RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
326 - Testo della trasmissione di martedì 22 novembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Oggi a Roma l’apertura del Festival del cinema spirituale: con noi
mons. Dario Viganò
CHIESA E SOCIETA’:
I vescovi spagnoli
rilanciano il dialogo con il governo Zapatero sul tema della riforma scolastica
L’America scopre di avere “probabilmente”
giustiziato un altro innocente in Texas nel 1993
In Israele presentato il nuovo partito di Sharon: ‘Responsabilità Nazionale’.
Secondo vari sondaggi, sarà il primo partito israeliano
Da oggi
Angela Merkel è la prima donna cancelliere della Germania
22 novembre 2005
ERETTA
DAL PAPA UNA NUOVA DIOCESI IN VIETNAM.
DOMENICA
IL CARDINALE SEPE PARTE PER UN VIAGGIO IN QUESTO PAESE ASIATICO
-
Intervista con il cardinale Crescenzio Sepe -
Il Santo Padre ha eretto in Vietnam la
diocesi di Ba Ria, con territorio dismembrato
dalla diocesi di Xuân Lôc,
rendendola suffraganea della Sede Metropolitana di Thành-Phô Hô Chi Minh. Il
Papa ha quindi nominato primo vescovo di Ba Ria mons.
Thomas Nguên Văn Trâm, finora vescovo
tit. di Ilta e ausiliare di Xuân Lôc. La nuova diocesi di Ba Ria
(nom. lat. Barianen /sis/), comprende tutto il territorio della Provincia Ba Ria - Vung Tau:
ha un’estensione di 1.975 kmq e su una popolazione di 900 mila abitanti i
cattolici sono circa 224 mila. Conta 78 parrocchie, 56 sacerdoti diocesani e 35
sacerdoti religiosi. L’attuale chiesa parrocchiale di Ba Ria, dedicata ai Santi Apostoli Giacomo e Filippo,
diventa la Cattedrale. Per un commento su questo evento
ci siamo rivolti al cardinale Crescenzio Sepe,
prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che domenica
prossima partirà proprio per un viaggio in Vietnam. Giovanni Peduto gli ha
chiesto quale sia il significato dell’erezione di una
nuova diocesi in questo Paese asiatico:
**********
R. – E’ un significato del tutto particolare, come si può
immaginare, pensando che da circa 30 anni non si avevano delle nuove diocesi in
questo Paese. E comunque quando c’è l’erezione di una
nuova diocesi è sempre segno di vitalità cristiana delle comunità, le quali
crescono e quindi hanno anche bisogno di avere un pastore in loco, soprattutto
quando le diocesi madre hanno una estensione territoriale molto vasta, con
difficoltà molto spesso di comunicazione, e una presenza più attiva del nuovo
vescovo che, certamente, potrà alimentare meglio la vita cristiana di queste
popolazioni, ciò che in fondo avviene ogni qual volta - e capita molto spesso -
noi creiamo nuove diocesi nei nostri continenti, come Asia, Africa, America… In
questo caso è un segno molto particolare, perché si può prevedere nel futuro la
possibilità anche di suddividere altre diocesi che hanno particolarmente
bisogno di una presenza di un vescovo in questi luoghi.
D. – Quindi, si può parlare di un
miglioramento dei rapporti tra Santa Sede e Vietnam?
R. – Certamente, è un segno molto positivo
ed è anche un’espressione dell’apertura da parte del governo verso questa
realtà cristiana che cresce, si fa vitale, diventa sempre più protagonista
della vita religiosa e anche della vita sociale nel Vietnam.
D. – Eminenza, può offrirci dei ragguagli su come vive la
comunità cristiana in questo Paese?
R. – E’ una comunità molto attiva, molto
dinamica. Si possono vedere alcune statistiche riguardanti le vocazioni, i
seminari, che sono pieni, e che hanno bisogno sempre
di nuovi locali, per poter accogliere le tante domande che vengono fatte; una
vita, una partecipazione ai Sacramenti e alla vita della Chiesa con percentuali
molto alte, che non si trovano più per esempio in Europa; il dinamismo della
vita religiosa con tante nuove congregazioni che nascono; e direi anche un
aspetto molto bello, quello della dimensione missionaria di questi cristiani
del Vietnam, i quali già oggi sono in grado di inviare sacerdoti e religiosi ed
anche qualche laico nei Paesi vicini per la prima evangelizzazione: Cambogia,
Laos, Myanmar,
ecc …
D. – Eminenza, lei domenica prossima parte per il Vietnam.
Quale lo scopo di questa visita e quali i suoi auspici?
R. – Lo scopo è sempre identico ogni
qualvolta io visito una Chiesa nei nostri territori di missione. Lo
scopo è essenzialmente pastorale, perché vuole essere un contatto con la realtà
di questa Chiesa, far sentire loro la presenza del Santo Padre e della Chiesa
universale e incoraggiare a crescere e a vivere la propria fede cristiana con quell’entusiasmo che è proprio di questi Paesi dove
realmente il cristianesimo è
veramente vissuto in profondità. Quindi,
pastorale nel senso di contatti che avrò con i vescovi, con i sacerdoti, con le
religiose e i religiosi, con molti laici, sono incontri anche con i giovani,
con le famiglie. E’ un modo di dire loro che il Papa e la Chiesa stanno insieme
a loro e per entusiasmarli ancora di più a vivere con
gioia, con entusiasmo, con fierezza la loro fede cristiana.
**********
BENEDETTO
XVI VEDE NUOVI SPAZI DI DIALOGO CON I NON CREDENTI
SUL
RISPETTO DELLA VITA. LA RIFLESSIONE DI MONS. BRUNO
FORTE
Oggi si aprono nuovi spazi di “dialogo rispettoso e
leale con i non credenti” sul rispetto della vita, nonostante la presenza di un
“secolarismo radicale”. Hanno avuto ampia eco le parole del Papa pronunciate proprio
in questi giorni di accese polemiche in Italia sulla questione della
vita nascente. Benedetto XVI ha sottolineato il fatto
che oggi “anche uomini che non si riconoscono più come membri della Chiesa o
che hanno perduto addirittura la luce della fede restano comunque attenti ai
valori umani ed ai contributi positivi che il Vangelo può apportare al bene
personale e sociale”. Ascoltiamo in proposito il commento dell’arcivescovo di Chieti-Vasto mons. Bruno Forte intervistato da Sergio Centofanti:
**********
R. – Io credo che la riflessione che il Santo Padre ci
propone parte dalla situazione di post-ideologia – potremmo dire – nella quale di fatto la cultura contemporanea si trova. Le grandi
certezze delle ideologie, queste visioni totalizzanti, sono naufragate nelle tragedie
della violenza del Novecento. Ecco perché oggi ci troviamo
tutti più poveri davanti alla pretesa della ragione umana di potere, da sola,
risolvere i problemi dell’uomo. E questa maggiore umiltà, raggiunta a
prezzo di grande sofferenza perché il Novecento è –
sotto questo profilo – il secolo tragico, rende anche tutti più attenti ad una
riscoperta della centralità, del valore della persona umana. In questo senso,
molti pensatori – anche non credenti – si ritrovano affiancati al pensiero
cristiano intorno alla centralità della persona e quindi intorno al valore
assoluto, alla dignità infinita della vita umana.
D. – Accanto a questo nuovo dialogo tra credenti e non
credenti, tra cattolici e laici, però, assistiamo anche all’inasprirsi di alcune polemiche: pensiamo alle accuse di ingerenze alla
Chiesa. Ecco, perché, a suo avviso?
R. – Ci sono certamente dei motivi contingenti, per
esempio il referendum sulla procreazione assistita ha portato un risultato che
nessuno, a livello soprattutto dei grandi media, aveva
previsto. Questo significa che c’è una stragrande maggioranza degli
italiani che si è espressa attraverso l’astensione in una scelta per la vita,
per la dignità assoluta della persona umana. E credo che questo abbia in
qualche modo scalzato quelle persone che ritenevano invece scontato che la
maggioranza degli italiani doveva pensarla nel senso
di un ‘sì’ indiscriminato alla scienza
al di là di ogni confine etico. Questo ha comportato come contraccolpo una certa reazione di fronte ad una vittoria
che nessuno si aspettava. Questa è certamente una componente.
Una seconda componente è che di fronte ad un
relativismo diffuso sul piano etico come anche sul piano teoretico un Papa come
Benedetto, che afferma con chiarezza la forza della verità, in piena continuità
per altro con Giovanni Paolo II, che attraverso anche le sue analisi culturali
mette in evidenza come il relativismo sia la malattia dell’anima e quindi anche
la malattia della coscienza in un tempo come il nostro, da una parte attira
certamente l’attenzione seria e pensosa di molti laici che sono anch’essi
preoccupati della causa del bene comune, ma in qualche modo anche inquieta e
perfino in qualche modo provoca quei laici che, invece, volessero fare del relativismo
la loro bandiera. Di fronte a questo come reagire? Direi proprio con lo stile
che il Santo Padre sta mostrando, cioè l’assoluta
serenità, la testimonianza della forza della verità, della bellezza del
cristianesimo e il continuare sempre di fronte a tutte le questioni a dare argomenti, a pensare. Non
dimentichiamo mai che la grande nemica della fede non è la conoscenza, non è
la ragione pensosa, ma è l’ignoranza e la ragione negligente.
D. – Sembra a volte che i cattolici abbiano
meno diritto di esprimere le loro idee rispetto ad altri …
R. – Quello che soprattutto lascia perplessi è che a volte
dei cosiddetti laici pretendono di dover dettare le regole sulle quali si
dovrebbero muovere il Papa, i vescovi o i credenti nei loro pronunciamenti. Gli
stessi che caso mai rivendicano una assoluta libertà
di coscienza, di intervento , poi la negano di fatto ad altri in quanto
pretendono che altri dicano quello che loro vogliono che essi dicano o che
comunque non dicano quello che essi non vogliono sentire. In altre parole è
proprio in nome del laicissimo principio del rispetto
in democrazia della libertà di ciascuno che io sento
di dover contestare quelle posizioni che chiamo senz’altro integralistiche
di chi in nome della laicità vuole negare il diritto di parola ai credenti e
soprattutto ai pastori.
**********
PRESENTATO STAMANI IN SALA STAMPA VATICANA
IL
PROGRAMMA DI MANIFESTAZIONI PER IL QUINTO CENTENARIO DI FONDAZIONE
DELLE
GUARDIE SVIZZERE PONTIFICIE.
IL CULMINE DELL’EVENTO GIUBILARE SARA’ IL 6 MAGGIO
DEL 2006 CON IL GIURAMENTO DELLE RECLUTE, PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA, IN
PIAZZA SAN PIETRO
Il 22
gennaio 2006, la Guardia Svizzera Pontificia celebrerà il suo quinto centenario
della fondazione, voluta da Papa Giulio II. Stamani, nella Sala Stampa della Santa Sede si è tenuta la presentazione
del programma di manifestazioni del Giubileo dell’“esercito del Papa”. Per
l’occasione verrà anche emessa una serie di francobolli celebrativi. Alla conferenza
stampa, sono intervenuti il colonnello Elmar Th. Mäder, Comandante
della Guardia Svizzera Pontificia e il dott. Pier
Paolo Francini, Capo Ufficio
dell’Ufficio Filatelico e Numismatico del Governatorato
della Città del Vaticano. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
**********
Da cinque secoli al fianco del Pontefice per garantirne la
sicurezza nell’adempimento del suo Ministero Petrino. Un “piccolo esercito dai grandi
ideali”, l’ha definito Benedetto XVI il 6 maggio scorso in occasione del
giuramento delle reclute. Per celebrare il quinto centenario della nascita
delle Guardie Svizzere sono in programma numerose manifestazioni, alcune di
carattere straordinario. Il comandante Mäder
ha ricordato come in un messaggio che ricorda la fondazione
del Corpo, Benedetto XVI inviti “le guardie attive e le ex-guardie con le loro
famiglie a festeggiare questo giubileo con riconoscenza verso il Dio trinitario
e a meditare sulla propria vocazione al servizio del messaggio cristiano”. Si è
così soffermato sul profondo significato di questo quinto centenario:
“Vogliamo ricordare l’inizio della nostra
storia, profittare del presente per indirizzarci verso Cristo ed esprimere la
nostra gratitudine, così come inviare un segnale motivante per il futuro. Il
servizio per la Chiesa e il Papa è servizio a Cristo”.
Ha
quindi passato in rassegna le iniziative per il Giubileo delle Guardie
Svizzere: il giorno della fondazione, il 22 gennaio, sarà festeggiato con
la Santa Messa nella Cappella Sistina, presieduta dal cardinale Segretario di
Stato. La Messa sarà seguita da un picchetto d’onore in Piazza San Pietro. Il
29 marzo verrà inaugurata una mostra
nel Braccio di Carlo Magno dal titolo “Guardia Svizzera
Pontificia, 500 anni – storia – arte –
vita”. L’esposizione
vuole far conoscere alle migliaia di visitatori della Città
Eterna la storia, il senso e la funzione della Guardia. Dal 7 aprile al 4
maggio, sarà la volta della marcia commemorativa da Bellinzona
a Roma, che attraverso la via Francigena
ricorderà il percorso compiuto dalle Guardie Svizzere, cinque secoli fa. La
distanza di 723 chilometri verrà percorsa in 27
giornate di marcia. Il culmine delle celebrazioni cadrà il 6 maggio del 2006
con una storica novità per le Guardie del Pontefice. Ecco l’annuncio del comandante
Mäder:
“La festosa e tradizionale cerimonia
avverrà per la prima volta nella storia in Piazza San Pietro, accompagnata da
formazioni militari storiche e da un pubblico più numeroso del solito. Un contesto prestigioso e indimenticabile per il Corpo della
Guardia!”
Al
termine della cerimonia del giuramento, avrà luogo un
incontro con la Guardia a Castel Sant’Angelo. In tarda serata, il cielo di Roma
verrà poi illuminato dai colori della Guardia
Svizzera, grazie a fuochi d’artificio che daranno il tocco finale ai
festeggiamenti. Anche sotto il profilo numismatico e
filatelico, l’evento avrà una portata storica. Da parte della
Confederazione Elvetica è stata emessa una moneta commemorativa in oro per il
quinto centenario. Per la prima volta, inoltre, ci sarà un’emissione congiunta
di una serie di francobolli Svizzera – Città del Vaticano. La serie si compone
di due distinti francobolli, realizzati dall’artista svizzero ed ex Guardia
Svizzera Rudolf Mirer.
Ciascun francobollo è racchiuso in un foglietto da sei
valori, decorati, rispettivamente, con l’immagine di Papa Giulio II, fondatore
del Corpo e con due Guardie Svizzere ritratte nella divisa nota in tutto
il mondo. La tiratura dell’emissione vaticana è di 900 mila serie complete.
Infine, è stato annunciato che la moneta commemorativa vaticana da 2 euro, in
programma per il 2006, sarà dedicata proprio al Corpo della Guardia Svizzera
Pontificia.
**********
======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con la
situazione in Iraq dove le violenze non conoscono tregua. Fonti della
“BBC” riferiscono che il fosforo bianco è stato utilizzato anche a Nassiriya durante
operazioni militari.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata alle Lettere pastorali dei vescovi italiani.
Servizio estero - Germania: i
due “primati” della Merkel, prima donna Cancelliere e
prima persona originaria dell’Est a ricoprire la carica; con il voto del Bundestag nasce ufficialmente il Governo di grande coalizione.
Servizio culturale - Un
articolo di Danilo Veneruso dal titolo “Tramonta il ‘privilegio della vittoria’ nel
giudizio sui crimini di guerra: a sessant’anni
dall’inizio del processo di Norimberga.
Per l’“Osservatore libri” un
articolo di Claudio Toscani dal titolo “La sofferta ricerca di valori
nell’opera del padre del ‘minimalismo’”: “Tutti i
racconti” di Raymond Carver
nella Collana “Mondatori”.
Servizio italiano - In rilievo
il tema della finanziaria.
======ooo=======
22 novembre 2005
ACCESO DIBATTITO IN ITALIA SULLA LEGGE
SULL’INTERRUZIONE VOLONTARIA DELLA GRAVITANZA
- Intervista con Carlo Casini -
Centro destra e centro sinistra
in polemica, in Italia, dopo le ipotesi del ministro della Salute Francesco
Storace di un progetto di riforma dei consultori familiari e di una presenza
più organica al loro interno dei volontari del Movimento per la vita. Oggi il
ministro Storace ha voluto precisare che non è sua intenzione modificare la
legge sull’interruzione volontaria della gravidanza. E L’Osservatore Romano
scrive che la Legge 194 del ’78, nata per legalizzare l’aborto, avrebbe dovuto
anche prevenirlo, ma fino ad ora, la normativa è stata mal applicata nella sua
integralità, ne è stato violato lo spirito e si è
ritenuto invece che l’unica forma di prevenzione all’interruzione volontaria
della gravidanza fosse la contraccezione. La tutela della vita costituisce la
misura della civiltà e della democrazia, scrive il quotidiano della Santa Sede,
è misura dell’autentica libertà. E sulla normativa che riguarda i consultori
familiari Tiziana Campisi ha
chiesto al presidente del Movimento per la vita Carlo Casini quanto, in questi
anni, ha trovato applicazione:
**********
R. – La
legge su questo punto non è stata proprio applicata. Intanto, chi non si
rivolge al consultorio, va dal medico di fiducia. Chi si rivolgerà al
consultorio incontra qualcuno che gli dice: “Lei, è in stato interessante.
Vuole abortire? Benissimo. Vediamo se siamo entro i tre mesi. Sì, siamo entro i
tre mesi. Questo è il certificato”. Nessuna domanda sulle cause, nessuna verifica che sia possibile rimuovere queste cause.
D. – Come dovrebbero funzionare i consultori?
R. – Dovrebbero funzionare nel senso di essere gli
strumenti predisposti dalle istituzioni per difendere la vita insieme alla
donna, non contro la donna, non come giudici. Per far
questo hanno bisogno di essere in rete con tutta una
serie di strutture, anche volontarie, che esistono sul territorio.
D. – Lei pensa che la presenza di volontari cattolici nei
consultori possa influire sulla libertà religiosa o sulla libertà
di coscienza dell’individuo?
R. – Certamente no. Ma il punto
di partenza è proprio quello. La questione è la vita, il diritto alla vita. L’esistenza di un bambino non è questione religiosa,
non è questione di culto, è questione profondamente
civile, di ragione laica. Quindi, il consultorio è lì
perché le istituzioni, attraverso questa struttura, difendono la vita umana. Se la donna vuole abortire, nessuno glielo impedisce, ma
deve essere aiutata con tutte le forze dalle istituzioni affinché non lo faccia.
D. – Qual è il suo giudizio personale sulle polemiche che
si sono innescate in questi giorni, a proposito dell’applicazione della 194, in
particolare proprio sui consultori?
R. – Il problema è sempre quello che sta dietro a tutto
questo dibattito da più di 30 anni, da prima ancora che ci fosse la legge 194,
ed è questo: dentro il seno di una donna, dopo il concepimento, c’è un essere
umano, uno di noi, un figlio? Oppure c’è soltanto un
grumo di cellule? Se la risposta logica e di ragione è
che c’è un figlio, allora bisogna difendere la vita. Coloro
che vogliono perseguire l’intento di una libertà che si realizza a qualsiasi
costo, anche a costo di calpestare l’altro, hanno assoluto bisogno di
cancellare il figlio. Questo figlio – dicono – non c’è e appena uno
afferma che invece c’è, qualcosa si sconvolge dentro di loro. Fortunatamente,
il referendum del giugno scorso ha dimostrato che, quanto
meno, l’inquietudine, rispetto a questa presenza meravigliosa e
misteriosa della vita umana che comincia, è largamente maggioritaria. Allora,
noi oggi facciamo in modo, senza cambiare le leggi, di far sì che questo
riconoscimento della vita umana emerga ed emerga nella
forma della solidarietà di tutta la società.
**********
IL CUSTODE DEL SACRO CONVENTO DI ASSISI, PADRE VINCENZO COLI,
COMMENTA LE NUOVE NORME STABILITE DAL
PAPA PER LE BASILICHE FRANCESCANE
Sabato scorso il Papa ha stabilito le nuove norme
per le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli in Assisi,
affidandole alla giurisdizione del nuovo vescovo Domenico Sorrentino.
Molto si è detto in questi giorni riguardo alla decisione di Benedetto XVI. Noi
abbiamo sentito padre Vincenzo Coli, Custode del Sacro Convento di Assisi. L’intervista è di Fabio Colagrande:
**********
R. – La Basilica di San Francesco nei secoli ha avuto
diverse forme di giurisdizione. L’ultimo documento del Papa io credo che sia un
aggiornamento per riscoprire e vivere in modo più profondo la
corresponsabilità, la condivisione e – direi – la collegialità, proprio perché ci inserisce in un modo molto chiaro sia nella vita della
diocesi, sia nella vita della Conferenza episcopale umbra e quella nazionale.
D. – Come cambierà la vostra attività pastorale e
spirituale?
R. – Intanto, io dovrò fare un elenco di quello che facciamo normalmente nell’arco dell’anno, e presentarlo al
vescovo. Può darsi che ci sia inizialmente qualche
complicazione di carattere organizzativo, io credo. Poi, per alcune iniziative
più eclatanti spiegheremo meglio ancora perché sono nate e sulla scia dello
spirito di Assisi, se saranno ancora viste bene, se
dovranno subire delle modifiche, e rilanciarle. Non so: questo la pratica ce lo dirà. L’importante è che si mantenga in noi tutti la passione forte per il mistero di Dio, per l’uomo e
per la natura. Credo che questi siano i tre valori che possiamo ancora portare
avanti perché siamo convinti che possano costituire un punto di riferimento per
tutti i credenti per un cammino più unitario della famiglia umana.
D. – Proprio sui giornali di domenica scorsa abbiamo letto
alcuni titoli che parlavano di una “ribellione” dei Frati di Assisi.
Come li commenta?
R. – No, no, no: non parlo della testata, perché quella è
una sciocchezza numero uno. Noi abbiamo sempre detto, con il Vangelo e con San
Francesco: l’obbedienza al Santo Padre non si tocca.
D. – Padre Coli,qualcuno ha
rimproverato in particolare voi Conventuali della Basilica di San Francesco di
avere troppi legami con il mondo politico. Io volevo un suo commento anche su
queste “accuse” che vi sono state rivolte …
R. – Io credo che non sia vero niente: in un incontro con
i giornalisti, fin dall’inizio del mio incarico, ho detto
che non avrebbero dovuto aspettarsi atteggiamenti né di destra né di sinistra
ma se il Signore lo avesse a noi concesso per grazia, l’atteggiamento di riferimento
forte, vivo, attuale, dinamico al Vangelo nella maniera in cui l’ha vissuto
Francesco: nient’altro. Naturalmente, ci sono le strumentalizzazioni,
noi siamo convinti che si rischia, ma bisogna pur agire. Il nostro impegno
molto forte a che cosa è dovuto? Anche
agli insegnamenti della CEI, no? Nel Documento di Palermo, per
esempio, al numero 23, accogliendo l’insegnamento di Papa Wojtyla che cosa si dice? Che
coloro che frequentano sono sì e no il 10 per cento, e gli altri? E noi abbiamo tentato di lanciare un ponte verso tutti gli
uomini di buona volontà che hanno un particolare riferimento a San Francesco,
di simpatia od altro, proprio per fare insieme un cammino più unitario, più
profondo su alcuni valori che possono essere condivisi per esempio addirittura
anche con i laici, no?
D. – Questo “Motu proprio” del
Papa ha in qualche modo, sui giornali italiani, sollevato un dibattito sulla
reale figura storica di San Francesco. Mi riferisco a quanto ha riportato ieri
“La Stampa” in un’intervista a Vittorio Messori, lo
scrittore cattolico, che dice: San Francesco, in realtà, non era pacifista, non
era animalista né ecologista. Anzi: non era pacifista e
partecipò alle Crociate.
R. – Siamo d’accordo che non era pacifista come lo si intende oggi, siamo d’accordo che era un amante del
Creato ma che questo Creato nasce da Dio come punto di riferimento essenziale.
Ha partecipato alla Crociata però l’ha vissuta poi in
un modo molto diverso: cioè, ha cercato il dialogo mantenendo chiara e forte la
propria identità. E questo che noi abbiamo detto continuamente: il dialogo sì,
ma attraverso una forte e chiara identità, perché altrimenti non c’è nessun
dialogo, no?, sennò ci svendiamo! Solo che dobbiamo
avere quell’atteggiamento di grande
comprensione, di grande bontà alla realtà dell’altro come ci insegna Gesù nel
Vangelo.
D. – Padre Coli, la ringrazio per questa
intervista; grazie e buon proseguimento di lavoro, di attività
pastorale, a tutti i Frati Francescani.
R. – Anche a voi, l’augurio più bello: pace e bene, il
Signore ci accompagni sempre!
**********
OGGI A ROMA L’APERTURA DEL FESTIVAL DEL
CINEMA SPIRITUALE
“TERTIO MILLENNIO”
- Intervista con mons. Dario Vigano -
Si apre nel pomeriggio di oggi,
con un Convegno presso l’Università Roma Tre, la IX edizione del Festival del
Cinema Spirituale “Tertio Millennio” promossa
dall’Ente dello Spettacolo in collaborazione con i Pontifici Consigli della
Cultura e delle Comunicazioni Sociali. Il tema della manifestazione – che
prevede un convegno, incontri con gli autori e una corposa rassegna con alcune
anteprime – è dedicato alla “Tentazione di credere”, ossia
al confronto con il divino che il cinema contemporaneo affronta con grande
diversità di stili e di mezzi. Il servizio di Luca Pellegrini:
*********
La ricerca di
Dio, la nostalgia dell’Assoluto e il modo in cui il cinema postmoderno sta fotografando
questo processo, del quale esso stesso è protagonista, sono
al centro della IX edizione della rassegna cinematografica di quest’anno,
descritta proprio con queste parole dal cardinale Paul
Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della
Cultura. Il tentativo è quello di stabilire e studiare una possibile relazione
tra l’individuo nella sua complessità di esigenze
spirituali e il cinema, attraverso le immagini che esso riesce a dare e
comunicare del soprannaturale, del sacrificio e della carità tra persone e
popoli. Temi, insomma, profondi, aspetti diversi
dell’esistenza, culturalmente coinvolgenti ed umanamente universali.
Passando dalla “tentazione del dubbio”, come spiega mons. Dario Viganò, Presidente dell’Ente dello Spettacolo,
all’inaspettata ed attuale “tentazione del credere”:
R. – La
formulazione del tema è decisamente paradossale,
“Tentazione di credere”. Perché questo? Perché mi pare
che ci sia un risveglio globale nella cultura di
domanda del senso, che non è proprio una tentazione di credere già cristianamente determinata, però molto spesso siamo di
fronte a film, a romanzi che aprono squarci sulla possibilità di aprire un
legame con il trascendente, con il mistero. Ecco che credo che proprio lo
sforzo in questo senso è andare alla ricerca di quel cinema che sia nella
tradizione autoriale che in
quella contemporanea presenta un testo cinematografico capace di aprire spazi
per letture dello scacco della fede.
D. – L’esigenza insopprimibile del
sacro, iscritta nel cuore dell’uomo, come si manifesta oggi nel cinema?
R. – Io credo
laddove si racconta la vicenda umana, anche una vicenda
che a volte è molto problematica e fangosa e terrigna,
però al termine l’invito è quello di alzare lo sguardo da terra per guardare lo
squarcio del cielo.
**********
=======ooo=======
22 novembre 2005
LE LEGGI ECONOMICHE, PER
NON ESSERE LEGGI DI RAPINA,
NON POSSONO FARE A MENO DELLA SOLIDARIETA’:
LO HA SOSTENUTO IL CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO,
PRESENTANDO IL “COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE
DELLA CHIESA”, ALL’INCONTRO CONTINENTALE PER L’AMERICA,
INAUGURATO IERI A CITTA’ DEL MESSICO
- A
cura di Paolo Scappucci -
CITTA’ DEL MESSICO. = Si è aperto ieri nella capitale
messicana, alla presenza del Capo dello Stato, Vicente
Fox Quesada, un incontro
continentale per l’Ame-rica promosso dal Pontificio Consiglio per la Giustizia
e la Pace, dall’arcidiocesi di México e dall’Istituto
messicano di Dottrina sociale per la presentazione ufficiale del “Compendio
della Dottrina sociale della Chiesa”, pubblicato lo scorso anno dal dicastero
vaticano. Salutando i numerosi prelati, esperti, politici e operatori pastorali
partecipanti al raduno, il cardinale Renato Raffaele Martino,
presidente del Pontificio Consiglio, ha sostenuto che costruire una cultura,
un’economia e una politica aperte alla solidarietà è l’imperativo urgente per rispondere
alle attese di giustizia e di pace del continente americano. Svolgendo successivamente la lezione magistrale sul significato e il valore del “Compendio”,
il porporato ha rilevato che la complessa realtà sociale del continente
americano è un campo fecondo per l’analisi e l’applicazione dei principi
universali della dottrina sociale della Chiesa. Il porporato ha precisato che
il “Compendio” non è un manuale di ricette sociali, non propone risposte
concrete alle singole questioni, ma piuttosto rappresenta “uno sguardo sul
destino dell’uomo dentro la società, alla luce del disegno di Dio sulla
famiglia umana e di quanto la stessa ragione ed esperienza ci dicono su chi noi
siamo e su come dobbiamo rapportarci gli uni nei riguardi degli altri per
essere pienamente uomini”. Il cardinale Martino ha quindi sottolineato
che, secondo la dottrina sociale cattolica, la solidarietà deve sposarsi con
l’efficienza dell’agire, ma quest’ultima non deve mai tradursi in
efficientismo, dimenticando i valori umani in gioco. “Se il profitto – ha detto
il presidente di Giustizia e Pace – diventa l’unico criterio dell’agire
economico, si cade in questo efficientismo, che dimentica
i valori. Se il valore della solidarietà cancella il
criterio del profitto, finisce per dimenticare la concretezza dei bisogni e
diventa inefficace, quindi poco solidale. Secondo il “Compendio”, la solidarietà non nega le leggi
economiche, ma le leggi economiche per essere veramente
tali e non leggi di rapina, non possono fare a meno della solidarietà. Una
solidarietà che viene prima dei diritti individuali e li fonda:
essi non devono vedersi come beni soggettivi di cui godere privatamente, ma
come valorizzazione di talenti da mettere a disposizione per un progetto comune,
assunto come dovere. L’incontro continentale di Città del Messico si concluderà oggi. Il cardinale Martino, successivamente,
dal 26 novembre al 1° dicembre, sarà a San Pietroburgo e Mosca, su invito
dell’arcivescovo Kondrusiewicz, per presentare lo
stesso “Compendio” presso la Casa della
cultura a Mosca, che ospita la mostra del Libro culturale russo.
I
VESCOVI SPAGNOLI RILANCIANO IL DIALOGO CON IL GOVERNO ZAPATERO
SUL
TEMA DELLA RIFORMA SCOLASTICA, AUSPICANDO PER VOCE DEL PRESIDENTE
DEI
VESCOVI, MONS. BLAZQUEZ, UN DIALOGO “RAGIONEVOLE E
DURATURO”,
A
SERVIZIO DEL BENE COMUNE
MADRID. = Un accordo “ragionevole e duraturo” con il
governo in tema di riforma scolastica: è l’auspicio espresso dal presidente
della Conferenza episcopale spagnola, mons. Ricardo Blazquez,
in apertura ieri dell’85ma Assemblea plenaria dei
vescovi. I presuli rilanciano dunque il dialogo su uno dei temi che hanno suscitato
maggiore tensione tra l’esecutivo di José Luis
Rodriguez Zapatero e la Chiesa in Spagna, riguardo il
Progetto della Legge organica dell’educazione (LOE). La Chiesa spagnola non invoca solo
che sia riconosciuto “adeguatamente” l’insegnamento
della religione cattolica, ma che sia garantita la libertà educativa e più in
generale che l’istruzione “tanto prostrata attualmente” sia migliorata perché
da essa dipende “in buona misura il presente e il futuro” della società e di
ogni persona. L’impegno “per costruire tutti insieme una società giusta e rispettosa
delle legittime differenze, colta, solidale - ha detto mons. Blazquez - deve prendere forma e corpo, costantemente, in
accordi al servizio del bene comune”. Il presidente dei vescovi ha ricordato
anche il ruolo della Chiesa durante gli anni della transizione verso la piena
democrazia: proprio oggi la Spagna festeggia i 30 anni della monarchia parlamentare,
dopo il regime franchista. La Chiesa che riuscì a compiere
“un buon servizio nella transizione” nonostante “innumerevoli difficoltà” – ha sottolineato il presule - vuole continuare ad essere
“fermento di solidarietà, concordia e speranza”. Le dichiarazioni di mons. Blazquez giungono dopo la grande
manifestazione popolare svoltasi il 12 novembre a Madrid, indetta dal mondo
cattolico contro il nuovo Progetto di legge governativo sulla scuola. (R.G.)
CON UNA MESSA PRESIEDUTA DAL CARDINALE EDMUND CASIMIR SZOKA,
PRESIDENTE
DEL GOVERNATORATO, INAUGURATA STAMANE IN VATICANO
LA
NUOVA CENTRALE TELEFONICA
CITTA’ DEL VATICANO. = E’ stata inaugurata questa mattina
la nuova centrale telefonica vaticana. La cerimonia si è svolta nel 75.mo anniversario
dell’inaugu-razione, il 19 novembre del 1930, della prima centrale telefonica benedetta
da Pio XI alla presenza del senatore Guglielmo Marconi.
I locali della nuova centrale sono stati ricavati all’interno del nuovo
edificio nel parcheggio di Santa Rosa. La cerimonia di inaugurazione
è stata preceduta da una Santa Messa presieduta dal cardinale Edmund Casimir Szoka, presidente del Governatorato dello
Stato della Città del Vaticano.
All’inaugurazione hanno partecipato anche il prefetto della Congregazione per i
vescovi, cardinale Giovanni Battista Re,
il presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della
Sede Apostolica, cardinale Attilio Nicora, e il direttore
dei servizi tecnici delle telecomunicazioni, l’ingegner Massimo Stoppa. Un ringraziamento
particolare è stato riservato alla Società San Paolo, alla quale
è affidata la direzione della centrale, e alle suore Pie Discepole del Divin Maestro, che prestano al loro opera ai
centralini vaticani. (A.L.)
LIBREVILLE. = In vista delle
prossime elezioni presidenziali in Gabon, il 25 e 27 novembre, l’episcopato
locale ha pubblicato un messaggio in cui rivolge un pressante appello alla
calma e per lo svolgimento pacifico dello scrutinio. Nel documento, il cui
contenuto è stato diffuso dal quotidiano filo-governativo “L’Union”, i sei
presuli del Paese africano chiedono in particolare
alla classe politica gabonese di fare il possibile per garantire la massima
trasparenza del processo elettorale, “fondamento – affermano – della legittimità
e della legalità di un regime democratico”.
In questo senso, i leader politici vengono esortati a
non soffermarsi su “questioni secondarie” e a pronunciarsi piuttosto su punti essenziali
quali “il rispetto della vita umana e i diritti fondamentali”, poiché,
sottolinea il messaggio, “è meno importante vincere le elezioni che vincere
insieme la lunga battaglia per lo sviluppo, la pace sociale, la concordia
nazionale e la sicurezza delle persone e dei beni”. Rivolgendosi quindi agli
elettori cristiani, i presuli gabonesi rilevano come essi
non possano “assistere passivamente o partecipare attivamente alla menzogna,
alla delazione, alla corruzione, alla violenza, alle uccisioni, ai sacrifici
umani”. In conclusione, essi invitano tutti i compatrioti “a comportarsi da
persone ragionevoli, giuste e religiose, a mettere in atto
comportamenti semplici, autentici e coraggiosi che promuovano la
giustizia, la verità, la fratellanza e la pace”. Governato da presidenti
autocratici fin dalla sua indipendenza dalla Francia,
il Gabon ha introdotto un sistema multipartitico e una nuova costituzione all’inizio
degli anni ‘90, che non ha comunque impedito all’attuale presidente El Hadj Omar Bongo
Ondimba, in carica dal 1967 e principale favorito
anche a queste elezioni, di restare al potere, nonostante il crescente
malcontento popolare. Da parte dei vescovi non sono mancate in
passato critiche alla sua gestione e in particolare alla corruzione e ai
fenomeni di arricchimento illecito diffusi nel suo entourage. (L. Z.)
L’ACCADEMIA
NAZIONALE DI SANTA CECILIA
FESTEGGIA
LA PATRONA DELLA MUSICA NEL GIORNO A LEI DEDICATO INAUGURANDO
LA
BIBLIOMEDIATECA AL PARCO DELLA MUSICA DI ROMA
- A
cura di A.V. -
**********
ROMA. =
Un patrimonio di 20.000 volumi, fra cui 6.000 manoscritti, oltre
un chilometro di documenti, registri, carteggi, locandine e manifesti, più di
20.000 fotografie, e poi gli archivi sonori, di etnomusicologia,
il Museo strumentale e una sezione riservata ai bambini con libri, CD-Rom, CD e
DVD di repertorio didattico musicale e ricreativo. Inaugurando oggi alla
presenza del Sindaco di Roma, Walter Veltroni, la Bibliomediateca all’Auditorium
Parco della Musica, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia festeggia così la
patrona della musica cui è intitolata, nel giorno a lei dedicato. Fondata nel
1874, e sinora ospitata nell’antica sede di Via dei Greci, presso il
Conservatorio di Santa Cecilia, la biblioteca si è recentemente arricchita di
donazioni e acquisizioni di biblioteche di celebri direttori e compositori
(come Bellezza, Molinari, Mortari,
Petrassi), musicologi (come D’Amico) ed etnomusicologi (come Carpitella e
Vandor), che offrono un segno
del gusto interpretativo, della critica e delle ricerche che hanno
caratterizzato la cultura musicale del Novecento. “La nascita di una biblioteca
è sempre un segno di grande civiltà perché rappresenta
la possibilità per tutti di poter accedere alla conoscenza” – ha dichiarato il
prof. Bruno Cagli, presidente dell’Accademia – “In questo caso Santa Cecilia
mette finalmente a disposizione un patrimonio di grandissimo valore, costituito
non solo da volumi di carattere musicale (partiture, libretti, manoscritti
ecc.) ma anche da straordinari documenti di archivio dal 1650 ad oggi che non
erano mai stati ordinati e resi pubblici”. L’accesso è reso possibile tramite
le postazioni multimediali e le salette riservate per la consultazione di
manoscritti e audiovisivi; è inoltre in fase di allestimento
il Laboratorio sonoro.
**********
L’AMERICA
SCOPRE DI AVERE PROBABILMENTE GIUSTIZIATO UN ALTRO INNOCENTE
IN TEXAS NEL 1993. IL CASO DI RUBEN CANTU RIAPRE IL DIBATTITO
SULLA PENA
DI MORTE, MA INTANTO IN VIRGINIA IL 30
NOVEMBRE SARA’ MESSO A MORTE
IL
MILLESSIMO CONDANNATO, DA QUANDO NEL 1976 VENNE
RIPRISTINATA
LA CONDANNA CAPITALE
HOUSTON. = L'America, che si avvia alla millesima
esecuzione da quando nel 1976 venne ripristinata la
pena capitale, scopre che probabilmente ha messo a morte un altro innocente, in
Texas. Secondo il quotidiano locale “Houston Chronicle”,
Ruben Cantu, giustiziato a Huntsville
nell'estate 1993, era estraneo all'omicidio per cui è
stato condannato. Tra l'altro, oggi, la sua esecuzione non sarebbe stata possibile poiché qualche mese fa la Corte Suprema, ha dichiarato
incostituzionale la pena capitale per i delitti compiuti da minorenni. Ruben
che aveva 17 anni all'epoca del crimine, 18 quando
venne condannato, e 26 quando fu messo a morte, si è sempre protestato
innocente dell’omicidio nel 1984 di Pedro Gomez, a scopo di rapina. Ruben, cresciuto a San Antonio, pur non avendo precedenti penali era stato
descritto alla giuria come un ladro violento, che aveva sparato nove volte con
un fucile prima di riversare l’arma contro un altro uomo, che a mala pena era
sopravvissuto per testimoniare. Ma passati 12 anni dall'esecuzione, il giudice,
il pubblico ministero, il capo della giuria e l'avvocato difensore del ragazzo
hanno ammesso in coro che la condanna a morte venne
costruita su omissioni e bugie. David Garza, il coimputato al processo che
aveva appena 15 anni al momento del crimine, ha firmato una dichiarazione
giurata in cui ammette che all'epoca lasciò che Cantu
venisse accusato falsamente e che non era neppure con
lui la notte dell'omicidio. Mentre l’unico testimone ha
ritrattato la sua versione, dicendosi sicuro che la persona che aprì il fuoco
non era Cantu, ma che si sentì costretto dalla polizia
ad accusare il ragazzo. Questo caso riapre il dibattito e solleva
polemiche sulla pena di morte. Sono ormai 122 i casi di condannati, scagionati
al momento dell’esecuzione. Ma intanto salvo colpi di
scena o rinvii Robin Lovitt,
che come Cantu ha sempre proclamato la sua innocenza,
sarà il millesimo giustiziato, in Virginia il 30 novembre. (R.G.)
=======ooo=======
22
novembre 2005
- A cura di Amedeo
Lomonaco -
“Elezioni il più presto
possibile”. E’ quanto ha auspicato in Israele il presidente, Moshe Katzav, al termine dell’incontro di ieri con il premier, Ariel Sharon, che ha esplicitamente chiesto lo
scioglimento della Knesset. Sulla nuova linea
politica di Sharon, che ha fondato e presentato un nuovo partito, il nostro
servizio:
**********
Dopo le dimissioni del premier
Sharon dal Likud, il Parlamento israeliano ha votato ieri il proprio
scioglimento, avviando Israele verso le elezioni politiche anticipate. Si voterà
in primavera, ma la vera rivoluzione è la nascita di
un nuovo partito di centro guidato da Sharon. Dopo questa decisione, lo
scenario politico israeliano appare completamente ridisegnato: l’iniziativa del
primo ministro rompe, infatti, il tradizionale bipartitismo che ha regolato sin
qui la politica dello Stato ebraico, introducendo un terzo elemento, dichiaratamente
centrista e capace, nelle intenzioni, di riunire quanti intendano portare
a compimento il processo negoziale con i palestinesi. “Il nostro partito lavora
per la pace”, ha dichiarato Sharon, svelando il nome del nuovo partito: ‘Responsabilità Nazionale’. Al partito
dovrebbero aderire almeno 15 deputati del Likud e alcuni esponenti della formazione
laburista che non condividono la linea del nuovo leader
Amir Peretz. Secondo diversi
sondaggi pubblicati da quotidiani locali, il nuovo schieramento potrebbe
diventare il primo partito israeliano, seguito dalla formazione laburista. Il
Likud, che Sharon ha contribuito a fondare nel 1973, dovrebbe invece restare un
partito sotto la tutela della destra ortodossa: uno schieramento in buona parte
ostile al primo ministro e contrario ad ulteriori concessioni
ai palestinesi e al ritiro unilaterale da Gaza voluto da Sharon.
**********
Con
l’impegno a convocare una conferenza di riconciliazione per l’Iraq nel 2006, si è chiusa ieri la riunione del Cairo che per la prima
volta ha visto sedute intorno ad un tavolo le fazioni rivali irachene. I
partecipanti hanno chiesto di fissare un calendario per il ritiro delle truppe
straniere, potenziando le forze armate irachene. Sul terreno, intanto, rimane
alta la tensione. Un proiettile di mortaio è esploso oggi durante la cerimonia
di consegna agli iracheni dei palazzi di Saddam
Hussein a Tikrit.
In Iran, il presidente iracheno, Talabani, ha visitato stamani a Teheran il mausoleo dell’ayatollah Khomeini,
fondatore della Repubblica islamica. Talabani, in Iran per una visita ufficiale
di tre giorni, è il primo presidente iracheno a recarsi in Iran in quasi 40
anni e, in particolare, dopo la guerra tra i due Paesi, durata dal 1980 al
1988.
In Germania Angela Merkel è stata eletta nuovo
cancelliere. La leader dei cristiano democratici (CDU)
è stata eletta con una maggioranza di 397 voti su 612 al Bundestag,
il Parlamento tedesco. E’ la prima donna cancelliere della storia della Germania e guiderà una “grande coalizione” fra
cristiano democratici e socialdemocratici. Nel pomeriggio, Angela Merkel sarà ricevuta dal presidente tedesco, Horst Koehler, e successivamente presterà giuramento davanti al Bundestag. Domani è prevista, inoltre, la sua prima visita
ufficiale all’estero: il neo cancelliere si recherà a Parigi per incontrare il
presidente francese, Jacques Chirac.
Il tabloid britannico ‘Mirror,’ citando un memorandum riservato di Down-ing
Street, ha rivelato che il presidente americano, George Bush,
voleva bombardare l’emittente araba al Jazeera, in
Qatar. Secondo il tabloid, l’intervento in ex-tremis del premier britannico, Tony Blair, avrebbe dissuaso il presidente statunitense.
L’Ucraina ricorda
oggi con una serie di manifestazioni l’inizio della rivoluzione arancione, che
esattamente un anno fa portò all’occupazione pacifica delle principali piazze
di Kiev per chiedere l’annullamento del secondo turno
delle presidenziali. I manifestanti vinsero e ad essere eletto come presidente
fu il loro leader Vikyor Yushenko. Cos’è rimasto oggi di
quella ventata di libertà? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Fulvio Scaglione,
vice-direttore di Famiglia Cristiana ed esperto dell’area sovietica.
**********
R. – Credo che si possa, con analoga giustificazione, dire che è rimasto molto ed è rimasto poco. E’ rimasto poco
certamente se andiamo a rileggere i giornali dell’epoca delle elezioni di Yushenko, perché la cosiddetta
Rivoluzione Arancione è stata bombardata dall’interno, con una serie di
scandali per corruzione veramente incredibili, in così poco tempo, e
dall’esterno, nel senso che la Russia ci ha messo del suo. L’esasperato nazionalismo
della Timoshenko certamente non poteva andar bene a
Mosca e la Timoshenko è rapidamente sparita di scena.
Però, nel contempo, è rimasto molto, perché certamente
quella ventata di manifestazioni più o meno spontanee non è stata dimenticata,
non è stata cancellata. E certamente, comunque, anche
all’interno dell’Europa dell’Est, che ancora ha legami forti con la Russia, i
meccanismi di un tempo non possono essere replicati.
D. – La rottura tra il presidente Yushenko
e la Timoshenko, l’altra leader
della protesta, quanto può avere influito sulla delusione degli ucraini oggi?
R. – Io credo che la rottura tra Yushenko
e la Timoshenko fosse
inevitabile nel medio periodo. Yushenko è un
moderato, è un politico molto scaltro e scafato. La Timoshenko è una donna di potere, con questo
esasperato nazionalismo che la portava in rotta di collisione con la
Russia. Il problema è che l’Ucraina dipende dagli approvvigionamenti energetici
dalla Russia e non si può governare l’Ucraina contro la Russia. Questa è una
realtà, palese, lampante; la Timoshenko ha pagato
soprattutto questo. C’è anche da dire una cosa: il fatto che una buona metà del
Paese sia di lingua anche russa ed abbia dei rapporti molto stretti con la
Russia, non rende questa metà del Paese necessariamente antidemocratica; né
d’altra parte, da quella degli Arancioni, c’era tutta
la parte efficiente e democratica del Paese. Era una cosa molto mista. Questa
interconnessione rende in Ucraina le cose molto più
complicate di quanto noi possiamo pensare.
**********
In Giappone, il partito liberaldemocratico del premier Koizumi ha presentato la
bozza finale della nuova Costituzione. Nel testo si riconosce il diritto al
possesso di un vero Esercito operativo anche nel quadro di
alleanze di difesa.
Il presidente della Banca centrale
europea, Jean-Claude Trichet,
conferma che la BCE è pronta a rialzare i tassi di interesse. “Dopo aver
mantenuto per due anni e mezzo di tassi a un livello
storicamente basso - si legge nel comunicato presentato da Trichet
alla Commissione economica e monetaria del Parlamento europeo - ritengo che il
Consiglio direttivo sia pronto a modificare i tassi e ad aumentarli
moderatamente rispetto all'attuale livello per far fronte ai rischi alla
stabilità dei prezzi”.
Il presidente italiano, Carlo Azeglio Ciampi,
è arrivato ad Ankara per la sua visita di Stato in Turchia. Questa mattina il
capo di Stato ha visitato il mausoleo di Ataturk, padre fondatore della Repubblica turca. Nel
pomeriggio sono previsti incontri con il presidente turco, Ahmet
Necdet Sezer, e il premier Tayyp Erdogan.
In
Italia, maxi sequestro di latte avariato: il corpo forestale ha sequestrato trenta milioni di litri di latte
per bambini della società ‘Nestlè’.
Le analisi hanno accertato che tutte le confezioni, con scadenza ‘settembre
2006’, sono contaminate e per questo sono state ritirate dal mercato. Il latte risulta avariato da una sostanza presente nella confezione.
I prodotti con scadenza da ottobre 2006 in poi non presentano alcuna alterazione.
Restiamo in Italia, teatro di una imponente
operazione antimafia: a Caltanissetta almeno 42
persone sono state arrestate con l’accusa di associazione mafiosa. Tra i fermati,
figurano anche il presidente del Consiglio comunale di Riesi,
Vincenzo Giannone (UDC), e l’imprenditore di Gela,
Francesco Russello. Dall’inchiesta condotta dai
carabinieri, sono emersi legami tra boss mafiosi, esponenti della politica
locale, imprenditori e commercianti.
In Kenya, è stato respinto il progetto
di una nuova Costituzione sostenuto dal presidente, Mwai
Kibaki, e osteggiato dall’opposizione. Nel referendum tenutosi ieri, i voti contrari alla bozza
costituzionale, che avrebbe confermato i poteri presidenziali e istituito la
figura del premier, sono stati quasi il 50 per cento. I voti favorevoli
sono stati, invece, poco più 30 per cento. L’affluenza è stata alta: si sono
recati alle urne più di 6 milioni e mezzo di persone su oltre 11 milioni di elettori. In vista del referendum, il primo nella storia
del Paese, i vescovi del Kenya avevano lanciato un appello invocando un’alta partecipazione
al voto. L’affermazione dei ‘no’ potrebbe prefigurare
un rovesciamento dell’attuale assetto parlamentare alle prossime elezioni
politiche del 2007.
=======ooo=======