RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 327 - Testo della trasmissione di martedì 23 novembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Prevenzione, solidarietà ed educazione alla legalità per vincere la deplorevole piaga dell’usura. La ferma condanna del Papa, all’udienza generale, di un male sociale diffuso

 

Al termine dell’udienza, benedetto dal Papa il tondo a mosaico con la sua effigie, che sarà collocato nella Basilica di San Paolo fuori le mura. Ai nostri microfoni Paolo Di Bruno

 

Saluto di mons. Foley al Festival del cinema spirituale: il grande schermo, strumento che sa raccontare il confronto tra l’uomo e Dio

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Inaugurato l’anno accademico all’Università Lateranense. Il cardinale Ruini: l’ateneo verso un nuovo impegno culturale. Con noi lo stesso porporato, mons. Rino Fisichella e Pier Ferdinando Casini  

 

Il nuovo cancelliere tedesco vola a Parigi e Bruxelles per il primo impegno all’estero. I vescovi tedeschi si congratulano con Angela Merkel  e ricordano le urgenze del Paese: intervista con Gian Enrico Rusconi

 

Fame, miseria e malattie uccidono sei milioni di bambini l’anno: le cifre nell’ultimo Rapporto della FAO. Un’analisi di Jorge Mernies

 

Orchestre prestigiose per il quarto Festival internazionale di musica sacra, inaugurato da una Messa in San Pietro, presieduta da mons. Angelo Comastri: intervista con il presule

 

Lo scrittore Dominique Lapierre racconta l’Unione Sovietica della guerra fredda nel suo ultimo libro “C’era una volta l’URSS”

 

CHIESA E SOCIETA’:

Al via domani, nell’isola filippina di Mindanao, la Settimana della pace

 

Presentata da Sant’Egidio la Giornata contro la pena di morte del prossimo 30 novembre

 

“La leadership indigena nella prospettiva cristiana”: è il tema del quarto incontro nazionale di indigeni e missionari a Caracas

 

A Collevalenza, Convegno dei formatori religiosi sul tema “Eucaristia, guarigione del nostro amore”

 

Per la serie “La storia siamo noi”, Rai Educational manda in onda, uno speciale dedicato a Giovanni Paolo II lunedì 28 novembre su Rai Tre

 

Un presepe vivente multirazziale all’inaugurazione della tradizionale mostra “100 presepi” di Roma, da domani a Santa Maria del Popolo

 

24 ORE NEL MONDO:

In Israele, sciolto il Parlamento dal presidente Katsav

 

In Iraq, almeno 19 morti a Kirkuk. Condoleeza Rice parla di una prossima riduzione delle truppe USA nel Golfo

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 novembre 2005

 

 

PREVENZIONE, SOLIDARIETA’ ED EDUCAZIONE ALLA LEGALITA’ PER VINCERE

LA DEPLOREVOLE PIAGA DELL’USURA. LA FERMA CONDANNA DEL PAPA,

ALL’UDIENZA GENERALE, DI UN MALE SOCIALE DIFFUSO

 

La piaga dell’usura: ne ha parlato stamane Benedetto XVI, all’udienza generale, rivolto ai 2000 rappresentanti della Consulta nazionale antiusura, presenti in piazza San Pietro, affollata da circa 27 mila pellegrini giunti da tutto il mondo. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Dieci anni di impegno per la Consulta nazionale antiusura. Un anniversario suggellato dalle parole di incoraggiamento del Papa:

        

“Cari amici, la vostra presenza così numerosa mi offre l’opportunità di esprimere il mio vivo apprezzamento per la coraggiosa e generosa opera che svolgete in favore di famiglie e persone colpite dalla deplorevole piaga sociale dell’usura. Auspico che in molti si pongano al vostro fianco per sostenere il vostro encomiabile impegno sul piano della prevenzione, della solidarietà e della educazione alla legalità”.

 

Benedetto XVI ha dedicato oggi la sua catechesi all’Inno di lode “Dio Salvatore”, che apre la Lettera agli Efesini, dove “centrale è la figura di Cristo, nella quale si svela e si compie l’opera di Dio Padre”. “Cristo capo del corpo della Chiesa, ma anche asse che ricapitola in sé ‘tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra’”, ha spiegato il Papa. Dio ci ha scelti in Lui e ci ha fatto dono della sua grazia:

 

“Giungiamo così nella profondità infinita e gloriosa del mistero di Dio, aperto e svelato per grazia a chi è stato chiamato per grazia e per amore, essendo questa rivelazione impossibile a raggiungersi con la sola dotazione dell’intelligenza e delle capacità umane.”

 

Al termine dell’udienza, una parentesi artistica per Benedetto XVI, che ha potuto ammirare il tondo a mosaico con il suo ritratto, opera del pittore Ulisse Sartini, offerto dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra. Il clipeo sarà esposto al pubblico sabato prossimo nella Basilica romana di San Paolo fuori le mura e poi collocato sopra la navata, accanto a quello di Giovanni Paolo II, insieme ai ritratti di tutti i Pontefici a partire da San Pietro.

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Come abbiamo ascoltato già da questo fine settimana sarà possibile ammirare il clipeo di Benedetto XVI, un’opera che sicuramente desterà l’attenzione dei fedeli nella monumentale, antica Basilica, costruita sulla tomba dell’apostolo delle Genti e consacrata nel 324. Ma quale è stato il procedimento creativo?  Luca Pellegrini lo ha chiesto al dott. Paolo Di Bruno, direttore dello Studio del Mosaico Vaticano, che ha realizzato l’opera:

 

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La realizzazione di una base, in questo caso una base metallica, che accoglierà il mosaico, poi la scelta dei colori che sono in questo caso smalti, quindi colori a base vetrosa. Chiaramente, si scelgono i colori a seconda della parte del ritratto da eseguire, quindi appunto i rossi, i bianchi per il panneggio e le sfumature della carnagione, che è la parte più complessa del ritratto. Le tessere del mosaico vengono applicate su questa base di ferro con un mastice particolare a base di olio di lino che è lo stesso mastice utilizzato sin dalla fine del 1500 per realizzare i mosaici della Basilica di San Pietro.

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UDIENZE E NOMINE

 

Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il nunzio apostolico nella Repubblica Ceca, l’arcivescovo Diego Causero, il nunzio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo, l’arcivescovo Giovanni d'Aniello, e il nunzio apostolico in Bielorussia, l’arcivescovo Martin Vidović.

 

In Albania, allo scopo di riorganizzare la gerarchia ecclesiale, Benedetto XVI ha provveduto alla nomina di tre presuli. Si tratta del vescovo di Sapë, Dodë Gjergji, del vescovo di Lezhë, padre Ottavio Vitale, e del vescovo di Rrëshen, padre Cristoforo Palmieri, finora rispettivi amministratori apostolici delle tre diocesi.

 

Mons. Gjergji ha 43 anni, è di origine kosovara ed ha curato, come responsabile, la pubblicazione dei libri liturgici in lingua albanese. E’ stato parroco, cappellano degli Albanesi in Croazia e ricopre l’incarico di segretario generale della Conferenza episcopale albanese. Di origine italiana, invece, è il 46.enne mons. Vitale, nato in provincia di Taranto. Religioso rogazionista, dopo il noviziato nelle Filippine ha ottenuto la Licenza in Teologia Pastorale alla Pontificia Università Lateranense. Dal ‘93, svolge il suo servizio in Albania. Pugliese della provincia di Bari è mons. Palmieri, 66 anni, dei Padri Lazzaristi. E’ stato parroco a Napoli e a Lecce quindi, dopo un periodo di aggiornamento negli USA, nel 1993 è stato inviato in Albania per aprire la missione lazzarista. Ha pubblicato tre libri di catechesi in lingua albanese.

 

 

SALUTO DI MONS. FOLEY AL FESTIVAL DEL CINEMA SPIRITUALE: IL GRANDE SCHERMO, STRUMENTO CHE SA RACCONTARE IL CONFRONTO TRA L’UOMO E DIO

 

Il cinema, attraverso la sua arte capace di introspezione sulla vita, è un mezzo adatto a parlare delle cose dello spirito. Una convinzione che l’arcivescovo John P. Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, esprime nel suo messaggio di benvenuto ai partecipanti al Festival del cinema spirituale, che tra ieri e oggi celebra la nona edizione all’Università di Roma Tre. Ce ne parla Alessandro De Carolis:

 

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“In passato il cinema ha spesso cercato di catturare nei fotogrammi quella straordinaria tensione che porta l’uomo a confrontarsi con il divino”. La frase si legge nella brossura della rassegna, che illustra i tredici film dagli anni Cinquanta al Duemila, più alcune anteprime più recenti, ospitati dalla rassegna di quest’anno. Tutti i film sono legati dal filo della “Tentazione di credere” che è anche il titolo del Festival.

 

“Abbandonarsi alla tentazione di credere – osserva mons. Foley - significa  incamminarsi verso la faticosa ricerca della Verità, in un mondo come quello attuale nel quale si passa dall’indifferenza religiosa all’estremismo religioso”. Significa, aggiunge, “rispondere a Dio, nonostante l’umana incredulità mai del tutto sconfitta”. E passando al cinema e al suo sforzo di tradurre in immagini questa tensione, la “tentazione di credere – ha riconosciuto il presule – è stata portata spesso sullo schermo ed ha dato vita ad un dialogo tra l’uomo e Dio, capace di suscitare nello spettatore profondi spunti di riflessione, mettendolo a confronto con la sua più intima identità e con il suo prossimo. L’esperienza cinematografica imperniata sui temi spirituali - prosegue il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali - contribuisce ad affiancarsi a quelle domande che l’uomo pone alla sua esistenza, cercando di offrire un senso alla ricerca della felicità”.

 

In oltre cento anni di vita, la settima arte ha contribuito a far riflettere l’uomo sulla sua condizione intima, oltre che sociale. “Il cinema è dunque un veicolo adatto a farci camminare su percorsi di senso e di spiritualità”, ha concluso mons. Foley. “E proprio questa preziosa potenzialità del cinema mi spinge ad auspicare che esso continui a mettersi al servizio dell’uomo, per guidarlo ad una comprensione spirituale della propria esistenza”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina l’udienza generale.

 

Servizio vaticano - Due pagine dedicate al cammino della Chiesa in Italia. 

 

Servizio estero - India: oltre 500 bambini liberati dalla schiavitù del lavoro minorile.

Per la rubrica dell’“Atlante geopolitica” un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Nella lotta alla fame ancora troppe sconfitte”.

 

Servizio culturale - Un articolo di Piero Amici dal titolo “Il mondo dei piccoli si scontra con la storia”: vent’anni dalla morte di Elsa Morante.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 novembre 2005

 

INAUGURATO DAL CARDINALE CAMILLO RUINI E DAL PRESIDENTE DELLA CAMERA

PIER FERDINANDO CASINI L’ANNO ACCADEMICO

ALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ LATERNENSE

 

L’Università Lateranense è chiamata a nuovi orizzonti di impegno culturale, in un ateneo che, per le sue attività, riesce a coinvolgere personalità internazionali tra le più rinomate. E’ quanto ha sottolineato il cardinale vicario, Camillo Ruini, nel suo discorso inaugurale della nuovo anno accademico dell’Università pontificia. Tra le autorità presenti, oltre al rettore, il vescovo Rino Fisichella, anche il presidente della Camera dei deputati italiana, Pier Ferdinando Casini. A seguire l’avvenimento per noi, c’era Tiziana Campisi.

 

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La novità della fede può rispondere alle sfide di oggi. E’ quanto ha detto il cardinale vicario, Camillo Ruini, Gran Cancelliere della Pontificia Università Lateranense. Queste le sue parole:

 

“Dinanzi alle sfide del mondo contemporaneo, è importante trovare contenuti e forme espressive che permettano di evidenziare la perenne attualità e anche novità della fede. E’ pertanto impegno di questa nostra Università aiutare i giovani e tutti gli studenti a percepire la propria chiamata e sostenerli, con la preparazione culturale, teologica, filosofica, giuridica per lo svolgimento dei loro futuri compiti ministeriali e professionali”.

 

E il rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Rino Fisichella, ha voluto sottolineare l’importanza della ricerca portata avanti nella molteplicità delle culture, rappresentate da diversi studenti dell’Università:

 

“L’unità della fede permette di verificare nel nostro piccolo la possibilità di un autentico dialogo tra culture diverse e linguaggi differenti, che reciprocamente si rispettano e trovano un fondamento comune da cui scaturisce la sorgente di ogni vera identità: la persona che porta impressa in sé l’immagine del Creatore”.

 

Il messaggio della Chiesa non lede la laicità: questa l’affermazione del presidente della Camera dei Deputati, Pier Ferdinando Casini, che ha aggiunto:

 

“L’insegnamento della Chiesa non esprime un progetto politico, né parimenti l’autorità ecclesiale agisce o può agire come un soggetto politico. La verità inconfutabile è che la Chiesa si limita a proporre, e mai ad imporre. La dimensione che le è propria è quella della testimonianza, mai quella della prevaricazione. E io aggiungo: la dimensione propria dello Stato è quella di coltivare un disegno di libertà per tutti, perché è nel nome della libertà che ritroviamo anche le profonde ragioni della laicità dello Stato”.

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il nuovo cancelliere tedesco VOLA a Parigi e Bruxelles per il primo impegno all’estero. I vescovi tedeschi si congratulano con angela merkel

e ricordano le urgenze del paese

- Intervista con Gian Enrico Rusconi -

 

All’indomani dell’elezione ufficiale di Angela Merkel, alla cancelleria tedesca sono giunti gli auguri del presidente della conferenza episcopale tedesca, cardinale Karl Lehmann, che in un documento ha ricordato gli importanti impegni che attendono la nuova legislatura. Fra questi, il porporato ha sottolineato la diminuzione della disoccupazione e il rafforzamento della previdenza sociale. Di notevole importanza, anche la salvaguardia del matrimonio e della famiglia. Intanto, il cancelliere – come vuole la tradizione – ha effettuato il suo primo viaggio all’estero. Dopo l’incontro con il presidente francese Jacques Chirac, a Parigi, la Merkel incontrerà a Bruxelles il segretario della NATO, Jaap de Hoop Scheffer, e il presidente della Commissione Europea, Manuel Barroso. Angela Merkel domani sarà a Londra, dove vedrà il premier britannico Tony Blair. Sul significato di questi primi impegni del nuovo cancelliere, Eugenio Bonanata ha raccolto il commento di Gian Enrico Rusconi, docente di Scienza politica presso l’Università di Torino:

 

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R. – Era la prassi. La politica tedesca è davvero molto conservatrice. La visita numero 1 deve essere fatta ai francesi, poi agli americani. Quindi una continuità, direi, istituzionale prima ancora che partitico-politica. I giornalisti dicono che Chirac dirà che l’asse non sarà più così stretta come prima, anche perché la politica estera della Merkel è sempre stata molto sotto tono. Direi che l’affermazione più incisiva è stata che non combatteranno per avere il seggio fisso all’ONU, che è già una cosa rilevante.

 

D. – Nel percorso europeo, quale sarà la linea della Germania?

 

R – Questo governo è fatto – dal punto di vista delle politiche economiche, che sono quelle che si intrecciano più strettamente con l’Europa – dai socialdemocratici. Quindi non ci saranno delle grosse innovazioni,  perché  come abbiamo visto durante la campagna elettorale, la preoccupazione è tutta interna. Aggiungo un’osservazione forse sorprendente: col passare degli anni, l’interesse della Germania nei riguardi dell’Italia è diminuito fortemente. Conta soltanto Parigi, Londra, Mosca. Roma è sparita dall’orizzonte politico dei tedeschi e non credo che cambierà.

 

D. – Con gli Stati Uniti cosa ci si può attendere?

 

R. – Un mutamento di clima. Perché, tutto sommato, la Merkel sarà più sorridente però, in fondo, dirà: ‘Vedi, Bush, che abbiamo ragione noi!’ Perché non dimentichiamo che la scelta di Schröder di star fuori dalla guerra - una posizione che ha urtato gli americani - aveva il consenso tacito della stessa Democrazia cristiana. Da questo punto di vista, la politica estera è molto più unitaria o “bipartisan” come diciamo noi. La mia impressione è che non cambierà molto, perché in Germania tengono in gran conto i loro problemi interni e quindi hanno bisogno di tranquillità verso l’esterno. L’idea di una Germania che improvvisamente abbandoni la Francia e si metta in linea, o che la Merkel si metta a fare amicizia con la Condoleesa Rice, è una cosa fuori dalle possibilità.

 

D. – Pochi tedeschi credono che la disoccupazione diminuirà. Cosa si può dire sul fronte interno?

 

R. – Non era mai successo che ci volesse un mese o anche di più per fare un governo. In questo quadro, la popolazione è scettica, rassegnata, però è matura, sa che miracoli non ne vengono da nessuna parte. Speriamo che questo atteggiamento rimanga tale e che non produca disaffezione o sentimenti più aggressivi. Da questo punto di vista, che la Germania trovi una via di uscita non rapida, ma comunque lenta e progressiva dalla sua attuale situazione di impasse, fa bene a tutti, tedeschi ed europei.

 

D. – La stabilità politica è a rischio, secondo Lei?  

 

R. – Quella formale, no perché questa grande coalizione rispondeva alla logica che un governo ci deve essere. Però la comparsa di partiti che da minori sono diventati piuttosto consistenti ha cambiato irreversibilmente il quadro politico. Da questo punto di vista la grossa coalizione di adesso non è uguale a quella degli anni Sessanta, risponde a delle necessità anche geometriche diverse. Soprattutto è comparso nel governo un peso consistente della sinistra della SPD. Questa è la prima volta nella storia del Bundestag.

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FAME, MISERIA E MALATTIE UCCIDONO SEI MILIONI DI BAMBINI L’ANNO:

LE CIFRE NELL’ULTIMO RAPPORTO DELLA FAO

- Intervista con Jorge Mernies -

 

Ogni anno circa sei milioni di bambini muoiono per fame e denutrizione. La denuncia ancora una volta viene dal rapporto sullo “Stato di insicurezza alimentare nel mondo” presentato dal direttore generale della FAO, Jaques Diouf. L'organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura dell’ONU fotografa una situazione tragica, in cui le cause di mortalità infantile sono ancora malattie perfettamente curabili come la dissenteria, la polmonite e la malaria. Sentiamo il commento di Jorge Mernies, uno dei redattori del rapporto, intervistato da Stefano Lesz-czynski:

 

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Il 75% delle persone che soffre la fame vive in zone rurali nei Paesi più poveri, soprattutto in africa. Qui, infatti, si trova la maggior parte dei circa 11 milioni di bambini che non superano i 5 anni, delle 530 mila donne che muoiono durante la gravidanza e il parto e dei 300 milioni di persone che muoiono di malaria. Sentiamo il commento di Jorge Mernies, membro dell’équipe che ha redatto il rapporto della FAO:

 

“Per la prima volta quest’anno, il Rapporto analizza anche l’interdipen-denza fra la lotta contro la fame e la povertà, con le altre dimensioni dello sviluppo sociale. L’analisi è andata proprio su questo punto. Come, per esempio, la riduzione della fame può contribuire alla lotta contro la malnutrizione infantile o contro la mortalità infantile e quella materna”.

 

Il direttore generale della FAO, Jacques Diouf, appena rieletto, punta il dito contro i Paesi industrializzati, chiedendo di applicare tariffe più basse ma soprattutto meno sussidi ai produttori nordamericani ed europei. Il sottosviluppo è infatti un elemento complesso, allo stesso tempo fonte e conseguenza dell’insta-bilità politica e sociale di molti Paesi. Ancora Jorge Mernies:

 

“I Paesi che soffrono di questi processi di altissima instabilità politica, come guerre, guerre civili eccetera, hanno un grosso problema con tutti i programmi di sviluppo sociale: c’è un’altra conseguenza molto negativa, che è la distruzione della capacità economica di quel Paese, della base economica”.

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ORCHESTRE PRESTIGIOSE PER IL QUARTO FESTIVAL INTERNAZIONALE

DI MUSICA SACRA, INAUGURATO DA UNA MESSA IN SAN PIETRO,

 PRESIEDUTA DA MONS. ANGELO COMASTRI

- Intervista con il presule -

 

Si inaugura oggi pomeriggio, alle 17 in San Pietro, con una Messa Solenne accompagnata dai canti gregoriani, il IV Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra, che fino al 26 novembre prossimo propone i capolavori del repertorio religioso con prestigiose orchestre – quest’anno la London Philharmonic Orchestra e i Wiener Philharmoniker – nelle Basiliche patriarcali di Roma. La rassegna unisce alla bellezza della musica quella del luogo sacro e contribuisce al restauro di importanti opere d’arte: il 26 verrà inaugurata la Cappella di San Benedetto in San Paolo fuori le Mura, restituita al suo splendore in onore di Benedetto XVI, cui è dedicata anche questa edizione del Festival. Oggi è protagonista il coro della Cappella Giulia diretto da mons. Pablo Colino, che accompagnerà la liturgia celebrata dall’arcivescovo Angelo Comastri, coadiutore dell’Arciprete della Basilica Vaticana e presidente onorario della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra. Lo ascoltiamo ai nostri microfoni, nell’intervista di A.V.:

 

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D. – Mons. Comastri, qual è il fulcro della bellezza?

 

R. – La vera bellezza è l’amore puro, l’amore vero, l’amore limpido, perché una persona che non ama non è bella, anche se ha una maschera di bellezza. Ecco perché il punto più bello della storia umana è il punto nel quale l’amore di Dio si è intersecato con la storia degli uomini e l’ha riportata agli orizzonti dell’amore e della crocifissione di Gesù. La crocifissione di Cristo è il punto, il segmento, della storia umana sul quale grava tutta la cattiveria della storia, grava tutto l’egoismo, grava tutto l’orgoglio, grava tutta la violenza. Ecco perché è drammatica la crocifissione di Cristo. Ebbene, a questa aggressione della cattiveria umana, che rende brutta l’umanità, Cristo ha riposto: “Dio ti ama ancora”. Ed è quell’atto di amore la cura che risana la bruttura umana e riporta l’umanità alla bellezza che Dio aveva pensato.

 

D. – In che modo gli artisti, nella loro genialità e nella loro libertà, si possono avvicinare a questa verità di amore e di fede?

 

R. – Gli artisti hanno una particolare sensibilità per sintonizzarsi con l’amore che parte dalla croce di Cristo. Alcuni lo fanno esplicitamente, basti pensare all’arte cristiana, che poi è quasi tutta l’arte umana. Ma anche coloro che non sono cristiani, non lo sanno, ma si sintonizzano con quell’atto di amore di Cristo. L’arte di Michelangelo nasce dalla sua fede. Timothy Verdon ha scritto proprio in questi giorni una bella opera intitolata: “Michelangelo teologo”. Michelangelo racconta la sua fede, racconta la teologia attraverso l’arte. La sua arte non è pensabile senza la fede.

 

D. – E per quanto riguarda la musica, che è un’arte così astratta, in che modo può esprimere Dio, la spiritualità, questo anelito?

 

R. – La musica non è astratta. La musica ha una sua concretezza, non per nulla si sente. La musica, giustamente, è stato detto che è il velo più sottile che ci separa dall’infinito, che ci separa da Dio, che ci separa dal Creatore. E la musica ha il potere di toccare le corde dell’umanità, quindi di commuovere profondamente, di aprire le persone al mistero del bello, al mistero della bontà, che è quello che rende buone le persone.

 

D. – Lei, come presidente onorario del Festival, seguirà in particolare qualche concerto? C’è un appuntamento che riveste un particolare significato?

 

R. – Sì, presiederò l’Eucaristia il 23 novembre nella Basilica di San Pietro, che sarà accompagnata da canti gregoriani, che sono una delle più alte espressioni del cuore buono che produce bellezza nel canto.

 

D. – La Chiesa dovrebbe tornare alla musica antica?

 

R. – Certo, il canto gregoriano è un patrimonio antico, ma che non invecchia, perché ciò che invecchia le cose non sono gli anni, ma lo svuotarsi dei contenuti. Il canto gregoriano ha una grande ricchezza e la Chiesa lo sa. Per questo la Chiesa continua a ripescare nel mare del gregoriano, senza evidentemente escludere anche nuove manifestazioni del canto, che ci sono e che sono certamente belle.

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LO SCRITTORE DOMINIQUE LAPIERRE RACCONTA L’UNIONE SOVIETICA

 DELLA GUERRA FREDDA NEL SUO ULTIMO LIBRO “C’ERA UNA VOLTA L’URSS”

- Intervista con l’autore -

 

         “C’era una volta l’URSS”. E’ il titolo dell’ultimo libro di Dominique Lapierre, giornalista e scrittore francese, da anni impegnato in favore dei poveri di Calcutta. Nella sua ultima fatica letteraria, pubblicata in Italia da “Il Saggiatore”, Lapierre racconta il viaggio come inviato del “Paris match”, realizzato nel 1956 in Unione Sovietica in piena Guerra Fredda. Dall’arresto per avere fotografato un sito militare all’accoglienza festosa della gente, incuriosita dalla station wagon a bordo della quale l’autore ha girato l’URSS, il libro è un viaggio attraverso le strade proibite del Paese dei “soviet”. Dominique Lapierre ne parla in questa intervista di Paolo Ondarza:

 

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R. – Abbiamo scoperto un popolo semplice, con una capacità di accoglienza veramente autentica. Una sera una donna è venuta a chiederci: “Per favore, possiamo sgonfiare le vostre gomme?”. Io le ho domandato perché. “Vorrei respirare l’aria di Parigi”, ha risposto.

 

D. – Tanta curiosità da parte vostra, ma tanta curiosità anche da parte della gente che vi accoglieva…

 

R. – Esattamente. L’automobile era un’attrazione enorme, per questa gente che non aveva mai visto una macchina di due colori.

 

D. – La gente dell’URSS era convinta di vivere nel migliore dei mondi possibili…

 

R. – Credo sia stata un’operazione di “marketing” assolutamente incredibile per il regime sovietico, riuscire a far credere a tutto un popolo che fosse il più felice del mondo.

 

D. – Vari sono gli incontri nella sua vita. Quale reputa più significativo?

 

R. – Quello con Madre Teresa di Calcutta è stato l’incontro più importante della mia vita: scoprire, attraverso questa donna anziana, che ognuno di noi può fare qualcosa per cambiare le ingiustizie di questo mondo. Con i diritti di “C’era una volta l’URSS”, spero di potere aprire otto nuove scuole nelle zone più povere del delta del Gange. Questo è il messaggio di Madre Teresa che diceva: “Salvare un solo bambino è salvare il mondo!”.

 

D. – Quale legame può esserci tra la realtà che lei descrive in “C’era una volta l’URSS” e la realtà che lei ha incontrato tra la gente di Calcutta?

 

R. – La gente di Calcutta non sapeva cosa accadesse fuori dalle bidonville, ma adesso, con la televisione, questo cambia completamente. La gente povera sa che c’è un’altra vita, più bella. E’ successo così nell’Unione Sovietica: quando ha conosciuto tutto questo, il popolo sovietico si è ribellato.

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CHIESA E SOCIETA’

23 novembre 2005

 

 

AL VIA DOMANI, NELL’ISOLA FILIPPINA DI MINDANAO,

 LA SETTIMANA DELLA PACE. L’INIZIATIVA, RICCA DI EVENTI,

 PUNTA A RAFFORZARE IL DIALOGO INTERRELIGIOSO

 

DAVAO.= Si rinnova anche quest’anno la “Settimana della Pace” a Mindanao, la grande isola nel sud delle Filippine. Dal 24 al 30 novembre, le comunità locali, religiosi e laici saranno impegnati in una serie di eventi, seminari e incontri di preghiera. Per le strade, nelle scuole, nei centri culturali, cristiani e musulmani si sforzano di testimoniare la volontà comune di dialogo, di armonia sociale e di pace per le Filippine meridionali. Nata a Zamboanga nel 1998 e sponsorizzata dalla conferenza episcopale e degli “ulema” musulmani delle Filippine, l’edizione 2005 della “Settimana della Pace” sarà incentrata sul tema “Gli obiettivi del Millennio per lo sviluppo: le donne e i giovani, artefici della Pace”. La Settimana parte dalla convinzione che la pace comincia dalle famiglie, dai rapporti fra piccole comunità, che essa si costruisce a partire dalla gente comune, non solo con accordi fra leader politici. Fra le attività previste – informa l’agenzia Fides - la manifestazione “In bicicletta per la pace”, che vedrà la partecipazione, fra gli altri, del vescovo di Kidapawan, mons. Romulo Valles. Centinaia di persone in bicicletta percorreranno la strada che congiunge le città di Digos e Davao. Ricordando gli Obiettivi del Millennio, gli organizzatori vogliono riportare l’attenzione sul fatto che anche le Filippine sono inserite fra gli Stati che entro il 2015 dovrebbero sradicare la povertà, ridurre il tasso di mortalità, combattere efficacemente l’AIDS, la malaria e assicurare una sostenibilità ambientale. L’area di Mindanao versa da decenni in condizioni di povertà generalizzata, un serio ostacolo, questo, al processo di pace. (A.G.)

 

 

IL 30 NOVEMBRE, CENTINAIA DI CITTÀ DI TUTTO IL MONDO SI COLLEGHERANNO

CON ROMA PER DIRE NO ALLA PENA DI MORTE. L’INIZIATIVA È STATA PRESENTATA

 STAMANI DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO

- A cura di Debora Donnini -

 

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ROMA. = Il Colosseo illuminato, così come i monumenti delle 320 città che finora hanno aderito all’iniziativa. Sarà questo uno dei simboli della campagna contro la pena di morte, che avrà il 30 novembre il suo giorno culmine. Una data scelta perché il 30 novembre del 1786 il Granducato di Toscana fu il primo Stato ad abolire la pena capitale, che oggi vige ed è applicata ancora in 57 Paesi del mondo. Un evento, quello del 30 novembre, come ha spiegato Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio, che sarà preceduto da una serie di incontri, fra questi, il 28 novembre a Roma, uno dedicato all’Africa: 13 ministri della Giustizia africana saranno presenti per riflettere insieme. Tanti i testimonial che interverranno alla più grande mobilitazione internazionale contro la pena di morte, mai realizzata: da Sister Helen a Vera Chirwa e a tante altre persone impegnate assieme alla coalizione mondiale contro la pena di morte. E il fronte contro la pena capitale è uno di quelli su cui la vita sta vincendo importanti battaglie. Sono 85 i Paesi che hanno abolito la pena capitale dal loro ordinamento e 44 gli abolizionisti di fatto. Da segnalare, ad esempio, che Taiwan sta mettendo a punto una nuova normativa per abolirla, mentre Kenya e Zambia, dai primi mesi del 2004 hanno commutato tutte le condanne.

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“LA LEADERSHIP INDIGENA NELLA PROSPETTIVA CRISTIANA”: E’ IL TEMA DEL QUARTO INCONTRO NAZIONALE DI INDIGENI E MISSIONARI,

QUESTA SETTIMANA A CARACAS

 

CARACAS.= La Commissione episcopale delle missioni della Conferenza episcopale del Venezuela ha convocato per domani il IV Incontro nazionale di indigeni e missionari (ENIMIS) sul tema “La leadership indigena nella prospettiva cristiana”. L’incontro, a Caracas, si concluderà il 27 novembre prossimo. José Rafael Villalobos, segretario nazionale del Dipartimento delle Missioni e degli Indigeni - in una nota inviata all’agenzia Fides - sottolinea l’importanza dell’evento, affermando che in passato tali incontri “sono stati una occasione importante per approfondire il cammino che la Chiesa venezuelana realizza nell’accompagnamento dei popoli aborigeni, e per una migliore comprensione del tema dell’inculturazione del Vangelo e della promozione della Chiesa nelle zone indigene”. Le note informative sull’incontro ed il materiale di lavoro sono stati già consegnati e le diverse comunità indigene di tutto il Paese hanno già cominciato a confrontarsi sui temi chiave. La finalità è la realizzazione di una riflessione circa il ruolo che hanno avuto i leader indigeni nel passato e quello che hanno attualmente. (A.G.)

 

 

IN CORSO A COLLE VALENZA IL CONVEGNO DEI FORMATORI RELIGIOSI

 SUL TEMA “EUCARISTIA, GUARIGIONE DEL NOSTRO AMORE”

- A cura di padre Egidio Picucci -

 

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COLLEVALENZA. = E’ in pieno svolgimento a Colle Valenza il Convegno dei formatori religiosi degli Istituti aderenti alla Conferenza italiana superiori maggiori sul tema “Eucaristia, guarigione del nostro amore”. La frase, presa da un libro dell’allora cardinale Joseph Ratzinger, invitato a suo tempo ad aprire il Convegno, vuole mostrare come l’Eucaristia abbia in sé una forte valenza formativa, sanando le ferite inferte al cuore dell’uomo da molteplici debolezze umane. Nell’Eucaristia, hanno detto i relatori, “Cristo uomo non solo sana le ferite, ma si fa Salvezza da portare soprattutto ai fratelli più poveri, come fanno alcuni religiosi di recente fondazione, che lavorano tra gli ultimi della nostra società”. Specifico del Convegno sono i laboratori di gruppo, in cui gli esperti lavorano per cogliere le difficoltà dei vari percorsi formativi, studiarle e risolverle alla luce dell’Eucaristia, fonte di Salvezza. Il Convegno, che si concluderà venerdì 25 novembre si prefigge intanto il compito di trasformare la vita personale in relazione, costituendo così fraternità sempre vitali e operative. L’argomento sta suscitando vivo interesse nei 180 partecipanti, tra cui si notano vari superiori generali e provinciali, a cui sta molto a cuore sia la formazione iniziale che quella permanente, volendo aiutare tutti i loro fratelli a passare da formatori feriti a formatori guariti, in modo da garantire un futuro più promettente alla vita consacrata in Italia.

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PER LA SERIE “LA STORIA SIAMO NOI”, RAI EDUCATIONAL

MANDA IN ONDA, UNO SPECIALE DEDICATO A GIOVANNI PAOLO II

 LUNEDI’ 28 NOVEMBRE SU RAI TRE

 

ROMA. = “Quella parte di anima chiamata corpo”: questo il titolo dello speciale di Rai Educational dedicato a Giovanni Paolo II e, in particolare, alla testimonianza di fede che il Papa polacco ha offerto al mondo, sfidando la sofferenza. Inserito nella fortunata serie curata da Giovanni Minoli, La Storia siamo noi, lo speciale su Papa Wojtyla – firmato da Stefano Rizzelli – andrà in onda lunedì, 28 novembre alle ore 23.40, su Rai Tre. (A.G.)

 

 

UN PRESEPE VIVENTE MULTIRAZZIALE ALL’INAUGURAZIONE 

DELLA TRADIZIONALE MOSTRA “100 PRESEPI” DI ROMA,

 DOMANI A PIAZZA DEL POPOLO

 

ROMA.= Una bella novità per la tradizionale mostra romana dei “100 presepi” di Piazza del Popolo. Per la prima volta, bambini della scuola dell’infanzia “Mariano Romiti” di Roma, di diverse nazionalità dei cinque continenti, interpreteranno una simbolica scena della Natività. La rappresentazione nasce da un’idea e con la scenografia di Myriam Lacerenza, accompagnata da canti dell’Ensemble Polifonico Clivis, per proporre il proprio messaggio di pace e fratellanza tra i popoli. La tradizionale Mostra “100 Presepi” - che celebra quest’anno il trentennale – sarà ospitata nelle Sale del Bramante di Piazza del Popolo. L’inaugurazione avrà luogo domani alle ore 11.00 nella Basilica di Santa Maria del Popolo alla presenza del cardinale Francesco Marchisano, arciprete della Patriarcale Basilica Vaticana, di una folta rappresentanza del corpo diplomatico e di autorità. Nella mostra, sono esposti 160 presepi classici e di fantasia, tutti nuovi, provenienti da 10 regioni d’Italia e da 20 Paesi, in rappresentanza dell’arte presepiale mondiale. La Mostra rimarrà aperta fino al 8 gennaio 2006, tutti i giorni compresi i festivi e i giorni di Natale, Santo Stefano, Capodanno ed Epifania dalle ore 9.30 alle ore 20.00. (A.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

23 novembre 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Antonella Ratti -

 

Il presidente israeliano, Moshè Katsav, ha disposto lo scioglimento del Parlamento. La Radio israeliana ha annunciato, inoltre, che le elezioni generali si terranno il prossimo 28 marzo. I sondaggi di opinione pronosticano una vittoria del primo ministro, Sharon, che dichiara di voler attuare la road map per la pace con i palestinesi e otterrebbe almeno 30 seggi su 120. I laburisti, con il nuovo leader Amir Peretz, ne otterrebbero 26; da 12 a 15 il Likud, che con le primarie del 19 dicembre sceglierà il suo nuovo leader. Sono sei i candidati, fra cui i ministri degli Esteri, Shalom, e della Difesa, Mofaz. Il favorito è però Netanyahu. Sul terreno, intanto, l’esercito dello Stato ebraico ha lanciato questa mattina una grossa operazione a Jenin, nel nord della Cisgiordania, imponendo il coprifuoco.

 

Si torna a parlare di ritiro delle truppe straniere dall’Iraq. Ieri il presidente del Consiglio italiano, Berlusconi, in visita in Tunisia, ha detto che i soldati italiani potrebbero lasciare il Paese del Golfo entro il 2006. Nel mese di dicembre è prevista, inoltre, una riduzione delle truppe americane. Intanto, sul terreno non si ferma la violenza. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Nel nord dell’Iraq, almeno 19 persone sono morte per un attentato suicida compiuto ieri sera a Kirkuk, città abitata in prevalenza da turcomanni sunniti. Il ministero dell’Interno ha precisato che tra le vittime ci sono anche quattro poliziotti iracheni. A Baghdad almeno quaranta ribelli, travestiti da soldati iracheni, hanno ucciso un leader tribale sunnita e quattro suoi figli. Violenze si registrano anche a Tikrit, dove durante la cerimonia di riconsegna alle autorità irachene dei palazzi presidenziali fatti costruire da Saddam Hussein sono esplosi due colpi di mortaio ferendo una persona. A Mossul, due soldati americani sono rimasti uccisi, inoltre, in un agguato teso da guerriglieri. Dopo questo ennesimo attacco, è salito ad oltre 2100 il numero delle vittime statunitensi in Iraq, dall’inizio del conflitto. Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha dichiarato intanto che le condizioni per una riduzione delle truppe statunitensi nel Paese del Golfo potrebbero essere raggiunte “in tempi molto brevi”. Nello Stato arabo sono dislocati, attualmente, oltre 159 mila soldati americani. Si prevede che, dopo le elezioni politiche del prossimo 15 dicembre, i militari americani saranno circa 138 mila. “Quando le forze irachene saranno pronte – ha aggiunto la Rice - avvieremo un piano per la riduzione delle nostre truppe”. Le dichiarazioni del segretario di Stato americano fanno seguito all’appello lanciato ieri da diversi politici iracheni alla Conferenza del Cairo per “un ritiro delle truppe straniere basato su un calendario preciso”.

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Francia, Germania, Gran Bretagna e Russia hanno proposto la data del 6 dicembre per la ripresa dei negoziati con l’Iran sulla questione del programma nucleare di Teheran. Ieri, il governo iraniano aveva minacciato di sospendere le ispezioni nei suoi impianti. In Iran, intanto, il Parlamento ha bocciato la nomina di Mohsen Tasalloti a ministro del Petrolio. La decisione costituisce una sconfitta per il presidente Ahmadinejad che aveva sostenuto la candidatura di Tasalloti.

 

In Afghanistan, il comando militare americano ha reso noto che un soldato statunitense e il suo interprete sono rimasti uccisi ieri nel centro dell'Afghanistan per l’esplosione di una bomba. La polizia afghana ha trovato intanto, nella provincia meridionale di Nimroz, il corpo senza vita di un ingegnere indiano rapito sabato scorso. Il sequestro era stato rivendicato dai talebani.

 

“L’unica mia aspirazione è di portare a termine con dignità il mandato che mi è stato affidato nel maggio del 1999”. Con queste parole, il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, in visita ad Istanbul, ha risposto ad una domanda dei giornalisti sull’ipotesi di una sua candidatura per un secondo mandato al Quirinale.

 

L’economista Ellen Johnson Sirleaf, laureata ad Harvard, ed ex ministro delle Finanze, è il nuovo presidente della Liberia. Lo ha annunciato oggi la Commissione elettorale nazionale (NEC). Si tratta della prima donna eletta alla carica di presidente di un Paese africano. Secondo i risultati ufficiali, la Sirleaf ha ottenuto il 59,4 per cento dei voti, mentre il suo avversario, George Weah, il 40,6 per cento. Sono in corso indagini su presunti brogli elettorali, denunciati dall’ex-calciatore. Gli osservatori internazionali hanno invece definito corretta la procedura elettorale. 

           

“Il popolo ha trionfato”, mostrando la propria avversione per il modello di “presidenza imperiale” che la nuova Costituzione avrebbe mantenuto. Lo ha detto il leader del principale partito dell’opposizione, Uhuru Kenyatta, all’indomani della vittoria dei ‘no’ al referendum sulla riforma della Costituzione. Il Presidente, Mwai Kibaki, favorevole al progetto di riforma, ha invece affermato che il suo governo rispetterà l’esito della consultazione. In base agli ultimi dati, non ancora definitivi, forniti dalla commissione elettorale centrale, i “no” sono stati il 57 per cento, mentre i “sì” il 43 per cento.

 

In Costa d’Avorio, sono falliti i colloqui promossi dall’Unione Africana per scegliere il futuro premier di transizione del Paese. Il mandato presidenziale dell’ivoriano, Laurent Gbagbo, si è concluso lo scorso 30 ottobre e il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha adottato una risoluzione per favorire una definitiva pacificazione nell’ex-colonia francese. A Gbagbo è stato concesso di rimanere in carica un altro anno per organizzare le nuove elezioni insieme con il futuro primo ministro, che dovrà anche attuare il disarmo delle milizie e le riforme elettorali. A conclusione dei colloqui, il presidente nigeriano Obasanjo ha affermato che l’unico passo in avanti è stato quello della riduzione, da 16 a 2, del numero dei candidati proposti dai partiti.

 

 

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