’esame dell’assemblea, presieduta dal presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy, è il ruolo delle Regioni a sostegno dell’innovazione e le funzioni che le stesse Regioni possono svolgere per l’ulteriore allargamento e consolidamento dell’Unione Europea. Dal dibattito di ieri è emerso che le Regioni europee accettano la sfida dell’innovazione, consapevoli che su questo terreno si gioca il futuro delle economie, delle società e della qualità di vita dei cittadini. Nell’accettare la sfida dell’innovazione, le Regioni vogliono però essere protagoniste nel creare ambienti favorevoli, come dei “giardinieri” - per usare l’immagine proposta da Isaac Getz, docente all’European School di Parigi - che fanno crescere e valorizzano i fiori più belli da mettere all’occhiello. Da qui l’idea, lanciata dal presidente dell’ARE, Illy, di istituire a un premio europeo destinato alla Regione che meglio sosterrà l’innovazione al suo interno, sul territorio, ma anche nelle imprese. L’Assemblea delle Regioni d’Europa si concluderà in giornata con un intervento del presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso.  (R.G.)

 

 

TORINO E ROMA, PROSSIME CAPITALI MONDIALI DEL LIBRO NEL 2006.

L’ANNUNCIO ALLA PRESENTAZIONE DELLA FIERA INTERNAZIONALE DEL LIBRO,

CHE AVRA’ LUOGO DAL 5 ALL’8 MAGGIO NEL CAPOLUOGO PIEMONTESE

- A cura di Fabrizio Accatino -

 

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TORINO.= “Sarà un ‘annus mirabilis’, stiamo per rovesciare un vaso di Pandora”. Non usa mezze misure il presidente della Fiera internazionale del Libro di Torino, Orlando Piccioni, nel presentare la prossima edizione della sua creatura e non tenta nemmeno di arginare l’entusiasmo mentre illustra con dovizia di particolari tutte le iniziative, i filoni tematici, le sezioni. Il 2006 sarà un anno speciale per Torino che, dopo aver ospitato le Olimpiadi invernali, dal 23 aprile, per un anno sarà capitale mondiale del libro, insieme con Roma. La kermesse letteraria, ormai un appuntamento irrinunciabile per gli amanti della lettura, sarà all’altezza delle circostanze. Cinque giorni, dal 4 all’8 maggio, pieni di incontri, dibatti, conversazioni, concorsi, che spazieranno dalla letteratura alle scienze, al cinema, al giornalismo. I Paesi ospiti saranno i due di lingua lusitana, il Portogallo e il Brasile. Il tema importante sarà l’avventura, il fascino del viaggio, dell’apprendimento, in cui l’importante non è arrivare a destinazione, ma formarsi durante la traversata. Come spiega il direttore della Fiera, lo scrittore Ernesto Ferrero, l’avventura viene intesa nel senso dantesco, cioè di “virtude e conoscenza” e oggi -  continua lo scrittore - la società ha bisogno di darsi una progettualità improntata a valori forti e non rivolta sempre all’oggi o limitarsi alla gestione di piccoli affari mortificanti.

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SEMINARIO INTERNAZIONALE, OGGI PRESSO L’ARCHIVIO DI STATO DI ROMA,

SUL TEMA “ARCHIVIO DEI CAMILLIANI: STUDI E PROBLEMI”.

FRA I PARTECIPANTI IL SUPERIORE GENERALE DELL’ORDINE CAMILLIANO,

FRANK MONKS

- A cura di Rita Salerno -

 

ROMA. = Il patrimonio culturale rappresentato dagli archivi delle Corporazioni religiose romane, all’indomani della presa di Roma, è stato affrontato da Luigi Londei, direttore dell’Archivio di Stato, nel suo intervento introduttivo al seminario dedicato all’archivio dei Camilliani. Marco Pizzo del Museo centrale del Risorgimento si è soffermato sull’archivio della Casa generale dell’Ordine dei Camilliani che, ha aggiunto, “è lo specchio fedele dell’organiz-zazione interna dell’Ordine e della sua storia secolare”. Di particolare interesse per gli addetti ai lavori e non, è la documentazione costituita da lettere autografe del suo fondatore, San Camillo de Lellis, da tutti i volumi relativi al processo di canonizzazione e dalle relative bolle e dispense. Dal passato al futuro di questo patrimonio, con gli interventi successivi in cui si è discusso di archiviazione in Rete. Nel corso del Seminario internazionale è stato presentato, infatti, il “centro documentale”. Si tratta di un portale che contiene quasi 60 mila schede dell’ar-chivio generale dei Ministri degli infermi, 4 mila biografie dei religiosi e l’intero repertorio iconografico dell’Ordine. Una raccolta di materiale unica nel suo genere perché, ha spiegato il vicario generale dei Camilliani, padre Renato Salvatore, abbraccia quattro secoli.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

25 novembre 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Antonella Ratti -

 

In Medio Oriente, è stato riaperto il valico di Rafah nella Striscia di Gaza. Dopo 38 anni, il transito non sarà più gestito da Israele ma dall’Autorità Nazionale Palestinese.  La riapertura del valico segue di due mesi la conclusione del ritiro israeliano dai Territori occupati. Intanto, a Gerusalemme, si è svolta ieri la prima riunione di “Kadima”, il nuovo partito del primo ministro israeliano Sharon, in vista delle elezioni anticipate del prossimo 28 marzo.

 

In Iraq, quattro soldati iracheni e due civili sono rimasti uccisi in seguito ad una imboscata tesa da ribelli nei pressi di Kirkuk. Al Qaeda ha diffuso inoltre, su Internet, un video con gli attentatori suicidi che hanno attaccato il mese scorso due alberghi di Baghdad, causando la morte di almeno 15 persone.

Angela Merkel, neo cancelliere tedesco, si è incontrata ieri a Londra con il premier britannico, Tony Blair. Il colloquio ha toccato vari temi quali la guerra in Iraq, il bilancio europeo e le relazioni tra Germania e Gran Bretagna. Il servizio di Sagida Syed:

 

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L’esordio di Angela Merkel in Gran Bretagna non ha assecondato le aspettative del capo del governo inglese. Dopo il gelo dei rapporti Londra-Berlino per la guerra in Iraq, Blair sperava di trovare nel nuovo cancelliere tedesco un osso meno duro di Schröder. Angela Merkel, che qualcuno già chiama la nuova Thatcher tedesca, è rimasta abbottonata. Sui temi scottanti dell’incontro bilaterale e sul bilancio europeo 2007-2013 ha dribblato tutte le domande dei giornalisti in conferenza stampa augurandosi soltanto un generico successo. In agenda Blair aveva posto proprio la scottante questione che verrà affrontata nel vertice di Bruxelles il prossimo mese e che la presidenza britannica di turno si era posta come obiettivo più ambizioso da raggiungere. Il cancelliere ha comunque detto di voler stringere rapporti di maggiore collaborazione con il Regno Unito, forse volendo allentare quell’asse franco-tedesco temutissimo da ogni governo britannico. Sull’Europa a 25 Angela Merkel, con una punta polemica, ha sottolineato che ognuno deve fare la propria parte senza che i Paesi più ricchi debbano necessariamente trainare i più poveri. Ha anche aggiunto l’importanza di nuove riforme per aumentare la competitività nei confronti della Cina e sulla politica estera è rimasta sulle posizioni del suo predecessore: nessun contingente tedesco verrà inviato in Iraq.

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Bisogna contrastare insieme, con determinazione, il flagello del terrorismo. Lo ha detto a Malta la regina Elisabetta II, durante l’apertura questa mattina alla Valletta del Summit del Commonwealth, associazione volontaria di 53 Stati che cooperano per promuovere la comprensione internazionale e la pace nel mondo. Tra i temi in agenda del Vertice, che si concluderà domenica prossima, figurano la liberalizzazione del commercio e la lotta alla povertà. Un’azione collettiva – ha spiegato la regina Elisabetta II, capo del Commonwealth - può aiutare a raccogliere sfide, come il terrorismo, che non possono essere affrontate da soli. Fra i valori politici fondamentali su cui poggia il Commonwealth ci sono la democrazia ed il buon governo, il rispetto dei diritti umani e della parità sessuale, il principio di legalità ed uno sviluppo socio-economico sostenibile.

 

Il nuovo presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapakse, nel discorso inaugurale pronunciato stamani al Parlamento, ha dichiarato di voler attuare una revisione del processo di pace con il movimento separatista delle Tigri Tamil. I negoziati sono sotto la guida della mediazione norvegese dal febbraio 2002, ma appaiono bloccati dall’aprile 2003. Occorrerà contrastare con efficacia - ha dichiarato il presidente eletto lo scorso 18 novembre - gli attacchi terroristici che costituiscono uno dei fattori di maggiore ostacolo al processo di pace. Il neo presidente dello Sri Lanka, Paese teatro di un conflitto ormai più che trentennale, si è dichiarato favorevole alla creazione di uno Stato federale. Mahinda Rajapakse, contrario ad una ipotesi di autonomia del Nord-est dell’isola come richiesto dai separatisti Tamil, ha spiegato infatti che la soluzione dovrà essere trovata nel contesto di uno “Stato unitario”, con un potere ripartito in una struttura federale.

 

Il commissario europeo all’allargamento, Olli Rehn, ha aperto a Sarajevo i negoziati per un accordo di associazione con l’Unione Europea riguardanti la Bosnia-Erzegovina. Il via libera ai negoziati era stato dato dai ministri degli Esteri e della difesa dall’UE il 21 novembre scorso, nel decimo anniversario dell’accordo di Dayton che pose termine alla guerra di Bosnia. L’accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) ha l’obiettivo di promuovere le relazioni economiche e commerciali tra i Paesi candidati e Bruxelles e di avvicinarne gli standard normativi.

 

Sciopero oggi in Italia, contro la Finanziaria 2006. Manifestazioni sono state organizzate in tutta la penisola dai sindacati confederati da Cgil-Cisl-Uil che propongono al governo l’apertura del confronto su sanità, occupazione e politiche sociali. Per Guglielmo Epifani, segretario della CGIL, “le scelte contenute nella legge Finanziaria non sono idonee ad affrontare i gravi problemi del Paese”. Per il leader della UIL, Luigi Angeletti, la finanziaria non fa nulla per contrastare la scarsa crescita economica e tutelare i redditi del lavoro dipendente. Il segretario della CISL, Savino Pezzotta, sottolinea inoltre come l’odierno sciopero generale sia un primo passo per ricordare le priorità al governo attuale e a chi si prepara a sfidarlo in ambito elettorale.

 

Secondo ordine di arresto in due giorni per l’ex dittatore cileno, Augusto Pinochet. L’ex generale, che oggi compie 90 anni, è stato sottoposto agli arresti domiciliari per crimini contro l’umanità: è accusato di aver autorizzato l’arresto e l’uccisione di 119 oppositori nel 1974. Ieri, al termine dell’altro processo sui conti bancari aperti dall’ex presidente cileno negli Stati Uniti durante gli anni del regime, Pinochet è stato anche dichiarato colpevole di evasione tributaria, falsificazione di atti pubblici e omessa dichiarazione di beni. Pinochet ha governato il Cile dall’11 settembre del 1973, data del colpo di Stato che rovesciò il governo del presidente socialista Salvador Allende, fino al 1990.

 

Il tribunale del Senegal si è dichiarato incompetente in merito alla richiesta di estradizione avanzata dal Belgio per l’ex presidente del Ciad, Hissène Habré, accusato di crimini contro l’umanità. La Corte di Cassazione aveva già deciso che la giustizia senegalese non era competente a giudicare i crimini contestati ad Habrè, perché non commessi in Senegal. Presidente del Ciad dal 1982 al 1990, Habré si è rifugiato in Senegal dopo la caduta del regime. E’ accusato di aver torturato e ucciso circa 40.000 persone, tra le quali molti oppositori politici.

 

“Nell’esercizio dei poteri conferiti dalla Costituzione, prorogo il Parlamento con effetto dal 25 novembre 2005”. È quanto ha riferito ieri il presidente del Kenya, Mwai Kibaki, a seguito delle dichiarazioni di mercoledì scorso sullo scioglimento del governo. Il presidente non ha accettato, dunque, la proposta avanzata dall’opposizione a favore di elezioni anticipate nel Paese.

 

 

 

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